Memorabilia - Nel paese delle ultime cose

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TEORIE DEL RE-CYCLE _

CICLO DI SEMINARI

RICICLI IMMATERIALI

MEMORABILIA

Nel paese delle ultime cose

SEMINARIO E MOSTRA 09_5_2015 / ORE 11.00-17.00

ACCADEMIA DI ARCHITETTURA UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA PALAZZO CANAVÉE, MENDRISIO

Ore 11:00 Saluti Mario Botta Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana Ore 11:30 Introduzioni Nicola Emery Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana Renato Bocchi Università Iuav di Venezia, coordinatore VFLHQWL±FR 35,1 5H F\FOH ,WDO\ Ore 12:00 Nel paese delle ultime cose introducono e moderano: Pippo Ciorra e Francesco Garofalo interventi di: Federico De Matteis, Luca De Vitis, Antonio Di Campli, Andrea Gritti, Caterina Padoa Schioppa, Francesca Pignatelli, Anna Riciputo Ore 14:30 Inaugurazione mostra Memorabilia. 1HO SDHVH GHOOH XOWLPH FRVH

Ore 15:00 Tavoli tematici Architetture / Storie / Luoghi introducono e moderano: Enrico Formato, Fabrizia Ippolito, Andrea Oldani contributi di: Susanna Clemente, Alberto De Giovanni, Sara Favargiotti, Romolo Ottaviani 6SD]L 6WUDWHJLH 6WUXPHQWL introducono e moderano: Alberto Bertagna, Sara Marini contributi di: Federica Caregnato, Federica Fava, Lina Malfona, Enrica Pastore e Giulia Tönz 2JJHWWL /LEUL 2SHUH introducono e moderano: Alessandra Capanna, Giulia Menzietti, Dina Nencini contributi di: Martin Ambroise, Ernest Babyn, Ludovica Battista, Antonia Di Lauro, Alberto Petracchin, Cristina Sciarrone Ore 16.30 Conclusioni introduce e modera: Ilaria Valente


MEMORABILIA Collage

Federica Caregnato

La narrazione del collage inizia, si conclude e ri-inizia nello spazio del foglio bianco, luogo concreto della rappresentazione ed insieme vuoto sospeso e fondante della composizione. Il nero è il segno, delimita un bordo, una separazione, ed è attivo nella composizione del collage come elemento di fusione tra i vari frammenti. Il colore nero è spesso utilizzato in operazioni di sottrazione, di cancellazione, in cui non si ricerca la chiarezza della tridimensionalità, la scena qui cercata, è infatti, avvolta da una coltre di nebbia. Questa incertezza dei fatti tuttavia fa risultare l’immagine aumentata di significato rispetto a ciò che è direttamente visibile. Il collage si presenta come chiave di lettura puramente estetica della contemporaneità, un linguaggio universale, che procede per simboli e rappresentazioni, ma che non vuole fornire risposte, bensì lanciare domane: come ricorda Paul Virilio in Estetica della Sparizione “la velocità è la luce[…], allora le apparenze sono trasparenze momentanee ed ingannevoli, e anche le dimensioni spaziali non sono altro che fugaci apparizioni, come le cose percepite nell’istante dello sguardo”.1 Tecnica mista (stampe a getto d’inchiostro su lucido, applicate su carta); composizione: Venere di Milo (Alessandro di Antiochia, 130 a.C.), televisori che mostrano una centrale nucleare, sullo sfondo una fotografia di Porto Marghera dal ponte della Libertà).


