Nr. 06 - FEBBRAIO 2020
F
RIV
LE GRANDI SFIDE Dakar Africa Eco Race
Chevrolet Silverado
Nissan Navara
chefoto
questo mese
FUO FUO
RIVISTA UFF
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notizie
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racing
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novità
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storie
ALLEANZA IN NOME DELL’AMBIENTE
ALLEANZA IN NOME DELL’AMBIENTE
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RIVISTA UFFI PROFUMO D’AFRICA
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CHEVROLET SILVERADO SUZUKITUBE
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novità
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regioni
UNA BEFANA OFF ROAD
ANNO NUOVO... TRIAL NUOVO!
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racing
LA MIA DAKAR
NISSAN NAVARA OFF-ROADER AT32
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calendari
notizie
FIF sempre più vicina al rispetto dell’ambiente
Alleanza in nome dell’ambiente
Siglato un importante accordo tra FIF e ANTA (Associazione Nazionale Tutela Ambiente) che pone l’attenzione sul rispetto della natura e sulla tutela di territorio e ambiente
Lo
abbiamo scritto più volte: il 2019, l’anno che ci siamo lasciati alle spalle da poco, per la Federazione Italiana Fuoristrada è stato l’anno del cambiamento. Tra le molte novità che sono state messe in atto (altre sono in attesa di concretizzarsi a breve) va segnalata, e sottolineata in rosso, la firma di una importante collaborazione tra la FIF e l’ANTA, Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente. Per la Federazione l’attenzione al rispetto e alla tutela del territorio e dell’ambiente sono una priorità, un aspetto di grande valore, e questa collaborazione ne è un ulteriore conferma I contenuti di questo accordo spaziano su molteplici fronti, a cominciare naturalmente dalla promozione per lo sviluppo di iniziative atte a salvaguardare e valorizzare il territorio, alla formazione su tematiche ambientali, senza sottovalutare la mobilità sostenibile e il risparmio energetico, temi “caldissimi” in questo periodo storico. Tutto ciò arrichirà di contenuti i settori di
attività della FIF quali raduni, sport, scuola guida fuoristrada, con lo scopo evidente di far diventare i fuoristradisti dei veri controllori ambientali. Infatti, in comunicazione diretta con la centrale dell’ANTA, i soci FIF avranno la possibilità (e il dovere) di denunciare qualsiasi abuso o vilipendio all’ambiente i cui dovessero incorrere durante le loro escursioni e attività varie. Tutti indieme i soci FIF sono una forza dirompente. E tutti insieme si potrà meglio diffondere la cultura e la valorizzazione dei beni ambientali, non solo sul territorio, ma anche attraverso congressi, convegni e forum specifici. La collaborazione con ANTA sarà inoltre estesa al settore della comunicazione, attraverso le rispettive strutture editoriali, sia on line che cartacee. L’accordo, firmato dal Presidente FIF Marco Pacini e dal Presidente ANTA Ennio Maccari, prevede tra l’altro che i tesserati fuoristradisti potranno partecipare alle attività congiunte come soci ANTA e si potranno inoltre iscrivere ai corsi qualificanti come ispettori ambientali.
ANTA (Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente) è stata costituita in Italia nel 1987 e da oltre trent’anni agisce su tutto il territorio nazionale con Sedi Regionali, Provinciali e Comunali con oltre 75.000 soci iscritti, di cui circa 500 con attività e funzioni di Guardie Ambientali Volontarie con riconoscimento Prefettizio
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Questa immagine ritrae il super-campione americano Bryce Menzies impegnato, il 3 febbraio, in un difficile passaggio della gara riservata agli UTV nell’ambito del “King of the Hammers”, un mega evento “full off road” che ogni anno (e per parecchi giorni) raduna il meglio del fuoristradismo made in USA. Ne parleremo ampiamente sul numero di marzo di fuoristrada4x4 Fotografia Art Eugenio/red Bull Content Pool
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Prodotto negli stabilimenti Boehringer (Goppingen) nel 1949 come esemplare di preserie, questo Unimog è spinto da un motore Mercedes-Benz OM 636 diesel di 1.700 cc per 25 cavalli di potenza. Jan Peters, un giornalista di Amburgo, lo ha ereditato dal padre e si è occupato di un radicale e riuscito restauro che lo occupato per parecchio tempo. Terminato il restauro, pochi mesi fa Peters si è reso protagonista di un lungo tour (oltre 1.000 chilometri) attraverso la Germania per raccogliere fondi a favore dell’associazione “Amici dell’Hopsice di Dithmarschen”
foto Negli ultimi giorni del 2019 Jaguar Land Rover ha formalizzato l’acquisto Bowler, prestigiosa “factory” inglese specializzata nella preparazione di veicoli off road speciali e da competizione. La Bowler, ora incorporata nella Special Vehicle Operations di L. Rover, era stata fondata nel 1985 da Drew Bowler ed è senza dubbio uno dei brand di riferimento nel settore. L’azienda da molto tempo collaborava con successo con JLR, realizzando eccellenti vetture quali la Defender Challenge by Bowler (2014-2016) della foto
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Sulla scia del successo del 2019 Yamaha Motor Europe lancia anche per il 2020 la YXZ1000R European Cup. I piloti/clienti potranno raccogliere punti nelle varie gare dei campionati nazionali e per i migliori ci sarĂ a fine stagione una Super-Finale che, come lo scorso anno, sarĂ organizzata a Baja Portalegre, in Portogallo. Maggiori informazioni sul regolamento della European Cup sono presenti al sito Yamaharacing.com
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La Citroen 2CV, una vera icona che, a partire dal 1948, avrebbe motorizzato l’Europa. La sospensione a ruote indipendenti della piccola Citroën era talmente morbida e confortevole da permettere alla 2CV di viaggiare su ogni tipo di terreno con un livello di comfort ben sopra la media. I tecnici di Citroën riuscirono a raggiungere l’obiettivo di non limitare la morbidezza della vettura e garantire al contempo una notevole tenuta di strada, grazie ad una inedita sospensione a interazione (tra le ruote davanti e le posteriori) con grandi molle elicoidali laterali, ammortizzatori a frizione e “battenti a inerzia”, ovvero dei cilindri fissati a ciascuna ruota contenenti un peso in grado di spostarsi verticalmente in un liquido che ne frena le oscillazioni
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racing
Dall’abitacolo di Andrea Schiumarini
LA MIA DAKAR
I segreti di questa nostra Dakar? Il sorriso, che non abbiamo mai perso in nessuna occasione, e la determinazione per raggiungere un risultato sperato e non di certo scontato di Laura Doria e Andrea Schiumarini
Foto Duda Bairros
la mia dakar
Partecipare
