Fanzine numero 3 anno 2016

UN DERBY SPECIALE

Ci sarebbero mille aggettivi per definire il derby di sabato scorso, ma quello che abbiamo utilizzato nel titolo, sebbene possa sembrare banale, è quello che maggiormente lo rappresenta. E’ stato un derby speciale, senza dubbio. Non solo per il risultato, ma per tutto quello che c’è stato intorno, a cominciare dalla raccolta a favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal sisma di fine agosto grazie alla vendita di migliaia di bandierine blucerchiate. Un’idea nata diverse settimane fa e sviluppata con un impegno encomiabile grazie al lavoro dei vari gruppi che hanno aderito all’iniziativa. Un lavoro che ha visto prima la preparazione delle bandierine nelle settimane precedenti al derby, culminato poi con la raccolta pre partita che ha portato ad un grande risultato. A questo proposito ringraziamo tutti i Sampdoriani che hanno contribuito acquistando le bandierine e dando un aiuto concreto alla causa.

Speciale perché al nostro fianco c’erano i nostri gemellati portoghesi e veronesi coi quali abbiamo vissuto un week end intenso e all’insegna dell’amicizia fraterna; in questa occasione inoltre abbiamo avuto il piacere di avere qui con noi per la prima volta alcuni ragazzi della sezione lussemburghese del Colectivo 95.

Speciale, manco a dirlo, per il risultato, mai come questa volta fondamentale. Sì, perché ne venivamo da 2 mesi senza vittorie e da un periodo di crisi di risultati che ci aveva risucchiato nei pericolosi bassifondi della classifica. Di fronte a noi avevamo un avversario che sulla carta si presentava tosto, dipinto dalla faziosa stampa cittadina come una sorta di piccolo Barcellona. Sembravamo quasi le vittime sacrificali, tanto che il loro allenatore si era persino permesso di ironizzare sul valore della nostra squadra in occasione della conferenza stampa pre derby. Erano convinti di asfaltarci, invece come spesso è accaduto nella loro meschina storia si sono ritrovati il giorno dopo a far la fila nelle farmacie per acquistare un tubetto di pasta di Fissan, pomata che nel giro di poche ore è risultata introvabile in città.

Speciale, infine, perché oltre a mangiarceli sul campo lo abbiamo fatto anche sugli spalti, grazie a una splendida coreografia formata dalle bandierine vendute prima della partita e al tifo incessante di una Gradinata carica come dovrebbe essere sempre.

Gli ultimi due punti, la vittoria sul campo e quella sugli spalti, devono essere quelli da cui ripartire per guardare avanti con fiducia e cercare di condurre una stagione tranquilla.

Il risultato e la prestazione di mercoledì a Torino purtroppo hanno un po’ cancellato quanto di buono fatto dalla squadra nel derby, ma oggi ci aspettiamo una riscossa che deve far leva sull’apporto della Gradinata, che dovrà ruggire come fatto sabato scorso.

DI MALE IN PEGGIO! È notizia delle ultime settimane il fatto che sarebbe al vaglio della lega calcio una rivoluzione che investirebbe la programmazione delle partite del massimo campionato nel triennio 2018-2021.

In sostanza, presa coscienza della disperata situazione in cui versano le presenze negli stadi italiani, le eccelse menti che comandano il nostro calcio avrebbero pensato di rivolgersi a modelli

esteri, in special modo al sistema spagnolo e all’abusato modello inglese, vero faro dei nostri dirigenti in qualunque materia riguardante il football.

Quello che più ci colpisce non è tanto il prendere spunto da sistemi differenti, quanto più l’essere così ciechi da voler costantemente riferirsi ad altri modelli senza aver adeguatamente considerato le differenze socioeconomiche e soprattutto culturali che intercorrono tra le diverse nazioni.

Va considerato, tra l’altro, che di fronte ad un problema come questo, a nostro avviso, non si è neanche voluta fare una valutazione lucida delle cause che hanno condotto allo svuotamento degli stadi.