MEMORABILIA Collage Federica Caregnato «Così procede la storia, le parole giuste nell’ordine giusto».1 Nella sua etimologia il termine “collage” si riferisce alla materia viscosa e tenace di varie specie, la colla, che serve ad attaccare una cosa ad un’altra e, come spiega Roland Barthes nella sua introduzione alle opere di Bernard Requichot [Requichot et son corps], i collage possono avere «la forma fondamentale della ripugnanza», essere «l’agglomerato», in cui «si abolisce il ritaglio, cioè la nominazione». Allo stesso tempo possono fare della nominazione e del taglio la loro «caratteristica essenziale, così come scriveva il poeta [Carl Einstein] surrealista: “carta e un paio di forbici, ecco gli unici strumenti necessari”»2. Di fatto durante il periodo di crescita del movimento Surrealista e Dadaista il collage è diventato il principale medium con cui gli artisti dell’epoca hanno raccontato la cronaca del loro tempo e rappresentato una intera generazione alla ricerca di un modo d’esistenza rivoluzionario. Questo potenziale riconosciuto dai surrealisti rende l’interesse per lo studio del collage notevole, per cui tuttavia è necessario capire l’opera d’arte per intendere una complessione di verità che concerne anche il rapporto dell’opera con la non-verità. Umberto Eco nella sua Struttura Assente spiega al lettore che gli oggetti di contemplazione estetica, oltre alla loro proprietà fisica, sensibile ed osservabile, hanno anche proprietà relazionali, ricreative e ludiche, non direttamente visibili, fondando una comunicazione che procede per simboli e rappresentazioni: «Che il messaggio estetico permetta una interpretazione aperta e in progresso lo sappiamo già. Si può benissimo elaborare un’estetica che si arresti a questa affermazione come al limite massimo del suo rigore teoretico. Dopo vengono le false estetiche normative, che prescrivono indebitamente quello che l’arte deve suggerire, provocare, ispirare, e così via. Ma, nel momento in cui il messaggio estetico viene sottoposto ad indagine semiologica, occorre tradurre gli artefici detti ‘espressivi’ in artifici di comunicazione sulla base di codici (osservati o messi in crisi)…»3. Su questo sfondo teorico il collage può essere inteso come un testo visivo, non diverso da un testo poetico, ed è proprio la sua natura metaforica che permette la mediazione tra i bordi di due realtà, in una sovrapposizione di segni e simboli decodificati grazie all’analogia: il margine cercato è un riparo interiore, limite all’inquietudine causata dall’oscurità dell’incerto e ciò che costituisce l’oggetto della paura è il ritorno del rimosso, che rivela la qualità del nostro desiderio inconscio. Come scrive Pietro Zanini nel saggio I confini delle cose «andare oltre, varcare la frontiera, vuol dire inoltrarsi all’interno di un territorio fatto di terre aspre, dure, difficili, abitato da figure pericolose contro cui si deve combattere. Vuol dire uscire da uno spazio famigliare, conosciuto, rassicurante, ed entrare nell’incertezza. Questo passaggio, oltrepassare la frontiera, muta anche il carattere di un individuo: al di là di essa si diventa stranieri, emigranti, diversi non solo per gli altri ma a volte anche per sé stessi. E non sempre ritornare al punto da cui siamo partiti ci fa ritrovare tutto quello che abbiamo lasciato»4. La dialettica stabilita sovrappone, così, all'immagine bidimensionale del collage una intuizione, che è disumanizzante in tutti i suoi modelli e lo è in maniera assai maggiore quando si tratta del suo rapporto con la storia: se c’è una qualche speranza per il futuro, di certo deve risiedere nella capacità di fissare lo sguardo nel cuore delle tenebre senza tirarsi indietro, perché «dobbiamo pensare che esista qualche altra cosa di non familiare che ci appare insieme alle cose familiari. Guardare ciò che non si guarderebbe, ascoltare ciò che non si sentirebbe, essere attenti al banale, all'ordinario, all'infra-ordinario. Negare l'ideale gerarchia dal fondamentale all'aneddotico, perché non esiste aneddotica ma solo culture dominanti che ci esiliano da noi stessi e dagli altri, una perdita di senso che non è per noi solo una pausa della coscienza ma un declinare dell'esistenza»5. Il testo estetico è fonte di un imprevedibile atto comunicativo il cui autore reale rimane indeterminato, essendo necessaria, alla sua espansione semiotica, una collaborazione tra destinatario e mittente. Il problema della comunicazione rimane infatti da porre al “lettore”: si accorgerà che in esso sono contenute questioni profonde e contraddizioni tanto sottili da farsi a volte intravedere solo tra le righe e in modo vago e subdolamente sfuggente? La narrazione che il collage genera è necessariamente legata ad una memoria sensibile che evoca un sentimento