alla Dakar, il rally raid più famoso al mondo, è ancora oggi considerato quasi una pazzia. Chi partecipa è un avventuriero, pronto a sfidare, a velocità folli, le dune dei deserti più belli e difficili. Ogni edizione quindi, piloti ufficiali e privati si ritrovano sulla linea di partenza per affrontare una delle ultime vere avventura del motorsport. Andrea Schiumarini, pilota romagnolo, di Dakar ne ha concluse due consecutive. Dopo il debutto in Perù del 2019, ha replicato quest’anno, quando la gara è andata per la prima volta alla scoperta dei paesaggi dell’Arabia Saudita. Alla guida di un Mitsubishi Pajero WRC+ e navigato da Enrico Gaspari, Schiumarini ha saputo concretizzare ciò che per tanti piloti è non solo un sogno, ma un vero e proprio progetto sportivo, che richiede determinazione, preparazione e professionalità. È stata infatti proprio la determinazione a portare Andrea sulla linea di partenza anche per questa edizione, tutt’altro che facile per la tipologia di percorsi e di terreno. E questo è il racconto della sua Dakar 2020. “Quando siamo partiti ero scettico sul nuovo percorso in Arabia Saudita, ma allo stesso tempo contento di visitare un territorio nuovo. I paesaggi si sono rivelati meravigliosi e spesso sembrava di essere in parte di un documentario. Rocce dalle forme curiose spuntavano dalla sabbia, creando scenari surreali, che al tramonto si coloravano di rosso, rendendo tutto incredibilmente unico. La Dakar però è una gara ed il territorio, se pur bellissimo, è stato impegnativo da attraversare. La prima settimana – prosegue Schiumarini
La Dakar 2020 è partita il 5 gennaio da Jeddah e si è conclusa il 17 gennaio ad Al-Qiddiya. Dopo l’Africa e l’America, il Rally Raid più famoso è approdato in Arabia Saudita per il suo terzo capitolo. Oltre 8000 chilometri di percorso in 12 tappe per 351 equipaggi presenti al via, suddivisi tra categorie auto, camion, SSV e moto. Nella categoria auto ha vinto il 58enne spagnolo Carlos Sainz, alla guida della Mini del team X-Raid. Per lui terza vittoria in questa gara, dopo quelle conquistate nel 2010 e 2018. Medaglia d’argento per il campione uscente, il qatariota Nasser al Attiyah alla guida di una Toyota. Terzo posto per il francese Stephane Peterhansel su Mini, che ha così conquistato il 13esimo podio “dakariano” della sua incredibile carriera. Questi tre piloti si sono dati battaglia per tutte le 12 prove, sempre con pochi minuti di scarto l’uno dall’altro. Per l’exFormula 1 Fernando Alonso, su Toyota, solo il 13° posto
la mia dakar
Carlos Sainz: “Sono molto, molto contento. Ci è voluto tanto duro lavoro, allenamento e giorni di test con la squadra per raggiungere questo risultato. La gara è stata incredibile per noi piloti e sono servite concentrazione e duro lavoro fin dal primo giorno. E’ difficile da immaginare ma credetemi, è stato un rally velocissimo e ora voglio solo godermi il successo”
– abbiamo affrontato percorsi caratterizzati da terreni rocciosi alternati a sabbia, wadi di ghiaia con tantissime pietre nascoste e piste veloci che spesso celavano micidiali imprevisti. Il nostro Pajero si è quindi trovato ad affrontare grosse sollecitazioni e le piste, scavate dai camion che ci precedevano, diventavano giorno dopo giorno più insidiose. Il nostro obiettivo era ovviamente concludere la Dakar e per questo abbiamo gestito la velocità per non compromettere la meccanica. I primi problemi in gara eravamo comunque in grado di risolverli da soli e con relativa tranquillità. La preparazione che abbiamo seguito durante i mesi passati è stata un fattore importantissimo per poter affrontare al meglio ogni imprevisto durante il rally. Ci siamo trovati spesso a navigare di notte, dove i dettagli del percorso risultavano ancora più difficili da individuare… era quasi un allenamento per imparare ad interpretare le peculiarità di questi terreni che si sono rivelati sempre molto insidiosi. La gara non è stata per niente facile ed i primi giorni di prove speciali si sono rivelati solo un “assaggio” di una Dakar 2020 che gli organizzatori stessi ci avevano annunciato sarebbe stata un ritorno alle origini, a quel rally raid che non perdona errori ed inesperienza. Abbiamo dato il 100% delle nostre possibilità, trovando il giusto equilibrio tra velocità e rispetto del veicolo, perché in fin dei conti era lui che doveva portarci al podio di Qiddiyah. L’agognato giorno di riposo a Riyadh è passato veloce con i meccanici impegnati a rimettere a nuovo il Pajero mentre e Enrico ed io ci siamo preoccupati principalmente di sistemare tutte le attrezzature di bordo in vista della seconda parte della Dakar, dove era necessario entrare in “modalità deserto”. Da tanti era considerata la parte più temibile, mentre per noi era il terreno ideale, dove potevamo dare il massimo e divertirci.
Nasser Al-Attiyah: “Sono abbastanza contento, abbiamo fatto un ottimo lavoro per finire secondi anche se avremmo voluto vincere. Abbiamo fatto un paio di errori e subito un sacco di forature, ma alla fine sono soddisfatto. Sono veramente felice che si corra qui e tornerò l’anno prossimo per vincere… ci serve solo un po’ più di fortuna”
Foto Eric Vargiolu DPPI - Red Bull Content
la mia dakar
Stephane Peterhansel: “E’ stata una Dakar un po’ inusuale per me, abbiamo deciso all’ultimo il cambio di co-pilota e mi sono gettato nella corsa con Paulo Fiuza senza aver mai provato insieme. Sono soddisfatto del terzo posto, molto più di quello che mi sarei aspettato alla partenza. I due equipaggi davanti a noi sono stati velocissimi e non hanno commesso errori di navigazione. Non avremmo potuto fare di meglio”
Foto Marcelo Maragni - Red Bull Content
E l’adrenalina è salita la massimo quando siamo entrati nel Rub’al-Khali, il “quarto vuoto” e secondo deserto più grande al mondo, con dune spettacolari e un tipo di sabbia davvero insidioso. Lo strato più superficiale di questo territorio è infatti formato da uno strato compatto dove è possibile correre velocemente. Però, una volta rotta questa sottile crosta la sabbia diventa molle e le ruote sprofondano immediatamente. Per evitare di insabbiarsi bisogna quindi spingere sull’acceleratore per riportare il veicolo in galleggiamento… e non è stato sempre facile. La tappa più difficile e insidiosa è si è rivelata la “Marathon” – continua Andrea – che non prevedeva l’assistenza al bivacco. Qui abbiamo iniziato ad avvertire la stanchezza delle notti insonni, dei chilometri sulle spalle e della tensione di tanti giorni di gara. Nella tappa numero 11 (che chiudeva la maratona desertica) era necessario non avere cali di tensione e concentrarci ed evitare errori. Invece, al chilometro 80 della speciale siamo violentemente saltati da una duna e la ruota sinistra è stata letteralmente divelta verso l’esterno. In quel momento, a bordo del Pajero è calato un silenzio irreale. E mentre noi iniziavamo a lavorare sulla vettura è pure sopraggiunto un elicottero, che ha iniziato a “curiosare” su di noi. In questo frangente siamo stati bravi: abbiamo allestito una sorta di “sala operatoria” in mezzo alle dune, con un telo steso sulla sabbia per non perdere nessun pezzo, in attesa dell’arrivo del camion assistenza con Ricky Rickler e Buran Dragos. Dopo tre ore e mezza siamo riusciti a rimetterci in marcia, per poi chiudere la tappa a soli 25 minuti dal tempo limite.
