NUMERO 14 - NOVEMBRE 2008
Da vv e
ro l a Sp agna ha
superato l ’Italia?
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In Primo Piano
- 4 Davvero la Spagna ha superato l’Italia? - 6 Testamento biologico: di chi è l’ultima parola?
Numero 14 Novembre 2008
San Gregorio
- 8 Super Anto - Intervista ad Antonella Insabella
Bar Viscuso
San Giovanni la Punta
EVENTI
Cinema
- 10 Il cinema invisibile
L’ANGOLO DELLA LETTURA
- 14 Book crossing: libri in viaggio e libertà di leggere
SPORT
- 16 Sportivi si nasce, televisivi si diventa... facilmente
- 18 CARTELLONE
Bar Viscuso
Edicola Marzà
All’ombra dell’Etna
- 12 Il Re è morto. JFK
Acicastello Sant’Agata li Battiati
ATTUALITÀ
STORIA IN PILLOLE
CATANIA
Ass. Culturale Majazé Ass. Culturale Mammut Scuola Popolare di Musica “Alan Lomax” Biò Multi Kulti Nievski Pizzarté Pub After Nine Pub Altamira Scenario Pubblico Cioccolateria Rosso Mela Bar Cafè de Paris Bar Cherie Bar Tabacco Bar Caprice Bar Europa Bar La Tavernetta Bar La Tazza d’Oro Bar Privitera Bar Scardaci Caffè Sauvage Facoltà di Lettere Facoltà di Scienze dell’Educazione Facoltà di Scienze Politiche Facoltà di Giurisprudenza Libreria Bonaccorso Libreria Cavallotto Libreria Gramigna Libreria La Cultura Libreria La Paglia Libreria Mondadori Libreria Megastorie Libreria Tempolibro Musicland Cinema ABC Cinema Ariston Cinema Capitol Cinema Excelsior Cinema King Cinema Odeon CUS Cittadella Hotel Costa Casa dello studente Oberdan Cittadella Universitaria Farmavet Etnea - Via Enna 3/f Galleria amici dell’arte - Via Andrea Costa 34 San Max Hotel - Via Etnea 329
Copertina di: Fausto Grasso
4a di Copertina di: Patrizia Spampinato
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani. Robert Kennedy 18 marzo 1968
Cine Centrale Libreria Mondadori - Le Zagare Libreria Mondadori - I Portali Libreria Il Bosco Edicolè Edicola La Pergamena Trappeto Bar Trappeto
Gravina di Catania
Biblioteca comunale
Mascalucia
Cinema-Teatro “Moderno” Bar Canadian Bar Il Mito Libreria Mondadori - Le Ginestre
Paternò
Vindobona Travel (Via Vitt. Emanuele 358/b)
Giarre
di Emilia Giuliana Papa
scuola e università: le priorità di un paese avanzato Un ottobre burrascoso quello che ci siamo lasciati alle spalle. E la battaglia, “pacifica” ma forte, non è ancora finita. Ci riferiamo, naturalmente, all’ondata di proteste – senza precedenti, almeno negli ultimi 15 anni – che ha investito a tutto campo scuole di ogni ordine e grado e Università contro la Riforma Gelmini. O, dovremmo dire, per andare alle origini del problema, contro il D.L 112 convertito in legge il 6 agosto scorso (la cosiddetta “manovra estiva” del Ministro Brunetta) che, “ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale docente” – così recita l’art. 64 – prevede una “razionalizzazione delle risorse umane” e un ridimensionamento della rete scolastica per il prossimo triennio, tali da convogliare nelle magre casse dello Stato almeno 456 milioni di euro solo nell’arco del 2009. Ecco tutto. Semplice. A quanto pare, dunque, si è pensato bene di nascondere tra i meandri di articoli e commi di una manovra generale sull’amministrazione pubblica tutto ciò che riguarda il sistema scolastico italiano ormai boccheggiante. Per poi mandare in avanscoperta un compiacente Ministro della Pubblica Istruzione, che completa l’opera con una Riforma (appena approvata con 162 voti favorevoli e 134 contrari) che Riforma non è. Ed ecco scoppiare le proteste, culminate nello sciopero del 30 ottobre, che rivendicano attenzione e soprattutto dialogo con gli addetti ai lavori e le parti sociali coinvolte, dai docenti precari agli studenti al mondo accademico. Sì, perché ora è il turno dei provvedimenti sull’Università e la ricerca. Non si può bypassare il dibattito politico con le grandi masse studentesche, che si vedono emarginate da un confronto su materie che li riguardano direttamente e che saranno decisive per il loro avvenire. Certo, nessuna pregiudiziale può essere opposta di fronte alla tesi governativa secondo cui è necessario limitare gli sprechi, razionalizzare le risorse, magari eliminando certi corsi di laurea inutili perché poco spendibili sul mercato del lavoro o, peggio, “inventati” per offrire una cattedra a parenti e amici. Nulla da dire anche quando si sostiene che bisogna rivedere
i meccanismi di assunzione al fine di selezionare e premiare i più meritevoli per combattere le baronie e ogni forma di nepotismo. E riguardo la traformazione delle Università in Fondazioni, ben venga. Ma il Governo ci chiarisca strumenti, modalità e finalità. Quale ente privato (sorge immediata la preoccupazione…), se non certe “ubertose” Ditte farmaceutiche, finanzierebbe la ricerca? Quali settori di ricerca sarebbero privilegiati? E quali, invece, sacrificati agli interessi di pochi? Il rischio rimane forte. Ciò che appare chiaro a tutti – si legge persino su “Famiglia Cristiana”, autorevole espressione del mondo cattolico – è che si persegue, dietro fumosi buoni propositi, un calcolo ragionieristico volto a ridurre i finanziamenti. E intanto, a proposito di spesa universitaria, nel confronto con gli altri paesi europei, siamo agli ultimi posti in rapporto percentuale col prodotto interno lordo, tant’è che i nostri migliori cervelli sono costretti ad emigrare all’estero per cercare lavoro e attendere alle loro ricerche. Afferma il prof. Umberto Veronesi, su “L’Espresso” del 30 ottobre u.s., che in Italia, per ogni mille lavoratori, solo 2,82 sono impiegati nella ricerca, a fronte del 14 per mille della Finlandia, dell’8 per mille degli Stati Uniti e del 6,55 della Francia. A questo punto ci chiediamo: procedere ad ulteriori tagli è la politica giusta per far rientrare i nostri ricercatori? È il modo migliore per renderci più competitivi sul mercato internazionale del lavoro? Non si ritiene che la coperta sia già troppo stretta per poter essere ulteriormente accorciata, proprio in tempi di recessione e di crisi? Da dove si vuole ripartire per risalire la china, se non dalle nostre risorse umane e intellettuali? L’Università e la scuola - vogliamo crederci - devono essere il punto di partenza. Come uniche risorse possibili, presupposti di crescita economica ed umana, premessa di positive ricadute occupazionali per i nostri giovani.
IN PRIMO PIANO
spagna modello vincente. oppure no?
