Franco La Guidara

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Franco La Guidara 1


ve all’università, facoltà di Giurisprudenza. Due anni più tardi abbandona - per farvi ritorno soltanto molto tempo dopo - le soleggiate contrade di Pirandello e Quasimodo, chiamato dalla sua prima missione giornalistica, che lo porta in Russia, nel pieno della ritirata: nel terribile inverno 1942/43 è inviato dal Generale Giovanni Messe come osservatore. Tornato in Italia, supera gli esami di ammissione all’Accademia Militare di Modena e inizia l’ottantaseiesimo Corso per Ufficiali di Fanteria e Cavalleria, l’8 settembre 1943 l’armistizio lo trova in marcia di trasferimento a Lama di Mocogno con i colleghi del suo corso agli ordini del colonnello Giovanni Duca.

Nato in Sicilia, a Centuripe, fra le montagne dell’ennese, il 31 ottobre del 1925, Franco La Guidara (all’anagrafe Francesco) sente ben presto la terra delle zàgare e dei ciclopi troppo stretta per il suo animo ansioso di Paesi lontani. Conseguita a soli quindici anni, e con ottimi voti, la maturità classica al liceo “Nicola Spedalieri” di Catania, Franco La Guidara si iscri-

Inizia così per l’allievo ufficiale La Guidara, appena diciassettenne, un tormentato e ammirevole viaggio verso il ricostituito esercito italiano. Con mezzi di fortuna, raggiunge Roma e poi la linea di fuoco di Cassino. Qui i tedeschi del feldmaresciallo Kesselring sono scatenati nella caccia all’uomo. Franco La Guidara tenta più volte – solo e con altri militari e civili – di attraversare la “linea Gustav”, che parte dalla foce del Garigliano e giunge fino a quella del Sangro, seguendo i rilievi montuosi. Cassino è al centro della linea tenuta dai tedeschi contro le truppe anglo-americane, che intanto affrontano dure battaglie anche nella valle del Liri, sulla strada Casilina per Roma. Dopo atti di generosità compiuti verso la popolazione in tanti mesi sotto apocalittici bombardamenti,

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La Guidara riesce infine ad attraversare le linee tenute dagli americani e raggiunge l’Accademia Militare di Lecce. Qui frequenta il Secondo Corso, viene nominato ufficiale in servizio permanente effettivo il 1° febbraio 1945 ed è subito inviato ai gruppi di combattimento operanti a fianco degli alleati. Raggiungerà il grado di generale (RO). «Noi nella bufera» narra questo scorcio di vita di La Guidara

la Scandinavia e altri Paesi europei. Armato solo di una “Leica” e di una stilografica, da allora Franco La Guidara è intento allo studio dei misteri esistenziali e dei moti delle passioni umane e viaggia, novello Ulisse dell’anima, sui mari della ricerca e della verità, per conoscere, confrontare, diffondere multiformi realtà, e per promuovere gli ideali più alti.

Sul suo bloc-notes sgorgano parole dettate dall’obiettività e dal rigore giornalistico in felice connubio con un’impetuosa passione mediterranea e con la capacità di descrivere con il cuore e non solo con gli occhi: doti, queste, che gli permettono di rendere vivi e tangibili i luoghi e i personaggi dei suoi articoli.

Quando incontra Yuri Gagarin (e pubblica l'intervista sulla prima pagina de «Il Corriere d’Informazione» del 13 aprile 1961) La Guidara descrive l’astronauta con i dettagli che Balzac avrebbe scelto per un suo protagonista. Più tardi, divenuto romanziere, egli userà la stessa tecnica per ritrarre i personaggi scaturiti dalla sua fantasia.

Pagine 167 - inedito Accantonata la carriera militare, La Guidara si laurea in Legge all’Università di Siena, e nel 1955 si iscrive all’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Tre anni più tardi inizia la sua attività di narratore nel 1958, con centinaia di racconti e reportages sull’Italia, l’Africa, la Russia, il Nord America, il Canada,

Rivelatosi romanziere con «Furore in Russia» (Edizioni Internazionali, 1963), cui seguiranno altri quindici libri appartenenti a diversi generi letterari, Franco La Guidara necessita di una premessa alla sua rievocazione. La sua figura di scrittore impegnato su argomenti di scottante attualità eppur lontano dalle rubriche su quotidiani o riviste e dai riflettori della televisione costituisce un caso anomalo, da approfondire. La Guidara è appartenuto

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dei propri libri: egli vende sì migliaia di copie dei romanzi e dei saggi L’epica forza e il magistrale verismo pubblicati, grazie alla forza magnetizzante degli argomenti trattati, con cui egli ha descritto temi unima ben diverso sarebbe stato l’anversali lo hanno reso ben noto fra gli «addetti ai lavori», ma mentre si damento delle vendite se la sua aggiudicava prestigiosi premi, come casa editrice a conduzione familiare avesse potuto raggiungere tutte le i Selezione «Bancarella» e «Viareggio», come il «San Valentino librerie o le fiere librarie. Questo risvolto, però, non spaventa d’Oro» e il «Lerici Pea», mentre le La Guidara, che non cerca spasmosue foto accanto alle attrici più dicamente l’immediato successo e la avvenenti apparivano sui giornali e diretta acclamazione. Con una filorotocalchi, e mentre i suoi reportasofia foscoliana, egli sa di porre, ges dalla Russia e dall’Africa riemcon ogni sua opera, una pietra in pivano le pagine di riviste come più per il sepolcro della propria «Gente» e «L’Illustrée» Franco La immortalità. E sa che, come già in Guidara meditava una vita più passato era avvenuto per tanti introspettiva e meno clamorosa. uomini d’arte, la sua attività sarà colta e apprezzata universalmente L A LIBERTÀ solo dopo la sua scomparsa. ad una stirpe in via di estinzione nel nostro panorama letterario.

DI ANDARE CONTROCORRENTE

Immedesimarsi con il suo spirito libero e indipendente, scevro da conformismi e condizionamenti è determinante per comprendere la struttura del pensiero di Franco La Guidara e le scelte non facili che egli ha compiuto con coraggio, e che forse non sarebbero condivise dalla maggior parte degli autori contemporanei.

