Franco La Guidara
Viaggio in Danimarca e Groenlandia
QUADRANTE - anno XV n. 21/22 - 1 dicembre 1980
QUADRANTE - anno XV n. 23/24 - 31 dicembre 1980
Uno spettacolo unico L'aurora boreale è un fenomeno sorprendente. Lampi gialli, bianchi, verdi e rossi attraversano il cielo cupo in un fluire rapido e continuo, creando scenari di intensità e suggestione inimmaginabili. L'aurora boreale si manifesta tutto l'anno in Groenlandia, ma può essere osservata solo quando il cielo è buio e senza nuvole. Le luci appaiono ad una altezza di circa cento chilometri ed hanno la forma di un drappo svolazzante o di raggi irradiati da un centro comune. L'origine dell'aurora si trova a 149 milioni di km dalla Terra, cioè sul Sole. La comparsa di un grande gruppo di macchie solari è la prima avvisaglia di una attività espulsiva di massa coronale intensa. Le particelle energetiche emesse dal Sole viaggiano nello spazio formando il vento solare. Questo si muove attraverso lo spazio interplanetario (e quindi verso la Terra, che può raggiun-
gere in 50 ore) con delle velocità tipicamente comprese tra i 400 e gli 800 km/s, trascinando con sé parte del campo magnetico solare (campo magnetico interplanetario). Il vento solare, interagendo con il campo magnetico terrestre detto anche magnetosfera, lo distorce creando una sorta di «bolla» magnetica, di forma simile ad una cometa. La magnetosfera terrestre funziona come uno scudo, schermando la Terra dall'impatto diretto delle particelle cariche (plasma) che compongono il vento solare. In prima approssimazione queste particelle «scivolano» lungo il bordo esterno della magnetosfera (magnetopausa) e passano oltre la Terra. Nei pressi di Kangerlussuaq (vicino all’aeroporto) è installata una stazione scientifica della US National Science Foundation che ha lo scopo di studiare l'aurora boreale.
QUADRANTE - anno XVI n. 1/2 - 31 gennaio 1981
QUADRANTE - anno XVI n. 5 - 31 marzo 1981
La casa eschimese Un iglù (dalla voce eschimese «casa») è un rifugio costruito con blocchi di neve, generalmente a forma di cupola. È una costruzione tipica degli Inuit (popolazione originaria dell'estremo nord del Canada) prima degli anni settanta. I mattoni di neve pressata sono sagomati diversamente in base a dove devono essere collocati, in modo da poter costruire una parete sferica. I mattoni possono essere montati seguendo una spirale oppure semplicemente in cerchi via via più stretti e inclinati verso l'interno. Finita la cupola si scava nella parete il foro d'entrata, generalmente protetto da una piccola volta che serve a ostacolare l'entrata di raffiche di vento. Un foro più piccolo, in alto, serve da comignolo quando si accende
il fuoco per riscaldare l'ambiente. Alcune volte, nei villaggi, venivano scavati cunicoli sotterranei comunicanti tra i vari iglù, per motivi di sicurezza o per muoversi di casa in casa in condizioni atmosferiche avverse. L'iglù è un ambiente ristretto per cui portarlo a temperatura è un'operazione piuttosto veloce. Due persone al suo interno e l'accensione di un piccolo fuoco sono sufficienti per innalzare la temperatura interna fino ai 17°C mentre all'esterno si sta sui -40-50°C. L'aria interna si riscalda rapidamente, mentre i blocchi di ghiaccio che costituiscono le pareti non fondono a causa della capacità termica del ghiaccio e della temperatura esterna. Per mantenere la temperatura durante la notte basta mantenere vive le braci del fuoco.
QUADRANTE - anno XX n. 15/16 - 1-31 ottobre 1985
QUADRANTE Rivita delle Forze Armate anno XX n. 17/18 - 1-15 novembre 1985
Il futuro della Groenlandia La Groenlandia è stata una colonia della Corona Norvegese prima di passare sotto il controllo della Danimarca nel 1814. Soltanto nel 1979 è stata concessa all’isola una particolare forma di indipendenza e di autogoverno, in virtù del quale ha deciso di non far parte dell’Unione Europea pur continuando a riconoscere Margaret II di Danimarca capo di stato. Successivamente, il 25 novembre 2008, il 76% della popolazione groenlandese ha votato sì al referendum che prevedeva una maggiore autonomia della Groenlandia dalla Danimarca. Agli isolani è stato riconosciuto il diritto all’autodeterminazione e ha consacrato l’Inuit – anche
groenlandese - lingua ufficiale, declassando, il danese considerato secondo idioma del Paese. Il 21 giugno 2009, sei mesi dopo il referendum, la popolazione di etnia inuit – che rappresenta la stragrande maggioranza degli abitanti dell’isola - ha festeggiato il giorno di indipendenza nazionale. Le sfide che si aprono all’orizzonte sono molteplici. Gli isolani si ritrovano nelle loro mani una ricchezza inestimabile, fatta di oro, diamanti, zinco e tante altre materie prime preziose. Il sottosuolo della Groenlandia custodisce un tesoro inesplorato. Oltre alle tante materie preziose, l’isola è caratterizzata da una forte abbondanza di uranio, rarissimo nelle altre parti del mondo.