Corre come un treno, mentre l’Italia arranca. È da anni al centro dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica internazionale. I segreti del successo della Spagna di Zapatero. E i primi scricchiolii all’orizzonte di Fausto Grasso Dopo l’entrata in crisi del grande Impero Spagnolo, alla fine del XVIII secolo, si verificarono una serie di vicende storiche che, ben presto, determinarono quelle che il poeta Antonio Machado definisce “le due Spagne”, due pulsioni contrapposte che, fronteggiandosi l’un l’altra, hanno convissuto, più o meno bene, fino ad una trentina di anni fa. La prima si basava su uno spirito laico e innovatore, i cui punti d’origine risalivano alla Costituzione liberale del 1812, al federalismo della Prima Repubblica, nel 1873, e ai moti rivoluzionari della Seconda Repubblica, scoppiati nel 1931. La “seconda Spagna”, più reazionaria e clericale, protagonista degli anni dell’assolutismo monarchico, è riuscita ad imporsi drasticamente dopo la guerra civile, a cavallo degli anni 1936’39, con la dittatura del Generale Franco. Dal 1975, grazie ad un tacito e naturale accordo, a cui la popolazione spagnola ha risposto in massa, si è arrivati a una sorta di “fusione” delle due Spagne. La nuova compagine che ne è venuta fuori è stata caratterizzata dalla libertà e dal decentramento territoriale, che ha portato la nazione alle autonomie regionali, fortemente volute dal Re Juan Carlos. Nel corso degli anni, alla guida del Paese c’è stata un’alternanza tra il Partito Socialista e il Partito Popolare, ma mai si sono verificati grandi cambiamenti di direzione. Le parole chiave sono state “Sviluppo economico” ed “Integrazione Europea”. Così è stato con Felipe González, poi con José Marìa Aznar ed infine, ai giorni odierni, con José Luis Rodrìguez Zapatero. Ma cos’è che, oggi, rende questa nazione tanto in vista agli occhi dell’opinione pubblica internazionale? La promozione della partecipazione femminile in politica e nelle imprese, l’equiparazione dei diritti degli omosessuali
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e degli eterosessuali, la permissività generalizzata, oppure gli scontri con la gerarchia cattolica? Cos’è che fa sì che, attualmente, il debito pubblico della Spagna si aggiri attorno al 50% del PIL, contro l’oltre 106% dell’Italia? La realtà è che la Spagna ha usufruito, per oltre vent’anni, dei contributi comunitari europei, li ha saputi sfruttare in modo sensato, investendo soprattutto nelle linee ferroviarie ad alta velocità (il Ministero dei trasporti spagnolo ha stabilito un piano d’investimenti fino al 2020 che destina almeno il 50% dei fondi alle ferrovie), e nei sistemi di produzione energetica dalle fonti rinnovabili (l’obiettivo è quello di generare, entro il 2010, almeno il 30% dell’elettricità dall’eolico). Si tratta di quegli stessi fondi europei che, all’Italia, sono stati pian piano ridotti, fino ad essere non erogati in toto, a causa di una n°14 Novembre 2008
ZAPATERO INNOVATORE In Italia Zapatero ha dato il via al tema sull’eutanasia; propone di ammodernare la legge sull’aborto; approva le unioni tra omosessuali; ha tolto i crocifissi da scuole e uffici pubblici. Il cardinale spagnolo Herranz, presidente della Commissione disciplinare Vaticana, dice che “laicità non vuol dire imposizione dell’ateismo. Cosa in sé molto buona perché lo Stato è laico”. Le nostre zapateriste Emma Bonino e Barbara Pollastrini sostengono che anche l’Italia dovrebbe svecchiare le leggi e rivederle in funzione dei tempi odierni. Dai Dico al testamento biologico, non abbiamo fatto un solo passo in avanti. Fassino sostiene che “Zapatero è un leader coraggioso nel riformare la società spagnola ma in Italia non dobbiamo necessariamente copiarlo, sarebbe insensato”. Non resta che sperare che, se il passato governo di sinistra non è riuscito ad avvicinarsi al modello spagnolo, oggi la destra di Berlusconi riesca quanto meno ad avvicinarsi ad una destra più laica e liberale, una destra più europea.
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n°14 Novembre 2008 I CIELI DELLA SPAGNA Fonte: World Tourism Organisation
Sulla questione aeroporti il confronto tra Italia e Spagna non regge. Nel nostro paese le società di gestione sono molteplici, l’una è concorrente dell’altra, si costruisce un po’ dove capita e i “buchi di gestione” sono regolarmente appianati da fondi pubblici. In Spagna, invece, c’è una sola società, in attivo, l’Aena, che gestisce e pianifica i 47 aeroporti presenti nel Paese. Ogni struttura è stata costruita con una particolare attenzione all’impatto ambientale, localizzandola fuori dai centri abitati, dopo i dovuti studi sul rumore e sugli agenti inquinanti. È vero, anche l’Italia dovrebbe sottostare ad una valutazione d’impatto ambientale ma, di fatto, si dorme con l’aeroporto sotto casa. Case abusive e poi condonate, s’intende!
FEDERALISMO SPAGNOLO
cattiva gestione dei finanziamenti, che venivano frammentati ad ogni tappa del percorso burocratico ed istituzionale. Ed è inutile dire che ad ogni tappa una parte del contributo veniva magicamente a dissolversi nel nulla! Certo, per la Spagna non sono solo lodi. Gli economisti sostengono che adesso, fase in cui la spinta dei fondi comunitari si sta esaurendo, il governo di Zapatero dovrà fare i conti con il passaggio dallo status di soggetto beneficiario a quello di contribuente europeo. Quindi fare un confronto sarà più verosimile. E la “crisi del mattone” arriverà pure in Spagna, la quale dovrà affrontare le conseguenze di un’edilizia sfrenata fatta di città fantasma nate in pochi anni e tutt’ora disabitate. Anche la cultura ha un suo peso e influisce sul confronto tra la situazione della Spagna e quella dell’Italia. A detta dello stesso governo spagnolo, non si è ancora riusciti a restituire all’istruzione pubblica del Paese, dove, negli anni del regime di Francisco Franco, le migliori scuole private coincidevano con le istituzioni religiose,
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valore e dignità equiparabili all’istruzione privata. Volendo sintetizzare la condizione sociale ed economica dei due Paesi, potremmo definire “ottimista”, lungimirante e proiettata verso il futuro la Spagna; “rassegnata” l’Italia, che ancora non è riuscita a venir fuori uscita dalle molteplici crisi che l’assillano.
Se in Italia abbiamo la Lega Nord o il Movimento per l’Autonomia, per citare solo alcuni dei partiti che portano avanti il pensiero federalista, in Spagna Zapatero deve affrontare in primo luogo il governo regionale basco di Juan José Ibarretxe. Questi chiede che alcune partite finanziarie vengano gestite dal governo basco, senza passare dal governo centrale. Ma in realtà punta molto più in alto. Il suo fine ultimo è, infatti, quello di creare uno Stato a parte, quindi l’autodeterminazione dello Stato basco. Nel corso degli anni sono stati proposti vari referendum, poi vietati; si sono interpellati il Tribunale Costituzionale e poi il Tribunale per i diritti dell’uomo. Ibarretxe non sa a chi rivolgersi per realizzare il suo progetto. E intanto, il prossimo 8 gennaio, sarà chiamato a rispondere davanti ad un tribunale penale assieme a due dirigenti socialisti dei paesi baschi. L’accusa è quella di aver avuto contatti con i capi di Batasuna, il partito politico nato dalle ceneri dell’ETA. Le bombe già non mancano.
Nella foto In alto: il Premier italiano Silvio Berlusconi al parlamento europeo. In secondo piano si vede anche Luis Zapatero. A destra: Juan José Ibarretxe, leader del governo basco. Nella pagina precedente: Zapatero.
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IN PRIMO PIANO
testamento biologico: di chi è l’ultima parola?
Alla vigilia dell’ennesima pronuncia della Cassazione sulla triste vicenda di Eluana Englaro, in stato vegetativo permanente da sedici anni, ci si interroga sul rapporto tra vita e malattia. E sul diritto di decidere sulla fine della propria esistenza
di Claudio Sciacca
Davanti alla morte ci si gira spesso dall’altra parte. È umano scacciarne via il pensiero quando tutto va bene; è un po’ più difficile farlo quando colpisce i nostri cari, o quando li vediamo soffrire sapendo che per loro la scienza non ha trovato alcuna cura. E ancor più terribile è sapere, come è accaduto al papà di Eluana Englaro prima dell’incidente stradale che nel 1992 ridusse la figlia in stato vegetativo permanente, che lei non avrebbe mai voluto, in caso di malattia invalidante, vivere grazie a un sondino portatore di cibo e acqua in un corpo spento e imbottito di farmaci. “Devo
liberare mia figlia”, ripete spesso Beppino Englaro, “il pensiero costante è riuscire, legalmente, a dar voce al patto che c’era tra noi”. Eh già, perché ad oggi l’Italia non è riuscita a darsi delle regole ben precise sul testamento biologico, cioé sulla possibilità di lasciare scritto in anticipo, in modo chiaro e giuridicamente vincolante, a quali trattamenti medici
IL TESTAMENTO BIOLOGICO NEL MONDO DANIMARCA Il testamento biologico è legale. Esiste una banca dati elettronica in cui vengono custodite le direttive anticipate. GERMANIA Il testamento biologico trova impiego nella pratica e conferma nella giurisprudenza. Esiste la dichiarazione preventiva di volontà. OLANDA Il testamento biologico è legge dello stato dal 2001. Le dichiarazioni di volontà possono essere scritte a partire dai 16 anni di età. BELGIO Il diritto all’autodeterminazione del paziente è tenuto in grande considerazione e il dibattito ha portato a seguire l’esempio dell’Olanda. FRANCIA Nella legge viene sancito il principio del rifiuto all’accanimento terapeutico e si autorizza il medico a limitare o interrompere i trattamenti quando lo ritenga necessario.
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SPAGNA La normativa (2003) concerne il diritto alla privacy in ambito medico, il consenso informato, le istruzioni preventive (dichiarazioni anticipate) e la storia clinica del paziente. REGNO UNITO Il testamento (living will) non è espressamente previsto dalla disciplina legislativa, ma è riconosciuto da una consolidata giurisprudenza. STATI UNITI Con il living will il soggetto nomina un’altra persona come rappresentante, incaricandola di assumere le decisioni per l’assistenza e la cura e enuncia le dichiarazioni anticipate di volontà per i trattamenti sanitari. CANADA Negli stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.