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E' una scelta d'indipendenza che induce Franco La Guidara a fondare una propria casa editrice, le «Edizioni Internazionali»: egli può così pubblicare i propri scritti senza sottostare ad esigenze di mercato, che potrebbero indurlo a trattare di argomenti più richiesti ma da lui meno «sentiti», o a sposare punti di vista di cui non fosse convinto. L’altra faccia della medaglia, però, è una distribuzione non capillare

L’ INDIPENDENZA

A TUTTI I COSTI

La Guidara rifiuta proposte di editori affermati (il primo a voler siglare con lui un contratto è Longanesi, nel lontano 1958) e anche come giornalista non vuole mai legarsi ad una sola testata (anche Matteo De Monte insisté inutilmente per averlo con sé a «Il Messaggero»).

Come «free lance» Franco La Guidara collabora simultaneamente con una cinquantina di quotidiani e settimanali (da «Il Corriere d’Informazione» a «La Notte», da «Il Gazzettino» a «Il Piccolo», da «Il Messaggero» a «Il Giornale d’Italia», da «La Sicilia», al «Progresso ItaloAmericano» di New York), con articoli e foto su fatti, usi e costumi di popoli lontani che raggiunge nei suoi lunghi viaggi in automobile.


Sono gli anni a cavallo fra il Cinquanta e il Sessanta. E' l’epoca della composizione frenetica con il piombo, quando per far giungere un articolo o una foto da un luogo ad un altro occorre precipitarsi al treno con il batticuore per consegnare il «fuorisacco», affinché arrivi a destinazione il giorno dopo. Il fax, le telefoto, le trasmissioni via modem non sfiorano ancora neanche il pensiero degli scienziati più evoluti. Persino le agenzie di stampa svolgono una funzione limitata, non esistendo i moderni mezzi di comunicazione. La televisione, poi, è alle sue prove sperimentali, e non trasmette, come oggi, documentari e news dall'estero né talvolta su realtà italiane. Il giornalismo consiste nel cercare «fisicamente» la notizia, e si assapora ancora il gusto dello scoop, ormai quasi scomparso con la copertura totale dei fatti operata dai comunicati delle agenzie. E' in questo periodo ancora pionieristico del giornalismo che Franco La Guidara viaggia con la sua automobile fino a raggiungere il Polo Nord, facendoci scoprire attraverso articoli e un libro («Icebergs»), l’affascinante mondo del popolo lappone.

U NA

suo poetico canto.

E' eclettico, Franco La Guidara. Nella vita e nell’arte. Perfezionista, alla continua ricerca del nuovo e del sensazionale, ma allo stesso tempo solidamente ancorato al suo tempo, egli sottomette il modulo letterario ai fini umani e sociali che lo muovono. L’articolo, il romanzo, il dramma teatrale, la novella e la poesia non costituiscono per questo scrittore, né per i suoi lettori, momenti d’evasione, ma diventano quasi strumenti di una crociata. Che, di volta in volta, riguarda la non-violenza, la fratellanza, la lotta al razzismo, l’uguaglianza tra il ricco e il povero, la ricerca e l’affermazione del lato buono di se stessi. Tutti gli elementi, le frasi e le movenze dei suoi personaggi, non meno che il paesaggio - solare o cupo, splendido o tragico - conducono a quell’idea, che in quel momento è il “Leit-Motiv” di Franco La Guidara.

«Ho vissuto cento vite: potrei morire adesso e non avrei rimpianti»: così era solito dire negli ultimi anni Franco La Guidara, riferendosi agli eventi di cui era stato protagonista.

VITA INTENSA

Franco La Guidara si fa conoscere per il suo modo audace di affrontare gli argomenti più disparati. L’arma è la penna, usata a mo’ di fioretto, in difesa dei più deboli e bisognosi, ora come magico pennello, per narrare le epopee e i sentimenti di interi popoli, ora come corda d’arpa, per accompagnare il

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Rischi ed emozioni quindi si succedono tra i liquidi sentieri della banchisa in collera, dove anche due donne si avventurano a caccia di orsi e di foche; e sulle rotte della Groenlandia a bordo della «Kista Dan» colpita da una tempesta oceanica al largo dell’Isola del Diavolo, infernale punto d’incontro dei cicloni dell’Artico, ove cinque scienziati norvegesi trascorrono un anno in eremitaggio per salvare con i loro messaggi migliaia di navi dai furori dell’Atlantico.

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Viaggio al Polo Nord) pagine 224 (1958) E’ l’opera prima di Franco La Guidara, pubblicata nel 1958, dopo aver compiuto un viaggio da Roma allo Spitzberg, alla Baia dei Balenieri, e quindi fino all’Isola di Jan Mayen. La sua auto “Fiat 1400” lo portò fra i deserti nevosi della Svezia e della Lapponia, le slitte verso il mondo segreto degli ultimi pastori di renne, il treno fra i balenieri di Narvik, e ancora gli indispensabili cani e le slitte alla volta di Gamvik, estremo villaggio del nostro Continente. Una straordinaria crociera sull’Oceano Glaciale, fra insidiose montagne di ghiaccio galleggianti, che permise allo scrittore di conoscere gli abitanti di una terra ancora selvaggia eppure seducente, in cui una umanità assetata di sole si denuda per ritrovare sulle spiagge finalmente libere dal gelo l’atteso calore della natura.

SCRISSE “IL MESSAGGERO” di Roma: «…Pure nell’epoca in cui i voli transpolari e le organizzate crociere sull’Oceano Glaciale stanno facendo di tutto per impallidire l’aureola leggendaria delle remote terre dell’Artide, “Icebergs” ha il singolare pregio di donare al lettore la gioia della scoperta. È perciò un volume destinato a un sicuro successo e che s’impone all’attenzione, oltre che per l’originalità dell’argomento, per la spigliatezza e il calore che l’autore ha saputo infondere in questa sua interessante opera». ( Per leggere gratuitamente «Icebergs» cliccare qui )


«Furore in Russia» è il furore disperato di chi, in guerra, deve uccidere – pur contro le proprie convinzioni – per non essere ucciso. Al centro della trama si erge la figura di un ufficiale triestino, il capitano Fabio Lenzi, bella, stupenda figura di uomo e di soldato. Un romanzo, che ha inizio nei giorni terribili della ritirata del 1943 nella steppa sovietica, che reca il proprio contributo a quella che deve essere la necessaria conoscenza sul terreno psicologico, civile e soprattutto umano, di quel capitolo della seconda guerra mondiale che per noi italiani fu il più doloroso. POSTO D’ONORE AL PREMIO BANCARELLA 1964 Quando uscì nel 1963 «Furore in Russia» fece molto scalpore, sia per l’argomento ancora vivo e dolente, sia perché Franco La Guidara aveva ripercorso in auto le piste ancora fresche dei nostri soldati nei giorni della terribile ritirata del 1943. Il libro, messo in vendita a sole mille lire fece veramente “furore” perché i bancarellai lo diffusero in tutta Italia vendendone migliaia di copie, tanto che il libro fu finalista al Premio Viareggio 1963 e l’ anno colse il posto d’onore al Premio Bancarella con le Edizioni Internazionali lasciando il primo posto a «Centomila gavette di ghiaccio» di Giulio Bedeschi, un libro sullo stesso argomento pubblicato da Mursia. Ricordiamo che Franco La Guidara, fu editore di se stesso dei suoi libri e antologie, poiché non riusciva ad esprimere le sue idee lavorando su commissione e doven-

