comune di Gavardo
Dopo il successo di “Gavardo delle meraviglie”, il bel libro di Enrico Giustacchini andato letteralmente a ruba, la Pro Loco del Chiese ha chiesto allo scrittore e giornalista un ulteriore sforzo: raccontare in una serata e in un volumetto la vicenda di Piero Manzoni, uno degli artisti italiani più noti nel panorama internazionale, scomparso nel 1963 appena ventinovenne. Così, per ricordarlo a cinquant’anni dalla morte, nel “microcosmo” gavardese dove ha vissuto a lungo, abbiamo voluto patrocinare la stampa di queste pagine. E’ un’iniziativa pensata e condivisa con la famiglia, i Manzoni di Chiosca, radicata nel nostro territorio e conosciuta in particolare nella frazione di Soprazocco (cui era molto legata, tra l’altro, anche Pippa Bacca, nipote di Piero, lei pure artista, accomunata allo zio dal destino di una morte prematura). Per tutto ciò, crediamo che questa proposta assuma un rilevante e peculiare valore di testimonianza, all’interno del ricco calendario di eventi culturali allestito nel corso dell’anno a beneficio della collettività gavardese. Buona lettura.
Il Sindaco, Emanuele Vezzola L’Assessore alla cultura, Francesca Orlini
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Certo, non è solo il valore di mercato che fa grande un artista. E tuttavia, i dieci milioni di dollari sborsati da un collezionista in una recente asta per aggiudicarsi un “Achrome” di Piero Manzoni sono lì a ribadirci, con l’indiscutibile linguaggio delle cifre, che l’autore di quell’opera è universalmente ritenuto tra i massimi protagonisti dell’arte del Novecento (e uno dei rarissimi italiani: forse solo Lucio Fontana e Alberto Burri godono di altrettanta considerazione). Pochi sanno però che il maestro ha trascorso parte della sua infanzia nel nostro paese, nella casa di famiglia tuttora esistente a Soprazocco. La sorella Elena ci ha raccontato, in un incontro svoltosi proprio tra le pareti di quella casa, delle loro stagioni felici, dei loro giochi, delle loro scorribande tra i boschi e le colline gavardesi. Nel periodo inquieto della giovinezza, poi, Piero amava tornare ogni tanto qui, per riposarsi e riscoprire, anche con un po’ di nostalgia, voci e suoni, profumi e atmosfere di quegli anni spensierati, lasciando fuori dalla porta, per qualche ora, il trambusto e le ansie di una vita già intensamente orientata, senza compromessi, all’arte, e all’arte soltanto. Ci è sembrato bello e giusto, ancor prima che doveroso, ricordare il significato di una presenza così prestigiosa, e farlo nella ricorrenza dei cinquant’anni della morte di Piero Manzoni, che è stata celebrata in Italia e all’estero con importanti iniziative culturali. A rendere possibile il nostro tributo, certo infinitamente più modesto ma non per questo, possiamo assicurarlo, meno convinto, è stata la cortese, puntuale e amichevole collaborazione della Fondazione dedicata all’artista, nelle persone del presidente e del vicepresidente, Elena e Giuseppe Manzoni di Chiosca, fratelli di Piero, e della curatrice, Rosalia Pasqualino di Marineo. A loro il grazie più sincero. (e.g.) La Fondazione Piero Manzoni ha sede a Milano in via Angelo Del Bon, 1 (tel. 02-49437786, e-mail: archivio@pieromanzoni.org). Oltre alla catalogazione delle opere e all’attento controllo sulla loro autenticità, la Fondazione collabora con musei pubblici e privati, raccoglie documentazione e promuove ricerche storicocritiche legate all’artista. 2
Il “paradiso” di Soprazocco, tra spensieratezza e nostalgia di Enrico Giustacchini Facile riconoscerlo, Piero, in quell’istantanea che lo ritrae a tre anni, nel settembre del 1936. Facile perché quell’espressione di eterno bambino, gli occhi sgranati ad assorbire il mondo, con infinita, inesausta curiosità, lui non la perderà più. La ritroviamo nelle foto che lo immortalano, adulto e famoso, mentre discute con i suoi altrettanto celebri colleghi, o compie performance oramai consegnate alla storia dell’arte. Immutato è lo sguardo, immutato è lo stupore che vi riluce. Il Piero della fotografia di cognome fa Manzoni. Le colonne alle sue spalle sono quelle del loggiato della casa di famiglia, a Soprazocco. Qui, uno dei maggiori artisti italiani del secondo Novecento ha trascorso le proprie vacanze negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Qui tornava anche dopo, in quello che considerava un po’ il suo buen retiro, il suo incognito asilo dell’anima. Qui, nella villa di via San Giacomo, torna spesso ancor oggi la sorella, Elena Manzoni di Chiosca, presidente della Fondazione a Piero dedicata. Qui tutto è rimasto come allora, e tra una colonna e l’altra di quel loggiato si intravede sempre la minuscola valle digradare nel verde. “In questa casa noi trascorrevamo ogni anno i mesi di agosto e settembre - racconta Elena. - Il luglio, invece, ce ne stavamo al mare, ad Albisola. I periodi vissuti a Soprazocco erano di grande libertà. Piero era il maggiore tra noi, e mio fratello Giacomo ed io (i ‘piccoloni’, 3
Piero Manzoni a Soprazocco, nel settembre 1936 e, sotto, nel settembre 1938
La casa di Soprazocco in un disegno giovanile di Piero Manzoni
ci chiamava lui) lo consideravamo il capobanda. Piero era allegro, vivace. Sportivo, anche. Nuotava benissimo; a sedici anni se ne andò a Roma in bicicletta. Passavamo molto tempo a giocare nei boschi. Nella nostra proprietà i furti di legname erano frequenti, cosicché Piero fondò la ‘Callea’, ossia la ‘Compagnia Anti-Ladri Legname E Affini’. Lui era il comandante, Giacomo e la sottoscritta ubbidivamo ai suoi ordini. Ci nascondevamo tra gli alberi, e quando arrivava qualcuno gridavamo: ‘Al ladro! Al ladro!’ per farlo fuggire. Non so con quanto successo, in verità”. La passione per la pittura, quella arrivò più tardi. Piero Manzoni, a Soprazocco, disegnava semmai per puro divertimento. Un suo bozzetto, che raffigura con tratti sintetici la casa di via San Giacomo, si è conservato perché venne utilizzato per impreziosire la carta da lettere. Elena rammenta che spesso il fratello realizzava vignette o caricature. Ironizzando su quella che definiva “la vita intensamente brillante” nella villa di campagna, egli disegnò ad esempio una volta un gruppo di mucche che ballavano il cancan. Già, l’ironia. Difficile immaginare che Manzoni sarebbe diventato quel che sappiamo, senza una forte propensione all’ironia. “Una propensione che 4
