Franco La Guidara
La Norvegia e lo Spitzberg
QUADRANTE - anno XIV - n. 12 - 15 giugno 1979
LA TRASVOLATA POLARE DEL «NORGE»
Nel 1925 Umberto Nobile fu incaricato dall'Aeroclub di Norvegia di progettare e realizzare un dirigibile in grado di compiere la prima trasvolata del Polo Nord al comando dell'esploratore Roald Amundsen, il conquistatore del Polo Sud, che quello stesso anno aveva tentato inutilmente due volte di raggiungere il Polo Nord con dirigibili Dornier Wal costruiti in Italia. Nobile studiò e costruì un dirigibile semirigido da 19.000 mc, lungo 106 m, dotato di tre motori da 250 hp di potenza capaci di farlo volare alla velocità di 115 kmh. Il dirigibile, realizzato in Italia, fu battezzato «Norge» e con a bordo Nobile e la cagnetta Titina, Roald Amundsen, lo statunitense Lincoln Ellsworth e altri tredici membri d'equipaggio, salpava dalla Baia del Re, nelle Isole Svalbard per il volo senza scalo attraverso l'Artico verso il punto di arrivo stabilito a Teller in Alaska. Alle ore 1.30 del 12 maggio il Norge sorvolava il Polo Nord lasciando cadere sulla banchisa una bandiera norvegese, una italiana e una statunitense. Dopo un volo di 3.300 km durato 35 ore, il Norge toccò terra alle 7,30 del 13 maggio portando così a compimento l'impresa sognata ventinove anni prima dallo sfortunato ingegnere svedese Salomon Andrée. Grazie alle strumentazioni oggi disponibili è stato dimostrato che Amundsen, Nobile e i loro compagni furono i primi a raggiungere il Polo Nord: Richard Byrd e Robert Peary, contrariamente a quanto da loro creduto e affermato, non avevano raggiunto i 90° di latitudine nord. I dirigibili semirigidi di Nobile restano a tutt'oggi gli unici ad aver raggiunto e sorvolato il Polo Nord. Due anni dopo Umberto Nobile decise di ritentare l'impresa con una spedizione interamente italiana. Lo fece in disaccordo con Mussolini che avrebbe preferito un volo transatlantico verso il Sud America. Per la spedizione, finanziata dal Comune di Milano e patrocinata dalla Reale Società Geografica Italiana, Nobile
approntò il dirigibile «Italia» di 18.500 mc quasi gemello del «Norge» ma attrezzato per effettuare atterraggi sulla banchisa. Dopo un paio di voli di esplorazione l«’Italia» partì da Ny Alesund alle ore 4.30 del 23 maggio. Insieme a Nobile, con la fedele cagnetta Titina, c'erano quindici uomini tra cui l'inviato della «Gazzetta del Mezzogiorno» Ugo Lago. Il Polo Nord fu raggiunto alle ore 1.20 del 24 maggio 1928 durante il terzo volo dopo aver sorvolato la Groenlandia settentrionale. La nebbia impedì di atterrare com'era in programma e l'aeronave prese la via del ritorno. La tragedia avvenne alle ore 10.33 del 25 maggio mentre l’Italia era in rotta verso le Isole Svalbard. Il maltempo rendeva difficili le manovre e le formazioni di ghiaccio appesantivano l'involucro. Dopo aver resistito a trenta ore di tempesta l'Italia precipitò sulla banchisa a circa 200 miglia dalla Terra di Nord-Ovest. Prese il via una gigantesca operazione di recupero che coinvolse uomini e mezzì di molte nazioni e che costò la vita a diversi soccorritori tra cui lo stesso Roald Amundsen che precipitò con il suo aereo nel Mare di Barents. L'esito sfortunato della trasvolata del dirigibile «Italia» segnò la fine della costruzione di dirigibili nel nostro paese e mise in ombra l'importanza degli studi scientifici compiuti da Nobile. Il giudizio della commissione d'inchiesta fu poi ribaltato tempo dopo e in anni più recenti la sua figura e le sue imprese sono state giustamente rivalutate considerando Nobile per quello che è stato: fine progettista, abile aviatore e coraggioso esploratore.