Pagine 432 (1963) do quindi seguire obbligatoriamente la linea politica dell’editore. I diritti cinematografici di «Furore in Russia» furono acquistati da Luigi Rovere, noto produttore di film con la regia di Alberto Lattuada, Pietro Germi, Luigi Comencini, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Mauro Bolognini, Mario Camerini, Sergio Sollima. Ma Luigi Rovere si scontrò contro una radicata convinzione: un italiano non è credibile nella veste di eroe! Ma niente problemi per la realizzazione del film dissero a Luigi Rovere: l’eroe italiano diventerà un eroe tedesco! Franco La Guidara che aveva paventato questa reazione ed aveva creato il suo eroe italiano sì, ma triestino, rifiutò decisamente questa proposta.

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«Furore in Russia» restò nel cassetto del produttore e sugli schermi apparve il film «Italiani brava gente» di Cesare Zavattini che di eroico aveva ben poco anche secondo questa recensione pubblicata su Filmtv.it: «Purtroppo, il film italosovietico accumula un tale numero di luoghi comuni da infastidire ben presto lo spettatore, specialmente se è nato e cresciuto dopo la morte di Togliatti. I tedeschi sadici, i russi eroici, il romano caciarone, il fiorentino burlone sono tutti stereotipi che fa fatica vedere per l'ennesima volta». Per leggere gratuitamente «Furore in Russia» cliccare qui

«Furore in Russia» è stato pubblicato in francese dalle Editions Alsatia di Parigi. Per leggere gratuitamente «Fureur en Russie» cliccare qui

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che, di quei canti che narrano ai popoli avvenimenti indimenticabili e ammonitori. «Ritorniamo sul Don» è un’epopea che sbalordì lo stesso nemico, poiché se agli italiani mancò in Russia la fortuna, certamente non fecero difetto il coraggio e l’eroismo. Molti di loro sono tornati, moltissimi sono rimasti laggiù, inghiottiti dal grande gelo e dalle nebbie di una sorte che non è stata mai chiarita del tutto. Ai caduti, ai dispersi, alle loro famiglie, ai reduci della Campagna di Russia, Franco La Guidara dedica queste pagine dopo aver ripercorso gli itinerari del CSIR e dell’ARMIR alla ricerca delle memorie lasciate dai nostri soldati. Egli ha parlato (e non gli è stato facile) con operai e contadini che hanno conosciuto gli italiani in grigioverde. Ha visitato le città e i vilPagine 336 (1964) laggi che furono le stazioni del Calvario delle nostre divisioni. Questa è la storia di milioni di Senza fini politici né polemici, La uomini, che dal 1941 all’inverno del Guidara ricostruisce scrupolosamen1943 combatterono in Russia la te e con obiettività le fasi della guerra più tragica contro i mezzi spedizione italiana in Russia dal corazzati, il gelo, la fame. E’ la sto- 1941 al 1943. ria di sacrifici così forti e innumerevoli da sembrare inverosimili. Primo Documentazioni e testimonianze italiane, tedesche e russe fanno di fra gli scrittori indipendenti della stampa mondiale, Franco la Guidara «Ritorniamo sul Don» un libro appassionante, la magistrale preha ripercorso, dopo vent’anni dalla fine della guerra, le piste sovietiche sentazione di una pagine di Storia. Fatti quasi incredibili, spogliati da e ha parlato con centinaia di testimoni allo scopo di offrire un quadro ogni retorica, sono raccontati nella obiettivo della campagna sul fronte loro assoluta e drammatica autenticità. russo con particolare riferimento all’Armata italiana, che fu sempre Per leggere gratuitamente la prima parte di generosa verso i civili ed i prigio«Ritorniamo sul Don fino all’ultima battaglia» cliccare qui nieri nelle zone occupate. La Guidara ha compiuto in auto un Per leggere gratuitamente la seconda parte di «Ritorniamo sul Don fino all’ultima battaglia» viaggio singolare a Kiev, Kharkov, cliccare qui sulle piste del Volga e del Don fino a Per leggere gratuitamente l’indice di «Ritorniamo Stalingrado per realizzare questo nuovo grande libro, degno di entra- sul Don fino all’ultima battaglia» cliccare qui re a far parte delle rapsodie belli-

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Pagine 295 (1966) In questo libro, La Guidara parla della sua terra, del ritmo inarrestabile della vita in un luogo ove il resto del mondo sembra remotissimo, del torrenziale richiamo dei sensi e della sorda lotta contro la morte. La Guidara ha la Sicilia nel sangue e la offre con arte viva e libera. Nell’afa del sole quasi africano, tutti i suoi personaggi sono veri, ribelli o pazienti verso l’uomo e rassegnati o irosi dinanzi al destino. Si avverte subito che questi personaggi, talvolta costretti dall’ambiente a vegetare nella penombra dell’incertezza, della miseria e della violenza, hanno tutti un grande bisogno d’amore e di una vera vita, e tutti acquistano un valore universale. Amore, dolore, carne e smania di vita sono i temi dominanti nel deserto dell’adolescenza di Rosalia che bruscamente si popola di rabbia e di felicità e rapidamente si spegne in un’alba di sole. In «Ballata Siciliana» La Guidara riversa compiutamente la sensualità del proprio temperamento, il suo 10

