Fanzine n 2 sampdoria atalanta

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Viaggiare sulle ali dell’entusiasmo La grande novità di questa stagione calcistica, rappresentata dal ritorno alle trasferte libere, ha riportato un grande entusiasmo tra noi non tesserati e in tutto l’ambiente Blucerchiato. La prima trasferta senza alcun obbligo di fidelizzazione era un grande banco di prova per tutti, oltre ad una grande emozione, e peraltro arrivava con una partita particolarmente sentita come quella con il Torino. La settimana prima della partita ci ha coinvolto in operazioni che da tempo non svolgevamo più e per i vecchi e i nuovi membri dei Fieri Fossato è ricominciata quella programmazione che poi è l’essenza del mondo ultras e che tanto ci era mancata. Prenotare il pullman per il viaggio, prendere le prenotazioni, decidere che materiale portare e pianificare il viaggio in ogni particolare.

Alla partenza ciascuno assapora questi momenti con la gioia di chi ritrova i gesti e le situazioni che ha compiuto per una vita e che una legge assurda voleva togliergli. Allo stesso tempo tutti sono consapevoli che Torino non è una trasferta come tutte le altre: occorre essere compatti e presentarsi allo stadio con la voglia di dare tutto e onorare i valori che ci rappresentano. Giunti allo stadio ecco ripresentarsi un’altra situazione di quelle che fino all’arrivo della tessera del tifoso erano la nostra quotidianità. Entriamo e decidiamo dove mettere la pezza, quindi cominciamo a sventolare le nostre bandiere e ci rendiamo immediatamente conto che 7 anni di sosta forzata non ci hanno arrugginito e non ci hanno cambiato. Siamo sempre noi, quelli che alzano le mani all’ingresso delle squadre in campo per fare l’armata e ad ogni coro durante la partita, quelli che si gettano l’uno sull’altro ai goal(ci basta meno di


un minuto prima di sperimentarlo grazie alla rete di Zapata), quelli che, seppur in campo nemico, fischiano e intimoriscono l’avversario quando attacca e soprattutto siamo sempre quelli che sostengono incessantemente la squadra per tutto l’incontro e alla fine applaudono i ragazzi in maglia Blucerchiata. Dopo la partita, al ritorno, si pensa solo al prossimo appuntamento, perché ora che tutto è ricominciato non vogliamo fermarci più. L’appuntamento successivo è fissato per il 20 settembre ed è un’altra occasione molto attesa per noi: si va a Verona, a casa dei nostri Fratelli dell’Hellas! Peccato che, come già accaduto in passato, la partita sia infrasettimanale e si giochi di mercoledì. Ai signori del calcio moderno importa poco che la gente in settimana lavori e tanto meno gli importa che Hellas Verona-Sampdoria, sia un momento di festa per le due tifoserie, che aspettano questa partita con lo spirito di incontrare persone care e vivere con loro ogni istante, prima, durante e dopo il match. Nonostante questo raggiungiamo Verona con una parte del gruppo che, priva di impegni lavorativi, riesce a raggiungere i Butei nel primo pomeriggio e un'altra che raggiunge lo stadio per la partita. La presenza nel settore ospiti è massiccia e come sempre , accanto ai cori rivolti ai Fratelli Veronesi, ci facciamo sentire per tutta la partita con la voce, innalzando i nostri colori e spingendo la squadra come chiunque di noi ha fatto dal primo giorno in cui è entrato in uno stadio. Al termine della partita, nonostante l’ora tarda e il lavoro che ci attende il giorno dopo, non rinunciamo ad una bicchierata di saluto con i tifosi scaligeri e anche questa volta riusciamo ad onorare il gemellaggio alla faccia di chi non è in grado di capire queste cose e stila i calendari in maniera ottusa, guidato solo dal vil denaro. L’ultimo appuntamento fuori dalle mura di Marassi, fino ad oggi, ci porta ad Udine sabato 30 settembre. Per tutti, pur trattandosi del vecchio Friuli, si tratta della prima volta in quella che oggi è la Dacia Arena, stadio di nuova concezione che vediamo per la prima volta. L’impianto è molto bello, nonostante lo stucchevole stratagemma dei seggiolini colorati che vorrebbero coprire i vuoti lasciati dagli spettatori. Si tratta della prima trasferta medio-lunga; 7 ore da passare insieme prima di accedere allo stadio e tornare a portare i colori e le voci della Sud anche nell’impianto friulano. La partita rappresenta la prima batosta in un campionato molto soddisfacente, ma non sarà questo a fermare il nostro entusiasmo. Al ritorno non c’è scoramento tra di noi, solo un po’ di dispiacere per una gara che avrebbe potuto avere un esito diverso. La testa è già ai prossimi impegni, non solo in trasferta. A partire da oggi, tra le mura amiche, vogliamo sfruttare lo spirito positivo che si è creato e farlo sentire ai nostri ragazzi in campo. In


casa come in trasferta dobbiamo mostrare come vive la propria passione un tifoso, arrivando per tempo sugli spalti, sostenendo la squadra dal riscaldamento alla fine della partita. Solo così faremo capire a chi ha provato a fermarci per sette lunghi anni cosa rappresenta il tifo nel calcio e allo stesso tempo potremo inculcare nelle menti dei giocatori l’energia della Gradinata Sud.