Piero Manzoni a Soprazocco nell’agosto 1939 e, con i fratelli, nel settembre 1941
talora sconfinava in un umorismo nero, perfido - osserva la sorella. - Piero amava cantare e suonare strumenti insoliti, come l’ocarina o l’ukulele, e componeva qualche canzoncina. Ebbene, ne ricordo una davvero macabra, che inventò durante una gita sul lago di Garda, intitolata ‘E’ scoppiata la miniera trallallà’. Ma il suo era, più che altro, un atteggiamento. Noi che lo conoscevamo a fondo sapevamo che lui era un ragazzo buono e sensibile. E molto legato alla famiglia”. La svolta decisiva, nella vita di Manzoni, avviene attorno ai vent’anni, tra il 1954 e il 1955. Piero è irrequieto. Interrompe gli studi universitari, comincia a frequentare pittori e intellettuali. In quei mesi frenetici, scrive un diario: uno straordinario documento, di prossima pubblicazione, fondamentale per comprendere le radici di una genialità che è lì per manifestarsi appieno, e che sconvolgerà come uno tsunami pratiche e convenzioni dell’arte internazionale. E tuttavia, in quei mesi frenetici, Piero non dimentica la “sua” Soprazocco. Anticipiamo qui, per gentile concessione della Fondazione Manzoni, uno stralcio di quel diario, datato 27 marzo 1954. 5
“Salire fino a Soprazocco è stato un po’ umido, data la pioggia, ma arrivati a casa un buon fuoco ci ha rimessi a posto. Candì e Tonio (si tratta di Candida Baldo, detta appunto Candì, e Antonio Delai, i fattori della proprietà, ndr) ci han fatto un’accoglienza cortesissima. Che simpatica gente. Contadini-signori. Abbiamo passato il pomeriggio in casa seduti attorno al fuoco, ora leggendo, ora chiacchierando coi fattori. Verso le sei abbiamo fatto una passeggiata fino al belvedere, poi siamo tornati per il pranzo e abbiamo chiacchierato ancora con la Candì e Tonio. E’ stupefacente come la Candì si riCandida Baldo e Antonio Delai cordi tanto dei miei parenti, meglio di nella casa di Soprazocco di proprietà della famiglia di Piero Manzoni me quasi. Del resto è nata prima di me. Soprazocco è un gran bel posto”. Già. Soprazocco “è un gran bel posto”. Queste righe confermano il nuovo ruolo che Manzoni, ormai adulto, attribuiva alla villa di campagna. Il luogo che aveva accolto un tempo i suoi giochi spensierati si era trasformato in rifugio, in oasi rasserenante e rinfrancante. “Non è un caso che Piero, quando già si dedicava anima e corpo all’arte, nonostante vivesse una vita ricca di frequentazioni, di rado abbia condotto qui qualcuno della sua cerchia - commenta Elena. - Era come se intendesse, in un certo senso, ‘preservare’ questa casa da un mondo che gli apparteneva, di cui condivideva molte cose, ma di cui avvertiva anche i pericoli”. Soprazocco, dunque, come tempio degli affetti e dei ricordi. E come ogni tempio, sacro e inviolabile. Manzoni continuava a tornarvi, ogni tanto, per riabbracciare profili familiari, per riassaporare profumi di bosco e di non lontane brezze lacustri. Tornò, ricorda la sorella, un’ultima volta nell’autunno del 1962. Pochi mesi prima di morire, d’infarto, a trent’anni nemmeno compiuti. 6
Vita e opere di un protagonista dell’arte internazionale del Novecento Piero Manzoni nasce il 13 luglio del 1933 a Soncino, in provincia di Cremona. Il padre è Egisto Manzoni, Conte di Chiosca e Poggiolo, la madre Valeria Meroni di Soncino. Piero è il maggiore di cinque figli: ha due fratelli, Giuseppe e Giacomo, e due sorelle, Elena e Mariuccia. Cresce a Milano e studia presso i Gesuiti, nel liceo Leone XIII. Trascorre le vacanze estive dividendosi tra Soncino, Albisola Capo, in Liguria, e la casa che la famiglia possiede a Soprazocco. Piero inizia a dipingere all’età di diciassette anni. I primi esperimenti artistici sono tradizionali e figurativi, paesaggi (“Savona”, 1951, “Albisola Marina”, 1953, “Santa Margherita Ligure”, 1953) e ritratti (un autoritratto, circa 1951, e il ritratto della sorella Elena, 1952-53, entrambi distrutti). Risalgono a questi anni e all’ambiente di Albisola i primi contatti con Lucio Fontana. Manzoni lo incontrerà più avanti tra i frequentatori del “mitico” Bar Giamaica, a Milano, nel quartiere artistico di Brera. Piero Manzoni debutta nel 1956 alla “Quarta Fiera di Mercato. Mostra d’Arte Contemporanea” (ospitata nel Castello Sforzesco di Soncino dall’11 al 16 agosto), dove espongono pittori locali. Nello stesso anno prende parte al “Premio di Pittura San Fedele”, mostra collettiva nella sede della Galleria San Fedele di Milano, centro d’attenzione per la pittura nucleare. Dipinge figure antropomorfe (ominidi con grandi teste innestate su piccoli corpi), tele rivestite di catrame e quadri ottenuti con l’impronta di oggetti quotidiani immersi nella vernice (chiavi, forbici, bottoni, pinze). In dicembre, a soli ventitré anni, Manzoni firma la sua prima dichiarazione di intenti, il manifesto “Per la scoperta di una zona di immagini” (scritto insieme a Camillo Corvi-Mora, Ettore Sordini e Giuseppe Zecca), in cui si afferma, fra l’altro: “Il quadro è la nostra area di libertà; è in questo spazio che noi andiamo alla scoperta, all’invenzione delle immagini”. Il 29 maggio 1957, in occasione della mostra “Manzoni, Sordini, Verga” alla Galleria Pater di Milano, Piero distribuisce il manifesto “L’arte non è vera creazione”, firmato insieme a Ettore Sordini e ad Angelo Verga. Manzoni aderisce ad iniziative del Movimento Nucleare (“Manifesto contro lo stile”) e approfondisce la propria concezione dell’arte, facendosi promo7
