Mosca su 2 ruote Fiammetta La Guidara
LA METROPOLI OLTRE LA STEPPA Questo è il Paese più vasto al mondo, ricco di storia e di arte ma anche di forti contrasti, dove poche città opulente si alternano ai villaggi di capanne e dove chilometri sterminati di foreste di betulle cedono brutalmente il passo alla steppa desertica. Un Paese a metà fra l’Oriente e l’Europa, dalle mille culture e tradizioni e del quale, sotto molti aspetti, si sa ancora poco, ad eccezione dei due grandi pilastri del turismo: l’austera Mosca e l’occidentale San Pietroburgo. L’idea di raggiungere Mosca in moto viene elaborata da mia mamma, che da buon Sagittario è la viaggiatrice di famiglia. Le è bastato sentire l’annuncio che il mondiale Superbike sarebbe approdato a Mosca per farle scattare il desiderio di partire: non in aereo, perché lei lo teme come il fuoco, e tantomeno in auto, perché «ad una gara di moto non si può mica arrivare su quattro ruote». Dopo la Scandinavia sarebbe stato il nostro secondo viaggio “importante”, ma ricco di incognite, perché anche questa saremmo andate da sole, con un’unica moto, una BMW F650 GS, bicilindrica bavarese che ci viene messa a disposizione da BMW Italia per l’impresa: così viene definita un po’ da tutti. E forse hanno ragione: la Russia come destinazione di un viaggio in moto in solitaria per due donne potrebbe riservare mille sorprese, anche poco positive...
Da Roma a Mosca in solitaria
I dubbi prima del via Il viaggio inizia a tavolino, davanti alle carte geografiche. Il percorso più corto da Roma a Mosca è di 3.000 km e transita dalla Bielorussia; un’alternativa è passare dall’Ucraina, ma il chilometraggio sulle statali aumenta di parecchio e la sicurezza continua ad essere un’incognita. Alla fine preverrà l’opzione di attraversare gli ex Paesi satelliti anche perché ne siamo incuriosite. Ormai documentarsi su internet è d’obbligo: leggendo tra le esperienze di viaggio di chi già è stato in Russia e sui portali dedicati al turismo, i termini più ricorrenti sono inquietanti: microcriminalità all’ordine del giorno, pericolo di atti di terrorismo e di scontri armati e persino banditismo sulle strade meno frequentate. Proprio quelle che dovremmo affrontare noi! La ricerca dei video offre una sequenza di filmati di “Russian crazy traffic”, “car crash compilation” o “Russian road rage” prospetta una situazione spaventosa. Nei commenti dei video si legge che a Mosca c’è chi viaggia a 160 km/h in città, chi passa gli incroci con il rosso, pedoni che attraversano all’improvviso le tangenziali, camio4
nisti che si dissetano con birra e vodka. Sarà per questo che in Russia l’aspettativa di vita di un uomo è di soli 58 anni? Vent’anni in meno che da noi! Due estati fa il Ministro dei Trasporti russo Vassily Kichedzhi parlava di 600.000 incidenti stradali l’anno solo nella città di Mosca (oltre 8.300 al giorno!), e nel 2011 la Federazione Russa ha contato ben 28.000 vittime della strada, con un indice di mortalità cinque volte superiore al nostro. La voglia di partire, però, è tal-
Fila di camiom alla frontiera per entrare in Russia. In basso: attesa anche per le moto
mente forte che nemmeno questi dati servono da deterrente. Un incentivo ci arriva poi dall’organizzazione del Mondiale Superbike: il direttore generale Paolo Ciabatti ci suggerisce di aggregarci alla carovana dei bilici e motorhome, perché così potremo beneficiare della scorta armata che accompagnerà i grossi mezzi per 700 km dalla frontiera a Mosca. Il dado è tratto All’alba di Ferragosto, le ombre dei pericoli sono svanite. Il bagaglio viene preparato velocemente e appena imbocchiamo l’autostrada la nostra meta ci sembra già vicina... Il più è fatto: siamo partite! Il primo giorno, dopo un migliaio di chilometri di autostrada, alle porte di Vienna, ci fermiamo per la notte in un delizioso albergo che si affaccia su un’area di servizio. La sera è dedicata allo studio del percorso: l’indomani attraverseremo la Repubblica Ceca per arrivare a Varsavia. Ma quante statali! Nella fretta dei preparativi lo avevamo sottovalutato, ma forse un navigatore sarebbe utile. Dalla tangenziale di Vienna avvistiamo un negozio di elettronica. Esco trionfante con l’indispensabile congegno, ma ci accorgiamo subito che non possiamo utilizzarlo, perché 6
