Gioismo Maurizio Curuz

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Maurizio

CURUZ

Joysm, Joieisme, Gioismo

A cura di Alberto D’Atanasio


Maurizio

CURUZ

Joysm, Joieisme, Gioismo

testo critico Alberto D’Atanasio mostra Joysm, Joieisme, Gioismo nelle opere di Curuz e Vezzoli Argentario, Porto Santo Stefano, Forte Stella, dal 15 al 30 giugno 2013 progetto editoriale e grafico STILEarte edizioni - Comunicare srl copyright © STILEarte edizioni - Comunicare srl © Maurizio Bernardelli Curuz

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catalgo digitale ideato e realizzato da edizioni - Comunicare srl nel giugno 2013 www.stilearte.it, redazione@stilearte.it


Maurizio

CURUZ

Joysm, Joieisme, Gioismo

A cura di Alberto D’Atanasio


Maurizio

CURUZ

testo critico di Alberto D’Atanasio

Risponde Curuz, teorico dello joieisme e fondatore del movimento, con l’artista Egle Vezzoli Il termine joieisme – gioismo – è facile da comprendere sotto il profilo semantico. Ma cosa significa in pittura?

sta – ha avuto un grande valore sociale, perché ha teso a portare allo scoperto i motori della sofferenza, ma ha dimenticato gli elementi fondanti della vita ed è diventata “manierismo dell’orrore”. Non tutto è tragedia, come tutto non è risata sardonica, provocazione, insulto. Lo joisme cerca di trovare, attraverso archetipi positivi e slanci vitali, la forza per riproclamare la centralità gioiosa dell’uomo nell’universo, riprendendo concettualmente alcuni fili spezzati, come quelli tessuti da Matisse, dai Fauves, dai pittori rinascimentali. Ma pure immagini di tappezzerie, tappeti orientali, decorazioni, il cui fine era di portare il soffio della vita nelle case, allontanando l’umida tenebrosità del male. La vita come emanazione del divino, quindi, di un Dio che sorride perché è creatore e creato. Pensiamo molto al neoplatonico Marsilio Ficino (1433-1499). In seguito alla diffusione del pensiero di Ficino anche l’arte fu utilizzata con una funzione magica. Alcune figurae avevano il compito di attrarre le radiazioni positive diffondendole nella casa dei proprietari del dipinto. Botticelli, Dürer, Bosch, Lotto furono tra i principali autori che considerarono la natura radiante delle immagini. Noi crediamo nella natura radiante delle immagini.

Uscita dall’oscurità novecentesca, fuga dall’espressionismo, dall’esistenzialismo che ha indagato ne diffuso il male di vivere; ma anche superamento dell’iconoclastia di buona parte dell’arte contemporanea; joieisme è un dinamico accumulo di simboli, colori, slanci vitali che portano nel quadro la gioia e con un turbinio, questo è il nostro intendimento, lo riversano all’esterno dell’opera. Noi non produciamo dipinti, ma immagini demiurgiche, feticci, divinità minori in movimento che occupano sacralmente gli spazi e che debordano, con una tempesta di luce e di rose. I nostri colori divinità minori che emanano il fulgore primitivo della gioia. La gioia non è il piacere che è un’intensa sensazione fisica. La gioia non è la felicità, la cui radice etimologica ricorda la soddisfazione esaltante che deriva dal possesso di qualcosa. La gioia è un sentimento privo di carne, che si sviluppa nel momento dell’accordo positivo tra sé e il mondo. Il secolo scorso, in buona parte, è stato speso – giustamente – in denunce di sofferenze. Ci siamo trovati al cospetto di una pittura manifesto che descriveva il male, fino quasi a compiacersene. L’“arte contro” 16 maggio 1902. – sia essa concettuale o L’altalena della casa di Sophie, di derivazione espressioni- 2013, olio su cartone, cm 120x80 4

Esiste una concezione sacrale dell’opera, pertanto L’opera joieiste attiene al sacro che sta nell’uomo. Riapre il suo giardino segreto, intende compensare i gorghi suicidari della filosofia negativa, la bulimia del consumismo. La pittura joiaiste è scandalosa proprio perché è