amore per la terra natìa, il suo spirito libertario, e non cessa mai di esprimere il proprio dissenso per la violenza, la guerra e la caparbia mentalità feudale. L’Autore non finge mai di ignorare la realtà. La Sicilia laguidariana è la creatura del narratore vero, che mai cade nell’usuale o nel convenzionale. In «Ballata Siciliana» non si riscontra un solo punto di squilibrio. Il maggior pregio dell’opera è appunto nell’armonia della realtà in un cosmo di slanci, di tormenti, di amore, di odio e di sofferenza. Anche nel dialogo più drammatico, quando la ragione di vivere oscilla tra la realtà e il sogno, tra l’eternità e il nulla, La Guidara non perde di vista quello che c’è di veramente umano nell’uomo – il suo pensiero religioso, la difesa della coscienza morale, l’individualismo suggerito dall’egoismo – e anzi convince per quel rimpianto che raggiunge il vertice dell’equilibrio. Le realtà estetiche di «Ballata Siciliana» non vanno dunque giudicate soltanto nei limiti del romanzo o della tragedia, ma nell’essenza di un‘opera veramente nuova che vive nella verità, legata a un senso quasi fatalistico dell’esistenza, al di là del controllo degli uomini. COSÌ SCRIVE SALVATORE QUASIMODO (PREMIO NOBEL) NEI SUOI «COLLOQUI» SUL SETTIMANALE TEMPO: «Centro narrativo di questo romanzo è un affetto 'particolare' tra fratello e sorella. Ma dobbiamo chiarire che l’amore tra i due non arriva a uno stadio cosciente ed è dovuto più alle condizioni di vita – cioè all’isolamento, alla miseria, alla guerra – che non a una vera tendenza all’erotismo contorto... »

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più forte della vita» è fondato su una verità che illumina l’autentico volto del capo ribelle Guevara nei momenti di violenza e della generosità e ci svela alcuni dei segreti che si nascondono nel meccanismo della guerriglia. In una terra che va risvegliandosi dopo secoli di sottomissione, anche se la massa non è ancora in possesso di una coscienza di classe, minuto per minuto, Guevara e i suoi combattenti vivono una notte e un’alba di guerriglia tra il sabotaggio e la rappresaglia. E nella tragedia incombente, questi sradicati dalla società costituita, rivelano la più celata realtà di se stessi. L’autore ha folgorato, così, uno scorcio di verità ricca di fermenti e di suggestioni. Il guerrigliero è il nemico di un feudalesimo che non si vuole arrendere. Un oscuro impulso spinge questo nuovo, spietato combattente di una terza guerra monPagine 208 (1967) diale – la guerriglia! – verso i sofferenti e gli oppressi, che popolano la In questo libro, che rispecchia la scena del più grande dramma della vita, il fantastico e il reale sono nostra epoca. In prima linea è spesso nella stessa sfera, in costan- Guevara. Ma con lui riescono a te riferimento. Lo sfondo è costitui- strappare commozione e solidarietà to dal rivoluzionario movimento anche coraggiose e umili donne, che popolare per una vita nuova nel con tecnica psicoanalitica l’autore Sudamerica e negli altri Paesi del ci fa conoscere fin nelle intime radiTerzo Mondo. ci del loro carattere. Protagonista è il più famoso ribelle Nella sua polemica serrata e tragidel nostro tempo: Ernesto Che’ ca, l’ideale del ribelle Guevara ha Guevara, ufficialmente scomparso in un accento universale: il mezzo battaglia nell’ottobre del 1967, ma spietato con cui egli cerca di demovivo per circa due miliardi di uomini lire le convenzioni di una classe ancora condannati ad una vita cortroppo ricca e troppo golosa, ma rotta da un’antica miseria. La assente dalla massa devastata dal Guidara si serve dei fatti narrati dramma, è tutto nella vivezza, per ricreare un mondo in fermento e nell’agilità e nella tensione di queuna serie di figure inquiete, affasci- st’opera. La violenza si trasforma, nanti, aspre a volte fino alle estreper il guerrigliero, in un atto di me conseguenze, fra cui giganteggia pura necessità attraverso il rigore la personalità del rivoluzionario di un processo logico, alla ricerca di Guevara, che l’autore ci presenta su una mèta lontana, quasi inafferrabiquella Cordigliera trasformata in le. campo di battaglia. SCRIVE VLADIMIRO LISIANI SU «LA La Guidara sostiene che la realtà NOTTE» DI MILANO: «Guevara ne sia più avvincente di qualsiasi favo- esce come una specie di Messia alla la e riesce magistralmente a convin- rovescia, con le cartucciere a tracerci. Ricco di fantasia, «Un amore colla e il pugnale che gli spunta ful- 11


mineo nella mano. Non, però, per uccidere ad ogni costo. Non perché arso di sete di vendetta e di sangue. Spesso egli lascia fuggire incolumi gli avversari. Ammazza solo quando ammazzare diventa strettamente necessario». SCRIVE IL «GIORNALE D’ITALIA» di Roma: «Un romanzo storico nel quale non mancano le forti tinte ad opporre due mondi... Tra i molti amori che filtrano tra le pagine più torride del romanzo, il La Guidara non fa certo mistero delle sue simpatie, che vanno, sia pure con qualche riserva, al cugino Guevara». LA GUIDARA SCRISSE: «Con il ’cugino’ di sangue ci sono molte affinità... Il nostro incontro è descritto nelle pagine di «Un amore più forte della vita (Notte di guerriglia con Ché Guevara)». Il più famoso ribelle del nostro tempo, è ufficialmente scomparso in battaglia nell’ottobre del 1967, ma è vivo per circa due miliardi di uomini ancora condannati ad una vita corrotta da un’antica miseria. «Per intendere meglio il senso di questo mio libro è necessaria una premessa. Partire cioè dal presupposto che il casato La Guidara è una derivazione – o meglio un’alterazione – di ‘Guevara’, nobile famiglia originaria dell’Aragona».

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ADRIANO MAURI, FILM-TVSPETTACOLO, Roma «Giudicato da un referendum tra i lettori indetto da un grande quotidiano romano (IL TEMPO ndr) come uno tra i migliori quattro romanzi stampati in Italia nel 1967 (ivi compresi quello di autori stranieri), «Un amore più forte della vita» è un soggetto lampeggiante e rapido e di forte suggestione emotiva... È intenso di passioni, di vita, di violenza, di occhi inquieti che amano e feriscono...»

Franco La Guidara è proprietario dei diritti cinematografici per tutto il mondo del film “El Che Guevara”, prodotto nel 1968 dalla Inducine con la regia di Paolo Heusch, e con Francisco Rabal, Andrea Checchi, John Ireland, Giacomo Rossi Stuart.

