Lapilli nr.12 Luglio-Agosto 2008

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NUMERO 12 - LUGLIO AGOSTO 2008 DISTRIBUZIONE GRATUITA


cose nostre di Emilia Giuliana Papa Inevitabile, quasi fatale, come tutti gli eventi degni di nota qui in Sicilia. Anche questa volta – a dispetto del malgoverno dell’amministrazione precedente e del carico di immondizia, che sale in modo inversamente proporzionale all’illuminazione, che cala – vince il centrodestra a Catania. E non solo a Catania. Oltre al Comune, anche Provincia e Regione risultano in mano al Popolo delle Libertà, e affiliati. Bene. Auguriamo buon lavoro al nuovo Sindaco e alla sua Giunta. Ma, signor Sindaco, è lecito chiederle se finalmente la nostra città tornerà a “vedere la luce”? Se le tenebre, una buona volta, smetteranno di strizzare l’occhio a delinquenza e attività illecite nei quartieri a rischio come nell’ormai “ex” salotto della città? Speriamo di sì, signor Sindaco. E possiamo chiedere - a Lei, ma anche ai suoi colleghi della Provincia, ciascuno secondo le rispettive competenze - se le nostre strade torneranno ad essere percorribili anche alla Circonvallazione, senza mettere a rischio automobilisti e motociclisti con ulteriori buche e voragini o penosi “lavori in corso” senza fine? Possiamo chiederle, inoltre, di provvedere all’annoso problema dei rifiuti e di recuperare e curare il nostro verde pubblico, per il decoro del nostro

centro storico e il rispetto dei turisti, oltre che dei cittadini catanesi, in cerca di soluzioni vacanziere degne delle potenzialità della nostra bella isola? E ancora, possiamo chiederle se qualcuno provvederà a defiggere i tanti manifesti selvaggi regalatici da uno stuolo fin troppo numeroso di candidati spesso privi del più elementare senso civico? E possiamo chiedere, invece - ampliando il nostro sguardo - al nuovo Presidente della Regione, se sarà mai possibile per la nostra generazione di trentenni vedere completata la Catania-Siracusa-Gela, i cui tempi di attuazione stanno diventando biblici, al posto di far da “ponte” a progetti faraonici? O vedere realizzato il raddoppio ferroviario della PalermoMessina? Vorremmo continuare, magari suggerendo - a bassa voce e quasi vergognosi – di stanziare un po’ di fondi anche per l’edilizia scolastica e per la cultura, per non far morire le poche biblioteche locali abbandonate a se stesse, e di creare occupazione e agevolazioni per le piccole imprese. Ma, a questo punto, dobbiamo fermarci. E non solo per mancanza di spazio. Corriamo il fondato pericolo che qualcuno ci giudichi visionari e sognatori. D’altronde, le vacanze sono iniziate per tutti, più o meno. Lasciamo in città i nostri pesanti fardelli mentali e la nostra immondizia e corriamo alla ricerca dell’evasione. Magari sbocconcellando, sotto l’ombrellone, l’intervista impossibile che quest’estate “Lapilli” ha voluto proporre, per gli appassionati di storia e “dintorni”, o qualche buon libro per mantenere la mente allenata…

SOMMARIO ATTUALITÀ

In Primo Piano - 4 Olimpiadi 2008 - 6 L’“Apartheid” del nuovo millennio All’ombra dell’Etna - 8 A.A.A. Verde cercasi

EVENTI

Cinema - 12 Taormina Film Fest 2008 - 14 Quattro chiacchiere con Luigi Lo Cascio Musica - 16 La world music di Piazza Vittorio: l’orchestra del mondo Arte - 18 Da Milo a Copenhagen... L’arte di Alfio Bonanno

STORIA IN PILLOLE presenta LE INTERVISTE IMPOSSIBILI - 20 Adolf Hitler

- 22 L’ANGOLO DELLA LETTURA - 24 CURIOSITÀ - 26 CARTELLONE

Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Questo è un ideale per il quale spero di vivere...

Numero 12 Luglio - Agosto 2008

Nelson Mandela 18 Luglio 1918

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Olimpiadi 2008

La fiaccola olimpica quest’anno approda in Cina. In un clima rovente.

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A.A.A. Verde cercasi Catania e i suoi spazi verdi: un rapporto difficile.

Copertina di:

Fausto Grasso


LA REDAZIONE Editore: Associazione Culturale “Lapilli”

Registrato presso il tribunale di Catania n° 17/07 del 15/05/2007 Tipografia: A&G - Via Agira 41/43 - Catania

Hanno collaborato a questo numero: Irene Giuffrida Alberto Surrentino D’Afflitto

Direttore Responsabile: Emilia Giuliana Papa giulianapapa@alice.it

Responsabile Marketing e Comunicazione: Sebastiano Di Bella sebidibella@hotmail.it 347 - 5463318

Vignette: Giuseppe Ruscica

Caporedattore: Claudio Sciacca ksciacca@libero.it

PER INFO, SUGGERIMENTI, RICHIESTE DI COLLABORAZIONE E CONTATTI SCRIVI ALLA REDAZIONE:

Quarta di copertina: Patrizia Spampinato Progetto Grafico e Impaginazione: Fausto Grasso faustidio@yahoo.it

Redazione: Sebastiano Di Bella Fausto Grasso Emilia Giuliana Papa Angela Puglisi Claudio Sciacca Patrizia Seminara Patrizia Spampinato

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Sede: Via Nino Bixio, 15\b S.G. la Punta - CT

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L’“Apartheid” del nuovo millennio A quindici anni dalla fine delle politiche di discriminazione razziale, il Sudafrica è funestato da nuove ondate di violenza.

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Storia in Pillole presenta: Le interviste Impossibili ADOLF


IN PRIMO PIANO

IN nome di Olimpia La fiaccola olimpica quest’anno approda in Cina. In un clima rovente. Tra vecchie tensioni e contrasti mai sopiti il via, l’8 agosto, alla ventinovesima edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna.

di Patrizia Seminara

È appena calato il sipario sui Campionati Europei di calcio, eppure ai fedelissimi e irriducibili dello sport una nuova ghiotta opportunità di passare le serate estive in poltrona si offrirà, a breve, direttamente dal continente asiatico. I Giochi Olimpici, giunti ormai alla 29a edizione dell’era moderna, si apriranno ufficialmente l’8 agosto prossimo, all’insegna della fratellanza e della pace e sotto l’egida dello sport…almeno così recita la formula ufficiale. Sì, perché, a voler tracciare una breve storia delle Olimpiadi moderne, l’appuntamento che, ogni quattro anni, dal 1896, riunisce atleti provenienti da tutte (o quasi) le parti del mondo, si è rivelato spesso e volentieri una vera e propria cartina di tornasole della situazione politica internazionale del momento, o, comunque, l’occasione per “tastare” il polso a conflitti locali o più o meno globali, latenti o non. Attentati, defezioni (in toto o parziali), boicottaggi, chiacchiere e polemiche: si trova di tutto nella storia delle Olimpiadi. E dire che i Greci – gli ideatori – sospendevano perfino le guerre per permettere a tutti di partecipare e di assistere alle manifestazioni sportive più famose della storia, considerate tanto importanti da indicare con esse la cronologia della storia greca. Ecco le edizioni più “infuocate” dei Giochi Olimpici Estivi dell’era moderna: è il 1968 quando, a Città del Messico, i giochi vengono funestati dai gravissimi scontri tra polizia e studenti: decine i morti. Quattro anni più tardi, a Monaco, il bilancio delle vittime è ancora più pesante: 18

le persone che perdono la vita in seguito allo scontro armato tra la polizia tedesca e il commando di terroristi palestinesi che assale la residenza degli atleti israeliani. Le edizioni di Mosca del 1980 e di Los Angeles del 1984 passeranno alla storia come le Olimpiadi del boicottaggio degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Senza contare che, ad onta della encomiabile consuetudine antica di sospendere le rivalità per disputare i giochi, l’edizione del 1916 e quelle del 1940 e del 1944 non ebbero mai luogo, a causa dei due conflitti mondiali. E quest’anno? Quest’anno è toccato al Tibet fare il “bastian contrario” della situazione, a causa dei suoi precari rapporti con la Cina, dove la fiaccola olimpica, per la prima volta nella storia, resterà accesa per tutta la durata della competizione. Che la decisione di assegnare alla Repubblica Popolare Cinese l’organizzazione dei 29imi Giochi olimpici non fosse del tutto pacifica, si era già intuito lo scorso 13 febbraio, quando Steven Spielberg, nominato consigliere artistico, si era dimesso dalla carica per protesta contro la politica cinese in Darfur. Da allora è stato un crescendo

di tensioni, di contestazioni, di polemiche, causate dalla politica interna condotta dal governo cinese e dalla gestione dei suoi rapporti internazionali: negli stessi giorni delle dimissioni di Spielberg inizia il processo contro Yang Chunlin, colpevole di avere dichiarato che la Cina ha bisogno di diritti umani e non di Olimpiadi, mentre nel rapporto del Dipartimento di Stato USA di Washington si dichiara che la Cina non è compresa tra i Paesi che maggiormente violano i diritti umani “solo” per carenza di dati raccolti. La situazione precipita il 17 marzo del 2008: le note vicende del Tibet e la protesta, domata nel sangue, dei monaci buddisti (appoggiati dal Dalai Lama dal suo esilio in India) contro la repressione politico-religiosa nel Paese da parte della Cina, ripropongono all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale l’annosa – e troppo spesso dimenticata – questione della libertà di culto e dell’indipendenza del Tibet. L’Occidente si divide, ma l’U. E. rimane ferma nel proposito di non voler boicottare le Olimpiadi. E così, quando, l’1 aprile, la fiaccola olimpica, accesa in Grecia il precedente 25 marzo, comincia il suo tormentato viaggio attraverso i cinque

QUALCHE CURIOSITÀ - Le prime Olimpiadi della storia si celebrarono nel 776 a.C. Fino al 393 d.C., quando l’imperatore Teodosio le abolì considerandole una manifestazione pagana. Esse erano tanto importanti che, svolgendosi ogni quattro anni, divennero il punto di riferimento per la cronologia greca. Le uniche discipline sportive ammesse agli originari giochi olimpici erano la corsa, il salto in lungo, la lotta, i lanci del disco e del giavellotto (il cosiddetto “péntathlon”). Ad esse si aggiunsero, col passare del tempo, altre prove. Tra le prove più cruente, le gare di combattimento come il pancrazio, dove tutto era permesso, fuorché mordere e cavare gli occhi all’avversario!

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- La maratona, oggi considerata la più classica delle competizioni, non era prevista nell’antica Grecia. E, per di più, la lunghezza di 42,195 chilometri – che è quella attuale – non corrisponde alla reale distanza tra Maratona e Atene (il nome della gara deriva dalla pianura di Maratona, da dove, nel 490 a.C., il greco Filippide corse fino alla città per annunciare la vittoria sui Persiani), ma fu stabilita nell’edizione delle Olimpiadi di Londra del 1908: essa è, in effetti, la distanza che corre fra il castello di Windsor e il White City Stadium.