14 maggio 1923. Nel giardino, osservando il mare, 2013, olio su tavola, cm 188x225 frutto di un pensiero positivo in un mondo che si atteggia alla smorfia del cinismo pervasivo. Oggi pensare il bene è un atto di infantile ribellione che viene punito dai plutocratici detentori delle tristezze cosmiche. La tristezza è la base del meccanismo consumista perché, per compensazione, induce all’acquisto di beni sostitutivi. La gioia allontana invece dalla necessità di acquisire per essere. La joie ci rende bastanti a noi stessi. Si nutre di luce, individua lo spazio del sacro, nasce dalla volontà di irradiazione di un sentimento che sta alle radici dell’essere donne e uomini. E’ scandalosa perché non scandalizza, quando buona parte delle opere contemporanee si basano esclusivamente sull’idea di colpire lo spettatore con un pugno al fegato per suscitargli un sentimento, una reazione. Il problema è che, in ambito artistico, il

Novecento ha compiuto un percorso parallelo a quello delle scoperte tecnologiche. Ciò che contava era l’invenzione. Era produrre qualcosa di nuovo che creasse sconcerto. Produrre anche destrutturando, negando ogni possibilità di ritorno alla pittura. Noi creiamo invece “concerto”: unità, accordo. Lo joisme non destruttura, ma ristruttura. Lo spazio dei vostri dipinti è saturo di colori e di simboli. Ci sono opere che ricordano l’azzurro sospeso della Cappella Sistina e, al tempo stesso, un tessuto o una scatola di cioccolatini. Appaiono anche citazioni al surrealismo. Sono immagini in sospensione. Credo che, in me, tutto sia partito da una 5


Canta, pur mantenendosi in un etere metafisico, in un tripudio neo-rococò. C’è anche una ragione psicologica alla base di queste esplosioni. Spesso, provando momenti di gioia, avvertivo una leggerezza tale da sentirmi, sciamanicamente, al centro di un fenomeno di lievitazione, accanto a foglie, a petali di fiori da frutto, turbinanti. La gioia è lievitazione, è assunzione al cielo. Ho un’immagine davanti a me. Una giornata di vento. Io osservavo, in uno specchio tardo rococò, un angolo di giardino, sul quale poggiava un roseto carico di fiori. Un colpo di vento staccò centinaia di petali e li rigirò in gorgo di azzurro, mantenendoli nell’aria un tempo infinito. Era una tempesta di luce e di gioia, inquadrata perfettamente dalla cornice d’oro dello specchio settecentesco. Era un capolavoro di lievitazione e di gioia. Avrei voluto riprodurre quella sensazione, condividerla. 24 marzo 1989. Quel soffio di vento nell’aranceto, olio su cartone fustellato, gomma-biacca, cm 120x80 serie di poesie visive, Le esplosioni, che furono tra i miei primi lavori, nel 1977. Esplodere significa anche lanciarsi fuori da se stessi. Oggi i miei quadri sono esplosioni, uscite non programmate di materiali ignei, di simboli, colori, fiori, personaggi benigni. L’incontro, attraverso De Chirico, con i quadri di Magritte, in cui apparivano cieli e oggetti, deve avermi impressionato particolarmente. Come i personaggi sospesi nel vuoto della Cappella Sistina. Ma io cercavo un’espressione diversa. Prendiamo Magritte. Il suo stato onirico-metafisico rinvia alla realtà del sogno. I suoi quadri interrogano l’osservatore. Lo joieisme non interroga. 6

Tra i punti di riferimento dello joieisme può essere collocato anche Chagall

Chagall è un pittore dell’etere, poetico, moderatamente malinconico. I suoi brani sono sospesi al cielo perché appartengono alla memoria, ai ricordi di infanzia nel villaggio lontano. Possiamo dire con certezza che i suoi violinisti, i suoi sposi, gli animali volanti appartengono ad un mondo perduto, che torna a galla, attraverso il lacerto della memoria. Chiagal fa riemergere e il suo cielo è in realtà una meravigliosa acqua della memoria. Per Chagall potremmo pensare a un termine come quello di saudade, cioè una dolce malinconia che appaga. Chagall è un antenato dolcemente malinconico. Le


