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NR. 24 - GIUGNO 2010
I MIRACOLI ITALIANI Non c’è che dire. Proprio una vittoria schiacciante quella appena ottenuta alle elezioni comunali di San Giovanni La Punta dal rieletto sindaco Andrea Messina, cui porgiamo – già che ci siamo – i nostri migliori auguri. Un esempio per tutti. Un vero e proprio plebiscito. Quello che ci voleva per confermare – nel caso a qualche sprovveduto fosse sfuggito – che la Maggioranza Assoluta è l’unica arma, a tutti i livelli della politica, per gestire un paese in crisi al meglio e con polso fermo. E l’unica arma pure per l’opposizione, per poter giustificare ogni manchevolezza col dire: non c’erano i numeri, mica si possono fare miracoli. Ma, un momento. Quale opposizione!? Il PD è lì, accanto alla Lista Berlusconi e all’MPA. Un errore? No, tutto regolare. Nessun broglio elettorale, nessun equivoco. Il PD è dappertutto, per le vie del ridente paese etneo, in ogni manifesto, alleato con Berlusconi e Lombardo. Mi abbandono a un moto di sgomento… Ma, in fondo, perché tanta indignazione? Non è forse vero che la Maggioranza ha SEMPRE ragione? E che, pure dentro la maggioranza, il Leader massimo ha più ragione degli altri? Ben venga allora una maggioranza allargata, sarà più facile amministrare e gestire i consensi, evitando inutili confronti alla pari; insomma, sarà più facile fare contenti tutti. Se poi guardiamo ai fulgidi esempi della classe dirigente nazionale, d’altronde, non dovremmo stupirci. Esempio: Fini dice la sua e lo chiamano traditore. La sinistra, o quello che rimane, esulta dissimulando la sua soddisfazione, e l’elettorato, sempre quello di sinistra, invoca il miracolo facendo il tifo per l’ex seguace di Almirante. Tempi duri per chi ama avere idee chiare e punti fermi. Eppure, nei bei vecchi tempi, esisteva la destra e la sinistra e – forse ci si illudeva – la mafia e l’antimafia. A tal proposito – a ridosso del mese degli anniversari della morte di Peppino Impastato e Giovanni Falcone, entrambi simboli insuperati di lotta alla mafia – dedichiamo uno Speciale a testimonianze e commemorazioni in loro onore, dalla viva voce della parte più sana della società: i giovani, rappresentati in questo caso dagli studenti del liceo Majorana di San Giovanni La Punta. Sempre del prospero paese etneo dove non si sa più chi farà la maggioranza e chi farà l’opposizione. E dove, nonostante tutto, accade l’altro miracolo (quello vero, stavolta): incontriamo, cioè, ragazzi che sanno ancora distinguere tra il bene e il male, tra giustizia e colpevolezza, tra bianco e nero, e forse anche – alla faccia della perdita della memoria storica – tra destra e sinistra. E i nostri politici, cosa fanno intanto a Palazzo Chigi? Si affannano per convincerci che l’antimafia e – udite udite – il “rispetto della legalità” sono tra i primi obiettivi di Governo già raggiunti. Nel frattempo, fanno approvare in Parlamento il ddl sulle intercettazioni, che imbavaglia il giornalismo d’inchiesta e, soprattutto, le indagini della Magistratura su quei camorristi e criminali contro cui lo Stato proclama di scagliarsi. Purtroppo, però, di quando in quando, capita che certi giudici troppo zelanti scovino, tra i pasticciati giochi della politica, qualche cricca di troppo. A quel punto, reagire allo strapotere delle lingue lunghe è d’obbligo. Questione di priorità. Ubi maior…
CATANIA
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In Questo Numero: copertina
Registrato presso il Tribunale di Catania n.17/07 del 15/07/2007
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La svolta di Obama di Claudio Sciacca
Pag. 6
Fini vs Berlusconi di Antonio Borzì
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La voce della libertà Intervista agli studenti del Liceo Majorana a cura di Emilia Giuliana Papa e Patrizia Seminara
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Claudio Sciacca --> ksciacca@libero.it
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Risparmi chi può di Irene Giuffrida
Il bluff dei Certificati verdi di Fausto Grasso
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Binge drinking di Fausto Grasso
Giovanna D’Arco, “la pulzella d’Orléans” di Sebastiano Di Bella
L’Italia sceneggiata: Omaggio a Furio Scarpelli di Gabriele Montemagno
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W i Talent-Show! di Angela Puglisi
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Sebastiano Di Bella Fausto Grasso Emilia Giuliana Papa Alessandro Puglisi Angela Puglisi Claudio Sciacca Patrizia Seminara
Hanno collaborato a questo numero ---> Carole Basile Antonio Borzì Daniele Casaburi Irene Giuffrida Gabriele Montemagno
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Gli eventi di questo mese di Carole Basile
LA SVOLTA DI OBAMA
“Change. Yes we can”. A poco più di un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca, Obama affronta le prime grandi difficoltà. Ma avvia anche un’epocale riforma sanitaria. Cambiare si può di Claudio Sciacca
Si fa un gran parlare di riforme nel nostro Paese. Presidenzialismo, semipresidenzialismo, welfare, giustizia, federalismo fiscale. Riforme condivise, ammicca il centro-sinistra, ma in realtà condivise soprattutto da Berlusconi. Cambiamenti epocali promessi a suon di slogan da una classe dirigente che procede a tentoni. E poi, all’opposto, ci sono uomini politici che si adoperano per cambiare le sorti del proprio paese con riforme coraggiose. Lo ha fatto l’amato Lula in Brasile negli ultimi otto anni, ora alla scadenza del secondo e ultimo mandato; e in parte lo ha fatto Zapatero in Spagna, pur tra luci e ombre. E poi c’è Obama. Nonostante le rinnovate tensioni tra le due Coree e l’immane catastrofe ambientale che mina la credibilità dell’amministrazione tutta, non poteva che essere legata al primo presidente afro-americano della storia degli Usa una delle riforme più importanti della storia degli Stati Uniti, quella della
Sanità. Una nuova era iniziata lo scorso 23 marzo, con la firma nella East Room della Casa Bianca di una legge che destina nei prossimi dieci anni 938 miliardi di dollari all’assicurazione sanitaria di 32 milioni di americani privi di ogni copertura. Dollari pubblici che aiuteranno le famiglie povere e della classe media a comprare una polizza a prezzi ragionevoli, ne garantiranno una ai malati cronici e a chi ha problemi di salute preesistenti e permetteranno ai giovani fino a 26 anni di usufruire della copertura assicurativa dei genitori. È questa la terza grande riforma negli Stati Uniti, dopo la Social Security,
Le dichiarazioni di Obama Al momento della firma (23 marzo) «Firmo per mia madre che, malata di tumore, lottò fino ai suoi ultimi giorni contro le assicurazioni sanitarie» «Siamo all’inizio di una nuova era, grazie alla riforma avanzano i sogni di tutti in una nazione come la nostra, che è fra le più diverse come composizione» Al momento del voto della Camera (22 marzo) «Questa notte abbiamo dimostrato al mondo che siamo un popolo ancora capace di grandi cose. Il cambiamento non scende dall’alto ma sale dal basso». «Questa non è una riforma radicale, ma è una riforma importante. Questa legge non aggiusta tutto ciò che non funziona nel nostro sistema sanitario, ma ci muove nella direzione giusta». «Siamo al di sopra della politica, siamo al di là della paura e siamo ancora in grado di lavorare per la gente: oggi è il momento del cambiamento».