estetico utile a proiettarsi in una visione immaginifica, prodotto di una attività costruttiva della mente umana e solo l’approccio esistenzialista e fenomenologico aiutano a capire, riconoscendo la fusione tra soggetto ed oggetto, come l’immagine contestuale del collage coinvolga lo spettatore e lo inviti ad essere partecipante attivo ed a completare l’esperienza in modo essenziale permettendo al contesto e alla storicità del luogo di entrare nel dialogo architettonico. Dialogo che è senza dubbio questione di ascolto ed asserzione. L'inserimento del collage in un archivio per il prossimo incerto futuro lo rende per questa serie di ragioni un promemoria efficace con cui si vuole ricordare ad altri o a sé stessi qualche cosa che si deve dare o dire, o che comunque importi non dimenticare. Ora l’arte del ricordare e l’azione del riciclo, occupandosi direttamente dei frammenti, degli avanzi e dei rottami ritrovati lungo i bordi delle regole e degli schemi, sono esperienze fondamentali per poter inventare innesti di rinnovamento ed il montaggio, sia nel suo significato meccanico che intellettuale, dei ritagli che compongono il collage e quindi di due (o più) oggetti di pensiero situati su piani differenti crea un insieme che ricompone la memoria attraverso la manipolazione percettiva che la produzione visiva genera: l’importante non sono gli oggetti rappresentati ma piuttosto l’ordine in cui sono disposti sul foglio, luogo concreto della rappresentazione ed insieme vuoto sospeso e fondante della composizione. La scena cercata è senza dubbio avvolta da una coltre di nebbia: l'arte fatta di segni, o comunque di materia segnata, si presenta a noi, paradossalmente, come se fosse di tutt'altra natura: ambigua, oscura, impenetrabile. L'immaginario del futuro contiene le visioni, gli scenari, le attitudini, i valori in potenza di un'epoca che da tempo, a causa di uno scetticismo di fondo e un senso di sconfitta, sono stati messi in crisi nella riflessione sull'avvenire. Il collage propone di riaprire un dibattito su un tema di interesse comune: la visione come futuro o il futuro come visione grazie ad una allucinazione semplice: «il miracolo della trasfigurazione totale degli esseri e degli oggetti con o senza modificazione del loro aspetto fisico o anatomico» 6. Il grado di surrealtà sarà funzione della nostra volontà di straniamento, sottraendo materia all'oggetto, rimuovendo i contorni, essendo essenzialmente natura, fino a perdere il principio stesso di identità passando dal suo falso assoluto, per la scappatoia del relativo, ad un nuovo assoluto, vero e poetico. Elementi figurativi tanto distanti l'uno dall'altro generano un'accozzaglia il cui grado di assurdità è tanto maggiore quanto è improvviso «l'intensificarsi delle facoltà visionarie» che danno vita ad una «successione allucinante di immagini contraddittorie, immagini doppie, triple, multiple» che si sovrappongono «come nella rapidità propria dei ricordi d'amore e delle visioni in dormiveglia»7. Per trasformare, cioè, in drammi rivelatori dei più segreti desideri umani, ciò che poco prima era solo un'immagine. Aldous Huxley nel suo saggio Le Porte della Percezione scrive che «per sua stessa natura ogni spirito incarnato è condannato a soffrire e godere in solitudine. Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. Ma per coloro che credono teoricamente ciò che in pratica sanno essere vero – cioè che vi è un interno da sperimentare oltre che l'esterno – i problemi posti sono problemi reali, tanto più gravi perché sono alcuni insolubili, alcuni solubili solo in circostanze eccezionali e con metodi non accessibili a chiunque»8. La più nobile e magistrale conquista del collage si intuisce essere, quindi, l'irrazionale: contiene cioè più significati del suo originale fisico, una Verità che procede dal nostro spirito e proprio questa causa formale è l'archetipo, la figura senza sfondo, fluttuante e priva di un contesto originale. Il collage è sintomo, strategia e forma di resistenza: è la sostanza ad essere importante, sia essa astratta o figurativa attraverso composizione, scelta e creazione di parametri con cui si contribuisce ad amplificare la narrazione. Incoraggiando lo scetticismo verso le immagini stesse e ricercando la verità dietro esse, il collage sospende la percezione tra possibile e impossibile, in quello spazio sottile tra il reale e la simulazione, tra dissipazione e conservazione. Il luogo dell'arte.


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Q.F iore e M. McLuhan, Il medium è il massaggio, Corraini Editore, Mantova 2011 Nota inserita nel testo di Y. Bois e R. Krauss, L’Informe: istruzioni per l'uso, Mondadori, Milano 2003 3 U. Eco, La struttura assente: la ricerca semiotica e il metodo strutturale, Bompiani, Milano 2008 4 Saggio di P. Zanini, I confini delle cose, contenuto in La città è nuda, Volontà: laboratorio di ricerche anarchiche, Milano 1995 5 P. Virilio, Estetica della sparizione, Liguori editore, Napoli 1992 6 W. Spies, Max Ernst: life and work : an autobiographical collage, Thames & Hudson, Londra 2006 7 Ibidem 8 A. Huxley, Le porte della percezione – Paradiso e inferno, Mondadori, Milano 2005 2

Tutte le immagini utilizzate per la composizione del collage sono prive di copyright e/o proprietà di Federica Caregnato.



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