Fonte: La Repubblica
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si desidera essere sottoposti nel caso ci si trovi a non poter esprimere alcuna volontà. Invece da un lato il Parlamento, che dovrebbe legiferare in materia, è immobilizzato dai veti bipartisan dei parlamentari cattolici, dall’altro i giudici, nell’inerzia del legislatore, si trovano costretti a sostituirsi ad esso con pronunce spesso contestate. Sono proprio due sentenze “laiche”, la prima della Cassazione nell’ottobre 2007, la seconda della Corte d’Appello di Milano nel luglio 2008, a dare speranza a quanti credono che la scelta di decidere riguardo alla propria vita fisica sia un diritto, anzi una libertà negata. A quel diritto ha fatto riferimento la giurisprudenza, autorizzando il padre di Eluana a interrompere l’alimentazione forzata della figlia nel rispetto della volontà da lei espressa prima dell’incidente. “La vita è di Dio” sostiene invece Ratzinger, preoccupato che il testamento
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ART.32 COMMA 2 DELLA COSTITUZIONE Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
biologico possa spalancare le porte alla “cultura della morte”, all’eutanasia. Eppure ben diversa è l’eutanasia dal diritto di poter scegliere di non subire l’“accanimento terapeutico”; una scelta, questa, fatta in silenzio anche da Giovanni Paolo II, la cui agonia non fu prolungata con respiratori artificiali e alimentazione forzata negli ultimi giorni di malattia, e che, senza troppo clamore, si applica negli hospice, strutture ospedaliere che offrono ai malati cronici e terminali solo le cure palliative. Insomma, se è già una realtà consolidata l’idea di accompagnare “dolcemente” alla morte il malato terminale, somministrando solo le cure palliative, pur in assenza di un esplicito consenso (a decidere sono spesso i familiari), a maggior ragione dovrebbe essere tenuta in considerazione la volontà dell’individuo, ove liberamente espressa per iscritto. Su alcuni punti la politica sembra convergere: il rafforzamento del “consenso informato”, preventivamente prestato dal paziente per qualsiasi trattamento sanitario, e la previsione di un fiduciario nel momento in cui non sia
più in grado di decidere; su altri, in particolare l’interruzione di nutrizione e idratazione artificiale, lo scontro è aspro. È su quest’ultimo aspetto che la Cassazione l’11 si pronuncerà novembre, dopo una lunga serie di ricorsi e richieste di sospensione alla Corte Costituzionale e alla stessa Corte d’Appello di Milano. Se in buona parte d’Europa si è già legiferato sull’argomento, tocca adesso all’Italia fare chiarezza, a sette anni dalla sottoscrizione della Convenzione di Oviedo, che prevede che il medico prenda atto della volontà del paziente precedentemente espressa, nel caso quest’ultimo non possa più manifestare, dopo un intervento, alcuna volontà. In fondo passa anche da questo il rispetto per la dignità di ciascun individuo. Lo chiede Eluana e lo chiedono tante altre persone ancora senza voce.
Nella pagina accanto: Eluana Englaro.
HOSPICE Strutture sanitarie predisposte per l’assistenza in ricovero temporaneo di malati affetti da malattie progressive e in fase avanzata, per i quali ogni terapia finalizzata alla guarigione o alla stabilizzazione della patologia non è più possibile o comunque risulta inappropriata. Negli hospice si praticano le CURE PALLIATIVE, cioé quelle cure che prevedono il sollievo del dolore e degli altri sintomi per il paziente, il sostegno psicologico e il supporto per la famiglia durante la malattia e nel lutto. Lo scopo di queste strutture, che sono pubbliche e spesso situate presso gli ospedali, è di accompagnare il malato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale, affinché le viva con dignità, nel modo meno traumatico e doloroso possibile. In Italia gli hospice sono 147: 104 al Nord, 28 al Centro, 15 al Sud (di cui 4 in Sicilia). A Catania l’hospice “Giovanni Paolo II”, moderno e dotato di ogni confort, si trova presso l’ospedale Garibaldi-Nesima.
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Vulcanica, schietta e passionale. E per questo amata da una vasta schiera di fans. Che scelgono la radio e incoronano i propri dj preferiti. Quindici anni in giro per l’etere, ad alto gradimento: Antonella Insabella
di Claudio Sciacca
Non si vive di sola televisione. Non c’è solo internet e YouTube. Meno “ingessata” degli altri media, la radio non teme concorrenza, rimanendo ben salda nei cuori e nelle abitudini degli italiani, forse per quella sensazione di libertà che negli anni ha saputo conservare. Lo dimostra il seguito di programmi-cult quali “Viva Radio2”, “Deejay chiama Italia”, “Lo zoo di 105”, “La zanzara”, solo per citarne alcuni, nonché il successo dei vari Cattelan, Linus, Savino. Eppure non serve andare troppo lontano per scovare talenti radiofonici. Lei è siciliana, ha trentuno anni, segno zodiacale Toro, ascendente Leone. Con Antonella Insabella, voce principe dei pomeriggi di Radio Studio Centrale, parliamo di musica, di radio e di successo. E soprattutto di Antonella. Antonella, è un piacere scambiare quattro chiacchiere con te. Una delle più note ed apprezzate dj nella nostra città. Intanto comincio col chiederti: che rapporto hai con la “notorietà” e con la nutrita schiera di fedelissimi fans? «Proprio qualche giorno fa il mio Direttore Artistico, Fabio Formosa, mi ha fatto presente “la cosa”, sottolineando la mia assoluta incoscienza sull’argomento!
Diciamo che, malgrado i miei 15 anni di lavoro in radio, non ho piena consapevolezza della notorietà cui fai riferimento. Tieni presente che la radio non è la televisione... e meno male! Chi lavora in radio può andare serenamente in Pescheria in scarpe da tennis, cosa a cui avrei difficoltà a rinunciare (mica alle scarpe da tennis!)». Punta di diamante di Radio Studio Centrale, una delle radio più ascoltate di Catania e provincia (dati Audiradio ndr): come è nato il sodalizio con RSC e quanto ha influito nel tuo sviluppo professionale in questi anni? «Pensa che a Radio Studio Centrale mi presentai nel 1997 piena di entusiasmo e determinazione, ma fui “cestinata” senza scampo! Non la presi benissimo, ma non per questo abbandonai la radio! A volte la vita però ti riserva inattese riscosse, dal momento che fui contattata due anni dopo da Rsc, mentre trasmettevo a Radio Delfino. La cosa divertente è che non venni messa in correlazione con quella ragazzetta mai provinata due anni prima...». Nell’immaginario comune il tuo è uno dei lavori più belli del mondo. È davvero così o c’è un rovescio della medaglia?
«Chiaramente è uno di quei lavori per i quali è più che mai necessario lasciare fuori dalla porta, in questo caso dal microfono, i problemi personali. Ma posso dirti che in questo senso il microfono è una vera medicina. Mi è più volte capitato di trasmettere in condizioni fisiche pietose, ma di non far trapelare alcunché, forse per strani benefici anti-influenzali del microfono stesso!». Qual è la cosa più strana che ti è capitata in tanti anni di radio? «Di aneddoti sfiziosi ce ne sarebbero a miriade! Dalle lettere di uomini e donne tormentati da amori impossibili, storie clandestine o dubbi esistenziali, agli appostamenti di ascoltatori “calorosi” sotto la radio. Sono stata ricettacolo di richieste al limite del plausibile, annessi incontri feticisti!». Quale invece la più grande soddisfazione, il più grande successo? «Sembrerà strano, ma la più grande soddisfazione me l’ha regalata qualche anno fa mio padre, assai parco di complimenti e mai del tutto convinto sulla mia scelta lavorativa. Le sue parole, a seguito di un mio intervento, mi emozionano ancora oggi». Dei tuoi gusti musicali sappiamo tutto: Radiohead, Bjork, Jeff Buckley. Dei tuoi gusti calcistici pure: interista. Nessuno è perfetto… «E pensa che è il mio difetto più insignificante! Ne ho di più tragici, credimi!». Parliamo di musica&radio. Spesso viene da pensare che alcuni brani o gruppi o cantanti debbano essere necessariamente “lanciati”, a prescindere dal valore dell’artista o del pezzo. Che insomma a decidere il successo del momento siano le case discografiche. Quale la tua opinione in merito? «Occupandomi anche dei rapporti con le case discografiche, devo purtroppo confermare che è così. Il punto è che gli addetti ai lavori lamentano la povertà
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n°14 Novembre 2008
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n°14 Novembre 2008 Quali invece, a tuo parere, i più grandi bluff degli ultimi anni? «Talmente tanti da non poterli elencare. Ma è anche vero che il gusto in quanto tale è soggettivo, per cui, al di là del bluff discografico o della qualità in sé, finché c’è chi gradisce c’è ben poco da contestare». Il gioco della torre: tra Ligabue, Vasco Rossi ed Elisa chi butti giù e perché? «Ma nessuno dei tre, ci mancherebbe altro!». A proposito, invece, di artisti di casa nostra, come vedi il “movimento siculo”? Ci sono all’orizzonte nuovi Mario Venuti o nuove Carmen Consoli? «Se dipendesse solo dal talento...».