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n°12 Luglio-Agosto 2008 continenti (ovunque scortata dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, in città spesso e volentieri blindate) pochi avrebbero scommesso che sarebbe arrivata indenne anche a Lhasa, capitale tibetana. E mentre il governo cinese vara una serie di misure di sicurezza straordinarie in previsione di eventuali attentati (tra gli altri provvedimenti, il divieto di sparare per tre mesi fuochi d’artificio, e la drastica decisione di schierare attorno allo stadio, nei giorni in cui si svolgeranno i giochi, delle batterie di missili terra-aria), si stabilisce che la fiaccola sfilerà per le vie di Lhasa per un solo giorno, il 21 giugno; ma la città rimarrà l’unica tappa tibetana della torcia olimpica, dopo aver attraversato anche l’altra regione cinese considerata “a rischio” per la presenza dell’etnia Uighura di religione musulmana, la regione di Xinjiang, da anni in contrasto col governo di Pechino che ha più volte accusato i separatisti musulmani della medesima regione di pianificare attacchi terroristici contro le Olimpiadi. Intanto, in attesa che la torcia arrivi, l’8 agosto, a destinazione, l’Australia ha dichiarato che non parteciperà alla cerimonia di apertura, e, se qualche settimana fa il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva fatto sapere che la sua presenza alla stessa cerimonia sarebbe dipesa dai progressi del dialogo fra Pechino ed i rappresentanti del Dalai Lama, qualche giorno fa il quotidiano Le Monde ha pubblicato la notizia di una sua sicura partecipazione alla cerimonia. Da parte sua, il Governo italiano ha fatto sapere, lo scorso 30 giugno, che sarà “formalmente presente” alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, ma solo nella figura del sottosegretario Rocco Crimi delegato dal presidente del Consiglio

SMOG OLIMPICO Berlusconi. In realtà le smentite si susseguono di giorno in giorno. Staremo a vedere. Ad alimentare le polemiche – non placatesi neanche in questi ultimi giorni – giungono le dichiarazioni di Pietro Mennea, indiscusso protagonista dei giochi di Mosca del 1980, per il quale “il Comitato olimpico internazionale ha commesso un grave errore – come ha dichiarato lo scorso 27 giugno – ad assegnare le Olimpiadi a Pechino. I politici boicottino la cerimonia di apertura dei Giochi…Il problema dei diritti umani e quello del Tibet erano già presenti sul palcoscenico internazionale da diversi anni ad il CIO lo sapeva…”. Mennea si è detto invece contrario al boicottaggio sportivo, che avrebbe senso solo se totale. Poco da dire, almeno per ora, sul fronte sportivo. Portabandiera dell’Italia, presente con 300 atleti, ricevuti lo scorso 7 luglio dal presidente Napolitano, sarà il canoista Antonio Rossi, il quale ha

- La prima edizione dei giochi che, in era moderna, subisce una pesante strumentalizzazione politica, è quella di Berlino del 1936. Il regime nazista trasforma l’evento in una potente macchina di propaganda e di esaltazione del Terzo Reich. E, mentre il film dell’Olimpiade di Berlino, girato da Leni Riefensthal, diffonde nel mondo il mito della superiorità della razza germanica, Hitler si rifiuta di premiare l’atleta americano di colore Jesse Owens, incontrastato dominatore della corsa. - La bandiera olimpica, bianca e recante i 5 celebri anelli che rappresentano i 5 continenti (blu: Europa; giallo: Asia; nero: Africa; verde: Oceania; rosso: America), e il motto stesso dei

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Gli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino hanno dovuto affrontare, oltre a quelli politici, anche altri problemi non meno importanti. A causa del ben noto inquinamento della città cinese, e dopo le denunce da parte di alcuni atleti sulla difficoltà di sostenere le gare in quell’atmosfera, le autorità cinesi sono corse ai ripari chiudendo ben 153 aree di servizio e prendendo la decisione di chiudere o di far lavorare sotto ritmo numerose fabbriche, per far tornare il sole in città.

lanciato la proposta di far portare agli atleti un braccialetto colorato non in segno di protesta, ma per sensibilizzare il pubblico sul tema dei diritti umani. E ha aggiunto: “Credo però che, una volta iniziati i Giochi, noi atleti dobbiamo fare il nostro dovere e pensare soltanto alle gare; poi, quando torneremo, potremo riaprire un altro discorso dicendo quello che abbiamo visto, e dire qual è la situazione che abbiamo trovato”. Utopistico pensare che lo sport possa ancora fermare le guerre e le tensioni, ma ci piace credere che, almeno tra gli atleti,dal prossimo 8 agosto, il rispetto reciproco, la lealtà, l’etica delle regole e dell’“importante non è vincere, ma partecipare” prevarranno sul resto, almeno sul campo.

giochi (“citius, altius, fortius”) fecero la loro prima comparsa ai giochi di Anversa del 1920. - Questa la formula di giuramento che, all’apertura di ogni Olimpiade, un atleta del paese organizzatore pronuncia a nome di tutti i partecipanti: “Giuriamo di presentarci ai giochi olimpici quali concorrenti leali, rispettosi dei regolamenti e desiderosi di parteciparvi con spirito cavalleresco per l’onore del nostro paese e la gloria del nostro sport”. Ma, a partire da Sidney 2000, alla formula ufficiale è stato purtroppo necessario aggiungere l’esplicito rifiuto di ogni pratica di doping.

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IN PRIMO PIANO

L’ “Apartheid” del nuovo millennio A quindici anni dalla fine delle politiche di discriminazione razziale, il Sudafrica è funestato da nuove ondate di violenza. E da una “guerra tra poveri” comune a tanti altri paesi occidentali

L’Apartheid è quella politica discriminatoria che negava diritti civili, sociali ed economici ai neri, istituita e posta in essere dal regime bianco al potere in Sudafrica fino agli anni ’90, quando Nelson Mandela, liberato dopo 26 anni di prigionia, e da sempre protagonista nella lotta contro la segregazione razziale, viene eletto presidente e attua una politica democratica basata sull’uguaglianza e sulla libertà. Mandela riuscì a realizzare un cambiamento, a lottare affinché la popolazione ‘’separata’’ (“apartheid” significa proprio “separazione”) dall’ignoranza di chi vede il mondo a tinta unica riuscisse a vivere libera da qualsiasi forma di oppressione. I principi sui quali si basava l’apartheid sono, però, ancora presenti sotto numerose forme striscianti in gran parte dei paesi, civilizzati e non. Oggi, ad anni di distanza dalla fine dell’apartheid, in Sudafrica, paese in cui la popolazione nera non conosce tranquillità, numerosi sono ancora gli atti di intolleranza e di discriminazione. Dallo scorso mese di maggio, infatti, nelle zone povere e degradate della periferia di Johannesburg si assiste ad attacchi xenofobi da parte della popolazione locale contro

immigrati provenienti principalmente dai paesi limitrofi del Mozambico e dello Zimbabwe. Fino ad ora il bilancio di quanto accaduto è grave. A fine maggio si contavano già 47 morti, 400 arresti e 16 mila sfollati, costretti a fuggire cercando rifugio nelle chiese o nei commissariati di polizia. Gli abitanti delle bidonville intorno alla città, armati di bastoni, coltelli e taniche di benzina, perseguitano gli immigrati accusandoli di portare nel loro paese criminalità e di occupare i pochi posti di lavoro disponibili. La stampa locale ha diffuso le immagini di un uomo bruciato vivo, ed il portavoce di Medici Senza Frontiere, Eric Goemare, che cura chi cerca un rifugio, ha dichiarato che la gente, costretta a scappare, è terrorizzata dalle violenze e delle minacce subite: ‘’Ho curato ferite da pallottole, persone picchiate, vittime di stupri…’’. Quanto accade in Africa non ha niente a che vedere con il vecchio fantasma dell’apartheid, da sempre simbolo della lotta tra bianchi e neri. La sfumatura del principio di intolleranza tra mondi ‘diversi’ è imputabile ad altri fattori. La popolazione sudafricana, già indebolita ed impoverita

di Angela Puglisi dalla circostanza in cui vive, vede negli immigrati una fonte in più di problemi, ed una fonte in meno di possibilità di vita. Si tratta, quindi, di una lotta alla sopravvivenza che spinge entrambe le parti a perseguire la via che credono più giusta: gli uni quella di abbandonare il proprio paese in cerca di una vita migliore, e gli altri quella di respingerli facendo piombare il paese nel caos. Su 50 milioni di abitanti, 5 milioni sono immigrati, e di questi 3 milioni sono quelli che provengono dallo Zimbabwe, fuggiti a causa della grave crisi economica e politica del paese, imputabile al regime del dittatore Robert Mugabe.

NELSON MANDELA

-nasce il 18 Luglio 1918 in sud Africa, nel villaggio di Mvezo nel Transkei -si laurea in giurisprudenza alla Wits University di Joannesburg -nel 1942 comincia la sua attività politica unendosi all’African National Congress (ANC) contro quel regime bianco che negava i diritti politici, sociali ed economici alla popolazione nera -dopo l’uccisione, nel 1960, di 69 manifestanti disarmati a Sharpville, e la messa al bando dell’ANC da parte del regime, dà vita a una frangia militarista decisa a rovesciare il regime -viene arrestato nel 1962, in seguito a informazioni fornite dalla CIA, e condannato a 5 anni con l’accusa di viaggi illegali all’estero e incitamento allo sciopero; dopo l’arresto, nel 1963, di importanti capi dell’ANC, è accusato di sabotaggio e condannato all’ergastolo -rimane in prigione sino al 1990 quando, dopo numerose e ripetute proteste da parte della comunità internazionale, viene liberato su ordine del Presidente F.W. de Klerk -mentre si trova in prigione riesce a spedire un manifesto all’ANC in cui incita il popolo: “Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa ed il martello delle lotte armate dobbiamo annientare l’apartheid’’ -nel 1993 riceve il Nobel per la Pace -dal 1994 al 1999 è Presidente del Sudafrica

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Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere

è provata da anni di dura lotta, impoverita dalle circostanze e costretta ad abitare le zone periferiche e degradate della città. È in un clima come questo che l’ombra della violenza si manifesta, tutti compatti contro quanti, con il proprio arrivo, portano ulteriore squilibrio nel già precario mondo in cui vivono.

46664 è una campagna senza scopi di lucro supportata da oltre 80 ambasciate internazionali della musica, dello sport e dello spettacolo. Lo scopo è semplicemente quello di diffondere il messaggio per la prevenzione dell’AID/HIV nei luoghi di raccolta dei giovani, i quali sono più a rischio.

È una vera e propria ‘’guerra’’ che ha portato il presidente Thabo Mbeki (vecchio militare dell’ANC) alla decisione di mobilitare l’esercito per sedare la rivolta e di aprire un’inchiesta che ne scoprisse le cause. Il presidente del partito al potere, Jacob Zuma ha, invece, preso le distanze: «Dobbiamo vergognarci del nostro comportamento – ha affermato - Noi sudafricani durante l’apartheid abbiamo trovato rifugio in Paesi stranieri e siamo stati trattati benissimo. Chi scappa da condizioni disperate deve essere accolto con comprensione». Dello stesso spessore è l’appello alla calma di Nelson Mandela e dell’Arcivescovo anglicano Desmond Tutu. “Dobbiamo essere riconoscenti – ha sottolineato Tutu - nei confronti di coloro che ci hanno aiutato nel passato e certamente non dobbiamo ammazzare i loro figli, che oggi vengono nella nostra nazione in cerca di benessere”. In tutto il Sudafrica il clima è

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incandescente, le rivolte non accennano a sedarsi e si attende con ‘relativa’ calma e preoccupazione – anche da parte della Fifa - la sorte dei Mondiali di calcio del 2010, che si svolgeranno proprio in Sudafrica. L’Africa è un continente dalle mille risorse sfruttate da sempre nel peggior modo possibile, ed è la popolazione più debole ad averne subito le conseguenze. Una popolazione che non ha paura dell’“uomo bianco”, ma che oggi deve scontrarsi seriamente con un problema che va oltre il colore della pelle, della tradizione o della cultura; un problema comune a moltissimi paesi in tutto il mondo. Fuggire verso un paese che si ritiene migliore non è una scelta facile, si lascia dietro la propria terra con la speranza di potervi fare ritorno con gli spiccioli necessari a sostenere la famiglia. Dall’altra parte, per i paesi ospitanti l’arrivo di immigrati provoca una destabilizzazione sociale, culturale ed esistenziale non indifferente. La gente

Da sempre personaggio simbolo della lotta per i diritti civili, per la libertà e l’uguaglianza, oggi Mandela, ritirato dalla politica, continua a dare sostegno alla causa dell’AIDS, definita da lui stesso “non semplicemente una malattia, ma un problema che concerne i diritti umani’’. Una piaga che ogni giorno miete vittime e che si ripercuote sulle nuove e future generazioni, vittime senza colpa alle quali è negato il diritto alla vita. Diritto che tutti, indifferentemente dal colore della pelle, dovremmo difendere non solo per il valore che ognuno attribuisce alla propria di vita, ma anche per il significato che essa ha come patrimonio comune. Nessuna strada che porti a qualsiasi forma di libertà è facile e Nelson Mandela questo lo sapeva e lo sa bene. Lottando va in prigione e lottando continua la sua detenzione riuscendo ad affermare che “non c’è niente di più incoraggiante per un detenuto politico del sapere che la sua vita non è andata spretata”. Mandela non ha vissuto “in piccolo’’; magari in alcuni momenti avrebbe voluto lasciar perdere tutto, ma credeva che valesse la pena attuare un cambiamento, un progetto per una “grande vita”: quella dell’umanità intera. Provarci e preparare il terreno per quanti vorranno continuare la sua opera. Mandela intitola la sua campagna per la lotta contro l’AIDS “46664”, il numero con il quale veniva identificato durante la sua prigionia a Robben Island(466 perché fu il 466° prigioniero ad arrivare quell’anno, mentre 64 è l’anno del suo arresto). I fondi raccolti durante le varie manifestazioni vengono devoluti alle associazioni da lui fondate quali la Nelson Mandela Foundation, la Nelson Mandela Children’s Found e la Mandela Rhodes Foundation.

