Fanza samp sassuolo

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Un anno importante

Il 2017 ha significato per tutti i tifosi italiani il ritorno alle trasferte libere; una condizione per cui abbiamo lottato e che ha ridato nuova linfa al mondo del calcio in generale e in particolare al nostro gruppo. Non abbiamo mai smesso di vivere il calcio a modo nostro, ma il poter ritornare negli stadi di tutta Italia ci ha conferito grande entusiasmo e ci ha dato la forza di fare ancora di più. Nella vita del nostro gruppo è tornata l’organizzazione delle trasferte e dall’inizio del campionato abbiamo già realizzato alcuni nuovi bandieroni, abbiamo contribuito alla realizzazione della coreografia nel derby e abbiamo confermato, e se possibile incrementato, i nostri impegni settimanali al club, suddividendoci i lavori per migliorare gli ambienti, curare sito e fanzine e fare in modo che ogni particolare sia sempre gestito nei minimi dettagli. La fine della tessera del tifoso è stata una spinta importante e adesso, mettendo ovviamente le trasferte e la presenza allo stadio al primo posto delle priorità, vogliamo continuare e crescere ogni giorno un po’ di più. Tutto questo richiederà passione e impegno, ma i sacrifici non ci hanno mai spaventato.


Detto questo ci apprestiamo a salutare il 2017 con gli ultimi impegni stagionali, augurando a tutti i nostri lettori e a tutti i Sampdoriani buone feste, consci che tante nuove sfide ci attenderanno nel 2018, sulla nave e su mille autostrade, al fianco della Samp con l’entusiasmo di sempre.

Simona sempre con noi! Anche quest’anno, come sempre e per sempre, vogliamo ricordare la figura di Simona Colombino, indimenticabile Amica del nostro gruppo e fulgido esempio di Sampdorianità. I suoi Fedelissimi la ricorderanno, come in ogni occasione, attraverso la vendita di gadgets per sostenere l’associazione Gigi Ghirotti. Invitiamo chi non l’avesse ancora fatto a contribuire, per sostenere la causa e ricordare al contempo una figura che resterà perennemente nella storia della Sud.

In viaggio con la Samp: Bologna e Cagliari Dopo quasi due mesi in cui il calendario ci aveva regalato una sola partita in trasferta, quella infrasettimanale a Milano contro l'Inter di fine ottobre, finalmente l'attesa per tornare a viaggiare è terminata e siamo ripartiti con due trasferte che non affrontavamo da diversi anni. La prima in programma è stata quella di Bologna svoltasi sabato 25 novembre alle ore 15, un orario insolito per la massima serie. La rivalità con la tifoseria di casa e un campo per noi storicamente infame e avaro di soddisfazioni rendono l'idea di quanto per noi questa trasferta fosse sentita, tanto che nei nostri pensieri questo appuntamento era già impresso da diverse settimane anche in virtù dell'astinenza da trasferte, come accennato ad inizio articolo. Per l'occasione abbiamo organizzato quindi un pullman con partenza al mattino dal nostro club e il viaggio di andata come sempre è volato via tra cori e fiumi di birra. Arrivati nel settore ci siamo sistemati nella zona in basso a sinistra lato tribuna, posizionando la nostra pezza accompagnata dallo sventolio di bandierine e bandierone. Il colpo d'occhio del settore ospiti come sempre è stato notevole, così come l'incessante sostegno per tutti i 90 minuti nonostante la prova poco edificante della squadra e il risultato finale, che comunque non ha inficiato la nostra voglia di aggregazione e il nostro entusiasmo come dimostra la bolgia sul pullman durante il viaggio di ritorno. Il secondo appuntamento è stato quello del 9 dicembre a Cagliari, quella che, almeno dal punto di vista logistico, per molti di noi è la trasferta dell'anno. Una trasferta che aspettavamo con ansia, tanto da iniziare a organizzarla settimane prima anche per via dell'anticipo al sabato alle 18 che ci concedeva