dell’attuale proposta musicale, mentre in realtà, semplicemente, non osano scommettere su altro che prodotti da Major. Insomma, un cane che si morde la coda!». Questa è stata l’estate di Giusy Ferreri: fu, anzi, sarà vera gloria? «Mah! Sospendo il giudizio...ma ti dico solo una cosa: il nuovo album è prodotto da Tiziano Ferro...». Programmi tv come X Factor o Amici hanno consacrato nuovi artisti di successo. È ciò che accade anche in altre parti del mondo. Sarà questo il leit motiv anche nei prossimi anni? Basta, cioè, un reality-show per far nascere un cantante? «Non dimentichiamoci la rete però! I giovani, per attitudine naturale più attenti alle novità e ai movimenti, possono decretare veri casi internazionali attraverso un uso davvero “social” di internet (vedi Myspace). Il caso di Mika ne è un esempio lampante ed eclatante. Dalla rete al successo internazionale!». Quali i tuoi artisti italiani preferiti? «Pino Daniele è in assoluto l’artista che ho più amato negli anni. In adolescenza impazzivo letteralmente per Antonacci, ma gli amori durati e maturati nel tempo sono senz’altro Fiorella Mannoia, Paolo Conte e Fabrizio De Andrè, che più degli altri hanno contribuito alla formazione del mio gusto musicale».
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Parliamo ancora di radio. Ma stavolta usciamo dalla Sicilia: quando non ascolti i colleghi di RSC, su quali altre radio nazionali ti sintonizzi? «Sono sempre stata un’ingorda consumatrice di radio, sin da piccolissima. Da bambina mia madre doveva alzarsi di notte per staccarmi letteralmente dalle mie cuffiette! Ascolto davvero di tutto, ma negli ultimi anni ho privilegiato molto Radio 24 e Radio Deejay e per ragioni opposte; l’una per l’approccio giornalistico, l’altra per un tipo di intrattenimento intelligente, corroborato da scelte musicali di mio gusto». Anche qui i dati di ascolto dei grossi network (ad esempio RTL 102.5, Radio Deejay, RDS) confermano che la radio in Italia gode di ottima salute. Buoni introiti pubblicitari, musica, informazione e programmi di successo, con intrattenitori come la Littizzetto, Fabio Volo o il Trio Medusa. A tuo parere la “sorellina minore” rispetto a tv e internet è pronta al sorpasso? «Oggi la radio è molto legata alla mobilità. E la società contemporanea è fatta di mobilità. E poi la radio è un mezzo non invasivo. Ma spesso il pubblico può fare ascolto di tipo essenzialmente passivo, quindi fa quantità, ma non qualità. Per quanto riguarda invece il pubblico attivo, quello che sceglie esattamente ciò che
vuole ascoltare, credo fra di loro ci siano molti che si sono “rifugiati” nella radio, in quanto delusi dalla tv». Hai mai pensato, in tutta sincerità, di continuare a far radio fuori dalla Sicilia, e, perché no, proprio in uno dei grossi network? In fondo anche Linus, da semplice speaker, è diventato direttore di Radio Deejay, che fa parte del colosso L’EspressoRepubblica. «Certo! Più che pensarlo l’ho desiderato, ma non ritengo di avere la tempra per tollerare un ambiente eccessivamente competitivo. Sono una finta dura, semmai fin troppo sanguigna per tenermi dentro ciò che penso. Per fare carriera bisogna essere dotati di un sangue freddo che non sempre padroneggio (quasi mai)». Per finire: quali i progetti per il futuro di Antonella. Naturalmente non soltanto l’Antonella dj... «Ho smesso da qualche anno di fare progetti a lungo termine, ma conseguire la mia tanto sudata Laurea in Filosofia è l’obiettivo per cui sto quotidianamente lavorando». Ultima domanda, che un po’ ci riguarda. Che rapporto hai con la lettura? Libri, giornali, periodici, quali le tue preferenze? «Non mi faccio mancare la lettura del quotidiano e, prima di addormentarmi, qualche pagina mi accompagna fra le braccia di Morfeo. Al momento, ad esempio, sono alle prese con L’apocalisse rimandata di Dario Fo». Grazie mille, Antonella, e in bocca al lupo per il futuro! «E facciamolo crepare ‘sto povero lupo!».
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CINEMA
il cinema invisibile
Ancora troppi i film che non riescono a raggiungere le sale. Tagliati fuori dalla grande distribuzione e ripescati da pochi cineclub. Breve viaggio attraverso la storia delle rassegne cinematografiche succedutesi nella nostra città. Con uno sguardo al presente
di Alessia Violante Guarnaccia Quando, nel 1999, prese il via anche nella nostra città il fenomeno delle multisale (il primo locale a trasformarsi fu l’Ariston, seguito a ruota dall’Alfieri), era opinione diffusa che sarebbe notevolmente aumentato il numero di pellicole visibili nelle sale catanesi. La distribuzione in effetti cambiò, ma non nel senso auspicato dagli amanti del cinema: se fino a quel momento la regola era che un film, salvo appunto casi eccezionali (come Ghost o Titanic), veniva proiettato in un’unica sala, con l’avvento delle multisale la contemporanea è diventata la regola. Se oggi, quindi, risulta “normale” che un film possa essere proiettato anche in quattro o addirittura cinque sale contemporaneamente, è evidente che l’aumento del numero degli schermi non ha portato ad un aumento delle proposte cinematografiche. Nella stagione 2007/2008, su 336 film usciti nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 31 luglio, ben 66 non sono mai approdati nelle sale cittadine o dell’hinterland catanese, ovvero una percentuale di quasi il 20%. Un dato che, anche se di poco, risulta aumentato se già prendiamo in considerazione l’inizio di stagione 2008/2009, dove su 59 film distribuiti tra il 29 agosto e il 24 ottobre, ben 12 non hanno raggiunto le nostre sale, ovvero una percentuale del 20,33% Peraltro, in considerazione della forte crisi dell’esercizio cinematografico in atto già da qualche anno, e che ha portato l’Ambasciatori e il Metropolitan a dedicarsi esclusivamente al teatro e il Tiffany a chiudere, pochissimo tempo fa, la situazione non potrà certo migliorare. Il problema dei film che non riescono a raggiungere le sale di molte città non è, comunque, affatto recente e risale almeno all’immediato dopoguerra, periodo in cui l’Italia fu invasa da tutti quei prodotti americani che negli anni del conflitto non erano stati distribuiti, per ovvie ragioni.
operare come punto di riferimento per tutti i cinefili catanesi. Fu grazie al cartellone del C.U.C. (il primo anno le proiezioni si tennero al Diana, poi al Corsaro) che potè essere possibile la rappresentazione di pellicole altrimenti destinate all’oscurità. Per vicende oltremodo complesse, il C.U.C. cessò l’attività nel 1969, ma ormai la strada era tracciata e tanti altri volenterosi si
Anche per far fronte a questa richiesta di cinema “alternativo”, nei primi anni ‘50 nacque il C.U.C. (Centro Universitario Cinematografico), istituzione facente parte dell’Università ma destinata ad
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de Il falsario, pellicola che, nonostante il Premio Oscar per il miglior film straniero, è rimasta in sala lo scorso anno appena una settimana. Al di là di qualche inedito proposto nelle passate edizioni (ad esempio Rosso come il cielo lo scorso anno), il cineclub Amadea si focalizza su quelle pellicole di interesse, già uscite nelle sale, che però, in termini di giorni di programmazione, hanno avuto una visibilità inferiore a quella meritata. Tra queste segnaliamo Mongol, di Sergei Bodrov, presentato al Festival Cinematografico di Roma nel 2007. E poi, naturalmente, c’è il “Cinestudio” che, giunto quest’anno alla sua trentesima edizione, presenta, come sempre del resto, un nutrito gruppo di pellicole mai uscite nelle sale catanesi, assieme a qualcuna che ha fatto una fugace apparizione. Tra le proposte di quest’anno (ogni giovedì all’Odeon dal 6 novembre), meritano sicuramente una citazione tre film, che nonostante il grande successo a Venezia 2007, non hanno poi beneficiato di una normale uscita, ovvero Sotto le bombe, di Philippe Aractingi, Cargo 2000 di Alexey Balabanov e Solo un bacio per favore, di Emmanuel Mouret. Da segnalare, inoltre, la proiezione del film Making of, vincitore del festival di Taormina nel 2007 e mai uscito in Italia. Infine, altre due importanti realtà della Provincia meritano una citazione: il “Cine Circolo Aci Club”, che si svolge il giovedì al Cinema Margherita di Acireale, e la rassegna “In dreams” al cinema Musmeci di Riposto. C’è ancora troppo cinema che resta irrimediabilmente “invisibile” ma, grazie agli sforzi di qualche volenteroso appassionato, al di là degli interessi economici che necessariamente orientano le uscite, ci sarà sempre da qualche parte una piccola oasi in cui il termine “arte cinematografica” non verrà usato a sproposito.