Piero Manzoni esce dalla Galleria del Prisma, Milano, febbraio 1959
tore e attivo divulgatore delle nuove idee. Tra gli scritti del 1957: i “Prolegomeni a un’attività artistica” (marzo), la “Proposta per una pittura organica” (maggio), “Per una pittura organica” (giugno), il “Manifesto di Albisola Marina” (agosto). Partecipa in ottobre alla mostra allestita dal Movimento Nucleare nella Galleria San Fedele di Milano (“Arte Nucleare 1957”), esponendo con Enrico Baj, Franco Bemporad, Asger Jorn, Yves Klein, Arnaldo e Giò Pomodoro, Mario Rossello, Ettore Sordini, Serge Vandercam e Angelo Verga. Sempre in ottobre, la prima personale di Manzoni nel foyer del Teatro delle Maschere. Realizza inoltre i primi “Achrome”, superfici bianche coperte di gesso e imbevute di caolino. Nel 1958 Piero Manzoni prende parte a due mostre collettive insieme a Lucio Fontana, il fondatore dello Spazialismo, e a Enrico Baj, il fondatore del Movimento Nucleare: “Fontana, Baj, Manzoni” (in gennaio a Bergamo e in aprile a Bologna) e “L’avanguardia” (Galleria Montenapoleone, Milano, dal 27 maggio, con opere di Enrico Baj, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Francis Picabia, Antonio Sant’Elia). 8
Dal 22 aprile al 4 maggio viene allestita una mostra monografica di Manzoni alla Galleria Pater di Milano. In settembre, Manzoni partecipa alla pubblicazione del terzo numero de “Il Gesto”, la rivista del Movimento Nucleare fondata nel giugno del 1955 da Enrico Baj e da Sergio Dangelo. E’ l’ultima adesione ufficiale di Manzoni al Movimento Nucleare. Inizia la collaborazione con Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani. I tre artisti espongono alla Galleria Pater (dal 13 settembre, insieme a Guido Biasi, aderente al Movimento Nucleare, al situazionista inglese Ralph Rummey e a Douglas Swan) e alla Galleria del Prisma (Milano, 1-10 dicembre; con Biasi, Dangelo, Recalcati, Sordini e altri artisti nucleari). E veniamo al 1959. Piero Manzoni, Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani espongono alla Galleria del Prisma (Milano, 16-28 febbraio) e a Roma, alla Galleria Appia Antica (3-15 aprile). Ha inizio la serie degli “Achrome” composti da quadrati di tela cuciti insieme. In una mostra al Bar La Parete (Milano, 27 maggio), le nuove tele vengono per la prima volta chiamate “Superfici acrome”. In estate, Manzoni prende parte a due mostre collettive del “Gruppo Zero”, al Rotterdamsche Kunstkring (“Zero”, 1-28 luglio) e alla Galerie Boukes di Wiesbaden (“Dinamo 1”, 10 luglio - 7 agosto). Il 18 agosto, Manzoni presenta alla Galleria Pozzetto Chiuso di Albisola Marina le sue prime “Linee”. Una di queste, lunga 19,43 metri, viene estratta a titolo dimostrativo dal cilindro nero che la racchiude ed è srotolata intorno alla galleria: sarà immediatamente danneggiata da uno spettatore indignato. In autunno inizia la collaborazione di Manzoni con il periodico romano “Il Pensiero Nazionale”. Insieme a Bonalumi e a Castellani, fonda la rivista “Azimuth”. Segue, in dicembre, l’apertura a Milano, in via Clerici 12, della Galleria Azimut, diretta da Manzoni e da Castellani. Il primo numero di “Azimuth” esce in occasione della mostra inaugurale della galleria: “Manzoni” (dal 4 al 24 dicembre). Molto intensa l’attività dell’artista anche per tutto l’anno 1960. Il secondo e ultimo numero della rivista “Azimuth” (in cui compare il saggio di Manzoni “Libera dimensione”) viene pubblicato in occasione della mostra “La nuova concezione artistica” (Galleria Azimut, 4 gennaio - 1 febbraio; con lavori di Kilian Breier, Enrico Castellani, Oskar Holweck, Yves Klein, Heinz Mack, Piero Manzoni, Almir Mavignier). 9
Copertina aperta del numero 2 della rivista “Azimuth”, 1960 Courtesy Fondazione Piero Manzoni, Milano
“Libera dimensione”, uno degli scritti più lucidi di Piero Manzoni, sarà tradotto e pubblicato di lì a poco nel catalogo di “Monochrome Malerei”, la mostra curata da Kultermann (Leverkusen, marzo), dedicata alla genesi e allo sviluppo della monocromia. In questo periodo, Manzoni intreccia una fitta rete di rapporti internazionali. E’ presente con una delle sue “Linee” alla mostra “Miriorama 1” (Galleria Pater, Milano, 15-17 gennaio), dove i membri del “Gruppo T” si mostrano insieme per la prima volta. Espone con Castellani alla New Vision Centre Gallery di Londra (“Castellani-Manzoni. A New Artistic Conception”, 1-19 marzo). Partecipa alla mostra organizzata da Udo Kultermann a Leverkusen (“Monochrome Malerai”, Städtisches Museum, 18 marzo - 8 maggio). Assieme a Biasi, Castellani, Mack e Massironi, Piero Manzoni espone a Padova, al Circolo del Pozzetto (aprile). In maggio prende parte all’esposizione “Contemporary Italian Art”, all’Illinois Institute of Design di Chicago (9-20 maggio). Il 3 maggio i primi “Corpi d’aria” vengono presentati alla Galleria Azimut (“Corpi d’aria di Piero Manzoni”, 3-9 maggio). In giugno sono esposti an10
che alla Galleria Køpcke di Copenaghen (dove è allestita la mostra “Manzoni”, 10 giugno - 1 luglio), insieme ad “Achrome”, “Linee” e “Uova”. Qui Manzoni firma per la prima volta delle uova con l’impronta del pollice. Il 4 luglio (tra le 16 e le 18.55), Manzoni realizza in una tipografia di Herning, in Danimarca, la più lunga delle sue “Linee”: la “Linea m. 7.200”, che sarà presto seguita dalla “Linea di lunghezza infinita”. Alle sette di sera del 21 luglio, a Milano, si svolge una delle performance più famose di Piero Manzoni: la “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico. Divorare l’arte”, una cerimonia rituale dove alcune uova sode firmate dall’artista sono consumate sul posto dal pubblico. 1961. Il 22 aprile, Piero Manzoni ed Enrico Castellani espongono alla Galleria La Tartaruga di Roma (“Castellani & Manzoni”). Qui Manzoni firma persone del pubblico, trasformandole in “Sculture viventi”. Diventano così opere d’arte Marcel Broodthaers, Umberto Eco, Emilio Villa, Henk Peters. In agosto Manzoni inaugura a Zagabria la mostra “Nove tendencije” con il gruppo Gorgona. Per la rivista “Gorgona” progetta una prima versione delle “Tavole d’accertamento”. La versione definitiva sarà edita per i tipi di Vanni Scheiwiller (prima nell’ottobre del 1961 e poi esattamente un anno dopo) e comprenderà opere ideate separatamente tra il 1958 e il 1960: due carte geografiche (Irlanda, Islanda), due alfabeti, due impronte (pollice sinistro, pollice destro), una linea, le impronte della mano sinistra e della mano destra. Il 1961 è anche l’anno della “Merda d’artista”. Le novanta scatolette vengono realizzate in maggio e sono presentate per la prima volta in pubblico il 12 agosto, alla Galleria Pescetto di Albisola Marina (“In villeggiatura da Pescetto”, 12-19 agosto). Sempre nel 1961 Piero Manzoni crea le “Basi magiche” (piedistalli che trasformano in un’opera d’arte chi vi sale sopra) ed inizia la serie degli “Achrome” realizzati con nuovi e inediti materiali: cotone, fibra di vetro, legna, polistirolo fosforescente, rosette, peluche, carta da pacchi e di giornale. A Herning, in Danimarca, realizza la “Base del mondo” (“Socle du monde, socle magique n.3 de Piero Manzoni, 1961, Hommage à Galileo”), una base magica capovolta, capace di sostenere il mondo intero. In autunno Piero Manzoni è tra gli artisti del “Gruppo Milano 61” (insieme a Bonalumi, Castellani, Dadamaino) presenti alla sezione “Informativo-sperimentale” del XII Premio Lissone (Lissone, 23 settembre - 23 ottobre). 11
Non meno ricco di progetti e iniziative è il 1962. Manzoni prende parte a due mostre del “Gruppo Zero” (Anversa e Berna) e partecipa con grande fervore alla “Exspositie Nul”, organizzata dall’amico artista Henk Peters presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam. La tematica della sparizione dell’opera d’arte, fatta propria da Henk Peters e dagli organizzatori della mostra, era stata anticipata da Manzoni nel “MaPiero Manzoni, Heinz Mack, Enrico Castellani nifesto contro niente per Inaugurazione della mostra “Mack, rilievi luminosi l’esposizione internazioe pitture”, Galleria Azimut, Milano, marzo 1960 nale di niente” (pubblicaCourtesy Fondazione Zero, Düsseldorf to a Basilea nel 1960 e firmato insieme a Bazon Brock, Enrico Castellani, Rolf Fenkart, Carl Laszlo, Heinz Mack, Onorio, Piene ed Herbert Schuldt). Le ultime opere e progetti di Piero Manzoni sono caratterizzati da una grandiosità architettonica: dalla finestra fosforescente realizzata in una fabbrica di camicie a Herning, all’idea di tracciare una linea lunga quanto il meridiano di Greenwich, fino al progetto per il “Placentarium”, un gigantesco “corpo d’aria” abitabile, “teatro pneumatico per balletti di luce, di gas, ecc...”. Nello stesso anno, Manzoni progetta insieme all’editore Jes Petersen la pubblicazione di un libro dalle pagine trasparenti: “Piero Manzoni. The Life and the Works”. 1963. Il 25 gennaio si apre alla Galerie Smith di Bruxelles una mostra monografica dedicata all’opera dell’artista. Il 6 febbraio, Piero Manzoni muore improvvisamente d’infarto a Milano, nel suo studio di via Fiori Chiari 16. (Fonte: Fondazione Piero Manzoni) 12
Le sorprendenti intuizioni concettuali che hanno cambiato la storia dell’arte Nella sua brevissima e fulminante carriera, Piero Manzoni ha dato vita ad alcune delle “invenzioni” fondamentali dell’arte del secondo Novecento, in ambito concettuale e non solo. Si tratta di intuizioni e applicazioni performative che, andando ben oltre il contesto spazio-temporale che le ha viste nascere, sono entrate ormai stabilmente nella storia dell’arte, e più in generale della cultura e del costume, del secolo scorso e di quello attuale. Vediamone alcune. Gli Achrome All’inizio, Piero Manzoni realizza le opere che ribattezza “Achrome” come semplici superfici di gesso o di caolino, un’argilla bianca impiegata nella produzione della porcellana. In seguito, utilizzerà i materiali più vari: dai batuffoli di cotone alle fibre artificiali, dal peluche ai pani plastificati, alle palline di polistirolo. Inoltre, la prevalenza dell’uso del bianco lascerà il posto ad assemblaggi con colori fosforescenti oppure imbevuti con cloruro di cobalto, a dar vita a lavori cangianti anche a seconda della luce e del tempo atmosferico. In ogni caso è il materiale stesso, che ricopre contemporaneamente il “ruolo” di supporto e di pigmento, a suggerire il valore cromatico (o meglio, a-cromatico) dell’opera. Le Linee Manzoni traccia le sue linee su lunghe strisce di carta, che vengono poi arrotolate e sigillate dentro cilindri di cartone muniti di etichetta e firmati. Tra le principali opere di questo filone, la “Linea di Herning”, realizzata in Danimarca nel 1960, che l’artista intendeva come la prima di un progetto mondiale, volto a seppellire una serie di linee nel sottosuolo delle principali città del pianeta, così da eguagliare con la loro lunghezza la circonferenza terrestre. L’estremizzazione concettuale di questa intuizione si avrà poi con la “Linea di lunghezza infinita”, cilindro di legno senza aperture che racchiude idealmente una linea la quale esiste solo, appunto, come mero concetto. 13
Le Uova In una delle più celebri performance di Manzoni, “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico. Divorare l’arte”, del 1960, sono delle uova sode a essere firmate e poi consumate sul posto. Si tratta di un’azione di riflessione sul senso dell’arte, arte che può entrare in contatto con il pubblico in modo diretto e assoluto, prescindendo totalmente dal manufatto.
