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PVMagazine LA RIVISTA DELLA PROVINCIA DI PAVIA
ATTUALITA’ • La Certosa di Pavia REPORTAGE EVENTI • Notte bianca 2016 • Festa del Ticino • “Tra orti e frutteti” • “Sagra del Salame d’Oca di Mortara” • “Bollicine di Lombardia”, due giorni di degustazioni con AIS. SPECIALE ARTE • “Guttuso. La forza delle cose” • SPECIALE OLTREPO’ • Itinerario alla scoperta di Cigognola, Pietra de’ Giorgi e Rocca de’ Giorgi • Vendemmia 2016 PARTNER Ristorante Selvatico ha scelto Mabedo Card. TERRITORIO Fondazione Gal Oltrepò Pavese, nuovo PSL finanziato. INTERVISTA • Vittorio Poma, presidente dell’Aerea Vasta. NEWS • Tre Bicchieri Gambero Rosso: 7 eccellenze d’Oltrepò. SOSTE DEL GUSTO • Nel cuore di Casteggio, il nuovo volto del Cafè Il Ponte RUBRICA RICETTE • “Ricette antiche dell’Oltrepò” a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
Editoriale
PVMagazine
torna, in veste rinnovata ed ampliata, ad aprire una finestra sul meglio che la provincia di Pavia ha da offrire sul fronte del vino, dei sapori, del gusto, della cultura e dell’ospitalità in genere. Questo giornale, anche tramite i suoi canali web e social costantemente aggiornati, ha lo scopo di portare nuova attenzione su un territorio che vale, ma che ancora fatica a raccontarsi nel suo insieme. Con il vostro aiuto cercheremo di colmare questa lacuna, dando più valore alle eccellenze locali e portandole all’attenzione di un nuovo pubblico, preparato e qualificato, disposto a spostarsi per godere del bello e del buono. Riserveremo grande attenzione anche alle amministrazioni locali più sensibili al tema dello sviluppo turistico, alle Pro Loco e alle agenzie di sviluppo operanti nel Pavese, in Oltrepò e in Lomellina. E’ una provincia variegata la nostra, tre anime che devono diventare una grande identità collettiva. Siamo convinti che per creare nuovo business a vantaggio dei produttori di agroalimentare d’eccellenza e delle imprese locali occorra più che mai unire gli sforzi e agire in una piena comunione d’intenti, a lungo termine. Troppo spesso questa provincia è raccontata in lungo e in largo per ciò che le manca e pochissimo per ciò che ha da offrire. Noi siamo appassionati da questa seconda dimensione, quella alimentata dai sacrifici di un arcipelago di piccoli imprenditori e amministratori che ogni giorno gettano il cuore oltre l’ostacolo, certi che un “fare” conti più di cento “dire”. Noi siamo quelli che credono nei piccoli borghi, nei centri storici con tante attività di valore, negli eventi che servono a far vivere le piccole comunità locali. Basta con le “città al neon”, sì ai nostri valori e alla nostra cultura. Noi siamo qui, con voi e per voi. Buona lettura. Emanuele Bottiroli Direttore Editoriale
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Sommario ATTUALITA’ • La Certosa di Pavia - La Certosa di Pavia 620 anni e non sentirli … o quasi - Eccellente in tavola locanda vecchia pavia “al Mulino” - Certosa di Pavia, tra inconcludente e “scaricabarile”. Il monumento-simbolo dell’incapacità di valorizzarsi REPORTAGE EVENTI • Notte bianca 2016 Pavia in musica e ore piccole! • Festa del Ticino Pavia saluta l’estate • “Tra orti e frutteti” con l’Azienda agricola Luciano Sturla e l’Azienda agricola La Coccinella • “Sagra del Salame d’Oca di Mortara” • “Bollicine di Lombardia”, due giorni di degustazioni con AIS. L’Associazione sommelier all’Enoteca Regionale di Cassino Po. SPECIALE ARTE • “Guttuso. La forza delle cose” Scuderie del Castello Visconteo di Pavia SPECIALE OLTREPO’ • Itinerario alla scoperta di Cigognola, Pietra de’ Giorgi e Rocca de’ Giorgi • Vendemmia 2016 PARTNER • Ristorante Selvatico ha scelto Mabedo Card. Francesca Selvatico: “Un circuito per far crescere la ristorazione di qualità” TERRITORIO • Fondazione Gal Oltrepò Pavese, nuovo PSL finanziato. In arrivo 6milioni di euro per lo sviluppo e la valorizzazione locale. INTERVISTA • Vittorio Poma, presidente dell’Aerea Vasta. La nuova Provincia di Pavia s’insedia e guarda al futuro NEWS • Tre Bicchieri Gambero Rosso: 7 eccellenze d’Oltrepò. Sale sul podio il primo Bonaria, è il “Campo del Monte” dei F.lli Agnes SOSTE DEL GUSTO • Nel cuore di Casteggio, il nuovo volto del Cafè Il Ponte RUBRICA RICETTE • “Ricette antiche dell’Oltrepò” a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
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Veduta aerea della Certosa di Pavia
La Certosa di Pavia 620 anni e non sentirli ‌ o quasi Di Silvia Brigada
• Attualità
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ecchina, la nostra Certosa, che quest’anno festeggia nientemeno che 620 anni dalla posa della prima pietra! Ma, se la vedeste, concordereste nel dire che se li porta proprio bene! Adagiata sulla pianura, leggermente decentrata rispetto al piccolo paese di Certosa, pochi chilometri fuori Pavia, questo monumento è di certo uno dei più importanti dal punto di vista storico, artistico e religioso dell’intero nostro Bel Paese. 620 anni fa la Certosa di Pavia fu voluta dal Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, uomo d’arme e di cultura, tenace ed ambizioso. Era la fine del XIV secolo quando il Duca chiamò a raccolta un “pool” d’eccezione di architetti, ingegneri, scultori, pittori e scalpellini per realizzare quello che sarebbe dovuto diventare il mausoleo di famiglia. Così, il 27 agosto del 1396, fu iniziata la costruzione di questo imponente complesso, in un’area circondata da boschi e facilmente raggiungibile dal Castello Visconteo sito in città. Un progetto enorme e ambizioso, quello della Certosa, che durò più di duecento anni, portato avanti, dopo la caduta dei Visconti, dagli Sforza. La lunga e travagliata storia della costruzione si riconosce anche dai diversi stili architettonici, dal gotico al rinascimentale al barocco, segni del passaggio del gusto e del tempo. In breve la Certosa divenne una grande Fabbrica d’arte frequentata dai maggiori maestri dell’epoca che gravitavano alla corte milanese degli Sforza, di certo una delle più culturalmente frizzanti ed aggiornate dell’epoca. Il grande complesso è formato dal grande santuario e dal monastero annesso, uno dei più grandi e funzionali della Lombardia. Si accede al cortile principale da un vestibolo dal quale si può ammirare la facciata della Certosa in tutto il suo splendore. Il vestibolo, dalla bella volta decorata, presenta sulla parete destra due affreschi di fine Quattrocento di Bernardino Luini, rappresentanti i Santi Cristoforo e Sebastiano; non mancano, sulla porta in marmo scolpita, i medaglioni di Gian Galeazzo Visconti e Filippo Maria Visconti, i committenti della Certosa. Sulla destra si trova il Palazzo Ducale, costruito nel 1625 dall’architetto Franco Maria Richini (che aveva lavorato già a Milano a Palazzo Brera e all’Ospedale maggiore), in origine con funzione di residenza estiva dei Visconti e degli Sforza, ma usato anche come foresteria per i pellegrini e gli ospiti. Anche il Palazzo ha una corte d’entrata ed oggi è sede del Museo della Certosa.
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Facciata della Certosa di Pavia
• Attualità
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avanti a voi, la facciata della Chiesa, dedicata alla Madonna delle Grazie: un tripudio di arte e raffinatezza, che parte dalla zoccolatura alla base e ci presenta sessantun (!) medaglioni con profili di imperatori e personaggi dell’età classica, sopra il meraviglioso ciclo dell’Umana Salvazione e le Storie del Nuovo Testamento, sulla parte sinistra del portale due bellissime rappresentazioni di Adamo ed Eva ed altre sessantasei (!!) statue di apostoli e profeti sino al cornicione del tetto. Tutta questa meraviglia è in marmo di Carrara e serpentino, un magistrale gioco di colori pastello tra bianco, verde e rosa, iniziata probabilmente nel 1473 da un nutrito gruppo di scultori (non ancora tutti identificati), tra cui spiccavano di certo Cristoforo e Antonio Mentegazza e Giovanni Antonio Amadeo, grande architetto e scultore pavese che dedicò alla Certosa gran parte della sua vita. L’interno della chiesa rispecchia l’esterno per la sua vastità e teatralità d’insieme. Il santuario ha un grande pianta a croce latina, con tre navate con abside e transetto, coperta con volte a crociera su archi a sesto acuto. L’architettura interna è opera dei progetti di Giovanni e Guinforte Solari, già ingegneri ducali che avevano lavorato per il Duomo di Milano e Santa Maria alle Grazie. Una volta entrati, il fedele resta incantato dalle grandi dimensioni del santuario, coperto dal celebre cielo stellato che decora le enormi volte a crociera gotiche, opera di fine Quattrocento di Bergognone e De Mottis. Lungo le pareti della navata laterale destra si possono scorgere gli affreschi, sempre del De Mottis (1505), che rappresentano alcuni monaci certosini che si affacciano da finestre dipinte, come se guardassero verso il basso (e vi seguissero con lo sguardo per tutta la chiesa!): un gioco illusionistico perfetto e divertente! I pavimenti sono alla veneziana, con bellissimi motivi geometrici, e ovunque spiccano i marmi e le sculture di pregevole fattura; lungo le navate laterali si aprono quattordici (!!!) cappelle, tutte affrescate e che ospitano opere di Perugino, Guercino e Bergognone.
Cielo stellato che decora le enormiVolte a crociera gotiche
Particolare della navata laterale
Particolare della facciata della Certosa di Pavia
Volte a crociera gotiche e affreschi
• Attualità
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a ammirare l’imponente cancellata in ferro battuto che separa le navate dal transetto e che immette nel presbiterio, vero cuore della chiesa.
