NUMERO 18 - APRILE 2009 DISTRIBUZIONE GRATUITA
ATTUALITÀ
Cronaca di una tragedia
In Primo Piano
- 4 Cronaca di una tragedia - 6 Ronde, Razzismo e Resistenza
ATTUALITÀ
- 8 Timori sul web: Italia come Cina e Birmania? - 9 Web 2.0 Protagonisti su internet
SOCIETÀ
Terremoto in Abruzzo. Commenti, pensieri e riferimenti utili per capirne di più e aiutare chi ne ha bisogno
-10 Affidamento condiviso: tra il dire e il fare... Intervista all’avv. Marina Florio
STORIA IN PILLOLE
- 14 Cento anni fa il polo, latitudine 89° 57’ Nord
SPORT
- 16 “Habemus centrum sportivum!”
L’ANGOLO DELLA LETTURA - 17 Il libro del mese
Numero 18 Aprile 2009
4° di copertina di: Valeria Bafumi
Epigrafe al martire partigiano Duccio Galimberti LAPIDE AD IGNOMINIA Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi. Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli
Ronde, razzismo e resistenza In queste tre parole molte delle contraddizioni italiane
I 100 ANNI DI RITA LEVI MONTALCINI
- 18 CARTELLONE
Copertina di: Fausto Grasso
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Una crescente amarezza ci invade per i recenti tragici avvenimenti occorsi in Abruzzo, oltre alla giusta rabbia per il perpetuarsi di una catena ininterrotta di responsabilità mai venute a galla: dall’incompetenza di ingegneri e burocrati lassisti alla malafede di chi costruisce abusivamente, corrompe e truffa a scopo di lucro. Un “sistema” ai limiti della legalità che mette a repentaglio la vita di migliaia di persone ogni giorno su tutto il territorio nazionale. È per questo che dedichiamo anche noi, nel nostro piccolo, un po’ di spazio in apertura a questo numero. Nella speranza di dare un contributo concreto e fornire qualche informazione utile ai nostri lettori. Ma t����������������������������������������������������������������� ra le tante cattive notizie che riempiono le cronache di questi ultimi tempi, ��������������������������������������������������� vogliamo accennare anche a un evento lieto, che ci infonde nuova speranza. Rendiamo un sentito omaggio a Rita Levi Montalcini - donna di scienza, Premio Nobel nel 1986 nonchè senatore a vita - per i suoi 100 anni, compiuti il 22 aprile tra i festeggiamenti e la commozione del mondo politico, di quello accademico e dell’intera società civile. Una vita al servizio della ricerca in campo neurologico - scoprì il Nerve Growth Factor, primo fattore di crescita delle cellule nervose nei tessuti animali, per il quale fu insignita del Nobel per la medicina - ma anche all’insegna dell’impegno politico, civile e umanitario per cui risulta da recenti sondaggi una delle donne più apprezzate del secolo. E.G.P.
che ti videro fuggire. Ma soltanto col silenzio dei torturati Più duro d’ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre RESISTENZA Piero Calamandrei
Affidamento condiviso
Divorzi in crescita, separazioni in calo. E i figli “contesi” non devono scegliere tra i due genitori
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LA REDAZIONE Editore:
Associazione Culturale “Lapilli”
Registrato presso il tribunale di Catania n° 17/07 del 15/05/2007
Hanno collaborato a questo numero:
Valeria Bafumi Antonio Borzì Direttore Responsabile: Massimo Cubeda Emilia Giuliana Papa Irene Giuffrida giulianapapa@alice.it
Tipografia: A&G - Via Agira 41/43 - Catania
Vignette:
Caporedattore:
Responsabile Marketing e Comunicazione: Sebastiano Di Bella sebidibella@hotmail.it 347 - 5463318
Giuseppe Ruscica
Claudio Sciacca ksciacca@libero.it
Progetto Grafico e Impaginazione:
Redazione:
Sebastiano Di Bella Fausto Grasso Emilia Giuliana Papa Alessandro Puglisi Angela Puglisi Claudio Sciacca Patrizia Seminara
Fausto Grasso faustidio@yahoo.it
Sede:
Via Nino Bixio, 15\b S.G. la Punta - CT
PER INFO, SUGGERIMENTI, RICHIESTE DI COLLABORAZIONE E CONTATTI SCRIVI ALLA REDAZIONE:
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IN PRIMO PIANO
Cronaca di una tragedia
di Alessandro Puglisi
Sono le ore 3.32 del 6 aprile. Una scossa sismica di magnitudo 5,8 della scala Richter, con epicentro nei pressi della città de L’Aquila, sconvolge di colpo la vita di centinaia di persone. Chi riesce, si riversa nelle strade in preda al panico, mentre scorrono lunghissimi secondi di paura e distruzione. Si intuisce subito l’entità del disastro. Case accartocciate su se stesse, macerie ovunque.
Paganica, Fossa, San Gregorio, Onna, sono alcuni dei paesini più duramente colpiti dalla calamità; l’ultimo in particolare: di esso non è rimasto quasi nulla in piedi. A L’Aquila è crollata la Casa dello studente. Svariati monumenti sono rimasti lesionati, quando non semi-distrutti, dalle scosse che continueranno a susseguirsi. Giorni dopo, quando ormai le ultime speranze di
recuperare altri sopravvissuti sono svanite, si smette di scavare; sembra che il computo delle vittime possa essere considerato definitivo: 295 morti. Quasi trecento vite, di uomini, donne, bambini, giovani e vecchi, spazzate via. Partite sin da subito la gara di solidarietà e le offerte di aiuto, che hanno visto la
ITALIA PAESE A RISCHIO
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L’Italia è, per la sua stessa conformazione geologica, un paese ad elevato rischio sismico, come dimostrano tanto la frequenza dei terremoti che hanno interessato il suo territorio quanto l’intensità che alcuni di essi hanno storicamente raggiunto. Alcuni numeri in breve possono darci un’idea delle dimensioni del problema: - 2500 i terremoti con intensità Mercalli maggiore del V grado che hanno interessato l’Italia nell’ultimo millennio, 200 dei quali distruttivi; - 120.000 le vittime nell’ultimo secolo (di queste 85.000 dovute al sisma di Reggio Calabria e Messina del 1908); - un terremoto disastroso in media ogni 4 anni; - una ventina i terremoti, dal 1900 ad oggi, con intensità superiore o uguale al IX grado della scala MCS (Mercalli- Cancani- Sieberg); Fonte: Legambiente Sicilia - www.legambientesicilia.com
RIFERIMENTI UTILI la Repubblica - L’Espresso - Casse di Risparmio Banca CARISPAQ SPA - “Vittime terremoto L’Aquila” Codice Iban: IT 53 Z 06040 15400 000 000 155 762 Banca CARIPE SPA - “Raccolta fondi pro terremotati d’Abruzzo” Codice Iban: IT 19 B 06245 15410 000 000 000 468 Banca TERCAS SPA - “Raccolta fondi pro terremotati d’Abruzzo” Codice Iban: IT 48 L 06060 15300 CC 090 005 35 65 Protezione civile e operatori telefonici. Gli operatori di telefonia mobile Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia, d’intesa con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno attivato la numerazione solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell’Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni Sms inviato contribuirà con 1 euro, che sarà interamente devoluto al Dipartimento della Protezione Civile per il soccorso e l’assistenza. Sarà possibile donare 2 euro attraverso chiamata da rete fissa di Telecom Italia, utilizzando lo stesso numero: 48580. Croce Rossa Italiana I versamenti possono essere effettuati sul Conto corrente bancario n. 218020 presso: Banca Nazionale del Lavoro - Filiale di Roma Bissolati - Tesoreria - Via San Nicola da Tolentino 67 - Roma intestato a Croce Rossa Italiana Via Toscana, 12 - 00187 Roma. Coordinate bancarie (codice Iban) relative sono: IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020 - Causale: pro terremoto Abruzzo; oppure sul Conto corrente postale n. 300004 intestato a: Croce Rossa Italiana, via Toscana 12 - 00187 Roma - Codice Iban: IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004, causale: Pro Terremoto Abruzzo
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n°18 Aprile 2009