joieisme è invece un fuoco d’artificio di materia gioiosa. Esso si colloca in un presente eterno. Alcuni dipinti, da voi realizzati su scatole di recupero, sono definiti Boite de Joie, scatole di gioia. Essi contengono un racconto di quindici-venti righe che si rivolge a un solo lettore, colui che detiene il quadro. Letteratura e pittura così si uniscono. Mentre il mondo pensa a grandi tirature dei testi, noi ci rivolgiamo a un testo dedicato a un solo lettore. Il racconto ha punti di contatto con l’immagine della boite. Quindi diventa un canale di sacralizzazione esclusiva. Le Boites de joie sono quadri contenitore che custodiscono un racconto unico, non replicabile, cioè, per altri dipinti. Se mi passate l’eresia, questo nasce dalla contaminazione tra gli idoletti in legno cinesi o giapponesi – che contengono carte nelle quali sono avvolti messaggi 7 agosto 1959. Tutto il sole sulla pelle, 2013, di preghiera – e certe scaolio su cartone fustellato, cm 120x80 tole di cioccolatini, che mi rapivano con i cieli stellati e lismo. E’ un esercizio. Un esercizio del cagli amanti abbracciati nella notte. Molto nale-occhio mano, che ci permette poi spesso il mercato ha adottato modalità di essere molto liberi e sicuri nell’opera di sacrali per contenere un prodotto, per tradimensioni maggiori. Poi il quadro è un’alsformarlo in un racconto. E noi dobbiamo tra cosa. I modelli acquisiti e il realismo riutilizzare quelle modalità, laddove è posminuto vengono cancellati attraverso una sibile. pittura d’azione, non dettagliatissima, dolcemente flagellata dal gesto e trasfigurata Come arrivate ai dipinti? Esiste una piada una tempesta di luce e di gioia. L’azzurnificazione progettuale? ro lapislazzuli o oltremare della luce ritaglia le figure che non vengono disegnate La gioia è impetuosa. Non crede al proprecedentemente. Catturiamo uno spirito getto. Certo compiamo molti studi pittorici, aereo attraverso l’azzurro, ma lo lasciamo soprattutto nel campo del realismo. Dipinpresto riturbinare tra foglie, petali, frutti pergiamo piccole opere piuttosto dettagliate ché possa uscire dal quadro. che rinviano all’impressionismo, al simbo7



OPERE

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Nella pagina precedente: 14 maggio 1923. Nel giardino, osservando il mare, 2013, olio su tavola, cm 188x225

Nella pagina precedente, su una tavola d’ampie dimensioni, l’autore produce una serie di epifanie cromatiche dirompenti, fuochi di fiori che si proiettano in direzione delle spettatore, in un’estroflessione di grafemi di gioia. Fiori candidi e leggeri s’innalzano, esplosi da un intrico sarmentoso, di un rosso pompeiano, e da intuibili lacerti di un paesaggio in cui si fonde, alla temperatura del blu lapislazzuli, il colore del cielo con quello del mare. Intensa e ampia la gestualità pittorica che delinea la vegetazione, con il fine di comunicare leggerezza, gioiosa dinamicità e un’ondulazione-oscillazione simile a quella prodotta dal vento marino tra i cespugli. Curuz, identificando nel titolo dell’opera, un giorno preciso – qui il 14 maggio 1923 – racconta un istante storicizzato di gioia, rendendo intensamente narrativo il raccordo tra la didascalia e l’opera. Cos’è avvenuto in quel giorno? Ciò che l’autore ricerca e’ l’antistorica ricostruzione di piccole gioie – appartenenti a diversi soggetti, in epoche diverse - che se ne stanno sospese nella memoria collettiva, senza che esse siano state mai rivelate. Ogni dipinto è completato da un breve racconto scritto dall’autore, che narra e contestualizza il momento di gioia a cui il quadro si riferisce, come se quell’istante personale fosse un evento fondamentale per l’intera umanità. Nell’opera accanto, utilizzando gli stessi elementi evocativi e narrativi, il pittore cita gli azzurri felici di Tiepolo, quanto i gioiosi agrumeti di Mantegna (Mantova, Camera degli sposi) e Botticelli (La Primavera), ma in un sussulto ventoso che risucchia lo spettatore in un rapimento ascensionale verso l’etra celeste.