Fernando Alonso: “Siamo felici di essere qui. Questa è la gara più dura del mondo e l’abbiamo conclusa al nostro primo tentativo. Avevo la migliore squadra intorno a me, i ragazzi della TOYOTA GAZOO Racing e Marc Coma in macchina al mio fianco. Penso che è grazie a loro che abbiamo concluso la gara al primo tentativo. Sono davvero grato e mi sono davvero divertito nelle ultime due settimane “
la mia dakar La seconda parte di questa Dakar si è rivelata durissima e ci ha fatto vivere un vero calvario con diversi problemi meccanici: cambio, frizione, motorino d’avviamento e braccetti. Però, siamo arrivati all’ultima giornata e nonostante questo non abbiamo mai perso il sorriso e quella determinazione che solo una Dakar può mettere a dura prova. Quando intravedi l’arrivo non devi mollare e anche l’ultima tappa verso Qiddiyah è stata una prova tutt’altro che facile, con una navigazione impegnativa, con note ogni 500 metri ed innumerevoli direzioni da seguire. Prima dell’arrivo poi la mini-speciale di 13 chilometri, la “Qiddiyah Trophy” dove abbiamo conquistato il 26 posto in classifica. E anche la mia Dakar 2020 si è chiusa. Due partecipazioni e due arrivi! Per un pilota privato – conclude il driver romagnolo – si tratta di un risultato importante, una conferma della bontà di tutto il lavoro fatto in diversi mesi di allenamento e preparazione. Lavoro svolto grazie all’aiuto di tutta la squadra di R-TEAM. Alla fine le tensioni finalmente si allentano e il passaggio sul podio, tutti a bordo del Pajero, è stata la parte più emozionante di una gara davvero impegnativa. Chi dentro e chi sopra, siamo saliti insieme in pedana. Un team manager visibilmente sorridente, i “supermeccanici” che hanno passato nottate intere a lavorare, i ragazzi dell’assistenza veloce sempre pronti ad aiutarci e piloti meno fortunati di noi che non hanno visto il traguardo. Quali sono stati i segreti di questa nostra Dakar? Il sorriso, che non abbiamo mai perso in nessuna occasione, e la determinazione per raggiungere un risultato sperato e non di certo scontato: metterci al collo la medaglia con il Tuareg dove è inciso “Dakar 2020 Finisher”.
Joan “Nani” Roma: “Quest’anno ciò che mi “motiva veramente” è contribuire allo sviluppo del progetto Borgward. So che la macchina ha bisogno di un po’ di tempo per arrivare dove vogliamo, ma ho deciso di far parte della squadra. Questa decisione significa assumersi delle responsabilità; quindi, guardi la classifica generale in modo diverso. Sapevamo fin dall’inizio che siamo venuti qui per contribuire allo sviluppo della macchina, quindi abbiamo dovuto rimandare temporaneamente le ambizioni per i risultati. Verranno, ma ci vorrà del tempo”
la mia dakar
Andrea Schiumarini ed Enrico Gaspari hanno chiuso la gara impiegando un tempo totale di 92 ore 30 minuti e 14 secondi, classificandosi al 53° posto in categoria AUTO e all’11° posto in categoria T1 PROTO DIESEL AT 4X4
Foto Marcelo Machado de Melo
racing
AFRICA ECO RACE 2020
PROFUMO D’AFRICA Anno dopo anno l’Africa Eco Race riscopre i tracciati e le tappe della vecchia e mitica Parigi-Dakar e, assieme a questi, lo spirito d’avventura che ha costruito il mito delle gare africane di Elisabetta Caracciolo fotografie di Jorge Cunha e Alain Rossignol
profumo d’africa
Renè Lo Scania dell’ungherese Karoly Fazekas, terzo assoluto a Dakar
Metge, il campione francese da oltre trent’anni ideatore di alcune delle gare più belle e leggendarie del panorama internazionale (Dakar, Parigi-Mosca-Pechino, Transorientale, Hurricana in Canada) quest’anno l’ha pensata proprio bene. E’ ritornato sul suo vecchio territorio, verso l’est della Mauritania, portando finalmente la carovana del rally a Tidijkja, una delle città mito della vecchia Dakar. E la dodicesima edizione dell’Africa Eco Race è stata senza dubbio la più difficile. A detta di tutti i presenti, piloti e non, infatti, la gara è stata ideata prima e disegnata poi, in modo diverso, creando alcune difficoltà che nelle edizioni precedenti non si erano evidenziate. Fino a quest’anno la mancanza di una strada asfaltata aveva impedito all’organizzazione della AER di spingersi fino a là. Ma le autorità mauritane (che dal momento in cui ASO ha voltato loro le spalle hanno adorato Jean Louis Schlesser, il patron dell’Africa Race, e il suo evento) hanno fatto di tutto per permettere alla gara di poter raggiungere la regione di Tagant. A testimoniare la determinazione dei mauritani il briefing della sera prima, a Aidzidine, quando proprio Renè aveva annunciato che la strada, totalmente ricoperta di sabbia e di dune, sarebbe stata ripulita dagli operai della provincia, messi a disposizione dal Governo. La mattina seguente tutte le assistenze si sono trovate ad affrontare una strada bellissima, suggestiva e panoramica, incredibilmente ricoperta di sabbia rossa… E in più di qualche occasione i furgoni e i camion sono rimasti in fila, aspettando che le ruspe ripulissero l’asfalto, consentendo a tutti di passare.
I francesi Benoit Fretin e Cedric DuplĂŠ, primi della classe SSV con il loro Can Am
profumo d’africa
In questa avvincente gara africana, la sorpresa non è venuta solo dai camion ma anche degli SSV, in grado anche loro di vincere qualche tappa. Va detto che per i side by side l’organizzazione quest’anno aveva studiato una classifica apposita, denominata SSV Xtreme Race, ma è stato bello comunque mescolare i risultati e vedere chi andava più forte a seconda dei fondi e dei territori attraversati
Nessuno si è lamentato perché tutti eravamo coscienti che stavamo “riconquistando” qualche cosa, una ricchezza perduta, un luogo ormai quasi abbandonato dove le gare non passavano più dal lontano 2005, quando vi transitò la Barcellona Dakar in una delle edizioni più tristi per la scomparsa di Fabrizio Meoni, proprio qualche tappa dopo Tidijkja. Il percorso dunque, e le sue difficoltà di navigazione, si è rivelato il grande protagonista dell’edizione 2020… ma a dare una mano importante al ”reparto complicazioni” ci ha pensato il meteo. Freddo e vento non hanno mai abbandonato il gruppo e solo sul Lago Rosa, per la prima volta, si sono superati i 35 gradi. Per il resto è stato un avvicendarsi di sottozero, nelle prime tappe in Marocco, di 5 o 6 gradi, mentre si scendeva in Mauritania e di un unico, temerario, + 18 nel Paese che ha racchiuso il maggior numero di tappe quest’anno. La battaglia sportiva e agonistica, aiutata probabilmente da tutto quello di cui abbiamo appena scritto, è stata bellissima e fino alle ultime tappe il nome del vincitore è rimasto in sospeso. Ma, curiosamente, l’equilibrio si è sviluppato non una unica categoria, ma addirittura e per la prima volta, tra auto e camion. Ebbene sì, se la Dakar degli anni Novanta ci era andata vicina, quando i Daf di De Rooy e gli italiani Perlini sfioravano il podio di tappa, l’Africa Race del 2020 ha finalmente realizzato il sogno proibito dei camionisti. In più occasioni i camion Scania e Iveco si sono abbarbicati sul gradino più alto del podio. Un successo senza precedenti, dettato soprattutto da un terreno di gara duro, talmente duro e sassoso, e pieno di insidie,
Patrick e Lucas Martin, che hanno portato al successo assoluto un buggy Tarek motorizzato Mercedes
