Franco La Guidara
La mia Svezia
Franco La Guidara si recò per la prima volta in Svezia nel 1957 compiendo un viaggio in auto da Roma allo Spitzberg, alla Baia dei Balenieri, e quindi fino all’Isola di Jan Mayen, percorrendo un numero di chilometri pari alla metà del giro del mondo. La sua auto lo portò fra i deserti nevosi della Svezia e della Lapponia; le slitte verso il mondo segreto degli ultimi conduttori di renne; il treno fra i balenieri di Narvik; e ancora gli indispensabili cani e le slitte alla volta di Gamvik, estremo villaggio del nostro Continente. Una straordinaria crociera sull’Oceano Glaciale, fra insidiose montagne di ghiaccio galleggianti, gli permise di conoscere gli abitanti di una terra selvaggia eppure seducente, in cui una umanità assetata di sole si denudava per ritrova-
re nelle spiagge finalmente libere dal gelo l’atteso calore della natura. Da questo viaggio nacque «Icebergs», l’opera prima di La Guidara, che pubblicò nel 1958. «Il Messaggero» di Roma scrisse: «Pure nell’epoca in cui i voli transpolari e le organizzate crociere sull’Oceano Glaciale stanno facendo di tutto per impallidire l’aureola leggendaria delle remote terre dell’Artide, «Icebergs» ha il singolare pregio di donare al lettore la gioia della scoperta. È perciò un volume destinato a un sicuro successo e che s’impone all’attenzione, oltre che per l’originalità dell’argomento, per la spigliatezza e il calore che l’autore ha saputo infondere in questa sua interessante opera». I successivi viaggi in Svezia ispirarono gli articoli pubblicati su settimanali e quotidia-
ni: «della irrealtà boreale, il La Guidara presenta ottimi quadri, visioni che colpiscono, mentre ritrae paesaggi suggestivi tratteggia tipi e figure, riferisce su miti e leggende, rievoca episodi relativi a tempo lontani e di altri che appena ieri si verificarono, parla con colorito linguaggio così che al loro svolgimento ci si potrebbe, lavorando appena con un po’ di fantasia, illudere di essere presenti» scrisse «La Nazione Sera» di Firenze
Nella foto: Franco La Guidara durante uno dei suoi viaggi in Lapponia con il suo inseparabile cane lupo Zanna
QUADRANTE - anno XIV n. 5 - 1 marzo 1979
QUADRANTE - anno XIV - n. 8/9 - 1 marzo 1979
QUADRANTE - anno XIV n. 10 - 15 maggio 1979
Nelle foto: aspetti invernali della Lapponia.
Anche se la Lapponia è una terra per lo più disabitata, sono presenti aeroporti, sia nazionali che internazionali, come Ivalo, oppure la russa Murmansk. Per arrivare è dunque consigliabile prendere l’aereo fino alle città più importanti delle nazioni scandinave e successivamente procedere tramite i mezzi pubblici (fino a dove è consentito) oppure affittare un’autovettura con navigatore satellitare in modo tale da avere sempre la soluzione più semplice anche in caso di smarrimento. È prudente viaggiare in gruppo, in modo tale che il viaggio sia più sicuro. La SAS, effettua voli tra Italia e piccole cittadine della Lapponia: la linea aerea scandinava effettua voli per Lulea, Umea, Kiruna, Alta, Tromso, Bodo, Rovaniemi e Kittila (con partenza da Milano) effettuando solo scalo a Stoccolma. Per quanto riguarda il trasporto pubblico esistono autobus di linea e treni che partono da Kemi e da Lulea e che raggiungono anche i limiti della
regione. Le linee bus che partono da Kemi raggiungono i villaggi e cittadine di Rovaniemi, Saariselka, Ivalo, Alta, Kirkenes, Honningsvag e Capo Nord. Invece la tratta ferroviaria che parte da Lulea prosegue per Kiruna, Jukkasjarvi e Narvik. Da Narvik è poi possibile proseguire in traghetto per Bodo, sulla costa occidentale. Per chi ama delle crociere non
può mancare la navigazione tra i suggestivi fiordi lapponi partendo da Kirkenes, Honningsvag, Tromso, Svolvaer e Bodo. La Lapponia è una regione di 388.350 km2 che si estende all'interno della penisola scandinava ed è caratterizzata da bellezze paesaggistiche senza uguali. A sud sterminate foreste di conifere fanno da cornice ad un luogo incontaminato, la Hoga Kusten, che è stata denominata patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Mentre a nord l'indiscussa protagonista è la tundra con i suoi laghi e fiumi. Questa terra ha molto da offrire a chi la visita: oltre a panorami mozzafiato e la possibilità di vedere fenomeni particolari come quello dell'aurora boreale, in Lapponia si può entrare in contatto con l'ultima popolazione indigena europea, ovvero il popolo Sami (i lapponi): un popolo nomade che si sposta a seconda delle stagioni attraverso la tundra e che cerca di preservare la propria cultura e le proprie tradizioni.
