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IL MONDO PARALLELO NEL CYBERSPAZIO

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CLAUDIO MARENZI

CLAUDIO MARENZI

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La collaborazione in-game tra Moncler e Fortnite

IL MONDO PARALLELO NEL CYBERSPAZIO

Opportunità per la fashion industry

Sfide e criticità

La corsa al Metaverso: bolla o nuovo Eldorado?

C’è chi considera questa nuova dimensione immersiva, accompagnata da una criptoeconomia costruita sugli Nft, il passaggio cruciale della quarta rivoluzione industriale, dove fisico e virtuale si integrano senza soluzione di continuità. È presto per dirlo, ma intanto le aziende moda, arrivate in ritardo sul fronte della digitalizzazione, adesso non perdono tempo e hanno già iniziato a sperimentare

DI ANGELA TOVAZZI

Correva il 1992 quando lo scrittore Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash coniava il termine Metaverso, immaginandolo come uno spazio virtuale tridimensionale, all’interno del quale le persone fisiche possono muoversi e interagire attraverso avatar personalizzati. Una visione distopica, che 30 anni dopo sembra destinata a materializzarsi in quella che è considerata la nuova frontiera del Web 2.0, l’evoluzione dei social media o - secondo le parole di Mark Zuckerberg - il nuovo Internet 3D, «dove invece che vedere i contenuti ci sei dentro». I tempi sarebbero maturi, incalzati dall’accelerazione digitale impressa dalla pandemia, e la corsa delle Big Tech per conquistare questa nuova prateria digitale è già iniziata. Facebook ci crede così tanto da aver cambiato il suo nome in Meta, prevedendo che questa tecnologia raggiungerà un miliardo di persone nel prossimo decennio. Microsoft si sta preparando con nuove funzioni di augmented reality, Tencent ha registrato quasi 100 marchi relativi al Metaverso, i colossi del social gaming, da Epic Games a Nintendo, investono cifre ingenti. Bloomberg Intelligence stima che il mercato del Metaverso entro il 2024 potrebbe raggiungere gli 800 miliardi di dollari, con opportunità di business anche per la moda: la banca d’affari Morgan Stanley parla di un settore da oltre 40 miliardi di euro nel 2030 per la fashion industry e con profitti che potrebbero crescere del 25%, anche se si tratta di un asset che «impiegherà anni a svilupparsi». Ma esempi di protoMetaverso sono già qui: pensiamo a piattaforme come Fortnite (dove sono sbarcati con le proprie collezioni Balenciaga e Moncler), Roblox (scelto da Gucci e Vans) o Animal Crossing (preferito da Valentino e H&M). Chiamarli videogame è riduttivo: si tratta di ambienti virtuali dove già oggi gli user non entrano solo per giocare con il proprio alter ego digitale, pos-

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1. L'Nft di Jimmy Choo con l'artista Eric Haze 2 La sneaker The Prototype di Diesel in Nft by The Fabricant 3. L'Nft look realizzato da The Fabricant con la digital artist Ruby 9100M per la Crypto Fashion Week

sibilmente brandizzato, ma anche per assistere a concerti (il rapper Travis Scott ha portato su Fortnite 12 milioni di persone nel 2020) e socializzare con gli altri utenti. Detto altrimenti, si tratta di cyber-microcosmi che in futuro sono destinati a diventare ancora più immersivi e interattivi grazie alla realtà aumentata e teatro di una vera e propria “second life”, dove l’entertainment avrà un posto di rilievo sì, ma in cui ci sarà posto per tante altre attività: partecipare a riunioni di lavoro, avere incontri ravvicinati con persone che stanno dall’altra parte del globo, fare shopping come se ci si trovasse in un negozio fisico. Una rete di mondi paralleli, idealmente condivisi e interoperabili (e qui si gioca una grande sfida) a disposizione di una nuova generazione di internauti, che potrà navigare con il proprio avatar, con i propri beni digitali e le proprie criptovalute. E naturalmente senza muoversi da casa, con dispositivi AR o tool indossabili in grado di catapultare ognuno in un altro universo, il Metaverso appunto, che ricrea uno spazio utopico smaterializzando la fisicità. C’è chi dice che è solo un hype, un azzardo tanto avveniristico quanto fantascientifico, ma intanto anche le realtà della moda si stanno muovendo a grande velocità, memori del ritardo con cui in passato hanno avviato la loro digitalizzazione. «In questi mondi virtuali trasporteremo probabilmente le nostre abitudini, i nostri interessi e i nostri gusti del mondo reale, scelte di moda comprese - spiega Gian Luca Comandini, imprenditore e divulgatore tecnologico, tra i principali esperti italiani di blockchain -. Se mi vesto con un determinato tipo di pantaloni qui, è probabile lo farò anche là, perché l’imperativo alla base è sempre lo stesso: differenziarsi». Come l’identità IRL (In Real Life), anche l’identità URL può essere suscettibile di una moltitudine di per-