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ALL’OMBRA DELL’ETNA

A.A.A. VERDE CERCASI Catania e i suoi spazi verdi: un rapporto difficile. Pochi, degradati e poco fruibili. Devastati dai vandali e abbandonati dagli amministratori. Come il Parco Gioeni, zona franca di una città “eco-incompatibile” di Claudio Sciacca

“CATANIA SVEGLIATI!”

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Prato verde, tovaglia colorata e cestino da picnic. È una stupenda giornata di inizio estate e il parco è immerso nei profumi dei mille fiori e delle piante aromatizzate. Lascio la bici vicino a una panchina, sotto un albero ombroso, e bevo da una delle tante fontanelle del parco. Famiglie, ragazzi, anziani si godono la natura, i bambini giocano nelle aree attrezzate, il relax è totale. E ora mi sveglio. Purtroppo era solo un sogno. Ma il desiderio di una passeggiata nel verde la domenica mattina rimane, quindi non mi resta che andare in auto (le piste ciclabili erano numerose solo nella città del sogno) al parco Gioeni, il mio preferito. Un gioiellino consegnato a Catania dall’amministrazione Bianco nel 1996, un’area verde attrezzata, accogliente e ben curata, almeno nei primi anni successivi all’inaugurazione. Quel che resta di quel gioiellino è ben poco. Molta è, invece, la spazzatura, tante sono le fontanelle non funzionanti, tantissimi i cestini dei rifiuti distrutti. Vaste sono le zone degradate, nulla è la

L’INTERVISTA a cura di Claudio Sciacca

Più interesse della politica ai problemi ambientali della città. È la richiesta di ALFIO LISI, presidente dell’Associazione ecoanimalista ACA Sicilia. “Portavoce” dell’indignazione di tanti cittadini delusi ed arrabbiati. Ne parliamo in questa intervista. Non si può certo dire che Catania sia una città “verde”. Ce lo conferma, tra l’altro, l’ultimo Dossier di Legambiente, che ci vede in basso nella classifica del verde urbano fruibile pro capite: appena 4 mq circa per abitante, contro i 45 di Lucca, i 30 di Firenze o i 12 di Roma e Milano. Ragioni “strutturali” legate al nostro territorio o scelte politiche poco lungimiranti dei nostri amministratori?

Non esistono ragioni “strutturali”, se non esclusivamente limitazioni culturali e politiche di coloro che amministrano la città. Probabilmente, secondo tali amministratori, il verde non rende in consensi elettorali. E probabilmente hanno anche ragione, viste le ultime elezioni amministrative. Questa è la politica nella nostra città.

Il poco verde pubblico, tanto quello degli arredi urbani quanto quello di giardini e parchi, è a dir poco trascurato. È

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questione di soldi (che mancano), di mentalità o cos’altro?

Mi riaggancio a quanto detto sopra. Si preferisce spendere il denaro dei cittadini per inutili consulenti ed esperti piuttosto che occuparsi dei servizi pubblici e della qualità della vita, che negli ultimi anni è scesa a livelli più che preoccupanti.

Da una nostra ricognizione al Parco Gioeni, abbiamo potuto constatare l’assoluto degrado dell’area: fontanelle e cestini distrutti, rifiuti ovunque, persino una colonia di gatti sterminata. E poi siringhe e bivacchi per tossicodipendenti. Di chi è la colpa?

Al parco Gioeni (ma il ragionamento vale per tutti gli altri siti verdi) manca la manutenzione ordinaria, e la sorveglianza diurna è insufficiente, vista l’estensione del parco. Manca poi

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n°12 Luglio-Agosto 2008 manutenzione del verde, sostituito dal giallo delle sterpaglie e dal marrone della terra. Entro dall’ingresso nord di via Castelluccio e noto con orrore i resti di una delle colonie feline amorevolmente curate all’interno del parco da gruppi di cittadini “gattofili”. Accanto a quel che rimane di una decina di carcasse di gatti c’è un bivacco di tossicodipendenti. Siringhe, stracci, cinture, scatole di farmaci, bottiglie di liquore sono seminascosti da un grosso albero. I ricordi del bucolico sogno notturno sono del tutto svaniti, sostituiti dalla cruda realtà. Da “bravo cittadino” segnalo quanto visto ai vigili urbani presenti nel presidio del parco. Un agente mi accoglie con gentilezza e subito si attiva per telefonare agli addetti alla manutenzione. Missione compiuta, anzi no. Mi spiega che non si sa quando potranno venire e allarga le braccia: “Parrannu ccu lei”, si confida, “aviss’agghiessiri chiusu”. Da quando sono iniziati i lavori di riqualificazione, sembra che le cose siano ulteriormente peggiorate e che il parco sia diventato terra di nessuno, con scorribande di motorini e devastazioni a tempo pieno. Mi mostra uno squarcio nel vetro dell’ufficio dei vigili, provocato dai “soliti” vandali con un’asta di un gazebo dimenticata nell’ultima Festa dell’Unità. “E la cura degli spazi verdi?”, mi chiedo. Neanche a parlarne, non c’è traccia delle squadre di giardinieri dell’era Bianco. Adesso mancano i soldi e, in un modo o nell’altro, la città è davvero al verde. Grida vendetta la gestione economica di Catania dell’amministrazione Scapagnini, le cui scelleratezze si ripercuoteranno nel

tempo. In campo ambientale è difficile PARCO trovare un disprezzo maggiore di GIOENI quello manifestato negli ultimi Il primo progetto di quest’area verde della anni dal governo della città. Una città venne approvato nel 1942 ma, a seguito città che compare in basso nella del conflitto mondiale, non venne attuato. Fu più classifica di Legambiente volte ripreso nel dopoguerra ma non riuscì mai ad essere realizzato. Solo nel 1972 si arrivò finalmente sul verde urbano fruibile pro capite, con appena 4 all’approvazione del piano e quindi all’inizio dei lavori, che mq per abitante contro i 45 vennero realizzati con tre finanziamenti successivi della di Lucca. Una città che Regione Siciliana. Il parco fu completato fra il 1995 ed il 1996, dopo oltre sessant’anni dal primo progetto. Il parco ha una ha fatto incetta di fondi superficie di circa otto ettari ed è più esteso di Villa Bellini. europei per la costituzione È il più grande parco di Catania, dopo Parco Librino, ed è di nuove aree verdi, per realizzato su di un terreno di natura vulcanica. Nell’area lo più in periferia (parco esistono anche dei ruderi dell’antico acquedotto dei Gemmellaro, parco Librino), Benedettini, un’opera idraulica che nel ‘600 serviva continua a pag.10

a raccogliere le acque che, dai paesi montani, arrivavano a Catania. Attualmente al suo interno si stanno effettuando i lavori di riqualificazione.

del tutto quella notturna. Ovviamente di notte tali luoghi si trasformano in zone franche, così come spesso è accaduto alla Villa Bellini, dove si è fatta strage di animali senza che mai nessuno sia stato fermato. Problemi analoghi riguardano anche il parco Gemmellaro, il Boschetto della Plaia, il parco di Monte Po e quello di San Nullo, tanto per fare alcuni esempi.

a causa della quasi totale mancanza di manutenzione, delegata a pochissimi giardinieri (da decenni il Comune non assume più giardinieri, preferendo assumere qualifiche inutili e sovradimensionati) e ad un controllo carente dell’area, effettuato solo da un paio di vigili urbani ed esclusivamente di giorno.

Tranne qualche eccezione, come il parco Falcone, che è sotto il diretto controllo della cosiddetta ‘società civile’ (ed è anche il meno esteso), gli altri sono nello stesso livello di degrado del Parco Gioeni, parco peraltro nato negli anni ‘90 e non… cento anni fa! Per non parlare di quegli spazi verdi scomparsi sotto la mole delle ruspe per volontà dell’amministrazione Scapagnini: mi riferisco a piazza Sciascia (anch’essa ancora “giovane”) e a piazza Europa, sventrate per fare posto ad un centro commerciale privato sotterraneo e relativi posteggi.

All’inaugurazione dei lavori di riqualificazione della Villa Bellini l’allora Assessore Drago riferì agli organi di stampa che i lavori, così come prevede il POR specifico, dovevano avere termine nel giugno 2008, anche perché si correva il rischio di perdere i finanziamenti europei. Siamo a giugno: ancora i lavori non sono terminati e, si vocifera, (in quanto la verità viene strategicamente e da sempre nascosta ai cittadini) verranno completati l’anno prossimo.

Qual è lo stato degli altri “polmoni” della città?

Villa Bellini: ancora per molto tempo i catanesi dovranno fare a meno del loro Giardino. Era inevitabile la totale chiusura al pubblico?

Il vero problema non è che oggi la Villa sia chiusa totalmente ai cittadini, ma che una villa storica e monumentale, e dunque protetta dalla legge vigente, sia stata ridotta ai minimi termini

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Ci dovremo aspettare a lavori ultimati?

Quali, a Catania?

suo

giudizio,

“sorprese”

le

al

soluzioni

momento

per

della

dare

più

riconsegna,

verde

a

Prima di tutto, a mio avviso, vi è l’estrema necessità che chi amministra questa città sia consapevole dell’importanza primaria degli spazi verdi. Spazi verdi - e non mi riferisco alle aiuole di pochi metri quadrati - che dovrebbero esserci in tutti i quartieri della città. E che dovrebbero prendere il posto del degrado continua a pag.10

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ALL’OMBRA DELL’ETNA ma che non è in grado di provvedere agli interventi quotidiani di manutenzione. Una città dove anche il verde delle aiuole spartitraffico, delle rotatorie, delle piazze è un teorema non risolto. E una città, infine, dove può capitare che nottetempo vengano smontati e portati via imponenti cancelli di ferro (è accaduto al parco Fenoglietti), panchine, sanitari dei bagni pubblici (quando non vengono distrutti). Non si può che sorridere vedendo per strada i manifesti del “Progetto ambiente e sicurezza” del PARCO LIBRINO Comune

(inserito nel PON Sicurezza, finanziato dalla Comunità Europea) che annunciano: “Abbiamo reso sicuri i Parchi della nostra città”. “Abbiamo”? Eppure il progetto di videosorveglianza di 16 giardini pubblici, peraltro già annunciato un anno fa, deve ancora essere realizzato… Non ci resta che sognarlo. O ����������� cambiare città.

L’ultimo parco di Catania in ordine di realizzazione non è entrato per ora nel progetto di videosorveglianza perché, quando è stato definito il progetto, non era ancora stato ultimato. Costato circa 3 milioni di euro, poggia su una superficie di 48 ettari, di cui 5 interessati per la pubblica fruizione. È una struttura all’avanguardia, frutto delle più moderne applicazioni nel campo della tecnologia naturalistica, che gli hanno conferito una conformazione lineare con una serie di terrazze la cui larghezza varia dai 18 ai 35 metri. Parco Librino, che poggia su di una vallata, ha il difetto di trovarsi in una zona argillosa che, durante le piogge, non riuscendo a trattenere l’acqua, rende impossibile lo spostamento all’interno dell’impianto. Per quanto riguarda la vegetazione, vi sono più di 5.000 essenze arboree tipicamente mediterranee (olivi, carrubi e pioppi), ma con qualche macchia tropicale a dare una nota di colore. All’interno della struttura è presente Villa Pennini, un’antica masseria che si estende su una superficie di 350 mq e che verrà adibita a uffici comunali.

più fondi e più mezzi per il verde.

ambientale e sociale che, soprattutto nei quartieri cosiddetti ‘popolari’, ha superato da anni i limiti di guardia e di civiltà. Quartieri dove i nostri amministratori non sono mai andati, lasciando libero arbitrio ai potenti della zona. È chiaro che solo con una vera e consapevole volontà politica verranno stanziati

Un’ultima considerazione: ritornando in Sicilia dopo esser stati in una qualunque città del centro e nord Italia o all’estero, risulta ancora più evidente la differenza, in termini di quantità, qualità e rispetto delle aree verdi. È così difficile che una tale concezione del verde pubblico

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n°12 Luglio-Agosto 2008

possa radicarsi anche dalle nostre parti?