24 marzo 1989. Quel soffio di vento nell’aranceto 2013, olio su cartone fustellato, applicazioni di gomma-biacca, cm 120x80 12



L’impianto scultoreo del dipinto riecheggia le atmosfere gioiose o pacatamente serene delle affiche turistiche. L’evidenza solida e petrosa della protagonista femminile viene portata, volutamente, in contrasto con il cielo azzurrissimo e piatto, tempestato di stelle candide e di corpi celesti di foglia d’oro. Curuz crea la massima energia positiva, lavorando, appunto, su due potenze espressive opposte, sull’evocazione di un corpo-pietra e di un cielo-velluto. Moltiplica la debordante forza statuaria della figura e crea, sul fondo piatto, una luce intermittente, quasi una brulicante stoffa, ricca di riflessi. Da evidenziare le applicazioni, sul film pittorico, di candidi rilievi ottenuti con colla mescolata alla biacca, rilievi che portano in primo piano, in evidenza, il tripudio stellare,mentre il cartone fustellato, con coppelle, sinuosità, piegature, resta sul fondo a sommuovere il cartone, come un basso continuo.

7 agosto 1959. Tutto il sole sulla pelle, 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 14



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Nella pagina precedente: 16 aprile 1624. Galoppavo a casa dopo la battaglia di Oppeneihm, 2013, olio e pastelli ad olio su cartone fustellato cm 188x225

Nella pagina precedente. Una notte leggendaria accende mille riflessi,alimenta stelle, recide fiori e petali, staccati da una folata di vento tiepido. Questa vasta e ariosa cornice paesaggistica sviluppa un racconto. Di ritorno da una battaglia inesistente, il generale Armand Piquet ha imboccato a cavallo il lungo viale che conduce a casa e, nei pressi di un albero, nota la nipote che, con un piccolo lume lo attende a metà strada, da ore. Entrambi sono avvolti da una felicità turbinosa. E’incantevole rivedersi dopo mesi, sotto il cielo che la sorte riserva ai grandi avvenimenti benigni, galoppare nell’abbraccio, sul cavallo che sembra prendere il volo. Si sale, allora, verso lo zenith, nel vento. Si indicano prodigi di luce, foglie vaganti, ombre perlacee. Curuz sceglie qui di offrire un campo lunghissimo per dilatare nell’immensità la visione fiabesca, imprimendo lievitazioni e turbinii, in un incessante contrappunto cromatico e formale. A destra. La gioia dell’abbondanza, suscitata da un ciliegio carico di frutti, toglie ogni peso umano alla piccola raccoglitrice che fluttua come un’aerea creatura dei boschi, ormai priva di ogni legame con il piano ordinario della realtà.

3 giugno 1917. La raccolta delle ciliegie, 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 18



Una passeggiata attorno ad un albero possente, che racchiude gli arcani della vita, diviene un’esperienza di gioia mistica per un gruppo di “fanciulle in fiore”. Curuz fonde nell’opera, il momento estatico di derivazione simbolista e metafisica all’istante vibrante d’ascendenza impressionista.. Quadro d’atmosfera sospesa, rinvia al concetto della gioia della contemplazione, quando l’occhio e l’oggetto dello sguardo raggiungono una consonanza che induce una fusione assoluta.

27 aprile 1916. La mattina passeggiavamo attorno al faggio, 2013, olio su cartone fustellato, applicazioni di gomma-biacca, cm 120x80 20



Lo joieisme coglie propone, articola e rilancia perduti alfabeti cromatici, timbrici e disegnativi, saldamente legati al lessico della gioia. Tanti piccoli segni collocati in una dinamica interpunzione dei diversi lemmi della scena conferiscono al dipinto una struttura piana e brulicante. Come nelle stoffe e nelle tappezzerie arcaiche, le figure umane, i fiori, le stelle, petali non conoscono la presenza della linea di terra,ma s’innalzano in spazi totalmente rarefatti, privi di terrestre atmosfera. Anche questo quadro colloquia con un racconto scritto dall’autore, che diviene parte integrante dell’opera.