QUADRANTE - anno XXI n. 1/2 - 1-31 gennaio1986
QUADRANTE - anno XXI n. 11/12 - 1-30 giugno 1986
Qui accanto, donna eschimese nella sua tenda estiva. In basso: i cani trascinano una canoa durante il disgelo. La Groenlandia è quel Paese in cui si dice «se non ti piace il tempo, aspetta che passino cinque minuti!» perché mentre c’è il sole alto in un cielo senza nuvole è possibile che arrivi un bell’acquazzone. A causa dell’ampiezza del territorio (2.166.086 metri quadrati) vi sono notevoli differenze di clima. Il sud ha un clima molto più mite rispetto al centro dell’isola dove si registrano spesso temperature inferiori ai -60°C. Tra settembre e l’inizio di ottobre è il periodo giusto per chi vuol ammirare tramonti infuocati che vanno dal giallo all’arancione. Da marzo a aprile lo scenario offre paesaggi innevati con possibilità di sciare o di fare escursioni con slitte: le temperature sono sottozero ma il sole è splendente. Giugno, luglio e agosto sono mesi ideali per battute di pesca (il mare della Groenlandia è molto pescoso), per navigare tra balene e iceberg e infine osservare lo splendido fenomeno del sole a mezzanotte. Tutte le coste dell’isola sono costituite da un fittissimo intrico di fiori e isolotti creati dall’erosione dei ghiacci nel corso dei millenni.
QUADRANTE - anno XXI n. 13/14 - 1-31 luglio 1986
Nel Grande Nord del nostro pianeta
L’epoca dei Vichinghi La storia della Groenlandia, la più grande isola del mondo, è la storia della vita in condizioni estreme: un manto di ghiaccio ne ricopre l'84% della superficie, limitando le attività umane principalmente alla zona costiera. Dopo un susseguirsi di ondate migratorie dall'America fin dal 2500 a.C., nel X secolo d.C. fu scoperta dai Vichinghi provenienti dall'Islanda, che la trovarono apparentemente disabitata. Al Papa Pasquale II si attribuisce la nomina del primo vescovo di Groenlandia e Terranova: si tratta di Enrico, o Henricus, che risulta così il primo vescovo in terra d'America, circa quattro secoli prima di Cristoforo Colombo. I diretti antenati dei moderni Inuit Groenlandesi arrivarono nel 1200 circa dal nordovest; mentre gli Scandinavi sparirono dopo mezzo secolo, gli Inuit si adattarono al clima e sopravvissero.
Tuttavia la DanimarcaNorvegia rivendicò il territorio, e, poiché per alcuni secoli non c'era stato contatto tra i Vichinghi groenlandesi e gli Scandinavi, nel 1721 fu inviata nell'isola una spedizione missionaria. I missionari europei iniziarono a battezzare i nativi Inuit groenlandesi e a fondare colonie commerciali lungo la costa per la creazione di un impero coloniale danese; vennero mantenuti i privilegi coloniali come il monopolio sui commerci. Durante la seconda guerra mondiale la Danimarca perse il dominio economico e politico dell'isola, che si avvicinò così agli Stati Uniti e al Canada. Dopo la guerra il controllo dell'isola ritornò alla Danimarca, e nel 1953 lo status coloniale venne trasformato in quello di una contea d'oltremare. La Groenlandia ebbe poi nel 1979 il diritto all'autogoverno e nel 1985 l'isola abbandonò l'Unione Europea: finora è stata l'unica a farlo.
QUADRANTE - anno XXII n. 13/14 - 1-31 luglio 1987
QUADRANTE - anno XXII - n. 21/22 16 novembre - 15 dicembre 1987
n. 23/24 - 15-31 dicembre 1987 direttore Alberto Scotti
Thule Air Base
Groenlandia: base strategica Durante la Guerra Fredda (che venne a crearsi alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945) la Groenlandia ebbe una importanza strategica, in quanto controllava parte del passaggio tra i porti sovietici sull'Artico e l'Oceano Atlantico, oltre ad essere una buona base per l'osservazione di qualsiasi uso di missili balistici intercontinentali, le cui rotte erano tipicamente programmate per passare sopra l'Artico. Gli USA erano di conseguenza molto interessati alla Groenlandia e nel 1946 provarono addirittura a comprarla offrendo ben $100.000.000 alla Danimarca, ma la Danimarca rifiutò l'offerta. La base aerea di Thule (l'odierna Qaanaaq) nel nord-ovest dell'isola, venne resa una base permanente. Nel 1953, alcune famiglie Inuit vennero costrette dalla Danimarca a spostare le loro case per fornire spazio per l'ampliamento della base; per questo motivo, la base è stata fonte di attriti tra il governo danese e la popolazione groenlandese.
