6 minute read

di Matteo Crestani

L’intervista

Dallo scorso 9 agosto la Medicina trasfusionale dell’Ulss 7 Pedemontana ha un nuovo direttore, la dr.ssa Patrizia Dragone. Originaria della provincia di Salerno e residente a Vicenza, la drs.ssa Dragone si è laureata con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, dove

Advertisement

ha conseguito anche la specializzazione in Ematologia generale, sempre con il massimo dei voti. Proprio all’Azienda Ospedaliera di Padova ha iniziato a fare esperienza, per passare all’Ospedale di Vicenza nel 1986, dove ha lavorato con incarichi di crescente responsabilità fino al 1993, quando si è trasferita al Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale dell’ospedale di Bassano del Grappa, dove è rimasta fino al 2011, per tornare quindi al San Bortolo. Infine, dal novembre 2021 la dr.ssa Dragone era rientrata in Ulss 7 Pedemontana, per coordinare, in qualità di direttore facente funzione, l’unità operativa complessa di Medicina trasfusionale, che ora è stata chiamata anche formalmente a dirigere. Di seguito una breve intervista per comprendere quali sono le sue priorità e sensibilità…

Con quale spirito ha assunto il nuovo incarico a capo della Medicina trasfusionale dell’Ulss 7 Pedemontana?

“Rispondendo con una battuta: “perché mi piacciono le sfide…”. Alla Medicina trasfusionale dell’Ulss 7 da tempo è mancata una guida stabile e duratura. Spero di essere all’altezza di questo compito. Il mio principale obiettivo è riuscire a creare una squadra di professionisti coesa e preparata, che sappia gestire con competenza la quotidianità ed affrontare con determinazione e serenità le sfide future”.

Come si contraddistinguono, per il carico di lavoro, le diverse zone in cui si compone l’Ulss 7 Pedemontana?

“Per quanto attiene alla raccolta del sangue e degli emocomponenti non ci sono sostanziali differenze per quanto riguarda l’attività di ciascun centro raccolta. Mediamente, in ogni sede sono programmate tra 30 e 36 donazioni per ogni giorno di apertura. Nel distretto 1 sono presenti i centri di raccolta di Bassano del Grappa, Marostica ed Asiago. Mentre nel distretto 2 sono presenti i centri di Schio e Thiene. In queste sedi le aperure sono stabilite secondo un calendario definito ad inizio anno. Diversa è la situazione dei Servizi trasfusionali, che vede per la sede di Santorso un consistente impegno derivante dal fatto

A tu per tu con la dr .ssa Patrizia Dragone, direttore della Medicina trasfusionale dell’Ulss 7 Pedemontana di Matteo Crestani Dr.ssa Patrizia Dragone, direttore Centro trasfusionale Ulss 7 Pedemontana

L’intervista

di essere il Centro unico di lavorazione per l’intero Dipartimento di Vicenza”.

Qualche dato per comprendere l’attività?

“Per dare una misura della mole di lavoro, basti pensare che nel 2021 sono state sottoposte a frazionamento più di 43000 unità di sangue intero, congelate, più di 11000 unità di plasma da aferesi e prodotte 1500 unità di concentrato piastrinico. A questo si aggiunga l’attività di cessione del plasma all’industria, per la produzione di plasmaderivati. Non va poi dimenticata la gestione delle richieste trasfusionali e dei test immunoematologici urgenti, che viene garantita sia nella sede di Santorso che di Bassano del Grappa. Il Servizio trasfusionale di Bassano del Grappa, oltre a ciò, si fa carico delle richieste del presidio ospedaliero di Asiago e costituisce la sede di produzione del sierocollirio per l’Ulss 7 Pedemontana”.

L’organico della Medicina trasfusionale è sotto stress, ma quali numeri servirebbero per poter lavorare a regime?

“Per poter garantire continuità e serenità al lavoro mancano soprattutto medici e tecnici. Sarebbero necessari almeno cinque medici strutturati. La realtà, tuttavia, è molto lontana da questo standard minimo. Nel 2022 siamo riusciti a disporre, sia pure per un breve periodo di cinque unità che, tuttavia, già da metà novembre scorso sono state ridotte a tre figure, per cessazione volontaria di una unità e trasferimento ad altra unità operativa della seconda unità. Il 12 ottobre scorso si è svolto il concorso per dirigenti medici di Medicina trasfusionale, indetto da Azienda Zero, dal quale tutti speravano potesse emergere qualche nuova risorsa per risolvere la precaria situazione del prossimo anno. Purtroppo, però, al concorso non ha partecipato alcun concorrente per l’Ulss 7”.

Come si è riusciti ad andare avanti fino adesso?