Nella pagina accanto: la locandina del primo Cinestudio
impegnarono a garantire una continuità alla precedente esperienza. L’anno successivo nasce il C.I.C. (Centro d’Iniziativa Cinematografica), seguito poi, nel 1973, dal “Nuovo cuc”, che però nulla aveva a che vedere con il vecchio C.U.C. né tantomento con l’Università. La svolta si ha nel 1979, con la nascita della Cooperativa Azdak che prende in gestione il Mirone, lo trasforma in sala d’essai e organizza il “Cinestudio”. In poco tempo sia la sala che il cineforum diventeranno un sicuro punto di riferimento per tutti i cinefili, tanto che nel 1985 si opterà per il trasferimento nel più grande e confortevole cinema Ariston. La richiesta di cinema di qualità raggiunge ben presto livelli forse imprevisti, e negli anni ‘90 nascono i “Lunedì del cinema d’autore” all’Alfieri. Sono gli anni in cui comincia l’attività anche l’associazione “Amadea”, la quale però, pur nell’ambito di una buona proposta qualitativa, predilige pellicole comunque già inserite nella normale programmazione. Nel 1995, sempre per mano dell’Azdak, nasce un nuovo spazio dedicato al “cinema invisibile”, la Saletta Achab. A quel tempo non lo si poteva comprendere, ma dopo appena qualche anno la parabola prese la via discendente. I “Lunedì” dell’Alfieri non arrivano al nuovo millennio, che si apre peraltro con una nuova crisi del settore cinematografico. Anche il pubblico dei cinefili, per ragioni complesse ed ancora in parte da approfondire, diminuisce. L’Azdak viene travolta da questi eventi: nel 2005 chiude l’Achab e nel 2006 è costretta a cedere l’Ariston a una società romana. Il Cinestudio, però, sopravvive, trasferendosi prima all’Abc e poi all’Odeon. Oggi a Catania sono attivi tre cineclub: “L’Ambasciatore”, che ha aperto la nuova stagione giovedì 30 ottobre al cinema Corsaro con I vicerè e che ha come obiettivo la riproposizione dei successi della precedente stagione cinematografica; la “Rassegna Amadea”, che si svolge ogni giovedì al cinema Excelsior e che prenderà il via il 27 novembre con la proiezione
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il re è morto A quasi mezzo secolo dall’omicidio di John Kennedy a Dallas, nessuno crede più alla tesi dell’attentatore solitario. Rievochiamo le vicende umane e politiche del presidente più amato e odiato degli Stati Uniti d’America di Sebastiano Di Bella
Può un uomo solo con le proprie azioni e
i propri intendimenti imprimere alla storia del mondo un corso completamente nuovo e rivoluzionario? Certo, ma solamente se gli elementi della macchina politica che lo sostengono non diventeranno un giorno
JOHN FITZGERALD KENNEDY Data di nascita
29 Maggio 1917.
Luogo di nascita
Brookline, Boston.
Studi
Si iscrive all’università di Harvard e contemporaneamente frequenta, durante lunghi soggiorni in Europa, la School of Economics, di Londra.
Carriera militare
John Kennedy vuole partire volontario per la guerra. Nominato ufficiale di marina, parte per il Pacifico a bordo di una piccola unità. Continuò la guerra al comando di una torpediniera.
mortali nemici. Questo teorema, mutatosi ben presto in assioma in varie epoche del nostro vecchio mondo, (basti pensare all’assassinio di Giulio Cesare, nel 44 A.C.), trova ennesima, letale conferma il 22 Novembre 1963, a Dallas Texas. A quarantacinque anni dalla morte del Presidente certamente più amato ed odiato allo stesso tempo dal popolo americano, la convinzione che egli sia stato vittima di un complotto è ormai radicata nelle menti delle generazioni successive. Si è dibattuto per moltissimo tempo sulle modalità dell’assassinio, e ormai sono molto pochi gli americani che ancora credono alla versione ufficiale del cecchino solitario.
Q
uando viene eletto, nel 1960, a JFK non manca nulla: attraente, colto e dotato di una straordinaria e coinvolgente abilità oratoria, era letteralmente innamorato del suo paese e deciso a risolvere con ogni mezzo i problemi che affliggevano gli USA dell’epoca. Razzismo, lotta all’avanzare del Comunismo, equilibrio del terrore costruito sulla continua ascesa degli armamenti strategici nucleari e, naturalmente, il profilarsi di un escalation militare in uno
Carriera politica
Nel 1947 si presenta a Boston quale candidato del Partito democratico alla Camera dei rappresentanti. Nel 1953 viene eletto al Senato. Nel 1960 annuncia formalmente la propria candidatura alla presidenta degli Stati Uniti. Viene eletto.
Vita privata
Nel 1952 concede un’intervista a una giovane giornalista esordiente, Jacqueline Bouvier, nata in una delle famiglie più in vista di New York. John e Jacqueline si sposano il 12 settembre del 1953. Jacqueline aveva 24 anni, essendo nata il 28 luglio 1929.
Hanno detto di lui
Papa Paolo VI: Noi esprimiamo il voto che la morte di questo grande uuomo di Stato non porti danno al popolo americano, ma rinforzi il suo senso morale. Il presidente della Repubblica italiana Giuseppe Saragat: Kennedy è caduto come un eroe del suo popolo e della democrazia universale.
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sconosciuto angolo di giungla chiamato Vietnam, oltre a molti altri. L’ampia prospettiva politica di Kennedy cozzò subito, in politica interna ed estera, con la linea allora dominante e, d’altra parte, il leggero scarto che gli aveva assicurato la vittoria nelle elezioni presidenziali sull’avversario repubblicano R. Nixon, aveva mostrato chiaramente che solo in parte il popolo americano era disposto ad ascoltarlo. Il progetto per quella che K. stesso definì “la nuova frontiera” venne attaccato senza posa. Kennedy voleva un Paese unito e senza disuguaglianze sociali e di razza, ma venne costantemente boicottato da ben orchestrate trame politiche. L’87mo Congresso (1961/ 63), grazie ad un’alleanza incredibile delle ali conservatrici, democratica e repubblicana, inchiodò il vasto programma di riforme sociali di K: la legge per l’assistenza sanitaria agli anziani, la legge per la creazione di un dipartimento federale per gli affari urbani che aveva lo scopo di poter finalmente affrontare, e magari risolvere, i gravi problemi provocati dall’urbanesimo, la legge per gli aiuti federali alle scuole. Sempre sul piano interno, JFK decise, inoltre, che era arrivato il momento di controllare lo strapotere della CIA: ne aveva abbastanza delle innumerevoli operazioni in nero condotte a sua insaputa in ogni parte del mondo, per non parlare della guerra segreta contro Castro, condotta con la complicità di centinaia di esuli cubani, che addirittura si addestravano sul territorio americano. Intendimento che si acuì dopo il fallito sbarco a Cuba, nell’aprile del 1961, nella tristemente
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n°14 Novembre 2008 famosa baia dei Porci. Lo sbarco fallì perché Kennedy non autorizzò l’appoggio aereo all’operazione, con il risultato che moltissimi esuli furono massacrati dai reparti di Castro. Ma dopo la baia dei Porci tutto cambia: i nemici di Kennedy si muovono nell’ombra, e il germe dell’assassinio si fa largo tra le vacche grasse del Pentagono, dei petrolieri, ma soprattutto dei capitani dell’industria bellica. Già, perché K. vuole una forte riduzione delle commesse militari, vuole disimpegnarsi in Vietnam, iniziare al più presto il ritiro delle truppe, e intensifica il dialogo con il premier sovietico Krusciov. A parte la baia dei Porci, K. colse i maggiori successi in politica estera. Infatti seppe perseguire il duplice intento di conservare un’attiva presenza americana nel mondo e di iniziare un dialogo intenso e costruttivo con l’Unione Sovietica.
I
rapporti USA-URSS vissero un momento drammatico, e il mondo con loro, quando Kennedy, con un blocco navale, e probabilmente grazie anche ad un accordo segreto con Krusciov, ottenne dai Russi il ritiro dei loro missili a Cuba. Dopo questo trauma, il dialogo riprese verso una nuova “distensione” tra i due blocchi. Kennedy desiderava fortemente un lungo periodo di pace per “questo piccolo pianeta” come lui stesso soleva definirlo - prospero ed unito nella pace, ma non grazie ad una pacificazione ottenuta con le armi americane. Idee intollerabili per il governo ombra che, invisibile ma potente, inizia a tessere la trama del regicidio. Il presidente della nuova frontiera diventa sempre più pericoloso per le “legioni politiche” più conservatrici ed estreme, e il verdetto di morte è emesso. La congiura è ordita ai
CHI HA PREMUTO IL GRILLETTO? LEE HARVEY OSWALD Data di nascita
18 Ottobre 1939.
Luogo di nascita
New Orleans, Louisiana.