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n°18 Aprile 2009 mobilitazione di centinaia di persone, oltre alle forze dell’ordine, naturalmente, la Protezione Civile, la Croce Rossa e finanche semplici cittadini sopravvissuti, i quali hanno continuato a scavare fino all’ultimo, nella speranza di ritrovare compagni, familiari, cari, ancora vivi sotto le macerie. Quasi del tutto scongiurate, per lo meno fino a questo momento, le strumentalizzazioni politiche; è d’obbligo far passare un messaggio importante circa la necessità di impegno comune, nell’arduo compito di risollevare, sia psicologicamente che dal punto di vista “pratico”, le migliaia di sfollati, alloggiati adesso, almeno in parte, nelle tendopoli predisposte. Altra gara di solidarietà, partita subito e in pieno svolgimento, è naturalmente quella relativa alle raccolte di fondi (si veda box apposito per informazioni); è questo il momento in cui un aiuto, anche piccolo, può servire a fare la differenza. Al di là delle doverose indagini, delle facili promesse di ricostruzione e della solidarietà d’accatto, sono migliaia le persone che hanno davvero bisogno di sostegno. 111 1
QUALCHE RIFLESSIONE. QUALI RESPONSABILITA’? di Patrizia Seminara Le conseguenze e i danni provocati da un sisma in Italia spesso risultano di gran lunga superiori - a volte anche a parità di energia (“magnitudo”) - che in altri paesi ad elevato rischio sismico, quali la California o il Giappone. Il terremoto verificatosi in Umbria e nelle Marche nel 1997, ad esempio, ha prodotto, in termini di danni a persone e cose, un quadro confrontabile con quello del terremoto che colpì nel 1989 la California, malgrado il nostro fosse caratterizzato da un’energia di circa 30 volte inferiore. E che dire del sisma del 1976 in Friuli, che provocò quasi 1000 vittime (con una magnitudo di 6,5), pari a quello che, nel febbraio 1971 si verificò sempre in California, dove, però, i morti furono 65? Ciò è dovuto al fatto, evidentemente, che il nostro patrimonio edilizio è estremamente fragile, a causa della sua età e delle sue caratteristiche tipologiche e costruttive, ma anche a causa dello scadente stato di manutenzione e della scarsa applicazione delle norme antisismiche. Ecco una breve rassegna dei più violenti sismi che hanno fatto tremare l’Italia dalla seconda metà del Novecento ad oggi: - Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 un terremoto di magnitudo 6,4 della scala Richter colpisce la Sicilia occidentale, provocando oltre 300 vittime, un migliaio di feriti, circa 70.000 senzatetto. È tristemente passato alla storia come “il terremoto del Belice”; - 21:06 del 6 maggio 1976: la terra trema
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in Friuli, 965 le vittime, 6,5 la magnitudo dell’evento; Sono da poco passate le 19:30 di una tranquilla domenica quando, il 23 novembre 1980, una scossa di magnitudo pari a 6,9 gradi della scala Richter colpisce l’Irpinia in uno dei più catastrofici eventi sismici che l’Italia ricordi: le vittime saranno 2.914; 13 dicembre 1990, “terremoto di Santa Lucia”: così viene ricordato il sisma di magnitudo pari a circa 5,1 gradi che sveglia gli abitanti della Sicilia sudorientale: 16 i morti, ingenti i danni al patrimonio artistico della Val di Noto; Il 26 settembre 1997 sono l’Umbria e le Marche a dover fronteggiare le conseguenze dovute ad una scossa di magnitudo 6,1, nel corso della quale periranno 11 persone. Notevoli anche i danni registrati nella Basilica di S. Francesco di Assisi; 31 ottobre 2002: l’Italia intera piange le 27 piccole vittime del crollo di una scuola a S. Giuliano di Puglia, in seguito a una scossa di terremoto di magnitudo 5,4 della scala Richter che colpisce il Molise. In totale, i morti saranno 30. E, ancora una volta, finiscono sotto accusa l’inadempienza delle leggi, la non applicazione delle norme antismiche, la scarsa manutenzione degli edifici pubblici.
Caritas Italiana Per sostenere gli interventi in corso (causale “TERREMOTO ABRUZZO”) si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 o tramite UNICREDIT BANCA DI ROMA S.P.A. IBAN IT38 K03002 05206 000401120727. Media Friends Onlus (Mediaset) Si può contribuire attraverso il conto corrente intestato a Mediafriends, IBAN: IT41 D030 6909 4006 1521 5320 387, causale: EMERGENZA TERREMOTO ABRUZZO. Confederazione Italiana Agricoltori La CIA ha aperto un conto corrente per la raccolta dei fondi che ha le seguenti coordinate bancarie: Ugf Banca Ag.12 - Via Saturnia 21, Roma. Iban: IT 56 I 03127 03200 CC 0120005581, Bic: Baecit2b, causale: La Cia per l’Abruzzo. Centro Servizio del Volontariato della Provincia dell’Aquila insieme a Banca Popolare Etica Le donazioni posso essere inviate sul conto corrente intestato: Centro Servizio del Volontariato della Provincia dell’Aquila, IBAN: IT 27 N 05018 12100 000000404404 presso Banca Popolare Etica, sede di Padova, via Tommaseo 7 con causale “Emergenza Terremoto Abruzzo” ANPAS Chiunque desideri contribuire può effettuare il versamento sul conto corrente: c/c 512812, IBAN: IT 17 V 05018 02800 000 000 512 812, Banca Etica - Filiale di Firenze, causale: Anpas Emergenza Terremoto Abruzzo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria I contributi verranno raccolti tramite il conto corrente bancario n.5500058 Codice IBAN IT 59J 010 3003 201 00000 5500058 attivato presso Monte Paschi Siena intestato a ‘Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, fondo per popolazioni regione Abruzzo’, sul quale far confluire la raccolta.
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RONDE, RAZZISMO E RESISTENZA Sembra sia passata di moda. Sembra che parlare di Resistenza e di Liberazione oggi non sia più una priorità. Come se la memoria della resistenza italiana all’occupazione nazifascista del nostro Paese da parte dei tedeschi e al governo mussoliniano della Repubblica Sociale Italiana sia una prerogativa ormai esclusiva dei vecchi partigiani. Eppure mai come in quell’Italia che reagiva alla dittatura, si intravedeva lo spirito di un popolo tenace e solidale, unito e coraggioso. Cattolici, comunisti, liberali, socialisti fianco a fianco per regalare al loro Paese la libertà nell’aprile del 1945, e per affidare ai cittadini, di lì a pochi anni, una Costituzione ispirata ai principi della democrazia e dell’antifascismo. Ma dove è finita quell’Italia? Ossessionata dall’insicurezza alimentata da buona parte della politica, ha riversato le sue paure sullo straniero, in un movimento di “liberazione” che al momento predilige, come obiettivo, romeni e musulmani di qualsiasi
etnia. Una corsa alla sicurezza che ha solleticato i pruriti di molti aspiranti “uomini d’ordine”. Non a caso, la previsione delle ronde, inserite nel cosiddetto decreto sicurezza, approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 20 febbraio (ma scorporate dal Governo al momento della conversione in legge per diventare oggetto di un apposito ddl) ha spalancato le porte agli appetiti di gruppi estremisti di destra, con la benedizione dei partiti. Ed ecco ritornare dal passato tutori dell’ordine “fai da te” in elmetto e divisa, come la neonata Guardia Nazionale Italiana, che rispon-
UN PO’ DI STORIA 19 aprile 1945 I partigiani, su ordine del Comitato di Liberazione Nazionale (che riuniva i partiti animatori della Resistenza), danno il via all’insurrezione generale. Dalle montagne confluiscono verso i centri urbani del nord Italia, occupando fabbriche, prefetture, caserme. Intanto gli Alleati dilagano nella valle del Po. 21 aprile Il Gruppo di Combattimento “Friuli” entra a Bologna, nel tripudio dei bolognesi. 22-24 aprile Libere anche Modena e Reggio Emilia. 25 aprile Oltre a Parma e Genova, vengono liberate Milano e Torino. Proprio questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione di tutta l’Italia dal regime nazifascista. 27 aprile Benito Mussolini, che indossa la divisa di un soldato tedesco, viene catturato a Dongo, in prossimità del confine con la Svizzera, mentre tenta di espatriare con l’amante Claretta Petacci. Riconosciuto dai partigiani, è fatto prigioniero e giustiziato il giorno successivo, 28 aprile, a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como. Dopo la fucilazione, il suo cadavere verrà esposto a testa in giù, accanto a quelli della Petacci e di altri gerarchi, in Piazzale Loreto a Milano, ove sarà lasciato al ludibrio della folla. In quello stesso luogo, otto mesi prima, i nazifascisti avevano esposto, quale monito alla Resistenza italiana, i corpi di quindici partigiani uccisi.