con cui Roosevelt introdusse nel 1935 le indennità di disoccupazione, malattia e vecchiaia, e il Medicare, voluto nel 1965 da Lindon Johnson, vice e poi successore di JFK, per garantire l’assistenza sanitaria agli anziani. Ma solo oggi, alla fine di un percorso legislativo lungo e tortuoso durato quattordici mesi, gli americani si apprestano a voltare pagina e a fare i conti con una nuova idea di assistenza sanitaria. Se, infatti, per noi italiani e più in generale per gli europei la salute è sempre stata ed è tuttora, nonostante qualche scricchiolio, un diritto sociale e collettivo da tutelare con interventi statali, per gli americani ha finora rappresentato nient’altro che un diritto individuale tutelabile solo con mezzi propri. Un vero e proprio lusso a beneficio di coloro che hanno le risorse economiche per poter accedere all’assicurazione sanitaria privata, mentre lo Stato, spettatore, considera gli interventi a tutela della
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contrario di alcuni democratici, dovendo peraltro pagare pegno agli anti-abortisti, che non hanno permesso l’introduzione di fondi pubblici per l’interruzione di gravidanza. Un compromesso che non offusca il valore del risultato conseguito e che lascia spazio alla curiosità per le prossime mosse della Casa Bianca in materia di finanza e ambiente. Riforme volte da un lato alla trasparenza del sistema finanziario dopo i disastri causati da una finanza senza regole, causa della peggiore crisi economica degli ultimi decenni, dall’altro alla riduzione delle emissioni di CO2, tenacemente osteggiata da Bush. Riforme che andranno a scontrarsi contro altri grandi interessi, quelli delle banche, delle finanziarie e della grande industria Usa. L’innegabile predisposizione al dialogo di Obama lascia ben sperare, così come l’intelligenza e il realismo che, anche in politica estera, ne hanno fatto un leader stimato e rispettato in mezzo mondo. Tra gli ultimi successi, l’accordo col presidente russo Medvedev, formalizzato con la firma del Trattato Start-2, per la riduzione di un terzo delle armi nucleari entro sette anni. Insomma, cambiare si può. Almeno in America. Z
salute dei cittadini come invasioni nella loro sfera privata. Con effetti, però, devastanti sui malati, impotenti dinanzi a compagnie assicurative libere di rescindere la polizza quando il paziente si ammala o rifiutarla a chi ha malattie pregresse, compresi i bambini. Analizzando dunque l’anomalia di questo modello spregiudicatamente liberista, si capisce la portata della svolta di Obama che, in nome di un bisogno comune a milioni di cittadini, la sanità pubblica, ha sfidato le potentissime lobby della sanità, in particolare assicurazioni e case farmaceutiche. Gruppi di potere capaci di influenzare, così come le altrettanto potenti lobby delle armi, ogni scelta politica ed il voto dei membri del Congresso Usa. Non a caso Obama ha dovuto Barack Obama: biografia essenziale fare i conti, oltre che con il feroce ostruzionismo dei repubblicani, -Nato il 4 agosto 1961 a Honolulu nelle Hawaii; 48 anni. -Genitori: madre americana del Kansas, Ann Dunham; padre anche con l’opposizione e il voto
kenyano, Barack Obama Sr. Si separano quando Barack ha due anni e successivamente divorziano. Il padre fa ritorno in Kenya e, prima di morire nel 1982 in un incidente stradale, rivede il figlio una sola volta. La madre, subito dopo la separazione, si risposa con Lolo Soetoro, indonesiano, e si trasferisce a Giacarta col piccolo Obama, che lì frequenta le scuole elementari. Nasce la sorellastra Maya. -Adolescenza e formazione: a 10 anni ritorna a Honolulu per ricevere un’istruzione migliore e viene iscritto nella migliore scuola privata dell’isola. Viene cresciuto dai nonni materni, poi dalla madre. -Morte della madre: muore di cancro quando Obama ha 34 anni. Pochi mesi prima, Barack pubblica un’autobiografia, “Dreams from My Father”, nella quale, tra l’altro, ammette di aver fatto uso di marjiuana e cocaina durante l’adolescenza. -Lauree: in Scienze Politiche con specializzazione in relazioni internazionali alla Columbia University; poi in Giurisprudenza ad Harvard nel 1991. -Michelle: conosce la futura moglie, l’avvocato Michelle Robinson, nello studio legale presso cui fa uno stage nel 1989. Si sposano nell’ottobre 1992 a Chicago. -Carriera: avvocato e docente di diritto costituzionale. Eletto al Senato dell’Illinois per tre mandati, dal 1997 al 2004; poi nel 2004 eletto al Senato federale. Nel 2007 si candida alle presidenziali e nell’agosto 2008, dopo un duro testa a testa con Hillary Clinton, ha l’investitura ufficiale dei democratici. -Presidente: vince le elezioni presidenziali il 4 novembre 2008 con il 53% dei voti, battendo il repubblicano John McCain, che si ferma al 46%; si insedia ufficialmente il 20 gennaio 2009. -Uomo dell’anno: eletto “Man of the year 2008” dal settimanale statunitense Time. -Nobel: insignito del Premio Nobel per la pace 2009 «per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli».
FINI VS BERLUSCONI
La ribellione finiana sembra mettere la parola “fine” al partito dell’amore. O sarà solo…molto rumore per nulla? Il punto della situazione di Antonio Borzi Lo scontro al vertice del Pdl nell’ultimi tempi ha sancito, forse, una pagina nuova nel quadro desolante della politica italiana. Uno scontro che, al di là delle tipiche e ‘caciaresche’ letture nostrane, offre molteplici spunti di riflessione. Il dibattito sui perchè e sugli sviluppi futuri deve partire da un assunto fondamentale: i co-fondatori del maggiore – almeno per ora – partito italiano rappresentano due visioni politiche diametralmente opposte. A quella populista, tipicamente berlusconiana, che, oltre agli interessi meramente materiali, accomuna l’attuale Presidente del Consiglio a Bossi, si contrappone quella “pura” – o almeno così sembrerebbe - di un Fini che ha intrapreso da anni un
percorso di pulizia ideologica proiettato verso una visione della destra in chiave moderna. Basti pensare ai continui riferimenti al Ppe e alla sua lotta per entrare in questa grande famiglia europea. Ma forse, la questione è molto più semplice: fino a quando un politico navigato, allievo di Almirante poteva sottostare ad un “uomo nuovo” sceso in campo senza alcuna esperienza politica alle spalle? In altre parole, uno scontro c’era da aspettarselo. La svolta finiana - al di là dei risultati concreti, che sono di là da venire - non deve far esultare gli oppositori di Berlusconi. Pur rappresentando un cambiamento nel quadro politico, Fini deve scontrarsi contro la maggiore personalità della seconda repubblica. I suoi ex fedeli colonnelli, come La Russa e Gasparri, hanno da tempo cambiato fazione, e con loro un ingente numero di politici gli ha voltato le spalle. Adesso Fini, se considera chi sta dalla sua parte, si scontra contro una penuria di numeri preoccupante, esaltata di volta in volta, oltretutto, dal potere mediatico del Premier. Sembra proprio la sfida di Davide contro Golia ma, Fini sembra
avere delle armi insospettate. Infatti, il suo appeal, che durante il periodo di “cattività” al seguito di Berlusconi, ha registrato un preoccupante calo, è sicuramente un’arma potente. Il vuoto di idee dell’attuale opposizione - rappresentato da un Pd che non propone, non contrasta, insomma non agisce - può costituire per lui una sacca di voti di sinistrofili insoddisfatti non indifferente. Oggi non esiste più l’opposizione destra– sinistra, ma tutto ruota intorno al pro–contro Berlusconi, e Fini sembra essere l’unico dotato di personalità e idee tali da sostenere questa crociata. Attenzione anche alle grandi possibili coalizioni con Casini e Rutelli e alla possibile entrata di Montezemolo. Ma questa è una pagina politica ancora tutta da scrivere. Al momento, due sole certezze. La prima è che Fini ancora non può fare una mossa; è troppo debole per contrastare lo strapotere di Arcore, e dovrà logorare lentamente un Berlusconi speranzoso in qualche possibile scandalo o sentenza in arrivo. L’altra è che il cavaliere non starà a guardare. Il potere berlusconiano sicuramente agirà per attirare politici indecisi dalla sua parte. Il tutto grazie anche al lavoro di abili politici come quel La Russa che gode di una cerchia di amicizie non indifferente. Ma un partito può fare da ago della bilancia: la Lega. Non nell’accezione comune, che la considera come il partito del federalismo e delle riforme. Il federalismo e le riforme – riteniamo - non si faranno. Per il primo mancano i tempi necessari a dirimere le principali questioni: basti pensare al ruolo delle regioni a Statuto Speciale o alla proprietà degli immobili che coprono il debito pubblico. Riguardo le riforme, il Nella pagina a sinistra: Gianfranco Fini seduto accanto a Silvio Berlusconi; Sotto: Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri; A destra: Luca Cordero di Montezemolo
semplice fatto che tutti ne parlano, ma non si è vista una proposta concreta su cui discutere, dovrebbe far riflettere sulla nebbia d’incertezza e di confusione che le avvolge. A questo punto, si pensi a cosa accadrebbe se il popolo del Nord scoprisse che il federalismo non è altro che un bluff che viene tirato in ballo all’occorrenza per distrarre da problemi più seri, quelli reali del paese reale. È quasi certo che in futuro uscirà qualcosa di nuovo sulla vicenda e molti tremeranno. Forse Feltri porterà alla luce a tempo debito il fascicolo riguardante Fini minacciato più volte. Forse le procure tuoneranno ancora. Sembra
proprio di assistere ad una partita di poker. Ma i problemi degli italiani? L’economia? L’attenzione per la Grecia? Quelle carte, ancora una volta, non stanno nel mazzo dei nostri politici.Z
