Pet B2B - Novembre 2020

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ATTUALITÀ

Pet food e brexit: non farsi trovare impreparati Dal 1° gennaio 2021 produttori e fornitori che intendono mantenere una continuità di rapporti commerciali di import-export con il Regno Unito dovranno essere pronti ad affrontare radicali cambiamenti in merito a legislazione generale, etichettatura, tracciabilità, importazione dei mangimi ad alto rischio (micotossine, aflatossine, pesticidi, salmonella), dazi e procedure di sdoganamento. di Paola Cane

Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha

abbandonato l’Unione Europea ed è entrato in un periodo di transizione che terminerà alla mezzanotte del 31 dicembre. Fino ad allora, pur non essendo più rappresentato nelle istituzioni, agenzie, organi e uffici della UE, il Regno Unito continuerà ad applicare la normativa comunitaria, pertanto, la condizione di cittadini, imprese e merci rimarrà invariata. A partire dal primo gennaio 2021, in assenza di uno specifico deal - sempre più improbabile visti i tempi stretti e le imminenti scadenze - saranno numerosi i cambiamenti che coinvolgeranno tutti settori produttivi e commerciali, tra i quali il settore del pet food che rischia fortemente di farsi trovare impreparato. Gli operatori che intendono avere continuità di rapporti commerciali di import-export con il Regno Unito dovranno essere pronti ad affrontare radicali cambiamenti in merito a legislazione generale, etichettatura, tracciabilità, importazione dei mangimi ad alto rischio (micotossine, aflatossine, pesticidi, salmonella), dazi e procedure di sdoganamento, apportando alla propria organizzazione i necessari adattamenti in tempo utile per limitare o escludere ricadute sfavorevoli nell’approvvigionamento delle merci e sui prezzi, in un anno già difficile, sotto il profilo economico e della continuità. Infatti, il mancato raggiungimento di un accordo rischia di innescare interruzioni nella supply chian e costi aggiuntivi per milioni di imprese e consumatori già sconvolti dalla pandemia di coronavirus.

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I RISCHI / Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno dei negoziati, tuttavia, nel momento in cui questo articolo viene scritto, a pochi giorni dal termine ultimo per l’abbandono dei negoziati, nessuna delle parti in gioco ha dimostrato di credere pienamente in una conclusione positiva. Non solo a causa del rebound della pandemia, che sta dettando nuove priorità a tutte le parti in gioco, ma soprattutto per il fatto che il governo britannico non vuole accettare la posizione dell’UE sulla pesca, né dimostra aperture su quelli che Bruxelles considera elementi chiave

del possibile accordo, come i sussidi alle imprese. Così lo spettro di un’uscita alla cieca incombe sempre di più anche sul settore pet. Un’uscita dalla UE senza accordo significherebbe l’entrata in vigore delle regole del WTO: dazi e dogane per crocchette, snack, biscotti e alimenti umidi che, in base alla composizione e al codice doganale, si potrebbero tradurre in aumenti di costi fino a 1.000 euro a tonnellata o al 9,6% della base imponibile, senza contare spese di svuotamento, ispezioni e soste nei terminal e rischio di rotture di stock.


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