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In queste tre parole molte delle contraddizioni italiane. Un paese, il nostro, che da un lato celebra la Liberazione e dall’altro strizza l’occhio alle atmosfere del Ventennio. Con un razzismo sempre più strisciante di Claudio Sciacca
de – come sottolineano i fondatori nel loro sito – ad un preciso disegno di legge, voluto dall’attuale Governo, per potenziare la sicurezza dei centri urbani. Insomma, una sorta di ronda “nera” legalizzata, pronta ad agire allorché si completerà l’iter legislativo sull’organizzazione e la regolamentazione delle ronde. Un gruppo che cerca veri Italiani, Nazionalisti e Patrioti, gente che sappia portare degnamente e con orgoglio l’uniforme, e che dichiara la propria apartiticità, nonostante il primo gruppo di sostegno aperto su Facebook conti sulle preziose amicizie di Forza Nuova, di Italia Nera e de “La Destra” di Storace. Un’associazione non armata, ma che – come indicato nello statuto – vuole dotarsi di mezzi stradali, navali e aerei. Nati a Torino, contano già su un buon numero di adepti in altre città; ad esempio Siracusa, dove 40 volontari reclutati dall’Msi tra ex carabinieri senza precedenti penali, sono pronti a scorrazzare nelle tiepide serate primaverili tra i turisti che affollano Ortigia. Ma non ci sono solo le ronde di nuovo conio, tutte Patria e Famiglia. Marcate sono le rivendicazioni di indipendenza ideologica di questi nuovi gruppi dalla madre di tutte le ronde: la ronda padana. Nate nel 1995 a Voghera, le ronde padane della Lega contano su raffinati ideologi del
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I NUOVI MOSTRI
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calibro di Giancarlo Gentilini, ex sindaco e attuale vice-sindaco di Treviso, e Mario Borghezio, noti per le loro battaglie in nome dell’intolleranza e dell’antisemitismo. Battaglie che, evidentemente, raccolgono sempre maggiori consensi in un’Italia in crisi d’identità, dove il razzismo pare aver trovato terreno fertile da nord a sud, trasversalmente ai partiti e ai differenti ceti sociali. La cronaca ci racconta quasi quotidianamente di episodi di intolleranza facili da comprendere, se si tiene conto del cattivo esempio che dà la politica. In molti hanno provato vergogna per la recente decisione del sindaco di Foggia di istituire autobus solo per extracomunitari su un percorso ad alta frequentazione di stranieri. Episodio, peraltro, non nuovo nel nostro sud: a Trapani, fino a pochi mesi fa, l’azienda di trasporti della città vietava agli stranieri di salire sui bus che collegano una zona periferica, vicino ad un centro per richiedenti asilo, con il centro della città. E che dire dell’emendamento della Lega al ddl sulla sicurezza che prevede l’obbligo di denuncia, a carico dei medici, degli stranieri irregolari? Segno di un clima che è cambiato, come testimoniano i comportamenti di alcuni zelanti medici dell’ospedale Fatebenefratelli di Napoli, che hanno denunciato dopo il parto una donna ivoriana senza permesso di soggiorno e in attesa dello status di rifugiata. Lo sdegno per episodi di questo tipo, unita alla reazione veemente della parte sana del Paese, non intaccata dal cancro di pericolose nostalgie, per fortuna c’è stata. È da qui che può partire una nuova Resistenza. 111 1
“Popolo della Lega, la Lega si è svegliata. La mia parola è rivoluzione. Questo è il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del primo sindaco sceriffo. Voglio la rivoluzione contro i clandestini. Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due a Treviso. E adesso non ce n’è più neanche uno. Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anziani. Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero. Voglio la rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. Comprese le gerarchie ecclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. No! Vanno a pregare nei deserti! Aprirò una fabbrica di tappeti per darglieli ma che vadano a pregare nel deserto. Basta! Ho scritto anche al Papa: Islamici, che tornino nei loro paesi! Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moschee! Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini. Cosa insegneranno, la civiltà del deserto? Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista. Queste sono le parole del vangelo secondo Gentilini”. Giancarlo Gentilini (Festa della Lega nord, Venezia 14 settembre 2008)
“Non voglio esser razzista. Ma la carne dei negri puzza anche quand’è lavata. Figuriamoci nei lager a cielo aperto di Lampedusa: in agosto l’ho sentito io il fetore dei clandestini ammassati tra merda e spazzatura. In duemila, sbarcati su ottocento materassi.”
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Bernardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa (settembre 2008)
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“No agli spacciatori, no alle merde extracomunitarie e clandestine, no agli islamici che rompono il cazzo nelle nostre scuole e vorrebbero privarci dei nostri simboli”. Mario Borghezio (Comizio Lega nord, Marzo 2008)
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È uno dei pochi spazi d’informazione veramente liberi. Forse per questo sul web si addensano le prime nubi. E il rischio “bavaglio” è dietro l’angolo Lo scorso 5 febbraio, all’interno del pacchetto sicurezza del governo, è stato approvato al Senato il cosiddetto “emendamento D’Alia”, più precisamente l’articolo 50 bis del ddl n.773. L’emendamento, sottotitolato “Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo Internet”, consentirebbe al ministro dell’Interno, su comunicazione dell’autorità giudiziaria, di imporre ai gestori della connettività della rete una serie di meccanismi di filtraggio nei confronti di quei siti che contengano dichiarazioni tali da poter essere inquadrate nell’ipotesi di istigazione a delinquere o apologia di reato. Tale esigenza nascerebbe – secondo lo stesso senatore D’Alia – dalle vicende che hanno riguardato Facebook, e precisamente dalla comparsa sul social network di gruppi inneggianti Totò Riina, Raffaele Cutolo e le Brigate rosse. Fin qui potrebbe sembrare tutto chiaro: uno Stato democratico decide di impedire che Internet venga utilizzato con lo scopo di commettere o inneggiare a dei reati esplicitamente vietati dalla legge. La questione, invece, non è così semplice come sembra. Il primo appunto, per così dire di natura “tecnica”, è la procedura individuata dall’articolo 50 bis per procedere alla rimozione delle pagine eventualmente incriminate. Infatti, una volta disposta, con decreto del Ministro dell’Interno, “la rimozione dell’attività indicata” come reato, sui “fornitori dei servizi di connettività alla rete Internet”, incombe l’onere “di eseguire l’attività di filtraggio imposta entro il termine di 24 ore”, pena una “sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000, alla cui irrogazione provvede il Ministro dell’Interno con proprio provvedimento”. Ciò significa che, ove non fosse possibile intervenire in maniera chirurgica, nel breve tempo di 24 ore, per rimuovere la singola pagina incriminata, i provider si vedrebbero costretti a chiudere l’intero dominio. La seconda questione, strettamente legata alla prima, riguarda la difficile ponderazione tra il commettere reato di apologia a delinquere e il sacrosanto diritto, sancito dalla Costituzione, di esprimere la propria opinione. Se, infatti, l’apologia di reato consiste nell’apologizzare, cioè nell’esaltare o difendere pubblicamente un’azione riconosciuta reato dalla legge, è chiaro come basti un’osservazione un po’ più colorita sul proprio blog, specialmente su alcuni temi controversi come il fascismo o le Brigate rosse, per incorrere nel rischio di censura.
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di Massimo Cubeda
Lo stesso senatore D’Alia ha infatti chiarito, in un’intervista concessa a “L’Espresso”, che, al cospetto di tale emendamento, anche eventuali insulti o minacce tra utenti in un forum di discussione costituirebbero oggetto di reato. Inoltre, la corresponsabilità dei provider porterebbe questi ultimi, nel tentativo di evitare l’oscuramento e le pesanti sanzioni, ad assumere un ruolo di controllo e di censura preventiva, che renderebbe la situazione italiana simile a quella di paesi come Cina e Birmania. Il vero scopo della legge, secondo molti, sarebbe in realtà proprio quello d’imbavagliare l’unico spazio d’informazione rimasto libero. Non si capisce altrimenti perché, mentre Bossi
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parla tranquillamente sui giornali di “fucili sempre caldi” da usare contro le sinistre, D’Alia si preoccupi solo adesso, improvvisamente, delle molto meno gravi minacce presenti sui blog. Se poi il problema nasce dal fatto che alcuni sparuti gruppi inneggino alla mafia su Facebook o Youtube, sarebbe bello che qualcuno ci spiegasse come mai, visto che una cultura dell’antimafia è così importante, seri documentari sugli alfieri della lotta alla mafia vengano trasmessi dalle reti Rai soltanto in tarda serata... Sarebbe forse il caso di salvaguardare piuttosto quella libera informazione ormai in via d’estinzione su giornali e tivù. 111 1
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WEB 2.0 PROTAGONISTI SU INTERNET È stata definita la seconda abitudine più “in” tra gli studenti universitari, allo stesso posto della birra e del sesso. Conta duecento milioni di utenti attivi in tutto il mondo ed è valutato più di 16 milioni di dollari. È il fenomento Facebook di Fausto Grasso
Creato da Mark Zuckerberg nel 2004, il nuovo social network ha già superato i rivali Myspace, Twitter, Windows Live Spaces, Orkut. Inizialmente, soltanto gli studenti di Harvard potevano registrarsi, ed in poco più di un mese metà di loro avevano un loro account. Ben presto si allargò agli studenti di Stanford, Columbia e Yale,
poi alle università e ai college di Stati Uniti e Canada. Da lì a poco il passo fu breve: nel 2006 il Mondo Facebook si era aperto a tutti coloro avessero un indirizzo email valido (tranne i minori di tredici anni). La Sony Pictures ha confermato che sta preparando un film incentrato sulla vita di Mark Zuckerberg e il suo social network. Malgrado il progetto sia nato con intenti innocenti, come spesso avviene in questi casi, il mezzo si è trasformato ben presto in una macchina sforna-soldi. Dietro il volto pulito di Mark, ragazzo presto venticinquenne, sta una vera e propria industria (Facebook inc.) e uno staff da attenzionare. Primo tra tutti Peter Thiel, creatore del sistema di pagamento on-line Paypal, che ha venduto a Ebay per un miliardo e mezzo di dollari, tenendo per sè appena 55 milioni; imprenditore invidiato da tutti per il suo fiuto per le nuove tendenze, diventato da poco, come Bill Gates, filantropo. Questo nuovo imprenditore 2.0 ha investito 500