Gli affreschi che ornano le pareti e le volte del transetto si devono, ancora, al Bergognone e ad altri maestri tra cui Bernardo Zenale. Risalta in queste opere una forte impronta bramantesca, nell’equilibrio delle proporzioni e nell’esattezza delle prospettive. Nell’abside di destra del transetto è di Bergognone l’affresco con Gian Galeazzo Visconti presenta alla vergine il modello della Certosa, tra Filippo Maria Visconti, Galeazzo Maria Sforza e Gian Galeazzo Sforza, eseguito tra il 1490 - 1495, mentre l’abside di sinistra rappresenta l’Incoronazione di Maria tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro, con cui quest’ultimo voleva celebrare la propria successione dinastica, ottenuta non senza polemiche dopo la morte del nipote Gian Galeazzo Sforza. Ancora nel transetto è posto il monumento funebre a Gian Galeazzo Visconti, morto nel 1402 e la pregevole scultura quattrocentesca detta il “Lavabo dei monaci”; è inoltre presente il monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este (in origine di Cristoforo Solari, qui il monumento più tardo porta la firma di Luca Beltrami). Le spoglie del Moro e consorte furono portate alla Certosa di Pavia, e non in Santa Maria alle Grazie a Milano, come doveva essere in origine, a seguito della caduta politica del duca. La navata del presbiterio è chiusa alla vista dei fedeli come vuole la tradizione monastica e certosina in particolare, da un tramezzo realizzato nel seicento e decorato da statue barocche dello scultore genovese Tommaso Orsolino (attivo qui dal 1630 al 1655). Il presbiterio ospita lo spettacolare coro ligneo intagliato, opera d’intarsio rinascimentale, commissionata da Ludovico il Moro nel 1486, notevole per la qualità dei disegni da cui furono tratte le tarsie, probabilmente prodotti dagli stessi artisti autori delle decorazioni pittoriche quali Bergognone e Zenale. I quarantadue (!!!!) dossali raffigurano santi o personaggi biblici, ciascuno dei quali mostra alle spalle scenari architettonici o naturali con elaborate e fantasiose costruzioni di gusto rinascimentale. Il grande altare maggiore (XVI secolo) è sormontato da un colossale ciborio in forma di un tempio a pianta centrale con una grande cupola, costruito in marmo di Carrara, con inserti in marmi policromi e pietre preziose. Di pregevole fattura anche trittico in avorio detto degli “Embriachi”, un capolavoro di intaglio di gusto tardogotico, che si trova nella Sacrestia Vecchia.
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Affresco di Bergognone: “Gian Galeazzo Visco il modello della Certosa”
onti presenta alla vergine
Altare - Presbiterio
Monumento funebre dedicato a Ludovico il Moro e Beatrice D’Este
• Attualità
A
diacenti il corpo della chiesa di sviluppano il chiostro piccolo, il luogo in cui si svolgeva gran parte della vita comunitaria dei padri e che collegava, con i suoi portici, ambienti come la chiesa, la sala capitolare, la biblioteca ed il refettorio, e il chiostro grande, dove si affacciano le celle dei monaci. In origine le celle erano 23, e solo gli interventi strutturali nel 1514 ne aumenteranno il numero, e passarono a 36. Oggi si affacciano sul chiostro grande 24 celle o casette, abitazioni dei monaci, ognuna costituita da tre stanze e un giardino. Di fianco all’ingresso delle celle, siglate da lettere dell’alfabeto, è collocata una piccola apertura entro cui il monaco riceveva il suo pasto giornaliero nei giorni feriali, in cui era prescritta la solitudine. Il vastissimo porticato, dalle 122 arcate, fu costruito da Guiniforte Solari nella seconda metà del Quattrocento. Le colonne delle arcate, decorate da elaborate ghiere in cotto, con tondi e statue di santi, profeti ed angeli, sono alternativamente in marmo bianco e marmo rosa di Verona. Dopo quasi quattro secoli di splendore, il complesso certosino conobbe un lungo periodo di incuria e di abbandono: in epoca napoleonica, soprattutto, fu oggetto di spoliazioni e saccheggi; con la soppressione degli ordini religiosi voluta dal governo, i monaci dovettero abbandonare la Certosa, che restò abbandonata. La Certosa fu dichiarata monumento nazionale nel 1866 e acquisita tra le proprietà del demanio dello Stato italiano, così come tutti i beni artistici ed ecclesiastici in essa contenuti. Solo nel 1968 tornarono i monaci alla Certosa, questa volta i Cistercensi, che vi risiedono ancora oggi, cercando mi mantenere vivo (e aperto) questo grande (e impegnativo) capolavoro!
Chiostro grande e le Celle
Chiostro Piccolo
Locanda Vecchia Pavia “Al Mulino”
• Certosa di Pavia - Eccellenze in Tavola
E
se, dopo questa visita molto culturale, vi fosse venuta fame, una tappa “gustosa” davvero esclusiva potrebbe essere quella alla Locanda Vecchia Pavia al Mulino situata nel cuore di Certosa, nell’antico mulino quattrocentesco annesso alla abazia cistercense: un ambiente elegante ed accogliente, adatto a soddisfare anche i gusti più ricercati e raffinati. I proprietari, Oreste ed Annamaria vi accoglieranno nelle bellissime sale arredate con gusto e attenzione ai particolari: tovaglie candide, fiori freschi in stupende composizioni, mise en place elegante e raffinata e un’illuminazione naturale e rilassante. Il ristorante gode la meritata fama di essere uno dei migliori d’Italia (stellato Michelin!) ed accoglie tra la propria clientela personaggi famosi del mondo della cultura, della finanza e dello spettacolo. La cucina è di altissimo livello e presenta ricette antiche della tradizione lombarda presentate in chiave moderna, sia di carne che di pesce: tutti gli ingredienti sono selezionati con cura e assecondando il ritmo delle stagioni. Il risultato è ottimo: primi piatti favolosi, dai risotti alle paste, così come il piatto di portata; vengono organizzati inoltre degustazioni e business lunch. Ogni piatto è accompagnato da un ottimo vino della fornita cantina: sarà impossibile non trovare il giusto abbinamento. Nelle tre sale elegantissime, la Sala Ortensie, la Sala VIP e la Veranda si organizzano banchetti e cerimonie.
Certosa di Pavia - Via al Monumento, 5 Tel: 0382.925894 Fax: 0382.933300 Email: vecchiapaviaalmulino@libero.it
Certosa di Pavia,
tra inconcludenza e “scaricaba Il monumento-simbolo dell’incapacità di valorizzarsi Di Emanuele Bottiroli
arile”
• Attualità
L
a Certosa di Pavia potrebbe essere il Colosseo di una provincia in cerca di un’altra economia sostenibile e a misura di giovani. Eppure in tanti anni nessuna amministrazione, associazione o ente di promozione ha mai saputo valorizzare questo bene, renderlo fruibile, promuoverlo con una campagna di comunicazione nazionale e renderlo il perno di una proposta integrata di turismo territoriale. Nonostante Expo 2015, i bandi e i milioni di euro spesi nell’ultimo decennio per la promozione territoriale la Certosa resta una perla impolverata. Il Comune di Pavia che potrebbe fare sinergia con il Comune di Certosa vive e lascia vivere, senza forse rendersi conto di cosa vorrebbe dire una Certosa aperta, rimodernata nei servizi al turista, illuminata, comunicata e pienamente operativa. I risultati di tentennamenti e inconcludenza si vedono. «La Certosa di Pavia? E’ un tipo di formaggio fresco»: a sostenerlo è il 42% degli intervistati in uno studio promosso da Bibite Sanpellegrino, in occasione del concorso «Vinci le Meraviglie d’Italia», pubblicato lo scorso agosto. Ai turisti che comunque arrivano, nonostante il silenzio, è data la possibilità di entrare ad ammirare la Certosa solo in caso di visite di gruppo programmate, tutte a esclusiva cura dei monaci cistercensi che gestiscono il complesso e parlano solo in Italiano. I visitatori alla Certosa sono passati dai 600 mila degli anni ‘90 ai 120 mila del 2015 (anno di Expo Milano 2015). “La proprietà è del Demanio”, si affrettano a dire le amministrazioni locali. Peccato che anziché portare a termine tavoli di confronto per cambiare le cose e ripartire, con l’aiuto dei livelli istituzionali più alti, non si riesca nemmeno a mettersi d’accordo con i monaci per elaborare, con l’aiuto di esperti e un piano investimenti, un programma che garantisca la ripartenza del bene storico più importante di una provincia che deve reinventarsi un futuro per far ripartire l’occupazione e la sua economia al lumicino. Non sappiamo nemmeno copiare, se è vero che tutto questo succede a mezz’ora dal centro di una Milano che nell’ultimo decennio ha fatto del turismo culturale un volano per il suo sistema accoglienza. La Certosa di Pavia, oggi, è l’emblema di un territorio incapace di valorizzarsi. Una provincia che spende, disperde risorse in mille rivoli, ma che sul turismo vive di slogan invece che di politiche e scelte strategiche. Non è mai troppo tardi.
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Notte bianca 2016 ‌ Pavia in musica e ore piccole! Di Silvia Brigada
• Reportage Eventi
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e anche voi siete state una delle centinaia di persone che hanno partecipato ai quattro giorni organizzati per la Festa del Ticino, avrete di certo idea di quale fosse l’affluenza di pubblico … Dall’ 8 all’ 11 settembre Pavia si è colorata di sapori internazionali al Mercato Europeo, dove tutto in viale XI Febbraio era percorso da stand gastronomici da tutta Italia ed Europa. Quattro giorni anche di intrattenimento e musica, tra cui il bellissimo concerto di Paolo Jannacci in Piazza Vittoria nella serata di venerdì sera in ricordo del padre.
Evento clou delle giornate, l’attesissima Notte Bianca di sabato 10 settembre. Complice la temperatura ancora estiva, la notte pavese ha regalato intrattenimento per tutti i gusti: concerti di generi musicali diversi (per accontentare un pubblico ampio e diversificato), mostre e spettacoli dislocati nelle diverse piazze del centro storico. Noi di PVMagazine, ovviamente presenti, ci siamo intrattenuti con gli amici del Bar Cerere, in pieno centro storico (in via Mentana), partecipando alla grande serata con musica dal vivo con la Tamboo band. Abbiamo fatto, poi, tappa al Bar Minerva, dove per l’occasione suonavano Emilio e Dario. E, per finire, ci siamo lasciati il grande caos del centro alle spalle e ci siamo fermati in via San Giovannino dagli amici di Bier Haus per assaggiare i piatti tipici della cucina bavarese proposti in un menù ad hoc per la Notte Bianca. Le luci di Pavia si sono spente tardi … confermando, anche quest’anno, che la Notte Bianca pavese è stata davvero un successo.
Mercato Europeo in viale XI Febbraio
Paolo Jannacci in concerto in Piazza della Vittoria
Concerto in Piazza della Vittoria
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Festa del Ticino Pavia saluta l’estate Di Silvia Brigada
• Reportage Eventi
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quattro giorni di festa che Pavia propone ormai da tempo per salutare l’estate, quest’anno si sono conclusi in grande stile nella giornata di domenica 11 settembre.