Basta leggere, come accennava lei prima, i dati sulla dotazione di verde riportati nell’ultimo Dossier di Legambiente (ma si potrebbero fare decine di verifiche su ulteriori statistiche realizzate da altri enti privati) per capire il divario che c’è tra Catania ed altre città siciliane e le città del centro e del nord. Non solo in termini di superficie di verde esistente ma anche di qualità, perchè non basta calcolare i metri quadrati che occupa un parco o uno spazio a verde, ma occorre vedere quale sia la superficie occupata dalle piante e dai servizi ad esse collegati. Così come i siti culturali ed i monumenti, i parchi e gli spazi a verde della nostra città sono stati quasi del tutto dimenticati dagli amministratori che hanno governato negli ultimi anni. Dunque, soprattutto negli stessi cittadini, deve rinascere una consapevolezza sullo stato di degrado urbano e ambientale (che poi va di pari passo con quello sociale e culturale), degrado che sembra essere diventato normalità per una città che dovrebbe essere inclusa di diritto tra le città “civili” non solo italiane, ma anche europee. Diversamente, si rischia di restare per altri decenni agli ultimi posti di tutte quelle statistiche che, sia a livello nazionale che europeo, vengono redatte non su base ideologica, ma su dati reali e scientifici.

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n°12 Luglio-Agosto 2008

PARCO MONTE PO

Una grandissima area di circa 25 ettari adibita al verde sorge in via Monte Po. Questa struttura era anticamente formata da tre masserie dove, fino a sette anni fa, alcuni mezzadri coltivavano la terra e che mantenevano funzionante. Successivamente, il terreno è stato acquistato dal Comune che doveva creare qui un enorme parco cittadino. L’intera zona ha un valore storico importantissimo sia per gli edifici, che risalgono al periodo borbonico, sia perché qui era l’accampamento inglese durante la seconda guerra mondiale. Ma soprattutto vi sorge un antico acquedotto romano. Sfortunatamente, di tutte queste testimonianze del passato rimane ben poco, visto che ignoti hanno provveduto, nel corso del tempo, ad asportare qualsiasi cosa fosse di valore: dalle tegole antiche (le cosiddette «siciliane») agli intagli in pietra lavica. È stato rubato perfino un antico torchio da 2 tonnellate. Oggi quel che resta sono solo dei palazzi pericolanti. Ad aggravare maggiormente il rammarico per questo «gioiello decaduto» anche la presenza, al suo interno,di un’altra struttura chiamata «Parco dei Giusti». Qui si trovano le lapidi commemorative che onorano la memoria di tutte quelle persone che, durante l’ultima guerra mondiale, salvarono gli ebrei dalle persecuzioni naziste. Attualmente non è previsto nessun tipo di intervento di riqualificazione. VERDE URBANO FRUIBILE PRO CAPITE (mq/ab. di verde fruibile in area urbana) POS Città 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52

mq/ab

Lucca Rimini Rovigo Massa Pordenone Modena Prato Venezia Firenze Cuneo Perugia Arezzo Ferrara Gorizia Siena Biella Cremona Ancona Pescara Sondrio Mantova Reggio Emilia Brescia Verona Macerata Forlì Genova Aosta Parma Torino Trento Roma Milano Terni Udine Belluno Ravenna Bologna Cagliari Asti Padova Pistoia Bolzano Lodi Novara Bergamo Frosinone Potenza Vercelli Grosseto Teramo Agrigento

POS Città 45,28 37,86 34,13 32,13 31,88 31,70 31,41 29,83 29,31 27,25 24,81 23,80 23,47 23,44 23,26 22,50 21,00 19,83 18,97 18,34 17,58 17,16 17,13 16,37 16,18 16,07 15,06 14,85 14,57 12,47 12,28 11,54 11,54 11,24 10,96 10,14 9,92 9,75 9,72 9,65 8,98 8,94 8,58 7,91 7,07 6,90 6,85 6,82 6,57 6,39 6,22 6,08

53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103

mq/ab

Oristano Pisa Vicenza Pesaro Livorno Avellino Treviso L’Aquila Campobasso Pavia Lecco Cosenza Ragusa Varese Catania Imperia Piacenza La Spezia Reggio Calabria Benevento Vibo Valentia Latina Rieti Salerno Como Nuoro Napoli Ascoli Piceno Verbania Isernia Alessandria Brindisi Enna Caserta Palermo Matera Chieti Lecce Bari Viterbo Savona Foggia Trieste Crotone Siracusa Sassari Caltanissetta Trapani Taranto Catanzaro Messina

6,03 5,82 5,39 5,28 5,25 5,14 5,12 5,07 5,04 4,85 4,85 4,80 4,71 4,66 4,37 4,30 4,19 4,13 3,82 3,68 3,37 3,30 3,12 3,07 3,00 2,84 2,83 2,33 2,29 2,29 2,21 2,21 2,19 2,15 2,09 2,07 1,99 1,96 1,94 1,87 1,60 1,53 1,36 1,31 1,18 1,11 0,71 0,71 0,70 0,48 0,40

LA VILLA BELLINI

Il giardino, che si estende su una superficie di circa 72.000 metri quadri, risale al ‘700 e apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari, che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora. Venne acquistato dal comune di Catania nel 1854 dagli eredi del principe, e fu quindi dato incarico all’architetto catanese Landolina di renderlo atto al nuovo tipo di uso. Il Viale degli Uomini illustri, ad ovest, venne inaugurato nel 1880 con i busti, posti su colonne, dei personaggi più famosi della storia italiana e catanese. I lavori vennero conclusi nel 1883. Villa Bellini divenne l’abituale meta delle famiglie catanesi che vi portavano i bambini a giocare. Verso il 1960 fu creato persino un piccolo zoo con volatili, scimmie ed elefanti. A partire dalla metà degli anni 70 iniziò un progressivo ridimensionamento dei fondi stanziati per la sua manutenzione. L’elefante indiano donato alla città dal circo Orfei, ultimo sopravvissuto del piccolo ma ricco zoo del Bellini, morì alla metà degli anni ‘80. Dopo anni di incertezza e di abbandono - nel corso dei quali, tra l’altro, un incendio ha distrutto totalmente il padiglione cinese, dono dell’imperatore dell’impero celeste e posto alla sommità della collinetta nord, assieme al suo contenuto in libri e documenti - di recente si è ventilata la voce di una cessione della Villa a privati nell’ambito delle nuove politiche economiche del comune. Attualmente, all’interno della Villa si stanno effettuando i lavori di manutenzione.

da www.liveunict.com

Tutte le foto a corredo dell’articolo sono state scattate da Claudio Sciacca al Parco Gioieni il giorno 2 Giugno 2008

Fonte: Legambiente, Ecosistema Urbano 2008 (Comuni, dati 2006) Elaborai Ricerche Ambiente Italia

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CINEMA

Taormina Film Fest 2008 La qualità c’è, il pubblico no.

per l’anno prossimo di uno spostamento in avanti di circa 10 giorni. Ma sarebbe ingeneroso soffermarsi solo su questo. Partiamo quindi dal concorso ufficiale “Mediterranea”, dove la giuria internazionale presieduta da Ferzan Ozpetk ha assegnato il Golden Tauro per il miglior film a “Eye of the sun” del regista egiziano Ibrahim El Batout, alla sua seconda prova nel lungometraggio dopo una lunga carriera di documentarista. Il film, bandito dai festival nazionali per l’immagine miserevole che dà della politica egiziana, è un delicato e sofferto viaggio nella coscienza dell’uomo comune che non si rassegna allo sfacelo che lo circonda. Il premio per la migliore interpretazione è andato a Tanja Ribic per il divertentissimo film sloveno “Tractor, love and Rock’n’roll”, del regista sloveno Branko Djuric, di origine bosniaca, il quale, come il suo concittadino Kusturica, nella vita fa anche il musicista. Ambientato negli anni ‘60, la pellicola racconta del povero contadino Breza (interpretato dallo stesso regista) che, pur non conoscendo una parola di inglese, si mette in testa di importare il rock’n,roll in una realtà ancora dominata dalle musiche tradizionali. Il Premio Speciale della Giuria è andato invece al film

foto di Alberto Surrentino d’Afflitto

foto di Rocco Angelico

Che il festival di Taormina ormai già da tre anni si trovi in una situazione economica difficilissima, che rischia di comprometterne la stessa esistenza, è cosa nota. Ma, nonostante le conseguenti difficoltà, un plauso va sicuramente rivolto al direttore artistico Deborah Young e ai suoi collaboratori per la straordinaria selezione delle opere proposte sia nella sezione competitiva “Mediterranea” sia in quella “Oltre il Meditarraneo”. Eppure il brillante lavoro svolto è stato vanificato da una scelta di date che definire suicida è poco. Il periodo 15 – 21 giugno quest’anno è venuto a cadere nel mezzo di una accesissima consultazione elettorale (il che ha distolto l’attenzione dei media nei primi giorni), degli esami di maturità e dei campionati europei di calcio. E gli esiti sono da debacle: poco meno di 400 spettatori nelle proiezioni serali al Teatro antico (un tempo erano 4.000), di cui la metà accreditati, e poco più di un centinaio nelle proiezioni pomeridiane. Il bilancio è quindi fallimentare? No, tutt’altro. Perchè Taormina non è una televisione commerciale che deve inseguire l’audience, Taormina è una mostra di cinema e, se la qualità c’è, a sbagliare è solo chi è rimasto a casa. Il problema delle date è sicuramente da attenzionare e in conferenza stampa di chiusura sia il direttore artistico che il Sindaco di Taormina hanno assunto l’impegno

di Alberto Surrentino d’Afflitto

Nella foto a destra: il regista Ferzan Ozpetk durante la premiazione ai nastri d’argento. A sinistra Branko Djuric, regista del film “Tractor, love and rock’n’roll”, con l’attrice protagonista premiata, Tanja Ribic.

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pellicola iraniana, girata con ritmo veloce e stile occidentale, in cui si racconta il sogno impossibile di una ragazza con la passione per le moto. Delude invece Mike Figgis, che con il suo “Love, live, long” realizza la versione amatoriale di “Attrazione fatale”. Tra le proiezioni serali da segnalare la presentazione delle copie restaurate di Toby Dammit, l’episodio diretto da Fellini nel film “Tre passi nel delirio”, l’indimenticabile “Il padrino” di Francis Ford Coppola e il controverso “Mishima” di Paul Schrader. La speranza, come tutti gli anni, è quella di poter vedere almeno una buona parte di queste pellicole nelle nostre sale. Lo meriterebbero tutte e lo meriterebbero soprattutto gli spettatori.

turco “Summer book” dell’esordiente Seyfi Teoman che, contrariamente a quello che siamo abituati a conoscere di quella cinematografia, gira quasi senza colonna sonora e con uno stile che richiama il neorealismo. Nella sezione “Oltre il Mediterraneo” spiccano fra tutti “14 kilometros” di Gerardo Olivares (a cui è andato il premio del pubblico), in cui si racconta la drammatica odissea di due ragazzi del Niger ed una ragazza del Mali che tentano di raggiungere l’Europa clandestinamente, e “The wall”, commovente

foto di Giuliana Papa

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n°12 Luglio-Agosto 2008

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CINEMA

quattro chiacchiere con LUIGI LO CASCIO

La nuova sezione Campus dedicata agli studenti universitari ha ospitato al festival taorminese uno degli attori più apprezzati degli ultimi anni. E “svecchia” il clima un po’ austero della kermesse affollando di giovani la Sala Congressi…

S

fuggente e schivo di fronte alle telecamere, ma estremamente divertente e – soprattutto – ironico e autoironico. Quest’uomo un po’ mingherlino che si distingue “per bassezza”, come afferma lui stesso, “unico punto in comune con Al Pacino”, ma che – aggiungiamo noi – emerge su tutti per sensibilità artistica, cultura e grande presenza scenica. Stiamo parlando di Luigi Lo Cascio, palermitano, attore teatrale e poi cinematografico che dà lustro alla nostra Sicilia e all’Italia tutta collezionando riconoscimenti ambiti quali il Premio UBU, nel 2005 e poi nel 2006, per due intense interpretazioni: “Nella tana”, monologo tratto dall’omonimo racconto di Kafka, e “Il silenzio dei comunisti”, spettacolo diretto da Luca Ronconi. E questo per limitarci ai soli lavori teatrali. Se poi allarghiamo lo sguardo al più popolare scenario del cinema, la fama di Lo Cascio diventa fruibile anche ai più distratti. Come non ricordare il felice esordio ne “I cento passi”, con cui si aggiudica il prestigioso David di Donatello nel 2000, o “La meglio gioventù” (2003), Nastro d’Argento nel 2004, entrambi diretti da Marco Tullio Giordana. Camminata veloce e un po’ impacciata, eppure non sbaglia mai un colpo Lo Cascio, da quando, ancora ragazzo - superando la prima passione per la psichiatria e tentando, nel frattempo, di “spicare” con proficue lezioni di pallacanestro per rientrare, per lo meno, nel raggio visivo di qualche ragazza… - sceglie di frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e, a soli 21-22 anni, di diventare attore.