Genitori
Robert E. Lee e Marguetite Oswald.
più alti livelli: “lui” non deve uscirne vivo e nessuno dei congiurati dovrà mai essere oggetto di azione legale!
A
utunno 1963: JFK è sempre più solo, sente vicino a sé la presenza del male, ma non lo identifica. Diceva spesso: “Ho un appuntamento con la Morte”. Dallas, Texas: è una bella giornata di sole. Il complotto “gira” come un orologio e K., su una nera Lincoln Continental scoperta, attraversa ignaro Dallas. Si trova nello stato più ostile, eppure vengono violate le più elementari fondamentali regole di sicurezza. Nel frattempo prende forma, come stabilito, la teoria del folle solitario: Lee Harvey Oswold e il suo pessimo fucile che non sparò mai. Ultimo atto: Kennedy è ora sotto il tiro di ben tre fucili da caccia grossa in mani molto esperte; luce verde!... IL RE È MORTO. Tutti i testimoni presenti in quella terribile giornata dichiararono con forza di aver udito da quattro a sei spari…: sono morti tutti in strani incidenti. Morto mentre era nelle mani della polizia anche l’attentatore solitario. Conosciamo i risultati delle inchieste, ma non contengono la verità. E, intanto, il fantasma di un re morente ci sussurra: “Continuate a cercarla, la verità, inseguitela! Persino il solo tentativo vi rende più liberi. Quando, un giorno, il muro fatto di menzogne e di silenzi si sgretolerà, essa sarà vostra compagna fedele”.
Famiglia
Ultimo di tre fratelli. Suo padre morì due mesi prima che egli nascesse.
Esistenza
È entrato a 17 anni nei marines; nel 1958 è stato due volte davanti alla Corte marziale; nel 1959 è stato nell’URSS e ha cercato invano di ottenere la cittadinanza sovietica; ha pure tentato di uccidersi; nel 1961 ha sposato Marina Nicolaevna Pruskoca, dalla quale ha avuto due figlie, June e Rachel.
Studi
Scuole elementari e medie, ma con scarsi risultati.
Lavoro
Ha fatto il battilastra a Minsk (Unione Sovietica).
Letture
Libri di politica.
Hanno detto di lui
Un compagno di scuola: Era l’idolo di tutti: appartenere alla gang di Lee era per noi un onore. Un vicino di casa: Non era un tipo socievole: bastava un nonnulla per fargli perdere le staffe. Un funzionario del tribunale dei minorenni del Bronx: Era intelligente e simpatico, ma ozioso; secondo lui la scuola era una perdita di tempo; stava sempre davanti alla TV. Uno psichiatra: Aveva degli impulsi molto violenti dentro di sé e non riusciva a frenarli quando venivano in superficie. Un commilitone: Era proprio una testa matta.
Lui ha detto Nella foto In alto: la famiglia Kennedy; a sinistra: John Fitzgerald Kennedy; nella pagina a fianco: il fucile con cui è stato sparato il colpo mortale
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Dell’America: È un mondo falso e corrotto. Dell’URSS: A mano a mano che imparo la lingua mi rendo conto della società in cui vivo. Ginnastica in massa, conferenze obbligatorie dopo il lavoro, e così via. L’opinione dei miei compagni è che tutto questo è una grossa scocciatura. Di sé: La verità è questa: sono un poveraccio. Della moglie: Anche se ho sposato Marina per far rabbia a Ella, sento che l’amo.
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a cura della redazione
IL LIBRO DEL MESE NARRATIVA STRANIERA MICHEL HOUELLEBECQ La ricerca della felicità Bompiani, 2008 (pp.384 €18,00)
di Alessandro Puglisi
“Se c’è qualcuno che mi ama, sulla Terra o tra gli astri, / adesso dovrebbe farmi un piccolo cenno / sento accumularsi le avvisaglie di un disastro, / il rasoio nel mio braccio traccia una linea retta”. Sono questi gli ultimi versi di una delle poesie contenute in La ricerca della felicità, interessante miscellanea di testi dello scrittore francese Michel Houellebecq, autore, tra gli altri, di romanzi come Le particelle elementari (1998) e il più recente La possibilità di un’isola (2005). Nel volume compaiono quattro opere diverse, pubblicate in Francia tra il 1991 e il 1999. In apertura troviamo Restare vivi, brevissimo contributo in cui viene messo a fuoco, con straordinaria lucidità, un “metodo” rivolto agli aspiranti poeti, ai quali viene dato il consiglio, soprattutto, di alimentare e vivere la propria condizione di sofferenza, del resto connaturata all’esistenza. La seconda opera, che dà il titolo al volume, è proprio La ricerca della felicità, raccolta poetica che riunisce suggestioni suburbane e slanci di intenso lirismo; accenti sublimati nelle disquisizioni teoriche di Interventi, terza opera presente, nella quale si raccolgono una serie di articoli e interviste sui temi più svariati. Il tomo è chiuso da Rinascita, altra raccolta poetica, luogo di precisazione delle tematiche esistenziali e sociali che si possono trarre dalle opere più importanti di Houellebecq. Da leggere per cominciare a conoscere, o approfondire, un autore purtroppo ancora poco noto nel nostro Paese.
Aumentano anche nella provincia di Catania gli “Ocz” (Official crossing zone) luoghi di scambio e di condivisione del sapere
di Irene Giuffrida
Una volta erano i lettori ad avvicinarsi ai libri: si andava in libreria e si acquistava il proprio volume preferito. Oggi la lettura contempla una nuova possibilità, cioè che sia il libro a mettersi in viaggio, imbattendosi, per via, nei propri potenziali lettori. “La via” in questione in cui può avvenire il fatidico incontro, il colpo di fulmine tra lettore e libro, può essere un parco, una stazione, una panchina, una scuola; la nuova tendenza del leggere è il bookcrossing (letteralmente: “incrociare un libro”), nuova moda dilagata dall’America in Italia a partire dal 2004. Il libro come luogo d’incontro, esistenze che si incrociano grazie alla passione per la lettura: sono questi i presupposti del bookcrossing (termine entrato di recente a far parte del vocabolario inglese), la consuetudine, cioè, di abbandonare un libro “into the wild”, ossia nell’ambiente, naturale o urbano, subito dopo averlo letto, per favorire la condivisione dei suoi contenuti, e mettendo in circolo il suo messaggio al di fuori dei circuiti di mercato. Si innesca così una virtuosa spirale di ritrovamenti e abbandoni che consente agli amanti della lettura di mettere in atto un significativo passaparola culturale e permette, a chi non n°14 Novembre 2008
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n°14 Novembre 2008 NARRATIVA ITALIANA DOMENICO TRISCHITTA Una raggiante Catania Excelsior 1881, 2008 pp. 240 € 13,50
NARRATIVA ITALIANA ANDREA CAMILLERI L’età del dubbio Sellerio editore, 2008 pp. 265 € 13,00
NARRATIVA STRANIERA ARAVIND ADIGA La tigre bianca Einaudi, 2008 pp. 234 € 19,00
NARRATIVA STRANIERA SOPHIE VAN DER STAP La ragazza dalle nove parrucche Bompiani, 2008 pp. 252 € 17,50
VARIE ERRI DE LUCA, GENNARO MATINO Almeno cinque Feltrinelli, 2008 pp. 93 € 9,50
RACCONTI DI VIAGGIO RAFFAELE MEUCCI Non disturbare FBE Edizioni, 2008 pp. 160 € 13,00
ama comprare i libri, di accostarsi in piena libertà alla pagina scritta. Ogni libro, associato all’iniziativa per libera donazione dei lettori di tutto il mondo, ha un codice identificativo che ne consente, all’atto del casuale “ritrovamento”, la pronta registrazione nel sito ufficiale del bookcrossing. In questo modo è possibile seguire il libro nei suoi spostamenti, conoscerne la storia e, attraverso il sito, conoscere anche il “popolo dei lettori” cui fa capo la tendenza di costume del bookcrossing. È possibile, in tal modo, contattare le persone che hanno precedentemente trovato lo stesso volume, scambiando le proprie idee e opinioni sui suoi contenuti. Tutte le operazioni connesse al bookcrossing sono gratuite: la registrazione sul sito, la segnalazione dei testi trovati e ogni altro passaggio legato ai viaggi dei libri.
VARIE FRANDINO ALFERJ (a cura di) Corpo a corpo. Interviste impossibili Einaudi, 2008 pp. 220 € 16,00
SAGGISTICA PAOLO CORTESI John F. Kennedy. Chi lo ha ucciso? Foschi editore, 2008 pp. 108 € 7,90
anche a Catania e nelle zone limitrofe e il sito, che dispone dal 2002 di un forum e di una bacheca di incontri, sta trasformando la pratica della lettura, tradizionalmente sentita come solitaria, in un’occasione di conoscenza e di incontri nazionali e internazionali sotto il segno di una comune passione.