Oltre a tantissime iniziative culturali, musicali ed enogastronomiche distribuite per tutto il centro storico, sul Lungoticino Sforza e Visconti, per l’intera giornata di domenica, era possibile visitare tantissimi stand di associazioni sportive e di volontariato, insieme al Gran Mercato delle bancarelle, organizzato da ASCOM. Tra dimostrazioni e saggi, è stata presentata anche la squadra Omnia Basket winter tour, capitanata dal General Manager Gian Marco Bianchi, pronta per volare in serie b! Nel pomeriggio si è tenuta, poi, la Regata dei Rioni Storici (IX edizione) che ha visto sfidarsi le cinque società, rappresentanti dei cinque quartieri di Pavia che si affacciano su Ticino: Borgo, Porta Nuova, Porta Calcinara, San Lanfranco, San Pietro. Ad aggiudicarsi la vittoria, quest’anno, i vogatori del Borgo. E ancora, nello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto, si è inaugurata la mostra documentaria “Si va per cominciare”, ripercorre, attraverso immagini, locandine, programmi di sala, articoli di giornale, rassegne stampa ecc … l’omonima manifestazione di respiro internazionale protagonista a Pavia e provincia tra gli anni Settanta e Ottanta, dedicata alla musica, al teatro, alla danza, al cinema, allo spettacolo e a ogni forma di arte espressiva, conosciuta anche come “Settembre culturale”. E, per salutare doverosamente questa lunga e caldissima estate 2016, alla sera centinaia di persone hanno goduto degli splendidi Fuochi sul Ticino, nel meraviglioso scorcio tra il Ponte Coperto e il Ponte dell’Impero, decorato dalle ormai celebri luci colorate al neon di Marco Lodola. Uno spettacolo che ogni anno regala emozioni e ci ricorda (come se ce ne fosse bisogno!) di quanta bellezza regala la nostra Pavia.
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Il General Manager Gian Marco Bianchi e la Squadra Omnia Basket
Fuochi d’Artificio sui ponti di Pavia
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DB PROGETTI nasce nell’anno 1996 con l’inteto di fornire un supporto tecnico alle aziende che operano nel settore Industriale, Petrolchimico e dell’Oil&Gas. La nostra sede operativa, uffici e produzione è situata nella provincia di Pavia. Eseguiamo calcoli di progetto “design by formula “(DBF)e “design by analysis (DBA), studi di fattibilità, disegni costruttivi e produzione di parti interne per filtri( piastre cicloni, pacchi lamellari,e piastre porta cartucce. L’azieda è certificata ISO 9001.
l reparto produttivo DB PROGETTIi è composto da due unità separate di 1200 m2 e 600 m2. La prima è adibita allo stoccaggio, lavorazione, all’assemblaggio, alla saldatura delle parti che compongono gli interni per la filtrazione del gas e alla costruzione di serbatoi di pressione. Nella seconda si trovano il reparto di collaudo/spedizione e gli uffici. Il personale addetto alla saldatura è qualificato in accordo alle ASME IX e alle norme EN/UNI.
Le attività pricipali si dividono in: • PROGETTAZIONE Progettazione e sviluppo di elaborati tecnici 2 e 3D. Modellazione solida di apparecchiature e piping . Sviluppo layout di impianti. Calcoli meccanici sebatoi in pressione, filtri e chiusure rapide in accordo alle norme ASME VIII DIV.1/ DIV.2, A.S., B.S., T.E.M.A., A.P.I., AD2000, GOST, conformi alla direttiva PED97/23 CE. Calcoli strutturati relativi a strutture metalliche e impianti package • COSTRUZIONE Costruzione di parti interne filtranti(pacchi lamellari, piastre minicicloni, piastre porta cartucce complete di cartucce filtranti). Apparecchi in pressione, filtri verticali e orizzontali • COLLAUDI, EXPEDITING E CND Personale qualificato per eseguire ispezioni e collaudi. Personale interno con qualifica III°/II° liv. SNT TC 1 A , per i controlli non distruttivi (liquidi penetranti, magnetici e ultrasuoni). Controlli P.M.I. Welding inspector. • CONSULENZA TECNICA Supporto tecnico come III livello CND e parte tecnica relativa alla progettazione per il conseguimeto della certificazione ASME STAMP. • COLLAUDI TERZA PARTE Agenzia certificata TUV Italia con personale qualificato per eseguire approvazioni progetto e collaudi in accordo alla direttiva PED 97/23 CE, e certificazione materiali 3.2.
Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano TEL. 0382/955208 FAX. 0382/1852131 E-MAIL: info@db-progetti.it
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Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano Sede Legale Via Carducci,19 - 20123 Milano
www.db-progetti.it
“Tra orti e frutteti” con l’Azienda agricola Luciano Sturla e l’Azienda agricola La Coccinella Di Silvia Brigada
Azienda Agricola la Coccinella Via Sant’Antonino, 10 27050 Torrazza Coste (PV) Tel. 320 1739456
• Reportage Eventi
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omenica 11 settembre l’azienda agricola Luciano Sturla e l’azienda agricola La Coccinella in collaborazione con l’Associazione Oltre la Valle hanno unito le forze e la passione per il territorio organizzando una visita alle due aziende, con un programma interessantissimo. Diverse sono state le attività proposte, dalla mattinata spesa alla scoperta dei segreti e delle colture del frutteto dell’Azienda agricola Sturla di Torrazza Coste, dove il proprietario, Luciano, ha illustrato i metodi migliori per far crescere l’uva e tante altre piante da frutto. Al termine i partecipanti hanno gustato un aperitivo in taverna a base di salame e formaggio di capra, accompagnati da vino e succo di mela (tutto rigorosamente Bio!) e poi una passeggiata per la collina fino ad arrivare alla Frazione Mogliazza, presso l’Azienda agricola La Coccinella. Qui Carla, la proprietaria, ha proposto un pranzo a base di pizza cotta nel forno a legna, vino, succhi, dolci e frutta. E, per concludere a giornata, gli ospiti hanno trascorso il pomeriggio nell’orto in permacultura dell’azienda agricola con possibilità di acquistare gli ottimi prodotti delle coltivazioni. L’intrattenimento per i più piccoli è stato condotto dalla scrittrice Mariella Barbieri.
Passeggiata nel frutteto
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L’orto in permacultura dell’Azienda Coccinella” La Signora “Elide”,agricola la Regina“La dell’Agriturismo
Carla Negri dell’Azienda “La Coccinella” e gli ospiti
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CON-FER
Carpenterie in acciao supporti tubazioni CON-FER iniziò la produzione dell’ acciaio nel 1969 sotto il nome di CON-FER s.d.f.. All’inizio del 1991 fu trasformata in CON-FER s.n.c. . Inizia con una produzione di 5 Ton mensili (1969), per raggiungere nel 1984 il livello di 30 Ton mensili, fino a 55/70 Ton mensili nel 2001. Inoltre dalla primavera 2002 la CON-FER s.n.c. è in grado di produrre articoli su precise specifiche del cliente. Nel febbraio 2003 la CON-FER s.n.c. subisce un’ulteriore modifica societaria e diventa CON-FER s.r.l. Tenendo presente le esigenze della produzione, la società realizza per proprio conto tutte le apparecchiature in legno necessarie per ogni tipo di supporto: n. 6 carri ponte assicurano la possibilità di maneggiare acciaio di peso elevato: uno da 10 ton, tre da 5 ton e due da 3,5 ton di portata cadauno. Fabbricante ed assemblatore, su disegni di cliente, di strutture di acciaio saldate ed assemblate ad alta tenuta, supporti per tubature, carpenteria pesante e leggera (HEB 400),morsetti per tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio di qualità, in acciaio carbonio e acciaio inox, ecc ecc). Negli ultimi anni ci siamo specializzati nell’approvvigionamento di materiali certificati (RINA-SOLAS), porte frangi fuoco e tutti gli accessori e le attrezzature nautiche.
La produzione avviene in due officine 3.000 metri quadrati totale coperti. La prima unità di 2.000 metri quadrati ospita la produzione meccanica, la seconda di 1.000 metri quadrati ospita invece ogni procedimento speciale, la lavorazione del legno e l’imballaggio. La nostra società produce, su propri disegni e su disegni forniti dal cliente, strutture di acciaio saldate ed assemblate e travi saldamente bullonate. (da 80 a 400 HEB ed oltre). La nostra produzione riguarda anche supporti per tubature, staffe e forcelle di acciaio leggero, medio, pesante, tubi, morsetti, selle di appoggio di tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio (DIA. 04 e DIA. 114) in acciaio carbonio e acciaio inox.
CON-FER s.r,l. Via Leonardo da Vinci n. 26/30 20089 Rozzano MI Telefono N. ++39 (02) 8255292-(02)57506318 Facsimile. N. ++39 (02) 89200904 E-mail: info@confer.it WEB.www.confer.it
Via Leonardo da Vinci n. 26/30 20089 Rozzano MI - Italia Telefono N. ++39 (02) 8255292-(02)57506318 Facsimile. N. ++39 (02) 89200904 E-mail: info@confer.it WEB.www.confer.it
Carpenterie supporti t
e in acciao tubazioni
“Sagra del Salame d’Oca di Mortara” Di Silvia Brigada
• Reportage Eventi
T
ra gli eventi autunnali più attesi e sentiti in terra lomellina, c’è di certo la Sagra del Salame d’Oca di Mortara, giunta quest’anno alla sua cinquantesima edizione!!!
La sagra è nata nel 1967 allo scopo di promuovere il tipico prodotto locale poiché, secondo consolidate testimonianze storiche, l’ideazione dell’insaccato a base di carne d’oca fu dovuta all’inventiva della nutrita comunità ebraica lomellina nel XV secolo. Il procedimento era quello utilizzato per la produzione del salame tradizionale. In seguito si mescolarono le carni d’oca e di maiale, insaccandole nella pelle del ventre e del collo dell’oca fino ad arrivare a oggi al riconoscimento IGP (ottenuto nel 2005). Una tradizione antichissima che ancora quest’anno, dal 22 al 25 settembre, Mortara ha voluto celebrare. Una sagra davvero di tutto rispetto, dove il Comitato Organizzatore Sagra del Salame d’Oca di Mortara ha proposto al nutrito pubblico di amatori del genere la consueta Mostra provinciale del Palmipede, il sentitissimo Palio (che ha fatto rivivere per un giorno i fasti della corte ducale di fine Quattrocento di Ludovico il Moro, Beatrice d’Este e della corte ducale: una sfida avvincente tra le sette contrade cittadine), il Gioco dell’Oca (assolutamente imperdibile! Il gioco, tra i più noti, si gioca qui con pedine umane e, secondo la leggenda, sarebbe nato per distrarre Beatrice d’Este, consorte di Ludovico il Moro, e le sue Dame durante la loro permanenza mortarese, mentre il Duca di Milano si dedicava alla caccia!), la Sfilata Storica in costume medievale delle sette contrade ed il premio di poesia Città di Mortara. Tra salame e mille altri prodotti a base d’oca, come il foie gras, l’ecumenico (insaccato di sola carne d’oca), i prosciutti, il marbrè (insaccato cotto nel Marsala), la galantina e le varie composizioni di fegato grasso, la Sagra dell’Oca di Mortara chiude una cinquantesima edizione di grande successo … di pubblico e di tradizione!