profumo d’africa
Con le dune non si scherza… ne sanno qualcosa i russi Levitskii e Dolgov (GAZ)
saliscendi, spaccature e oued, che i piloti auto erano costretti a levare il piede, laddove quelli del camion acceleravano come se non ci fosse un domani. E sì che i camion all’Africa Eco Race hanno la limitazione imposta a 150 km/h (contro i 140 km/h della Dakar) ma se abbassi il piede sul pedale dell’acceleratore al via e lo rialzi al traguardo, si fa presto a battere tutti i record! Nell’ ultima tappa in Marocco, la SmaraDakhla di 427 chilometri il primo al traguardo, il camion Iveco di Igor Bouwens, ha ottenuto un tempo di 3h36’, che tradotto significa una media di 131 km/h...il tutto senza mai superare i 150 chilometri orari. Incredibile davvero. In realtà questa è stata l’unica tappa così veloce, ma i camion in compenso hanno vinto quattro delle undici tappe previste, anche se, a onor del vero, Bouwens ha vinto anche la speciale sul Lago Rosa, che non valeva però ai fini della classifica assoluta del rally. La vittoria finale, calcolata sulla classifica che metteva insieme auto e camion, è andata a Patrick e Lucas Martin, che hanno portato in gara un buggy Tarek, motorizzato Mercedes. Questo buggy Tarek ha ormai poco del famoso Tarek che vide la luce negli anni Duemila, creato da Stephane Henrard e motorizzato Volkswagen. I mezzi in questo 2020 erano due, entrambi della B2F Competition, e all’interno di entrambi c’era una coppia formata da padre e figlio. I due vincitori appunto, e poi Yves e Jean Fromont, che hanno combattuto duramente con i loro avversari ma sono stati poi rallentati da un guasto meccanico in Mauritania e sbattuti più in basso in classifica. Sono comunque secondi nella classifica auto anche se davanti a loro, nella graduatoria
profumo d’africa
“mista”, ci sono i due Scania ungheresi di Miklos Kovacs e Karoly Fazekas, quindi il Can Am di Benoit Fretin e Cedric Duplé, primo SSV al traguardo e vincitore della classifica speciale SSV Xtreme Race. Viene poi il Tatra, quindi ancora camion, del solitario Tomas Tomecek e ancora due Can Am e un camion Man. A difendere i colori italiani quest’anno c’erano tre veicoli: il Nissan Patrol di Stefano Rossi e Alberto Marcon, e due SSV, lo Yamaha di Gianluca Tassi - Angelo Montico e il Polaris di Roberto De Muri - Camillo Del Zotto. Tutti e tre hanno raggiunto il traguardo e se Tassi - Montico (bravissimi) hanno chiuso in settima posizione nella Xtreme Race, gli altri hanno sofferto un po’ di più. Stefano Rossi aveva disputato una splendida gara, forse la migliore delle tre Africa Race corse fino ad oggi, fino alla penultima tappa, quella che portava tutta la carovana del rally da Tidijkja a Idini. Ma quel giorno ne sono successe davvero di tutti i coloro, e non solo per l’equipaggio italiano ma per tutta la carovana. Il via è avvenuto con il buio, per la prima volta, in quanto tutti i piloti dovevano percorrere 77 chilometri di trasferimento prima di entrare in Prova Speciale, che era poi la più lunga e sicuramente decisiva, di tutta la gara. 499 chilometri difficili e impegnativi, talmente impegnativi che già nei primi cinquanta chilometri si è verificata una vera falcidia. Niente di troppo grave, ma erano caduti motociclisti uno dopo l’altro e gli elicotteri (tre di servizio sulla gara) si sono ritrovati a fare la spola fra ospedali, bivacco e speciale e, con il passare delle ore, non sono più riusciti a seguire la gara come i requisiti di sicurezza avrebbero voluto.
Il velocissimo camion Iveco di Igor Bouwens, capace della media di 131 km/h sui 427 chilometro della tappa Smara-Dakhla
profumo d’africa
Secondo assoluto al traguardo finale Miklos Kovacs, qui insabbiato con il suo Scania
A quel punto Jean Louis Schlesser ha riunito il suo staff e ha deciso di fermare tutti i concorrenti al CP2, esattamente a metà speciale, dopo circa 251 chilometri. Il traguardo del settore selettivo è stato fissato lì, ma per rientrare al bivacco di Idini non c’era altra soluzione che proseguire la speciale, seppure senza controllo cronometrico. E’ stato forse il momento più pericoloso di tutta la gara perché i piloti hanno in parte perso concentrazione e si sono messi in viaggio, su una speciale neutralizzata, in tutta tranquillità. Non si sono resi conto che la velocità andava mantenuta comunque alta e così, con un’andatura rallentata in molti si sono fatti sorprendere dal buio. Alle 19,30 al bivacco mancavano ancora moltissimi concorrenti. Con il buio si sono ritrovati a fare i conti anche Rossi-Marcon (ma ciò sarebbe avvenuto anche se fossero stati in gara visto che erano partiti più tardi) ma il problema del trip che non funzionava e un piccolo guasto temporaneo al GPS li hanno portati fuori strada, anche se di pochissimo, spingendoli su un cordone di dune, laddove avrebbero dovuto invece passare nel mezzo, su una pista più sicura. I due, nel buio più totale non hanno visto un piccolissimo avvallamento e ci sono finiti dentro, a meno di 30 chilometri all’ora, ma tanto è bastato per farli dondolare e poi ricadere sul tetto. Purtroppo in quella zona non è passato più nessuno e i due hanno dovuto dormire all’interno della speciale e aspettare l’intervento degli aiuti la mattina dopo. Peccato! I due italiani si erano conquistati un terzo e un quarto tempo di speciale e stavano davvero andando benissimo. A causa di questo problema hanno perso parecchie posizioni, scivolando sino alla settima piazza tra le auto sul traguardo di Dakar.
Gli sfortunati Fromont-Fromont, in lotta per l’assoluto finchè non sono stati rallentati da un guasto al loro buggy
racing
Campionato Italiano Trial 4x4 2019
ANNO NUOVO….. TRIAL NUOVO! Durante la stagione agonistica corri… ma con la mente devi già essere proiettato a programmare e definire gli obiettivi di quello successivo Fotografie Giuseppe Pierdicca
anno nuovo… trial nuovo!
Il
campionato italiano di trial 4x4 2019 ormai ce lo siamo buttato alle spalle, le vetture dei vari concorrenti sono da tempo “sotto i ferri” in caldi garage, per i miglioramenti in vista della stagione 2020. Eh sì, perché per chi ama il motorsport in generale non c’è mai tregua: durante la stagione agonistica o corri o modifichi la vettura… e così, già nelle fasi finali di un campionato ancora in corso, devi già essere proiettato a programmare e definire gli obiettivi di quello successivo… e così via. Il 2019 è stato un anno difficile e interlocutorio. Il Campionato Italiano Trial 4x4 si è disputato per lo più al centro-nord Italia, scandito da 7 gare tra i territori dell’EmiliaRomagna, la Toscana, le Marche e l’Abruzzo e interrotto a metà dal Campionato Europeo (corso nella lontanissima foresta finlandese) che, come consuetudine, divide l’anno trialistico in due trimestri. In totale sono stati 38 gli equipaggi totali che nelle 5 categorie (Originali, Standard, Modificati, Pro-Modificati e Prototipi) si sono sfidati senza risparmiarsi. Che dire? Ogni anno, come accade ormai da parecchio tempo, si alza sempre un po’ di più l’asticella del limite di preparazione, dei passaggi spettacolari, di sfide combattute fino all’ultima penalità. Perché il trial è uno di quegli sport motoristici dove ogni dettaglio
anno nuovo… trial nuovo!