Morgan Stanley prevede che il Metaverso rappresenterà un mercato da oltre 40 miliardi di euro per la moda nel 2030

mutazioni, grazie a skin e accessori. Basta ricordare che un quinto degli utenti presenti su Roblox (parliamo di 8,6 milioni di persone) modifica quotidianamente il proprio avatar, per esprimersi nella propria forma migliore e raggiungere un maggior engagement collettivo. Tanto che l'azienda di videoludica ha annunciato il lancio della beta di Layered Clothing Studio, che permetterà

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INSTITUTE OF DIGITAL FASHION Dall’identità IRL a quella URL: tra avatar reali e surreali

Chi naviga nei mondi digitali con il proprio avatar porta se stesso o un'immagine diversa? Quali gli spunti per la fashion industry? A fare chiarezza è uno studio globale dell'Institute of Digital Fashion, realizzato interpellando 6mila persone, la metà tra i 18 e i 24 anni e l'altra metà tra i 25 e i 54. Risultato: quasi il 60% del campione parla di uno stile URL simile o uguale a quello IRL (In Real Life), mentre il restante 40% lo preferisce più «surreale», diverso da quello reale. Fondamentale (per il 92%) è anche la personalizzazione, attraverso pezzi unici da poter cambiare frequentemente, ma soprattutto l'inclusività, che secondo il 60% degli intervistati è latitante negli ambienti digitali. Un monito importante per chi sta costruendo il suo Metaverso e le aziende della moda impegnate a immaginare le proprie "meta-collezioni".

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una «esplosione combinatoria di possibilità» nella personalizzazione del proprio avatar. «Con la crescente importanza nel coltivare la propria digital identity in questi nuovi ecosistemi - spiega da Londra un portavoce di Jimmy Choo - potrebbero esserci grandi opportunità per il settore e non sorprenderebbe se ci fosse la volontà di replicare la stessa attenzione per la propria individualità anche in ambiente virtuale». Ed è qui che entrano in gioco gli Nft, acronimo di Non Fungible Token, certificati di proprietà in grado di attestare l’originalità di un bene intangibile, grazie a un codice criptato e protetto da blockchain. Strumenti high-tech per costruire una catena del valore completamente digitale e assicurare l’unicità e la non riproducibilità di un oggetto virtuale: ossia che quel determinato virtual item è autentico, è solo mio e non può essere copiato o riprodotto da nessuno. I primi esperimenti in questo ambito hanno ottenuto risultati inaspettati: Dolce&Gabbana, con i token della sua digital collection Genesi messa all’asta da Unxd, ha raccolto 5,6 milioni di euro, Gucci ha venduto per 25mila dollari il fashion film Nft per la collezione Aria, mentre la borsa Gucci Dionysus è stata “battuta” online a 4.115 dollari, il

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20% in più del prezzo della sua versione fisica. Le 8.888 mistery box digitali di Jimmy Choo sono finite sold out in soli 50 minuti ed esiti sorprendenti sono stati ottenuti anche dal marchio Karl Lagerfeld. «Gli Nft della nostra collezione Chromatic Karl sono andati a ruba in 35 secondi», racconta al nostro giornale il ceo Pier Paolo Righi, che si dice convinto: «Metaverso e Nft sono qui per restare. E per offrire finalmente la possibilità a tutti i brand di fondere davvero i propri mondi offline e online, conquistando un ulteriore step di sviluppo». Burberry è stato il primo fashion brand a entrare in Blankos Block Party (sviluppato da

La moda si sta attrezzando, con il presidio di lotti sulle piattaforme di gaming e nuove business unit

Mythical Games e legato ai sistemi blockchain) e Louis Vuitton, uno dei pionieri in questo settore, è tornato alla carica con 30 Nft da collezione, alcuni disegnati dall’illustratore americano Beeple. Per chi non lo conoscesse, si tratta del terzo artista vivente più valutato al mondo, dopo che a