uola di leg al i t à A sc
LA VOCE DELLA LIBERTÁ
Tre ricorrenze importanti, tre volti dell’antimafia: Impastato, Falcone e Borsellino. Seguiamo da vicino l’esperienza vissuta dai ragazzi del liceo scientifico “Majorana” di San Giovanni La Punta, impegnati nel rivendicare una Sicilia libera da mafia e criminalità a cura di Emilia Giuliana Papa e Patrizia Seminara Spezziamo una lancia a favore di quei giovani che, in barba a chi li mette spesso sotto accusa, ci fanno ben sperare nel futuro. Un futuro che invece, di questi tempi, offre prospettive poco rassicuranti. Sono gli studenti del liceo Majorana di San Giovanni La Punta. Credono ancora in determinati valori e si attivano per diffonderli, operando in concreto per provare a costruire una società più onesta e più giusta. E, soprattutto, ci tengono a far sentire la propria voce. All’avvicinarsi del 32° anniversario della scomparsa di Peppino Impastato, sono loro stessi a contattarci. Elisa (V F), Giorgia
(IV B), Marco (III B), Alfredo (II E), per non citarne che alcuni. Sono determinati a far conoscere le loro iniziative a favore della cultura della legalità al maggior numero di persone: in particolare, ma non solo, la partecipazione autogestita alla manifestazione che il 9 maggio di ogni anno a Cinisi ricorda, appunto, l’assassinio di Peppino Impastato, avvenuto nel 1978 per mano della mafia. Pieni di entusiasmo, ci raccontano la loro esperienza e le loro sensazioni, ci parlano degli ideali in cui credono. Noi, li abbiamo ascoltati. Z
INTERVISTE E TESTIMONIANZE DAL LICEO MAJORANA Salve, Elisa. Sei stata tu a contattare la nostra redazione con l’intento di rendere nota la vostra partecipazione alla manifestazione di Cinisi, del 9 maggio, in memoria di Peppino Impastato. Raccontaci dall’inizio. Com’è nata l’idea di farvi promotori di questa iniziativa? Sì, questo è il terzo anno che vede la partecipazione di noi studenti dell’Istituto “Majorana” di San Giovanni La Punta alla manifestazione commemorativa in onore di Peppino Impastato. In realtà il viaggio a Cinisi è nato, tre anni fa, come progetto autogestito ad opera di un gruppo di noi ragazzi del liceo scientifico. Allora la scuola aveva invitato Giovanni Impastato, fratello di Peppino, a parlare dell’antimafia e della sua personale esperienza. Fu così che abbiamo deciso tutto e, autonomamente, ci siamo recati a Cinisi con un pullman da noi stessi noleggiato, prendendo parte alla manifestazione e visitando per la prima volta la “Casa memoria”. Allora eravamo solo in trenta. Insomma, il primo anno fu tutto affidato un po’ all’improvvisazione e all’intraprendenza di voi studenti… Esattamente. Poi, però, quella prima esperienza, per noi assolutamente positiva, ci ha spinti a riprovarci più in grande: a partire dall’anno successivo abbiamo registrato un numero di adesioni sempre crescente da parte degli altri studenti, arrivando fino a una settantina di ragazzi, anche del biennio. Così abbiamo cercato di organizzarci meglio: si è pensato di pubblicizzare la nostra iniziativa fuori dai confini del nostro istituto, abbiamo chiesto e ottenuto l’appoggio di alcuni docenti, in particolare dei proff. Pezzinga, Bonanno, Mazza, Montalto, per citarne alcuni. Grazie a loro, già durante l’anno scolastico 2007/2008, era nato a scuola un progetto PON sulla
legalità, che aveva previsto diverse iniziative e incontri con personaggi impegnati nella lotta alla mafia (Andrea Vecchio, Rita Borsellino, lo stesso Giovanni Impastato). Diciamo che la nostra partecipazione annuale alla manifestazione di Cinisi rappresenta un po’ il coronamento di questi impegni.
Adesso siete anche supportati, dunque, dal vostro istituto… Grazie alla nostra caparbietà, all’appoggio dei professori e delle nostre stesse famiglie, che hanno lottato per la nostra causa, quest’anno il Consiglio d’Istituto e la Direzione stessa dell’Istituto hanno autorizzato in modo più “formale” la nostra trasferta a Palermo. Anche se si tratta di un fatto puramente simbolico, ciò rappresenta, per noi, un grosso traguardo: una cosa è che l’evento parta dai ragazzi e si fermi lì, un’altra che sia la scuola in veste “ufficiale”, a farsi, in qualche modo, co-promotrice dell’iniziativa. Anche per la tranquillità delle famiglie degli studenti più piccoli, questo è stato un passo avanti.
all’associazione Libera. Un impegno non da poco… Sì, ma è stata una scelta convinta nata lo scorso anno, quando Giuseppe Vinci in rappresentanza di Libera ci ha fatto conoscere l’associazione e i suoi scopi. Poi, quest’anno, durante un’assemblea d’istituto, diverse classi della scuola hanno deciso di aderire assieme al prof. Pezzinga, che ci ha accompagnato alla manifestazione “Dal sogno al segno”.
Raccontaci un po’ della manifestazione di quest’anno. Seguendo gli stessi ideali che animarono Peppino Impastato (la voglia di cambiare, il desiderio di giustizia), da trentadue anni tanti giovani come lui, provenienti da tutte le città di Italia, e non solo d’Italia, partecipano simbolicamente e con fervore alla grande manifestazione che ha luogo ogni anno e che attraversa i due piccoli paesi limitrofi, Terrasini, dove ha sede Radio Aut, ancora attiva, e Cinisi, sulla cui via principale si affaccia la piccola e accogliente casa di Peppino Impastato, divenuta “Casa Memoria”. Per la prima volta quest’anno il corteo è terminato sotto il palazzo di Gaetano Badalamenti (mandante dell’omicidio di Peppino) finalmente confiscato e consegnato all’Associazione Peppino Impastato, che così vede realizzato uno dei suoi più grandi sogni. Cosa vi resta, ogni anno, di questa esperienza? Un grande entusiasmo e un senso di serenità e di libertà. Ricordo che, in occasione del 30° anniversario del delitto, dall’alto si vedeva una folla di persone, un numero di teste non quantificabili che venivano verso di noi come un fiume in piena! Ci tengo, però, a sottolineare un particolare: anche se la partecipazione al corteo è sempre massiccia, persino da parte di stranieri, gli abitanti di Cinisi appaiono indifferenti e quasi ostili. C’è poca partecipazione locale, nessuna scuola, né ragazzi del luogo, a testimoniare la presenza del paese. Ricordo che, il primo anno, la gente teneva le finestre chiuse e, nonostante i nostri inviti a scendere in strada con noi, si barricava in casa, forse per paura, quasi non volesse sapere o ricordare. Noi, invece, vogliamo sia sapere che ricordare. Ora passiamo a te, Giorgia. Tu sei ancora più giovane, frequenti il IV liceo, eppure ti mostri battagliera e attiva, tanto da aver già aderito
Quando si è svolta e in cosa è consistita la manifestazione? Si trattava finalmente di un’iniziativa che ci coinvolgeva in prima persona. Libera organizza tanti eventi e progetti dedicati a noi studenti. In questo caso il 12 aprile scorso ci hanno portato in Contrada Casa Bianca, nei pressi di Sigonella (Comune di Belpasso), un terreno confiscato alla mafia e per lungo tempo abbandonato, finché non è stato assegnato a Libera, che lo ha destinato a cooperative sociali facendolo coltivare con prodotti biologici da giovani volontari. Per noi è stata una giornata piena: abbiamo letto brani contro la mafia, abbiamo ascoltato le testimonianze della figlia di Giuseppe Fava e del comandante provinciale dei Carabinieri, ognuno con una sua storia da raccontare. Abbiamo lanciato aquiloni con slogan scritti dagli alunni delle 12 scuole presenti. E poi…non dimenticherò mai la corsa simbolica a squadre fatta sotto la pioggia! In che senso corsa “simbolica”? Ci siamo riappropriati del terreno giocando e cantando sotto quella pioggia rigenerante che pareva portar via con sé tutto il male e il sangue a cui il terreno aveva fatto da scenario. Nel luogo in cui era stato trasportato anche tritolo, noi correvamo a staffetta, e il nostro testimone era un ramoscello d’ulivo. Grazie, ragazzi. Complimenti per il vostro entusiasmo, e in bocca al lupo. Z
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TESTIMONIANZE. 9 MAGGIO
LO SLOGAN. L’IDEALE REALIZZABILE Mare di un blu intensissimo. Sole caldo. Bandiere su bandiere di ogni tipo di associazione o circolo. Striscioni colorati afferrati con energia da giovani altrettanto energici. Camionette da cui si levano canzoni meste o allegre che inneggiano alla vita, alla lotta per la libertà, alla lotta per essere uomini pensanti, degni di tale nome: costituiscono la colonna sonora della coraggiosa manifestazione. Ma l’elemento che di certo fa maggiore impressione è quello delle teste. Già, le teste: 100, 500, 1000 teste, che esultano, ridono, cantano. Non si può vedere altro che un’infinita schiera di teste, ricciute, rosse, bionde, teste che sfiorano l’orizzonte e che addirittura sembrano superarlo. Così come gli ideali sembrano poter superare qualsiasi limite materiale che lo spazio e il tempo paiono imporgli. Più o meno questo è l’emozionante e coinvolgente pensiero che anima tutti coloro che partecipano, anzi che sono protagonisti del grandissimo corteo che, ogni anno, ha luogo in memoria di Peppino Impastato il 9 maggio, a ricordo del suo assassinio, avvenuto nello stesso giorno del 1978 a Cinisi. […]