può essere essenziale per giungere alla vittoria, dove un piccolo miglioramento può diventare fondamentale per la scalata di una parete rocciosa o per un “burn out” nel fango. E allora succede che macchine dalle sembianze sempre più trasgressive lascino a bocca aperta il pubblico (sempre più numeroso) di queste prove spericolate. Auto in cui, sotto le mentite spoglie di “rottami infangati”, si celano fini elaborazioni, tecnologia e innovazione, in grado di fare impallidire le più blasonate auto da corsa stradale, perché quando sei su un impervio terreno montano tutto è portato al limite fisico e meccanico. Nel 2019 si è finalmente ritrovato un po’ di entusiasmo e di competizione tra le vetture Originali, categoria ultimamente poco popolata ma nota per epiche sfide. Ha primeggiato Davide Alfatti con il suo Mistubishi, grazie alla sua costanza nella partecipazione a tutte le gare stagionali. Più discontinui gli altri concorrenti che non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa. Più accesa la battaglia nella categoria Standard, dove da qualche anno assistiamo allo strapotere dei Defender gialli preparati da Euroturbo. Ad avere la meglio nel 2019 è stata la coppia formata da Michele Stacchiotti e Ludovico Urbisaglia al primo successo
anno nuovo… trial nuovo!
in un Campionato Italiano in virtù di cinque vittorie di tappa consecutive. I due si sono lasciati alle spalle il loro mentore fuoristradistico Fabio Silvi, navigato da Simona Biagi, che hanno pagato un po’ di rotture a inizio anno e qualche distrazione di troppo. Al terzo posto hanno chiuso Giuseppe Galletti e Michele Mancinelli, che hanno visto sfumare la seconda posizione all’ultima gara; hanno disputato un buon campionato (vincendo anche la loro prima gara) peccando forse un po’ di inesperienza che gli ha fatto perdere un filo di tranquillità nella gestione della gara. Dietro gli altri, a spartirsi le briciole di ciò che rimaneva. Buone prestazione per i nuovi arrivati Gambelli- Cavallieri e per i fratelli Purzycki, che si sono ben inseriti nella battaglia. La categoria Modificati ha incoronato campioni Mario Toselli e il padre Umberto. I due, nonostante il cambio di macchina da Suzuki Samurai a Suzuki Jimny, hanno guadagnato un gruzzolo di punti nelle prime gare, che hanno amministrato con saggezza nel proseguo della stagione, grazie anche all’incostanza e ai continui ritiri degli avversari. Nulla hanno potuto i pur competitivi Ezio Casadei e Giorgio Venturi, che hanno comunque conquistato il secondo gradino del podio davanti a Alessandro Melotti e Barbara Tosi.
anno nuovo… trial nuovo!
Classifiche Campionato Italiano Trial 2019 ORIGINALI 1) ALFATTI 2) STEFANELLI - GASPERONI 3) STECCA - ROSSI STANDARD 1) STACCHIOTTI - URBISAGLIA 2) SILVI - BIAGI 3) GALLETTI - MANCINELLI MODIFICATI 1) TOSELLI - TOSELLI 2) CASADEI - VENTURI 3) MELOTTI - TOSI PRO-MODIFICATI 1) CARATTONI - BARTOLINI 2) FIUMANA - PASINI 3) SCARPA - FERRINI PROTOTIPI 1) BRANDI - CORAZZINI 2) BRUNETTI - MALVOLTI 3) FATTORI - FATTORI
E’ da un paio d’anni che si assiste ad un’asprissima battaglia nella categoria Pro-Modificati, con Fabio Fiumana e Davide Carattoni (entrambi romagnoli) a dettare legge. Con una perfetta alternanza nelle vittorie, il testa a testa tra i due è andato avanti durato fino all’ultima prova. Alla fine ha trionfato la coppia sanmarinese formata da Davide Carattoni e Francesco Bartolini, che hanno dimostrato di aver consolidato una buona maturità nella gestione del campionato. Secondi Fabio Fiumana e Karin Pasini, che hanno pagato la falsa partenza di stagione, dovuta anche dal cambio di motore della vettura. Chiudono il podio i veterani Luca Scarpa e Stefano Ferrini, che purtroppo non sono riusciti a partecipare a tutte le competizioni. Infine gli spettacolari Prototipi, tra i quali hanno primeggiato i veterani Primo Brandi e Simone Corrazzini, al loro ennesimo titolo tricolore. Secondi, piuttosto distaccati, Claudio Brunetti e Lucio Malvolti, che hanno mostrato una grande regolarità, riescono in tutte le gare a portare a casa un buon gruzzoletto di punti. Terzi, con solo tre gare all’attivo, sono stati Yuri Fattori con il babbo Loris mentre altri concorrenti hanno partecipato in modo troppo sporadico per potersi dire competitivi.
novità
Novità in casa Chevrolet
Arriva Silverado! Due motori benzina V8 da grandi prestazioni e un inedito turbodiesel 3.0 da 277 cavalli (sicuramente più appetibile per il mercato di casa nostra) per il lancio anche in Italia dell’iconico pickup a stelle e strisce
Immagine poster da thegreatwesternmovies.com
arriva Silverado!
Silverado
è un paese, la destinazione di un gruppo di coloni decisi a dare una svolta alle loro esistenze. Il paese però non è propriamente un paradiso, anzi. Non passa giorno che la banda di criminali capeggiata dall’allevatore di bestiame McKendrick non terrorizzi la popolazione con scorrerie di ogni tipo… Beh, fermiamoci qui. Perché se volete scoprire come andrà a finire a Silverado vi tocca ritrovare un vecchio dvd, quello di una bellissimo film western del 1985, diretto da Lawrebce Kasdan, che si chiamava appunto Silverado. Va da sè che Silverado è un nome, un vocabolo, un “simbolo” del costume americano, di un modo di vivere e anche di un modo di utilizzare l’automobile. E da qui al pickup Chevy il passo è davvero breve. Bene, ora l’iconico pickup Chevrolet arriva finalmente anche da noi, con l’avvento dell’ultima generazione del Silverado 1500, importato dal gruppo Cavauto di Monza, che ha predisposto allestimenti e motorizzazioni per il mercato italiano. Tre le motorizzazioni commercializzate nel nostro paese: due benzina e uno diesel di ultima generazione. Quelli benzina, entrambi EcoTec V8, sono il 5.3 litri che sviluppa 355 cavalli e il 6.2 litri, con una potenza di ben 420 cavalli. Il motore a gasolio è invece il nuovo 3.0 Duramax che eroga 277 cavalli.
arriva Silverado!