Franco La Guidara (nella foto con l’immancabile macchina fotografica) si recò per la prima volta in Scandinavia nel 1957 compiendo il viaggio in auto da Roma a Kiruna e poi con mezzi di fortuna fino allo Spitzberg. Lo Spitzberg è l’isola più grande delle Svalbard, un arcipelago del mare Glaciale Artico, nella parte più settentrionale della Norvegia. La popolazione è di soli 2.500 abitanti. Le Svalbard sono amministrate da un governatore incaricato, il sysselmann, il cui ufficio si trova nella città di Longyearbyen. Tutti i Paesi che hanno firmato il trattato delle Svalbard hanno diritto, al pari della Norvegia, a colonizzare le Svalbard e a svilupparne l'economia; l'unico Paese a prendere sul serio questa possibilità fu l'Unione Sovietica, i cui insediamenti di Barentsburg e di Pyramiden raggiunsero alcune migliaia di abitanti; per un periodo la lingua più parlata sulle Svalbard fu il russo. A seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e dell'interruzione dei sussidi, la popolazione russa (e Ucraina) si ridusse a circa 500 unità, e Pyramiden fu abbandonata; dal 2009 alcuni russi provenienti da Barentsburg stanno tentando di svilupparne il turismo. Nel trattato delle Svalbard non vi è alcun requisito particolare (come permessi di soggiorno, di lavoro, eccetera) per risiedervi permanentemente: supposto di poter trovare lavoro, non vi sono ostacoli di sorta perché il trattato prevede la non-discriminazione tra tutti i cittadini degli Stati aderenti al trattato. Non ci sono strade e i trasporti sono effettuati con imbarcazioni, aerei ed elicotteri, nonché in motoslitta. Le Svalbard sono neutrali e quindi non sono presenti militari di nessuna nazione. Erano già conosciute nel XII secolo, ma la loro prima scoperta incontestabile è attribuita all'olandese Willem Barents nel 1596. Le isole servivano da base internazionale per la caccia alle balene nel XVII e XVIII secolo. Erano anche la base di partenza per le esplorazioni
artiche. La sovranità norvegese venne riconosciuta nel 1920, anno nel quale l'area venne demilitarizzata da un trattato. La Norvegia prese in carico la loro amministrazione nel 1925. Fu dalle Svalbard, e precisamente da Ny-Ålesund (Baia del re), che il 23 maggio 1928 il dirigibile Italia, al comando di Umberto Nobile, partì per il Polo Nord, spedizione che, come è noto, ebbe un tragico epilogo. La temperatura media annuale è inferiore allo zero, il suolo è permanentemente gelato e si sgela solo in piena estate per una modesta profondità, tale da permettere la vegetazione estiva di un leggero manto erboso a bassa quota, nei luoghi soleggiati ed meno esposti ai venti freddi . Nella foto in basso, un icebergs vagante.
QUADRANTE - anno XVIII - n. 1/2 - 1 febbraio 1983
La caccia alle balene in Norvegia è parte della storia del Paese, radicata indietro nel tempo e lontana dalla comprensione di molti. Così come avviene in Giappone, insieme a quella norvegese una delle nazioni più progredite al mondo (economicamente e socialmente), la caccia alle balene ha avuto le sue prime rudimentali manifestazioni migliaia di anni fa. Venivano cacciate per la carne e per l'olio ricavato dal grasso. La forma industrializzata è emersa soltanto intorno al XVII secolo. In Norvegia le tecniche si sono perfezionate nella seconda metà dell'Ottocento, rivoluzionandone il modo complessivo di caccia. Seguì la concessione ai balenieri da parte dell'Islanda di costruire stazioni di caccia in loco, permettendo loro di spostarsi verso l'Artico una volta esaurite le scorte. Solo la caccia alla balenottera comune è oggi consentita (Balaenoptera acutorostrata) su 100.000 esemplari, fattore soggetto a forti critiche dalla comunità internazionale e dai gruppi animalisti. La Norvegia, insieme all'Islanda e al Giappone, è uno dei Paesi che consente ancora la caccia alle balene; inoltre il paese scandinavo è l'unico ad autorizzare la caccia per questioni commerciali, essendo gli altri due autorizzati solo per fini di ricerca scientifica. Nel 1986 la Commissione Internazionale della Caccia alle Balene (IWC, International Whaling Commission) decise di porre il divieto di caccia ai diversi Paesi per garantire il fermo biologico. Ciò nonostante lo stesso anno fu riportato un eccidio di oltre 21.000 esemplari. Mentre la moratoria è riuscita ad evitare l'estinzio-