l'opportunità di trovare la soluzione ottimale per rientrare a Genova entro domenica sera , in modo da poter essere ognuno al proprio posto sul lavoro il lunedì mattina. Partiti il venerdì sera da Genova, imbarcato il pulmino sul traghetto, il viaggio di andata si è rivelato piuttosto complicato per via delle condizioni del mare che hanno trasformato il traghetto in una "giostra" non adatta ai deboli di stomaco e che ci hanno costretto allo sbarco ad Olbia anzichè Porto Torres. Arrivati in Sardegna un po' provati dal viaggio siamo quindi partiti alla volta di Cagliari e siamo arrivati finalmente allo stadio, una sorta di battesimo per tutti noi dal momento che da quest'anno il Cagliari gioca nel nuovo impianto, la "Sardegna Arena", costruito proprio a fianco al vecchio Sant'Elia. Il settore ospiti si è presentato piuttosto gremito, rumoroso e colorato e i due goal sotto il settore nel primo tempo sono stati una grande gioia per chi, incurante del lungo viaggio e dei km che separano Genova da Cagliari, ha comunque voluto essere presente per sostenere l'U.C. Sampdoria. Purtroppo il secondo tempo è stata una musica diversa e la partita è terminata con un pareggio, discreto comunque per la classifica ma decisamente amaro per come si erano messe le cose. Finita la partita siamo quindi ripartiti immediatamente direzione Arbatax per prendere il traghetto di mezzanotte per Civitavecchia (da dove poi siamo ripartiti in pulmino direzione Genova la mattina seguente), non senza un po' di delusione per la mancata vittoria ma con un'immensa soddisfazione per essere tornati a Cagliari in trasferta dopo ben 8 anni, l'ultima volta prima della chiusura delle trasferte. Inutile sottolineare ancora una volta quanto ci mancasse tutto questo e quanto per noi sia un motivo di orgoglio avere combattuto a testa alta, e soprattutto vinto, questa battaglia contro la tessera e a favore delle trasferte libere.

Coppa Italia: spettacolo per pochi intimi Tantissime volte ci siamo sentiti dire attraverso giornali e televisioni che il


programma della federazione è quello di riavvicinare il calcio alla passione della gente e di far tornare le famiglie a gremire gli stadi italiani. Il problema è che le scelte che da anni vengono fatte dai massimi dirigenti federali si muovono in direzione opposta, creando sempre maggiori disguidi a chiunque voglia godersi una partita della propria squadra allo stadio. L’incontro di Coppa Italia tra Fiorentina e Sampdoria giocata Mercoledì alle 17:30, orario indegno per chiunque avesse anche solo che la minima intenzione di recarsi al Franchi a sostenere i propri colori, rappresenta un ulteriore chiaro esempio di quanto ormai il tifoso sia l’ultima voce in capitolo all’interno di un meccanismo sempre più malato e ferito dagli interessi delle multinazionali televisive. Un meccanismo che così facendo non fa altro che avvilire tristemente una competizione che fino a qualche anno fa rappresentava invece un obiettivo stagionale importantissimo per tutte le squadre che vi partecipavano. Programmare un ottavo di finale della coppa nazionale alle 17:30 di un giorno lavorativo vuol dire unicamente voler rendere il più difficile possibile la vita a chi la partita la vuol vedere e vivere allo stadio, in prima persona e non davanti allo schermo del televisore. Tutto questo si traduce in una progressiva quanto mai inesorabile caduta di interesse nei confronti di una competizione già minata da un regolamento che agevola in modo spudorato le squadre di vertice alle quali è dedicato un “pass privilegiato” che le fa accedere direttamente agli ottavi e giocare in casa in partita secca sia gli ottavi che i quarti, garantendone così la partecipazione alle fasi finali, e riducendo al minimo le possibilità che una squadra di provincia o meno titolata possa inseguire il sogno di alzare al cielo la Coppa Italia. In altri stati, spesso presi come modello da seguire, la coppa nazionale assume l’importanza ed il risalto che si merita ed i grandi club vi partecipano fin dalle fasi iniziali, andando a giocare in casa delle squadre più deboli, spesso in stadi di piccoli paesi di provincia che per l’occasione si riempiono al massimo della propria capienza e anche oltre; ed è proprio in quelle occasioni che il senso di appartenenza alle proprie origini crea aggregazione e permette alla gente comune di sognare in grande … anche solo per un giorno …. In quelle occasioni il calcio ritrova la propria natura passionale e popolare. E’ proprio questo che vorremmo tornare a vedere; un calcio dove anche la squadra meno blasonata può avere la meglio sulle squadre di vertice e può puntare a vincere un trofeo che in tal maniera acquisterebbe sempre più fascino e seguito da parte sia delle società che delle tifoserie, con partite giocate ad orari tali da permettere a chiunque di poter andare in qualsiasi stadio d’Italia. Il calcio vive e respira attraverso la passione della gente, non dimentichiamolo mai.


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