In alto: In attesa del passaggio della frontiera. A pochi metri troviamo la nostra scorta che ci guiderà fino a Mosca
manca un adattatore per la presa di alimentazione sul cruscotto. Cercare una concessionaria BMW significherebbe tardare all’appuntamento con la scorta: restituito l’oggetto, ci rimettiamo in marcia. La Repubblica Ceca offre tratti autostradali veloci alternati a strade statali, e in poco meno di tre ore entriamo in Polonia. Troviamo ancora autostrade, a due corsie per ogni senso di marcia. Vietato abbassare la soglia dell’attenzione, però, perché all’improvviso appaiono degli incroci, spesso con strade sterrate, dalle quali è consentito attraversare le due corsie e imboccare l’autostrada anche nel senso opposto. Non c’è da meravigliarsi, perché qui ci sono persino semafori e passaggi pedonali. Anche i rifornimenti di benzina sono talmente malandati che, a detta di mia madre, in Italia non erano così nemmeno cinquant’anni fa. Eppure questa è indicata come «Strada 1» della Polonia! Come previsto ci perderemo un paio di volte e alla soglia dei 700 km, quando imbocchiamo l’autostrada 8, iniziano i cambi di carreggiata per lavori. Il sole è già calato e sta piovendo: mi fido poco dei TIR che sfrecciano in direzione contraria a pochi centimetri dai nostri valigioni. Ci fermiamo in un albergo tre 8
stelle lungo l’autostrada: la camera doppia costa solo 35 euro compresa la colazione. Peccato che da qui in poi non si riuscirà più a comunicare se non a gesti: l’inglese cessa di essere il passpartout. Anche il menù è solo in lingua polacca. Per miracolo riusciamo a far approdare sul tavolo un ottimo gulasch, del pollo con le patate e un paio di birre. Dodici euro
in tutto. Bisognerà tornare in Polonia l’anno prossimo... Adrenalina in autostrada L’indomani ci attende un lungo incolonnamento sotto la pioggia, sull’autostrada si viaggia su una sola corsia, con continui cambi di carreggiata. Scopriremo che il cantiere continua per 100 km fino a Varsavia, ma gli addetti ai lavori scarseggiano e i mezzi pure: c’è chi opera con piccoli rastrelli davanti a montagne di terra! Ad un certo punto si procede a senso unico alternato. Ci troviamo a viaggiare tenendo la sinistra, come nei Paesi anglosassoni. Improvvisamente, si concretizza il peggiore degli incubi: il mezzo pesante che ci era davanti prende una rampa a sinistra e di fronte ci appaiono auto e camion che provengono in senso contrario al nostro su entrambe le corsie. Siamo contromano in autostrada! Il centro della carreggiata è delimitato da birilli e mi porto subito lì, fermandomi. Due auto dietro alla nostra moto si accostano a destra. I camion ci sfrecciano su entrambi i lati. Passa una vettura delle autostrade ma fila via dritta incurante delle mie segnalazioni con il clacson. Percorro di corsa un tratto libero mantenendo la destra, seguendo un “autocto10
no” che forse è abituato a situazioni del genere. Ci fermiamo di nuovo accostandoci ai birilli al centro della strada. Facciamo passare altri camion contromano. Dobbiamo attraversare due carreggiate e riportarci all’estrema destra. Il traffico non ce lo consente. Ipotizzo di gira-
La moto della scorta comincia a dare problemi. (Sotto) Cerchiamo aiuto ma solo il cane si mostra amico