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E

di Emilia Giuliana Papa

ora eccolo qui tra noi - sullo stesso palco in cui ricorda, con un pizzico di nostalgia, di aver interpretato “Amleto” nel saggio finale per ottenere il diploma dell’Accademia - a partecipare al Taormina filmfestival 2008, che, per la verità, appare anche quest’anno alzare e chiudere il sipario senza grandi ovazioni. Eppure, per lui le ovazioni non sono mancate, accolto con entusiasmo da un pubblico giovane e “carico”. L’edizione 2008 presenta, infatti, la nuova sezione Campus dedicata agli studenti universitari che, a dispetto del periodo d’esami e della concomitanza con gli Europei di calcio, pare una delle più seguite e gradite. Un’ineccepibile e brillante Lorena Bianchetti, in veste professionale ma di certo ben più informale rispetto a come siamo abituati a vederla alla conduzione di Domenica In, introduce Luigi mettendolo a suo agio. È così che riusciamo, nonostante qualche iniziale reticenza - dato che lascia intendere di non amare troppo essere intervistato né immortalato e di tenere molto a preservare il suo Io privato – a strappargli qualche risposta. “Quattro chiacchiere tra amici”, nient’altro che questo, “senza troppe foto”, per carità, perché “l’ultima che mi ritrae prima de I Cento Passi risale alla prima comunione”. E così sarà.

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n°12 Luglio-Agosto 2008 A proposito del film “I Cento Passi”, è stato più difficile per te interpretare il ruolo di Peppino Impastato, l’eroe siciliano dell’antimafia, o quello del giovane mafioso nel più recente “Il dolce e l’amaro”?

Paradossalmente forse chiunque avrebbe potuto interpretare il ruolo di Peppino Impastato dopo aver vissuto la mia esperienza. Ho visto la sua casa a Cinisi, ho conosciuto la madre. Allora ero un esordiente del cinema. Di fronte a un eroe, a un gigante come Peppino, non pensi ad altro che a dargli voce, a rendergli giustizia con il tuo contributo. Mi sono quasi annullato in lui, ero quasi incosciente, anche se le emozioni devono essere filtrate, dominate con la professionalità. Per me, però, quella è stata molto più di una semplice interpretazione. È stato dar voce a una figura la cui uccisione nel ’78 per mano mafiosa (non certo per suicidio come volevano far credere) è stata oscurata dalla concomitante notizia dell’omicidio di Aldo Moro. Oggi sono felice di notare che, nel giorno dell’anniversario della morte di Peppino e di Moro, la stampa e la TV dedicano più o meno lo stesso spazio a entrambi.

Sei soddisfatto de “I cento passi”, della tua interpretazione e del suo grande successo tanto quanto lo sei de “Il dolce e l’amaro”, che ha avuto evidentemente minore risonanza presso il grosso pubblico? O hai preferenze?

Certo, l’esperienza de “I Cento Passi” è stata un unicum nella mia vita. Comunque, ritengo di aver dato il meglio di me in entrambi i film, anche se in modo diverso. Sono soddisfatto del mio lavoro, posso dire che quella de “Il dolce e l’amaro” è stata una buona interpretazione, forse un po’ meno istintiva e più studiata. In ogni caso, non ho avuto pregiudizi per la negatività del personaggio. Ogni attore, secondo me, non deve “esprimersi”, come molti affermano, bensì sospendere ogni giudizio e spogliarsi di se stesso. Scomparire. Parliamo, più a 360 gradi. Differenze?

Nel cinema il rapporto tra maschera e volto diventa labile, la persona e il personaggio non sono così distinguibili. Per questo, non è ammesso l’eccesso. Tutto deve essere verosimile, perchè la gente deve crederci davvero. Nel teatro, invece, si entra in uno spazio convenzionale e il pubblico ne è consapevole. Anche i “tempi” dell’attore sono diversi, cambiando il contesto. Nel teatro l’attore si amministra i suoi picchi o le sue stasi nel corso delle sue 2 ore canoniche, è come un maratoneta. Nel cinema, invece, bisogna essere fulminei come i saltatori. Devi essere pronto al momento di spiccare il salto. Per fare un esempio pratico, nel film “I Cento Passi”, abbiamo girato la famosa scena dei cento passi nel corso di Cinisi in piena notte, con un freddo boia. Hanno chiuso la strada al traffico e illuminato la via solo per noi, perciò dovevamo finire la scena in 1 ora e mezza. E così è stato. Non potevo permettermi di sbagliare. Per fortuna è andata bene. In un certo senso, il cinema è più limitante, ogni film è quello e basta, mentre nel teatro puoi rifare mille volte la stessa opera. Si può recitare una miriade di versioni dell’“Amleto”, ma non altrettante di “Arancia meccanica”! Qualche pentola?

anticipazione

sui

prossimi

impegni.

Cosa

bolle

in

Sono reduce dal film “Miracolo a Sant’Anna”, di Spike Lee, e ora sono impegnato nelle riprese di “Baarìa” di Tornatore, la storia di Bagheria lungo tutto un secolo. Stiamo girando in Tunisia con un cast di più di 50 attori tra cui anche Francesco Scianna. E poi è in lavorazione il film “Nel tepore del ballo” di Pupi Avati, anch’esso con un cast ampio. Ma non posso anticipare altro… Grazie. E a rivederci presto.

in generale, della tua esperienza di attore Com’è recitare al cinema e recitare a teatro?

foto di Giuliana Papa

Beh, c’è una grande differenza nel tipo di recitazione e nel rapporto col pubblico, e non è facile passare dall’uno all’altro ruolo. Quella del personaggio teatrale è una condizione estrema, iperbolica, fatta di eccezionalità. È un gioco di maschere pirandelliane che nel cinema è molto più sfumato.

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MUSICA

La World Music di Piazza Vittorio: l’Orchestra del mondo Il 26 luglio a Tremestieri Etneo di Fausto Grasso In questi giorni si parla spesso di come affrontare il “problema” immigrazione, si parla di sicurezza, si propone addirittura di prendere le impronte digitali ai bambini Rom. Ma c’è un quartiere di Roma che non sembra essere preoccupato dalla presenza degli stranieri, né tanto meno dei magazzini di abbigliamento cinese che stanno nascendo nel proprio territorio e nel resto della penisola. Questo quartiere è l’Esquilino, a Roma. E proprio all’Esquilino nasce la storia dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Mario Tronco, tastierista degli Avion Travel, abita già da tempo a Piazza Vittorio, nel rione noto per essere il quartiere più multietnico di Roma, dove convivono circa sessanta etnie e gli italiani sono divenuti una “minoranza etnica”. Un giorno si prospetta il pericolo che il cinema Apollo, storico ritrovo del quartiere, ormai degradato a cinema a luci rosse, possa diventare una sala Bingo. A questo punto si forma il “comitato Apollo 11”, che non solo riesce a salvare il cinema, ma lo riadatta a laboratorio multi-disciplinare dove proiettare film, che funge, nel contempo, da luogo di ritrovo. Mario e il regista Agostino Ferrente, anche lui del quartiere, s’imbattono in una scommessa,

Houcine Ataa – Tunisia - voce Peppe D’Argenzio – Italia - sax baritono, clarinetto basso Evandro Cesar Dos Reis – Brasile - voce, chitarra classica, cavaquinho

inizialmente non facile: creare un’orchestra di musicisti di strada, di diverse etnie ma anche di italiani, il tutto per contribuire alla causa sposata dal comitato, fatto di musicisti, intellettuali ma anche di cittadini che tengono al proprio quartiere. Il primo concerto si tiene il 14 ottobre 2002, su un camioncino che funge da palcoscenico, parcheggiato davanti al cinema Apollo. Adesso l’Orchestra di Piazza Vittorio è una grossa realtà; è famosa in Italia e all’estero e la sola cosa che non è mai cambiata è la voglia di suonare e di ritrovarsi sul palco per trasmettere, a chi ascolta, cosa significa fare musica in modo nuovo. Anche noi catanesi, il 26 luglio, a Tremestieri Etneo, potremo assistere ad uno spettacolo unico nel suo genere, in cui si fondono stili e culture diversi e si mescolano suoni e strumenti di ogni tipo; si potranno ascoltare canzoni senza parole, percussioni fatte con oggetti di fortuna, o prodezze musicali di artisti da conservatorio, ma anche e soprattutto autodidatti; si potrà avvertire sulla pelle la nostalgia per il proprio paese o la rabbia per la dittatura che incombe, ci si potrà emozionare o ballare a seconda del momento e della serata.

Pino Pecorelli – Italia - contrabasso, basso elettrico Raul “Cuervo” Scebba – Argentina marimba, glockenspiel, congas, percussioni varie

Omar Lopez Valle – Cuba - tromba, flicorno

El Hadji “Pap” Yeri Samb – Senegal voce, djembe, dumdum, sabar, shaker

Awalys Ernesto “El Kiri” Lopez Maturell – Cuba - batteria, congas, mani, piedi e cori

“Kaw” Dialy Mady Sissoko – Senegal - voce, kora, piede

John Maida - Stati Uniti - violino

Giuseppe Smaldino - Italia, corno

Eszter Nagypal – Ungheria - violoncello

Ziad Trabelsi – Tunisia - oud, voce

Gaia Orsoni – Italia - viola

Mario Tronco – Italia - direttore artistico - piano fender

Carlos Paz – Ecuador - voce, flauti andini

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n°12 Luglio-Agosto 2008

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n°12 Luglio-Agosto 2008

Il profumo... che storia!

La storia del profumo (dal latino per fumum “per mezzo del fumo”) ha origini antichissime: risale ad alcuni millenni or sono. Gli abitanti del Nilo, dell’isola di Creta, del Tigri e dell’Eufrate, del fiume Giallo e dell’Indo, del Baltico e dell’Etruria utilizzarono oli profumati e unguenti per imbalsamare i defunti o per spaventare i demoni. Il termine ‘profumo’ addirittura viene citato in molti passi della Bibbia, la qual cosa fa capire che, nella storia dell’uomo, esso ha sempre avuto un ruolo di grande rilievo. A differenza che in molte altre civiltà, gli oli profumati, i balsami e le resine vennero utilizzati presso i Greci per la bellezza, la cura e il benessere del corpo. Quando poi i Romani conquistarono l’Egitto, assunsero gradualmente anche l’uso di profumi e unguenti, di cui facevano grande uso sia per profumare i corpi dei defunti che per la cura del corpo. Nel mondo occidentale, dopo la caduta dell’Impero Romano e l’avvento del Medioevo, l’uso del profumo si perse, perché la religione cristiana considerava il suo impiego al pari di una stregoneria. Nel contempo, nel mondo islamico i profumi restavano in auge, in quanto gli Arabi ne erano grandi appassionati. Tanti gli aromi commercializzati nel mondo arabo; con l’espansione dell’Islam, tale commercio si estese dal Tigri all’Eufrate fino all’India e alla Cina, verso le quali regioni si aprirono nuovi canali commerciali. Tra le essenze più conosciute ricordiamo, tra le altre, l’iris, il mirto, il gelsomino, la violetta, il giacinto, lo zenzero. In Europa l’uso del profumo e dei cosmetici fece il suo ingresso con il ritorno dei Crociati dall’Oriente. Essi, infatti, appresero ad usare l’acqua di rose sia come purificante che come pozione profumata. L’eau de Chipre Rouge, la più richiesta del XII secolo, era una miscela di essenze di rose di Damasco, di muschio della Cina, di legni di sandalo delle Indie, di chiodi di garofano, di zenzero, di aloe e di varie