4 aprile 1746. All’improvviso la pace avvolse Arianna Guerrieri, 2013, olio e pastelli ad olio su cartone fustellato, cm 120x80 22



Dai tessuti gotici “tutto pieno” ai cartoni sovraccarichi di fiori dell’art nouveau, il quadro trae un senso di affollata pienezza che affida poi al giardino, in cui appaiono una giovane donna e una ragazza, seduta sull’altalena. Il rinvio al fleury goticheggiante, modernamente sfatto da sintetiche e rapide pennellate, crea un piccolo concerto notturno, attraverso accordi cromatici in cui riverberano gli ocra-chiari, il rosa e i verdi dei giardini abitati di Renoir. La donna in piedi, di profilo,ricorda le figure femminili degli arazzi antichi, mentre la ragazza, presa dall’incanto dell’altalena, nasce da una particolare rilettura della pittura post-impressionista.

16 maggio 1902. L’altalena della casa di Sophie, 2013, olio su cartone, cm 120x80 24



Il cartone, realizzato con una visione di sintesi, propone una “natura viva”, affollata di pesci. Un rettangolo d’acqua in cui si attorcono, in una danza riproduttiva, creature dal corpo argenteo. L’uso del bianco, del grigio, dell’azzurro e della terra di Siena inducono la dominante di un tono perlaceo che rende il dipinto totalmente prezioso, nel voluto contrasto con le figure dei pesci, stese nel rifiuto d’ogni grazia, come nella settecentesca pittura di insegne.

9 settembre 1968. A pesca con mio padre, 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 26



Due esili e torniti corpi-colonna reggono strutturalmente un nudo-architrave, collocato nella parte superiore dell’olio. Curuz suggerisce così, attraverso le tre figure femminili che formano una “tau”, un’evidenza architettonica. L’idea che emerge è quella di un loggiato corporeo che si affaccia a una parata di stelle. Le stelle in campo azzurro richiamano la nota porzione della bandiera statunitense – particolarmente citata nella pittura pop - che si fonde così con le figure architettoniche di derivazione rinascimentale.

10 agosto 1945. Un’attesa pioggia di stelle, 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 28



Strutturalmente impostato come una cinquecentesca Sacra conversazione con Santi in gloria, il quadro mette in luce il racconto religiosamente profano di una notte d’estate, in un collegio femminile, nel cui dormitorio, le allieve impostano una danza. Una gioia cristallina percorre, in fremito, le allieve. E diventa interminabile, eterna. Per questo, la data inserita nel titolo resta segnata per sempre nella memoria delle ragazze. Il pittore trasforma la tappezzeria della stanza in un paesaggio che trabocca di piccole e intense rivelazioni luminose. Ogni figura è leggiadra e vicina alla perdita d’ogni gravità.

6 giugno 1899. Danza proibita nell’educandato, 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 30



Nella ripresa della tradizione formale delle affiche turistiche, Curuz dispiega qui il suo canto sintetico all’Argentario. Ampi fiori-luna e fiori-sole fanno ruotare attorno a sé polvere di stelle, in un’ora che segna il passaggio dal giorno alla sera. Composizione di grande equilibrio ed eleganza, sembra suscitare una visione estatica di “lusso, calma e voluttà”.

15 giugno 2013. Argentario 2013, olio su cartone fustellato, cm 120x80 32




BIOGRAFIA


BIOGRAFIA Maurizio Bernardelli Curuz è nato a Rovereto nel 1959 e lavora in Franciacorta, in provincia di Brescia. E’ iconologo e critico d’arte, direttore artistico della Fondazione Brescia Musei e del quotidiano culturale Stile arte. Un percorso, il suo, che ha sempre unito la prassi della pittura alla ricerca scientifica nell’ambito della storia dell’arte, senza una prevalenza, nella sua produzione creativa, dell’aspetto intellettualistico. Esordisce artisticamente nel 1977 con una serie di poesie visive, - Esplosioni che vengono utilizzate da alcuni quotidiani per illustrare articoli di critica letteraria o artistica. Con gli anni sviluppa una pittura che trova un punto di raccordo tra la tradizione figurativa occidentale e l’élan vital bergsoniano, inteso come esplosione di energia. Esperto della semantica dei dipinti, si