ne di specie di balene per la caccia eccessiva, lo stesso fenomeno è soggetto a un intenso dibattito. Paesi probalenieri intendono revocare l'embargo sulle scorte in quanto a loro avviso si sono recuperate a sufficienza. D'altra parte, Paesi anti-balenieri e gruppi ambientalisti sostengono che le scorte continuano ad essere vulnerabili, che la caccia alle balene è immorale e tale deve rimanere vietata. Nel 2004 fece scalpore la decisione da parte della Norvegia - nonostante la moratoria internazionale e le proteste - di aprire la caccia nel Mare di Barents. Il Paese si giustificò dicendo che la caccia era necessaria per fermare la diminuzione delle riserve di pesce, di cui le balene si cibano. La controversia esiste anche e sopratt utto sul modo in cui le balene vengono uccise. La stagione di caccia alle balene della Norvegia, che rimane l'unico Paese in questo momento a sfidare il divieto internazionale sulla caccia commerciale, comincia in primavera e va di solito fino all'autunno. Nel 2009 i balenieri norvegesi hanno sospeso la caccia per mancanza di domanda prodotto. «Il numero di balene uccise finora è sufficiente
a soddisfare la domanda», disse Willy Godtliebsen, responsabile delle vendite alla Fishermen's Organization. «Si potrà riprendere la caccia in seguito, se si presenteranno nuovi acquirenti». Il gruppo ambientalista Greenpeace, tuttavia, sostiene che questa decisione è la prova di un crescente disinteresse per la carne di balena tra i consumatori e che la vendita di tale prodotto dovrebbe essere vietata. 24 anni fa Greenpeace si trovò coinvolta in un dramma da guerra fredda, quando il governo americano e quello sovietico unirono le forze per salvare tre balene grigie intrappolate nel ghiaccio al largo della costa dell'Alaska. La straordinaria storia è stata trasformata nel film «Big Miracle» (Qualcosa di straordinario) dell’Universal Studios, con Drew Barrymore come protagonista nel ruolo di un’attivista di Greenpeace.
QUADRANTE - anno XVIII n. 3- 15 febbraio 1983
Nella foto: Franco La Guidara ad Ålesund in uno dei suoi ultimi viaggi. Alesund è un porto molto importante della Norvegia, 236 km a nord di Bergen, ed è rinomata per la concentrazione di edifici in Jugendstil, o Art Nouveau. Ha ricevuto lo status di città nel 1848. Ålesund è una piccola cittàmuseo, ma anche uno dei porti pescherecci più attivi della Norvegia. La città ha una conformazione molto pittoresca in quanto occupa sette isolette collegate tra loro. Ålesund ha un clima marittimo con inverni non propriamente freddi, per la latitudine, ma ventosi. Negli anni cinquanta e sessanta era uno dei centri più importanti per la pesca dell'aringa. Tuttavia Ålesund viene riconosciuta ancora oggi come la capitale norvegese del pesce. Nel XIX secolo Ålesund è stata il principale porto norvegese per l'esportazione dello stoccafisso. La data più importante nella storia di Ålesund è il 23 gennaio 1904 quando un incendio, originato da una fabbrica di conserve e favorito da un fortissimo vento, rase gran parte della città realizzata con costruzioni in legno; bruciarono circa 850 edifici e 10.000 persone rimasero senza casa. L'imperatore Guglielmo II di Germania, che era solito andare in
vacanza nel Sunnmøre inviò quattro navi cariche di aiuti per la città. Ålesund venne interamente ricostruita in stile Art Nouveau da architetti norvegesi che si ispirarono allo stile europeo, soprattutto di Germania, Scozia, Francia e Spagna. La ricostruzione venne effettuata in pietra e mattoni, almeno per il suo nucleo centrale, onde limitare ulteriori incendi. I turisti affollano ora Ålesund attirati da più di quattrocento edifici vecchi di cent'anni. Il suo porto ha collegamenti
navali sia nazionali (con Bergen, Trondheim) che internazionali (con Newcastle upon Tyne e Amburgo). Inoltre Ålesund è una delle tappe del battello postale Hurtigruten. L'Aeroporto di ÅlesundVigra, situato a circa 20 km dal centro, collega Ålesund con le maggiori città norvegesi oltre che con Londra e Copenaghen. Inoltre è punto di partenza di voli charter verso Mosca-SVO, Riga e destinazioni turistiche in Grecia, Spagna, Tunisia e Turchia.