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Pagine 264 (1973) La Guidara, romanziere e poeta, descrive con veemenza la magica e difficile alba della nuova Africa. In questo magistrale libro sono riunite tre opere importanti: Uragano nero (romanzo), Albori d’Africa (poesie) e Sulla pista (descrizioni di una realtà) che, insieme a settanta fotografie, formano un ritratto ampio e affascinante del Continente nero. Merito maggiore dell’autore è di essere riuscito a partecipare ai lettori l’ansia e i contrasti di interi popoli protesi verso la nuova civiltà africana. SCRIVE PIERO BIANUCCI, SULLA «GAZZETTA DEL POPOLO» di Torino: «Uragano nero è un singolarissimo trittico in cui, al romanzo che dà il titolo al volume, segue una raccolta di poesie, ed a questa una serie di brillanti reportages: denominatore comune del libro, l’Africa: un’Africa straordinariamente ricca di sfaccettature, con tutte le sue antichissime tradizioni, le sue civiltà autoctone e quelle nate dall’impatto con i colonizzatori bianchi, la sua arte, la sua letteratura, i suoi drammatici

problemi politici, economici, sociali. Le tre facce di questo libro-prisma, proprio per la loro fondamentale diversità, contribuiscono felicemente a dare del continente nero un quadro vivo, fedele anche nella resa delle sue contraddizioni interne. Le liriche, in particolare, assumono la compostezza di una solida poesia…» RINO DE MARCO SCRIVE SU “LA NOTTE” DI MILANO: «A La Guidara, quindi, va dato atto di aver saputo fondere insieme problematica sociale e forza narrativa, dimostrando come uno scrittore possa affrontare e sceverare dei temi anche ‘impegnati’ senza venir meno alla primaria dote del letterato, quella di costruire un’opera in grado di tener desto l’interesse di chi legge. Ciò spiega anche perché «Uragano negro» sia stato in lizza per il premio Bancarella, grazie anche alle poesie e al reportage che corredano e completano il volume, dandogli un piglio di documentaristica attualità quanto mai essenziale in questo momento in cui non pochi italiano – sulla spinta di una vocazione turistica – scelgono l’Africa per scoprire quel continente dal quale i nostri padri, che c’erano vissuti, dicevano di aver contratto una inguaribile malattia, il celebre ‘mal d’Africa’. Un male, sembra dire l’autore, pressoché identico a quello delle pene d’amore».“Uragano negro” fu finalista al Premio Bancarella 1973 e vinse a Foligno nel 1974 il premio “Poeta dell’anno”. Contiene 70 foto dell’epoca e l’idea dello sviluppo della pace secondo Papa Montini. Per leggere gratuitamente «Uragano negro» cliccare qui

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Pagine 224 (1984)

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Nel 1984 Franco La Guidara dà alle stampe il suo quinto romanzo, La notte del falco, che affronta l’argomento scottante e delicato della mafia in Sicilia. Nel romanzo ci sono bellissime immagini della Sicilia attuale e c’è anche il ritorno di un amore ideale che sembrava perduto. La Guidara crea un’opera nuova e densa d’umanità: l’anelito di libertà e di giustizia è espresso con vigore e speranza. Un libro appassionante che conferma l’alta statura intellettuale e morale dell’autore. Attraverso una trama originale e coinvolgente, ne La notte del falco, La Guidara descrive una società protesa verso il bene ma contrastata da passioni, da conflitti e da poteri occulti. Affronta ai temi dell’esistenza con significative riflessioni sui valori della libertà individuale e con la condanna verso ogni dispotismo. «(…) La notte del Falco è un romanzo che s’ispira all’attualità, in cui

campeggiano personalità lineari e passioni roventi con efficacia cinematografica (…) Lo scrittore Franco La Guidara coltiva una personale vena lirica, di fedeltà alle sue radici e di esuberanza sentimentale», scrive NICOLA MERLA SU «IL MESSAGGERO» di Roma. SCRIVE «PAESE SERA» di Roma: «… Protagonista di questo nuovo romanzo di La Guidara è una giovane e affascinante donna che – tornando nella sua isola dopo un lungo soggiorno in Inghilterra – scopre violenze di stampo mafioso all’interno di una società piena d’omertà e paure… Uno spunto felice dello scrittore La Guidara per analizzare certe ‘piaghe’ che affliggono la sua terra». Per leggere gratuitamente «La notte del Falco» cliccare qui


sempre, o quasi sempre, per trionfare. «E in tale certezza anche le pagine più oscure del romanzo si intridono di una dolcissima luce, di una speranza che, come il lumino della favola o la luce vista da Colombo prima della scoperta, non si appannano né con le tempeste né con le avversità. Ed è questo un altro segno positivo del libro, che è meritevole di ogni consenso».

EDIZIONI INTERNAZIONALI - ROMA

Pagine 419 (1987)

«Tra la dolce Sicilia etnea e il tumultuoso mondo americano, La Guidara, che ha dei luoghi una conoscenza non occasionale, si muove con spigliata sicurezza, allaccia e scioglie la trama del romanzo, lega gli episodi con un’abilità che potremmo definire di stampo ottocentesco, se a essi non fosse sempre appesa una modernità di concezione e di resa che li rende compiutamente attuali e veri», SCRIVE LO SCRITTORE E CRITICO LETTERARIO MASSIMO GRILLANDI. «Perché il pregio di questo libro, così intensamente scritto, sta non soltanto nel linguaggio, ma nei sentimenti civili che esso esprime. Non di condanna no, perché La Guidara sa accortamente lasciare il giudizio al lettore, limitandosi ed esprimere i fatti, ma certo di ferma scelta morale, che dagli avvenimenti appunto scaturisce, sì che alla fine nell’animo di chi legge non esistono dubbi. La lealtà e l’amore finiscono

SCRIVE MARCELLO BONFANTE SUL«GIORNALE DI SICILIA» di Palermo: «Romanziere, poeta, giornalista, autore di reportages dagli angoli più remoti del pianeta, Franco La Guidara è un poligrafo eclettico che ha eletto la Sicilia a elemento unificatore della sua vasta ed eterogenea produzione. La terra natìa ed il suo mito sono infatti il nucleo ispiratore di una ’commedia umana’ che ha scandagliato con sofferta pietas le piaghe del vivere e i grandi drammi collettivi della storia. «Il porto delle ambizioni è una sorta di ‘West side story’ siciliana in cui i problemi del microcosmo etnico italo-americano fanno da sfondo a una difficile storia d’amore…»

Per leggere gratuitamente «Il porto delle ambizioni» cliccare qui

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Pagine 480 (1968)