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mila dollari nel progetto Facebook sin dagli albori, nel giugno 2004, ed oggi ne possiede il 7% (più di un miliardo di dollari). Nel consiglio di amministrazione, oltre Zuckerberg, c’è anche Jim Breyer, il quale proviene dalla Accel Partners, una società d’investimenti (in gergo venture capital). Il signor Breyer ha investito nel progetto facebook quasi 13 milioni di dollari nell’aprile 2005. Comunque sono molte le persone interessate al nuovo network. La Microsoft ne ha comprato l’ 1,6% per 240 milioni, e anche il nono uomo più ricco della Terra ha voluto investire su Facebook 60 milioni di dollari, aggiudicandosi lo 0,4% dell’affare. Ma perchè Facebook risulta così appetibile per questi uomini d’affari? Cosa fa l’utente di Facebook? Parla di quello che ha fatto durante la giornata, dialoga con amici che non vede da tempo, cerca il vecchio compagno delle elementari, socializza (con
chi poi non si è capito), pubblica foto, video, i propri pensieri, gioca a poker, a fare il gangster, a fare il manager delle modelle e partecipa a un’infinità di test: Scopri quanto sei intelligente, Che film sei?, Che tipo di droga sei?. Ecco perchè è così interessante! Facebook è un’enorme ricerca di mercato e di conseguenza crea della pubblicità mirata in funzione dell’utente. Ho fatto una prova per vedere se era vero. Nello spazio Situazione sentimentale sino a poco tempo fa non avevo inserito nulla, e le pubblicità a destra dello schermo erano delle più svariate, dai viaggi agli occhiali da sole, dalle auto alle T-shirt; poi ho digitato Fidanzato e magicamente le pubblicità si sono tramutate in Lista nozze: falla su..., Trova casa: collegati a... Ma allora è vero! E se volessi decidere di cancellarmi da Facebook? Non si può. Beh! Ma tanto le informazioni restano lì! Sbagliato! Facebook si è arrogato il diritto di trasmettere a terzi le informazioni presenti nel sito, senza nemmeno avvisare l’utente. Tutto quello che pubblichiamo (foto, video, commenti) diventa di proprietà di Facebook. Fortunatamente in Italia, secondo il codice per la protezione della privacy, l’utente può chiedere informazioni in merito all’utilizzo dei dati personali e pretendere la cancellazione definitiva dal sito. Entra anche tu nella community più in voga del momento, entra nel “giro”! 111 1
BENVENUTI SU PETBOOK! Trilly ha ricevuto un commento, Bibì ha stretto un legame, Cleopatra è stata votata, Arcibaldo ha modificato il diario… Poteva mancare, sulla scia del successo planetario di Facebook, anche un “animal netwok”? Nato con l’obiettivo di diventare “il punto di riferimento per tutti i possessori di animali domestici”, permette agli utenti registrati di accedere alle schede complete degli animali, contattare i loro possessori, commentare le schede o cercare l’anima gemella per il proprio animale. E allora, buona fortuna ai barboncini Orsolo e Polly, a Nerone il gattone e Melina la certosina, e poi a Ruga la tartaruga e all’asina Anacleta. Che da qualche mese possono fare amicizia anche con rettili, pesci, volatili e roditori. Non vedi il tuo animale aggirarsi inquieto davanti al computer? Cosa aspetti ad iscriverlo a Petbook? www.petbook.it c.s.
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FIGLI CONDIVISI O ANCORA CONTESI?
Divorzi in crescita, separazioni in calo, aumentano i casi di “affidamento condiviso”. E i figli “contesi” non devono scegliere tra i due genitori separati. Ma è proprio così? di Irene Giuffrida Già nell’estate del 2006, a pochi mesi dall’approvazione della tanto discussa legge 54, cioè della normativa in favore dell’affidamento condiviso dei figli, l’Istat gridava al miracolo: “affidamento condiviso, un caso su tre”; i dati parlavano di un 38,8% degli affidamenti a seguito di separazione e di un 28% degli affidamenti causati da divorzi. Approvata nel febbraio del 2006, la legge 54 sembrava dunque aver lasciato un segno. Un vero e proprio boom, un cambiamento culturale e sociale, un altro modo, più equo e civile, di assumere la genitorialità e di intendere la famiglia. Questi i primi commenti a caldo. Ma da una più fredda analisi dei dati, si è poi osservata una parziale messa in pratica del provvedimento legislativo
foto di Angel Castano
Ricordate la storia di Anna Karenina, l’eroina dell’omonimo romanzo di Tolstoj, la quale, lasciato il marito per l’amante e, perso, in tal modo, anche il figlio (che resta con il padre), non ha altra scelta che il suicidio? Quale sarebbe il suo destino oggi, almeno nel nostro paese? Probabilmente oggi Anna Karenina, piuttosto che gettarsi sotto un treno, sceglierebbe di partire in carrozza di prima classe, grazie al mantenimento fornito dal marito, e con compagno e figlio al seguito… In realtà, tutte le volte in cui ci si imbatte in una famiglia in fase di disgregazione, oltre alle innumerevoli difficoltà connesse alla particolarità del momento, si registrano molte incertezze sull’uso, spesso improprio ed indiscriminato, dei termini che si riferiscono all’affidamento della prole (“congiunto”, “alternato”, “condiviso”). Oggi, a distanza di 3 anni dall’entrata in vigore della legge 54/06, l’espressione “affidamento condiviso” è entrata nel comune sentire come una conquista ormai consolidata. Di che si tratta? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
AFFIDAMENTO CONDIVISO: TRA IL DIRE E IL FARE…
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e una tendenza a perpetuare il modello precedente dalla ormai consolidata tradizione. La più frequente denuncia dello stato di cose attuali è lanciata proprio da quelle associazioni di genitori, pedagogisti, magistrati, psicologi che avevano difeso la nuova normativa, e che invece stanno assistendo adesso a una sua sistematica disapplicazione. Sono milioni i minori che, in seguito al divorzio dei genitori, hanno continuato a subire la violenza dell’allontanamento da uno dei genitori, o addirittura da un intero ramo della famiglia: a denunciarlo le associazioni che tutelano i diritti dei più giovani, o quelli in difesa del coniuge divorziato che vive lo svantaggio maggiore (di solito è ancora oggi il padre). Mai come oggi sono presenti sul territorio nazionale vere e proprie associazioni in tutela dei “padri divorziati” che si sentono all’improvviso estromessi da ogni potestà sul figlio. Mutano le etichette, i modi di chiamare le cose, ma le procedure restano, dunque, sostanzialmente le stesse. La Magistratura continua infatti ad applicare con estremo arbitrio i provvedimenti della 54, che intendeva sancire un radicale cambiamento a partire dalla prospettiva secondo cui centrale soggetto di diritto è ora il bambino stesso, in favore del quale l’organizzazione familiare è chiamata a disporsi e a stabilizzare un nuovo assetto che sia in grado di mantenere inalterati cura e attenzioni dei due coniugi. Gli interventi educativi a favore del minore devono, cioè, essere presi congiuntamente, nel pieno rispetto tanto del minore (che ha diritto a non sentirsi privato di nulla in seguito alla separazione) quanto dei genitori, i quali, in tal modo, affermano con pienezza il loro diritto incontrovertibile all’esercizio della genitorialità. Di fatto non è cambiato molto dai tempi in cui ciascun genitore esercitava la propria potestà nei tempi consentiti dall’affidamento alternato, quando, cioè, teneva il figlio con sé concretamente. Nei casi di divorzio non consensuale o di tensione tra i due
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Intervista
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a MARINA FLORIO Avvocato del Foro di Catania Affidamento condiviso: cosa succede “conteso” in caso di separazione?
al
figlio
A seguito della riforma dell’art.155 del codice civile (con l.54/06), il giudice prende prioritariamente in considerazione la possibilità che i figli restino affidati ad entrambi i genitori. In tal caso le decisioni di maggior interesse per i figli, relative all’istruzione, all’educazione e alla salute, sono assunte di comune accordo, mentre, per quanto riguarda le decisioni su questioni di ordinaria amministrazione, il giudice può stabilire che i genitori esercitino la potestà separatamente. In pratica, oggi, il Giudice dispone l’affidamento ad entrambi i genitori con collocamento prevalente del minore presso uno dei due, nella casa coniugale. Solo in presenza di gravi e comprovate situazioni, da accertare caso per caso (quali, ad esempio, lo stato di detenzione di uno dei coniugi, l’anomala condotta di vita, rilevanti disturbi fisici e/o psichici), il Giudice potrà disporre l’affidamento monogenitoriale o esclusivo.
foto di Valeria Berti
Cosa emerge da questa riforma?
ex coniugi, è difficile infatti evitare tale alternanza di modi e momenti di rapporto con il figlio; ma persino nella migliore delle ipotesi, quando cioè il divorzio venga realizzato con civiltà e serenità nell’interesse dei figli, Magistratura e Servizi Sociali non sembrano ancora in grado di garantire la piena applicazione della nuova normativa con le sue garanzie di piena parità di diritti tra i coniugi e di priorità di tutela del minore..111
AFFIDAMENTO CONDIVISO L’art.155 c.c. come sostituito dalla riforma così recita: (Provvedimenti riguardo ai figli) “Anche in caso di separazione personale dei genitori, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione di entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con parenti di ciascun ramo genitoriale. (…) il giudice che pronuncia la separazione personale dei coniugi valuta prioritariamente la possibilità che i figli restino affidati ad entrambi i genitori (…) La potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggior interesse per i figli relativi all’istruzione, l’educazione ed alla salute sono assunte di comune accordo (…). In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice. Limitatamente alle decisioni su questioni di ordinaria amministrazione, il giudice può stabilire che i genitori esercitino la potestà separatamente.