re la moto e seguire il flusso. La mia passeggera mantiene la lucidità: «Vai, ora la strada è libera». Prima, seconda, terza. Siamo in salvo, ma che momenti! L’adrenalina mi rimarrà in corpo per un bel po’ e quel giorno, bloccate anche dalla pioggia, arriveremo soltanto fino alla cittadina di Augustow, a ridosso del confine con la Lituania. L’arrivo in Russia Il quarto giorno di viaggio l’obiettivo è passare la frontiera sovietica. Le autostrade lituane sono ampie e il sole ci accompagna fino alla cittadina di Daugavplis, in Lettonia. Qui, complici i lavori in corso e le indicazioni errate dei locali, impieghiamo quasi tre ore per ritrovare la strada giusta. Un ultimo pezzo di statale che si snoda nella foresta e attraversiamo Rezekne, poi Karsava e infine la frontiera. Sorpassiamo decine di camion in coda e passiamo velocemente i due “varchi” in Lituania, anche grazie ad un poliziotto incuriosito, che ci fa saltare l’ultimo pezzo di fila. «Andate! La Russia è lì», ci dice indicandoci l’altra frontiera. Ormai è notte fonda, al confine passano quattro ore fra moduli e controlli. Per fortuna l’albergo è già prenotato: a soli trenta 12
metri dalla frontiera. Qui nella hall ci dà il benvenuto Yuri: sarà la nostra guardia del corpo fino a Mosca. Prima di dormire non posso fare a meno di pensare che l’avventura è appena iniziata: Abbiamo percorso 2.650 km e siamo in Russia, con tutti gli annessi pericoli. Coraggio, non siamo sole: la Superbike ci attende!
I camion ci passano vicinissimi, ma dobbiamo restare a guardia delle nostre moto in attesa che la scorta ritorni
Amici camion L’indomani capiamo che i ritmi russi sono molto lontani dai nostri: movimenti lenti, tempi morti, la colazione che non arriva mai... Bisognerà adeguarsi. Eppure bisogna partire presto perché, dice la nostra scorta, ci aspetta un tratto “pericoloso” di almeno 200 km da percorrere non oltre le sei del pomeriggio. Alle otto del mattino il termometro è intorno ai dieci gradi e il cielo è pieno di bruma. Yuri ci fa strada in sella ad una Honda X4 su una provinciale dissestata che si snoda fra i campi. Nella prima mezz’ora di strada la sua moto si ferma tre volte. Individuato il problema al relais, Yuri chiama amici in soccorso e si allontana per cercare i ricambi per la moto, che affida alla nostra custodia. Ci ritroviamo da sole su una corsia d’emergenza sterrata, con i TIR che passano a centoventi all’ora. Ma non avevamo bisogno della scorta armata? Si verifica la situazione che più temevo: ferme, da sole, su una strada russa. Inganniamo l’attesa scattando foto. Dopo qualche ora la mia passeggera osserva che mancano 14
solo un tavolino e qualche sedia e sulla corsia d’emergenza ormai potremmo anche fare un pic-nic! Il passaggio dei camion solleva di continuo la carta geografica che tentiamo di intepretare, ma ormai non abbiamo più paura: sembrano giganteschi equilibristi, che si destreggiano su un percorso a ostacoli per evitare, anche loro, sorprese spiacevoli. Sì, ormai i camion sono nostri amici! Una riparazione provvisoria per la moto di Yuri, ma è sufficiente per poter riprendere il viaggio verso Mosca.
La strada non ci consente una buona velocitĂ . Facciamo una sosta per sgranchire le gambe.
Per Mosca percorso “offroad”
Ai bordi delle statali dissestate incontriamo uomini e donne, anziani e persino bambini, che siedono sul’erba e aspettano di vendere i prodotti della loro terra, contenuti in modesti secchielli: poche mele, frutti di bosco, funghi, miele e marmellate. C’è anche chi vende pelli di animali e teste di cinghiale impagliate.
Ancora 391 chilometri per Mosca, e che strada!
FINALMENTE MOSCA A mezzogiorno si riparte: le strade sono tali che ci vorranno dieci ore per percorrere i 650 km che ci separano dalla Capitale. Nei giorni successivi siamo da sole per le strade di Mosca, nel traffico senza regole, tra i SUV che ci sorpassano dalle corsie degli autobus e i mezzi pesanti che circolano senza restrizioni anche in centro. Le moto sono merce rara: in una settimana ne vedremo sÏ e no una decina, tutte senza targa, perchÊ - ci dicono - la contravvenzione è minore rispetto a qualsiasi altra infrazione. Misteri russi!