QUADRANTE - anno XV - n. 8/9 - 15 maggio 1980
come “bruciare” l’inverno
Nella foto a fianco: la Kungsgatan, «la strada del re», è una strada commerciale e animata di Stoccolma. È situata tra il ponte di Kungsgatan, che arriva all'isola di Kungsholmen, e la piazza di Stureplan, il punto di incontro dei giovani alla moda per uscire in discoteca e nei ristoranti nel fine settimana. Nel pieno cuore della città, il quartiere dei negozi e delle banche, Kungsgatan si distingue per i suoi alti edifici, alti più di 60 metri. Ci sono due ponti nella strada, in realtà strade rialzate, che incrociano Kungsgatan. I ponti che attraversano Kungsgatan, hanno ognuno una scultura che rappresenta il re, pitturati nella parte inferiore con colori vivi
Al centro: Lapponi, nei costumi tradizionali, durante la mungitura delle renne. Situata nel nord della nazione la Lapponia fu una provincia storica dell'Impero svedese. Al tempo granducato dell'Impero russo, nel 1809, la parte orientale fu ceduta alla Russia e comportò la nascita, oltre alla Lapponia svedese, di una Lapponia finlandese, oggi suddivisa tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. L'area lappone è stata definita nel 1996 Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO
A fianco: una donna lappone nella sua tenda. Negli antichi documenti ufficiali gli antenati dei sami vennero chiamati «lapponi» che significava in Finlandia una persona dedita all'allevamento di renne, alla pesca e alla caccia. I lapponi norvegesi vivono quasi tutti lungo le coste e i corsi d’acqua, e si dedicano alla pesca, alla caccia e a piccole industrie artigianali (lapponi sedentari). I lapponi svedesi si dividono in due gruppi: quelli della foresta che vivono allevando le renne nel folto delle foreste e compiono brevi migrazioni da un pascolo all’altro (lapponi seminomadi), e quelli di montagna che trascorrono l’estate sui pascoli montani e al giungere dell’inverno compiono lunghe migrazioni per trasferirsi, con le loro mandrie, in pianura. Questi ultimi sono i lapponi nomadi, quelli che hanno maggiormente mantenuto il carattere e le tradizioni del loro popolo. I lapponi finnici e russi appartengono quasi tutti al gruppo dei lapponi della foresta. I russi li chiamano «Lopari»
QUADRANTE - anno XVII - n. 4/5 - 1-15 marzo 1983
QUADRANTE - anno XVIII n. 6/7 -1/15 aprile 1983
Nel 1793 i rivoluzionari francesi scrissero a grandi lettere sulle frontiere della Svezia «Qui comincia il Paese
della libertà»
Stoccolma: uno scorcio del Palazzo reale e (in basso) il molo e la ricostruzione di una nave vichinga. La cucina svedese è sana e gustosa. Il pesce è uno degli ingredienti principali, c'è solo l'imbarazzo della scelta se si vuole mangiare a Stoccolma. La cucina svedese si impone con un buffet di piatti caldi e freddi: pesce, carne, patate, ortaggi, preparato in diversi modi. Questi piccoli piatti si dovrebbero mangiare uno dopo l'altro. Aringa, merluzzo, salmone e frutti di mare qui sono molto popolari. Uno dei più grandi successi della cucina svedese è il salmone con salsa agrodolce di senape. È abbastanza inusuale, per la maggior parte degli stranieri, mangiare il pesce con lo zucchero, ma agli svedesi piace e, se ben preparato, è davvero irresistibile. Lo husmanskost è il cibo svedese per l'uomo comune, o medio. Patate con carne o pesce, frutti di bosco, funghi o una salsa cremosa: lo husmanskost è semplice, nutriente e gustoso. Le polpette di carne sono diventate famose anche al di fuori del paese. Un po' particolari sono i piatti a base di alce e renna. Il panino tunnbröd, con carne di renna affumicata, permette di fare un pranzo o uno spuntino formidabile. I prodotti lattiero-caseari e i funghi appena raccolti vengono usati molto nella cucina locale. Agli svedesi piace mangiare insalate ma il clima estremo e il terreno roccioso, limitano l'agricoltura. Torte e biscotti sono serviti con il caffè, la più popolare delle bevande svedesi.