Giovani come i ragazzi del Liceo Scientifico “E. Majorana” del Polivalente di San Giovanni La Punta, i quali, consapevoli che omertà è sinonimo di rinuncia alla libertà, per il terzo anno consecutivo si sono recati a Cinisi per ribellarsi a questo sistema clientelare per urlare contro “chi sotterra la coscienza nel cemento” (canterebbe Fabrizio Moro), per perseguire quegli ideali che non verranno mai logorati dal tempo, quegli ideali che camminano sulle loro gambe, sulle gambe di tutti noi. E così questi giovani studenti, pur essendo molti di loro minorenni e pur dovendo affrontare una moltitudine di ostacoli, ogni anno si ostinano, si impuntano, per essere lì presenti, con i loro striscioni, i loro canti, le loro teste. Teste che hanno ancora il coraggio di sognare, di sognare un mondo migliore. Teste che hanno la consapevolezza di poterlo realizzare. La tua testa. Le vostre teste. Le nostre teste. D’altronde… SE NON ORA, QUANDO? SE NON QUA, DOVE? SE NON TU, CHI? Elisa P., V F
ANTEPRIMA A CINISI: UN FILM SU FELICIA IMPASTATO
COS’É LIBERA
Da 14 anni organizza ogni 21 marzo la Giornata della Memoria per ricordare le vittime della mafia, di cui tenta di ricostruire le storie. Ma non è solo memoria. È anche impegno concreto. Libera è un’associazione riconosciuta dal Ministero del Lavoro, della Salute e della Solidarietà sociale, nata nel 1995 con lo scopo di promuovere azioni concrete in direzione della lotta alle mafie. Coinvolge nelle sue iniziative scuole, università, altre associazioni, cooperative sociali, Enti Locali, gruppi di volontari e società civile sostenendo progetti di riqualificazione dei terreni sottratti alla criminalità, campi di lavoro, attività antiracket e antiusura, corsi di formazione e campi estivi. La sua rete di associati, con sede centrale a Roma, si estende in tutto il territorio nazionale, ma opera innanzitutto dove c’è più bisogno di solidarietà e legalità: in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia. Per aderire e/o sostenere Libera, scarica moduli e quote visitando il sito www.libera.it
Dopo i Cento Passi, successo cinematografico del 2000, ecco che, a sorpresa, viene proiettato in anteprima nazionale a Cinisi il 24 maggio un nuovo film dedicato alla figura semplice eppure eroica di Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato. Morta nel 2004, la donna non ha avuto dubbi di fronte alla scelta tra un marito mafioso e un figlio ribelle al sistema. “Felicia. La mafia uccide e il silenzio pure”, regia e sceneggiatura del napoletano Gregorio Mascolo, è un lungometraggio che racconta la sua storia di coraggio e consapevolezza in difesa del figlio e della sua memoria, a partire dalla morte di Peppino fino alla condanna del boss Badalamenti. Il film, girato a Cinisi e Monreale nel maggio 2009 e prodotto dalla Dream, sarà proiettato in scuole e università, e ovunque venga richiesto, ma a tutt’oggi non è prevista una rete fissa di distribuzione nelle sale cinematografiche né in tv, poiché il film non ha ricevuto contributi pubblici né attenzione da parte delle istituzioni. Lo afferma amareggiato Giovanni Impastato in una recente intervista a “Il fatto quotidiano”.
2010: LA PAROLA AI RAGAZZI 9 MAGGIO 1978. Per molti anni è stato ricordato solo come il giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ma per noi questa data è anche, e forse soprattutto, quella della morte di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia. Una storia che poteva cadere nel dimenticatoio ma che, grazie all’impegno di Giovanni e Felicia Impastato, rispettivamente fratello e madre di Peppino, e alle iniziative dell’associazione “Peppino Impastato” e di numerose altre associazioni antimafia, è rimasta viva ancora oggi. Dal 1979 ogni anno a Cinisi, in occasione dell’anniversario della morte di Peppino, ha luogo un corteo che ripercorre i punti chiave della sua vita, partendo da Radio Aut fino alla sua abitazione […]. Quest’anno, che, per di più, capitava di domenica, siamo partiti circa in novanta in direzione Cinisi,
rendendo necessario l’impiego di due pullman. Un’esperienza indimenticabile per ciascuno di noi. La sola nota negativa di quest’esperienza è stata la scarsa partecipazione degli abitanti di Cinisi. L’atmosfera, che doveva essere allegra e festosa, era buia e cupa nel paesino, che sembrava quasi in lutto; un’atmosfera surreale: finestre sbarrate, gente rinchiusa nelle proprie dimore. Paradossalmente questo eroe di Cinisi, del quale i compaesani dovrebbero essere fieri, diventa quasi una vergogna per un paese che ancora non è uscito dalla stretta mafiosa. Da questo punto di vista il gesto della consegna delle chiavi del palazzo di Tano Badalamenti all’associazione “Peppino Impastato” rappresenta un’occasione di rilancio e di riscatto per l’intera città. Marco F., III B
9 maggio 1978, 23 maggio 1992, 19 luglio 1992: Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino Tre date, tre nomi da non dimenticare. Dei quali ricorrono, quest’anno, rispettivamente il 32° e il 18° anniversario delle morti. La storia di Peppino Impastato, fatta conoscere soprattutto dal film I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana, magistralmente interpretato da Luigi Lo Cascio, è quella di un giovane siciliano nato in seno ad una famiglia mafiosa, il quale, con coraggio, si ribella al padre - alla sua mentalità e a quella del paese natale, Cinisi, a pochi chilometri da Palermo – e avvia una strenua battaglia contro la mafia. Nel 1976 fonda a Terrasini, insieme ad alcuni amici, ‘Radio Aut’, che utilizza per combattere pubblicamente il boss di Cinisi, Tano Badalamenti, il quale abita poco lontano (a “cento passi”) dalla casa della famiglia Impastato. Peppino e la sua radio usano l’arma dell’ironia infastidendo la mafia che, invano, cerca di metterli a tacere. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino scompare. Il suo corpo verrà ritrovato dilaniato sulle rotaie del treno, i suoi assassini vogliono far credere a un suicidio. Ma gli amici, la madre Felicia, il fratello Giovanni riescono a dimostrare l’origine mafiosa dell’omicidio: dopo gravi sospetti di depistaggio, dopo lunghe e tormentate vicende giudiziarie, che hanno visto anche l’archiviazione e la riapertura delle indagini, nell’aprile del 2002 Tano Badalamenti, oggi deceduto, viene condannato all’ergastolo come mandante dell’assassinio di Impastato. Comune il destino dei due magistrati palermitani, coetanei e compagni di giochi, poi uniti nel lavoro, che, negli anni Ottanta lavorano insieme contro lo strapotere della mafia a Palermo. Si dice che giocassero nei quartieri popolari della città che fra i loro compagni probabilmente c’erano anche
alcuni che dovevano diventare, in futuro, uomini di “Cosa Nostra”. Ma proprio il loro essere siciliani e l’essere nati e cresciuti in quella particolare realtà che conoscevano così profondamente costituì, forse, il loro punto di forza. Dopo i primi successi - in qualità prima di membri dell’Ufficio Istruzione processi penali del tribunale di Palermo, poi di uomini guida del pool anti-mafia - e in seguito agli omicidi del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, del capo del pool anti-mafia Rocco Chinnici, dei funzionari Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, loro stretti collaboratori, Falcone e Borsellino riescono a mettere in piedi il famoso maxi-processo sul cui banco degli imputati sedettero, all’epoca, ben 475 mafiosi, condannati nel 1987. Hanno così inizio, per i due magistrati, anni difficili. Il pool anti-mafia viene sciolto. Si fa ostruzionismo a Palermo nei loro confronti. Falcone e Borsellino sono tenuti lontani dalle vicende giudiziarie più scabrose della città.. Falcone chiede trasferimento a Roma, dove pensa alla creazione di una Direzione Nazionale Antimafia. Ma il 23 maggio 1992 è ucciso insieme alla moglie e a tre agenti della scorta: sull’autostrada che conduce dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo per Capaci: un’esplosione causata da cento chili di tritolo investe le auto sulle quali viaggiavano le vittime. Solo due mesi dopo, il 19 luglio, un’auto esplode in via D’Amelio, a Palermo, sotto casa della madre di Paolo Borsellino, ucciso con cinque uomini della scorta. Comune mandante delle due stragi è il corleonese Salvatore Riina, assicurato alla giustizia nel 1993. Ma non tutti i particolari della vicenda, a tutt’oggi, sono stati completamente chiariti. Z
RISPARMI CHI PUÒ È in corso in Sicilia la sperimentazione di “Energy life”, un dispositivo in grado di rilevare in tempo reale i consumi di energia elettrica all’interno delle case. “Be Aware”: le nuove frontiere del risparmio energetico Quando si tratta di energia elettrica, che genere di consumatori siamo? Attenti, consapevoli, oppure distratti? Si incarica di rispondere a questa domanda “Be Aware”, un progetto, promosso dalla Comunità Europea, che presenta un nuovissimo sistema di monitoraggio del dispendio energetico domestico ed è da poco utilizzato, in via ancora sperimentale, anche nella provincia di Catania. Quattro famiglie volontarie del catanese sono già state oggetto di un dettagliato sondaggio sulle proprie
personali abitudini in materia di consumi di energia elettrica, e subito dopo sono state dotate di “Energy life”: si tratta di un software che permette di controllare dal proprio telefonino, se di ultima generazione, o dal computer, l’andamento dei propri consumi, minuto per minuto. Grazie a questo monitoraggio, ideato da Giulio Jacucci, coordinatore della ricerca europea, non è necessario attendere le bollette per conoscere la quantità di energia consumata, ed è in tal modo più facile acquisire consapevolezza delle proprie abitudini e, eventualmente, modificarle. I primi dati, attesissimi, saranno resi noti nei prossimi mesi. La sperimentazione di “Energy life”, già ultimata in Finlandia, alla periferia di Helsinki, ha contribuito ad abbassare i consumi di energia elettrica del 15%, dimostrando che un fattore chiave per il risparmio è la consapevolezza dell’utente. Lasciare una luce accesa o non curare la manutenzione di alcuni elettrodomestici sono, ad esempio, dei comportamenti molto