Ciò che emerge con dirompente evidenza, è il radicale cambiamento della prospettiva dalla quale prende le mosse la riforma stessa; il minore diviene davvero punto di riferimento centrale, come “il sole attorno al quale ruota tutto il sistema solare della famiglia, e cioè i due genitori”. Anche se – a mio avviso – tale ottica presta il fianco ad alcune “astrazioni”. Infatti, se da un lato viene introdotto il potere del Giudice di disporre l’audizione del minore che abbia compiuto 12 anni di età (o comunque con adeguate capacità di discernimento), dall’altro si comprende il rischio di rendere il minore in qualche modo responsabile della scelta del proprio affidamento, rendendolo vittima di possibili strumentalizzazioni dei genitori, che “usano” le dichiarazioni del figlio ai fini della definizione del giudizio di separazione (anche in termini economici). D’altro canto, lo scarso ricorso a tale strumento e la concreta difficoltà di farsi adeguatamente interprete degli interessi del minore, fanno sì che l’affidamento condiviso non muti di molto, nella pratica, il regime antecedente. Quindi, quali sono le reali novità della riforma?
Innanzi tutto, il principio condivisibile secondo il quale la separazione dei coniugi e la lacerazione della famiglia non possono comportare il venir meno del rapporto parentale, nemmeno in presenza di forti conflittualità tra i coniugi e persino quand’anche gli stessi vivano lontano (anche in città distanti centinaia di chilometri). Va, infatti, preservato l’ineludibile diritto del minore ad un rapporto continuativo non solo con ciascuno dei genitori, ma anche con tutti gli “ascendenti e parenti di ciascun ramo genitoriale”, nei confronti dei quali si sancisce – per la prima volta - il diritto a mantenere significative relazioni affettive con il minore. Quali i rischi per il figlio “condiviso”?
Le maggiori preoccupazioni a seguito dell’introduzione della riforma convergevano sul timore che il figlio potesse perdere punti di riferimento logistico, fonte di sicurezza e stabilità in un momento già particolarmente delicato quale quello conseguente alla disgregazione del proprio modello familiare. Dunque il timore di un aggravamento degli oneri organizzativi continua a pag.12
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e il terrore di far vivere al figlio la sindrome del “vagabondo”, con una valigia sempre pronta per trascorrere periodi di permanenza, più o meno lunghi, dall’uno o dall’altro dei genitori (a giorni alterni o per settimane o mesi), con gravi comprensibili problematiche. E come si è cercato di evitare la “sindrome del vagabondo”?
Già nei lavori parlamentari della legge il dubbio viene dipanato, laddove si precisa che “il testo in esame non tende ad un’analitica ripartizione dei tempi di permanenza del minore con i genitori”. Quindi i coniugi mantengono inalterato il proprio ruolo e continuano ad esercitare la potestà genitoriale, seguendo la vita dei figli a tutti i livelli a prescindere dall’entità dei tempi di permanenza di ciascuno di essi con i figli. Quali sono le “ombre” dell’affidamento condiviso?
Si tratta di verificare come possa concretamente realizzarsi l’ardito programma della legge laddove la maggior parte delle separazioni è connotata da una profonda ed inestricabile conflittualità, ossia come possano concretamente due coniugi, intrisi da reciproche ostilità, essere in grado di “gestire civilmente il disaccordo”. Già, come è possibile gestire disaccordi e conflittualità tra i coniugi, nell’interesse del figlio?
La risposta è arrivata con le prime concrete sperimentazioni: i provvedimenti giudiziali prevedono esplicitamente che la potestà ordinaria venga esercitata disgiuntamente, per settori individuati ed in ragione dei tempi di permanenza del minore con ciascuno dei genitori. Tutto ciò per evitare il più possibile che insorgano ulteriori conflitti per qualsiasi iniziativa che un coniuge volesse assumere senza riuscire ad ottenere il consenso dell’altro. Ma su tale fronte un’altra novità introdotta, e purtroppo trascurata, dalla riforma è il ricorso alla “mediazione familiare”: strumento pressoché disapplicato, sia perché non individuato nella sua specifica professionalità, sia perché comunque non obbligatorio e dunque rimesso al buonsenso dei coniugi. In verità, un maggiore accento a tale istituto avrebbe potuto e potrebbe fornire un valido aiuto nel difficile percorso
PRIMA DELLA RIFORMA AFFIDAMENTO MONOGENITORIALE Il giudice che pronuncia la separazione dichiara a quale dei coniugi i figli sono affidati e stabilisce la misura e il modo con cui l’altro coniuge deve contribuire al mantenimento, all’istruzione e all’educazione dei figli AFFIDAMENTO CONGIUNTO Corresponsabilizzazione dei genitori separati o divorziati i quali, adottata una linea comune nell’educazione del minore, si impegnano a realizzarla entrambi contemporaneamente e quotidianamente senza vincolare il minore a una prolungata convivenza con uno di loro. AFFIDAMENTO ALTERNATO Convivenza alternata del figlio presso i due genitori, ciascuno dei quali nel periodo di convivenza esercita per intero la potestà: la convivenza può essere paritaria (un periodo con un genitore, un periodo con l’altro) o disuguale (es. l’anno scolastico con la madre, le vacanze con il padre).
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connesso all’epilogo del rapporto coniugale. Un’occasione persa della riforma. Quindi le decisioni di “di ordinaria amministrazione” spettano al coniuge presso cui il figlio si trova. Ci fa qualche esempio di questo tipo di decisioni?
Si tratta sostanzialmente dei cosiddetti “atti routinari”: ad esempio, il permesso al figlio di uscire la sera, l’autorizzazione ad acquisti di modico valore, le indicazioni sugli orari delle comuni attività quotidiane. Per queste azioni ciascun genitore, ogni qualvolta avrà presso di sé il minore, potrà assumere la decisione senza necessità di comunicarla all’altro, e ciò quand’anche non sia previsto l’esercizio disgiunto della potestà. Invece quali decisioni devono essere prese congiuntamente dai genitori?
Le decisioni che riguardano questioni “di maggior interesse”, cioè inerenti a scelte di carattere educativo-scolastico (ad esempio l’iscrizione ad un istituto cattolico o laico o la partecipazione ad una data attività sportiva), medico-sanitario (come la sottoposizione ad un intervento chirurgico o terapeutico), o ancora la scelta della residenza in una città o in uno stato diverso, o decisioni che comunque oltrepassino l’ordinaria amministrazione. Resta salva la facoltà di rimettere al giudice le controversie in merito a queste decisioni nel caso che i genitori non siano in grado di assumerle di comune accordo. Insomma, per concludere, adoperando il titolo di una Sua recente pubblicazione: figli condivisi o ancora contesi?
Figli formalmente condivisi ma ancora inevitabilmente vittime delle contese coniugali. Salvo le rarissime ipotesi nelle quali i coniugi siano davvero giunti alla decisione di porre fine all’unione affettiva con il medesimo grado di maturità, consapevolezza e responsabilità, riuscendo a gestire civilmente la crisi familiare, solitamente c’è un grado di conflittualità tale da non consentire, purtroppo, di tenere indenni i figli dai rischi di ripercussioni psicologiche. La riforma, tuttavia – che a mio parere si configura come la suggestiva cornice di un quadro dai contorni ancora da delineare – ha il merito di aver introdotto con forza un deciso mutamento di ottica, inducendo riflessioni ed interrogativi che troveranno la loro soluzione nel tempo, con la prassi e l’evoluzione giurisprudenziale. Grazie.
n°18 Aprile 2009
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Il profumo tra arte e ingegno Dietro ogni fragranza, prima di ogni profumo, c’è il paziente e certosino lavoro di maestri profumieri. Oltre alla produzione di profumi naturali, che avevano il loro centro in Francia e che sono ancora oggi i più pregiati, nella seconda metà del secolo XIX andò affermandosi sempre di più, specialmente in Germania, l’industria dei profumi sintetici. I migliori profumi attualmente prodotti non sono, però, né completamente sintetici né completamente naturali: il prodotto migliore dell’arte profumiera è una miscela appropriata dei due tipi allo scopo di migliorare il profumo naturale. Un prodotto puramente sintetico sarebbe grossolano e poco soddisfacente per la mancanza di quelle piccole quantità di impurità che affinano e completano la fragranza dei prodotti naturali. L’industria dei profumi è solo in parte fondata su basi scientifiche, divenendo essa un’arte non appena procede alla miscela delle materie prime. I profumi traggono il loro nome dal fatto che, nella forma originaria, essi erano usati come polveri per fumigazioni nei templi egiziani. Le prime polveri erano miscele di aromi finemente macinati, tenuti insieme da mirra e storace. In seguito alla scoperta che, se certe sostanze aromatiche o fiori vengono immersi in grasso o olio, questi trattengono parte del principio odoroso, furono prodotti gli unguenti di fama biblica. Ad Avicenna, medico arabo, spetta la scoperta della distillazione in corrente di vapore degli oli volatili: durante le sue scoperte di pozioni medicamentose, egli trovò che, se si fanno bollire con acqua in un alambicco dei fiori, parte della loro essenza passa nel distillato.
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I costituenti di un profumo sono tre: il diluente o solvente, il fissatore e l’elemento odorifico o essenza. Il diluente costituisce la maggior parte di ogni profumo finito: le sostanze usate in profumeria hanno infatti odori così potenti da dovere essere considerevolmente diluite nella composizione del profumo. Le sostanze odorose sono in generale poco solubili in acqua, ma facilmente solubili in liquidi grassi e in qualche altro solvente organico. Ciò è facilmente comprensibile se si pensa che, per poter stimolare il processo olfattivo, la sostanza odorosa deve potere sciogliersi nei tessuti grassi che si trovano nel setto olfattivo nella parte superiore del naso, a cui arriva grazie alla sua volatilità. La sostanza usata come diluente nei tempi più antichi era l’olio d’oliva, adatto a questo scopo in quanto è un buon solvente di parecchi potenti odoranti, specialmente degli oli essenziali dei fiori, e ha di per sé solo un blando odore. Esso è stato però sostituito, come diluente per profumeria, dall’alcool etilico, che possiede, rispetto all’olio d’oliva, i seguenti vantaggi: è incolore, è completamente volatile e non lascia alcun residuo, per cui è adatto per applicazioni su stoffe; ha odore piacevole e stimolante ma non tanto forte da interferire con quello del profumo. In una normale soluzione alcoolica del principio odoroso le sostanze più volatili evaporerebbero per prime, e l’odore del profumo consisterebbe in una serie successiva di impressioni anziché in quella globale desiderata: per ovviare a questo inconveniente si aggiunge un fissatore del profumo. Un tempo, fin dalle origini della profumeria, si ritrova un notevole impiego, come fissatori, di certi prodotti animali con funzioni sessuali, specialmente muschio e zibetto. Il daino muschiato maschio, abitante innocuo notturno dell’Himalaia, porta un sacco, nella parte anteriore dell’addome, che si riempie di una sostanza potentemente odorosa che ha la funzione di guidare la femmina verso il maschio. Il daino veniva ucciso, il sacco prelevato e seccato, e il contenuto venduto come muschio in poltiglia. Il muschio è un forte fissativo per i profumi vegetali, cioè li rende più persistenti. Lo zibetto è ottenuto dall’animale omonimo, che vive in Abissinia e in India, come secrezione glandolare sia del maschio che della femmina. Poiché la sostanza poteva essere asportata dall’animale senza danno per lo stesso, questo era tenuto in cattività e stimolato alla produzione di questa sostanza. Lo studio della struttura chimica dei costituenti odoriferi essenziali del muschio e dello zibetto
aprì ben presto la via a sviluppi notevolissimi nella chimica dei materiali da profumeria. Le sostanze odorose usate in profumeria sono gli oli essenziali o essenze, ottenuti generalmente dal regno vegetale, oppure le essenze artificiali, preparate per via sintetica. L’industria dei profumi sintetici, che per la bontà dei prodotti può competere con quella dei profumi naturali, si fonda sull’imitazione dell’odore delle essenze naturali per mezzo di miscele di sostanze odorose ottenute sinteticamente, impiegando materie prime facilmente accessibili.
PENHALIGON’S LONDON
Dal XIX secolo PENAHALIGON’S è il fornitore ufficiale delle famiglie reali in tutto il mondo. Nel 1860 William Henry Penhaligon’S partì dalla città natale di Pensance, in Cornovaglia, per andare a Londra ed aprire un negozio da barbiere in Jermyn Street, centro esclusivo di Londra. Per Mister Penhaligon’s era cominciata un’avventura che sarebbe sfociata in un fiorente giro d’affari con la vendita di profumi, eau de toilette e pomate per la sua ricca clientela. Penhaligon’s rimane ancora oggi una vendita di lusso unica in un mercato di nicchia.
FLORIS LONDON
Giunta a celebrare il suo 270° anniversario, la Floris è oggi diretta dall’ottava generazione di discendenti del suo fondatore. Juan Famenisa Floris, salpato da Minorca, ebbe l’originale idea di aprire, nel 1730, un negozio di parrucchiere da uomo nell’elegante quartiere St. James di Londra, in Jermyn Street al n.89, negozio che, recentemente ristrutturato assieme a quello di New York, conserva ancora al suo interno i mobili originali in mogano spagnolo acquistati alla Grande Esposizione in Hyde Park del 1851. Floris si è guadagnato ben 17 Royal Warrant: un R. W. viene attribuito ad un fornitore ufficiale di un membro della casa reale, e questo significa essere considerati ai vertici della qualità e del servizio nella propria categoria.
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Cento anni fa il Polo, latitudine 89° 57’ Nord. Accanto a Robert Peary, riviviamo passo dopo passo una delle più straordinarie avventure nella storia recente del nostro pianeta: la conquista del Polo Nord, 6 aprile 1909 di Sebastiano Di Bella
Arso
dal fuoco dell’ambizione, coraggioso, determinato. Questo l’identikit di Robert Edwin Peary, il conquistatore del Polo nord. Peary nasce nel 1856 a Cresson, in Pennsylvania (Usa), e cresce nel Maine. Compie il primo viaggio in Groenlandia nel 1886, quando si spinge per oltre 160 chilometri nell’interno, ma nel suo secondo viaggio, quello del 1891-92, copre addirittura 2000 chilometri, raggiungendo la costa settentrionale e dimostrando, in questo modo, che quell’immensa terra è un’isola. Negli anni che seguono, continua con passione, incurante delle condizioni estreme e dei pericoli, ad esplorare la grande isola, e riesce a tracciare, così, accurate carte geografiche delle coste settentrionali della Groenlandia.
Ma seguiamolo da vicino attraverso le perigliose tappe del suo avvincente viaggio. 1893-94: P. parte per il suo primo vero tentativo di conquista del Polo nord, ma desiste dopo aver toccato 84°17’ di latitudine nord. Quindi è di nuovo sull’Artico nel 1906, giungendo a poco meno di 174 miglia marine dalla meta e stabilendo il nuovo record per la posizione più settentrionale mai toccata dall’uomo. 1° Agosto 1908: la nave a vapore rompighiaccio “Roosevelt” naviga verso nord lungo le coste occidentali della Groenlandia. Sul ponte, Peary è immerso nei suoi pensieri: sa perfettamente che questa è la sua ultima occasione; ha ormai 52 anni e decenni di scontri contro gli elementi estremi dell’Artico lo hanno profondamente segnato; è ancora asciutto e atletico ma delle profonde rughe gli solcano il viso. Il suo passo è inoltre lungo e strisciante, perché, nel corso di una delle sue spedizioni, a causa del congelamento dei piedi, è stato costretto a subire l’amputazione di tutte le dita tranne due.
Lasciamo P. con i sui pensieri e diamo un’occhiata
alla insostituibile compagna delle sue sfide all’Artico: la “Roosevelt”. Progettata dallo stesso P. per resistere alla terribile pressione dei ghiacci polari, dopo gli ultimi viaggi è stata completamente riattrezzata; nei punti soggetti a maggiore pressione da parte del ghiaccio lo spessore dello scafo, rinforzato in legno e acciaio, è di 76 cm, la lunghezza è di 56 m e la propulsione è assicurata da potenti caldaie a vapore oltre che, in caso di emergenza, dalle vele. Un possente maglio galleggiante in grado di raggiungere acque inaccessibili per ogni altra nave. Anche “lei” è pronta. Dell’equipaggio fanno parte molti uomini presenti già nelle precedenti spedizioni: l’insostituibile
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assistente negro, Matthew Henson, 69 uomini, di cui 49 eschimesi, e 246 cani da slitta. Sono anche necessarie tonnellate di provviste, data la portata dell’impresa e le centinaia di miglia che separeranno la nave da qualsiasi punto “civilizzato”. Per questo, vengono imbarcati 50 trichechi macellati e pronti per il consumo, 300 tonnellate di carbone, 500 di tabacco, 70 di carne di balena, 15 di pemmican (cibo ad alto valore proteico e concepito proprio per le latitudini polari, composto da polvere di carne essiccata e macinata con grasso e diversi aromi, che costituisce l’alimento principale dei cani), 8 tonnellate di farina e, infine, 5 tonnellate di zucchero. La rotta della Roosevelt passa attraverso lo stretto e insidioso canale situato tra la Groenlandia e l’isola di Ellesmere, zeppo di enormi lastre di ghiaccio spesse fino a trenta metri che urtano lo scafo. Nonostante ciò, la Roosevelt giunge all’uscita del canale e getta l’ancora a capo Scheridan, dopo 350 miglia di navigazione. Scende la lunga notte artica, 45 gradi sotto lo zero. Un gruppo di slitte trasporta le provviste a 144 km fino al Capo Columbia, base di partenza per i 660 km che separano P. dal sogno di tutta una vita. Alla luce della luna le donne eschimesi cuciono abiti speciali dietro dirette indicazioni di P.: camicie in pelle di daino e cervo, parka (giacche) sempre in pelle di cervo con cappucci orlati con code di volpe, n°18 Aprile 2009
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n°18 Aprile 2009 Lo sforzo e la fatica sono immani, ogni singolo muscolo sembra strapparsi. A 72 km da Capo Columbia, P. è costretto a fermarsi. Davanti a loro un canale nel ghiaccio largo 300 m.: impossibile superarlo, bisogna aspettare che ghiacci.