QUADRANTE - anno XVIII n. 11/12 - 16 giugno-1 luglio1983
LE PIETRE RUNICHE Le runiche vichinghe sono pietre che citano gli scandinavi che parteciparono a spedizioni vichinghe. Alcune pietre fanno riferimento a persone che viaggiarono all'estero, in Europa occidentale, altre citano guerrieri o morti vichinghi che viaggiarono ad ovest. È probabile che non tutte parlino di uomini che presero parte alle razzie. Le iscrizioni sono tutte in lingua norrena, e tutte utilizzano l'alfabeto fuþark recente. Il principale gruppo è composto da 30 pietre che citano l'Inghilterra, e vengono definite pietre runiche dell'Inghilterra. Quelle che parlano di viaggi in Europa orientale, nell'impero bizantino e nel Medio Oriente si chiamano Pietre runiche variaghe. Nella foto: la pietra di Kjula (Sö 106) è una famosa pietra e si trova a Kjula lungo l'antica strada che collega Eskilstuna e Strängnäs. Parla di un uomo chiamato Spjót (lancia) che partecipò ad una grande guerriglia in Europa occidentale. Si pensa che sia stata eretta dalla stessa famiglia aristocratica delle vicine Pietre di Sigfrido, e delle Pietre di
Jarl Hakon dell'Uppland. La scritta tradotta in italiano dice: «Alríkr, figlio di Sigríðr, eresse questa pietra in memoria del padre Spjót, che fu ad ovest, diviso e combattuto nelle città. Egli conosceva tutte le fortezze del viaggio».
Nella foto: Franco La Guidara nella miniera della Kirunavaara
Kiruna divenne una città svedese nel 1948 e all'inizio venne considerata la più estesa città del mondo per superficie, ma dopo la riforma municipale svedese degli anni Settanta il termine «città» venne abolito. Situata 145 chilometri a nord del Circolo polare artico, a Kiruna è sempre giorno 24 ore su 24 (sole di mezzanotte) approssimativamente dal 30 maggio al 15 luglio. La notte polare, durante la quale si può ammirare l'aurora boreale, è di qualche settimana più breve, 13 dicembre – 5 gennaio. I ritrovamenti archeologici hanno stabilito che la zona di Kiruna è abitata da circa 6.000 anni. Tuttavia, la città di Kiruna è stata fondata soltanto nel 1900, anche se i Sami sapevano della presenza dei minerali ferrosi nelle alture circostanti. Nel 1696, Samuel Mört, un computista della piccola comunità rurale di Kengis, scrisse infatti della presenza di metallo sulle colline di Kiirunavaara e di Luossavaara. Il ricercatore Anders Hacksell rappresentò su carta l'area nel 1736 denominando le due colline Fredriks berg (Kiirunavaara) e Berget Ulrika Eleonora (Luossavaara), in onore del re Federico I di Svezia e di sua moglie Ulrica Eleonora di Svezia. Nonostante i vasti giacimenti di minerali, non fu iniziata alcuna attività estrattiva a causa della posizione remota e del clima molto rigido del luogo. Nel XVIII secolo si usava però estrarre i minerali in estate per trasportarli in inverno, usando slitte trainate da renne e cavalli. Tuttavia, i costi elevati e la quantità di fosforo nei minerali portarono nel 1878 all'utilizzo del convertitore Bessemer che
permise di separare il fosforo dai minerali. Nel 1884, The Northern of Europe Railway Company (Associazione Ferrovie Nordeuropee) provvide alla costruzione di una linea ferroviaria dalla città di Luleå (in Svezia) a quella di Narvik (in Norvegia). Il tratto tra Luleå e Malmberget fu terminato nel 1888, con il primo treno che partì da quest'ultima a marzo. Più o meno nello stesso periodo, l'azienda inglese fallì e fu costretta a cedere allo Stato svedese la linea al prezzo di 8 milioni di corone svedesi, circa la metà della somma inizialmente investita. Dopo un'importante opera di ricostruzione, fu possibile usare la linea ferroviaria fino a Gällivare e quindi l'estrazione mineraria poté riprendere. La città sorge su uno dei depositi minerari di ferro più grandi al mondo. Per lasciar posto all'estrazione della miniera, la città viene progressivamente spostata
di 3 chilometri. La cava di minerali ferrosi è gestita dalla LuossavaaraKiirunavaara Aktiebolag, che tutti chiamano con l’acrononimo di LKAB. Chi lavora presso questa società di estrazione mineraria guadagna un salario molto più che interessante: ben 4.600 euro al mese, netti. Una retribuzione così attrattiva da aver trasformato il lavoro da minatore nel sogno collettivo delle giovani generazioni di Kiruna. Tutti i ragazzi vogliono lavorare presso la KLAB, e possibilmente nel turno di notte, così da aumentare il già ricco stipendio. Kiruna ha una stazione sciistica specializzata nello sci nordico, ed ha ospitato varie volte la Coppa del Mondo di sci di fondo e numerose gare minori. Attualmente ha 18.148 abitanti.