Cavauto nasce nel 1980 a Cantù come distributore di auto americane, grazie alla passione del giovane imprenditore comasco Hermes Cavarzan. Alla fine degli anni ’80 inizia la collaborazione con General Motors. Successivamente diventa unico importatore per l’Italia del marchio Hummer e viene creata la American Division, dedicata alle auto provenienti dagli States. Dal 2010 Cavauto si concentra sull’importazione di suv e auto sportive di brand quali Cadillac, Corvette, Chevrolet, Buick, Dodge, Lincoln, GMC. Sulle auto Chevrolet, come anche la Silverado 1500, Cavauto offre una garanzia di 3 anni o 100.000 chilometri. Grazie al sistema di monitoraggio “Yes We Help” al cliente viene garantita una assistenza in Italia e in Europa sia in caso di incidenti o di improvvisi guasti
Se per i propulsori benzina le prestazioni sono garantite dalle grandi cubature, per il nostro mercato grande attesa ha destato la motorizzazione diesel 3 litri. Progettato dal centro ingegneristico General Motors Global Propulsion System di Torino, sviluppa 277 cavalli con 623 Nm di coppia a soli 1.500 giri e con il 95% della coppia disponibile già a 1.250 giri. Obiettivo primario sono non solo le prestazioni ma (forse soprattutto) bassi livelli di emissione, prerogativa importantissima in un periodo in cui i motori diesel sono sotto “accusa” per l’innalzamento dei livelli di inquinamento. Certamente la motorizzazione diesel continua però a rappresentare un prodotto assai interessante per quei clienti italiani che fanno un chilometraggio annuale importante. Oltre a ciò, in esclusiva per il mercato italiano, l’importatore propone l’alternativa dell’alimentazione GPL di ultima generazione per le motorizzazioni benzina, garantendo così l’abbattimento dei costi di carburante senza compromettere le prestazioni. Ottima idea davvero. Al motore diesel è abbinato un cambio automatico a 10 rapporti mentre per quelli benzina la trasmissione automatica dispone di 8 o 10 marce, a seconda delle versioni. In tutti gli allestimenti Chevrolet Silverado 1500 è dotato di trazione 4WD inseribile e con le ridotte. Tre gli allestimenti disponibili per il mercato italiano: RST, LT Trail Boss e Hihg Country, laddove la versione LT Trail Boss (dotata
arriva Silverado!
del pacchetto off-road Z71 di serie per grandi perfomance 4x4) e la High Country sono destinate solo alle motorizzazioni benzina. L’allestimento RST viene invece proposto solo per il 5.3 e per il turbodiesel. Anche per il design sono stati realizzati alcuni particolari in funzione dei singoli allestimenti. Già a partire dalla versione RST la Silverado mostra un look completamente nuovo, aggressivo e dinamico, più accentuato nella versione LT Trail Boss grazie ad alcuni particolari che sottolineano le alte prestazioni. Punta sul lusso invece la High Country con cerchi in lega da 22”, griglia radiatore cromata, paraurti in tinta carrozzeria e interni con finiture pregiate. Completamente nuovi gli interni di tutti gli allestimenti, con una inedita configurazione dei sedili (e una evidente combinazione tra lusso e tecnologia) grazie anche ai sistemi di infotainment Apple Car e Android Auto. Da ricordare infine che Silverado è l’unico pickup americano omologato per 6 posti. Chevrolet Silverado 1500 è commercializzato in Italia da una rete di concessionari gestiti dal Gruppo Cavauto, sotto l’egida del marchio American Division. Il primo esemplare di colore nero con grafiche rosse è già disponibile nello showroom di Monza, con allestimento LT Trail Bross e pacchetto off road Z71. I prezzi del nuovo Chevrolet Silverado 1500 partono da 58.950 euro nella versione RST Plus 5.3 da 355 cavalli.
novità
NISSAN NAVARA OFF-ROADER AT32
L’estremo L’aggiornamento 2020 ha migliorato le capacità off-road grazie ad un nuovo sottoscocca, ad un assetto rialzato e pneumatici a doppia valvola. In opzione anche uno snorkel per l’aspirazione dell’aria che consente di attraversare guadi fino a 80 centimetri
l’estremo
Una
volta erano considerati veicoli da lavoro, oggi i pickup sono un “concentrato di mobilità” per il lavoro, la famiglia, lo svago. Nei numeri precedenti di fuoristrada4x4 ci siamo occupati più volte di pickup, presentando le ultime novità o i restyling di modelli già presenti sul mercato. Oggi ci occupiamo della nuova versione del Nissan Navara OFF-ROADER AT32, il pickup più estremo della casa giapponese che, rispetto alla versione precedente presentata nel 2018, quest’anno presenta diverse novità tecniche e stilistiche, che lo rendono ancora più prestazionale e accattivante. E vale anche la pena ricordare subito che il Navara OFF-ROADER AT32 nasce da una collaborazione tra Nissan e Artic Trucks, rinomata azienda islandese specializzata nella produzione di veicoli off-road. Su questa versione 2020 è stata montata una nuova protezione sottoscocca, realizzata in alluminio, che garantisce una migliore copertura dei componenti sotto la vettura, rendendo così il Navara un mezzo ideale per affrontare percorsi più impervi o le avventure più impegnative.
l’estremo
Nell’ultima edizione del CES a Las Vegas, Nissan ha presentato una innovativa tecnologia che consente di incrementare l’insonorizzazione e l’efficienza energetica. Il nuovo materiale ha una struttura in lattice combinata ad un film in plastica e, regolando le vibrazioni dell’aria, permette di limitare la trasmissione dei suoni che oscillano tra i 500 e i 1.200 hertz, come ad esempio i rumori della strada o del motore. Attualmente i pannelli che abbassano i rumori sono realizzati con materiali pesanti mentre il rivoluzionario “metamariale” di Nissan ottiene lo stesso risultato con un quarto di peso. Alleggerire i materiali consentirà alle automobili di aumentare il comfort, il piacere di guida rendendo l’abitacolo più silenzioso e ridurre l’impatto sull’ambiente
L’OFF-ROADER AT32 monta nuovi pneumatici della casa finlandese Nokian, che contribuiscono a migliorare i consumi di carburante (e ridurre conseguentemente le emissioni) oltre a consentire una maggiore tenuta su strada senza penalizzare le prestazioni in fuoristrada. E, se da un lato va sottolineato che i nuovi cerchi in lega, neri e satinati, sono dotati di doppia valvola per consentire una regolazione rapida e precisa della pressione nel passaggio tra diversi tipi di terreno, dall’altro non si può passare sotto silenzio che anche le sospensioni (Bilstein) sono nuove e più prestazionali e nuovi sono pure i passaruota all-terrain con estensione personalizzata. Insomma un rinnovamento non superficiale ma veramente sostanziale. E per chi volesse prestazioni ancora più estreme sono disponibili alcune opzioni come il differenziale anteriore con blocco elettronico e uno snorkel per l’aspirazione dell’aria. Ciò consente al Navara di attraversare guadi di 80 centimetri, permettendo così di allontanarsi da percorsi più battuti. Il Navara OFF-ROADER AT32 vanta anche interessanti e nuove finiture estetiche. Ci riferiamo principalmente ai passaruota anteriori, alle pedane laterali, al portellone e ai parafanghi: tutti dettagli che lo contraddistinguono dal resto della gamma.
l’estremo
“Nella nuova versione, l’OFF-ROADER AT32 resta il modello Navara più estremo – sostiene Manuel Burdiel, General Manager Nissan Europe – e diventa sempre più un mezzo efficiente e conforme ai requisiti WLTP, con un perfetto equilibrio tra tecnologia, comfort e straordinarie prestazioni offroad”. Le qualità da vero off road non devono però far dimenticare il comfort e la facilità di guida offerte da questo veicolo. Il Navara OFFROADER AT 32 dispone delle più avanzate tecnologie di bordo del modello N-Guard da cui deriva; tra i vari dispositivi non mancano l’Hill Start Assist, l’Hill Descent Control, la frenata di emergenza intelligente e l’Intelligent Around View Monitor. Come l’N-Guard anche questo OFF-ROADER è spinto da un motore turbo diesel di ultima generazione da 2300 centimetri cubi e 190 cavalli, a disposizione anche per prestazioni su strada di tutto rispetto. “Nissan Navara OFF-ROADER – conclude Manuel Burdiel – ha avuto un ottimo successo di vendita ed è un veicolo molto apprezzato da chi cerca l’avventura senza rinunciare alla possibilità di carico e trasporto di materiale”.