La spedizione si accampa, la temperatura tocca i -46°.
pantaloni in pelle d’orso, calze in pelle di lepre, pesanti guanti di pelo, scarpe in pelle di foca. Gli uomini cacciano orsi polari e buoi muschiati: P. vuole approfittare delle risorse locali.
Fine febbraio 1909: i preparativi per la partenza sono completati, gli uomini caricano le slitte e attaccano i cani, straordinari animali, protagonisti, insieme agli uomini, di questa immane sfida. Ogni slitta - lunga 4 metri e costruita in robusto legno di salice - con uomo e carico pesa 240 kg ed è trainata da una muta di otto cani. Per dodici ore al giorno una fioca luce, appena sufficiente per muoversi, illumina il Mar Glaciale Artico completamente ghiacciato. Il gruppo di Peary è formato da 24 uomini, 19 slitte e 133 cani divisi in sei gruppi. Il comandante P. così dispone: due gruppi partiranno in avanguardia per tracciare e saggiare la pista, montando, lungo il percorso, degli igloo di rifornimento che serviranno poi anche per il ritorno; subito dopo sarà la volta di altri due gruppi, in appoggio dei primi, e infine lui, per lo slancio finale verso il Polo.
Partenza! Appena sulla banchisa polare, uno sferzante, gelido, vento contrario da est investe la spedizione. Si avanza con estrema difficoltà in mezzo a ghiaccio e neve nebulizzata. Si fa sosta, durante la notte, negli igloo costruiti al momento. Si nutrono i cani prima degli uomini, e poi è necessario riposare e recuperare le forze. Peary è preoccupato, dopo giorni di marcia in condizioni terribili, rimanda indietro un gruppo di uomini e cani ormai stremati. Spesso la superficie del ghiaccio è interrotta da creste alte anche 30 m., che si formano a causa dello scontro tra le lastre di ghiaccio mosse dalle correnti e dalle maree. Bisogna quindi trascinare uomini, cani e slitte oltre.
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Peary teme di dover usare le slitte come combustibile, se la sosta dovesse prolungarsi, e cammina lungo il bordo del canale osservando l’acqua. Questa sosta forzata è utile perché si può far riposare bene i cani, ma gli uomini si stanno innervosendo. Settimo giorno, il canale è ghiacciato. Non nevica e il vento è cessato, bisogna recuperare approfittando delle condizioni meteo relativamente “buone”. Il comandante ordina agli uomini di attraversare il ghiaccio sottile e fresco, sperando che non si rompa sotto il loro stesso peso. 14 Marzo 1909: P. guida i suoi uomini verso nord a gran passo. Riescono a percorrere 30 km al dì. Ma quello stesso giorno il ghiaccio si rompe e una slitta finisce nelle acque gelide. Sono salvi per miracolo! La notte seguente un canale si apre in pieno accampamento dividendo la spedizione. Un intero gruppo rimane isolato per alcuni giorni su un lastrone di ghiaccio alla deriva. Ghiacciata la superficie, si procede al recupero e poi, via di nuovo in marcia. 28 Marzo 1909: P. raggiunge il punto più settentrionale già toccato nel 1906. Nel frattempo tre gruppi di rinforzo tornano indietro, ma in quello stesso giorno si prepara allo sforzo finale. Vuole addirittura avanzare 46 km al giorno nei 5 seguenti, ma Henson lo guarda perplesso: Peary ha perso 11 kg ed è sfinito, stessa cosa Henson, ma una strana euforia si fa strada nel gruppo, persino i cani ululano ed abbaiano durante la corsa, apparentemente senza motivo… 6 Aprile 1909: Peary ordina alla colonna di fermarsi. Sono le dieci del mattino: con il suo sestante (lo strumento utile a determinare la posizione) effettua il rilevamento. Tutti, compresi i cani, tacciono. Infine, urla: “Il Polo, finalmente! Il premio per tre secoli di lotta, il mio sogno e il mio scopo per vent’anni, è mio, finalmente!” 89°57’ latitudine Nord: nelle 30 ore che seguono P. esegue il rilevamento per sei volte consecutive per essere sicuro della posizione. Poi pianta la bandiera U.S.A.
Le mute dei cani vengono attaccate alle slitte e inizia il viaggio di ritorno. Scrive Peary: “Sebbene fossi profondamente cosciente di ciò che lasciavo, non indugiai nel dire addio a quello che era stato il traguardo della mia vita...Diedi un’ultima occhiata e mi voltai verso il sud e verso il futuro.”.
illustrazioni di Valeria Bafumi
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“HABEMUS CENTRUM SPORTIVUM!” Dopo una lunga querelle fra Comune di Mascalucia e società sportiva, il Catania Calcio potrà finalmente costruire il proprio centro sportivo ai piedi dell’Etna. Tra polemiche e giochetti politici di Antonio Borzì
“...è arrivata l’auspicata fumata bianca sull’approvazione definitiva del progetto relativo al centro sportivo del Catania Calcio”. Poche parole estrapolate dal comunicato stampa del Consiglio Comunale di Mascalucia, che risolvono finalmente una questione lunga e rumorosa. Si farà. Il tanto auspicato centro sportivo che dovrebbe essere volano di sviluppo economico e sociale sorgerà a Mascalucia, e precisamente in via Magenta in contrada Ombra. Una costruzione non rivolta soltanto alla squadra ma all’intera comunità etnea che, in questo modo, potrà esercitare la propria passione nei confronti di una squadra che spesso spinge un’intera città nei vortici della felicità o della disperazione. Il centro sorgerà su un terreno che si aggira intorno ai 100.000 metri quadrati, ed ospiterà quattro campi sportivi riservati agli allenamenti della prima squadra e del settore giovanile, una piscina coperta fruibile sia dai giocatori che dai cittadini, diverse strutture alberghiere e commerciali incentrate sul brand “Catania Calcio”.
L’opera dovrebbe rappresentare un passo fondamentale per risolvere una lunga e annosa questione che affligge il calcio siciliano: ad una grande passione, infatti, non sempre corrispondono adeguate strutture. I talenti che affollano i campi regionali sono destinati a rimanere inespressi per la mancanza di valorizzazione dovuta alle carenze del territorio. Invece, in caso di effettiva realizzazione dell’opera il Catania potrà coltivare in casa i propri talenti, valorizzando un settore giovanile che negli ultimi anni sta dando ottimi risultati, senza contare il fatto che il presidente del Catania Calcio, Pulvirenti, lancia un chiaro segnale alla città e alla tifoseria: ci crede. Infatti il progetto, che costerà non meno di 20 milioni di euro alla società, è legato ad un’idea di progresso dell’attività sportiva. Il Catania punta all’Europa e soprattutto vuole costruire un’esperienza sportiva duratura e di qualità. Ma, come ogni progetto che si rispetti in terra catanese, non sono mancate le polemiche e le parole infuocate da parte
di entrambi i contraenti. L’ignaro lettore si chiederà quale difetto possa mai essere riscontrato in una simile proposta di una società sportiva! Tutto è partito dalle iniziali osservazioni di alcuni consiglieri comunali a seguito dell’“attenta” verifica del primo progetto presentato dalla società calcistica. Il risultato di queste osservazioni è stata un’iniziale bocciatura dello stesso progetto da parte del Consiglio comunale, seguito da un rinvio. Dopo questi fatti si sono rincorse le polemiche (in particolar modo la fantomatica “perequazione” invocata da un consigliere –una sorta di ricompensa per il territorio mascaluciese-) cui rispondevano Pulvirenti e Lo Monaco, lasciando intendere d’esser pronti a presentare la proposta ad altri comuni della provincia. Non poteva però mancare il “lieto fine”. Così il sindaco di Mascalucia Salvatore Maugeri scrive una lettera aperta nella quale non lesina affermazioni pesanti e ben indirizzate riguardo alle “speculazioni politiche e strumentali sulla realizzazione del centro sportivo del Catania Calcio”, stigmatizzando “il tentativo di affossare un progetto che ha per protagonista Mascalucia da parte di alcuni consiglieri che non rappresentano gli interessi della città”, definiti dallo stesso Maugeri “sicofanti della politica attaccati al potere e alle loro abitudini”. Tali “sicofanti” incontrano dunque il Presidente della Provincia Castiglione il quale, facendo da mediatore con l’on. Pogliese, accoglie le richieste dei consiglieri e le presenta alla società calcistica: quest’ultima approva il nuovo progetto “made in sicofanti”. Tutto è bene ciò che finisce bene… Il 4 aprile viene messa la parola fine alla vicenda con la definitiva approvazione e tanti applausi da parte di tifosi, cittadini e politici. Un progetto, parola quasi sconosciuta in terra siciliana, di cui alcuni sono stati oppositori e quasi tutti accaniti sostenitori. Classiche scene alla catanese. Viene da chiedersi: possiamo veramente apporre la parola “fine” alla vicenda?. 111 1
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n°18 Aprile 2009
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n°18 Aprile 2009
a cura di Emilia Giuliana Papa
IL LIBRO DEL MESE
POESIA ALFIO PATTI Jennuvinennu Prova d’autore, 2009 di Emilia Giuliana Papa pp.123 € 10,00 L’ultima fatica di Alfio Patti – giornalista, poeta, aedo e uomo di spettacolo, conoscitore profondo di lingua e cultura siciliana – è la più matura tappa di un percorso di studio coerente e appassionato. Un iter alla ricerca delle radici, dei colori e dei sapori della nostra terra “madre e matrigna”, che non si ferma però ai soliti banali clichè su siciliani e sicilianità, bensì interpreta – attraverso il patrimonio linguistico più autentico tratto in buona parte dalla cultura sangregorese, suo paese natale – sentimenti e stati d’animo del suo mondo interiore. Dopo l’intenso romanzo La parola ferma in gola (2003) e la raccolta poetica Nudi e crudi (2006), editi entrambi da Prova d’Autore, oggi le poesie di Jennuvinennu (“prima o poi”) tradiscono qualche amarezza in più e qualche speranza in meno ma, seppur sublimati, lo stesso impegno, la medesima passione, la stessa tensione ideale di sempre. E la sete di giustizia, rabbiosa, pervicace, che riaffiora in versi pregnanti e di forte impatto emotivo: “Jennuvinennu / s’havi a vìdiri unni sta a virità / si semu pisci o semu carni / (forsi carni e pisci). / S’havi a capiri / unni sta Diu / e ccu cu’ sta.” Patti di certo non conserva inalterata l’ingenuità fiduciosa di un’età in cui credeva di poter cambiare il mondo. Eppure crede ancora nella parola, nella poesia, e ancor di più nella potenza espressiva della lingua siciliana, come strumento comunicativo unico e autentico, come canto universale di sofferenza e d’amore, forma di denuncia sociale e di ribellione ai mali di ieri e di oggi. Se rinunciassimo a questo – e Patti non vi rinuncia – se “ s’ammazza ‘a parola / s’ammazza u pinseri / e l’omu s’arridduci / ferra di sciara / e mazzuni di scogghiu.”