è occupato in particolar modo della pittura del Cinquecento italiano e dei linguaggi ermetici nell’ambito dall’ars memoriae applicata ai quadri. E’ proprio dalla lettura di quei quadri (Giorgione, Botticelli, Tiziano) e di alcuni testi del filosofo Marsilio Ficino dedicati alle immagini emananti – in grado, cioè, di essere di svolgere un’azione intensa sulla psiche dell’osservatore, aprendolo alla luce – che pianifica la realizzazione di quadri che si allontanino dalle angosce novecentesche dell’espressionismo o dall’arte-sorpresa del concettuale, per puntare a una pittura de joie, come momento di condivisione di gioia con lo spettatore, attraverso un alfabeto cromatico e d’archetipi positivi. Dagli antichi arazzi agli af-

Le concessioni dell’Olimpo, 1996, olio su tela, cm 160x110

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Nella pagina a fianco: Il sogno delle arance tiepide, 1999, olio su tela, cm 134x103



Nella pagina a fianco: 18 maggio 1684. All’annuncio gioioso dell’armistizio, 2002, olio su tela, cm 200x120,

sciamanica, la trasformazione dell’opera in un feticcio del bene o in una teofania che irradia luce e benignità. Da qui discende il nome joieisme - “gioismo” – dato al movimento che egli fonda nel 2012 con l’artista Egle Vezzoli, ad Avignone. Alcune sue opere - la serie le Boîte de joie – contengono un racconto di quindici righe, che, nel mondo delle grandi tirature, diviene pezzo unico, per un unico lettore. Sotto il profilo scientifico, Curuz oltre ad essere tra i principali studiosi italiani di iconologia e iconografia, è autore di decine di pubblicazioni, 25 dicembre 1931. Un Natale festeggiato al sole, tra le quali ricordiamo 2005, olio su tela,120x100 Il matrimonio segreto di freschi del Tiepolo, dalle immagini delle Raffaello, Nei tre filosofi il segreto del’Uscatole di cioccolatini alle decorazioni niverso dedicato ai simboli alchemici di stoffe e tappeti, dalle pubblicità dei presenti nell’opera di Giorgione, e l’Alprofumi al sogno di Chagall, egli colegoria dell’Amore di Bronzino, il cuore glie e trasfigura ogni lemma della giodell’Eneide. Studioso di Caravaggio, ia riconvertendolo in una sorta di scritha avviato da anni ricerche sistematura automatica della felicità che ha tiche e messo a punto un sistema di come fine, in una sorta di operazione rilevamento strutturale e stilistico per

Notturno italiano, 2013, pastelli ad olio su tavoletta d’abete, cm 7,5x46 38



Studio dal vero: rilevamento della Porta degli Dei, 2010, olio su cartone, cm 29x39

degli studi caravaggeschi”. Nel 2011 è giungere all’individuazione delle opere stato curatore, con Claudia Zevi, della del periodo più occulto e grande mostra “Matisse. La seduziofondamentale della storia di Michelangelo Merisi. Con la collega Adriana ne di Michelangelo”, occupandosi in Conconi Fedriparticolar modo golli ha scritto, a della ricerca di figure archetipiquesto proposito, due volumi: “Il che positive nel giovane Caragrande pittore vaggio. Le cento francese. “Una opere ritrovate. mostra – ha La scoperta scritto il Finanche rivoluziona cial Times – che il sistema Merisvela il lato sesi”. Uno studio greto della strutche, secondo tura del grande Vittorio Sgarbi genio”. Un sedischiude le greto che sta, porte alla “scoappunto, nella perta del seco13 settembre 1294. Piccola estasi gotica, 2013, pa- ricerca della lo nell’ambito joie de vivre. stelli ad olio su cartone, cm 14x18 40


Studio di memoria: rilevamento sottobosco, 2012, olio su cartone, cm 29x39

Confabulare, studio di memoria, 2013, olio e pastelli a olio su tavola di ciliegio, cm 14,5x34,5

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