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essenze africane. Nel Rinascimento si deve all’influenza italiana l’uso del profumo; infatti si attribuisce a Caterina de’ Medici il ruolo di madrina della nascita della profumeria moderna, quando la nobildonna portò con sé in Francia, andando in sposa al futuro Enrico II, il suo profumiere e guantaio Renato Fiorentino, il quale aprì a Parigi, con il nome di René, un’attività che potrebbe essere paragonata ad una moderna profumeria. Montpellier e Grasse divennero i principali centri di produzione e di estrazione del profumo. Nel 1508 i frati di Santa Maria Novella in Firenze iniziarono la loro attività di distillazione e commercio di acque aromatiche. Le donne raffinate di Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Spagna, Russia seguono l’esempio di quelle di Toscana, di Roma, del Regno di Napoli. I parrucchieri, un po’ medici un po’ alchimisti, preparavano per le nobildonne dell’epoca i profumi, mentre nelle famiglie reali e di alto rango si aveva a disposizione un profumiere personale. Alla fine del XVII secolo nasce l’Acqua di Colonia: l’italiano Giovanni Paolo Feminimis presenta a Colonia , nel 1693, la sua acqua Mirabilis e l’acqua di Ungheria (anche se sarà il suo pronipote Jean Marie Farina (1785-1864) ad avere il maggior successo). Piemontese di nascita, egli arrivò ventenne a Parigi dalla Germania, dove i suoi erano emigrati. Aperta una distilleria in Rue Saint-Honoré, diede alla fragranza il nome di Extra Vielle. Nel 1700 l’arte della profumeria ebbe il suo massimo sviluppo in Inghilterra, dove ebbero inizio diverse attività come quella di Floris (1730) e di Creed. Nel 1854 la moglie di Napoleone III, l’imperatrice Eugenia, permise a Creed di aprire la sua prima profumeria, mentre cominciava a farsi strada l’uso di fazzoletti profumati e François Guerlain apriva il suo primo negozio, nel 1828. Fa il suo esordio intanto anche la produzione di contenitori di vetro per le profumerie da parte di Baccarat. Era così iniziata l’entusiasmante storia del profumo.

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ARTE

Da Milo a Copenaghen… L’arte di Alfio Bonanno

Vive in Danimarca da più di 30 anni ma opera a livello mondiale come esponente della Land Art. A colloquio con Alfio Bonanno, l’artista di origini siciliane che realizzerà presto un’installazione all’interno del nascente anfiteatro di Milo di Irene Giuffrida Ha nello sguardo una curiosità da ragazzo, e sul volto la folta barba di chi ha vissuto; mi raggiunge per l’intervista e inizia a raccontarsi: le origini milesi, l’emigrazione in Australia a soli quattro anni, il suo modo di intendere l’arte. Sfoglia intanto immagini a colori di grandi opere che ha realizzato su commissione in più parti del mondo: Gran Bretagna, Norvegia, Italia, Irlanda, Giappone, Stati Uniti, Indonesia, Canada, Spagna e Francia. È Alfio Bonanno, indiscusso genio della Land Art, movimento artistico ufficializzato in America durante gli anni ‘60, che si basa sull’interazione uomo-natura. La tela è all’improvviso una cornice troppo stretta, l’artista non duplica immagini, manifesta la propria creatività nel più ampio orizzonte paesaggistico che va a modificare attraverso strumenti e materiali tratti dalla natura stessa. Si tratta, in altre parole, di un intervento sulla natura che fa uso anche di materiali naturali. Capita così di trovarsi di fronte a nidi per uccelli giganteschi e di ripararsi all’interno di conchiglie improbabili, o di attraversare un fiume su una vecchia corteccia di un tronco che funge adesso da ponte... Osservando le sue opere ciò che colpisce è la maestosità. Viene da chiedersi se esse si pongano come un omaggio o piuttosto come una sfida alla natura…

Non esattamente un omaggio né una sfida: si tratta piuttosto di una “collaborazione con la natura”. La realizzazione di un’istallazione richiede uno sforzo collettivo non indifferente, un coinvolgimento sociale, poiché va ad inserirsi in un preciso contesto ambientale che va rispettato. Oltre al disbrigo delle pratiche burocratiche, spesso difficile nei modi e nei tempi di realizzazione, la cosa importante per portare a termine un’opera di questo tipo è coinvolgere la popolazione locale nell’impresa. Operare con estremo rispetto della natura e della gente che vive sul posto significa creare una sinergia positiva, e dare all’arte una dimensione naturale e sociale. Adattarsi all’ambiente con estrema cautela è possibile attraverso l’ascolto dell’identità culturale e della storia del posto in cui si opera; lo stesso rispetto va portato al materiale utilizzato per realizzare l’installazione, che spesso prendo in prestito dalla natura stessa, nell’ambito del luogo: anche in questo senso è importante una “collaborazione”, mettersi, cioè, in ascolto delle potenzialità dello strumento, e capire fino a che punto è possibile “forzare” la sua natura, per modificare la funzione dell’oggetto naturale, mantenendone inalterata l’essenza.

natura tropicale incontaminata e carica di insidie, che riusciva tuttavia più ad affascinarmi che a spaventarmi. I miei genitori lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero, e io passavo i miei pomeriggi ad esplorare la flora e la fauna presenti negli ampi spazi intorno a me. A causa della guerra del Vietnam, fui poi costretto a lasciare l’Australia, e a ritornare nuovamente in Sicilia, dove vissi un periodo non facile. Ritrovai le mie radici, ma anche una Sicilia difficile, in cui molti siciliani si vergognavano di esserlo. Gli inizi nel mondo dell’Arte sono stati complicati: seguendo il mio istinto, e superando i miei sensi di colpa, lasciai la mia famiglia d’origine per muovere, a Roma, i miei primi passi nel mondo dell’arte. Affascinato dai pittori decadenti di fine ‘800, per l’ispirazione al sogno, la fuga dalla realtà sociale e il superamento dell’era industriale a cui si ispiravano le loro arti, incredibilmente attuali, cercai di vivere da artista, e di iniziare una ricerca personale che traeva ispirazione dal surrealismo, e dalla metafisica di De Chirico; un giorno lo vidi affacciarsi da

Quali correnti, o esperienze artistiche e personali, l’hanno condotta alla Land Art? Ci parli dei suoi spostamenti nel mondo e dei suoi primi passi nel mondo dell’Arte.

Ho iniziato a dipingere da piccolo, traendo ispirazione dalla natura. La mia vera maestra è stata l’Australia, con la sua

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n°12 Luglio-Agosto 2008 un balcone mentre vendevo i miei disegni in Piazza di Spagna: fu come un’apparizione.

Cosa la colpiva nell’arte dei surrealisti e delle altre avanguardie che si sono affermate sin dai primi decenni del Novecento?

C’è in quelle manifestazioni artistiche un sottofondo sconosciuto, un mistero sfuggente e profondamente umano che coinvolge lo spettatore e lo rende curioso di comprendere fino in fondo. È una curiosità metafisica orientata al possesso di qualcosa che ci appartiene da sempre, presentata sulla tela come un enigma. Quali elementi di sua arte più matura?

questo

primo

periodo

ha

conservato

nella

Indubbiamente il senso di sorpresa che l’opera d’arte deve generare nell’osservatore: questa assoluta meraviglia, con cui l’arte si manifesta, cattura chiunque abbia a che fare con l’opera, scuotendo dal profondo le coscienze. L’arte non è un privilegio di pochi ma è un’espressione della natura e dell’uomo alla quale dobbiamo prestare ascolto; ogni cosa in natura “esprime”, anche un paesaggio urbanistico, l’uomo ha perso la capacità di vedere e di aprire un dialogo con ciò che ha di fronte . È importante un’educazione questa inclinazione?

all’arte,

o

c’è

della

spontaneità

in

A mio avviso ogni bambino è spontaneamente artista, ma la scuola e l’educazione spesso reprimono questa creatività originaria, questa istintiva collaborazione con la natura, e la società moderna ci rende ciechi e sordi e incapaci di meravigliarci. Nella mia carriera ho spesso portato avanti progetti con le scuole, soprattutto in Danimarca e Norvegia, coinvolgendo giovani artisti e maestri; soprattutto occorre stimolare gli educatori a mettersi in contatto con la parte istintiva dei propri allievi,che per me è sempre stata una guida, uno strumento di lavoro. Cosa pensa dell’arte È giusto parlare di crisi?

contemporanea?

L’arte è sempre esistita come libera espressione e condivisione e non attraversa crisi. Il mercato dà spazio a pochi nomi, molto quotati, ponendo

in eclissi altri giovani artisti di talento. Questa rigida selezione penalizza lo stato dell’arte, creando una cultura di serie A, idealmente posta su “un piedistallo”e destinata a pochi eletti, e una cultura di secondo piano. Questa è la crisi della nostra società, ma tutto questo non ha a che vedere con l’Arte, che è spontaneamente in tutti e genuinamente di tutti. Grazie per la disponibilità, e buona fortuna per il suo lavoro!

Sopra: Alfio Bonanno Sotto: Un’Istallazione di Alfio Bonanno Between copper beech and oak. Tickon, Denmark 2001

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presenta

Adolf Hitler L a mia sveglia da viaggio mi ricorda rumorosamente che è ora

di alzarsi, sono le 8.00 esatte. Lascio con fatica il tepore del mio letto e mi dirigo alla finestra. Fuori piove ancora, ha piovuto per l’intera nottata…La giornata è ancora grigia e fredda, però ora non piove più, anzi, un timido sole cerca di farsi spazio tra le nuvole nere e minacciose. È il 19 di novembre, e mi trovo in una suite dell’Hotel Faust a quattro stelle, a Norimberga; in questa data ed in questa città, 63 anni fa, venne celebrato il processo ai criminali di guerra nazisti di fronte al Tribunale Militare Internazionale; non solo, ma questa città ospitava regolarmente le oceaniche adunate naziste. La suite è ben arredata ed accogliente, non manca nulla, frigobar, TV, scrivania fine ‘800, alla quale sono abbinate due poltrone molto comode e sobrie, camera da letto anch’essa in stile fine ‘800, con bagno annesso dotato di ogni confort; non manca nemmeno un vero e proprio ingresso con tanto di gradini posti vicino alla porta di noce scolpita. Per questa occasione imperdibile, il mio giornale non ha badato a spese.

Sono le 8.45 e l’incontro con il mio ospite è previsto per le

10.00, ho ancora tempo per radermi e fare una buona colazione. Mentre, davanti allo specchio, distribuisco la schiuma da barba sul viso, ripenso a quanto è stato difficile ottenere questa intervista e al gioco – diciamo così – “diplomatico” e “di pubbliche relazioni” gestito abilmente con un nero “plenipotenziario” in terra. Le trattative sono state lunghe e complesse, ma, alla fine, il risultato è arrivato. Mi vesto, sono elegante ma formale: giacca di cachemire blu, pantaloni classici grigio chiaro, camicia

a cura di Sebastiano Di Bella chiara, cravatta blu scuro, scarpe scure, le mie adorate scarpe all’inglese… Consumo la colazione che, nel frattempo, mi è stata portata in camera, e dò un’altra occhiata fuori dalla finestra: non piove, e le nuvole si sono un po’ aperte, ora il sole illumina bene sia il mio albergo che la strada sottostante e l’intero isolato. Lo so, forse sarebbe il caso di dare una sbirciata ai quotidiani italiani, che diamine… dopotutto, sono un giornalista! Ma la mia vocina interna mi dice che è meglio ricontrollare la lista delle domande da fare al mio intervistato. I giornali aspetteranno. Continuo nervosamente a guardare l’orologio: sono le 9.55. Il nero plenipotenziario mi ha assicurato che avrò con lui due ore, e che sarà puntuale. In fretta dispongo le poltrone l’una di fronte all’altra, taccuino e penna sono già pronti e, sulla scrivania, una bottiglia d’acqua naturale e due bicchieri coperti. Le ore 10.00 in punto: sono ancora alla finestra, quello che vedo è incredibile: una stupenda Mercedes-Benz 500K Roadster nero lucido del 1936 si è appena fermata davanti all’entrata dell’albergo, sembra sia stata costruita qualche settimana prima. Si tratta di una cabriolet ma, data la giornata uggiosa, anche se con un po’ di sole, il tettuccio è su ed i vetri sono completamente oscurati. Quello che osservo sulla targa dell’auto non lascia dubbi sull’identità degli occupanti: D666. È proprio lui, è arrivato! E puntualissimo! Sono emozionato, ma continuo a guardare dalla finestra…stranamente non vedo scendere nessuno dall’auto; sento un rumore alle mie spalle provenire dalla scrivania, mi volto e…vedo un monitor piatto per computer acceso, sullo schermo una scritta: “LEI HA DUE ORE A PARTIRE DA QUESTO MOMENTO, NON UN MINUTO DI PIÙ, COME DA ACCORDI”, e, guardando il monitor in basso a destra, tre lettere maiuscole, L C F. Ancora sorpreso, ma anche divertito per quest’ultima scoperta, ho come l’impressione di non essere più solo nella mia camera… Un attimo prima non c’era, ma ora è lì, è proprio lui: ADOLF HITLER.