A sinistra la caravella con Pietro il Grande al posto di Cristoforo Colombo. In basso: i palazzi della moderna City si stagliano nel tramonto
A sinistra: la grande vela del Museo della Cosmonautica: 85 mila oggetti e 300 mila visitatori all’anno, E’ possibile ripercorrere le tappe fondamentali del programma spaziale sovietico. La piazza è dominata dallo spettacolare obelisco in titanio alto 100 metri
Il traffico di Mosca.
Per le moto la targa è un optional
Tipica architettura delle strade della Capitale
Ci mescoliamo tra la gente davanti a cielo aperto e testimone di tutti gli Cattedrale di San Basilio, i grandi m facciate dei palazzi, i grattacieli di musei traboccanti di storia e i negoz gne i marchi di grandi catene intern
al maestoso Teatro Bolscioi e scopriamo la Piazza Rossa, autentico palcoscenico a eventi storici che hanno visto protagonista la Russia. Ecco l’austero Cremlino, la magazzini del Gum... Mosca è spettacolare, con gli armoniosi ricami di marmo sulle cristallo che si ergono improvvisi, i giardini pubblici fioriti, le chiese bizantine, i zi sempre piÚ europei: anche se scritti in cirillico, si evincono facilmente dalle insenazionali di ristoranti e supermercati
Il Museo di Storia Russa sulla piazza del Maneggio, alle spalle del Cremlino
Cremlino: Torre Spasskaya. Missione compiuta: abbiamo portato la moto all’ombra del Cremlino.
Immagini del traffico moscovita. In alto: la Porta della Resurrezione e in basso il Mausoleo di Lenin, che custodisce le spoglie del grande statista e leader del comunismo
In alto: foto d’obbigo con la Cattedrale di San Basilio sullo sfondo, in basso, un cappuccino e, a sinistra, un inatteso ospite sulla Piazza Rossa
In alto a sinistra: i magazzini del Gum, in basso, sulla Piazza del Maneggio, la fontana sormontata dalla statua di San Giorgio, patrono della cittĂ , e il Dragone. A destra in alto: sulla Piazza Rossa proiezioni propagandistiche su grandi schermi e in basso, il cambio della guardia alla tomba del Milite Ignoto.
Questo è punto zero di Mosca: è un ampio cerchio segnato a terra con i punti cardinali davanti alla Porta della Resurrezione, la soglia che separa la piazza del Maneggio dalla Piazza Rossa. Il centro di questo cerchio è il punto iniziale di tutte le strade russe, detto per questo “chilometro zero”. Qui si gira su se stessi e, lanciandosi alle spalle una moneta, si esprime un desiderio. Ma la moneta non fa tempo a toccare terra che è già afferrata al volo dalle immancabili “nonnine”.
Dopo tre giorni sfrecciamo con sicurezza nel traffico, che è incessante in ogni momento, perchÊ quasi tutte le attività commerciali qui sono aperte 24 ore su 24. A destra la fontana "Quattro Stagioni" a Manezh Square a Mosca
Il centro degli affari contrasta notevolmente con lo stile del resto della cittĂ
La sede della Lukoil, la piĂš grande compagnia russa e una delle maggiori del mondo
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Al 2012 il grattacielo più alto d'Europa risultava essere il Mercury City Tower di Mosca (color mattone nella foto piccola), che raggiunge i 339 metri. Nel 2016 è in completamento la Torre est del complesso Federation Tower, sempre a Mosca, che ha già raggiunto il suo top a 374 metri, divenendo quindi l'edificio più alto d'Europa. Su di essa, verrà poi installata una guglia che porterà il complesso a 506 metri complessivi.