QUADRANTE - anno XVIII n. 19/20 - 15 ottobre-1 novembre 1983
Nella foto: lappone norvegese con il tipico costume. Quattro sono le Contee Lapponi in Norvegia: Finnmark, Nordland, Nord-Trøndelag e Troms. La Contea di Finnmark è situata all’estremo nord del paese e confina ad ovest con l’altra contea Lappone Troms mentre ad est con l’oblast russo di Murmansk e parte della Lapponia Finlandese. Il paesaggio è molto vario e si passa da litorali angusti e deserti a terre più verdeggianti attraversate da ruscelli. La contea è una delle più estese in superficie ma è anche la meno popolata, l’unico punto turistico è Hammerfest molto frequentato dai finlandesi. Altro comune molto particolare a livello turistico è quello di Alta che vanta un eccezionale sito di arte rupestre, inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell'UNESCO nel 1985. La contea di Nordland ha come capitale Bodo. Il territorio presenta delle coste molto frastagliate ed è oltretutto la contea che comprende la maggior parte delle isole circostanti come quelle di Lofoten, Vesteralen. La regione è particolarmente rinomata per le sue caratteristiche naturalistiche tanto che ospita anche il famoso Rago National Park. La contea di NordTrondelag, situata al centro della Norvegia, è una delle regioni più popolate, la sua capitale ospita ben 20 mila abitanti.
La contea di Troms, situata sempre a nord della Norvegia, è un territorio costiero è molto frastagliato e accidentato ed oltretutto ospita uno dei fiordi più grandi di tutti i dintorni, quello di Lyngensfjorden. La contea di Troms conta anche numerosissime isole tra cui quelle di Senja, Arnova e Ringvassoya. Le attività svolte in contea sono per lo più rurali, e anzi la pesca rappresenta uno dei più grandi mezzi di sostentamento dell’intera zona, considerando che Tromso, la capitale, è un importante porto marittimo in zona artica. Nella Contea di Troms inoltre si sono stabilite le Forze Armate Norvegesi, vi sono dislocate infatti la Sesta Divisione di Fanteria e quasi tutta l’Aeronautica. Oggi la vita dei Lapponi è un miscuglio di elementi moderni e tradizionali. Nella stagione invernale, quando la tundra è coperta di neve e le renne si spingono verso il sud, i Lapponi abitano in casette di muratura, molto spesso vicino ai centri abitati. Durante questo periodo riposano, celebrano le loro feste e tengono i mercati. Quando comincia il disge-
lo, le renne si dirigono verso nord e i Lapponi le seguono, rizzano le tende nella tundra e formano gli accampamenti primaverili. In estate le renne si spingono ancora più a nord e i Lapponi formano l'accampamento estivo. Con i primi freddi sostano per un breve periodo nell'accampamento primaverile per poi tornare nelle case invernali. Oggi questa vita nomade è stata abbandonata da una parte di Lapponi che preferisce la vita sedentaria e l'allevamento delle renne nei recinti. Altri pur praticando l'allevamento nomade, seguono gli spostamenti delle mandrie con l'elicottero o le motoslitte.