Alcuni momenti della Sagra del salame d’ oca di Mortara
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“Bollicine di Lombardia”
due giorni di degustazioni con AI
L’associazione sommelier all’Enoteca Regionale di Cassino P
”,
IS
Po
• Reportage Eventi
L
’Ais Lombardia presieduta da Fiorenzo Detti, sabato 1 e domenica 2 ottobre, dalle ore 15 alle ore 21.30, ha portato in scena in Oltrepò Pavese un weekend di grandi degustazioni dedicate alla scoperta delle bollicine prodotte in Lombardia. L’atteso appuntamento con «Bollicine di Lombardia» all’Enoteca Regionale a Cassino Po di Broni è stato un successo, soprattutto per la curiosità del pubblico che ha risposto con entusiasmo all’invito. Nel pomeriggio di domenica sono arrivati anche i giornalisti di testate importanti, che hanno anche colto l’opportunità per conoscere la struttura della prima Enoteca Regionale e per farsi raccontare il progetto Guidando con Gusto della Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, guida emozionale all’enoturismo. Protagoniste della due giorni Ais sono state 50 aziende selezionate, con le loro migliori etichette in degustazione. Il weekend è stato un viaggio entusiasmante alla scoperta delle bollicine lombarde, rappresentative dell’estrema eterogeneità delle zone produttive di una regione vitivinicola leader in Italia per vino certificato: dai terrazzamenti della Valtellina all’Oltrepò Pavese, passando per il lago d’Iseo ed il lago di Garda e giù fino all’Oltrepò Mantovano. Su prenotazione, con iscrizione gratuita, nei due pomeriggi di sabato e domenica è stato anche possibile prendere parte ad altrettanti seminari, dalle 17 alle 18.30, sugli spumanti di Lombardia. La manifestazione ha invitato a conoscere a fondo le denominazioni, le zone di produzione e le caratteristiche che rendono unici i diversi “terroir”. Ais fa cultura. E’ giusto chiamarle “bollicine”? Sì, stando alla risposta del pubblico, perché parlar semplice è sempre e comunque la prima regola per avvicinare winelovers da educare. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, si è complimentato con Ais per l’efficacia dell’impegno profuso: «L’Enoteca Regionale di Cassino Po è nata un anno fa proprio per valorizzare il meglio delle produzioni vitivinicole lombarde. La due giorni che Ais Lombardia ha portato in scena testimonia la vitalità dell’associazione e la sua attenzione nel comunicare le identità delle diverse zone di produzione, nessuna esclusa. Mi ha fatto molto piacere osservare un pubblico eterogeneo, con in sala sia sabato che domenica molti giovani al loro primo approccio all’universo del Metodo Classico che la nostra regione custodisce. Una regione che è leader in Italia per vino a denominazione certificato, ma che ha bisogno di raccontarsi di più al mondo consumatore vecchio e nuovo».
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Benedetto Gareri, Som
mmelier AIS, Fiorenzo Detti, presidente AIS Lombardia, Hosam Eldin Abou Eleyoun delegato AIS Milano
Alcuni momenti di “Bollicine d’i Lombardia”
• Reportage Eventi
Filippo Quaglini e Hosam Eldin Abou Eleyoun
Banco d’assaggio
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Emanuele Bottiroli e F
Quattro ospiti di “Bollicine di Lombardia” Emozion
Fiorenzo Detti
ni d’Autunno
• Galleria
Marcello Campeggio
Fiorenzo Detti e Filippo Quaglini
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“Guttuso. La forza d Scuderie del Castello Visconteo di Pavia
Di Silvia Brigada
Brucranio, mandibola e pescecane (1984)
delle cose”
“La pittura va presa di petto, come una cosa decisiva, non si può girarle attorno con più o meno raffinate certezze. E’ necessario entrare nel cuore della pittura per comprenderne le ragioni”. Renato Guttuso
• Speciale Arte
N
on è una mostra di noiose nature morte. No, per niente. Questa è una mostra di forza, colori ed emozioni che solo un maestro come Renato Guttuso (1911 – 1987) riusciva a tirar fuori dagli oggetti. Cose che emanano un’aurea potente e disincantata, portatori di essenza, vita, evocazioni e sentimenti. Dal 16 settembre fino al 18 dicembre alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, la mostra “Guttuso. La forza delle cose” celebra una parte della produzione di uno dei più importanti artisti della storia dell’arte contemporanea, quella delle “cose”. Le nature morte di Guttuso costituiscono, dalla fine degli anni Trenta, una componente essenziale della sua produzione e aprono la grande stagione pittorica milanese dell’artista, giunto dalla natia Bagheria per svolgere il servizio militare. Qui, con l’amico Birolli, inizia ad esporre per la celebre Galleria il Milione producendo opere in cui indaga ossessivamente serie di oggetti che si animano nelle tele e che diventano i protagonisti indiscussi delle opere grazie alla straordinaria forza espressiva e alla potenza cromatica. La mostra ripercorre gli anni della produzione artistica guttusiana attraverso i suoi oggetti: gli anni Quaranta furono rappresentati dalle influenze cubiste che sancirono la lunga amicizia con Pablo Picasso, qui esemplificata da una natura morta cubista in cui Guttuso si cimentò nel 1946 e la ben nota Natura con drappo rosso (1942). L’adesione al cubismo e la tematica della morte (rappresentata, come qui, dalla testa d’ariete) l’impegno dell’artista a testimoniare la drammatica condizione esistenziale, imposta dalla dittatura e dalla tragedia della guerra. Gli anni Cinquanta sono caratterizzati dal realismo, con ortaggi e pesci, inseriti perfettamente nello spazio circostante o, come le definì il critico Crispolti, perfette “connessioni ambientali”. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Guttuso si confrontò con i collage di dipinti e continue rappresentazioni quasi ossessive di pennelli e vernici, un caos ordinato, dichiarazione di se stesso come pittore, qui presenti con opera meravigliose; negli anni sessanta, eccoci ad una nuova fase della pittura guttusiana, che rivela una dimensione più meditativa, visibile ne Il Cestello (1959) e La Ciotola (1960). Meravigliosa la tela di chiara citazione metafisica che Guttuso elaborò in ricordo dell’amico Morandi, allora da poco scomparso.
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Natura morta con fornello elettrico (Tramonto e fornello elettrico), 1961
Alcuni scorci della Mostra nelle scuderie del Castello
Un angolo dello studio di via Pompeo Magno, 1941
Natura morta con lampada, 1940-41
• Speciale Arte
L
’esposizione si conclude con una selezione di dipinti degli anni Settanta e Ottanta, periodo in cui la continua ricerca del reale di Guttuso si accentua per dare vita a celebri dipinti come Cimitero di macchine (1978), Teschio e cravatte, Bucranio, mandibola e pescecane (1984) che diventano metafore e allegorie del reale contemporaneo; ultima opera, il meraviglioso autoritratto del pittore e la sua voce in sottofondo, testimonianza diretta della forza delle “sue” cose. Lungo il percorso della mostra una serie di fotografie (in parte inedite e concesse dagli Archivi Guttuso) ripercorrono la vita dell’artista come uomo politico (nel 1975 divenne senatore della Repubblica del Partito Comunista Italiano) e completamente inserito nella vita pubblica, mondana, culturale e artistica, ovviamente, del tempo. In queste curiose e belle foto d’epoca lo vediamo con importanti scrittori come Moravia e Vittorini, scultori tra cui Manzù e Moore, poeti come Pasolini, Sartre e Neruda (che, insieme a Carlo Levi fu testimone di nozze dell’artista con Mimise), registi come De Sica e Visconti, attori quali Gino Cervi, Aldo Fabrizi e Ingrid Bergman. (Curiosità: lo sapevate che Guttuso fu testimone di nozze di Andrea Dotti, marito italianissimo di Audrey Hepburn che sposò nel 1969?). Il progetto è prodotto e organizzato da ViDi in collaborazione con il Comune di Pavia, l’Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi e con gli Archivi Guttuso, a cura di Fabio Carapezza Guttuso e di Susanna Zatti. L’esposizione ospita oltre cinquanta opere provenienti da prestigiose sedi espositive tra le quali il MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin e alcune importanti collezioni private. Per tutte le informazioni: www.scuderiepavia.com info@scuderiepavia.com Tel: +39 0382 33676
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Renato Guttuso e Pablo P
Picasso
Cimitero di macchine, 1978
Renato Guttuso
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Speciale Oltrepo’ Di Silvia Brigada
Rientrati dalle vacanze? Ripreso lavoro e scuole? Non disperate e godete delle belle giornate di sole (tiepide e gradevolissime) di questo settembre ed approfittatene per una bella gita nel nostro Oltrepò! Questo mese consigliamo un itinerario suggestivo per i colli di Cigognola, Pietra de’ Giorgi e Rocca de’ Giorgi.
Torre del Castello di Cigognola - Foto di Daniele Marioli
• Speciale Oltrepò Pavese
Cigognola
C
igognola è un comune molto antico, probabilmente abitato già in epoca romana, il cui nome farebbe pensare alla “sigogna”, carrucola usata per attingere acqua dai pozzi.
Nel 1164 è citata, come molti paesi della zona, nel diploma federiciano in cui veniva posta sotto la giurisdizione di Pavia. Già da allora Cigognola era fortificata, soprattutto da quando ne presero possesso la famiglia dei Sannazzaro (qui si insediarono il ramo dei De Cigognola); nel 1406 diversi intrighi familiari ne fecero proprietà dei Beccaria. Pochi anni dopo, nel 1415, si verificò un importante episodio storico, la congiura dei Malatesta, dove fu Giorgio Aicardi scongiurare la morte di Filippo Maria Visconti per mano dei Beccaria. L’Aicardi (cui fu concesso il privilegio del nome di Visconti, ma che fu sempre chiamato con l’appellativo di “Scaramuzza”) ottenne molte terre nell’area di Broni, tra cui il feudo di Cigognola. Il borgo, abbarbicato su di un alto colle, e l’abitato che si sviluppa tutto intorno, nella valle del torrente Scuropasso, sono dominati dal meraviglioso Castello la cui costruzione originaria risale al XIII secolo; fu ampliato e restaurato nel XVII secolo e modificato (non sempre doverosamente) nel XVIII secolo, quando la casata degli Scaramuzza si estinse. Passò quindi a Barbara d’Adda e al figlio Alberico Barbiamo di Belgioioso, che fu l’ultimo feudatario di Cigognola. Il Castello fu allora acquisito da diverse famiglie, prima dagli Arnaboldi – Gazzaniga, dai Brichetto - Armaboldi (che promossero iniziative culturali di assoluto rilievo; il salotto letterario di Mimmina Brichetto ospitò intellettuali come Croce, Quasimodo, Montale e Bacchelli), e dagli attuali proprietari, i Moratti. Si tratta di una grande struttura circondata da una cinta muraria e da un ampio terrapieno, posta strategicamente su un’altura dalla quale si potevano controllare i traffici della vicina Via Emilia. Nel cortile interno un ampio scalone conduce all’ingresso principale, una degli elementi che, nel tempo, ha fatto perdere al castello il suo aspetto puramente difensivo. Dal XV secolo, infatti, l’arrivo di famiglie nobiliari hanno trasformato la fortezza in corte rinascimentale. All’inizio dell’Ottocento il castello divenne un centro di promozione vitivinicola, destinazione d’uso che ancora oggi permane nell’Azienda Agricola “Castello di Cigognola” della famiglia Moratti. “Cigognola città del vino” è infatti la scritta sul cartello all’ingresso del paese. Circa 70 le aziende del luogo, 400 gli ettari di superficie vitata, 1 milione e 296mila i ceppi di vite. Si tratta di un’antichissima tradizione vinicola dell’Oltrepò con le più diverse varietà di uva: dalla croatina, alla barbera, pinot nero e riesling. Vini che esaltano soprattutto i piatti locali … come il Risotto alla Bonarda (assolutamente da provare!).