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L’Arco di Trionfo sul viale di Kutuzov
In alto la Vi più traffica sinistra, l’a che ospita b Zegna, Tiffa destra: il Tea
ia Tverskaya una delle strade te dello shopping. In basso a diacente Tretyakovsky Proyezd boutique di lusso come Bulgari, any, Armani, Prada, Maserati. A atro Bolshoi
Uno dei sette grattacieli moscoviti progettati durante il periodo stalinista e noti come "Sette Sorelle". La sua costruzione fu iniziata nel 1947 e terminata nel 1952. La torre principale, di 32 piani, è alta 176 metri. Oggi è l’edificio è diventato un hotel, il Radisson Royal. A destra: la sede del Ministero degli Affari Esteri della Russia
La caravella di Pietro il Grande è un monumento che raffigura Pietro I di Russia, zar di Russia dal 1682 al 1725. Il monumento è alto 96 metri ed è al 6º posto tra le statue più alte del mondo. Realizzata su progetto dell'architetto Zurab Tsereteli, concepita per raffigurare Cristoforo Colombo, fu donata agli Stati Uniti nel 1992 in occasione del 500º anniversario della scoperta dell'America. La statua, rifiutata dagli USA, fu "riciclata" come statua raffigurante Pietro il Grande e fu deciso di collocarla a Mosca. La testa del navigatore genovese fu sostituita con quella dello zar, portando molti a chiedersi quale nesso ci sia tra Pietro il Grande e la caravella.
Il Cosmos Hotel Moscow si trova in una delle più importanti zone verdi della città, la Mira Avenue. Il complesso alberghiero è stato costruito per le Olimpiadi estive svolte a Mosca nel 1980. Nel 1990, la piazza di fronte l'hotel è stata rinominata in onore del generale Charles de Gaulle e vi è stato messo un suo monumento.
Interno del Cosmos Hotel Moscow. L'hotel, con 1.718 camere e 59 suite, è il piÚ grande della Russia. Numerosi sono i negozi e le attrazioni.
Il alto l’Hotel National sulla Mokhovaya Street, di fronte al Cremlino. In basso: La stazione Belorussky, la seconda di Mosca, che collega la capitale con le regioni occidentali e sud-ovest della Russia e una gran parte di città euroee fra cui Berlino, Minsk, Varsavia, Kaliningrad. L’Aeroexpressla la collega all'aeroporto Sheremetyevo.
IL PONTE CON I LUCCHETTI DEGLI SPOSI Luzhkov Bridge è il ponte più famoso di Mosca perché ospita tanti alberi di metallo dove gli sposi vengono ad apporre un lucchetto con i loro nomi. Quando il ponte è diventato pieno di questi alberi ne sono stati aggiunti altri lungo la banchina del Canal Vodootvodny.
L’OPERAIO E LA CONTADINA E’ una statua alta 24.5 metri in acciaio inossidabile eseguita da Vera Muchina per l'Expo 1937 tenutasi a
Parigi, e successivamente trasferita a Mosca. Questa scultura, che poggia su un piedistallo di 35 metri raggiunge complessivamente un’altezza di 60 metri, e svetta dal 2009 sul Centro Panrusso delle Esposizioni di Mosca. E’ un esempio dello stile del realismo socialista, così come dello stile art déco. L'operaio tiene in alto un martello e la contadina che lavora nel kolchoz, una falce, ricreando il simbolo della falce e martello. A destra: la statua di Kuzma Minin e di Dmitry Pozharsky vicino al Cremlino. Minin e Pozharsky erano i leadres militari russi famosi XVII del secolo. In basso: le cupole dorate del Cremlino
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Nonostante i prezzi esorbitanti, gli appartamenti a Mosca continuano ad andare a ruba. Nessun russo comprerebbe un appartamento in provincia. Quando uno investe nel mercato immobiliare compra a Mosca, dicono gli esperti nel settore. In alto: la centrale elettrica nella cittĂ . In basso: arriva la Superbike!
Immagini di Mosca
UNA SERA A MOSCA La nostra guardia del corpo Yuri, ci guida per Mosca e ci conduce nel “covo” del Motoclub Nightwolves: il primo motoclub russo. Il locale si chiama Sexton, è stato aperto nel 1992 ed è stato il primo rock club di tutta la Russia, ospitando concerti di band all’epoca vietate dalle autorità sovietiche. Il locale deriva il suo nome Sexton da un carro armato canadese e si caratterizza per l’impostazione heavy metal.