storie
Suz Suzuki ha recentemente pubblicato sul suo canale YouTube tre video con suggerimenti utili per sfruttare la tecnologia 4x4 AllGrip di Jimny. I filmati spiegano come utilizzare al meglio la trazione integrale Suzuki e il sistema Hill Descent Control
Tutorial online dedicati
zukiTube
suzukitube
Con
l’ultima generazione di Jimny, Suzuki ha affinato alcune tecnologie già esistenti e sviluppato altre nuove. Per permettere ai clienti di conoscere bene e pienamente le qualità di Jimny, la Casa di Hamamatsu ha deciso di pubblicare tre tutorial. I filmati mostrano come applicare l’evoluta trazione integrale 4x4AllGrip Pro e il raffinato sistema Hill Descent Control, che regola automaticamente la velocità nelle discese più impegnative. Seguendo i tutorial di Suzuki, che integrano le informazioni scritte nel manuale d’uso e manutenzione, è possibile mettersi al volante di JIMNY e raggiungere qualsiasi destinazione in tutta sicurezza e con il massimo del divertimento. Il primo tutorial illustra il funzionamento della trazione integrale inseribile 4x4AllGrip Pro di Jimny e spiega come questo schema di trasmissione consenta, attraverso una pratica leva centrale a tre posizioni, di passare rapidamente dalle due alle quattro ruote motrici oppure di muoversi in 4x4 con le marce ridotte. La modalità 2H prevede la sola trazione posteriore ed è per la guida in condizioni normali. La modalità 4H corrisponde invece alla trazione integrale con marce lunghe, che trasmette il moto a entrambi gli assali, aumentando così la motricità. Questa funzione (si può attivare solo a motore acceso) permette il bloccaggio pneumatico dei mozzi ed è consigliata per la guida fuoristrada o su terreni a bassa aderenza, come fango, neve o ghiaccio.
suzukitube
Suzuki ha annunciato qualche mese or sono che l’Arma dei Carabinieri ha scelto di utilizzare una piccola flotta di Jimny e Ignis sia in strada che, anche e soprattutto, in quelle zone in cui è strategicamente importante una mobilità su fondi accidentati e a bassa aderenza. Una flotta di 10 Jimny e 55 Ignis sarà allestita secondo le specifiche richieste dall’Arma ed entrerà in servizio per assicurare alle Forze dell’Ordine la possibilità di operare anche sui terreni più difficili. La trazione integrale inseribile AllGrip Pro, il Traction Control LSD e l’Hill Descent Control rappresentano la base delle ottime doti fuoristradistiche di Suzuki Jimny, che nasce attorno a un robusto telaio a traliccio abbinato a sospensioni a ponte rigido, ideali per assicurare un costante contatto tra le ruote e il terreno
La modalità 4L corrisponde invece alla trazione integrale a marce ridotte ed è ideale nella guida off-road su terreni morbidi e scivolosi, così come per affrontare forti pendenze con fondi sdrucciolevoli. Sia la posizione 4H, sia la posizione 4L non vanno utilizzate su asfalto, pena il rischio di danni alla trasmissione. Con questa impostazione si disattiva automaticamente il controllo elettronico della stabilità ESP, mentre il Traction Control resta sempre attivo. Inoltre con la modalità 4L può attivarsi il controllo della trazione che frena automaticamente le ruote che slittano per redistribuire la coppia alle altre e aumentare la motricità sulle superfici sdrucciolevoli. Link al tutorial: https://www.youtube.com/ watch?v=WIQCDK2CAKY&feature=youtu.be Il secondo filmato ricorda come i passaggi da 2H a 4H o viceversa possano avvenire sia da fermi sia in movimento, purché la velocità non superi i 100 km/h e le ruote anteriori non siano sterzate. L’operazione va compiuta premendo sul pedale della frizione, con il Cruise Control disattivato e mai mentre le ruote posteriori stanno pattinando o mentre si sta accelerando. L’ulteriore passaggio alla posizione 4L va invece effettuato a veicolo fermo, dopo aver premuto i pedali del freno e della frizione, nel caso degli esemplari a cambio manuale, o aver spostato la leva del cambio su N, nel caso degli esemplari a cambio automatico.
suzukitube
Le stesse precauzioni vanno prese anche per compiere la manovra inversa, ovvero il ritorno a 4H. Link al tutorial: https://www.youtube.com/ watch?v=Lf_oVJc8m5s&feature=youtu.be Il terzo video è dedicato all’Hill Descent Control, il sistema automatico di rallentamento in discesa presente di serie su Suzuki Jimny. Questo dispositivo regola la velocità, permettendo al pilota di concentrarsi sullo sterzo, senza bisogno di interventi sul pedale della frizione o su quello del freno, che vanno comunque tenuti “a portata di piede” per le situazioni di emergenza. L’HDC fornisce un aiuto importante per affrontare terreni accidentati o particolarmente scivolosi, sui quali sarebbe difficile mantenere un’andatura regolare. Il dispositivo si attiva attraverso un apposito tasto sulla consolle centrale solo quando sono inserite le quattro ruote motrici, ovvero con il selettore a leva su 4H o 4L. Nel primo caso l’HDC mantiene i 10 km/h di velocità, mentre nel secondo i 5 km/h. L’HDC funziona anche in folle o in retromarcia. Quando il pilota accelera e porta la velocità sopra i 40 km/h il sistema si disattiva automaticamente per riattivarsi poi una volta tornati al di sotto dei 25 km/h. L’HDC può inoltre disinserirsi qualora l’impianto frenante si surriscaldi a causa di un utilizzo troppo intenso. In questo caso è raccomandabile fare una sosta prima di rimettersi in movimento. Link al tutorial: https://www.youtube.com/ watch?v=yUoPJ3AjTFY&feature=youtu.be
regioni
UNA BEFANA OFF ROAD Anche
se è passato un po’ di tempo vale la pena tornare su un bellissimo evento dei primi di gennaio: un’Epifania speciale che il Club 4x4 Experience Sardegna ha deciso di donare agli ospiti del “Rifugio Gesù Bambino di Sassari“. Il Club 4x4 Experience Sardegna non è nuovo ad iniziative di questo genere (già 2 anni fa si era reso protagonista di un’iniziativa simile) e quest’anno, grazie al lavoro e all’impegno dei soci, dieci befane vestite di tutto punto con il loro “sprintosi” 4x4 hanno regalato una giornata speciale a 30 bambini e ragazzi e ai loro educatori, della comunità e casa famiglia per minori sassarese. I soci, travestiti da befane e con le scope
legate sui 4x4, sono arrivati di sorpresa e in corteo nella mattinata del 6 gennaio e, dopo aver donato ad ognuno le calze e suddivisi i ragazzi nelle varie vetture, sono partiti per un’escursione molto “soft-turistica” nel territorio sassarese, dove i bambini non potevano che rimanere colpiti dai paesaggi mozzafiato e (diremmo soprattutto) dalla possibilità unica di salire a bordo di un 4x4 e di viaggiare fuori dalle comuni strade. Una sorpresa, un sogno che si è improvvisamente materializzato. Un’emozione unica e indimenticabile anche per tutti i fuoristradisti, che hanno avuto l’opportunità di regalare un sorriso e una giornata speciale. Il nostro sport è anche questo:altruismo e solidarietà. A fine giornata i ragazzi hanno avuto la possibilità di visitare un maneggio, entrare in
contatto con i cavalli, conoscerli e giocare con loro, grazie all’azienda agro-zootecnica Barra Centro Equestre ASD Saccargia. Nelle ore trascorse con il Club 4x4 Experience Sardegna ai ragazzi sono state illustrate le attività che la nostra associazione svolge con i fuoristrada, dalla semplice attività escursionistica alle azioni di pubblica utilità, dalla valorizzazione alla salvaguardia del territorio. Oltre a ciò sono state illustrate le norme base legate alla sicurezza stradale. La speranza per il club è di replicare con nuove iniziative nel sociale lungo il 2020, con alcuni eventi benefici mirati a sostenere piccole realtà, a volte poco conosciute, che invece necessitano di grande sostegno e solidarietà. A volte un piccolo gesto può significare tanto.