Piero Manzoni bolle delle Uova durante le riprese per il Filmgiornale SEDI, Milano 1960 Fotografia di Giuseppe Bellone, Milano
L’arte del corpo Con le “Sculture viventi”, è il corpo umano a farsi esso stesso opera d’arte. Manzoni colloca le proprie “sculture”, ossia persone in carne e ossa, su un piedistallo che chiama “Base magica”, oppure firma direttamente la pelle delle sue modelle. Anche ciò che dal corpo proviene può trasformarsi in “oggetto” creativo. E’ il caso del “Fiato d’artista”, insufflato in un contenitore di gomma, o degli escrementi (la famosa “Merda d’artista”) raccolti in barattoli. Un’azione che va letta pure come provocazione ironica rispetto ai meccanismi e alle logiche del mercato dell’arte. 14
Libri, mostre, film e incontri per celebrare i cinquant’anni dalla morte di Rosalia Pasqualino di Marineo *
Il 6 febbraio 1963 moriva Piero Manzoni. Lo stesso giorno, cinquant’anni dopo, la Fondazione Piero Manzoni ha “aperto le celebrazioni” con una serata presso i Frigoriferi Milanesi nella quale sono stati presentati i diversi progetti di quest’anno 2013, seguita da una “cena achroma” dal titolo “Bianco Mangiare”. Giunti ora verso la fine dell’anno, facciamo qui il punto su quello che è stato fatto e cosa ancora deve essere concluso. Già da giugno si trova in libreria la prima biografia a cura di Flaminio Gualdoni, pubblicata da Johan & Levi: “Piero Manzoni. Vita d’artista”. Come spiega l’autore nell’introduzione: “A cinquant’anni dalla sua scomparsa precoce ciò su cui si può realmente contare è, fortunatamente, la messe di documenti che egli e i suoi compagni di strada ci hanno lasciato, e che generazioni di studiosi e ricercatori hanno contribuito ad accumulare. Una messe cospicua ma, inevitabilmente, non priva di lacune, di confusioni, talora di fraintendimenti. Ciò che mancava, sino a ora, era una sistemazione organica del tutto, una rilettura complessiva e unitaria, una ricerca ulteriore che colmasse, il più possibile, le carenze documentarie evidenti, che si interrogasse correttamente sul senso di una vita vissuta totalmente ‘en artiste’, ma in lucida assenza di retorica. E’ quanto ho ritenuto di fare in questo lavoro. Che alla notorietà stereotipa, e troppo spesso aneddotica e fantasiosa, di Manzoni facesse da specchio una conoscenza partita dei fatti e delle vicende, mi è sembrato il vero dovere da adempiere”. Sempre in estate è stata inaugurata la prima retrospettiva museale tedesca allo Städel Museum di Francoforte: “Piero Manzoni. Quando i corpi diventano arte”, curata da Martin Engler in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni e chiusa poi in settembre. Un centinaio di opere, che mostrano l’intera attività dell’artista; in un unico grande spazio nella parte nuova del museo, il pubblico tedesco ha potuto vedere dagli “Achrome” in grande formato alle piccole scatolette di “Merda d’artista”. 15
Piero Manzoni firma una modella, Milano 1961
Verrà invece presentato a fine novembre e sarà poi in circolazione su Sky Arte il film documentario diretto dal regista Andrea Bettinetti: “Piero Manzoni, artista”. Ricco di interviste girate appositamente, il filmato racconta Manzoni artista tramite i ricordi degli amici, i luoghi, le opere e i documenti; il tutto montato in modo magistrale in un percorso coerente ed equilibrato. Entro la fine dell’anno saranno anche pubblicati due nuovi Quaderni della Fondazione Manzoni; una serie speciale della collana “Pesci rossi” di Electa, che incomincia con il libro di Francesca Pola: “Una visione internazionale. Piero Manzoni e Albisola” e segue con il “Diario” di Piero Manzoni, curato da Gaspare Luigi Marcone. * curatrice della Fondazione Piero Manzoni 16
The “Paradise” of Soprazocco, between tranquillity and melancholy Piero stood out in that snapshot that portrays him when he was three years old, in September 1936. Easy to spot because that eternal child look, the eyes wide open to absorb the world, with infinite, endless curiosity, lasted his whole life. We can see it in the pictures portraying him, adult and famous, as he talks with his renowned colleagues, or performs his acts as illustrated in the art history. The gaze is the same; the shining wonder in it is the same. The surname of the Piero in the picture is Manzoni. The columns behind him are those of the arcade of the family home, at Soprazocco. Here one of the greatest Italian artists of the second half of 20th century spent his holidays during his childhood and adolescence. He came back even later, it was a little like his buen retiro, his secret soul asylum. His sister, Elena Manzoni di Chiosca, president of the Foundation dedicated to Piero, still comes here today, in the villa of via San Giacomo. Here everything is left just as it was and between one column and the other in that arcade you can still take a glimpse at the small valley leaning down in the green. “In this home we used to stay every year in August and September - tells Elena. - Instead in July we went to the sea, at Albisola. The periods we spent at Soprazocco were of great freedom. Piero was our senior brother, me and my brother Giacomo (he called us the ‘big little brothers’) considered him as the ringleader. Piero was happy, lively. He practiced a lot of sport as well. He used to swim so well; when he was sixteen we went to Rome by bike. We spent so much time playing in the woods. In our property often they stole wood, so Piero founded the ‘Callea’, meaning ‘Company for the Prevention of Thieves of Wood and Similar’. He was the commander, Giacomo and I obeyed his orders. We hid among the trees and when somebody arrived we shouted: ‘Stop thief! Stop thief!’ to make them run. I’m not sure it was successful, actually”. The passion for painting arrived later on. Piero Manzoni, at Soprazocco, drew just for fun. One of his sketches portrayed the features of the home of via San Giacomo, it was preserved because it was used to embellish the writing paper. Elena often recounts that her brother drew comics or cartoons. Ironizing on what he used to call “the tremendously bright life” in the country villa, once he drew a bunch of cows dancing the cancan. Sure, irony. Hard to imagine that Manzoni would later become who we know, without an amazing taste for irony. “This penchant sometimes became black humor, perfidy - his sister said. - Piero loved to sing and play unusual instruments, like the ocarina or the ukulele, and composed a few jingles. Well, I remember one that was really macabre, he invented it during a trip on the Lake of Garda, called ‘The quarry exploded tra-la-la’. It was actually an attitude. We knew him well and we knew he was a good and gentle boy. Very fond of his family”. The turning point in Manzoni’s life was around his twenties, between 1954 and 1955. Piero was unquiet. He left the University and familiarized with painters and intellectuals. During those frantic months, he wrote a diary: an extraordinary document, forthcoming, essential to grasp the roots of a genius that is going to fully expand, and to upset like a tsunami the international art practice and conventions. However, during those frantic months Piero did not forget “his” Soprazocco. We publish here, with the kind permission of the Manzoni Foundation, an excerpt from that diary, of March 27 1954. 17