E ritto innanzi a me, indossa l’uniforme sfoggiata nelle grandi

adunate e parate del Partito Nazista: impermeabile appena adagiato sulle spalle e cappello stretto sotto il braccio destro. Perfettamente a suo agio, lo appende all’attaccapanni e si siede nello stesso istante, accavallando le gambe, mettendo in bella mostra gli stivali da cavalleria lucidissimi, mentre tiene in mano il cappello. Mi siedo anch’io e, benché titubante e infastidito per un forte odore di zolfo che ha invaso la mia camera (che sorpresa!), inizio l’intervista. Buongiorno, herr Hitler!

(fa un cenno con la mano destra). Le ricordo che non ho intenzione di parlare con lei della razza ebraica o della soluzione finale, perché ritengo il suo giudizio di non ariano viziato e superficiale. Non si preoccupi, rispetterò gli accordi presi e nelle mie domande non menzionerò nemmeno le due questioni. Bene, mi dica: lei è considerato l’incarnazione della follia e delle crudeltà. Si riconosce in questa affermazione?

Certo! Quando la follia è lucida conoscenza, come la mia, e

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n°12 Luglio-Agosto 2008 la crudeltà è necessaria per un interesse superiore. Io avevo un interesse superiore: l’edificazione di un grande Reich millenario, faro e guida per tutta l’umanità. Si è mai chiesto se, effettivamente, la Germania nazista era destinata ad essere, come lei ha appena detto, un guida per tutta l’umanità?

No, i deboli non possono fare queste scelte, i forti scelgono per loro, con tutti i mezzi necessari e funzionali a tale scopo. Quindi anche la violenza?

Sì! Senza dubbio alcuno.

Come mai nel 1940 non ha invaso la Gran Bretagna quando il momento era più che mai propizio?

Io volevo gli Inglesi come alleati e non come nemici. Sono stati capaci di costruire l’impero moderno più grande mai visto. La loro grande esperienza poteva tornare molto utile alla mia Germania, e poi…ho parlato di questo anche con Churchill, poco tempo fa. Come sarebbe poco tempo fa…? Vuole forse dire che…

Ha capito benissimo: lui è laggiù con me, lui e quel bolscevico di Stalin. Naturalmente, a parte quel sigaro dall’aroma ripugnante sempre in bocca, io e Winston abbiamo avuto delle discussioni molto interessanti, e abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, una per tutte l’odio profondo per il Bolscevismo. Sapevo bene che sarebbe stato un temibile avversario, ho commesso un grave errore a non invadere la Gran Bretagna al momento opportuno. Perché si è intestardito nell’invasione dell’Unione Sovietica? Ha dimenticato forse la lezione subita da Napoleone Bonaparte 129 anni prima?

Volevo schiacciare quei vermi bolscevichi una volta per tutte, e impadronirmi anche dei pozzi del Caucaso. In che rapporti è con Stalin?

Non ho nessun rapporto con lui. Capisco. Passiamo ad altro. pensa del bombardamento di alleata?

Torniamo alla guerra. Cosa Dresda da parte dell’aviazione

Un atto criminale e sconsiderato contro una pacifica città molto

antica e ricca di splendidi monumenti d’ogni tipo e foggia; tanta crudeltà è incomprensibile… persino per me; al vincitore nessuno chiederà mai conto di quello che ha fatto! Qual è la Norimberga?

sua

opinione

nei

confronti

del

Processo

di

(indurendosi in volto e guardandomi dritto negli occhi). Criminali che giudicano degli eroi! Cambiando ancora argomento...(Hitler mi interrompe)

Lei vuol chiedermi di Eva?!

Sì, ma, se non ne vuol parlare, argomento per lei più piacevole…

possiamo

tornare

ad

un

(Il suo sguardo vitreo si accende). L’ho amata molto, in modo tenero e forse troppo platonico, ho voluto premiare la sua devozione con il matrimonio che lei tanto desiderava, anche se nel momento peggiore per me e per la Germania. Io e lei siamo morti da dèi dannati, e…comunque, lei non è laggiù con me, l’ho persa per sempre. Da italiano non posso non farle questa domanda: pensato e cosa pensa realmente di Benito Mussolini?

cosa

ha

Un grande statista, l’ho ammirato molto. Tradito da una vera e propria legione di gerarchi vigliacchi! Non meritava la fine che ha fatto, io ho sempre cercato di aiutarlo. Devo anche dire che ho imparato molto da lui, dopo la sua morte non l’ho più potuto incontrare. Hanno tradito lui come il popolo tedesco ha tradito me, il popolo tedesco ha meritato l’annientamento (alza il tono della voce e gesticola con entrambe le mani) che è seguito alla sconfitta, nessuno doveva sopravvivere! Un’ultima domanda: lei suicida il 30 aprile del 1945?

è

veramente

morto

Che differenza fa? Io ormai appartengo alla Storia, sono morto da eroe con la Germania nazista e per la Germani nazista, non ho mai voluto e potuto vivere in un mondo non fondato sulla dottrina nazista e non guidato dalla mia grande Germania! A un tratto mi ricordo delle due ore di tempo. Mi volto verso il monitor segnatempo: puff… non c’è più! E anche Adolf Hitler non è più di fronte a me. Mi precipito alla finestra e guardo giù in strada, la nera Mercedes è svanita. Penso tra me e me: “Peccato, non ho potuto salutarlo…”.

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L’ANGOLO DELLA LETTURA a cura di Emilia Giuliana Papa e Fausto Grasso

IL LIBRO DEL MESE POESIA ANNA VASTA Sposa del vento Prova d’autore, 2008 (pp.123 €10,00)

di Emilia Giuliana Papa

Se l’estate non è tutta mare e tintarella, un tocco di poesia non può che arricchire di un valore aggiunto le calde notti di plenilunio. Soprattutto se chi scrive è Anna Vasta, poetessa catanese quotata, che affida alla sua ultima raccolta di liriche, Sposa del vento, edita da Prova d’Autore, il compito di evocare ricordi del passato, rimpianti, amori perduti, sconfitte, con l’unico appiglio sicuro della classicità, che ricompone nella catarsi il dolore, senza mai lasciarlo sprofondare nella disperazione. Nessun ricorso a consolatorie soluzioni trascendenti dunque, né a speranze illusorie. Solo un abbandonarsi al Nulla di leopardiana memoria, al Tempo e alla sua inesorabile forza trascinante. Dopo I Malnati (2004) e Quaresimale (2006), la poesia si fa oggi “sposa del vento”, unico “soffio” divino che l’autrice può concepire, e che l’accompagna nell’interpretare il mistero della vita. Quasi epitaffi, i suoi versi brevi e intensi non fuggono via come la vita. Piuttosto, si imprimono nella memoria come ammonimenti che ci ricordano, con rasserenata malinconia, il nostro essere effimeri. “Un soffio mi alitò / sulle labbra / la vita fuggì / come sabbia”

SAGGISTICA - POLITICA LUCA RICOLFI Perchè siamo antipatici? La sinistra e il senso comune Feltrinelli, 2008 pp. 240 € 15,00 STAMPA ALTERNATIVA a cura di G. ORLANDO E S. VITALE Onda pazza. Otto trasmissioni satiricoschizofreniche. La storia di Radio Aut dalla viva voce di Peppino Impastato (con DVD) Nuovi equilibri, 2008 pp. 115 € 15,00 SAGGISTICA GOLIARDA SAPIENZA L’arte della gioia Einaudi, 2008 pp. 540 € 20,00

SAGGISTICA - PSICOLOGIA ANDRE’ CRISTOPHE Imperfetti e felici Corbaccio, 2008 pp. 450 € 18,60

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ATTUALITÀ - POLITICA a cura di SIMONE BARILLARI Costruire la pace. Discorsi dei premi nobel per la pace Minimum Fax, 2008 pp. 322 € 16,00 VARIE STEFANO LIBERTI A sud di Lampedusa Minimum Fax, 2008 pp. 197 € 14,00

SAGGISTICA LUIZ SCHWARCZ Elogio della coincidenza Feltrinelli, 2008 pp. 96 € 10,00

SAGGISTICA MASSIMO SOLDATI Corpo e cambiamento Tecniche nuove, 2008 pp. 286 € 14,90

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n°12 Luglio-Agosto 2008 NARRATIVA STRANIERA SAM SAVAGE Firmino. Avventure di un parassita metropolitano Baldini Castoldi Dalai, 2008 pp. 213 € 9,80 Un romanzo per sognatori, definito dalla critica come “il libro che ha ammaliato l’Italia”. Il protagonista è un topo nato in una libreria di Boston, il quale si appassiona agli autori che legge e di consequanza ne trae beneficio anche il linguaggio adottato, ma l’idea non è nuova. Dieci anni fa Daniel Evan Weiss usciva con Gli scarafaggi non hanno re, dava voce ad una banda di scarafaggi filosofi ed il protagonista si chiamava Numeri. Ma stavolta il lettore, se riuscirà a superare il ribrezzo recondito nei confronti dei roditori, potrà provare curiosità, tenerezza e malinconia. Si potranno indossare i panni di chi si nutre di cultura e s’interroga sui grandi e piccoli temi che il mondo ci offre, ma viene ignorato dalla società e guardato con distacco, indifferenza o superiorità. Una splendida metafora per definire chi vive nella speranza in un miglioramento o semplicemente in un cambiamento. F.G. NARRATIVA STRANIERA EFRAIM MEDINA REYES C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo Feltrinelli, 2008 pp. 176 € 7,00

NARRATIVA STRANIERA JUAN MANUELA DE PRADA Il settimo velo Longanesi, 2008 pp. 648 € 18,60

ROMANZO NOIR FRANCESCO COSTA Presto ti sveglierai Salani, 2008 pp. 222 € 13,00

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SAGGISTICA - PSICOLOGIA WILLY PASINI Uomini da amare. I maschi di oggi: capire e gestire i mariti, fidanzati, compagni Mondadori, 2008 pp. 183 € 8,40

NARRATIVA ITALIANA a cura di GIANNI BIONDILLO Pene d’amore. Sette racconti erotici Guanda, 2008 pp. 216 € 15,00

NARRATIVA STRANIERA CURT LEVIANT Diario di un’ adultera Guanda, 2008 pp. 648 € 18,50

NARRATIVA STRANIERA ADAM OLIVIER Peso leggero Minimum Fax, 2008 pp. 376 € 10,00

ROMANZO NOIR TONINO BENACQUISTA La commedia dei perdenti Ponte alle Grazie, 2008 pp. 192 € 14,00

RACCONTI NOIR GIORGIO FALETTI Pochi inutili nascondigli Baldini Castoldi Dalai,2008 pp.376 € 17,90

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“IL CORPO UMANO È OBSOLETO” di Angela Puglisi È questo il concetto principale sul quale si basano le ‘opere’ di Stelios Arcadious, un eccentrico e controverso artista australiano di origine cipriota. Gli artisti sono sempre un po’ stravaganti, ma lui ha di certo superato ogni limite… Si è fatto letteralmente appendere e sospendere con dei ganci per ben 25 volte! Ha fatto sì che il suo corpo fosse controllato da simulatori elettrici di muscoli connessi poi al computer. Si è esibito con una terza mano ed un terzo braccio robotico. Così facendo, ha cercato di mostrare la possibilità di estendere la capacità del corpo umano. E nel 2006 ha iniziato una nuova opera. Dopo aver creato da cellule un orecchio in laboratorio, per dieci anni ha cercato un chirurgo che accettasse la controversa operazione di impiantare l’orecchio nel suo avambraccio sinistro. Il suo prossimo desiderio? Lo rivela lui stesso senza troppi misteri: “Spero di poter impiantare un piccolo microfono che verrebbe connesso ad un trasmettitore bluetooth, in questo modo potremo ascoltare cosa il mio orecchio sta sentendo”.