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di Irene Giuffrida
diffusi che raramente trovano riscontro nei sondaggi, in cui gli intervistati dichiarano quasi sempre uno stile di vita improntato al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità. Consultare sul proprio cellulare o sul computer i dati relativi ai propri consumi diventerà forse, in un futuro non troppo lontano, un’operazione di routine all’interno delle famiglie; ed è per questo che gli scienziati coinvolti nel progetto sono adesso impegnati a studiare il modo di animare e dotare di maggiore interattività e facilità d’uso il software già disponibile. Z
IL BLUFF DEI CERTIFICATI VERDI Dal 1999 è attivo, nel nostro paese, un sistema di incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Ma non tutto è come sembra di Fausto Grasso Si tratta di una procedura piuttosto semplice, con obblighi e benefici. Obblighi per i produttori di energia da fonti fossili, ai quali è richiesto, ogni anno, di trasformare una parte della loro produzione, da fossile a rinnovabile, per immettere una percentuale minore di Co2 nell’aria. Invece, ai produttori da fonti rinnovabili viene concesso dallo Stato, un “Certificato Verde” per ogni MWh prodotto. Ciò che lascia perplessi è che, secondo la stessa normativa vigente (D.L.79/99), esiste un altro modo per procurarsi i certificati: chiunque non sia riuscito a produrre energia da fonti rinnovabili può comprarli sul mercato da chi li
ha già ottenuti per meriti accertati. Si vanifica, così, quello che poteva essere un incentivo alla produzione di energia “pulita”. Ancora, dunque, non è del tutto chiaro il sistema, in quanto lo Stato stabilisce le percentuali di
produzione da fonti rinnovabili e i benefici per coloro i quali si attengono alle linee guida, mentre impone l’acquisto di Certificati Verdi a chi non rispetta le percentuali fissate. Ma non si esprime sul prezzo dei Certificati Verdi né attesta quanto valgano economicamente. È il mercato a stabilirne il valore. Il che ha portato ad un aumento imprevisto dell’offerta e ad un conseguente crollo del prezzo dei certificati. Altra lacuna nel sistema è il fatto che non ci sia un organo preposto al controllo e alla guida per la realizzazione del tipo d’impianto, quindi nella “corsa al certificato verde” vengono messi sullo stesso piatto della bilancia sia gli impianti con costi di gestione elevati, sia quelli più a buon mercato, sia quelli che vengono proposti dal mercato che quelli più consoni ad un determinato territorio. Si definiscono impianti che utilizzano fonti rinnovabili tutti quelli che adoperano il sole, la forza del vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e le biomasse. In tale situazione, l’eolico, con i suoi bassi costi gestionali e minor costo
ALCUNI AFFARI VERDI IN ITALIA
Nel business dei certificati verdi vogliono entrarci tutti, sia imprenditori grossi, che piccoli, italiani o stranieri. E ricordiamo che non esiste un controllo. La Basilicata, la Calabria e la Toscana sono state le prime regioni italiane a denunciare l’inutilità di certi impianti eolici. Ad esempio. La società spagnola Gambesa, leader mondiale dell’eolico, ha puntato l’isola di Capo Rizzuto, in Calabria, per costruire il parco eolico più grande d’Europa. Anche l’idroelettrico è sotto accusa, come avviene in Valtellina, nel Parco dello Stelvio, in cui una società privata sta costruendo un’impianto sul torrente Rezzalasco.
d’impianto, è stato sfruttato in ogni dove, spazzando via però tutte le altre tecnologie, magari più appropriate a un determinato territorio e meno invadenti per il panorama. E così, camminando per le autostrade italiane, da nord a sud, il paesaggio è deturpato da centinaia di pale eoliche. Il progetto dei certificati verdi doveva favorire sia il pubblico che il privato, incentivando una produzione rispettosa dell’ambiente, invece di creare un divario maggiore tra i due, favorendo di gran lunga i grandi attori economici a discapito della popolazione che ne subisce i risultati. Un’altra sconfitta della politica ambientale italiana. Z
Binge drinking Fenomeno in crescita e dati preoccupanti riguardo l’abuso di alcool negli adolescenti. Questo il quadro europeo. Ma sono già in atto delle contromisure Importato dal Nord-Europa negli ultimi, il ‘binge drinking’ dall’inglese drinking (bevuta) e binge (baldoria): bere per ubriacarsi – è un fenomeno che coinvolge oggi l’intera popolazione, senza esclusione di classi sociali o età. Consiste nel bere, in modo compulsivo, fino a 5-6 drink in una sera, non certo sorseggiando ma tracannando tutto d’un fiato, “alla goccia”, in un lasso di tempo breve,
rispetto ad altri paesi della Comunità Europea. L’allarme è scattato perchè, da recenti studi sull’argomento, si è rilevato che negli ultimi 10 anni è aumentata la percentuale di ragazzi sotto i dodici anni che fanno uso di alcolici. L’indagine ESPAD 2003 (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs), condotta in Italia dal Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con il Dipartimento Nazionale per le Politiche Antidroga, rilevava già che il 13% degli intervistati di età compresa tra i 15 e i 16 anni assumeva alcool con lo scopo di ubriacarsi. Inoltre, dal Rapporto ESPAD 2007, pubblicato nei primi
di Fausto Grasso
mesi del 2009, curato dal CNR di Pisa, si rileva una diminuzione, negli studenti europei di 15-16 anni, del consumo di droghe, cui corrisponde, però, un sensibile aumento dell’abuso
ALCOOL IN EUROPA
Il commercio di bevande alcoliche incide con circa 9 miliardi di euro l’anno sul bilancio totale degli scambi commerciali. La fonte di reddito derivata dalla tassazione di bevande alcoliche rappresenta un importante introito per i singoli governi (circa 25 miliardi di euro nel 2001). L’alcol è responsabile del 7,4% di tutte le disabilità e delle morti premature. Si stima che dai 5 ai 9 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi di alcool ed ogni anno avvengono 60.000 nascite di bambini sottopeso. Sono circa 10.000 i morti per incidenti stradali correlati all’abuso di alcool di persone che non sono alla guida Fonte:Institute of Alcohol Studies, UK. 2006
tale da provocare nell’organismo un vero e proprio shock, una sorta di avvelenamento. Ciò genera disturbi di concentrazione e deficit di memoria perchè, durante l’assunzione, la quantità di ossigeno che arriva al cervello diminuisce drasticamente, provocando danni epatici, cardiaci e renali. Per questo motivo il binge drinking è stato definito una vera e propria dipendenza da alcool. Questo fenomeno sociale sta interessando l’intero pianeta e mette in allerta genitori, sociologi, psicologi ed équipes mediche. In Italia, in cui è viva la cultura del vino durante i pasti, esso ha avuto un maggiore impatto sull’opinione pubblica
Per porre un freno o comunque mitigare il danno, la Comunità Europea ha attuato diversi piani di sensibilizzazione ed informazione e ha adottato alcune misure relative alla commercializzazione e alla vendita degli alcolici. In Italia, dal 1999, è in vigore l’Accordo Stato/ Regioni, in cui le varie USL operano per la cura, l’informazione e la prevenzione dell’alcol-dipendenza, mentre la Legge 30.3.2001 nr.125, “Legge quadro in materia di alcool e problemi alcolcorrelati”, prevede un insieme di adempimenti finalizzati alla prevenzione, alla cura e al reinserimento sociale degli alcol-dipendenti, ad opera sia delle Amministrazioni regionali che del Dipartimento della Salute e Solidarietà sociale. Tra questi, lo stanziamento di fondi, per il monitoraggio dei dati, pari a circa 500.000 euro all’anno, a partire dal 2001, e di circa un milione di euro per la prevenzione e l’informazione
di alcool, accoppiato per di più all’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica. Altro dato interessante, rilevato sempre da tale studio, è il posizionamento dell’Italia rispetto agli altri paesi europei presi in esame, in relazione agli undicenni che si sono ubriacati due o più volte nella vita: se la media europea è del 4,1% il nostro paese ha una media di 5,2% A risentirne è anche la qualità del consumo di alcolici; infatti negli ultimi anni è diminuita la percentuale di popolazione che beve vino durante i pasti ed è aumentata, invece, quella che beve superalcolici lontano dai pasti o addirittura in sostituzione, mantenendo comunque una flessione negativa del consumo di alcool puro in un anno, dal 1995 (9,6 litri/anno) ai giorni nostri (7,6 litri/ anno). Ma questo è un trend di quasi tutta l’Europa, ad esclusione della Repubblica Ceca, di Cipro, della Finlandia e del Regno Unito in cui, in questo trentennio, il tasso di consumo
di alcool è aumentato. Altri dati interessanti sono quelli inerenti le “ubriacature” dei tredicenni (in cui gli inglesi hanno il primato con una media del 28,7% – tra maschi e femmine – mentre l’Italia si colloca agli ultimi posti con un media del 6,3%) e quelle dei quindicenni (in cui stavolta sono i danesi a raggiungere la media più alta – 66,3% – a dispetto dell’Italia in cui la media è solo – si fa per dire – del 19,8%). Un dato curioso è, invece, il fatto che, tra i quindicenni intervistati, le ragazze gallesi, finlandesi e spagnole bevono più dei loro coetanei maschi. Inoltre, alla domanda se l’intervistato consideri il consumo di alcool dannoso per la salute, il 66% degli intervistati italiani, dagli 11 agli oltre 65 anni di età, risponde di non ritenerlo dannoso, percentuale maggiore rispetto alla media europea (62%).