Fuori la voce ragazzi! Fino alla fine!

Occhi sempre aperti La fine della triste stagione della tessera del tifoso non deve farci abbassare la guardia, lo abbiamo sempre detto e oggi più che mai ci sentiamo di confermare questo nostro pensiero. Con la tessera è caduta qualche pietra di quel muro che le leggi recenti hanno eretto tra i tifosi e i loro diritti, ma il muro è ancora in piedi e le future sfide che ci attendono saranno aspre e importantissime allo stesso tempo. Se da un lato gioiamo per il fatto di poter tornare in trasferta, non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi davanti alle persistenti ingiustizie e repressioni dei diritti dei tifosi. L’Osservatorio per le manifestazioni sportive ha di recente vietato la trasferta ai tifosi ospiti, badate bene, anche quelli muniti della tessera del tifoso in occasione di partite come quella tra tra Juventus e Napoli e, tra i dilettanti, ai tifosi del Como nella partita contro la Caronnese (25 km di distanza!). Questi episodi fanno seguito a determinazioni dello scorso campionato, prese con lo stesso metro di giudizio. La cosa, come avevamo previsto, rappresenta un assurdo, perché se con l’eliminazione dei vari programmi di fidelizzazione si intendeva riportare la gente allo stadio, procedere con divieti mirati a tutti i tifosi residenti nella città della squadra ospite significa andare nella direzione diametralmente opposta. Ci auguriamo che questi fatti non debbano diventare una costante, altrimenti ci sarà davvero poco da gioire. A questo aggiungiamo che, anche quando si riesce ad entrare allo stadio, la repressione non si ferma: dal 2015, infatti, esiste una norma che multa per la, poco ragionevole, cifra di 167 Euro chi occupi un posto diverso da quello segnato sul biglietto, arrivando in caso di recidiva a prevedere addirittura il Daspo. Dal 2015 sono innumerevoli i casi di applicazione di questa sanzione allo stadio Olimpico di Roma (Roma e Lazio), ma lo stesso destino ha seguito anche alcuni tifosi allo stadio Franchi di Firenze e recentemente allo stadio Grande Torino. L’intento è chiaro a tutti: colpire i ragazzi delle curve e il mondo ultras, penalizzando la capacità aggregante dei tifosi, per i quali il numerino sul biglietto è e resterà sempre un elemento inutile. Non ci sono proprio parole per descrivere uno scempio di questo genere. Vorremmo poter pensare che i regolamenti interni, di cui, ai sensi del protocollo d’intesa che ha eliminato la


tessera del tifoso, tutti i club dovranno dotarsi, possano un giorno cambiare questo stato di cose, ma l’esperienza ci porta ad essere pessimisti e ci fa pensare che cadremo ancora più in basso. Altro tema caldo che forse non dovremmo sottovalutare è quello del caro biglietti. Il problema ha connotati che escono anche dal territorio italiano se, parafrasando uno splendido striscione dei tifosi del Bayern Monaco è vero che: 75 Euro un biglietto? Non siamo mica Neymar!”. In Italia è invece recente il caso di Udinese Juventus, dove la società Friulana, ingolosita dal possibile incasso, ha portato il prezzo dei biglietti per entrambe le curve e il settore ospiti alla incredibile cifra di 55 Euro, scatenando il malcontento e la protesta dei tifosi Juventini. Questi sono i casi più eclatanti, ma in generale lo status dei prezzi attuali nelle curve è tutt’altro che “popolare” in tutta Italia. La riflessione sorge da sé: dove può andare un calcio che rinuncia ad una base di popolo per votarsi alle elite che in cambio di mille cazzate sono disposti a pagare cifre irragionevoli per andare allo stadio? Si pensa davvero di far diventare il calcio come il golf? Temiamo che su questa e sulle altre vicende descritte i titoli di coda siano ancora lontani a venire, quindi ribadiamo: Occhi aperti, difendiamoci…difendiamo il nostro calcio!


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