“Arriving up here at Soprazocco it was a little damp due to the rain, but once at home a lovely fire solaced us. Candì and Tonio (Candida Baldo, called Candì, and Antonio Delai, were the guardians of the estate, editor’s note) were absolutely openhearted in welcoming us. How nice they are. Peasants - lords. We spent the afternoon at home sitting around the fireplace, reading a little bit, and talking a little bit with the guardians. At six we went strolling to the belvedere, and then we came back for lunch and had a lovely chat with Candì and Tonio. It’s amazing how Candì remembers my relatives, fairly better than I do. After all she was born before me. Soprazocco is a beautiful place”. Sure, Soprazocco “is a beautiful place”. These lines confirm the new role that Manzoni, by then an adult, consigned to the country villa. The place that once was home to his easy-going games had become a haven, relaxing and reassuring as an oasis. “Piero, when he already dedicated his body and soul to art, even if he had many acquaintances rarely brought here anybody from his circle - said Elena. - It was as if he wanted in a way to ‘preserve’ this home from a world that he belonged to, that he shared many things with, but he also knew the dangers of ”. Soprazocco was a temple for affection and recollections. As with all temples it was sacred and unreachable. Manzoni sometimes went back there to meet the family, to breathe the perfumes of the woods and of the lake breeze not far away. One last time, recounted his sister, he came back, in the autumn of 1962, just a few months before dying of a heart attack when he was almost 30 years old.
Life and works of a leading artist of 20th century international art Piero Manzoni was born July 13 1933 at Soncino, in the province of Cremona. His father was Egisto Manzoni, Earl of Chiosca and Poggiolo, his mother is Valeria Meroni di Soncino. Piero was the senior brother of five: he had two brothers, Giuseppe and Giacomo, and two sisters, Elena and Mariuccia. He grew up in Milan and studied at the Jesuit high school Leone XIII. He spent his summer vacations between Soncino, Albisola Capo, in Liguria, and his family home at Soprazocco. Piero started painting at seventeen. His first artistic experiments were traditional and figurative, landscapes (“Savona”, 1951, “Albisola Marina”, 1953, “Santa Margherita Ligure”, 1953) and portraits (a self-portrait, around 1951, and the portrait of his sister Elena, 1952-53, both destroyed). These were the years and the background against which at Albisola he met Lucio Fontana. Manzoni will meet him later again in the circle attending the “legendary” Bar Giamaica, in Milan’s Brera art district. Piero Manzoni started in 1956 at the “Fourth Market Fair. Contemporary Art Show” (at the Castello Sforzesco of Soncino, August 11 to 16), where the works of local painters are exhibited. That same year he participated at the “San Fedele Painting Award”, a collective exhibition at the San Fedele Gallery in Milan, the focus of Nuclear painting. He painted anthropomorphic figures (hominids with large heads inserted on small bodies), canvas coated with tar and paintings obtained with the imprint of daily objects soaked in paint (keys, scissors, button, pliers). 18
In December, as young as twenty-three, Manzoni signed his first declaration of intent, the manifesto “For the discovery of an image area” (written with Camillo Corvi-Mora, Ettore Sordini and Giuseppe Zecca), that stated, among other things that: “The painting is our freedom area; in this space we try and discover and invent images”. On May 29 1957, on occasion of the show “Manzoni, Sordini, Verga” at the Pater Gallery of Milan, Piero handed out the manifesto “Art is not actual creation”, signed with Ettore Sordini and Angelo Verga. Manzoni supported the initiatives of the Nuclear Movement (“Manifesto against style”) and further emphasized his conception of art, promoting and spreading new ideas. Among the writings of 1957: “Prolegomena to artistic activity” (March), “Proposal for organic painting” (May), “For an organic painting” (June), “Manifesto of Albisola Marina” (August). In October he participated at the exhibition of the Nuclear Movement in the San Fedele Gallery of Milan (“Nuclear Art 1957”), where his works were exhibited with those of Enrico Baj, Franco Bemporad, Asger Jorn, Yves Klein, Arnaldo and Giò Pomodoro, Mario Rossello, Ettore Sordini, Serge Vandercam and Angelo Verga. In October, the first personal exhibition of Manzoni was staged in the foyer of the Maschere Theater. In addition he made the first “Achromes”, white surfaces covered with plaster and soaked in kaolin. In 1958 Piero Manzoni participated in two collective exhibitions with Lucio Fontana, the founder of Spatialism, and Enrico Baj, the founder of the Nuclear Movement: “Fontana, Baj, Manzoni” (in January in Bergamo and in April in Bologna) and “The Avant-garde” (Montenapoleone Gallery, Milan, from May 27, with works of Enrico Baj, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Francis Picabia, Antonio Sant’Elia). From April 22 to May 4 a Manzoni monographic exhibition was organized at the Pater Gallery of Milan. In September, Manzoni contributed to the release of the third issue of “Il Gesto”, the magazine of the Nuclear Movement founded in June 1955 by Enrico Baj and Sergio Dangelo. It’s the last official contribution of Manzoni to the Nuclear Movement. He started collaborating with Agostino Bonalumi and Enrico Castellani. The three artists exhibited at the Pater Gallery (from September 13, together with Guido Biasi, member of the Nuclear Movement, English situationist Ralph Rummey and Douglas Swan) and at Prisma Gallery (Milan, December 1-10; with Biasi, Dangelo, Recalcati, Sordini and other nuclear artists). And then comes 1959. Piero Manzoni, Agostino Bonalumi and Enrico Castellani exhibited at the Prisma Gallery (Milan, February 16-28) and in Rome, at the Appia Antica Gallery (April 3-15). The series of “Achromes” began, composed of canvas squares knitted together. In an exhibition at the Cafè La Parete (Milan, May 27), the new canvases are called for the first time “Achrome Surfaces”. During the summer, Manzoni participated at two collective exhibitions of the “Zero Group”, at the Rotterdamsche Kunstkring (“Zero”, July 1-28) and Galerie Boukes of Wiesbaden (“Dinamo 1”, July 10 - August 7). On August 18, Manzoni exhibited at the Pozzetto Chiuso Gallery of Albisola Marina his first “Lines”. One of those, 19,43 meter long, is picked as a demonstration from the black 19