L’iniziativa è stata ideata nel 2001 da Ron Hornbaker e dalla moglie Kaori, attraverso la creazione del www.bookcrossing.com sito web ufficiale che conta ad oggi oltre 600.000 membri in totale (di cui 18.900 gli italiani), e www.bookcrossing-italy.com oltre 5 milioni di libri etichettati, registrati e attualmente in viaggio verso i luoghi casuali in cui si imbatteranno nei propri lettori. La moda della libera lettura si è diffusa rapidamente anche in Sicilia: sono aumentati in modo esponenziale i locali che aderiscono all’iniziativa e mettono a disposizione uno spazio di accesso per la comunità dei bookcrosser, definiti anche “corsari”. Le zone ufficiali di scambio sono ormai numerose
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sportivi si nasce, personaggi televisivi si diventa... facilmente L’ultimo caso della Granbassi riporta l’attenzione sul gran numero di sportivi che si lanciano nell’esperienza televisiva. Con alterni successi di Antonio Borzì Margherita Granbassi è una di quelle donne che allo sport italiano ha dato tanto. Sudore sulle pedane, fatica, allenamenti e, soprattutto, vittorie. Per ultimo è arrivato il doppio bronzo conquistato nella scherma a Pechino 2008, individualmente e nella prova di squadra con colleghe del calibro di Valentina Vezzali, signora e padrona assoluta di questo sport, dove ha sempre dominato incontrastata. Ma da qualche tempo, a pochi mesi di distanza dalle Olimpiadi cinesi, il nome di Margherita Granbassi non circola sulla bocca di tutti per meriti sportivi. Lo “scandalo” provocato dalla sua presenza ad “Annozero” ha, infatti, fatto parlare l’Italia. Tutti a chiedersi se sia giusto o meno che l’atleta partecipi alla trasmissione di Santoro. Ricapitoliamo velocemente la vicenda a vantaggio del lettore al quale fosse sfuggita qualche puntata... Santoro, dopo la splendida olimpiade di Pechino, chiama la Granbassi per partecipare ad “Annozero”. La schermitrice azzurra, che fa parte del gruppo sportivo dell’Arma dei Carabinieri, ne chiede l’autorizzazione, che inizialmente viene concessa. Ma, dopo la prima puntata, si verifica un improvviso dietrofront dell’Arma, che nega all’atleta il via libera. Entrano ben presto in campo
pareri autorevoli, come quello di Francesco Cossiga, il quale condanna fortemente la “neogiornalista” di “Annozero”, e di Ignazio La Russa che, in qualità di Ministro della Difesa, cerca di placare gli animi. La Granbassi, di fronte all’aut aut dell’Arma, sceglie per la futura e neonata carriera di giornalista, e abbandona i Carabinieri dopo un iniziale e inutile periodo d’aspettativa. La vicenda presta il fianco ad una serie di molteplici osservazioni. Innanzitutto si deve riflettere sul legame stretto e indelebile degli sport minori con i gruppi dello stato (Fiamme Gialle, Carabinieri, etc). Quest’ultimi, infatti, sono gli unici che possono garantire fondi e strutture che consentano agli atleti (i quali, in fondo, fanno sì che alle Olimpiadi il medagliere azzurro sia spesso pieno) di portare a compimento degli allenamenti decenti. Atleti che, in ogni caso, si trovano davanti ad un rapporto fra impegno e compensi nettamente minore rispetto a quello dei più illustri colleghi calciatori. Ma, all’infuori del pur importante discorso economico, dobbiamo considerare quella componente di notorietà che, oggi, fa gola a tanti, se non a tutti. In questo senso il caso Granbassi si allarga a macchia d’olio. Il mondo televisivo nostrano,
infatti, nell’ultimo periodo ha accolto nelle sue generose braccia esponenti noti e meno noti del mondo sportivo italiano. Filippo Magnini, da grande sconfitto dell’olimpiade cinese, si è rifugiato fra le braccia di Simona Ventura, facendo l’inviato speciale all’”Isola dei famosi” (che, fra l’altro, ha ospitato un ex grande come Antonio Cabrini). Sono poi diventati possibili talpe Clemente Russo e Matteo Tagliariol, rispettivamente argento e oro nel pugilato e nella spada, sempre a Pechino. Ma basta guardarsi un po’ in giro per vedere come anche ex calciatori siano diventati showman: Bettarini ci allieta con la sua bravura ogni domenica nel salotto di “Buona domenica”. Dopo quest’ elenco, sicuramente incompleto, di personaggi famosi, proviamo a capire il perchè di questa migrazione di sportivi in tv. È evidente che, attraverso il mezzo televisivo, gli sportivi trovano quel successo e quella notorietà che difficilmente otterrebbero continuando a praticare quegli sport che non solo procurano loro pochi soldi, ma, soprattutto, trovano una degna vetrina solamente in occasione delle Olimpiadi. Il caso della Granbassi è complesso, poiché si è innescata una polemica con i Carabinieri tutt’altro che priva di fondamento. All’infuori degli interventi esterni più o meno opportuni (ma siamo in Italia!), bisogna notare come la medagliata di Pechino, partecipando ad una trasmissione “molto esposta” come “Annozero”, rischi di far cadere quella componente d’imparzialità che è fondamentale per un appartenente alle forze dell’ordine. Forse, o quasi sicuramente, la scelta di abbandonare l’Arma è stata quella più plausibile e giusta. Una cosa è certa: l’arte della spada nell’arena di Santoro le sarà sicuramente utile...
Nella foto a sinistra: Matteo Tagliariol, protagonista de “La Talpa” In alto: Margherita Granbassi, conduttrice di “Annozero” assieme a Michele Santoro.
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Il profumo tra arte e ingegno Dietro ogni fragranza, prima di ogni profumo, c’è il paziente e certosino lavoro di maestri profumieri. Oltre alla produzione di profumi naturali, che avevano il loro centro in Francia e che sono ancora oggi i più pregiati, nella seconda metà del secolo XIX andò affermandosi sempre di più, specialmente in Germania, l’industria dei profumi sintetici. I migliori profumi attualmente prodotti non sono, però, né completamente sintetici né completamente naturali: il prodotto migliore dell’arte profumiera è una miscela appropriata dei due tipi allo scopo di migliorare il profumo naturale. Un prodotto puramente sintetico sarebbe grossolano e poco soddisfacente per la mancanza di quelle piccole quantità di impurità che affinano e completano la fragranza dei prodotti naturali. L’industria dei profumi è solo in parte fondata su basi scientifiche, divenendo essa un’arte non appena procede alla miscela delle materie prime. I profumi traggono il loro nome dal fatto che, nella forma originaria, essi erano usati come polveri per fumigazioni nei templi egiziani. Le prime polveri erano miscele di aromi finemente macinati, tenuti insieme da mirra e storace. In seguito alla scoperta che, se certe sostanze aromatiche o fiori vengono immersi in grasso o olio, questi trattengono parte del principio odoroso, furono prodotti gli unguenti di fama biblica. Ad Avicenna, medico arabo, spetta la scoperta della distillazione in corrente di vapore degli oli volatili: durante le sue scoperte di pozioni medicamentose, egli trovò che, se si fanno bollire con acqua in un alambicco dei fiori, parte della loro essenza passa nel distillato.
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I costituenti di un profumo sono tre: il diluente o solvente, il fissatore e l’elemento odorifico o essenza. Il diluente costituisce la maggior parte di ogni profumo finito: le sostanze usate in profumeria hanno infatti odori così potenti da dovere essere considerevolmente diluite nella composizione del profumo. Le sostanze odorose sono in generale poco solubili in acqua, ma facilmente solubili in liquidi grassi e in qualche altro solvente organico. Ciò è facilmente comprensibile se si pensa che, per poter stimolare il processo olfattivo, la sostanza odorosa deve potere sciogliersi nei tessuti grassi che si trovano nel setto olfattivo nella parte superiore del naso, a cui arriva grazie alla sua volatilità. La sostanza usata come diluente nei tempi più antichi era l’olio d’oliva, adatto a questo scopo in quanto è un buon solvente di parecchi potenti odoranti, specialmente degli oli essenziali dei fiori, e ha di per sé solo un blando odore. Esso è stato però sostituito, come diluente per profumeria, dall’alcool etilico, che possiede, rispetto all’olio d’oliva, i seguenti vantaggi: è incolore, è completamente volatile e non lascia alcun residuo, per cui è adatto per applicazioni su stoffe; ha odore piacevole e stimolante ma non tanto forte da interferire con quello del profumo. In una normale soluzione alcoolica del principio odoroso le sostanze più volatili evaporerebbero per prime, e l’odore del profumo consisterebbe in una serie successiva di impressioni anziché in quella globale desiderata: per ovviare a questo inconveniente si aggiunge un fissatore del profumo. Un tempo, fin dalle origini della profumeria, si ritrova un notevole impiego, come fissatori, di certi prodotti animali con funzioni sessuali, specialmente muschio e zibetto. Il daino muschiato maschio, abitante innocuo notturno dell’Himalaia, porta un sacco, nella parte anteriore dell’addome, che si riempie di una sostanza potentemente odorosa che ha la funzione di guidare la femmina verso il maschio. Il daino veniva ucciso, il sacco prelevato e seccato, e il contenuto venduto come muschio in poltiglia. Il muschio è un forte fissativo per i profumi vegetali, cioè li rende più persistenti. Lo zibetto è ottenuto dall’animale omonimo, che vive in Abissinia e in India, come secrezione glandolare sia del maschio che della femmina. Poiché la sostanza poteva essere asportata dall’animale senza danno per lo stesso, questo era tenuto in cattività e stimolato alla produzione di questa sostanza. Lo studio della struttura chimica dei costituenti odoriferi essenziali del muschio e dello zibetto
aprì ben presto la via a sviluppi notevolissimi nella chimica dei materiali da profumeria. Le sostanze odorose usate in profumeria sono gli oli essenziali o essenze, ottenuti generalmente dal regno vegetale, oppure le essenze artificiali, preparate per via sintetica. L’industria dei profumi sintetici, che per la bontà dei prodotti può competere con quella dei profumi naturali, si fonda sull’imitazione dell’odore delle essenze naturali per mezzo di miscele di sostanze odorose ottenute sinteticamente, impiegando materie prime facilmente accessibili.