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Nel 1968 Franco La Guidara pubblica la sua terza antologia con lo scopo di far conoscere, in un’ampia sintetica visione, i personaggi e gli avvenimenti che dalla caduta del fascismo ad oggi hanno influenzato il corso della storia e che più si sono imposti all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale nei campi della politica, della scienza, dell’economia e dell’arte. Protagonisti, testimoni e commentatori di questa appassionante corsa nel tempo sono alcuni fra i più noti giornalisti, scrittori e uomini politici che dirigono o hanno diretto giornali italiani dal luglio 1943, periodo che segna una svolta decisiva nel mondo. “25 anni caldi” portano la firma di Chino Alessi, Mario Alicata, Corrado Alvaro, Giulio Andreotti, Filippo Anfuso, Renato Angiolillo, Giovanni Ansaldo, Girolamo Ardizzone, Arturo Assante, Nino Badano, Luigi Barzini Jr., Arrigo Benedetti, Umberto V.Cavassa, Andrea Cicala, Fausto Coen, Franco Desyo, Ugo La Malfa, Sergio Lepri, Giuseppe Longo, Domenico Magri, Delio Mariotti, Enrico Mattei, Matteo Matteotti, Mario Missiroli, Baldassarre Molossi, Pietro

Nenni, Nino Nutrizio, Randolfo Pacciardi, Giuseppe Padellaro, Marco Pannunzio, Alessandro Perrone, Sandro Pertini, Italo Pietra, Antonio Prestinenza, Luigi Preti, Emilio Radius, Leonida Repaci, Nerino Rossi, Mariano Rumor, Edilio Rusconi, Alfio Russo, Nando Sampietro, Giuseppe Saragat, Alfredo Signoretti, Tomaso Smith, Luigi Somma, Giovanni Spadolini, Egidio Sterpa, Arturo Tofanelli, Palmiro Togliatti, Oronzo Valentini. SCRIVE IGNAZIO MORMINO SU «LA NOTTE» di Milano «Articoli di fondo, elzeviri, diari, ricordi diventano qui pagine di storia. Il libro è tenuto sempre su un tono di estrema vivacità, di autentico interesse storico. Niente è lasciato alla fantasia, alla divagazione, al gusto del pamphlet. (…) Un’opera esauriente, organica, delle ore più calde che il mondo ha vissuto negli ultimi venticinque anni. «È stata certamente una bella fatica mettere insieme tanti articoli, tanti ricordi, tanti fatti: ma una fatica ripagata, crediamo, dalla straordinaria utilità di questo volume e dal suo immediato successo». Per leggere gratuitamente «25 anni caldi» cliccare qui


SCRIVE IL PREMIO NOBEL SALVATORE QUASIMODO: «Sono liriche intrise di una costante e profonda religiosità, sono colme di luce. In esse, viva è la Sua partecipazione al dolore di popoli interi». SCRIVE GIROLAMO MANGANO SULLA “GAZZETTA DEL POPOLO” di Torino:

Pagine 184 (1978) Nel 1978 vede la luce «Odissea ’43 nella steppa russa», poema di alto valore poetico, che La Guidara definisce il suo ‘libro più sofferto’. Esso, infatti, è nato da un’esperienza di dolore, è un commovente invito di pace al mondo e indica, soprattutto ai giovani, quei valori ideali che sono l’essenza della vita. L’uomo contro il dolore e la morte nel più grande dramma di tutti i tempi è il motivo ispiratore delle liriche di Franco La Guidara nell’inquietante e luminosa Odissea ’43. Il ritmo poderoso e vitale dei versi dell’autore brucia tutti gli anni trascorsi e ci riporta in un periodo che sconvolse il mondo.

Con vigore e stile personalissimi, in questo volume c’è la magica trasposizione del carattere del poeta La Guidara, che soffre intensamente le emozioni e le ripropone con il vigore del ricordo che è autentica poesia. Una silloge di altissimo livello, un vangelo laico contro la violenza.

«La Guidara, con la sua personalissima vena, rievoca al lettore e a sé, intellettuale-testimone di tanto dolore, la furia del combattimento, la ribellione, la paura, le sofferenze dei profughi, il calvario degli sconfitti, il pianto lacerante delle donne, l’urlo dei feriti nel fuoco e nella neve. I boschi, le betulle, le sterminate distese della piana russa segnano per sempre, trafitte dal fuoco della guerra, l’avventura umana di La Guidara che ora, dopo tanti anni, si diffonde in una poesia a volte aspra a volte pervasa di una contabilità straordinariamente lirica». SCRIVE AVE STELLA SULLA “GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO” di Bari:

«La ricchezza di umanità del La Guidara è stata opportunamente notata dai critici del premio internazionale di poesia Lerici-Pea che nella sua XX edizione lo ha proclamato vincitore assoluto con il trittico “Finalmente Uomo“, dove è vigorosamente espresso il millenario contrasto in cui ciascun vivente si dibatte tra odio e amore, tra guerra e pace». Per leggere gratuitamente «Odissea 43 nella steppa» cliccare qui

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re. Il conflitto drammatico aumenta gradualmente. Il significato nascosto affiora stridente, con le sue intenzioni distorte; i sentimenti diventano chiari, ossessivi; le azioni efficaci, sono tutte alla luce; e i personaggi, nella loro dolorosa introspezione, affrontano le conseguenze senza alcun disprezzo per l’amore, ma dominati da una forma di autolesionismo. SCRIVE «IL CORRIERE DELLA SERA» di Milano: «Una commedia senza veli, dove si scontrano due mentalità, il conservatore Sud e lo spregiudicato Nord».

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SCRIVE «LA SICILIA» di Catania «La Guidara ha caratterizzato bene i personaggi principali e secondari con unitarietà e coerenza stilistica; e lo spirito creativo è adeguato alla realtà immediata, attuale. Ma quePagine 224 (1967) sta realtà, diciamo subito, è purificata dei particolari non importanti Nel 1967 Franco La Guidara firma la ed esteriori, ed è quindi arte, sete di verità, ispirazione realistica, sua prima opera teatrale, che lo fonte sicura in termini visivi non laurea anche come raffinato dramsoltanto per il teatro di oggi e di maturgo. domani, ma anche per il cinema. Tre voci diverse in un coro antico, «Sia nella speranza come nella tumultuoso, acceso dal sole e da una speranza che esplode nella vio- ribellione, l’autore è straordinariamente sensibile agli aspetti umani. lenza o nel delirio, e subito ritorna Il tono narrativo è fluido e scintilnell’ombra di un’attesa senza lante e la ricerca della verità è tempo. Tre voci che s’incontrano e intensa nel suo profondo significafiniscono per trovare un accordo to». apparente, un amore, una gioia, un'amicizia. L’alcova del ricco posPer leggere gratuitamente «Una pericolosa allesidente (assediato da una folla griai» cliccare qui povera che invidia la sua ricchezza) è tutta chiusa nel calore di una tradizione; ma, improvvisamente, il fascino strano e magnetico dell’ospite – l’allegra forestiera viziata e sicura di sé, disposta a disponibile a tutto – rompe l’equilibrio. Le tre voci si scontrano. La passione è dominata dal delirio, l’amicizia è infranta dal capriccio della forestiera che cerca il piace-


impreviste la tensione finale del dramma. Quando fu scritta questa commedia, in Italia mancava ancora l’istituto giuridico del divorzio e ottenere l’annullamento era difficile. E La Guidara ha affrontato qui un tema della psicologia dell’uomo caparbio e sensitivo, che può giungere alle conseguenze estreme per la realizzazione di un desiderio. SCRIVE «IL MESSAGGERO» di Roma: «Essenzialità del linguaggio espressivo, carica emotiva, sincerità: queste le caratteristiche delle due brillanti opere teatrali di Franco La Guidara».

Pagine 224 (1967) Nello stesso anno Franco La Guidara pubblica un’altra opera teatrale, il cui tema ispirerà non pochi film. Inquietudini in questa storia gioiosa, esilarante, crudele di un uomo ancora giovane, che, non potendo avere un figlio dalla propria moglie, vive con l’ansia di poter amare fisicamente un’altra, guidato dal desiderio di demolire ogni convenzione sociale. Pericle cerca e trova la giovane preda, disposta al suo singolare contratto; e dopo un primo incontro carnale, ha una nuova vita da vivere. Il dolore e l’onestà della moglie paziente, portatrice di una rasserenata irrequietezza, non servono a fermare l’insospettata smania febbrile dell’uomo che assiste, sbandato, al corrompersi del suo agognato stravagante progetto ed è costretto a lottare contro la moglie innamorata e ancorata alle leggi del matrimonio. Una dissociazione dei sentimenti accende di fermenti e di angolazioni

SCRIVE LA «GAZZETTA DI PARMA» Dello scrittore Franco La Guidara avevamo apprezzato finora i suoi romanzi, notevoli composizioni letterarie soffuse di umanità, in cui i temi dell’amore e della morte, dell’odio e del dolore, sono trattati con vigoroso realismo... Ora il romanziere ha dato alle stampe due nuove opere: il desiderio di Pericle e Una pericolosa allegria, che sono come una ventata d’aria fresca e nuova nel mondo dello spettacolo italiano». Per leggere gratuitamente «Il desiderio di Pericle» cliccare qui

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Pagine 464 (1963)

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Cinquantotto inviati speciali, fra i migliori del giornalismo mondiale, offrono in questa antologia – che non ha precedenti nella storia dell’editoria – un panorama appassionante di avvenimenti eccezionali e recenti. Nel loro viaggio attraverso il pianeta Terra, i celebri inviati scoprono stravaganze e attrazioni, desideri inappagati, anomalie, curiosità, giochi beffardi, oasi antiche, collettività in fermento. Ecco, in ordine alfabetico, gli autori e i temi trattati presenti nell’antologia: Enrico Altavilla, Luigi Barzini, Irene Brin, Bonaventura Caloro, Alberto Cavallari, Camilla Cederna, Costazo Costantini, Max David, Angelo Del Boca, Mirella Delfini, Matteo De Monte, Gino De Sanctis, Oriana Fallaci, Carlo Gigli, Giovanni Giovannini, Giuseppe Gironda, Gianni Granzotto, Franco La Guidara, Carlo Laurenzi, Giorgio

Lilli Latino, Vittorio Lojacono, Giuseppe Longo, Nino Longobardi, Alberto Macchiavello, Mario Missiroli, Baldassarre Molossi, Paolo Monelli, Mino Monicelli, Indro Montanelli, Alberto Moravia, Gian Gaspare Napolitano, Gino Nebiolo,Piero Ottone, Federico Patellani, Livio Pesce, Corrado Pizzinelli, Domenico Porzio, Michele Prisco, Giuseppe Quatriglio, Folco Quilici, Domenico Rea, Leonida Repaci, Luigi Romersa, Alberto Ronchey, Vittorio G. Rossi, Francesco Rosso, Giovanni Russo, Nantas Salvalaggio, Bino Samminiatelli, Antonio Savignano, Enrico Serra, Mario Soldati, Edoardo Soprano, Lamberti Sorrentino, Bonaventura Tecchi, Cesco Tomaselli, Giuseppe Villaroel, Cesare Zappulli. Ogni capitolo è preceduto dalle note biografiche di ogni singolo autore con «confessioni» e aneddoti che vi faranno conoscere meglio chi è che scrive. SCRIVE RUGGIERO GUARINI SU IL MESSAGGERO di Roma «…Una bella antologia, la prima nel suo genere, dell’editoria italiana. Raccoglie gli articoli e i ‘servizi’ magistrali di 58 inviati speciali, che sono indubbiamente fra i migliori del giornalismo italiano. Per leggere gratuitamente «Inviati speciali in pace e guerra» cliccare qui


Domenico Bartoli, Silvio Bertoldi, Emanuele Bonfiglio, Raffaello Brignetti, Dino Buzzati, Gianfranco Corsini, Francesco Crispi, Giuseppe dall’Ongaro, Sandro Di Feo, Franco Desyo, Enrico Emanuelli, Clara Falcone, Vittorio Gorresio, Emilia Granzotto, Giovanni Grazzini, Sergio Lepri, Virgilio Lilli, Vladimiro Lisiani, Augusto Livi, Piero Magi, Tarquinio Maiorino, Igor Man, Dacia Maraini, Francesco Maratea, Libero Mazzi, Maurizio Montefoschi, Ignazio Mormino, Ercole Patti, Beppe Pegolotti, Alessandro Perrone, Italo Pietra, Raul Radice, Gianno Roghi, Aldo Santini, Giovanni Spadolini, Aldo Stefanile, Alfredo Todisco, Giorgio Vecchiato, Vittorio Vettori, Zittorio Zanaboni.

Pagine 320 (1967)

Crescono le esigenze, aumentano e migliorano i mezzi d’informazione, e sembra che l’inviato speciale possa assolvere le sue funzioni con minore difficoltà. Insidie e rischi sono, invece, quelli di sempre. Sollecitato e invogliato nelle sue intenzioni dalla comodità e rapidità dell’aereo, della telescrivente e del telefono, l’inviato deve avere ancora la vocazione del commesso viaggiatore, il gusto dell’avventura, l’occhio attento dello spettatore un po’ ambizioso e molto esigente verso se stesso. Egli deve saper radiografare la notizia, vincendo la tentazione di far troppa polemica o di costruire false immagini sulla realtà. Massimo rispetto della verità e misura costante della realtà: è su questo binario luminoso che corre la vita dell’inviato speciale. Ecco, in ordine alfabetico, i nomi e gli argomenti di questo volume, opera di noti inviati speciali. Piero Accolti, Nicola Adelfi, Chino Alessi, Gaspare Barbiellini Amidei,

SCRIVE RENZO CANTAGALLI SU «La Nazione» di Firenze: «Sono firme familiari e famose in un’antologia di pezzi scritti per la mattina dopo, ma che a distanza di mesi e di anni conservano la validità della testimonianza viva. Il miglior elogio che si può fare ad un inviato speciale è proprio in queste pagine e nel riconoscimento che esse realmente meritavano di essere sottratte al macero della memoria e al destino degli archivi dei giornali». Per leggere gratuitamente «Inviati speciali nei cinque continuenti» cliccare qui

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Franco La Guidara

L’uomo e il «Continnte bianco»

Quadrante -15-31 gennaio 1978

Una serie di articoli sul “Sesto Continente”, dalle prime affascinanti avventure ai nostri giorni, con gli eccezionali esploratori che hanno affrontato l’Antartide. Per leggere gratuitamente «L’uomo e il Continente bianco» cliccare qui

Franco La Guidara

Instanbul: una metropoli moderna. Due continenti s’incontrano sul Bosforo.

Per leggere gratuitamente «La mia Turchia» cliccare qui

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La mia turchia


Franco La Guidara

Biarritz, Villa Belza

Francia sconosciuta

Dalla Bastiglia del mare a Lourdes, la città del miracoli alla Guascogna, fino a Bordeaux e alla gotica Rouen. Per leggere gratuitamente «Francia sconosciuta» cliccare qui

Franco La Guidara

Il più grande sbarco della storia ricostruito dai testimoni minuto per minuto. Per leggere gratuitamente «Lo sbarco in Normandia» cliccare qui

Lo sbarco in Normandia 23


Franco La Guidara

Un viaggio affascinante nel Grande Nord, tra gli ultimi pastori di renne e tra i minatori e i pescatori che ogni giorno affrontano una vita dura agli estremi limiti dell’Europa. Per leggere gratuitamente «La mia Svezia» cliccare qui

La mia Svezia

Franco La Guidara

Nelle nordiche terre delle aurore boreali si rivive la trasvolata del Norge.

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Per leggere gratuitamente «La Norvegia e lo Spitzberg» cliccare qui


Franco La Guidara

Viaggio in Danimarca e Groenlandia

L’avventura del popolo eschimese tra i ghiacci dell’Artide. Per leggere gratuitamente «Viaggio in Danimarca e Groenlandia» cliccare qui

Franco La Guidara

Un Paese Un Pa Pae Paes P po pov pove pover povero p ch che c do d dor dorm dorme s su u un s sa sac sacc sacco d d’ d’o d’or d’oro

Uragano Urag Ura U Uraga Uragan r negr negro neg ne n

Fascino di una terra nuova e antichissima. Nell’immenso Sahara, ove l’acqua potabile ha un’importanza vitale, i posti di rifornimnto sono rari e, pur tenendo conto degli aiuti che militari e civili possono dare, non si deve mai confidare nel colpo di fortuna. Per leggere gratuitamente «Uragano negro» cliccare qui

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Franco La Guidara

Viaggio Viaggi Viagg Viag Via VViiiaggio in i Italia Itali Ital Ita It I 1a parte

La storia del grande giornale in lingua italiana “il Progresso ItaloAmericano” nato a New York nel 1880 fondato dal pisano Carlo Barsotti, e diretto da Generoso Papa (nativo di Pasquarielli, vicino a Benevento). Generoso Pope (nome americanizzato di Generoso Papa), grazie alle enormi ricchezze accumulate e all'ingresso spregiudicato nel campo della politica e dell'informazione, divenne uno degli uomini più potenti non solo all'interno della comunità italoamericana ma dell'intera società newyorchese. Questa è la prima parte degli articoli pubblicati da Franco La Guidara su questo importante giornale. Per leggere gratuitamente «Viaggio in Italia, prima parte» cliccare qui

Franco La Guidara

Viaggio in Italia 2a parte 26

Seconda parte degli articoli pubblicati da Franco La Guidara su “Il Progresso Italo-Americano”. Questo giornale italiano stampato oltreoceano, nel 1946 affidò al futuro re del telequiz, Mike Bongiorno, la conduzione del programma “Voci e volti dall’Italia” trasmesso dalla radio annessa alla redazione del quotidiano. Per leggere gratuitamente «Viaggio in Italia, seonda parte» cliccare qui


Franco La Guidara

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Gente - Gennaio 1963

Franco La Guidara

Dal settimanale GENTE: 1963. Vent’anni or sono, in Russia, i soldati italiani scrissero una delle pagine più tragiche, ma anche più belle, della nostra storia. Fu un’epopea che sbalordì lo stesso nemico, poiché, se ai fanti, agli alpini, agli artiglieri, ai cavalieri e ai genieri d’Italia mancò la fortuna, certamente non fecero difetto il coraggio e l’eroismo. Molti di loro sono tornati; moltissimi sono rimasti laggiù, inghiottiti dal grande gelo e dalle nebbie di una sorte che non è ancora stata chiarita del tutto. Ai caduti, ai dispersi, alle loro famiglie, ai reduci della campagna di Russia, dedichiamo questa serie di servizi scritti dal nostro collaboratore Franco La Guidara, il quale ha ripercorso gli itinerari di gloria del CSIR e dell’Armir alla ricerca delle memorie lasciate dai nostri soldati. Egli ha parlato (e non gli è riuscito facile) con operai e contadini che hanno conosciuto gli Italiani in grigioverde; ha visitato le città e i villaggi che furono le stazioni del Calvario delle nostre divisioni. Nel suo racconto i giovani troveranno una ragione di più per amare la Patria. Per leggere gratuitamente «Viaggio in Russia» cliccar qui

La grande Alaska

Incontro con Carl Lomen, l’uomo al quale si deve la creazione della versione consumistica e commerciale di Babbo Natale e delle sue renne. Per leggere gratuitamente «La grande Alaska» cliccare qui

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