calendari
19/04/2020
Off Road Club Versilia
2° Memorial Stellitano Giuseppe
30/08/2020
Romagna Team 4x4
3° Trofeo Romagna team 4x4
17/05/2020 14/06/2020 Campionato Italiano Trial 4x4
12/07/2020 27/09/2020 18/10/2020
04-05/04/2020 02-03/05/2020 06-07/06/2020 Campionato Italiano Velocità Fuoristrada
04-05/07/2020 12-13/09/2020 29/03/2020 17/05/2020 13/09/2020 25/10/2020 15/03/2020 24/05/2020 14/06/2020 06/09/2020 22/11/2020 29/03/2020 03/05/2020
TROFEO REGIONALE TRIAL LAZIO
07/06/2020 05/07/2020 27/09/2020 18/10/2020
29/02-1/03/2020 04-05/04/2020 TROFEO CENTRO ITALIA REGOLARITA’FUORISTRADA
TROFEO REGIONALE TRIAL 4x4
1^ Ridotta Fuoristrada Club
Club Nazionale Fuoriristrada Club Yankee F.I.F. F.I.F. F.I.F. F.I.F. F.I.F.
02/02/2020
TROFEO REGIONALE TRIAL CAMPANIA
Club Beverendi 4x4/Tasso 4x4
6-7-8/11/2020
Trofeo Extreme Off Road
Club Cinghiali Extreme 4x4
09-10/05/2020 13-14/06/2020 19-20/09/2020 17/05/2020 21/06/2020 13/09/2020
F.I.F.
I Baroni 4x4
4x4 Adventure
Caiazzo 4x4 Off Road Gladiatori 4x4 Free Ariano
Gladiatori 4x4
Club Sannio Fuoristrada Club Mutria Fuoristrada Avellino Off Road
Salerno Fuoristrada Club Cinghiali 4x4 Club Tortuga 4x4 Club Igor 4x4
Club Aquilotti 4x4
ASD Club Dimensione Fuoristrada Club Yankee
Maiella Adventure
Friends’ Club Off-Road GDM 4X4 Club
Roma 4x4 Adventure La Piana Off-Road
Club Cinghiali Extreme 4x4 Club La Piana Off Road I Lupi della Laga
2° Trofeo Abruzzo
2° Trofeo della Toscana ?? 3° Trofeo 1^ Ridotta 3° Trofeo C.N.F. 2° Trofeo Lazio
10° Trofeo F.I.F. 11° Trofeo F.I.F. 12° Trofeo F.I.F.
1° Trofeo di Cerriano Laghetto 34° Trofeo Veglio 4x4 13° Trofeo F.I.F.
1° Trofeo Citta di Lodi
5^ Cronoscal. di Tandalò Drivevent sas 1° Trofeo I Baroni 4x4
1° Trofeo 4x4 Adventure
1° Trofeo Caiazzo 4x4 Off Road 1° Trofeo Gladiatori 4x4 1° Trofeo Free Ariano
2° Trofeo Gladiatori 4x4
3° Trofeo Club Sannio Fuoristrada 5° Trofeo Club Mutria Fuoristrada 1° Trofeo Avellino Off Road
5° Trofeo Salerno Fuoristrada 2° Trofeo Club Cinghiali 4x4 3° Trofeo Club Tortuga 4x4 3° Trofeo Club Igor 4x4 3° Trofeo Aquilotti 4x4
3° Trofeo ASD Club Dimens. Fuoristrada 1° Trofeo Club Yankee
2° Regolarità della Maiella 7^ Friends’ Club Off-Road 3^ Colline Metallifere
5^ Roma 4x4 Adventure Cup
1^ Regolarità La Piana Off-Road
1° Trofeo Club Cinghiali Extreme 4x4 1° Trofeo Club La Piana Off Road 1° Trofeo I Lupi della Laga
Montramito / Massarosa (Lucca)
C.I. Aci Sport
Castrocare (Forlì/Cesena)
C.I. Aci Sport
Torninparte (Aquila) Arezzo
S. Severino Marche (Macerata) Monterenzio (Bologna) Ceccano (Frosinone) Polcanto (Firenze) Sassello (Savona)
Ceriano Laghetto (Monza & Brianza) Veglio (Biella) Lodi (Lodi)
Buddusò (Olbia-Tempio) Eboli (Salerno)
Mastrati (Caserta) Caiazzo (Caserta)
C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport
RIV
C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport
Campionato Italiano Trial 4x4
C.I. Aci Sport
Coeff. 1,5
C.I. Aci Sport
Coeff. 1
C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport C.I. Aci Sport
Tocco Caudio (Benevento) Ariano Irpino (Avellino)
Coeff. 1 Coeff.1
Coeff. 1
RIV Campionato Italiano Velocità Fuoristrada
Coeff. 1,5
Trofeo Extreme Off Road
Tocco Caudio (Benevento)
San Martino Sannita (Benevento) Pietraroja (Benevento) Serino (Avellino)
Laureana Cilento (Salerno)
TROFEO REGIONALE TRIAL CAMPANIA
Alatri (Frosinone)
S. Giorgio a Liri (Frosinone)
Tecchiena Alatri (Frosinone) Arpino (Frosinone)
Ponzano Romano (Roma)
Ceccano (Frosinone) Manoppello (Pescara)
Trofeo ACI Sport
Caporciano (L’Aquila)
Trofeo ACI SPORT
Santa Marinella (Roma)
Monterotondo Marittimo (Grosseto) Magliano Sabina (Rieti) Tornimparte (Aquila) Caporciano (Aquila) Laga (Teramo)
TROFEO REGIONALE TRIAL LAZIO
Trofeo ACI Sport Trofeo ACI Sport Trofeo ACISport
F F
TROFEO CENTRO ITALIA REGOLARITA’FUORISTRADA
TROFEO REGIONALE TRIAL 4x4
RIVISTA UFFICIALE
FUORI
RIVISTA UFFICIALE D
CI RIVEDIAMO
ONLINE
IL 15 MARZO! seguici su Facebook: FIF - Federazione Italiana Fuoristrada Direttore Editoriale Marco Pacini Periodico Mensile Digitale edito da Federazione Italiana Fuoristrada Strada Vignolese, 1120/40 41126 Modena (MO) www.fif4x4.it redazione@fuoristrada4x4.it Periodico non soggetto all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012
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