QUADRANTE - anno XXI n. 17/18 - 16 settembre-15 ottobre1986
Nella foto: lapponi norvegesi su slitte tirate da renne. Per avvicinare questi stupendi aninali si può visitare il Parco Nazionale Forollhogna, in Norvegia. Il parco è formato da un'area alpina con vette e vallate e lievi discese con un'altitudine compresa tra i 500 e i 1.332 metri sul livello del mare. Questo parco ospita il più prolifico branco di renne selvatiche e oggi si possono effettuare safari guidati dai ranger. Ad ogni ranger viene affidato un gruppo di persone che guida sulle montagne e, conoscendo bene queste zone, sa in quali zone trovare le renne. A Inari, una cittadina di neanche 7.000 abitanti nel nord della Finlandia, si svolgono invece le ormai famosissime corse con le renne. Queste gare terminano verso la seconda metà di marzo
con la corsa per il campionato delle renne. La leggenda narra che ogni anno, dopo il faticoso lavoro svolto a Natale, gli elfi organizzino in Lapponia delle gare con le renne da corsa di Babbo Natale. L’animale vincente diventerà la renna a capo della squadra di renne volanti che trainano la slitta portatrice di doni.
Nella foto: il traghetto giunge nel porto di Oslo Una visita a Oslo offre possibilità per conoscere più cose sui vichinghi e sull’epoca in cui vissero. L’era vichinga (800-1050) è una delle più interessanti della storia scandinava e norvegese. La civiltà vichinga viene annoverata tra le più grandi mai esistite al mondo. La maggior parte delle informazioni che abbiamo sui vichinghi proviene da ritrovamenti archeologici. Le tradizioni funerarie precristiane ci hanno dato una grande varietà di oggetti dell’epoca vichinga. I defunti portavano con sé nella tomba regali che rispecchiavano le loro attività e il loro rango nella vita terrena. I ricchi e i potenti venivano sepolti addirittura con l’intera nave e con tutti gli accessori necessari per il viaggio nel regno dei morti. Era consueto creare sepolture in terra e pietra, creando montagnole che custodivano il contenuto della tomba. Molte sepolture dell’epoca vichinga sono state scoperte in era moderna. Alcune delle più rilevanti in Norvegia sono state fatte intorno al 1900.
I ritrovamenti di questi scavi, ed anche delle navi ben conservate, sono esposte a Oslo. Il Museo delle navi vichinghe (Vikingskipmuseet) a Bygdøy ospita ben tre navi vichinghe originali. La Osebergskipet (risalente all’820 d.C.), la Gokstadskipet (circa 890 d.C.), e la Tuneskipet (circa 900 d.C.). Sono esposti gli oggetti ritrovati durante gli scavi di Oseberg nel 1904: slitte, letti, calessi e resti di stoffe. Qui si trovano gli scheletri dell’uomo trovato sepolto nella nave Gokstadskipet e delle due donne ritrovate durante gli scavi di Oseberg. Il Museo di Storia (Historisk museum) ha una mostra permanente di oggetti dell’epoca vichinga, con particolare attenzione al ruolo dei vichinghi come agricoltori, commercianti e guerrieri, oltre alla mitologia nordica e alle usanze funerarie. Tra
i preziosi della mostra si trova l’unico elmo originale ancora conservato e il tesoro (in oro) più grande della Norvegia e risalente all’epoca vichinga. Sebbene Oslo sia stata fondata dai vichinghi, i resti della loro civiltà sono ben poco visibili in città, a parte i musei citati. Nel Vestfold, a circa un’ora e mezza di auto da Oslo, ci sono diversi luoghi ricchi di storia vichinga. Il Vestfold era una zona importante nell’epoca vichinga, ed è in questa regione che gli scavi portarono alla luce le navi di Oseberg e Gokstad. Dietro le imprese marittime dei vichinghi c’è una conoscenza profonda e unica della costruzione delle navi e dell’arte della navigazione. I vichinghi costruivano navi veloci e adatte al tipo di mare da affrontare. Questa tecnica, combinata con uno spirito di avventura unico e una sapienza marinara davvero speciale, portò i vichinghi ad est fino all’interno della Russia odierna, giù fino alla fantastica Bisanzio e fino in America ad ovest, ben 500 anni prima di Cristoforo Colombo.
In basso: Bergen, nota per il suo quartiere anseatico, il mercato del pesce e le montagne e i fiordi circostanti.