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Castello di Cigognola
• Speciale Oltrepò Pavese
D
i particolare pregio è la Chiesa parrocchiale, che fu costruita nel 1437 ad opera di Alessandro Scaramuzza Visconti e allora dedicata ai santi Maurizio ed Alessandro. Questa prima chiesetta lasciò il posto, nel 1437, per concessione dei feudatari medesimi, alla chiesa attuale, eretta poi in parrocchia nel 1623, con il titolo di San Bernardo. L’antica cappella del castello subì opere di ampliamento e restauro anche nel Settecento e nel Novecento. E’ abbastanza insolito che in questa zona, non toccata dalla presenza dell’ordine Cistercense, ci sia una Chiesa dedicata a Bernado di Chiaravalle, figura di spicco nella storia religiosa e civile del Medioevo. Caratteristica particolare della chiesa è la presenza di due dipinti di straordinaria bellezza: l’uno raffigurante S. Mauro Abate e risalente al secolo scorso, opera del pittore Rodolfo Arata; l’altro raffigurante la Vergine con angeli e santi,opera del secolo XVIII, realizzata nel 1743 dal pittore genovese Giovanni Evangelista Draghi, operante presso la Corte piacentina dei Farnese, su commissione della Contessa Barbara d’Adda.
Torre del Castello di Cigognola e la Chiesa Parrocchiale - Foto di Daniele Marioli
Chiesa Parrocchiale - Foto di Daniele Marioli 49
• Speciale Oltrepò Pavese
C
iò che contraddistingue Cigognola è senz’altro la presenza di un bellissimo punto panoramico: partendo dalla piazza principale, attraversate il Parco delle Rimembranze lungo l’omonimo viale alberato. Il Parco delle Rimembranze, il quale, nel suo insieme, si può definire come il punto più panoramico del territori, ha davvero un fascino straordinario. Da qui, nelle giornate più limpide, si vede l’infinita pianura, le sterminate coltivazioni di vite della Valle Scuropasso e, sullo sfondo, la catena montuosa delle Alpi ed il maestoso il massiccio del Monte Rosa. Nel cuore del parco ha sede, circondato da storici ippocastani ed imponenti cedri del libano, il monumento ai Caduti delle due guerre. Nel 1967, tutta la popolazione di Cigognola contribuì alla costruzione della Chiesa di Nostra Signora della Guardia, ubicata invece ai piedi della collina, per sciogliere il voto fatto in occasione del tornado che si abbatté sulla zona nel 1957. Segnaliamo che la frazione Vicomune è sede di un antico oratorio il cui impianto originario risale al XIII. Per gli amanti della pesca sportiva è a disposizione il Laghetto di Cigognola, detto “La Vasca” da poco tornato ad essere un’oasi naturale. Ora lasciate il centro e dirigetevi in Località Cà Nova (anche a piedi, lungo un gradevole percorso escursionistico, la strada è sterrata ma immersa nella natura!), dive giungerete storico Pozzo di Talanca: un’oasi di silenzio e di pace dove, usando un po’ di fantasia, potrete ancora le voci delle donne intente a lavar panni o a tirar su l’acqua ... La fonte di Talanca ha avuto primaria importanza per la vita cittadina di Cigognola in epoche passate, quale sorgente naturale di inestimabile valore e risorsa dalle proprietà benefiche e addirittura miracolose. Le opere di costruzione del Pozzo Comunale di Talanca con annesso abbeveratoio risalgono, come riportato da alcuni documenti dell’epoca, all’anno 1859. Il Pozzo viene utilizzato, oggigiorno, quasi esclusivamente per scopi agricoli.
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La “Vasca” di Cigognola
• Speciale Oltrepò Pavese
Pietra de’ Giorgi
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l Comune è il risultato della fusione, avvenuta nel 1818, di tre territori fino ad allora indipendenti: Pecorara, Pietra e Predalino. La zona vanta comunque una storia molto antica.
Il Castello di Pietra de’Giorgi che sorge sulla sommità della collina in posizione strategica, è considerato uno dei più antichi dell’Oltrepò Pavese … risalirebbe al 1012!
Pensate che nonostante la sua storia includa vari tentativi di assedio, nessuno riuscì mai ad espugnarlo. Nel Duecento fu scenario di aspre battaglie tra i guelfi, che si erano rifugiati qui, e i ghibellini. Pietra fu soggetta ben presto alla signoria della casata dei Sannazzaro, un ramo della quale fu detto appunto de Petra. Nel 1405 fu assegnata a Galvagno Beccaria, figlio di Messer Fiorello e di Filippina Sannazzaro. Rimase dunque a quella casata, per cui fu detta Preda Beccaria; passò poi, per eredità, ai Giorgi di Soriasco, detti anche Giorgi Beccaria. Estinta questa casata all’inizio del XVII secolo, il feudo fu acquistato dai Giorgi di Vistarino, da cui prese il nome attuale. La torre quadrata del castello, l’unica che si è conservata delle quattro edificate in origine, presenta delle merlature ghibelline binate, simbolo dell’unione tra le famiglie Beccaria e Giorgi. Una curiosità è rappresentata dal fatto che nel cortile è presente un pozzo profondo ben 75 metri. La rocca per passaggi di eredità passò di proprietà dai Beccaria-Giorgi, agli Eotwos, ai Dal Pozzo; questi ultimi la vendettero agli attuali proprietari, i Dosi. (Il castello è di proprietà privata, quindi non è visitabile internamente). Sappiate però che durante recenti restauri, nella torre, sono emerse delle decorazioni ad affresco. Il mistero che si è immediatamente creato attorno ad esse è dovuto alla scelta, per la raffigurazione, di un soggetto sacro, inusuale in un ambiente solitamente dedicato alla vita privata. Gli spazi dell’attuale Palazzo municipale facevano parte del maniero, poi acquistati dal comune. Al suo interno si possono ammirare ancora le cantine, meglio note col nome di “cantinone medioevale”, dove vengono organizzati splendidi eventi, come ci racconta il Sindaco di Pietra dè Giorgi, Gianmaria Testori. Il Sindaco ci ricorda che il weekend dell’8 e 9 ottobre il Comune di Pietra, con il patrocinio di Regione Lombardia, organizza il Palio dei Tre Castelli, dove verrà allestito un vero e proprio campo medievale, con tanto di tende, mercati, giullari, duelli, arcieri e falconieri; sabato non mancate alla Cena Medievale (che sarà allestita proprio al Cantinone!), parte del cui ricavato andrà alle popolazioni colpite dal recente terremoto. Non perdete, il pomeriggio di domenica, lo spettacolare Palio dei Tre Castelli!
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Castello di Pietra de’ Giorgi - Foto di Daniele Marioli
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• Speciale Oltrepò Pavese
A
ffascinante è la storia tramandata riguardo alle origini della Chiesa parrocchiale di Castagnara, dedicata a Santa Maria Assunta, edificata alla fine del XIII secolo, e che sorge in una zona isolata chiamata appunto Castagnara (e non nel centro abitato come la maggior parte delle parrocchiali). La storia di questa chiesa è assolutamente affascinante, miracolosa e in parte ancora da scoprire … Membro dell’antica famiglia degli Orsini, Meteliano, nel 1295, dopo la guerra tra gli Orsini e i Colonna, era fuggito da Roma , e aveva scelto come rifugio le colline dell’Oltrepò, delle quali presto si innamorò. Poco dopo il suo arrivo, il suo unico figlio si ammalò gravemente. Meteliano, che era particolarmente devoto alla Madonna, pregando si incamminò verso il bosco di castagni che cresceva al di sotto del castello. Nel mentre, la voce della Madonna gli annunciò la guarigione del figlio. Infinitamente grato per il miracolo, le chiese cosa avrebbe potuto fare per ricambiare a tanta grazia così che ella rispose “Sarà necessario, o caro, che tu in questo medesimo luogo eriga una Chiesa”. Tornato a casa e trovato il figlio sano, il nobile fece subito tagliare i castagni laddove sarebbe sorta la chiesa e per indicare questo luogo sacro (benedetto nel 1300). L’ubicazione della parrocchiale è considerata la prova che il fatto accadde realmente; sorge infatti in un luogo troppo isolato dai centri abitati, Pietra e Pecorara, risultando scomoda per i fedeli.
Chiesa di Santa
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Chiesa di Santa Maria Assunta prospetto est
a Maria Assunta
Accanto alla chiesa di Castagnara è possibile osservare l’Oratorio della Beata Vergine Addolorata edificato nel XV secolo ed utilizzato come chiesa ausiliaria alla parrocchiale, la quale era diventata troppo piccola per il gran numero di fedeli. Sul finire degli anni settanta, prima di essere restaurato, l’Oratorio si trovava in pessime condizioni; per colpa di un incendio e delle infiltrazioni d’acqua: era infatti crollata la stupenda volta che ricordava quella di S. Sofia a Istanbul. Meteliano edificò inoltre l’ormai scomparso maniero di Predalino (parte del quale si conservò fino al Settecento), non lontano dal sito in cui si trova la parrocchiale, dove si stabilì. Dell’edificio resta traccia nella denominazione moderna della località, ossia Castellone. In località Scorzoletta è stato edificato negli anni Quaranta il Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso. Al suo interno è possibile ammirare un mosaico raffigurante la Beata Vergine.
La frazione Pecorara, dove si trovano due palazzi risalenti al XVIII secolo, appartenne principalmente ai Marchesi Bellisomi di Pavia.