in scuole, penitenziari, centri di aggregazione giovanile e ambienti militari. Inoltre, sono stati stanziati fondi per il Ministero dell’Interno, al fine di intensificare i controlli sulla guida. Insomma, pare che la macchina organizzativa sia in moto, si spera solo che non si arruginisca o incontri qualche ostacolo. Z
Giovanna D’Arco, la “pulzella d’Orléans” di Sebastiano Di Bella
Settembre 1428, guerra dei Cent’anni: gli Inglesi Così accade: il 12 febbraio 1429, nella battaglia assediano la temibile città fortificata di Orléans. La guarnigione della città decide di resistere a oltranza e si batte duramente. Il delfino Carlo raduna un esercito con l’intento di liberare la città, ma viene annientato dagli Inglesi. Il morale della Francia è veramente basso e nessuno nutre più speranze di salvare Orléans. Ma ecco che una giovinetta di 17 anni muta improvvisamente il destino della città.
Si chiamava Giovanna d’Arco.
Era nata nel 1412 in un piccolo villaggio chiamato Domrémy sui Vosgi, situato tra la Lorena e la Champagne, da una famiglia di semplici contadini. Da bambina, Giovanna, bada alle faccende domestiche, al lavoro dei campi e al pascolo, crescendo forte e sana. Appena tredicenne, comincia a udire quelle che lei stessa definisce le “voci”. Si rivolge, impaurita, al parroco del paese e ai genitori, ma nessuno la comprende né la rassicura, eppure le voci si fanno sempre più insistenti e perentorie…Lei è certa di non essere uscita di senno, decide di ascoltarle e quando, compiuti i 17 anni, dalle voci arriva un ordine molto preciso, quello di salvare Orléans, senza esitazione lascia la famiglia e raggiunge la città di Vaucouleurs. Qui trova il comandante delle guardie regie, Robert de Baudricourt, e gli espone la sua missione. Ma viene allontanata e trattata come una pazza. Giovanna non demorde e predice che il delfino subirà una tremenda sconfitta.
detta ‘des Harengs’, l’esercito francese viene sbaragliato. Questo funesto evento dissipa tutti i dubbi su di lei. I cittadini di Vaucouleurs si tassano e le comprano armi, destriero ed armatura, mentre alcuni gentiluomini la conducono subito dal Re presso Chinon. Il re Carlo, per testare la buona fede della fanciulla, si traveste da cortigiano e pone sul trono un impostore. Giovanna lo scova, senza esitare, tra i cortigiani, e, in più, gli rivela cose che solo lui poteva conoscere. Carlo si convince e dona a Giovanna un’armatura nuova. Lei rifiuta: vuole soltanto una bandiera bianca con i gigli di Francia, l’immagine del Cristo e la scritta Jesus – Marie.
Viene quindi esaminata
rispetto.
dal clero e dall’Università, che danno il loro benestare alla sacra missione. Trascorrono solo poche ore e Giovanna vuole già conoscere i suoi capitani, che, incuriositi da quella fanciulla chiusa nella lucente armatura, la guardano con sospetto e sorpresa. Nonostante tutto, si dicono disposti ad obbedirle e seguirla in battaglia con onore e
Pochi giorni dopo, Giovanna, alla testa di una
grande armata di cavalieri e fanti, è sotto le possenti mura di Orléans. Si toglie l’elmo, e i suoi lunghi capelli biondi fanno capolino scivolando sull’armatura; quindi sguaina la spada e dal cavallo urla la sua sfida agli Inglesi. In seguito a diversi, furiosi assalti e aspri combattimenti corpo a corpo in
consegna a Giovanni di Lussemburgo, vassallo del duca di Borgogna, che, a sua volta, la vende agli Inglesi. Il re di Francia non fa nulla per riscattarla ed aiutarla.
I vincitori si accaniscono su di lei e la trascinano
a Rouen, accusandola di stregoneria dinanzi a un tribunale di Inglesi e di asserviti all’Inghilterra. Il vescovo Beauvais Cauchon presiede l’iniquo processo, nel quale Giovanna non ha difensori. Queste le accuse imputatele: false visioni, stregoneria, aver vestito abiti maschili, abbandono della casa paterna senza il consenso dei genitori. Giovanna si difende con tutte le sue forze e, guardando negli occhi il vescovo, dichiara di non riconoscere quel tribunale. La terribile sentenza, pronunciata il 29 maggio 1431, viene eseguita il giorno seguente: Giovanna è arsa viva come strega ed eretica nella piazza del mercato di Rouen.
cui Giovanna si distingue per il suo valore, otto giorni dopo Orléans è libera!
Affinché le ceneri di Giovanna non fossero venerate dai Francesi come reliquie, gli Inglesi le gettano nella Senna. Nel 1455 Papa Callisto III autorizza la revisione del processo. La memoria di Giovanna viene così riabilitata. Pio X, nel 1909, proclama Giovanna D’Arco beata. Z
La fama di Giovanna cresce,
e con lei la speranza di cacciare gli Inglesi dalla terra di Francia. La fanciulla passa di vittoria in vittoria, stimata dai suoi capitani e temuta dagli Inglesi. Intanto, il 17 Luglio 1429, nel corso di una sontuosa cerimonia a Reims, il delfino viene incoronato re di Francia con il nome di Carlo VII. Nonostante le recenti vittorie, i Francesi si trovano ancora in una posizione di debolezza e il nemico si appresta a riorganizzarsi. Carlo rifiuta il consiglio di Giovanna di marciare su Parigi e comincia, insieme alla sua corte, a mostrarsi freddo e ingrato verso la “pulzella d’Orléans” (come viene chiamata Giovanna dopo la grande vittoria). Nel corso di una sfortunata battaglia nei pressi di Compiègne, Giovanna è ferita e fatta prigioniera dagli anglo-borgognoni di Wandonne, il quale la
Da sinistra ritratto di Giovanna D’Arco, lo stemma dell’esercito francese, la locandina del film ispirato a Giovanna D’arco con Ingrid Bergman, un ritratto di Carlo VII di Jean Fouquet. A sinistra la spada di Giovanna D’Arco, costodita presso il Museo di Belle Arti di Dijon, in Francia.
