Fanzine n 3 sampdoria juventus

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E MAI NESSUN CI FERMERÀ!

Anche se la grande gioia per la vittoria nel derby è ancora fresca, la storia della nostra tifoseria ci insegna che il Sampdoriano deve sempre guardare avanti, alla prossima partita, alla prossima battaglia, con l’unico obiettivo di ottenere sempre il massimo senza accontentarsi. Davanti a noi, questo pomeriggio, c’è una squadra di livello internazionale, una squadra con pochi limiti, ma soprattutto una delle squadre che da sempre odiamo. La vecchia signora, con la sua presunzione e il suo motto per cui “vincere è la sola cosa che conta”, ha spesso dovuto maledire il prato di Marassi e i colori Blucerchiati, perché in più di un’occasione siamo stati capaci di rimandarli a casa a bocca asciutta. Questo accadeva, tra i tanti ricordi, nell’82 con lo storico goal di Ferroni, ma anche nell’86 quando la giovane brigata guidata da Vujadin Boskov fu in grado di rifilare 4 pere a Platini e compagni, facendo intuire quanto


di grande quella stessa squadra sarebbe stata in grado di fare da lì in avanti. In anni più recenti siamo stati capaci anche di andare, tra i primi in Italia, ad espugnare il loro avveniristico Juventus Stadium, tutti segni del carattere forte di una squadra che grazie al proprio gruppo e al forte legame con i propri tifosi è stata spesso capace di tutto, anche di imprese memorabili.. Facciamo sentire il nostro orgoglio e la nostra voglia di vincere ad ogni coro lanciato in Gradinata e non solo quando c’è da chiamare a gran voce il nome dei calciatori. OGNI CORO DEVE ESSERE IL RUGGITO DI UNO STADIO CHE AMA I PROPRI COLORI E LI VUOLE VEDERE ARRIVARE SEMPRE PIÙ IN ALTO. Fischiamo forte quando l’avversario attacca e cantiamo ancora più forte quando i nostri ragazzi hanno la palla. La vittoria è legata all’alchimia che unisce squadra e tifosi: il calcio è questo e dovremmo ricordarlo sempre. Qualunque sia il risultato in campo, e fino alla fine, sbattiamo in faccia ai nostri avversari i nostri colori, i nostri simboli e l’ostilità dei tifosi Sampdoriani a chi ci si oppone. Ci aspetta una sfida da brividi ma uniti possiamo vincere! AVANTI SAMPDORIA! FINO ALLA VITTORIA!

Come sempre…vincerete un’altra volta La settimana che ha preceduto il derby è stata particolare e piuttosto sentita. Da una parte Noi, carichi a mille per il magico momento ma col pesante fardello dovuto allo scomodo ruolo di stra-favoriti; dall'altra loro con un vitello in pancia clamoroso, vuoi per la loro classifica imbarazzante ma onesta e il divario tra le due squadre, vuoi perchè arrivavano in quelle condizioni con alle spalle due derby consecutivi persi. Per il nostro gruppo il derby in realtà è iniziato molto prima, precisamente da quando abbiamo incominciato a lavorare sulla preparazione di una parte dei bandieroni con la croce di San Giorgio utilizzati per la coreografia insieme ai tanti bandieroni blucerchiati, una parte dei quali portati da noi dopo un accurato inventario nelle serate di club. Vedere la Sud, all'ingresso delle squadre in campo, risplendere con una sbandierata d'altri tempi non può che renderci orgogliosi dell'impegno profuso e senza dubbio i risultati del lavoro sono stati alquanto apprezzabili, a differenza di chi si professa genovese (pur essendo, di fatto, inglese) ma non ha ottenuto lo stesso successo con la croce di


San Giorgio riprodotta nella propria coreografia..... Sulla partita c'è poco da dire: ancora una volta noi godiamo e loro patiscono, cosa che ormai sta diventando una meravigliosa abitudine di cui non ci stancheremo mai. Se si potesse racchiudere in un solo concetto la differenza tra Noi e loro, senza alcun dubbio si potrebbe affermare che c'è chi vive di ricordi e si crogiola nella propria preistoria, c'è chi preferisce continuare a scrivere pagine importanti della storia e guardare al futuro. Il tifoso genoano nel tempo ha dovuto costruirsi dei miti e dei cavalli di battaglia creati ad arte per contrastare un evidente complesso di inferiorità di cui soffre maledettamente dal 1946. Ecco quindi che si sono innescati dei meccanismi di difesa da parte loro del tipo "siamo il club più antico d'Italia" oppure "abbiamo vinto 9 scudetti", per non parlare delle leggende metropolitane di personaggi illustri, quali ad esempio Frank Sinatra, a detta loro grandi tifosi rossoblu, oppure, per arrivare ai tempi più recenti, del "Boselli". Tipiche affermazioni di chi non ha argomentazioni e ha preso tante batoste da perdere il senso della realtà, per loro storicamente grama. Anche questa volta la storia l'ha fatta la Sampdoria, vincendo la stracittadina per la terza volta consecutiva e annichilendo un'altra volta i dirimpettai che ormai non sanno più dove reperire la pasta di Fissan. Un'altra pagina importante, l'ennesima scritta da chi da ormai 70 anni detta legge a Genova, cui ci auguriamo che presto possano aggiungersi altri indimenticabili capitoli. Ringraziamo infine i nostri fratelli del Colectivo 95, presenti con noi in Gradinata e con i quali abbiamo trascorso un fantastico week end.

11/11/2007

Dieci anni ormai sono passati da quell’11 Novembre del 2007, quando un agente della stradale decise di interrompere per sempre la vita di un


ragazzo di 28 anni che ebbe semplicemente la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, lungo il tragitto per seguire la propria squadra verso Milano. Ebbene sì, quella Domenica di 10 anni fa la ricordiamo bene anche noi; ricordiamo il dolore e la dignità di una famiglia che ha da subito chiesto giustizia e di controparte ricordiamo benissimo anche che quel giorno, il sistema calcio, non si volle fermare ignorando in maniera viscida e scandalosa la tragedia che si era compiuta qualche ora prima in un’area di servizio, come se la vita di un tifoso, di un ragazzo, valesse meno di uno sporco meccanismo che poco o nulla ha più a che fare con lo sport e la passione della gente. Da quella Domenica tante cose cambiarono, ma solo per il mondo ultras ed il tifo in generale. Furono introdotte norme ancora più restrittive, come se la reale causa di quella tragedia fosse stata la passione che spinse Gabriele a mettersi in viaggio per amore della propria squadra, invece che il gesto scellerato di un pazzo in uniforme. Ebbene sì … la morte di un tifoso, di un ragazzo come noi, invece che provocare un sensato e quanto doveroso mea culpa da parte dello Stato e dei suoi rappresentanti, inasprì ancora di più la morsa della repressione nei confronti della passione e del tifo della gente, come se gli ultras ed i tifosi tutti, fossero gli unici e veri responsabili. Dieci lunghi anni sono passati da quel triste giorno e ognuno di noi ancora oggi riesce a rivivere le sensazioni di sconforto e tristezza provate alla notizia della morte di Gabriele; perché sì, è vero, nessuno di noi lo ha mai conosciuto di persona, ma ciascuno di noi riesce a rivedersi in quel ragazzo che, in una qualsiasi Domenica di Novembre, sciarpa al collo, partiva da Roma con i propri amici con l’unico intento di divertirsi e gridare al cielo la propria passione, ma che quel grido, dalla sua gola, non riuscì mai a partire. CIAO GABRIELE.


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