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Cantina Scuropasso,
il Metodo Classico rispettoso ed elegante
In Oltrepò Pavese Fabio Marazzi racconta “Roccapietraâ€?, un progetto che valorizza la vocazione della valle del Pinot nero spumante Foto di Valeria Portinari
• Speciale Oltrepò Pavese
• Speciale Oltrepò Pavese - Produttori
L
’anima più storica e sincera dell’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG ha il volto di Fabio Marazzi, titolare di Cantina Scuropasso in frazione Scorzoletta di Pietra De’ Giorgi. Il suo Pinot nero spumante è un’arte che si tramanda da generazioni e che, ogni anno, si arricchisce di esperienza. Perché Fabio sa coltivare la vite, sa produrre con meticolosa cura ma sa anche ascoltare, con quell’umiltà che diventa un motore straordinario per non smettere mai di evolvere, come le sue bollicine di grande eleganza. Grandi vini e rispetto dell’ambiente da un’azienda in conversione biologica e che, attraverso il suo impianto fotovoltaico, è anche indipendente sotto il profilo energetico. Fabio si sente cucita addosso una missione, fatta di rispetto meticoloso degli antichi vigneti e d’impegno in cantina: valorizzare in Italia e nel mondo la storia della sua Vallescuropasso, che molto ha da raccontare, in termini di terroir e identità. «I miei spumanti – spiega – devono più del 70% a Madre Natura e a chi mi ha preceduto tra queste vigne che oggi sanno dare un frutto che noi dobbiamo solo mettere in bottiglia, senza sciupare la magia della terra». Una frase che dice tutto di lui, della sua filosofia e della sua azienda. Cantina Scuropasso è nata nel 1962 per volontà del padre Fabio Marazzi, Federico, dello zio, Primo Decontardi, e di un amico di famiglia, tutti provenienti da precedenti esperienze nel settore. Già agli albori della sua storia, l’azienda inizia subito a pigiare uve rosse e a dare il via alla pressatura del Pinot nero per preparare basi spumante per importanti aziende spumantistiche di prestigio nazionale, a partire da uno dei più noti brand della Franciacorta con cui nasce una collaborazione protrattasi per 35 anni.
Flavia e Francesca Marazzi con il nonno Carlo
Botti della Cantina Scuro
opasso
Fabio Marazzi e famiglia
• Speciale Oltrepò Pavese - Produttori
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n quegli anni, complice il boom economico che spinge in alto il settore del vino, l’azienda cresce in dimensioni. All’epoca un ruolo di primo piano era ricoperto dal mercato di Milano e hinterland, ma i clienti arrivavano già da tutta la regione. Si decide così di aumentare la vinificazione del Pinot nero. «All’inizio degli anni ‘80 – racconta Fabio Marazzi - la vendita domiciliare e sul mercato di Milano si affievolisce e così a Cantina Scuropasso cresce l’attività d’imbottigliamento con nostre etichette. Tutto questo mentre all’inizio degli anni ‘90 approda qui una grande azienda piemontese ad approvigionarsi anch’essa di Pinot nero base spumante. Forti di questi riscontri di mercato, usciamo con le prime bottiglie di Metodo Classico nel ‘91». Fabio, entrato in azienda nel 1988, si concentra proprio sul dare un’anima di mercato propria all’azienda di famiglia. E proprio nel ‘91 debutta ufficialmente lo Scuropasso Metodo Classico brut. «Occoreva però – confessa Fabio - un marchio per distinguere bene l’alta gamma spumantistica aziendale dal resto dei vini, peraltro qualitativi ma destinati a un’altra fascia di mercato. E’ così che nel ‘97 nasce la linea “Roccapietra”, come modo di valorizzare il meglio che potevamo offrire ma anche la nostra vallata. A Pietra de’ Giorgi c’è grande vocazione per il Pinot nero. La Vallescuropasso ha infatti caratteristiche che ben s’addicono alla coltivazione dei cloni base spumante». “Roccapietra” diventa dunque il nome di una passione e di un amore del territorio. Oggi Cantina Scuropasso lavora direttamente 15 ettari di vigneti e acquista uve solo da conferitori storici, legati alla cantina fin dal lontano 1963. La sua produzione punta sulla qualità e non sulla quantità: 100.000 bottiglie/anno, di cui 10.000 bottiglie sono di Metodo Classico. La clientela è costituita da estimatori e clienti privati fidelizzati. Per il resto il target italiano è rappresentato da ristoranti, bar ed enoteche. L’export è attualmente in fase di sviluppo. Sul fronte della comunicazione l’azienda vuole puntare anche molto sui giovani, attraverso le sue bollicine.
La linea “Roccapietra” La storia di questo marchio nasce nel 1997. Cantina Scuropasso parte dal brut affiancato subito dal brut rosé (poi divenuto Cruasé, marchio collettivo ideato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese per dare identità collettiva al prodotto; spiegare con un nome solo zona, metodo e vino). Nel 2005 Cantina Scuropasso presenta “Zero”, il suo spumante non dosato nato dalla predilezione del titolare e degli estimatori con cui si confronta dell’anima più vera e senza aggiunte del Pinot nero Metodo Classico. «Prima di presentarlo – spiega Fabio Marazzi – ho organizzato una sessione di assaggio alla cieca con titolati esperti. Mettendo il nostro spumante a confronto con altri prodotti simili ho capito che in catasta era buono e poteva ricoprire una posizione importante sul nostro mercato». E così è nata un’etichetta per valorizzare Pinot nero e la sua grinta, la sua purezza e vigneti vocati. Cantina Scuropasso Fraz. Scorzoletta 40/42, 27040 Pietra de’ Giorgi, Telefono: 0385 85143 www.scuropasso.it
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• Speciale Oltrepò Pavese - Produttori
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nfine, per una pausa gustosa, fermatevi da Antonio Dellabianca. L’Azienda Agricola Antonio Dellabianca sorge sulle colline dell’Oltrepo Pavese dalla fine del 1800, quando nonno Ernesto iniziò l’antica tradizione della lavorazione della vite, una lunga storia di impegno e passione che passerà poi nelle mani di papà Nino, arrivando fino ad oggi col figlio Antonio. E’ possibile visitare le vigne della tenuta e assaporare i pregiati vini dell’azienda nella. Per vivere a 360 gradi un momento rilassante e rigenerante, l’azienda è proprietaria anche del piccolo e raccolto Bed & Breakfast “Gli Acini”, con una bellissima vista sul panorama delle colline e della pianura Padana. Azienda Agricola Antonio Dellabianca Località Canova, 20 27040 Pietra De’ Giorgi (PV) Tel. 0385 85291 | 0385 284171 Cell. 338 5070564 | 339 2758449 info@antoniodellabianca.it www.antoniodellabianca.it
B&B gli Acini - Azienda agricola Dellabianca
• Speciale Oltrepò Pavese
Rocca de’ Giorgi
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occa de’ Giorgi è un piccolo comune della Valle Scuropasso, definito, come tanti nella zona, un Comune sparso: l’antica rocca e la parrocchia si trovano su due colli doversi, su due lati opposti della valle. Sede di un’antica pieve della diocesi di Piacenza, Rocca dè Giorgi vide molte volte modificato il proprio nome. Quando, nel 1164, per volontà del Barbarossa, fu indicata tra i luoghi dell’Oltrepò sottoposti al dominio di Pavia, si chiamava Rocca di Aimerico. Questi era l’antico signore sotto il cui dominio furono probabilmente realizzate le opere di fortificazione già esistenti nell’Alto Medioevo. Nel passaggio alla signoria pavese dei Campeggi, il suo nome divenne Rocca Campesana; passò in seguito sotto il dominio dei Sannazzaro, e per matrimonio a Fiorello Beccaria, che ricostruì la Rocca, da quel momento detta Rocca di Messer Fiorello, o Roccafirella. I ruderi della roccaforte si ergono ancora in cima a un poggio: oggi sono visibili solo le mura perimetrali (metà XIV secolo) ma si può intuire che la struttura fosse a pianta quadrilatera. La rocca trecentesca si staglia sul verde di prati e boschi e fa parte dei possedimenti della Tenuta Vistarino. In seguito all’estinzione dei Beccaria avvenuta nel 1629, la rocca fu quindi acquistata dai conti Giorgi di Vistarino (anche feudatari di Pietra de’ Giorgi), dai quali col tempo il paese prese il nuovo, attuale, toponimo. I loro discendenti sono tuttora i maggiori proprietari del Comune. La loro azienda agricola “Tenuta Conte Vistarino” ha sede accanto al Municipio di Rocca, presso la meravigliosa Villa Fornace, in stile neoclassico, chiamata così poiché il suo nucleo più antico fu edificato nel 1700 sulle fondamenta di un’antica fornace di mattoni. La villa, in perfetto stato di conservazione, è chiusa al pubblico e destinata tuttora ad abitazione, ma sappiate che si distingue per la ricchezza e per lo stile dei suoi interni: vi sono arredi d’epoca, volte stuccate, splendide decorazioni ad affresco e pavimenti originali. È circondata da un ampio parco progettato da Achille Majnoni (1855-1935), architetto personale di Umberto I di Savoia e incaricato anche dei rifacimenti della Villa Reale di Monza. Il giardino è dominato dall’Orangerie, l’edificio delle serre costruito all’inizio del secolo scorso per la conservazione delle piante durante l’inverno.
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Villa Fornace - Foto Conte Vistarino
La Rocca de’ Giorgi - Foto Tenuta Conte Vistarino
• Speciale Oltrepò Pavese - Produttori
Famiglia Giorgi Conte Vistarino
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ui la famiglia Giorgi di Vistarino ha contribuito a definire, nel tempo, l’intimo legame con la tradizione vitivinicola che caratterizza il territorio, all’interno di un’oasi incontaminata di grande interesse paesaggistico e faunistico.
Da Augusto Carlo Giorgi di Vistarino, che per primo alla fine dell’800 avviò in Oltrepò la coltivazione del Pinot Nero, ai successori Ottaviano e Carlo, sino ad arrivare alla più recente generazione rappresentata oggi da Ottavia Giorgi di Vistarino, continua a rimanere identica la volontà di perseguire la qualità attraverso la creazione di vini autentici ed eleganti, fedele espressione del territorio da cui hanno origine. La proprietà della“Tenuta Conte Vistarino” si estende per oltre 826 ettari di cui 200 vitati, tutti iscritti all’Albo della DOC Oltrepò Pavese e coltivati a Pinot Nero, Riesling Renano, Pinot Grigio, Moscato, Croatina e Barbera.
Visitate, infine, la Chiesa di San Michele Arcangelo, un edificio di piccole dimensioni, a navata unica. Gli affreschi del soffitto e quello raffigurante San Michele che uccide il drago, in corrispondenza dell’altare in pietra dedicato al santo e dominato da una statua di quest’ultimo, furono realizzati all’inizio del Novecento dal pittore Rodolfo Gambini.