Il Circus della Superbike Poi è il momento di scoprire l’autodromo, che è stato appena costruito a 100 km a ovest di Mosca, sull’autostrada che
porta a Volokolamsk. E’ così strano ritrovare qui i volti amici dei colleghi, dei piloti, dei team manager! E’ emozionante vivere la “prima volta” del mondiale Superbike a Mosca. Il paddock è quasi vuoto: ci sono sol89
tanto i bilici e i motor home dei piloti della Superbike e della Supersport, la Clinica Mobile e poche hospitality. Andrea Buzzoni, direttore di BMW Motorrad Italia, nonché responsabile del progetto Superbike e Superstock, ci da l’ok per un controllo d’eccezione al nostro fido destriero da parte della squadra ufficiale. Che onore! La F 650 GS fa il suo ingresso ai box e viene ripresa anche dalla televisione russa, che ci dedicherà anche una lunga intervista per uno speciale sull’evento. Nel paddock oltre ai risultati sportivi c’è un unico tema: la Russia. Ciascuno racconta le proprie avventure di
viaggio: anche chi è arrivato qui in aereo ha dovuto confrontarsi con le lungaggini della burocrazia, l’incredibile traffico e la difficoltà di comunicare. Nelle hospitality ci raccontano
che le provviste sono state acquistate a Mosca di notte, rientrando in circuito alle quattro del mattino, nel vano tentativo di evitare gli ingorghi. La domenica mattina il paddock inizia ad affollarsi e si respira l’adrenalina della gara. Ci rendiamo conto che siamo ad un evento storico. Le gare scorrono velocemente. Fin troppo. Dopo la seconda manche della Superbike è già ora di ripartire.
Il ritorno Viaggiamo fino alla frontiera sovietica insieme al “circus”, che anche questa volta prevede la scorta di un agente armato ogni cinque mezzi. Percorsi un migliaio di chilometri raggiungiamo la città di Ventspiels, in Lituania, dove ci imbarchiamo per Kiel, al nord della Germania. Passiamo un’al-
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legra serata sul traghetto a raccontarci avventure con i driver di bilici e motorhome. Sbarcate a Kiel, ancora 1.800 km ci separano da casa. Percorriamo velocemente le spaziose autostrade tedesche e i pensieri tornano già in Russia: a quelle realtà tanto lontane e diverse dalle nostre, che abbiamo raggiunto da sole, con una piccola, grande moto.
In alto a sinistra: intervista per la TV russa, si parlerà del nostro viaggio. Qui sopra, la foto d’obbligo prima della partenza. La scorta ci accompagna fino alla frontiera.
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La parola alla passeggera «La Superbike in Russia? L’inaugurazione di un autodromo a Mosca? E se mettessimo la moto sotto il Cremlino?» Lo dissi per fare conversazione. E invece in un fiat, eccoci il giorno di Ferragosto già a mille chilometri da Roma. Obiettivo: Mosca, in moto! Non l’avevamo dato per certo, per paura di non farcela ad arrivare da sole a destinazione. Le premesse non erano molto incoraggianti: troppi chilometri da percorrere con strade pessime, traffico caotico, incidenti catastrofici, automobilisti insofferenti che investono le moto di proposito, delinquenza, polizia impotente, necessità di una scorta. Anche se ci sono stati dei momenti di pericolo, non ci siamo mai pentite di esserci imbarcate in quest’impresa. Ero stata in Russia cinquant’anni fa, in macchina, e volevo tornarci per vedere quanto fosse cambiata. All’epoca i rifornimenti di benzina scarseggiavano e con quel pensiero avevamo persino ipotizzato di partire in sidecar per portare le provvidenziali taniche! Che sorpresa vedere che a Mosca i grattacieli di Stalin ora sono sovrastati dalle enormi torri di
cristallo della City! Ho passato tutto il tempo a scattare foto e girare video, approfittando della posizione privilegiata di passeggera. Un grazie a Paolo Ciabatti e a Julian Thomas, che ci hanno affidate ad Alessandro Matta, che organizza le trasferte dei mezzi della Superbike e ha previsto per noi una scorta in moto dalla frontiera russa fino a Mosca. Un grazie anche alla TV russa che ha dato spazio al nostro viaggio e alla moto. Un affettuoso arrivederci ai ragazzi del paddok che hanno creato una leggenda metropolitana sul mio conto, tanto che Guido Meda e Mauro Sanchini nella telecronaca della Superbike hanno parlato della nostra impresa. E un grazie particolare alla guidatrice che è riuscita a tenere in piedi la BMW per 6.700 chilometri! Maria Grazia