Danimarca contestata Gli attriti fra governo danese e groenlandese crebbero quando il 21 gennaio 1968 si verificò un incidente nucleare: un B-52 Stratofortress che trasportava quattro bombe all'idrogeno, si schiantò vicino alla base, versando grandi quantità di plutonio sul ghiaccio; anche se la maggior parte del plutonio venne recuperata, i nativi raccontano ancora delle risultanti deformazioni negli animali. Il rapporto Thulegate sull’incidente (un incendio a bordo aveva costretto i sei piloti ad abbandonare l’aereo prima di effettuare un atterraggio di emergenza) coinvolse membri del parlamento danese: il rapporto rivelò che il governo aveva autorizzato gli aerei statunitensi ad attraversare i cieli della Groenlandia con armi nucleari e che ciò avveniva di routine nel periodo in cui avvenne l'incidente nel 1968. Un'altra controversia riguarda il Ballistic Missile Early Warning System (BMEWS), che la United States Air Force ha aggiornato negli anni recenti trasformandolo in un radar phased array. Alcuni sono contrari al BMEWS in quanto temono che in caso di guerra nucleare il BMEWS verrebbe scelto come obbiettivo da colpire mettendo a repentaglio la vita della popolazione locale.
La T-3 difficile da raggiungere Fletcher Island Ice o T-3 fu chiamato un iceberg scoperto dal colonnello Joseph O. Fletcher dell’US Air Force. Tra il 1952 e il 1978 fu utilizzato come stazione di ricerca che comprendeva capanne, una centrale elettrica e una pista di atterraggio. La T-3 era un iceberg tabulare con fianchi ripidi e superficie piatta, a forma di altopiano. La stazione venne abitata prevalentemente da scienziati insieme a pochi uomini dell'equipaggio militare e veniva rifornita da aerei militari che operavano da Barrow, in Alaska. A quel tempo i voli erano effettuati senza strumenti di navigazione, e l'atterraggio degli aerei sulla T3, iceberg in continuo movimento, era eseguito esclusivamente con la navigazione stimata che spesso era ostacolata dai lunghi periodi di penombra che impedivano l'osservazione della volta celeste. Inoltre, poichÊ le basi aeree alternative piÚ vicine erano a 764 km di distanza, i piloti dovevano calcolare esattamente il carico di carburante per assicurarsi anche il ritorno alla base.
La scomparsa della T-3 La T-3, andando alla deriva, giunse al largo della costa settentrionale del Canada, ed arrivò fino in Alaska. Quando la T-3 cominciò ad incrinarsi fu accorciata la pista e si dovettero interrompere le operazioni di rifornimento. Infine dovette essere evacuata. Un satellite fu impiegato per seguire la T3 abbandonata, ma i meteorologi ne persero le tracce nel 1982. La T-3 era facilmente riconoscibile in quanto sulla sua superficie erano state abbandonate le strutture di un C-47. Dopo sei mesi di ricerche, nel luglio del 1983, gli scienziati statunitensi ritrovarono l'iceberg. Dave Turner, un esperto NOAA pilota, che fu una delle ultime persone ad osservare la T-3, riferì che il lastrone di ghiaccio era stato trovato a circa 150 miglia dal Polo Nord. Al momento del ritrovamento, l'iceberg era a un terzo del suo spessore originale. Nel luglio del 1983, l'iceberg preso da una corrente meridionale, andò alla deriva al largo nell’Oceano Atlantico e infine si sciolse.
Thule: l’emblema dell’Air Force Command degli USA
Thule: la base aerea più a Nord La Thule Air Base è una zona non incorporata nella regione del Qaasuitsup nella Groenlandia settentrionale. È la base aerea più a nord tra quelle gestite dalla United States Air Force, trovandosi a 1.118 km a nord del Circolo polare artico e a 1.524 km a sud del Polo Nord. Secondo il censimento condotto nel 2005 la base era abitata da 235 persone. Nel 1953 gli Stati Uniti comperarono la zona e gli Inuit che l’abitavano furono costretti dal governo danese a trasferirsi a 130 km a nord, dove ora c'è Qaanaaq. Per visitare la base serve un pass dall'Attaché dell'Aeronautica statunitense o dal ministero o dall'ambasciata danese. La base è raggiungibile dai civili con voli dell'Air Greenland diretti a Qaanaaq, Moriusaq, Savissivik e voli charter diretti a Copenhagen e a Kangerlussuaq.