L'Università di Uppsala (in svedese Uppsala universitet) fu fondata nel 1477 per iniziativa dell'arcivescovo di Uppsala Jakob Ulfsson e dal re svedese Sten Sture il Vecchio con una bolla del papa Sisto IV, ed è considerata la più antica e prestigiosa università della Scandinavia. L'università ha 9 facoltà ed una popolazione studentesca di circa 30.000 persone. I professori sono circa 4.000 e i dipendenti in totale sono 6.000. È classificata tra le migliori università dell'Europa settentrionale nei ranking internazionali ed è considerata una delle più prestigiose scuole di istruzione superiore in Europa. Uppsala appartiene al Gruppo di Coimbra delle università europee. L'importanza di questa Università crebbe con l'affermarsi della Svezia come grande potenza verso la fine del secolo XVI. Dopodiché le venne data una stabilità finanziaria grazie alle significative donazioni del Re Gustavo II Adolfo di Svezia all'inizio del secolo XVII. Uppsala ha inoltre un ruolo importante nella cultura nazionale svedese, nell'identità nazionale e per le istituzioni per quanto riguarda storia, letteratura, musica, politica. Molti aspetti della cultura accademica svedese, come ad esempio il berretto bianco degli studenti (Student cap), ebbero origine ad Uppsala. L'Università ha una forte presenza nell'area attorno alla Cattedrale di Uppsala, sulla sponda occidentale del fiume Fyrisån. Nella foto: Franco La Guidara a Stoccolma e una vista della capitale dal battello.
Un caso senza precedenti nella storia della navigazione
Il Wasa, il piĂš potente galeone da guerra del Seicento che viene riportato alla superficie dopo un naufragio durato trecento anni, tornerĂ a solcare gli oceani con lo stesso scafo che i fondali melmosi del Baltico hanno custodito come in una cassaforte di creta
IL WASA
Il vascello, restaurato, è esposto al Museo Wasa di Stoccolma (foto in basso), inaugurato nel giugno del 1990 dal re di Svezia Carlo XVI Gustavo. Il Wasa fu costruito per il re Gustavo II Adolfo di Svezia, tra il 1626 e il 1628. Quando la chiglia era già impostata, il re,
venuto a conoscenza di costruzioni analoghe nelle nazioni concorrenti fece modificare la nave, allungandola significativamente. Il mastro carpentiere, che aveva supervisionato fino ad allora la costruzione, morì lasciando ai suoi inesperti apprendisti, alla vedova ed al fratello, la responsabilità di proseguire, per di più con la presenza assillante del re che interferiva, pur non avendo specifiche conoscenze tecniche, con la costruzione. Il re ottenne oltre all’allungamento anche l'aggiunta di un secondo ponte di cannoni. Ne risultò un vascello imponente, il meglio equipaggiato e il
più pesantemente armato della sua epoca, ma era anche troppo lungo e soprattutto troppo alto rispetto alla larghezza: era pericolosamente instabile. Un aumento di stabilità fu ottenuto aumentando la zavorra, ma al prezzo di una maggiore immersione dello scafo. La prova standard di stabilità dell'epoca consisteva nel far correre contemporaneamente trenta marinai da un lato all'altro della nave per farla dondolare. Quando ciò venne fatto sul Wasa, alla presenza dell'ammiraglio Clas Fleming, la nave oscillò notevolmente e la prova venne fermata. Poiché nessuno aveva il coraggio di opporsi al re, la nave fu dichiarata pronta per prendere il mare. Il 10 agosto 1628 il Wasa issò le vele per il suo viaggio inaugurale. Dopo poche miglia di percorso, una folata di vento lo fece inclinare, ma il timoniere riuscì a raddrizzarlo. Una seconda folata lo inclinò nuovamente e l'acqua iniziò ad entrare nello scafo attraverso i portelli dei cannoni. La nave affondò rapidamente, adagiandosi su di un fondale fangoso poco profondo. Nel tempo persino la posizione esatta del relitto fu dimenticata; solo nel 1956, Anders Franzén pensò alla possibilità di strappare il relitto alle acque del mar Baltico; avendo mezzi adeguati, tecnologie moderne e collaboratori importanti quali la Marina svedese, il relitto era facilmente localizzabile.