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1. Lo stile Balenciaga, primo luxury brand a sbarcare su Fortnite, con abiti e accessori sotto forma di skin e dorsi decorativi firmati da Demna Gvasalia 2. Una creazione vista su Republiqe, e-store specializzato in look digitali 3. Nikeland, la città virtuale che Nike ha edificato sulla piattaforma di gaming Roblox marzo l’Nft della sua opera digitale Everydays: The first 5000 Days, 2021 è stata battuta da Christie’s alla cifra record di 69,3 milioni di dollari. Ma attenzione. «Nell’ambiente aperto e senza barriere del cyberspazio - avverte Gian Luca Comandini - per i fashion brand sarà più difficile imporre la propria leadership. Anche perché una dodicenne di oggi potrebbe preferire un marchio sconosciuto a marchi blasonati come Balenciaga o Louis Vuitton». Le case di moda si stanno comunque attrezzando per competere e cavalcare il cambiamento, appoggiandosi (per il momento) agli specialisti. Nike sta edificando la sua Nikeland su Roblox, ha acquisito il player di moda digitale Rtfkt e depositato una serie di nuovi marchi che vivranno nel Metaverso. Adidas si è preso un lotto virtuale sulla piattaforma The Sandbox, che non sarà certo solo uno spazio espositivo ma un vero e proprio “AdiVerso”, da esplorare per vivere esperienze sempre diverse. Balenciaga e Otb (il gruppo di Renzo Rosso) hanno annunciato la creazione di divisioni ad hoc che si occuperanno di sviluppare contenuti, prodotti e customer experience legati alla virtualizzazione. Per chi ha un background analogico non è facile comprendere tutta la portata del feno-

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meno, ma come sottolinea Michaela Larosse, creative strategy & communications della digital fashion house olandese The Fabricant, «le vite digitali dei giovani di oggi hanno la stessa validità delle loro esperienze fisiche» e la distinzione fra offline e online, dal loro punto di vista, risulta un’operazione inutile e anacronistica. Un discorso che vale soprattutto per l’apparel, secondo Larosse: «La moda è un’esperienza emozionale e non c’è bisogno della fisicità per provare emozioni. Chi indossa capi digi-couture sente lo stesso brivido provato nell’indossare pezzi fisici». L’unica - grande - differenza è che «la filiera digitale non necessita di produzione, non inquina, è più sostenibile

Nell'ambiente democratico del cyberspazio sarà più difficile imporre la propria leadership

e democratica». Sulla piattaforma di co-creazione The Fabricant Studio, appena lanciata, tutti i creator 3D possono mettersi alla prova con gli Nft e monetizzare i loro sforzi: «Un ragazzo di Dakar - dice Michaela Larosse - ha le stesse possibilità di un

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1. Un pezzo della capsule Day Zero di Puma, realizzata in collaborazione con The Fabricant 2. La digi-couture di Auroboros, primo marchio digital-only che ha debuttato, a Londra, a una fashion week fisica 3. Un item visto su The Dematerialised, il marketplace esperienziale per fashion Nft, fondato nel 2020 da Karinna Nobbs e Marjorie Hernandez coetaneo di Parigi di diventare un attore influente della moda digitale». Insomma, potremmo dire di essere all’alba di un nuovo salto evolutivo, ma non sappiamo ancora se si tratta, come ritengono alcuni osservatori, dello snodo cruciale della quarta rivoluzione industriale o piuttosto di una bolla speculativa, che prima o poi si sgonfierà. «Finora - osserva Gian Luca Comandini - da parte delle aziende fashion abbiamo visto esperimenti piuttosto banali, pensati più che altro per “annusare” questa materia e queste tecnologie e finalizzati quasi esclusivamente a fare storytelling». Di sicuro Nft e Metaverso sono diventati un mantra e nessuno vuol perdere questo treno, seppur senza una destinazione certa: «Nella fase attuale la bolla c’è - precisa l’esperto - ma probabilmente succederà quello che è avvenuto negli anni Duemila con le Dot.Com». All’epoca la bolla era scoppiata, con ingenti perdite, ma non spazzò via Internet. Si limitò a ripulire il mercato, selezionando pochi attori, che oggi si chiamano Facebook e Amazon. «Sono convinto - aggiunge Comandini - che questa fiammata si spegnerà, lasciando il campo libero ai progetti che hanno ragione di esistere e che da quel momento partirà il vero trend». 

ALL'ARREMBAGGIO DEL METAVERSO

Gian Luca Comandini Esperto di blockchain

‘‘In futuro non ci sarà un solo Metaverso, ma piattaforme multiple che comunicheranno tra loro. Ognuno potrà muoversi attraverso il proprio avatar, utilizzando diversi tipi di criptovaluta. Sarà un mondo non alternativo, ma complementare a quello reale, sia per le persone, sia per le aziende.‘‘

Michaela Larosse The Fabricant

‘‘I capi digi-couture realizzati da The Fabricant prendono forma su schermi ad alta risoluzione. Lo storytelling delle collezioni influenza i disegni e successivamente vengono sviluppate le silhouette.

Il nostro team di designer digitali, creatori di ambienti 3D e artisti visivi mette insieme i progetti, lavorando sui dettagli, la vestibilità e l'illuminazione. Sono tutti specialisti nel proprio campo e il loro lavoro è molto artigianale. Non usano né forbici, né tavoli da taglio, ma mettono la stessa passione per il design che ci si aspetta dai couturier. ‘‘

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