In Occasione del decennale della morte AUTOBIOGRAFIA GIULIO EINAUDI Frammenti di memoria Editore Nottetempo, 2009 pp. 274 € 16,50
SALVATORE SCALIA Fuori gioco. Vita bruciata di un calciatore di provincia Marsilio editore, 2009 pp. 125 € 12,00
NARRATIVA Storie vere all’ombra dell’Etna MARINELLA FIUME Celeste Aida. Una storia siciliana Rubbettino, 2009 pp. 136 € 8,00
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NARRATIVA STRANIERA LAIA FÀBREGAS La ragazza dalle nove dita Guanda, 2009 pp. 162 € 14,00
POESIA ALESSANDRO PUGLISI Cinquantaquattro Specchi Edizioni il filo, 2008 pp. 73 € 12,00
NUOVE PROPOSTE all’ombra dell’Etna SAGGISTICA MARCELLO RISICATO Barabba si chiamava Gesù? ilmiolibro.it, 2009 pp. 112 € 10,00
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cartellone Venerdì 24 Aprile
Sabato 25 Aprile
Martedì 28 Aprile
GESTI 09 Frankenstein regia di Luk Van Meerbeke Teatro Sangiorgi h.21.00
TEATRO
Domenica 26 Aprile
Martedì 28 Aprile
Venerdì 24 Aprile
Domenica 26 Aprile
HORACE HANDY & ASHLEY BEEDLE Mercati Generali h.21.00 € 16,50
Steptext dance project (Ger) Darkland Scenario Pubblico h.19.00 € 12,00
MUSICA DANZA Venerdì 24 Aprile
Catania in Rete per Attività Culturali Yemen: il fiore delle mille e una notte Racconto di viaggio di Camillo Alberti Libreria Cavallotto C.so Sicilia h.20.00
Steptext dance project (Ger) Darkland Scenario Pubblico h.21.00 € 12,00
DANZA
FUZZINE NIGHT #7 Mapuche meets Veneral desease Canecapovolto visioni Ass. Alan Lomax h.22.00 € 3,00
INCONTRI MUSICA Sabato 25 Aprile BASULA FEST Parco Cosentini Santa Venerina ingresso libero
FESTA Sabato 25 Aprile
STEVE VAI Teatro Annibale M. di Francia - ME h.21.00 da € 69,00 a 109,00
MUSICA Sabato 25 Aprile
COOL PROJECT presenta: Ben Westbeach + F. Gioieni dj set + vj Russosky Mercati Generali h.23.00 € 10,00
MUSICA
Domenica 26 Aprile
Catania in Rete per Attività Culturali Quattru sbrizzi Presentazione della nuova edizione del volume di Salvo Basso Majazé h.19.00
Catania in Rete per Attività Culturali Deidda canta Pessoa Centro Zō h.21.00 € 10,00
MUSICA TEATRO STABILE Copenhagen di Michael Frayn regia di Mauro Avogadro Teatro Ambasciatori h.21.00 da € 18,00 in replica sino al 10 Maggio
TEATRO Mercoledì 29 Aprile
ROBERTO CACCIAPAGLIA Teatro Brancati h.21.00 € 16,50
MUSICA Mercoledì 29 Aprile
INCONTRI INCONTRI Domenica 26 Aprile
I racconti del parrucchiere di Elvira Seminara Teatro Brancati h.20.00 ingresso libero
Catania in Rete per Attività Culturali Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff Israele 2006 Cinema Ariston h.16.00-18.00-20.30-22.00
Giovedì 30 Aprile
INCONTRI MUSICA Martedì 28 Aprile
Catania Jazz Presenta MUSICADONNA Miriam Palma “Viaggio in Sicilia” Teatro Brancati h.21.00 € 11,00
NOUVELLE VAGUE + Cinasky dj set Mercati Generali h.22.00 € 16,50
Giovedì 30 Aprile
MUSICA MUSICA NAKAIRA Centro Zō h.21.30 € 5,00
Nel Nuovo Negozio di Catania
Tutto il mondo al tuo servizio Viale Vittorio Veneto, 39 Tel. +39 095 7227497
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n°18 Aprile 2009
Aprile - Maggio Venerdì 1 Maggio
Venerdì 8 Maggio
Sabato 2 Maggio
Venerdì 8 Maggio
ALTRESCENE Io Lusso Centro Zō h.21.00 € 10,00
TEATRO LAUTARI in “U tempo di ‘na manciata” di Caterina Carta e Angelo Tosto Ass. Alan Lomax h.21.30 € 10,00 in replica il 3 Maggio
TEATRO
CATANIA JAZZ Stefano Benni Teatro Brancati h.21.00 € 16,50
TEATRO Discoshit presenta: Boosta dj set (subsonica) Mercati Generali h.23.00 € 10,00
MUSICA Venerdì 8 Maggio
ULAN BATOR (Francia) Ass. Alan Lomax h.22.00 € 10,00
Mercoledì 13 Maggio
CATANIA JAZZ presenta: MUSICADONNA Rita Marcotulli e Danilo Rea in Double Piano Teatro Brancati h.21.00 € 16,50
MUSICA Giovedì 14 Maggio
PFM canta De Andrè Teatro Metropolitan h.21.00 da € 30,00 a 40,00
MUSICA Venerdì 15 Maggio
MUSICA MUSICA MUSICA MUSICA MUSICA Sabato 2 Maggio Golden Teeth Shitdisco dj set + Darren Cullen + Sabotage + Trinacria Beat Box Centro Zō h.22.00 € 10,00
Giovedì 7 Maggio
ASS. MUSICALE ETNEA Francesco Balsamo, Aki Kuroda Video di Emerson, Lake & Palmer al Lyceum Theatre 9.12.1970 Centro Zō h.19.00 € 12,00
MUSICA Giovedì 7 Maggio
MODENA CITY RAMBLES Carovana di Libera Agrumeti “nuova cooperativa libera terra” Belpasso ingresso libero
Sabato 9 Maggio
Around the World presenta: Madrid de los Austrias ft. Heinz Tronigger dj set (sunshine enterprises) Vienna Mercati Generali h.23.00 € 10,00
Sabato 9 Maggio
ALTRESCENE Io ho fatto tutto questo Centro Zō h.21.00 € 10,00
TEATRO Domenica 10 Maggio
TIZIANO FERRO Palasport Acireale h.21.00 da € 34,50 a 46,00
Venerdì 15 Maggio MARTA SUI TUBI Centro Zō h.22.00 € 10,00
Venerdì 15 Maggio
TEATRO STABILE Edipo di Sofocle regia di Lluis Pasqual Anfiteatro greco romano h.21.00 da € 18,00 in replica sino al 28 Maggio
TEATRO
MUSICA MUSICA MUSICA MUSICA UNAVANTALUNA (Roma-Sicilia) Ass. Alan Lomax h.22.00 € 10,00
Sabato 16 Maggio
DEAD CAT IN A BAG (Torino) Ass. Alan Lomax h.22.00 € 10,00
Lunedì 11 Maggio
MADREDEUS Teatro Metropolitan h.21.00 da € 16,50 a 33,00
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