I giornali e tutti gli opinionisti continuano costantemente a martellarci sulla necessità di costruire nuovi stadi, perché quelli attuali sono fatiscenti e attirano poco l’appetito dei tifosi, questione senz’altro reale, ma chi vive dall’interno la realtà degli stadi, come facciamo noi, sa che le ragioni che hanno allontanato la gente dagli stadi sono altre e ben più gravi.

Potremmo parlare del caro-biglietti, un fatto già denunciato da tante tifoserie, tra le quali la nostra, oppure la difficoltà di procurarsi un tagliando senza dover ricorrere a procedure da ufficio del catasto, gli orari assurdi in giorni lavorativi delle partite e dulcis in fundo la tessera del tifoso che prima tutti acclamavano, poi qualcuno ha iniziato a comprenderne l’inutilità e la dannosità, ma come sempre nel nostro “bel paese” nessuno ha voluto eliminare.

Così arriviamo ai giorni nostri e a questo progetto della lega calcio, che eliminerebbe le partite domenicali alle 15 suddividendo i turni di campionato in questo modo: sabato alle 15, alle 18 e alle 20,45, domenica alle 12.30, alle 18 e alle 20.45 e gran finale al lunedì alle 20.45.

La notizia è di dominio pubblico da tempo, ma chi non si fidasse delle nostre parole può consultare il portare calcioefinanza.it e vi ritroverà i dati così come ve li abbiamo proposti.

Questo però non è tutto e a dirla francamente non è neanche la parte peggiore.

Tra le altre idee si parla di non trasmettere più tutte le partite in diretta.

In sostanza, invece di risolvere i problemi che hanno causato l’allontanamento dei tifosi dagli stadi e addirittura il disamore di molti

appassionati per il calcio, come riportavamo in un articolo della nostra Fanzine di un paio di anni fa, si è preferito passare alle maniere forti, cercando di stanare la gente dalle case nelle quali lega calcio e televisioni li avevano praticamente costretti, tagliandogli gli eventi televisivi.

Non vai allo stadio? Allora ti elimino la possibilità di vedere un certo numero di partite così sei costretto a venire allo stadio alle nostre condizioni, che ti piacciano o no.

In Inghilterra gli stadi sono pieni perché hanno volutamente eliminato le masse popolari dagli stadi imponendo prezzi altissimi e tuttavia le condizioni retributive di tanti cittadini sono enormemente più elevate di quelle che oggi possiamo riscontrare in Italia. Non possiamo copiare quel modello perché, semplicemente, non abbiamo niente a che fare con la condizione economica e la cultura calcistica che oggi si afferma nel Regno Unito. Non si può riportare la gente negli stadi italiani unicamente stravolgendo gli orari delle partite e negando alcune dirette televisive, perché siamo diversi negli orari lavorativi, nelle condizioni economiche rispetto ai modelli ai quali si fa riferimento. La realtà comunque è un’altra e qui sveliamo gli altarini che stanno alla base del progetto di lega calcio e televisioni: le motivazioni di questa cosiddetta “riforma” ci dicono che così si andrebbe ad avvantaggiare la Lega di serie B e la Lega Pro che occuperebbero il palinsesto della domenica alle 15, ma crediamo non serva una grande capacità di analisi per capire che diluendo le partite di serie A in orari tutti diversi e avendo le partite delle altre leghe alla domenica alle 15, l’offerta andrebbe a coprire ogni buco, trasformando ancora di più il tifoso in un pollo da spennare con una programmazione sempre più folle ed insensata.

Volete davvero riportare i tifosi allo stadio? Allora eliminate la tessera del tifoso, consentite a chiunque di poter comprare i biglietti ai botteghini degli stadi, abbassate i prezzi dei biglietti e riportate tutte le partite alla domenica alle 15, allora forse avremo meno gente davanti alla tv e più tifosi sugli spalti.

Ma forse questo non vi conviene e così mascherate di buoni propositi ogni vostra decisione, celando l’obiettivo di trarre ancora maggior profitto per il dorato mondo che avete costruito , dietro al messaggio ipocrita di riportare i tifosi allo stadio: “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, come ci insegnò Il principe Tancredi nel Gattopardo, principio di cui da sempre fate tesoro.