L’Italia sceneggiata:
omaggio a Furio Scarpelli di Gabriele Montemagno
La sceneggiatura costituisce l’ossatura di un film, ciò Certo, non staremo ad elencare i meriti di questo grande che fornisce una logica e una motivazione alla sequenza delle immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Perciò si può affermare che, se il regista è colui che punta il suo sguardo sul mondo, lo sceneggiatore è colui che lo orienta, questo sguardo. E lo orienta sulla base della sua personale visione delle cose, della sua sensibilità, della sua cultura.
È scomparso il 28 aprile scorso lo sceneggiatore
Furio Scarpelli, uno di quegli uomini che hanno dato un immenso contributo al cinema italiano. Nel ricordarlo, il nostro pensiero non può non andare anche ai compianti Age (grande sceneggiatore anch’egli e sodale di Scarpelli) e Dino Risi, con i quali Scarpelli ha firmato molti film importanti; basti pensare solo ai titoli più noti quali La marcia su Roma (1962), I mostri (1963), Straziami, ma di baci saziami (1966), senza dimenticare la sua collaborazione con Pietro Germi, dalla quale nacquero film come Sedotta e abbandonata (1964) o Signore & signori (1966).
sceneggiatore o la bellezza e la felicità della sua scrittura; altri, e meglio titolati di noi, continueranno a ricordarlo con incontri, proiezioni, interviste. Altri che hanno avuto anche la fortuna di lavorare con lui, apprezzandone l’umanità e condividendone l’amicizia. Come i registi Mario Monicelli, Ettore Scola, Carlo Lizzani, Paolo Virzì, Francesca Archibugi - per non fare che alcuni nomi fra i cineasti viventi - la cui collaborazione con il nostro è stata, per alcuni, lunga e prolifica, considerato quanti (e quali) film di Monicelli o di Scola portano anche la firma di Scarpelli: I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), L’armata Brancaleone (1966), La famiglia (1987), Il viaggio di Capitan Fracassa (1990), La cena (1998). Titoli, questi, ormai entrati nel nostro immaginario cinematografico.
Ma
non vanno dimenticati anche i numerosi film interpretati da Totò e sceneggiati da Scarpelli, collocabili nel suo primo ventennio di attività. Si va, infatti, da Totò le Mokò (1949) a Totò e Peppino divisi a Berlino (1962), passando per Totò a colori (1952), Totò Lascia o raddoppia? e La banda degli onesti (1956). Citando questi titoli e le loro cronologie, ci sembra di poter affermare che il grande sceneggiatore abbia cominciato a raccontare il nostro paese attraverso una “risata”, venata però di malinconica ironia, la quale, via via, è scivolata verso una più decisa tristezza ed un certo disincanto, che non dimenticano mai, però, il sorriso. Componenti, queste ultime, che sembrano sottilmente impregnare alcune fra le ultime pellicole da lui sceneggiate, come Ovosodo (1997) e N(io e Napoleone) (2006), entrambi di Virzì, o Concorrenza sleale (2001), di Scola. Tali recenti film testimoniano un costante invito a osservare sempre noi stessi e il nostro paese, seppure attraverso un illuminante sorriso, ma senza sconti. Questa, forse, una fra le tante eredità lasciateci da Scarpelli.Z
Guida alla percezione delle essenze Le piramidi olfattive
L
a nota di testa
che si sente immediatamente [ una nota volatile. Dura da immediatamente dopo la vaporizzazione sino ad un massimo di due ore. Le materie prime utilizzate sono esperidate, essenzialmente a base di limone, bergamotto, arancio e neroli.
L
L
a nota di cuore si diffonde dai primi
15 minuti sino a quattro ore dopo. Le note di cuore sono composte dal gelsomino, mughetto, caprifogliio, violetta, rosa e magnolia.
a nota di fondo si diffonde a partire da un’ora sino alle seguenti 24 ore. Ci sono alcune materie prime che durano anche 3 mesi su una mouillette. É la nota di fondo che fa durare il profumo nel tempo ed è su di essa che si vanno ad appoggiare le note di testa e le note di cuore. Si possono segnalare come materie prime l’opoponaco l’essenza di rosa, il muschio o il sandalo.
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W I TALENT-SHOW!
È la rete mediatica il luogo in cui si fa sempre più insistente e interessante la ricerca degli artisti del domani: cantanti, ballerini, attori ma anche giocolieri, ventriloqui, mangiafuoco, cubiste in veneranda età e chi più ne ha più ne metta. Ecco che spopolano come non mai i “talent-show” di Angela Puglisi
Sfornano ogni anno centinaia di volti nuovi destinati a diventare - chi più chi meno - il futuro “patrimonio artistico” dell’Italia che canta, che balla e che recita. Stiamo parlando dei Talent-show, il fenomeno che da decenni impazza a livello mondiale, proponendo format sempre nuovi, geniali e curiosi. In Italia il prototipo fu Primo Applauso, condotto nel lontano 1956 da Enzo Tortora, grazie al quale vennero lanciati personaggi come Adriano Celentano e il Mago Silvan. Nel 1966 Pippo Baudo, con il quiz musicale Sette Voci, fa conoscere al pubblico Massimo Ranieri, Orietta Berti, Al Bano e Marisa Sannia. Ma è nei primi anni del 2000 che il talentshow comincia a prendere piede con più insistenza. Si susseguono decine e decine di talent che hanno avuto più o meno fortuna. Il 2001 è la volta dell’incontrastata padrona del talentshow all’italiana, Maria De Filippi, madre dell’ormai più che conosciuto Amici, format tutto nuovo nel quale un gruppo di ragazzi scelti dopo una lunga selezione frequenta una vera e propria scuola sotto l’occhio indiscreto delle telecamere. Un successo che ad oggi è giunto alla sua nona edizione e che non sembra voler cessare. Più recente è X-Factor,
giunto solo alla terza edizione ma destinato di certo ad un grandissimo successo. Ultimo, in ordine di tempo, è Italia’s got Talent. Con quest’ultimo è ancora in corso la caccia, da parte dei tre giurati, a quello che diverrà il vero (si spera) “talento” nostrano; è paragonabile ad una sorta di corrida nella quale si esibiscono, si scoprono e si alternano veri talenti ad altri che potrebbero essere premiati benissimo per la buona volontà, per il coraggio o semplicemente per la faccia tosta che hanno avuto nel presentarsi… In tutto questo trambusto nessuno disconosce il fatto che cotanti citati talent-show siano stati realmente l’occasione per far conoscere al grande pubblico artisti di un certo livello. Veri e propri talenti - presunti o tali - che spopolano dappertutto. Il pubblico impara a conoscerli tramite la tv e continua a seguirli anche “dietro le quinte”. Tantissime, però, le meteore, quegli “artisti” che hanno lasciato precocemente le scene dello spettacolo, e altri che continuano la loro carriera in sordina. Da sempre il talent-show ha il potere di rendere “star a priori”, non c’è l’obbligo della vittoria per intraprendere una splendida carriera
QUALCHE CURIOSITÀ Anche nel ballo il talent-show è padrone e occasione per grandi contratti. Già da diversi anni i ballerini più dotati vengono ingaggiati da compagnie di ballo più o meno famose. Quest’anno è stato la volta dell’ “amico” Stefano de Martino, un bravissimo ballerino subito distintosi tra gli altri per l’originalità del suo stile di ballo. Su di lui hanno puntato gli occhi niente meno che i rappresentanti della Complexions Contemporary Ballet, una delle compagnie più famose al mondo, fondata a New York nel 1994 da Dwight Rhoden e Desmond Richardons. Insieme a lui anche Elena D’Amario, che ha ricevuto un contratto di tutto rispetto: per lei si aprono le porte della Parson Dance, la compagnia di danza contemporanea fondata a New York nel 1987 da David Parson.
perché la strada verso il successo non è preclusa a nessuno. Discografici, cantautori, compagnie di ballo e teatri di fama mondiale sembrano fare a gara per aggiudicarsi i pupilli. Un vero e proprio “mercato”, reso interessante dal fatto che chiunque può puntare su chiunque, nessuno escluso. Non esiste più l’elemento singolo ma l’insieme dei singoli talenti. Tra le voci di spicco che hanno avuto e continuano ad avere successo ritroviamo Karima, Giusy Ferreri, Noemi e Alessandra Amoroso. Questi, insiemi alle nuove voci di Marco Mengoni, Emma Marrone, Loredana Errore e Pierdavide Carone, sembrano avere in mano i primi posti delle classifiche, secondo la FIMI - Federazione Industria Musica Italiana. Note di merito anche per Chiara, The Bastards Son Of Dioniso, il gruppo punk rock Valsugano e le Yavanna, tre fanciulle elfiche dalle voci fatate. Il talentshow è stato protagonista anche allo scorso Sanremo. Oltre al fatto che, tra gli ospiti, è stata invitata Maria de Filippi, lo dimostrano i numerosi talenti che vi hanno partecipato;
LA PAROLA AI NUMERI Alessandra Amoroso: triplo disco di platino per Stupida e Senza nuvole in circa un mese. Ad un anno dall’uscita il suo ep è ancora in classifica alla trentesima posizione. Emma Marrone: triplo disco di platino con Calore, in soli 23 giorni. Il record lo detiene Pierdavide (premio della critica - Tezenis) che in soli 3 giorni vende 60.000 copie. Non sarebbe mai stato scoperto se non avesse avuto l’opportunità di partecipare ad Amici, o forse sì, ma molto in là con il tempo. Lui stesso dichiara di aver mandato dei pezzi inediti a varie case discografiche, ma nessuno di queste gli aveva dato risposta. Curioso, però, che siano state le stesse persone, dopo averlo visto esibirsi nel programma Amici, ad accoglierlo come il geniale artista successore - almeno per quanti lo vedono così - di Rino Gaetano.