Ottavia Giorgi di Vistarino
Cantine Conte Carlo Giorgi di Vis Fraz. Scorzoletta 82/84 27040 Pietra de’Giorgi (PV) Tel: +39 0385 85117 Fax: +39 0385 85530 info@contevistarino.it
Az. Agricola Conte Carlo Giorgi d Villa Fornace 27040 Rocca de’Giorgi, Pavia Tel: +39 0385 241171 Fax: +39 0385 241166 azienda.agricola@contevistarino.it
starino s.r.l.
di Vistarino
• Speciale Oltrepò Pavese - Produttori
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rima di lasciare Rocca dè Giorgi, vi invitiamo a gustare un bicchiere di buon rosso all’ Azienda Agricola Anteo. Da secoli questa zona è dedicata alla coltivazione del vitigno del Pinot Nero tanto che, è documentato, le prime piantine furono portate proprio qui dalla Francia nella seconda metà dell’Ottocento. L’Azienda Anteo sorge proprio su queste terre, gestita da Ettore Piero Cribellati e dalla sorella Antonella, che coltivano a vitigno gli oltre 30 ettari di terreno della tenuta. Punta di diamante dell’Azienda Anteo è il Metodo Classico con le tre preziose gemme millesimate: Nature Ecru, Riserva del Poeta, Anteo Rosè e Brut Tradition Docg. Ottimi anche il Cruasè Docg “naturalmente rosa” e il Sabrage (piacevole Metodo Classico da mescere dopo l’apertura con la sciabola tradizionale degli Ussari napoleonici). Piero Cribellati e Antonella vi aspettano a Rocca dè Giorgi all’interno dell’elegante sala degustazione dell’azienda per assaporare gli ottimi vini della tradizione.
Azienda Agricola Anteo Località Chiesa - 27040 Rocca de’ Giorgi (PV) tel +39.0385.99073 - fax +39.0385.951814 email: info@anteovini.it www.anteovini.it
Piero e Antonella Cribellati
Vendemmia 2016 Oltrepò Pavese Foto di Emanuele Bottiroli
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endemmia da ricordare, quella 2016, in Oltrepò Pavese: 13.500 ettari a vigneto, patria del Pinot nero Metodo Classico italiano dal 1865 e primo terroir viticolo di Lombardia. Sono state impegnate 1700 aziende e un totale di circa 8mila addetti tra imprenditori agricoli, agronomi, enologi, consulenti, operatori addetti alla raccolta e dipendenti delle cantine. Sulle colline oltrepadane i vitigni più rappresentativi sono: Croatina, Barbera, Pinot nero, Riesling e Moscato. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, enologo della scuola di Alba, preannuncia che sarà una campagna vendemmiale qualitativa con rese in linea o leggermente inferiori sul 2015. “Si è partiti – spiega Rossetti – dopo metà agosto con la raccolta delle basi spumante per l’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. L’annata è stata contraddistinta da una buona salubrità delle uve e da un andamento climatico nel complesso positivo. Dai campionamenti si prevede, sulla carta e sulla base delle analisi, un’annata molto buona. Le uve denotano buone acidità e buon grado zuccherino. In merito alle rese una prima stima lascia supporre quantità in linea con quelle dello scorso anno o in leggero calo”. In sintesi per le uve da Metodo Classico il quadro del Consorzio è positivo per l’Oltrepò Pavese: “Si prevede una vendemmia eccellente per nostre basi spumante”, riassume Rossetti.
Michele Rossetti, presidente del Consorzio Tutela Vini dell’Oltrepò
• Speciale Oltrepò Pavese - Vendemmia
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n merito alle uve bianche, il presidente chiarisce: “Gli ultimi giorni di maturazione si sono contraddistinti per un’escursione termica tra giorno e notte particolarmente accentuata, foriera di una differenziazione degli aromi delle uve bianche che ci daranno vini particolarmente profumati”. L’ultima vendemmia in Oltrepò è stata quella delle uve rosse ormai quasi giunta a compimento: “Qui è prematuro fare delle previsioni su base scientifica – spiega Rossetti -, ma i grappoli si sono presentati sani e hanno beneficiato di un andamento climatico favorevole. Le prime analisi in cantina stanno mostrando ottimi standard qualitativi e di grado”. Ad agosto a salutare l’avvio della vendemmia 2016 in Oltrepò Pavese è stato anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava.
Roberto L
Lechiancole, Gianni Fava, Michele Rossetti e Luca Bellani
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Fondazione Gal Oltrepò Pavese, nuovo PSL finanziato
In arrivo oltre 6milioni di euro per lo sviluppo e la valorizzazione locale
• Territorio
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l Piano di Sviluppo Locale S.T.A.R. Oltrepò, Sviluppo, Territorio, Ambiente e Ruralità, è tra i 10 ammessi al finanziamento da parte di Regione Lombardia sul bando Misura 19 – “Sostegno allo sviluppo locale leader” PSR 2014-2020.
Il risultato è stato conseguito dalla Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese, presieduta da Alberto Vercesi, che, per la quarta volta consecutiva, ottiene il riconoscimento della propria strategia di sviluppo rurale e apporta al territorio di 50 comuni dell’Oltrepò Pavese più interno, significative risorse per incidere in modo deciso sui trend negativi che lo caratterizzano: diminuzione di servizi, di opportunità occupazionali, di attrattività e di popolazione. Sono oltre 6.300.000,00 euro le risorse pubbliche che verranno messe a bando da parte della Fondazione nei prossimi 6 anni di lavoro e che richiedono un importante cofinanziamento da parte del territorio che ammonta a circa 2.000.000,00 euro. A beneficiarne Enti Locali, Aziende Agricole e Imprese Forestali, Associazioni e Terzo Settore, Consorzi di produttori, Consorzi Forestali, persone fisiche. Gli ambiti su cui saranno indirizzate le risorse sono tre: sviluppo ed innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi di qualità, turismo sostenibile e accesso ai servizi pubblici essenziali. Il sistema di interventi che la Fondazione si propone di stimolare sul territorio è molto articolato e fortemente orientato al lavoro in rete, alla qualità dei progetti, all’innovazione e alla sostenibilità economica ed ambientale che dovrà informare ogni iniziativa. Tra questi saranno favoriti il potenziamento del ruolo delle foreste, dalla tutela, dell’educazione, dell’uso compatibile con le esigenze ambientali; l’innovazione in agricoltura, con forte orientamento alla qualità delle produzioni; la nascita di un sistema turistico diffuso, competitivo e in rete; la conclusione di un patto sociale, tra agricoltori e terzo settore, per l’erogazione di servizi alla comunità rurale.
A partire da questo autunno, non appena le formalità con Regione Lombardia saranno concluse, la Fondazione, capofila di un ampio e qualificato partenariato locale, avvierà una massiccia attività di informazione e animazione territoriale per illustrare e condividere con i potenziali beneficiari opportunità e modalità di accesso alle risorse che saranno messe a bando a partire dal 2017.
Nei mesi scorsi la Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese ha lavorato a diversi Programmi importanti per il territorio, questo è un primo risultato e ulteriori risposte sono attese per i prossimi mesi. Le opportunità che l’ente ha ottenuto per l’Oltrepò Pavese sono dunque molteplici e ingenti e richiedono alle varie espressioni della realtà rurale locale, pubbliche e private, un impegnativo lavoro di pianificazione e una considerevole capacità di cofinanziamento e di spesa su cui è necessario concentrarsi. Soprattutto, esigono un forte senso di responsabilità da parte dell’intera comunità locale, che dovrà dimostrare tutta la sua capacità di operare in modo virtuoso, superando le conflittualità.
Vittorio Poma, presidente dell’Area Vasta La nuova Provincia di Pavia s’insedia e guarda al futuro
• Intervista
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indaci e consiglieri comunali della provincia di Pavia hanno eletto Vittorio Poma nuovo presidente dell’Area Vasta, il soggetto che supera la Provincia di Pavia e che dovrà occuparsi di essere punto di coordinamento e cabina di regia delle politiche territoriali. Le Province infatti, per effetto della riforma Delrio, sono ora enti di secondo livello. Poma ha vinto con un totale di 42.973 seggi (768 preferenze che, come voti ponderati, equivalgono ad un totale di 42.421). Il nuovo consiglio dell’Area Vasta è invece formato da: Paolo Gramigna, Emiliano Scolè, Milena D’Imperio, Marcello Infurna, Pier Giorgio Maggi, Emanuele Corsico Piccolini, Ruggero Invernizzi, Antonio Bobbio Pallavicini, Marco Facchinotti, Andrea Ceffa, Carlo Cavigliani e Angelo Bargigia. Vittorio Poma, ricercatore di storia all’Università di Pavia è stato presidente della Provincia di Pavia dal 2006 al 2011.
Prima urgenza da affrontare sarà quella della viabilità e soprattutto la questione ponti. In primis la Becca e poi quello della Gerola, strutture obsolete e non più in grado di sopportare l’odierno traffico veicolare. Sulla questione pesa l’apparente distacco di Regione e Stato, che invece d’intervenire direttamente giocano a un rimpallo di responsabilità e spiegano che non ci sarebbero le risorse necessarie condannando il territorio a una profonda arretratezza che, certo, non attrae nuova imprenditoria. Altri punti centrali nel programma di Poma sono: il trasporto pubblico locale; l’edilizia scolastica e l’ambiente. Poma ha anche espresso il suo secco «no» a nuovi insediamenti inquinanti, compreso l’impianto per la pirolisi delle gomme a Retorbido, cui si oppone un vasto comitato da diversi mesi ritenendolo non in linea con le strategie di sviluppo di un territorio che punta su vino, terme, turismo e accoglienza.
Poma, fin dai primi giorni del suo insediamento, ha anche ribadito come occorrano i fondi per poter operare: «Senza la concessione da parte della Regione di spendere quanto le Province avevano già in tasca – ha detto – sarà difficilissimo lasciare il segno. E con la vendita di Palazzo Malaspina e delle caserme di Voghera e Vigevano, potremo incassare altri 10 milioni di euro. Sarebbe decisivo averne la disponibilità immediata su un territorio che necessita di molti interventi urgenti. Qui non si chiedono stanziamenti, si chiede che quanto già nella disponibilità e quanto verrà in cassato possa rimanere in provincia di Pavia per essere reinvestito».
Vittorio Poma: mini biografia Vittorio Poma (Pavia, 15 aprile 1958), ricercatore di Storia contemporanea dell’Università di Pavia, è un politico italiano. Nel 1978, a 19 anni, fu eletto consigliere della Provincia di Pavia per la Democrazia Cristiana, più giovane consigliere provinciale d’Italia. Rieletto in Provincia nel 1983 e nel 1988, nel 1993 si candidò Sindaco al Comune di Pavia per una lista civica di centro di cui fu capogruppo fino al 1996. Nel 1997 venne nominato dal Presidente della Provincia Silvio Beretta Assessore provinciale ai Lavori pubblici, viabilità e edilizia scolastica. Dopo le elezioni del 2001 fu riconfermato Assessore provinciale con delega alle Politiche delle risorse umane, formazione professionale e politiche del lavoro. Ex esponente di Forza Italia e PDL, dal 2000 al 2011 fu responsabile degli enti locali per il partito. Fu eletto Presidente della Provincia nel turno elettorale del 2006 (elezioni del 28 e 29 maggio), raccogliendo il 50,3% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrodestra. A scadenza del mandato, nel 2011, si presentò alle elezioni del 15 e 16 maggio appoggiato dall’UDC e dalla lista civica “Poma il Presidente”, ottenendo un buon risultato (8,52% delle preferenze) e riuscendo ad eleggere due consiglieri. Il candidato a lui preferito, soprattutto per l’opposizione fatta da una frangia della Lega Nord pavese per guidare la coalizione di centro-destra, Ruggero Invernizzi, uscì sconfitto da Daniele Bosone (PD), che diventò così il primo Presidente di una coalizione di centro-sinistra dopo 20 anni di amministrazione di centrodestra. Il 28 agosto 2016 è rieletto presidente della nuova Provincia di Pavia (Area Vasta Pavese), dai rappresentanti delle diverse amministrazioni comunali, per effetto della riforma Delrio.