Siorapaluk è un villaggio a duecento chilometri più a sua maratona polare. Lo rispettano tutte le tribù e gode di Thule furono i primi a svelare le azioni sovietiche
Una fase della Blue Jay, la spedizione americana sui ghiacci di Thule compiuta nel 1951 per l’installazione di un sistema di segnalazione radar contro eventuali attacchi nemici attraverso il Polo. A destra una cucina della base militare di Thule
nord: oltre non si può arrivare. In questo villaggio ho incontrato Ootah, l’eschimese che cinquant’anni fa accompagnò Peary nella persino di una pensione che il governo americano gli ha concesso per i preziosi servigi resi in qualità di esploratore. Gli indigeni nell’Artide: ora soltanto pochi eschimesi sono rimasti nella base americana ove rischiano la vita per far da guida alle spedizioni.
Nella foto in alto: Il palazzo di Amalienborg a Copenaghen dal 1794 è la residenza reale danese. Il complesso è costituito da quattro palazzine in stile rococò che racchiudono una piazza ottagonale al cui centro si erge il monumento equestre di Federico V. Dall'estate del 2001, Copenaghen e la città svedese di Malmö sono collegate da un ponte a pedaggio: il Ponte sull'Öresund, che permette ai passeggeri su strada o ferrovia di attraversare lo stretto. Inaugurato nel luglio 2001 dal re Carlo XVI Gustavo di Svezia e dalla regina Margherita II di Danimarca ha fatto sì che Copenaghen diventasse il centro di una vasta area metropolitana che si estende su tutte e due le nazioni. A lato: la «Sirenetta». La statua è una scultura bronzea alta 1,25 m e dal peso di 175 kg, situata all'ingresso del porto di Copenaghen, di cui è uno dei simboli. Raffigura la protagonista della celebre fiaba di Hans Christian Andersen, La Sirenetta. Fu commissionata nel 1909 da
Carl Jacobsen, figlio del fondatore di Carlsberg, il quale era rimasto affascinato da un adattamento della fiaba come balletto. Fu realizzata dallo scultore Edward Eriksen e fu posta sul piedistallo di roccia nel 1913. Eriksen usò sua moglie Eline come modella. Nell’aprile del 1964, alcuni artisti del movimento situazionista, tra cui Jørgen Nash, segarono e sottrassero la testa della statua che non venne ritrovata e fu sostituita con una copia. Nel 1984 fu la volta del braccio destro, che però fu riconsegnato due giorni dopo dai vandali. Nel 1990, un nuovo tentativo di segare la testa della statua provocò un taglio profondo 18 centimetri nel collo della Sirenetta. Si decise quindi di rimpiazzarla con una nuova identica sirenetta costituita da un unico blocco metallico lavorato. Nel 1998 la testa fu nuovamente rimossa, ma questa volta fu riconsegnata (in forma anonima) e rimessa al suo posto. La statua è stata più volte imbrattata di vernice e nel 2003 fu addirittura sradicata dal suo piedistallo.
Nella foto: il faro di Skagen. A pochi chilometri si trova Grenen, una lingua di sabbia che si estende verso nord-est nel punto in cui i due mari Skagerrak e Kattegat si uniscono, generando turbolenze che rendono difficile la navigazione e impediscono la balneazione. Spesso è possibile assistere al caratteristico scontro delle onde provenienti da direzioni opposte.
Nella foto: il Ponte di Öresund è una tratta di 15,9 km che collega la Svezia alla Danimarca, in prossimità rispettivamente delle due città di Malmö e Copenaghen. È il più lungo ponte d'Europa adibito al traffico stradale e ferroviario con una campata centrale di 490 m; fu inaugurato il 1º giugno 2000 alla presenza del re di Svezia Carlo XVI Gustavo e dalla regina di Danimarca Margherita II. Il design del ponte è opera dello studio danese di architettura Dissing-Weitling. Il ponte a tiranti è sostenuto da piloni consistenti di 2 torri gemelle. Queste torri si alzano per 204 metri sul livello del mare, facendo del ponte la più alta struttura in cemento della Svezia. Le fondazioni per i piloni e per i pilastri dei ponti di avvicinamento sono costituite da cassoni prefabbricati in cemento di 20.000 tonnellate, alti più di 20 metri. Proprio come molte altre parti del progetto, questi pezzi sono stati gettati in un bacino asciutto nel porto di Malmö e poi rimorchiati fino al luogo del ponte per l'installazione sotto la superficie dell'acqua. La costruzione del collegamento ha richiesto una impegnativa opera di dragaggio e il riporto di molti milioni di metri cubi di materiale estratto dal fondo marino che è stato usato per la creazione dell'isola artificiale di Peberholm.