senza contare che, come già successo nel 2008 con la vittoria di Marco Carta, a vincere il primo premio della categoria big è stato quest’anno Valerio Scanu, un altro “amico di Maria”. Numerose le polemiche a proposito della sua vittoria, che alcuni malpensanti attribuirebbero al fantasma dei centralini in affitto. Alle accuse Scanu replica dichiarando che le polemiche non riguardano lui. Il dubbio sul televoto pilotato non cessa, però, di creare problemi e spiacevoli malintesi. La responsabile di un call center di Rimini, intervistata dal tg satirico Striscia la Notizia, aveva ammesso già un anno fa l’imbroglio riguardante il televoto, spiegando che il gioco è molto semplice: il cliente non farebbe altro che commissionare il numero di voti necessari per scalare le classifiche. Concorrenti del Grande Fratello, di X Factors e di Sanremo’59 sembrano essere stati, allora, i clienti più affezionati. La stessa responsabile ammetterebbe
che anche quest’anno il criterio è stato lo stesso, dichiarando: “Si è rivolto a noi anche qualcuno che quest’ anno a Sanremo ha superato le zone calde e si è posizionato in una zona particolarmente alta…”. Ai telespettatori votanti non rimane che l’amara consapevolezza che anche la musica, e l’arte in generale, vengano sempre più ridotte ai minimi termini. Oggi come non mai, in nome dello show-biz e della notorietà, si perde di vista il vero scopo di queste arti. Il solito circolo vizioso. La tv, “padrona” della società, crea dei mostri sempre più difficili da sconfiggere. Certo, una volta spentisi i riflettori, tutto torna alla normalità, ma alla fine dei conti sono i numeri delle hit-parade che fanno la differenza. Nonostante le tante polemiche e le “incomprensibili” vittorie, le classifiche parlano chiaro: il talent-show ne è in gran parte il protagonista. Z
UNO SGUARDO OLTRE L’ITALIA “X-Factor” è il format nato in Inghilterra e ideato da Simon Cowell nel 2004. Nel Regno Unito è giunto alla sesta edizione e tra le star scoperte ricordiamo Leona Lewis, che, dopo la vittoria ottenuta nella terza edizione, ha avuto un successo internazionale. Sempre di Simon Cowell è l’idea che sta alla base del “Britain’s got talent”, ideato nel 2007. In patria è giunto alla terza edizione ed ha lanciato a livello internazionale la “voce d’angelo” di Susan Boyle. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il talent-show più importante è sicuramente “American Idol”, ideato Da Simon Fuller nel 2002. I cantanti di maggior successo lanciati dal programma sono Kelley Clarckson, Jennifer Hudson e Carrie Underwood, tutte vincitrici di più di un Grammy Awards.
a cura di Emilia Giuliana Papa ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
CLAUDIO ANGELINI Obama. Un anno di sfide Rizzoli, 2010 pp.207 € 17,00
GIOVANNI IMPASTATO - FRANCO VASSIA Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato Nuovi equilibri, 2009 pp.170 € 14,00
ATTUALITÀ
MASSIMO CIANCIMINO - FRANCESCO LA LICATA Don Vito. Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d’eccezione Feltrinelli, 2010 pp.311 € 18,00 ATTUALITÀ
SAGGISTICA
OLIVIERO BEHA Dopo di lui il diluvio Chiarelettere, 2010 pp.256 € 14,00 NARRATIVA STRANIERA
MARIO PORTANOVA Il partito dell’amore Chiarelettere, 2010 pp.239 € 12,00
GEORGE SAUNDERS Il paese della persuasione Minimum Fax, 2010 pp.228 € 15,00
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SAGGISTICA
ROBERTO BAIOCCO - MARIA D’ALESSIO - FIORENZO LAGHI I giovani e l’alcol. Il fenomeno del Binge drinking Carocci editore, 2008 pp.189 € 17,00
PIETRO BARCELLONA Elogio del discorso inutile Dedalo edizioni, 2010 pp.155 € 16,00
STORIA
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TAYLOR LARISSA JR. Giovanna D’Arco e la guerra dei cent’anni Bruno Mondadori, 2010 pp.293 € 26,00
GEORGE ROSE Il grande bisogno Edizioni Bompiani, 2010 pp.480 € 22,00 SAGGISTICA
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SILVIO SAFFIRIO Gli anni ruggenti della pubblicità. I grandi creativi raccontano Instar Libri, 2010 pp.447 € 19,00
DOMENICO STARNONE Fare scene. Una storia di cinema Minimum fax, 2010 pp.192 € 13,50
AUGURI, CLINT! di Gabriele Montemagno Se è vero che per fare cinema ci vuole energia e capacità, c’è chi, invecchiando, non dimostra alcuna flessione, bensì un affinamento progressivo nel proprio lavoro di cineasta. Uno di questi è certamente l’attore-regista Clint Eastwood, che lo scorso 31 Maggio ha compiuto 80 anni. Per anni identificato con l’algido pistolero o con il deciso ispettore Callaghan, Eastwood ha dimostrato invece di saper dare vita a storie e ruoli molto variegati, ricchi e complessi. Sia come attore, sia come regista-narratore. E come in una lunga sinfonia, i suoi film hanno saputo esprimere le calde note jazz (Bird, 1988), i profondi accordi epicocrepuscolari (Gli spietati, 1992), i ritmi carichi di tensione (Un mondo perfetto, 1993), le delicate note romantiche (I ponti di Madison County, 1995), i cupi suoni di una torbida storia (Mistic river, 2003), i dolorosi contrappunti della malattia (Million dollar baby, 2004), i duri timbri della realtà della II guerra mondiale (Flags of Our Fathers – Lettere da Iwo Jima, 2007), i dissonanti suoni del nostro presente razzista (Gran Torino, 2008), ma anche le luminose armonie della rinascita sociale (Invictus, 2009), per non citare che alcune delle sue opere dal contenuto terribilmente attuale. Non ci resta allora che augurargli un futuro pieno di quei grandi film che riesce ad interpretare così magistralmente. Auguri, Clint!
Cartellone Giugno 2010
MUSICA
TEATRO
CINEMA
MOSTRE
INCONTRI
DANZA
Sabato 12 Giugno
Mercoledì 16 Giugno
Sabato 19 Giugno
Banana Repubblik Teatro degli Orrori Mercati Generali h.23.00 ingresso € 15,00
CINESTUDIO Radio Days di Woody Allen USA 1987 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
CINESTUDIO Julie e Julia di Nora Ephron USA 2009 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Giovedì 17 Giugno
Domenica 20 Giugno
CINESTUDIO Settembre di Woody Allen USA 1987 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
CINESTUDIO Brothers di Jim Sheridan USA 2009 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Venerdì 18 Giugno
Lunedì 21 Giugno
Dani Siciliano dj set K7! record (USA) Mercati Generali h.23.00 ingresso € 5,00
CINESTUDIO Louise Michel di B. Delépine e G. De Kervern Francia 2008 Arena Argentina h.21.00
Sabato 12 Giugno CINESTUDIO Il Profeta di Jacques Audiard Francia 2009 Arena Argentina h.21.00
Domenica 13 Giugno CINESTUDIO Hachiko di Lasse Hallström Usa 2008 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Lunedì 14 Giugno CINESTUDIO Il Prato di Paolo e Vittorio Taviani Italia 1979 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Martedì 15 Giugno CINESTUDIO Colpo di fulmine - il mago della truffa di G. Ficarra e J. Requa USA - Francia 2009 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Venerdì 18 Giugno CINESTUDIO Easy Rider di Dennis Hopper USA 1969 Arena Argentina h.20.45 - 22.45
Sabato 19 Giugno Banana Repubblik Dente Mercati Generali h.23.00 ingresso € 10,00
Giovedì 24 Giugno Giuseppe Cucè live Mercati Generali h.22.00 ingresso € 10,00
Sabato 10 Luglio Banana Repubblik Benga dj set (USA) Mercati Generali h.23.00 ingresso € 8,00
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