cylinder containing it and is unfolded around the gallery: it will be immediately damaged by an outraged spectator. In the autumn Manzoni started collaborating with the Roman periodical publication “Il Pensiero Nazionale”. With Bonalumi and Castellani, he founded the magazine “Azimuth” followed by the opening in December in Milan, in via Clerici 12, of the Azimut Gallery, directed by Manzoni and Castellani. The first issue of “Azimuth” is published on occasion of the vernissage of the gallery: “Manzoni” (December 4 to 24). The activity of the artist was very intense also for the year 1960. The second and last issue of the magazine “Azimuth” (featuring the essay by Manzoni “Free Dimension”) was published on occasion of the exhibition “The New Artistic Conception” (Azimut Gallery, January 4 - February 1; with the works of Kilian Breier, Enrico Castellani, Oskar Holweck, Yves Klein, Heinz Mack, Piero Manzoni, Almir Mavignier). “Free Dimension”, once of the most insightful writings of Piero Manzoni, will be translated and released shortly after in the catalogue of “Monochrome Malerei”, the exhibition curated by Kultermann (Leverkusen, March), dedicated to the genesis and development of monochromy. In this period, Manzoni is internationally very active. He’s with one of his “Lines” at the exhibition “Miriorama 1” (Pater Gallery, Milan, January 15-17), where the “Gruppo T” members are together for the first time. He exhibits with Castellani at the New Vision Centre Gallery, London (“Castellani-Manzoni. A New Artistic Conception”, March 1-19). He participated to the exhibition organized by Udo Kultermann at Leverkusen (“Monochrome Malerai”, Städtisches Museum, March 18 - May 8). With Biasi, Castellani, Mack and Massironi, Piero Manzoni exhibited in Padova, at the Circolo del Pozzetto (April). In May he participated at the exhibition “Contemporary Italian Art”, at the Illinois Institute of Design of Chicago (May 9-20). On May 3 the first “Air Bodies” are exhibited at the Azimut Gallery (“Air Bodies by Piero Manzoni”, May 3-9). In June they were also at the Copenhagen Køpcke Gallery (where the exhibition “Manzoni” was organized June 10 - July 1), with “Achromes”, “Lines” and “Eggs”. Here Manzoni signed for the first time his name on the eggs with the thumb fingerprint. On July 4 (between 16 and 18.55), Manzoni created in a printing house of Herning, in Denmark, the longest of his “Lines”: “Line m. 7.200”, followed shortly after by “Line of Infinite Length”. At 7 PM of July 21, in Milan, Piero Manzoni performed one of his most popular acts: the “Consumption of Dynamic Art, Art-devouring Public”, a ritual ceremony where the public eats on site hard boiled eggs signed by the artist. 1961. On April 22, Piero Manzoni and Enrico Castellani exhibited at La Tartaruga Gallery of Rome (“Castellani & Manzoni”). Here Manzoni signed his name on persons from the audience, transforming them in “Living Sculptures”. So Marcel Broodthaers, Umberto Eco, Emilio Villa, Henk Peters became works of art. In August Manzoni inaugurated in Zagabria the exhibition “Nove tendencije” with the Gorgona group. For the magazine “Gorgona” he edited a first version of the “Tavole d’ac20
certamento”. The definitive version will be edited for the release with Vanni Scheiwiller (at first in October 1961 and then precisely one year later) and will include the works conceived separately from 1958 to 1960: two geographic maps (Ireland, Island), two alphabets, two fingerprints (left thumb, right thumb), one line, the left hand fingerprints and the right hand fingerprints. 1961 is also the year of “Artist’s Shit”. The ninety cans are made in May and are exhibited for the first time August 12, at the Pescetto Gallery of Albisola Marina (“In villeggiatura da Pescetto”, 12-19 August). Always in 1961 Piero Manzoni created the “Magic Bases” (plinths that transform in a work of art who stands above them) and starts the series of “Achromes” made with brand new materials: cotton, glass fiber, wood, florescent Styrofoam, bread rolls, plush, wrapping paper and newspapers. At Herning, in Denmark, he created the “Base of the World” (“Socle du monde, socle magique n.3 de Piero Manzoni, 1961, Hommage à Galileo”), a Magic Base overturned, able to back up the entire world. In autumn Piero Manzoni was among the artists of “Gruppo Milano 61” (with Bonalumi, Castellani, Dadamaino) present at the “Informational Experimental” section of the 12th Premio Lissone (Lissone, September 23 - October 23). In 1962 projects and initiatives were just as well plentiful. Manzoni participated at two exhibitions of “Gruppo Zero” (Antwerp and Berne) and participated with huge passion at the “Exspositie Nul”, organized by his friend the artist Henk Peters at Stedelijk Museum of Amsterdam. The signature of work of art disappearance that inspired Henk Peters and the other organizers of the exhibition, had been anticipated by Manzoni in the “Manifesto against nothing for the international exhibition of nothing” (published at Basel in 1960 and signed with Bazon Brock, Enrico Castellani, Rolf Fenkart, Carl Laszlo, Heinz Mack, Onorio, Piene and Herbert Schuldt). The last works and projects of Piero Manzoni featured architectonic grandeur: from the florescent window made in a shirt factory at Herning, to the idea of tracing a line as long as the Greenwich meridian, to the project for “Placentarium”, a huge and large scale “Body Air”, “pneumatic theater for ballets of light, gas, etc...”. In the same year, Manzoni conceived with publisher Jes Petersen the release of a book with transparent pages: “Piero Manzoni. The Life and the Works”. 1963. On January 25 the Galerie Smith of Brussels opens a monographic exhibition dedicated to the artist’s work. On February 6, Piero Manzoni died suddenly of a heart attack in Milan, in his atelier in via Fiori Chiari 16.