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Sale sul p
• News
Tre Bicchieri Gambero Rosso: 7 eccellenze d’Oltrepò
podio il primo Bonarda, è il «Campo del Monte» dei F.lli Agnes Di Emanuele Bottiroli
• News
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Tre Bicchieri 2017 del Gambero Rosso, riconoscimento riservato alle eccellenze nazionali, regalano all’Oltrepò Pavese novità e conferme. Sette le aziende incoronate dalla guida diretta da Eleonora Guerini, Gianni Fabrizio e Marco Sabellico (nella foto in alto): Agnes (Bonarda Campo del Monte, annata 2015), Ballabio (Metodo Classico Farfalla),Castello di Cigognola (Metodo Classico ‘More, annata 2012), Conte Vistarino (Pinot nero Bertone, annata 2013), Giorgi F.lli (Metodo Classico 1870, annata 2012), Monsupello (Metodo Classico, Millesimato 2011) e Tenuta Il Bosco (Oltrenero Cruasé). Nell’olimpo dei Tre Bicchieri entra per la prima volta un Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC. E’ il “Campo del Monte” dei Fratelli Agnes, azienda associata al Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, da sempre leader nella produzione del tradizionale vino-bandiera del territorio, un evergreen, con una beva facile e sorprendente, un vino quotidiano mai banale.
Eleonora Guerini, Gianni Fabrizio, Marco Sabellico
«Valori, metodo, rigore e costanza premiano il merito – commenta il presidente del Consorzio, Michele Rossetti -. Questo è un riconoscimento che dà lustro a livello nazionale a una zona, quella di Rovescala, molto vocata alla coltivazione della Croatina, ma anche a un’intera denominazione, forte di 20 milioni di bottiglie prodotte ogni anno. I dati statistici e i trend di mercato, fotografati dall’Osservatorio Marketing consortile, – prosegue il presidente – certificano che la missione, ora, è posizionare ancora meglio il nostro Bonarda e internazionalizzarlo, perché si è infranto il tabù secondo cui i frizzanti non piacciono all’estero. E’ per questo che il Consorzio ha pronto il nuovo disciplinare del Bonarda, per farne solo ed unicamente il rosso frizzante del territorio con l’eliminazione della versione ferma. Il resto sarà garantito dalla fascetta di Stato, che adotteremo per tutte le DOC oltre che per la DOCG per non assistere più a svendite che sviliscono un nome che dev’essere sinonimo di qualità». In merito agli altri premi, Rossetti osserva: «Ci sono conferme e novità che sanciscono che la nostra sfida ruota tanto intorno al Pinot nero, prodotto con investimenti e cultura, come ad esempio quello di Conte Vistarino. Si passa poi al Metodo Classico, nelle autentiche espressioni di Monsupello, Ballabio, Giorgi e Castello di Cigognola. L’Oltrenero Cruasé di Tenuta Il Bosco rappresenta invece un premio al marchio collettivo Cruasé che trasmette il messaggio della pura espressione rosa del Pinot nero e dell’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. Un messaggio che deve arrivare a numeri diversi per farsi largo in Italia e nel mondo».
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Nel cuore di Casteggio, il nuovo volto del Cafè Il Ponte. Testo e foto di Valeria Portinari
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• Soste del Gusto
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tavolini del Cafè Il Ponte si affacciano su Piazza Dante, a Casteggio, davanti all’entrata del locale. Il dehor viene utilizzato più che altro nei mesi estivi, quando le serate si animano già ad orario aperitivo con ottimi cocktail e chiacchiere. Il locale è ampio e accogliente, ideale per colazioni e pause pranzo per staccare dalla frenesia delle giornate lavorative ma anche per ricchi happy hour tra amici prima di cena. Il Ponte apre nell’agosto del 2008 come bar/ gelateria con piccola cucina e solo due anni fa Alberto Palo, il proprietario, decide di ampliare il locale trasformandolo in un ristopub. Il piano sopra il bar diventa così un luogo di gran carattere, nel quale i colori saturi delle pareti ed i dettagli ricordano lo stile dei pub americani. Il tavolo da biliardo ed il biliardino lo rendono il locale perfetto per una serata in compagnia, gustando uno spuntino ed un ottimo boccale di birra. La cucina de Il Ponte è principalmente italiana, con piatti di carne o pesce, tra i quali spiccano in particolare gli hamburger, dai più semplici ai più gustosi, e poi una vasta scelta di piatti freddi e panini per soddisfare tutti i palati. Per stuzzicare la curiosità e variare l’offerta culinaria, Il Ponte propone saltuariamente menù a tema. Esclusiva del mese di ottobre, il menù dedicato all’Oktoberfest ed alle specialità della cucina bavarese accompagnate da ottime birre tedesche per festeggiare insieme in un angolo di Bavaria. La musica dal vivo è un altro elemento che caratterizza questo rinomato locale di Casteggio, soprattutto nella la bella stagione, durante la quale vengono proposti mini concerti e performance live per trascorrere piacevolmente il tempo in compagnia con sottofondo di buona musica. Con la sua posizione centrale, il Cafè Il Ponte è facilmente raggiungibile con ogni mezzo e nel tempo è diventato uno dei ritrovi principali del luogo grazie anche alla professionalità del personale ed all’ottima qualità delle proposte.
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Alberto Palo, titolare del Cafè il Ponte
Cafè il Ponte Piazza Dante Alighieri, 12 27045 Casteggio (PV) Tel. 0383 890878
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“Ricette antiche dell’Olt
• Rubrica Ricette
trepò” Claudia Peccenini
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envenuti a tutti cari lettori!!!
Questo mese ho deciso di preparare per voi una gustosa bevanda; un liquore molto aromatico e tonificante : il DIGESTIVO ALLA MENTA!!! Questa pianta erbacea perenne, di grande proprietà medicinali ,cresce spontanea nei giardini o negli orti e, nella nostra zona , viene adoperata per la preparazione di piatti aromatici, Tè rilassanti, cocktails e bevande medicinali. Inoltre il nostro liquore potrà essere utilizzato per bagnare torte o dessert , aggiunto a bevande o come sciroppo per guarnire dolci e gelati. Il mio consiglio è quello di raccogliere foglioline tenere, fresche, preferibilmente nelle prime ore del mattino, quando l’aroma sarà ancora più intenso e pungente. Non è difficile coltivare piantine di menta, potete farlo anche sul balcone di casa, poichè la pianta si sviluppa e propaga velocemente , resiste anche a temperature piuttosto rigide e non ha bisogno di particolari attenzioni. Inoltre godrete del suo aroma delizioso per tutta la bella stagione!!!
• Rubrica Ricette
Ingredienti costo basso • • • •
70 Foglie di menta fresca 1 Lt. di Alcool alimentre 95° 1 Lt. di Acqua 700 Gr. di Zucchero
Preparazione: 1-
Raccogliete una settantina di foglie di menta fresca, lavatele e lasciatele asciugare molto bene su un canovaccio.
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- Disponetele in un vaso abbastanza capiente e copritele con l’alcool. Utilizzate tutto il contenuto della bottiglia poi sigillate bene il vaso con il coperchio e lasciate riposare per un mese in un luogo fresco, asciutto e buio.
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- Trascorso il mese le foglioline ormai essicate avranno rilasciato nell’alcool tutte le loro sostanze e proprietà, il liquido infatti avrà assunto una tonalità verde scuro.
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4 - Scolate molto bene il liquido e le foglie in una bacinella. 5 - Fate bollire un litro abbondante di acqua, spegnete il fuoco, attendete un paio di minuti quindi aggiungete lo zucchero.
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- Riaccendete il fornello a fuoco basso, solo per qualche minuto mescolando fino a quando lo zucchero non sarà sciolto e il liquido non diventerà trasparente. Lasciate raffreddare.
7 - Versate in una bacinella lo sciroppo di zucche-
ro e piano piano aggiungete l’estratto di menta filtrandolo molto bene con un tessuto a trama fine o una garza da cucina. Mescolate bene il liquore e filtratelo nuovamente prima di imbottigliarlo. Chudete bene le bottiglie riempite e conservatele in freezer.
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Ecco il nostro Liquore imbottigliato e pronto per essere riposto nel freezer! Dopo i pasti risulterĂ un gradito ed efficace digestivo, ottimo per accompagnare un dolce casalingo e, se allungato con acqua, limone e ghiaccio, una gustosa bevanda rinfrescante.
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In cucina con Gaia
• Rubrica Ricette
Gaia Servidio
M
i chiamo Gaia,
sono nata in Oltrepò Pavese, terra che sin da piccola mi ha cullata tra i suoi vigneti e le sue dolci colline, adoro cucinare, ma ancora di più utilizzare i prodotti del territorio. Mi ha sempre affascinato il profondo legame tra territorio, tradizione e identità. Per me l’autunno è il periodo dell’anno in cui i colori si intensificano, prendono le sfumature di un tramonto d’estate, per questa ricetta i colori hanno il profumo di zucca e funghi. Buon appetito Questo mese vi propongo degli Sformatini d’Autunno.
• Rubrica Ricette
Ingredienti • • • • • •
1 scamorza affumicata funghi pioppini 4 spicchi di zucca 1 rapa rossa 1 patata 1 cipollotto
Preparazione: 1 - Cuocere in forno la zucca per circa 45 minuti,
nel frattempo lessare la patata e far saltare i funghi pioppini in padella con uno spicchio d’aglio, sale pepe e prezzemolo.
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- Tagliare la scamorza a fette. Predisporre su una teglia da forno 3 coppapasta per dare la forma desiderata allo sformatino. una volta cotta la zucca e la patata far raffreddare e tagliare a fettine. Comporre nel coppapasta uno strato di zucca, uno di scamorza, uno di patata a strati alterni, condire con un filo d’olio evo, sale e pepe a piacere e se di vostro gradimento aggiungere negli strati qualche rondellina di cipollotto e grana per dare un tono più deciso al sapore delicato della zucca, infornare il tutto per circa 10 minuti. Per richiamare il colore del tramonto frullare la barbabietola rossa precotta con un filo d’olio e un po di sale.
3 - Cospargere nel piatto un po di crema di barbabietola, aggiungere lo sformatino e condire con i pioppini , qualche rondellina di cipollotto e qualche rametto di rosmarino.
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