ITALIA (Ansa) 1 Luglio CYBER-DROGA, LO SBALLO ARRIVA ONLINE Non piu’ pasticche o strisce di polvere: ora lo sballo arriva on line, scaricando speciali file contenenti particolari sequenze sonore. L’allarme sulle ‘’cyber-droghe’’ è serio e arriva dal Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza. Secondo quanto rilevato dalla Gdf, particolari onde - comprese tra 3 e 30 Hertz, ovvero frequenze su cui “lavora’’ il cervello umano - sono in grado di innescare le piu’ diverse reazioni e sollecitare in maniera intensa l’attività cerebrale.

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U.S.A. 2 Luglio SURFANO I CANI, NON I PADRONI Le competizioni canine sono un classico dell’estate, ma in America, a San Diego, la gara è andata oltre la sfilata degli esemplari di razza. I cuccioli infatti sono stati coinvolti in una competizione curiosa, una gara di surf. Bull dog, Fox terrier e non solo, fotografati alle prese con le tavole e le onde dell’Oceano Pacifico. Attrezzati con salvagente e occhiali da sole hanno dato prova di destrezza ed equilibrio anche in acqua. La “Loews Coronado Bay Resort Surf Dog Competition” è giunta quest’anno alla terza edizione e ha messo in sfida ben sessanta esemplari canini. Ogni animale e ogni squadra hanno avuto tre possibilità per accattivarsi i giudici. Il grandino più alto del podio è stato occupato da TJ, un cane di razza Spanish Spaniel.

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n°12 Luglio-Agosto 2008

TORONTO (Ansa) 30 GIUGNO MILITARI IN DIVISA AL GAY PRIDE Un gruppo di militari in divisa ha partecipato al Gay Pride di Toronto, il più grande del Nordamerica. Per la prima volta membri delle Forze armate canadesi hanno sfilato accanto a cinquemila altre persone dichiaratamente omosessuali, di fronte a oltre un milione di spettatori. L’obiettivo - e’ stato spiegato - era anche quello di dimostrare che l’esercito canadese offre uguali opportunità anche agli omosessuali.

GERMANIA (Ansa) 2 Luglio ALTRA VITTORIA PER LA SPAGNA La Spagna torna a trionfare sulla Germania, dopo gli europei di calcio, anche ai mondiali di calcolo a mente, che si sono svolti a Lipsia. L’asturiano Alberto Coto (38 anni) è il più veloce del pianeta nell’eseguire calcoli matematici. Dietro di lui si sono piazzati altri 27 concorrenti tra gli 11 e i 58 anni. La finale consisteva nel risolvere dieci quesiti: tra essi la moltiplicazione di 75.394.407 per 41.771.997 e il calcolo di quale giorno della settimana fosse il 19 maggio 1758.

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WASHINGTON (Ansa) 2 Luglio LASCIA TUTTO AL CANE Andrà ai cani il patrimonio di 8 miliardi di dollari lasciato in eredità da Leona Helmsley, la proprietaria di alberghi americana. La donna, morta lo scorso anno, era soprannominata ‘The Queen of Mean’, la ‘Regina della Cattiveria’. L’accusa fatta spesso alla donna di amare più gli animali degli uomini è stata confermata dal suo testamento, nel quale esprime la volontà che tutti i suoi beni siano usati per il benessere della razza canina.

SAN MARINO (Ansa) 2 Luglio MULTE A CHI FUMA IN AUTO È entrato in vigore all’inizio di luglio, a San Marino, il nuovo codice della strada. Multa di 100 euro per chi fuma alla guida. I sammarinesi ne condividono le novità, anche se ritengono eccessiva la sanzione di 100 euro per un divieto di sosta. Stesso importo dovrà pagare chi non usa le cinture di sicurezza, chi in auto usa cuffie sonore o apparecchi telefonici. Il nuovo codice della strada del Titano introduce maggiore severità e un conseguente inasprimento delle sanzioni.

U.K. (Ansa) 3 Luglio PER ANDARE A LAVORO USA IL SURF Stufo della metropolitana caotica e dei bus affollati, un trentenne di Londra ha deciso di andare in surf sul Tamigi per recarsi al lavoro. Andy White percorre ogni giorno 8 km in circa 2 ore da casa sua nel quartiere di Putney e arriva a Vauxhall Bridge. Qui lascia la tavola da surf nel garage di un amico, si lava, si veste e va a piedi fino all’ufficio, nella City. Un suo amico si e’ convertito a quest’iniziativa. I due faranno presto un’escursione in surf lungo la Manica, per beneficenza.

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cartellone Venerdì 11 Luglio

Giovedì 17 Luglio

Etna Blues Festival Nine Below Zero Stadio Comunale Bonajuto Somma Mascalucia h.21.00 € 6,00

MUSICA

CINEMA

Venerdì 11 Luglio

Giovedì 17 Luglio

Associazione Amici dell’Arte Arte In Pittura e Scultura Marina Palace Hotel h.8.00-22.00 sino al 13 Luglio

Bellini d’Estate Cinema in Terrazza Musical “Tutti dicono I love you” Terrazza Sangiorgi h.21.00 € 3,00 George Benson Gran Teatro allo Stadio - Adrano h.21.00

MOSTRA

MUSICA

Venerdì 11 Luglio

Ludovic Llorca dj set Mercati Generali h.23.00

Scuola Teatrale di Movimento Le Cognate di Michael Tremblay regia di P. Greco e M. Cappelli Teatro Club Nando Greco h.21.30 replica il 13 Luglio

TEATRO Sabato 12 Luglio

Etna Blues Festival Betty Lavette Stadio Comunale Bonajuto Somma Mascalucia h.21.00 € 10,00

MUSICA Domenica 13 Luglio

Venerdì 18 Luglio

MUSICA Sabato 19 Luglio

TEATRO Domenica 20 Luglio Amleto di W.Shakespeare regia di R.Pugliese Teatro Antico Taormina h.21.30

Sete Sois Sete Luas Toma Castana Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

Martedì 15 Luglio

MUSICA

Giovedì 17 Luglio

Festival del Cinema di Frontiera Marzamemi h.21.00 fino al 27 Luglio

MUSICA Victor Wooten Band Anfiteatro di Zafferana h.20.30 € 22,00

MUSICA 26

Mercoledì 23 Luglio

MOMIX Teatro Antico Taormina h.21.00 da € 35,00 a 69,00

DANZA

Mercoledì 23 Luglio

Bellini d’Estate Piccola Opera “La fidanzata dello Zar” Piazza Bellini h.20.30 ingresso libero

MUSICA

Le Macchine Sonore Stefano Bollani Carioca Band Anfiteatro di tremestieri Etneo h.21.00 € 16,50

Amleto di W.Shakespeare regia di R.Pugliese Teatro Antico Taormina h.21.30

Martedì 22 Luglio

Carlos Nunez Anfiteatro di Tremestieri Etneo h.20.30 € 16,80

MUSICA

Sabato 19 Luglio

MUSICA

Lunedì 14 Luglio

MUSICA

Sete Sois Sete Luas Nancy Vieira Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

Giovedì 24 Luglio

TEATRO

Jovanotti Teatro Antico Taormina h.21.00 da € 46,00 a 74,75

Mercoledì 23 Luglio

Bellini d’Estate Teatro della Memoria “La verità vive” Anniversario dell’attentato a Paolo Borsellino Piazza Bellini h.21.15 ingresso libero

Etna Blues Festival Willie Deville Stadio Comunale Bonajuto Somma Mascalucia h.21.00 € 15,50

MUSICA

Luglio

Martedì 22 Luglio

CINEMA

Sete Sois Sete Luas Med Set Orkestra Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

MUSICA

Giovedì 24 Luglio

MUSICA

Giovedì 24 Luglio Bellini d’Estate Cinema in Terrazza “Fantasia 2000” Terrazza Sangiorgi h.21.00 € 3,00

CINEMA

Venerdì 25 Luglio

Sete Sois Sete Luas La Gialletta Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

MUSICA

Venerdì 25 Luglio

Le Macchine Sonore Goran Bregovich Wedding and funeral band Anfiteatro di tremestieri Etneo h.21.00 € 22,00

MUSICA

Sabato 26 Luglio

Sete Sois Sete Luas Orquestra de Harmonicas de Ponte de Sor Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

MUSICA

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- Agosto Sabato 26 Luglio

Le Macchine Sonore Orchestra di Piazza Vittorio Anfiteatro di tremestieri Etneo h.21.00 € 16,50

MUSICA Sabato 26 Luglio

La Favola dell’Asino d’Oro (Amore e Psiche) regia di R.Giordano

TEATRO Teatro Antico Taormina h.21.30

Domenica 27 Luglio

Sete Sois Sete Luas Gustafi Parco Trinità Manenti - Mascalucia h.21.00 € 3,00

MUSICA Domenica 27 Luglio

Le Macchine Sonore Afterhours Anfiteatro di tremestieri Etneo h.21.00 € 20,00

MUSICA Domenica 27 Luglio

Polvere & Imprints Barcellona Mostra d’arte di Claudio Arezzo di Trifiletti Castello Normanno Acicastello h.9.00-13.00 16.00-20.00 sino al 29 Agosto

MOSTRE Lunedì 28 Luglio

8° Tributo a Francesco Virlinzi Carmen Consoli - Simone Cristicchi with Gnu 4et - Marina Rei - Acappella Swingers Terrazza Ulisse Catania h.21.00 € 11,50

MUSICA Lunedì 28 Luglio

Bellini d’Estate Teatro della Memoria “Poliziotta per Amore” nell’anniversario dell’attentato a Beppe Montana Piazza Bellini h.21.15 ingresso libero

TEATRO

Mercoledì 30 Luglio

Tosca di G.Puccini Direttore d’orchestra E. Kohn

Bellini d’Estate Piccola Opera “Manon Lescaut” Piazza Bellini h.20.30 ingresso libero

MUSICA

Giovedì 31 Luglio

Il Lago dei Cigni

TEATRO Bellini d’Estate Cinema in Terrazza “Il Fantasma dell’Opera” Terrazza Sangiorgi h.21.00 € 3,00

CINEMA Venerdì 1 Agosto

Bellini d’Estate Orchestra e Coro del Teatro Bellini dir. L. Fratini Musiche del Coro Tiziana Carlini Overture e Cori di Operette Piazza Bellini h.21.00 ingresso libero

MUSICA Venerdì 1 Agosto

Premio Rosa Balistreri Anfiteatro Comunale S.G. la Punta h.21.00

MUSICA Sabato 2 Agosto

Premio Rosa Balistreri Anfiteatro Comunale S.G. la Punta h.21.00

MUSICA Sabato 2 Agosto Cineforum Gomorra Arena Argentina h.20.30

CINEMA

Teatro Antico Taormina h.21.30

Domenica 10 Agosto

DANZA Teatro Antico Taormina h.21.30

Mercoledì 13 Agosto

Tango Sensual Anzelika Cholina Dance Theatre Company

DANZA Teatro Antico Taormina h.21.30

Giovedì 14 Agosto Beatle Symphony

MUSICA Teatro Antico Taormina h.21.30

Sabato 16 Agosto Noche Flamenca El Cafè De Chinitas

DANZA Teatro Antico Taormina h.21.30

Venerdì 22 Agosto Cineforum Persepolis Arena Argentina h.20.30

CINEMA Lunedì 25 Agosto

Bernstein on Broadway

Martedì 5 Agosto

MUSICA

DANZA

MUSICA

Mercoledì 6 Agosto

Giovanni Allevi Teatro Antico Taormina h.21.00 da € 27,00

Bellini d’Estate Balletto “Tango” Compagnia Argentina Roberto Herrera Piazza Bellini h.21.00 ingresso libero Volcano Film Festival Torre Archirafi - Riposto h.21.00 Fino al 10 Agosto

CINEMA www.lapillionline.blogspot.com

Venerdì 8 Agosto

Teatro Antico Taormina h.21.30

Martedì 26 Agosto

Gianna Nannini Stadio Selvaggio - Ragusa h.21.00

Venerdì 29 Agosto

MUSICA 27


L’ESTATE DEI SOMARI


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