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The amazing conceptual intuitions that changed art history In his very short and reckless carrier, Piero Manzoni created some of the essential “inventions” of the second half of 20th century art, in the conceptual field and not only. These performance intuitions and applications, going far beyond the space-time context where they arose, became part of the art history, and broadly speaking of the culture and of common practice of the past century and of the present one. Let’s look at some of them. Achromes At the beginning, Piero Manzoni created works that he called “Achromes” as simple surfaces of plaster or kaolin, white clay used in the production of porcelain. Afterwards he used a whole range of widely different materials: from cotton balls to artificial fibers, from plush to plastic bread rolls, to Styrofoam balls. Furthermore, the prevailing use of white will give in to assemblies with phosphorescent colors or cobalt chloride-soaked, creating works that changed also according to the light and to the atmospheric weather. Anyway the material itself, playing at the same time the “role” of media and of pigment, that suggests the chromatic value (or, more to the point, a-chromatic) of the work. The Lines Manzoni traces his “Lines” along paper strips, which are later rolled and sealed inside cardboard cylinders labeled and signed. Among the main works of this series, the “Herning Line”, made in Denmark in 1960, which the artist intended as the first one of a worldwide project, aimed at burying a series of lines in the underground of the main towns of the planet, so to coincide with the length earth’s circumference. The conceptual extreme of this intuition will come up with the “Line of Infinite Length”, wooden cylinder without openings that ideally encloses a line that exists, as a matter of fact, as mere concept. The Eggs In one of the most renowned performances of Manzoni, “Consumption of Dynamic Art, Art-devouring Public”, of 1960, boiled eggs were signed and then eaten on site. That was an action of reflection on the sense of art, art that can come in touch with the public in a direct and absolute way, totally aside from the product. The body becomes art With “Living Sculptures”, the human body becomes a work of art. Manzoni places his “sculptures”, therefore of flesh and blood, on a plinth he calls “Magic Base”, or signs his name directly on the skin of the model. Also what comes from the body can become a creative “object”. That’s the case for “Artist’s Breath”, inflated into a rubber balloon, or tinned excrements (the well-known “Artist’s Shit”). An action to be construed also as an ironic challenge to the mechanisms and the logic of the art market. 22
Books, exhibitions, movies and meetings to celebrate fifty years from death Piero Manzoni died on February 6 1963. That same day, after fifty years, the Piero Manzoni Foundation “opened the celebrations” with an evening at Frigoriferi Milanesi in which the projects of 2013 were presented, followed by an “Achrome Dinner” called “White Eating”. Now as the year turns to an end, we’d like to go over what has been done and what is still to be done. In June Johan & Levi published the first biography by Flaminio Gualdoni: “Piero Manzoni. An artist’s life”. As the author explained in the introduction: “Fifty years after his untimely death what you can definitely count on is, luckily, the lavish quantity of documents that he and his fellow artists handed over to us and that accumulated also thanks to generations of scholars and researchers. Such a huge quantity inevitably contained a few shortcomings, misconstructions, sometimes misunderstandings. What was lacking until now was an organization of everything, a global and unitary review, an additional research that would fill in as much as possible gaps left by the lacking documents to suitably wonder about the sense of a life totally lived ‘en artiste’ but with an insightful absence of rhetoric. That’s what I was committed to in this work. The stereotyped notoriety of Manzoni, too often rich in anecdotes and fantasy, matched with the knowledge coming from facts and events, seemed the achievement ahead of me”. Last summer the first German museum retrospective opened at Städel Museum, Frankfurt: “Piero Manzoni. When bodies become art”, curated by Martin Engler in collaboration with the Piero Manzoni Foundation, ending in September. Around one hundred works showing the entire span of artist’s creations; in one single huge space in the new section of the museum, the German public had the opportunity to see “Achromes” in the large format and the small cans of “Artist’s Shit”. In late November the documentary directed by Andrea Bettinetti went on air on Sky Arte: “Piero Manzoni, artist”. With many interviews made especially for this occasion the video presents the artist Manzoni through the recollections of his friends, places, works and documents; brilliantly edited in a consistent and balanced course of events. Before year’s end the Manzoni Foundation will release two new cahiers; a special Electa series, “Pesci rossi”, which begins with the book of Francesca Pola: “An international vision. Piero Manzoni and Albisola” and the “Diary” of Piero Manzoni, curated by Gaspare Luigi Marcone.
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 © Pro Loco del Chiese - Gavardo
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Ideazione: Daniele Comini Copertina: Andrea Giustacchini Stampa: “Grafiche Tumminello” via della Ferrovia, 52 - 25085 Gavardo (Bs) ISBN: 9788890544972 Si ringrazia Pavoni Spa per il sostegno all’iniziativa
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