PENHALIGON’S LONDON
Dal XIX secolo PENAHALIGON’S è il fornitore ufficiale delle famiglie reali in tutto il mondo. Nel 1860 William Henry Penhaligon’S partì dalla città natale di Pensance, in Cornovaglia, per andare a Londra ed aprire un negozio da barbiere in Jermyn Street, centro esclusivo di Londra. Per Mister Penhaligon’s era cominciata un’avventura che sarebbe sfociata in un fiorente giro d’affari con la vendita di profumi, eau de toilette e pomate per la sua ricca clientela. Penhaligon’s rimane ancora oggi una vendita di lusso unica in un mercato di nicchia.
FLORIS LONDON
Giunta a celebrare il suo 270° anniversario, la Floris è oggi diretta dall’ottava generazione di discendenti del suo fondatore. Juan Famenisa Floris, salpato da Minorca, ebbe l’originale idea di aprire, nel 1730, un negozio di parrucchiere da uomo nell’elegante quartiere St. James di Londra, in Jermyn Street al n.89, negozio che, recentemente ristrutturato assieme a quello di New York, conserva ancora al suo interno i mobili originali in mogano spagnolo acquistati alla Grande Esposizione in Hyde Park del 1851. Floris si è guadagnato ben 17 Royal Warrant: un R. W. viene attribuito ad un fornitore ufficiale di un membro della casa reale, e questo significa essere considerati ai vertici della qualità e del servizio nella propria categoria.
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cartellone Giovedì 6 Novembre
CINESTUDIO 30 Invincible di Werner Herzog USA 2001 (ucita italiana 2008) ingresso € 4,00 - gratuito soci h.20.30 Cinema Odeon
novembre
Martedì 11 Novembre R(ESISTENZE!!!) presenta Chutney popcorn di Nisha Ganatra USA 2000 h.20.30 € 3,00 Libreria Gramigna
Venerdì 21 Novembre Paolo Benvegnù h.20.30 € 11,00 Centro Zō
CINEMA CINEMA MUSICA CINEMA CINEMA MUSICA CINEMA MUSICA MUSICA MUSICA MUSICA TEATRO TEATRO MUSICA TEATRO CINEMA MUSICA Giovedì 6 Novembre
ASSOCIAZIONE MUSICALE ETNEA Camerata strumentale di Prato h.21.15 € 4,00 Chiesa S.Francesco all’Immacolata
Venerdì 7 Novembre
Old Voices h.21.00 Ass. Culturale Alan Lomax
Sabato 8 Novembre
Fuzzine Night con Koopas, Les Spritz h.21.00 Ass. Culturale Alan Lomax
Sabato 8 Novembre
Tra la Terra e il Cielo di Giorgio Barberio Corsetti h.20.00 € 15,00 Teatro Sangiorgi
Domenica 9 Novembre Tra la Terra e il Cielo di Giorgio Barberio Corsetti h.20.00 € 15,00 Teatro Sangiorgi
Giovedì 13 Novembre
CINESTUDIO 30 La famiglia Savage di Tamara Jenkins USA 2007 h.20.30 ingresso gratuito soci Cinema Odeon
Sabato 15 Novembre
ASSOCIAZIONE MUSICALE ETNEA Cristina Zavalloni voce Andrea Rebaudengo piano h.21.15 € 4,00 Palazzo Biscari
Martedì 18 Novembre CATANIA JAZZ Robben Ford h.20.30 € 22,00 Teatro Metropolitan
Sabato 19 Novembre
ASSOCIAZIONE MUSICALE ETNEA Radu Lupu piano h.21.15 € 4,00 Teatro Massimo Bellini
Giovedì 20 Novembre
CINESTUDIO 30 Meduse di Etgar Keret, Shira Geffer Israele 2007 h.20.30 ingresso gratuito soci Cinema Odeon
Martedì 25 Novembre R(ESISTENZE!!!) presenta Angeli d’acciaio di Katja von Garnier USA 2004 h.20.30 € 3,00 Libreria Gramigna
Giovedì 27 Novembre
CINESTUDIO 30 Il caricatore di Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso, Fabio Nunziata Italia 1997 h.20.30 ingresso gratuito soci Cinema Odeon
Sabato 29 Novembre
TEATRO STABILE rassegna Te.st Come spiegare la storia del Comunismo ai malati di mente di Matei Visniec trad. di Sergio Claudio Perroni h.20.30 Centro Zō fino al 21 dicembre
Domenica 30 Novembre
ASSOCIAZIONE MUSICALE ETNEA Matilde Politi h.21.15 € 4,00 Teatro Sangiorgi
Nel Nuovo Negozio di Catania
Tutto il mondo al tuo servizio
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n°14 Novembre 2008
Vuoi dire la tua? Vai su...
n°14 Novembre 2008
NUOVA ZELANDA (Ansa) 23 Settembre QUALE LEADER IN PASTO AI CANI?
Quale dei leader, in lizza per le elezioni dell’8 novembre in Nuova Zelanda, gli elettori darebbero in pasto ai cani? Una ditta di cibo e articoli per animali ha così lanciato un sondaggio di nuovo genere. Lo dice il quotidiano Dominion Post: ‘la Masterpet ha fatto giocattoli da masticare con le sembianze della premier laburista Helen Clark e del leader dell’opposizione conservatrice John Key e tiene un conto delle vendite mettendo i dati aggiornati sul suo sito Web’.
VICENZA (Ansa) 9 Ottobre SCUOLA: VARATO NUOVO ORARIO “SPACCASECONDI”
Prima lezione 7.45, seconda 8.37 e 30 secondi, terza 9.39. È l’orario ‘spaccasecondo’ dell’Istituto Magistrale Fogazzaro di Vicenza.A deciderlo il preside Pietro Pasetto. Dopo l’intervallo si riparte alle 10.37 e 30 secondi, poi le altre lezioni sono previste alle 11.30 e alle 12.22 e 30 secondi. Critica la dirigente scolastica del Veneto, Carmela Palumbo, che parlerà col preside: ‘l’unico modo per affrontare questo assetto orario per il momento è l’ironia’.
SYDNEY (Ansa) 24 Settembre DONNA OSTAGGIO DI UN MAIALE GIGANTE
BUENOS AIRES (Ansa) 12 Ottobre “AFFITTASI MARITO” PER... MANUTENZIONE DOMESTICA
Vostro marito non è in grado di fare nessun lavoretto in casa? Niente paura, nasce in Argentina la ditta ‘Affittasi marito’. ‘Stufa che tuo marito lasci in sospeso la manutenzione della casa? E tu,sei stanco che tua moglie ti chieda mille lavoretti al giorno? Ora puoi smettere di litigare’, è lo slogan lanciato nella pagina web della piccola impresa che, grazie anche ai prezzi modici (12 euro l’ora), ha raggiunto negli ultimi anni l’apice del successo e oggi ha 2mila clienti.
È stato catturato il maiale grande quanto un pony che ha tenuto ‘in ostaggio’ per 10 giorni in casa la donna che lo aveva accolto e curato. In una fattoria nell’entroterra di Sydney. Il maiale di 80 chili, soprannominato Bruce, si era presentato alla porta di Caroline Hayes, di 63 anni, zoofila dichiarata, che gli aveva medicato un occhio ferito. Era stato abbandonato nella boscaglia dai precedenti proprietari. Da allora la donna è stata sequestrata dall’aggressivo animale.
Viale Vittorio Veneto, 39 Tel. +39 095 7227497
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