“Finora siamo riusciti a fronteggiare la situazione ricorrendo agli incarichi libero professionali, che comunque non garantiscono continuità al servizio, né la possibilità di programmazione, dal momento che queste figure rimangono nella nostra unità operativa solo temporaneamente in attesa dell’ingresso in specialità o di una diversa collocazione lavorativa. Per quanto riguarda i tecnici la situazione è ugualmente impegnativa. A risentire di questa grave carenza è principalmente il Servizio trasfusionale di Santorso che dall’estate dello scorso anno ad oggi ha visto l’uscita per pensionamento di quattro unità. Anche in questo caso nessuna soluzione è arrivata dall’ultimo concorso di Azienda Zero ed attualmente la situazione è stata parzialmente tamponata mediante l’assunzione di un tecnico con contratto a tempo determinato ed il trasferimento temporaneo di una seconda unità da altra unità operativa”.

Qual è l’approccio con i donatori e come si potranno migliorare l’afflusso ed i tempi d’attesa?

“Il rapporto con i donatori, la collaborazione con le associazioni e l’attività di raccolta costituiscono uno dei principali obiettivi del nostro lavoro. Il 2022 è stato in tal senso sicuramente un anno positivo. La presenza, sia pure temporanea di medici in numero adeguato, integrati da liberi professionisti preparati e motivati, ha consentito di garantire regolarmente le attività programmate nel rispetto dei tempi di attesa. I nostri interventi si sono concentrati nell’ottimizzare la fase di accettazione pre-donazione, anche mediante l’introduzione di strumentazione per l’automisurazione della pressione arteriosa, come è avvenuto a Bassano del Grappa, nel ripristinare e garantire un servizio di consulenza/informazione telefonica dove non regolarmente funzionante, nella gestione puntuale dei controlli dei donatori”.

Come si spiega l’importante calo di donazioni che la pandemia ha determinato e lo strascico che pare non finire più?

“Sicuramente la pandemia ha allontanato dalla donazione una quota di donatori intimiditi dalla possibilità di esporsi ad un rischio infettivo ed ha temporaneamente ridotto il numero di donatori disponibili. perché quarantenati o colpiti dall’infezione stessa. Come conseguenza, nel 2020, anno

L’intervista

clou della pandemia, nel nostro Dipartimento si è registrato un calo delle donazioni, dovuto pressoché totalmente alla riduzione della raccolta di sangue intero (-5% rispetto al 2019). Calo che non ha inciso sull’autosufficienza, per effetto della contemporanea riorganizzazione delle attività sanitarie ed in particolare per la marcata contrazione dell’attività chirurgica. Nel 2021, dopo l’introduzione della vaccinazione anti-Covid ed il rientro progressivo dell’emergenza sanitaria, c’è stata un’importante ripresa delle donazioni che ha riportato la raccolta ai livelli pre-pandemici. Il calo che si sta osservando nell’anno in corso è correlato non tanto alla pandemia quanto alla riorganizzazione dell’attività di raccolta programmata per il 2022, resasi necessaria per effetto della carenza di medici. Nell’Ulss 7 si è decisa la chiusura di un centro raccolta un giorno alla settimana, non potendosi garantire la contemporanea apertura di quattro sedi come avveniva nel 2021”.

Questa situazione desta preoccupazione nel territorio di sua competenza o si riesce, in autonomia, a coprire il fabbisogno?

“Il calo della raccolta non desta alcuna preoccupazione in termini di autosufficienza né nel territorio di mia competenza né per quanto riguarda la provincia di Vicenza. I dati di quest’anno confermano quanto già visto in precedenza. Nell’Ulss 7 solo il 50% delle unità di sangue intero raccolte vengono impiegate per soddisfare il fabbisogno trasfusionale dell’azienda; la rimante quota contribuisce all’autosufficienza provinciale e regionale”.

Con quali parole stimolerebbe chi è restio a donare in modo continuativo ad essere più puntuale e, soprattutto, come inviterebbe i giovani a diventare donatori?

“Ai donatori direi che la vita e la serenità di molti dipendono da un gesto semplice e grande al tempo stesso, che arricchisce sia chi lo riceve che chi lo compie. Per raggiungere i giovani dovremmo avvicinarci maggiormente al loro linguaggio, al loro modo di comunicare e di vivere la realtà. Una possibilità potrebbe essere quella di affidare i messaggi non tanto agli slogan, quanto ai racconti dei diretti interessati, sicuramente più emozionanti e coinvolgenti”.

Un suo auspicio per il nuovo anno…

“Che le difficoltà del momento non ci limitino, ma diventino piuttosto un’opportunità”. ●

This article is from: