N°7 Ottobre 2018
PAVIA&NON SOLO
NEWS MAGAZINE
PRODUTTORI
TORTI WINES L'eleganza del vino
EVENTI
I EVENTO ONE DAY TRIP & MORE
VIAGGI
MOSCA
WINTERASS via Franchi, 7 viale Partigiani, 6 - S tel. 0382 15791 - fax
S S.R.L. - PAVIA S. ANGELO LOD. 0382 1579500
EDITORIALE
B
entornati amici lettori e bentornato ottobre e ben tornato autunno!
Anche questo numero è ricco di tante novità alle quali abbiamo lavorato e che siamo pronti a presentarvi in questo numero autunnale e tante tradizioni che vogliamo continuare; tra queste, proporvi ottime idee di svago, idee culinarie ed imperdibili eventi. Ecco che in questo numero vipresentiamo la famiglia Torti e i loro eleganti vini. Ha riscosso grande successo il primo evemto "One day Trip & More" in collaborazione con Agriturismo il Guscio e Tenuta Quvestra. Prosegue la rubrica Bartender di FIlippo W. Malagori che questo mese ci propone un cocktail in collaborazione con Teo Stafforini di Radici - Pavia. Isa Maggi, nella sua rubrica sportello donna e sportello salute vi darà tanti consigli tra cui 10 soluzioni per affrontare lo stress. Parigi arriva a pavia grazie al negozio Pas de Garcon. Novità su PAVIE & NON SOLO MAGAZINE. Le rubriche dedicate ai viaggi! Vi portiamo a Mosca e nella splendida Toscana! Vi raccontiamo la giornata Versa e Gusta alla Tenuta Borgolano e dulcis in fundo le gustose Ricette di Micol! Non ci resta che augurarvi una buona lettura!
SOMMARIO
8 PRODUTTORI 8 - Azienda TORTI - L'Eleganza del Vino
SALUTE E BENESSERE 56 - consigli per affrontare lo stress
EVENTI 18 - Primo evento ONE DAY TRIP & MORE con AGRITURISMO IL GUSCIO e TENUTA QUVESTRA
REPORTAGE EVENTI 60 - Borgolano WINE
BARTENDER 30 - TORTELLI DI ZUCCA ALLA MANTOVANA di Matteo Stafforini MODA 38 - Pas De Garçons: da Parigi a Pavia, con stile. RUBRICA SPAZIO DONNA 46 - Una nuova idea di città, verso le elezioni 2019 Perché abbiamo bisogno delle donne per migliorare la vita di tutte/i.
VIAGGI 68 - MOSCA WEEKEND 84 -Week end in TOSCANA RUBRICA RICETTE 92 - Le ricette di MICOL
P A V I A & N O N S O L O - MAGAZINE
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PRODUTTORI
Torti Wines l'eleganza del vino di VERONICA MARIGO
L
’azienda Torti si trova fra le colline dell’Oltrepò Pavese, storica terra di vini e vigneti: un terreno collinoso formato da calcari, marne e argille con un clima salubre, mitigato da correnti ascensionali marittime dalla Liguria. Azienda in costante evoluzione, che esporta il 70% all’estero, dagli USA al Medio Oriente, al Belgio… dinamica, sempre attenta alle variazioni dei gusti della clientela, formata dai coniugi Dino e Giusy e dalle figlie Patrizia e Laura, ospitali, preparati e sempre sorridenti. Un Barbera secco e sapido, dal profumo vinoso, affinato in barrique; un Bonarda con origini antichissime; infine un Pinot Nero vinificato in Bianco, fermo, vivace, oppure barricato, vinificato in Rosso, o ancora spumantizzato con metodo Martinotti e Cruasé DOCG, sono i vini che costituiscono il vanto dell’azienda Torti Wines.
Vi invitiamo, inoltre, a degustare la nuova linea Hello Kitty che comprende un’ampia gamma di etichette nate dalla partnership tra l’Azienda Agricola Torti, L’Eleganza del vino e Sanrio, società proprietaria del marchio Hello Kitty, icona pop mondiale da oltre 40 anni. “Da un nostro Rosè su una tavola di un ristorante ad Hong Kong… l’azienda del marchio Hello Kitty ci ha contattati!” La cantina Torti è dotata di moderni impianti per la vinificazione, la maturazione e l’invecchiamento dei vini: dalle moderne presse a polmone alle grandi botti, dalle barriques alle modernissime macchine per l’imbottigliamento e l’etichettatura, dalle pupitres alle sale ‘dormitorio’ dove il vino riposa in attesa di poter esprimere il suo meglio.
Patty racconta che è fiera di far parte di quest’azienda, che dal 1910 crede nell’eleganza del vino ed ogni giorno si respira la passione di creare e voglia di fare. La raccolta viene fatta a mano, oggi come un tempo, per trasferire al vino il lavoro quotidiano fatto di potature, concimazione naturale, quel sapore di natura legato al terreno, all’uva, all’origine che fanno risaltare la freschezza di ogni singolo vitigno. “Guardiamo al futuro ricordandoci sempre del passato, continuando ciò che hanno creato i nostri nonni, con quelle attenzioni quotidiane al vigneto, il cuore di tutto, ma in cerca di tantissime novità da proporre ai nostri clienti!”
EVENTI
Primo evento ONE DAY TRIP & MORE Agriturismo il Guscio e Tenuta Quvestra di VERONICA MARIGO
I
primi freschi di fine settembre, serate limpide con tramonti dai colori caldi e autunnali, un evento speciale, il primo di One Day Trip in collaborazione con i sapori della terra oltrepadana dell’Agriturismo Il Guscio e vini della Tenuta Quvestra. Un inizio del nostro percorso esplorativo, che sogna di creare un network tra tutte queste piccole ma importanti realtà che esaltano il carattere di un territorio. Entriamo in casa di Maurizio, Lucia e i figli, già operativi a sfornare focacce, il tepore del forno a legna ci scalda mani e viso leggermente rinfrescati dalla brezza campestre di Verrua Pò. La chiamo casa perchè è la loro casa e tutti noi ospiti, anzi amici, e come tradizione, Maurizio, mentre affetta il salame cotto ce ne allunga una fetta, e poi una fetta di pancetta, e poi ci fa assaggiare il suo Pinot bianco preferito…
Avanti! Tutti a tavola che si parte con i ricchi taglieri di salumi e focacce ancora fumanti, non possono mancare le lumache fritte, dei saltimbocca teneri all’interno con una impanatura aromatica e croccante. L’atmosfera è piacevole, con un bellissimo sound in sottofondo del cantante Paolo Gravellone, che per un attimo sembrava un disco per la perfezione della voce. I profumi della cucina precedono il primo ingresso del risotto cremoso alle lumache, saporito e aromatizzato al rosmarino appena colto in giardino. Tra una pausa e un’altra c’è chi chiacchera, chi continua a mangiare dai vassoi di salumi lasciati non a caso in tavola, c’è chi si impossessa dei microfoni e inizia a cantare, con l’accompagnamento dello Special Guest Sergio Parmeggiani, cantautore oltrepadano.
La parola passa a Simone, che spiega il significato del nome Quvestra: “Non è il cognome di nessuno, ma un insieme di piccoli significati. Noi veniamo da Santa Maria della Versa, quindi per ricordare il nome della valle senza problemi di scontro con altre cantine abbiamo utilizzato la parola “Vestra”, cuvée è la parola usata per l’assemblaggio degli spumanti, trasformata con l’iniziale “Q” per ricordare la parola “qualità”, che per noi è la prima cosa più importante! I vini vengono lavorati per alte densità per ettaro e basse rese, concentrando il più possibile le caratteristiche delle uve, con estrema attenzione alla qualità e non alla quantità. Lo spumante di questa sera è un metodo Martinotti con l’80% di Pinot Nero e 20% di Chardonnay, che fa 6 mesi sui lieviti. Il Pinot Nero Riserva di questa sera, datato 2014, fa 4 anni di affinamento, primo anno in botti di acciaio, 1 anno e mezzo in barrique di rovere francese, un altro anno in acciaio e 6 mesi circa in bottiglia. Tenete in considerazione che l’annata 2014 è stata molto difficile perchè pioveva e faceva freddo, trasformando il prodotto finale con sapori molto nord europei, leggermente deboli di corpo ma molto profumati, ottimi per gli abbinamenti di stasera!”
Accomodato tra gli ospiti c’è anche il Sindaco di Verrua Pò, Pierangelo Lazzari, che osserva, gusta, si diverte… come Redenta, distinta signora di Pavia, per anni missionaria in Africa, accompagnata da Vivian, figlia della sua prima figlia adottiva a distanza, di origine Ugandase e in cerca di esplorare l’autentica Italia! I giovani Stefano, Lorenzo e Daniele con le loro ragazze viaggiano spediti a sfornare altre focacce, servire i tavoli con disinvoltura, osservare se mamma Lucia sta cuocendo alla perfezione le lumache alla Borgogna… ed arriva il secondo assaggio di primo: i ravioli con ricotta, spinaci e lumache! Una nuova invenzione! (per chi non gradisse le lumache ci sono i ravioli al brasato, non temete!) I 40 ospiti nemmeno si accorgono del tempo che passa, perchè sono coinvolti dalla musica, dagli assaggi che non terminano mai, dal passaggio di Maurizio che spiega accuratamente ogni ricetta da lui inventata… Come il filetto di maialino allo straccio! Un’esibizione da food channel, conduttore Maurizio Calvi e sotto ai nostri occhi spiega: “Prendete un panno, imbevetelo nella birra, cospargetelo prima di sale fino e poi sale grosso con spezie ed erbe aromatiche (lui aveva un intruglio segreto), posate il filetto di carne, avvolgete bene… e semplicissimo: 20 minuti sotto la brace del camino (semplicissimo no? Soprattutto da domani vi voglio tutti con un camino in salotto!). Nel momento dell’estrazione, siamo tutti curiosi di capire come risulterà questa carne, lo straccio è mezzo carbonizzato, con cura e con i guanti lo apre e ne esce il filetto fumante; Maurizio allunga un pezzetto a tutti gli spettatori… in bocca sprigiona un sapore inaspettato, sconosciuto, tenero, affumicato, dolce.
Di nuovo tutti a tavola per continuare ad assaporare la carne con un ottimo rosso Quvestra, cristallino e cupo allo stesso momento, avvolgente e aromatico con un sentore di legno profumato, perfetto con i sapori di affumicato e spiedini di lumaca in crosta di pancetta e pane grattugiato! Sento urlare: “Maurizio! Sei un pirata! Non ce la facciamo più! Ma quanta roba stai sfornando!” In effetti sono passate le 23 e ancora c’è gente che non ha posato la forchetta dalle 20:30! Niente da fare! Il dolce è d’obbligo: torta fatta in casa con chicchi d’uva e crostata. Ed ecco che arriva Maurizio a versare a tutti un po’ di Moscato con il suo fantastico cartello “Chiuso per gnola” appeso al collo!
BARTENDER
Il “Tortelli di zucca alla mantovana
di Matteo Stafforini” di FILIPPO W. MALAGORI
I
l titolo sembra introdurre la ricetta di un piatto tipico della cucina del nostro territorio. Viste le scarse competenze culinarie di chi scrive, preferisco rassicurarvi subito, perché anche oggi ci curiamo di intrugli alchemici. In particolare ci occupiamo di un grande classico della mixology reinterpretato su dei modelli innovativi. Tuttavia anche questa indicazione potrebbe essere forviante. Infatti questa potrebbe essere la storia banale di quattro prodotti buttati in uno shaker che, vigorosamente agitati, vengono versati in un bicchiere freddo. E invece no. Sarebbe un’ altra storia. Perché questa è la storia di una ricetta piena di poesia, ricostruita in un ambiente altrettanto ricco di romanticismo. L’inizio di questa storia si chiama whisky sour. E’ la storia di un drink semplice e versatile, che con pochi accorgimenti può trovare complessità ed essere ridisegnato davanti alle esigenze di qualsiasi gaudente.
Io sono Filippo W. Malagori e Sono nato e cresciuto a Pavia. Qui mi sono laureato in Giurisprudenza, ma nella vita ho scelto di fare quello che preferisco. Negli ultimi anni mi sono dedicato Totalmente alla miscelazione ed ho lavorato in alcuni dei locali più interessanti della città. Mi piace la black Music, l’avventura, la retorica e il Gin”.
Insomma, per fare un whisky sour ci vogliono: -1,5 oz di Whisky -1/2 oz di zucchero -3/4 oz di limone -1/4 oz di albume d’uovo. Shakerate il tutto con abbondante ghiaccio ed otterrete un Whisky Suour gradevole quanto approssimativo. Succede che per ottenere un prodotto “fatto come si deve” occorre un po’ di ricerca sia sulle materie, che sulla lavorazione di queste.
Partiamo dallo spirito: whisky non è il nome di una bottiglia, ma quello di un distillato magico, ottenuto dalla fermentazione dei cereali e che può cambiare moltissime forme dipendentemente da altrettanti fattori. Ad oggi il whisky è distillato in qualsiasi parte del mondo, ed ogni bottiglia conserva delle note che sono strettamente collegate al territorio in cui è stata prodotta. E’ addirittura il nome di questo che varia al mutare della terra di origine: con Scotch si indica il Whisky scozzese ottenuto dalla doppia distillazione del fermento di orzo maltato; il whisky irlandese è riconosciuto come Irish e viene distillato tre volte; il cugino statunitense si chiama Bourbon e deriva dal grano turco o dalla segale; il nipote di tutti è nato nell’ultimo secolo, è giapponese ed è semplicemente buonissimo.
Non soltanto la geografia, ma anche le tecniche produttive vanno ad alterare il nome: Single Malt, Blend, Cask Strenght, Single Barrel, Proof, Islay, Tennessee sono solo alcune delle circa cinquanta diciture che possiamo trovare su un’etichetta. Naturalmente questa non è la sede adeguata per sviscerare il severissimo disciplinare del whisky; anche perché noi dobbiamo affrontare una questione più pratica ed importantissima: che whisky voglio dentro al mio whisky sour?
Per rispondere a questo interrogativo è necessario fissare un corollario: ogni flavour che si presenta nel whisky, si reincontrerà nel cocktail. Di conseguenza la scelta della materia prima deve ricadere su un prodotto che sia fatto di potenziali equilibri con gli altri componenti. Di conseguenza, se la scelta dovesse ricadere su un Bourbon americano (solitamente più dolce, con note che ricordano lo sciroppo d’acero), sarebbe giusto pensare che il mio Whisky sour risulterà abbastanza morbido, delicato al naso e tendenzialmente ruffiano.
Se dovessi invece scegliere uno Scotch torbato, farei bene ad aspettarmi un drink complesso, nel quale il bilanciamento tra dolcezza ed asprezza sarebbe arricchito dall’accento affumicato (più o meno forte dipendentemente dalla bottiglia). Insomma, sapendo leggere anche in modo approssimativo un’etichetta, possiamo avere già una minima idea dell’organoletticità del prodotto dietro ad essa. Sia tuttavia chiaro un fatto: il modo migliore per fare conoscenza di un whisky, è presentarsi. Permettetevi di disturbare il barista e chiedete di “ficcare il naso” nelle bottiglie; ne va della soddisfazione di entrambi.
Un secondo momento fondamentale nella costruzione del Sour è per l’appunto il Sour. La parte acida è quell’elemento che più di tutto vi stimola la lingua, vi fa salivare e, se il drink è sfizioso, vi invita alla seconda beva. Nelle ricetta classica si trovano ¾ d’Oncia di succo di limone. Un’alternativa inflazionata prevede l’utilizzo del succo di lime, che, oltre ad avere circa la stessa citricità del cugino europeo, conserva un aromaticità assai fresca. Le alternative possono trovarsi in cucina tra agrumi, aceti, vini e chissà quanti prodotti acidi. Siate curiosi, siate geniali e pensate fuori dagli schemi.
Il terzo componente, necessario nella nostra scienza per equilibrare la citata acidità, è la dolcezza. Anche a questo riguardo l’ International Bartenders Association si è manifestata: mezza oncia di zucchero liquido a bilanciare i ¾ del gusto aspro. Alternativa da cucina si trova in 2 cucchiaini di zucchero bianco. Un drink, però, può non limitarsi ad avere il bilanciamento tra dolcezza e acidità; può essere stimolante pensare ad un surrogato dello zucchero bianco che, oltre ad essere dolce, arricchisca la bevanda di un sapore ed un’aromaticità: e allora sciroppi aromatizzati, mieli, puree di frutta, marmellate o qualsiasi elemento possa stuzzicarvi l’immaginazione. Una sola preghiera da parte di chi scrive: è vero che la sperimentazione è alla base del progresso, ma in questo ambito è facile costruire delle chimere mostruose. Siate rispettosi del vostro cocktail: vi ripagherà. Ultimo elemento del Whisky Sour, più elegante ed educato è l’albume. Sì, il bianco dell’uovo. Riconosco che il giovane gaudente che si approcci al mondo dell’alchimia con superficialità tenderà a storcere il naso davanti a questo ingrediente. Io dico: ”Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, quindi stai sereno”. L’albume è un elemento assolutamente fondamentale per sviluppare un whisky sour a regola d’arte e questo per un motivo: non è soltanto dall’insieme dei sapori e degli aromi dentro al bicchiere che si costruisce un drink; l’ approccio al cocktail va a coinvolgere diversi altri sensi, come la vista ed il tatto. L’ albume è l’ elemento che va a riempire di magia la nostra bevanda, poiché, addizionato agli altri ingredienti ed all’aria, monta fino a diventare una setosa crema alcolica che suscita curiosità alla vista e puro piacere a labbra e lingua.
Il tutto non è propriamente semplice e la gestione dell’albume con il freddo risulta spesso problematica: se andassi a shakerare semplicemente gli ingredienti con abbondante ghiaccio ed (altrettanto semplicemente) lo versassi in un bicchiere, otterrei un drink instabile che dopo pochi minuti comincerebbe a guastarsi ed acquisterebbe un odore sgradevole molto lontano da quello di una bevanda solleticante e più vicino al buco dal quale quell’uovo è uscito. Le alternative sono due: o si invita il gaudente a bere molto molto in fretta, o si trova una soluzione ragionevole. L’albume, prima di essere raffreddato, dev’essere perfettamente amalgamato agli altri elementi; quindi vanno prima uniti (senza ghiaccio) Whisky, zucchero e limone. Successivamente si aggiunge l’albume e si fa montare il composto: obiettivo è far si che l’ultimo ingrediente possa catturare delle minuscole bollicine d’aria fino a diventare un composto omogeneo dalla texture cremosa; per farlo consiglio di shakerare il tutto senza ghiaccio (n.b.: più volume tiene lo shaker, più aria può contenere) o di aiutarsi con un frullino da cappuccino. Il tutto va finalmente agitato con ghiaccio e servito. Qualora l’idea dell’albume proprio dovesse dare fastidio, si possono, anche in questa sede, ragionare delle alternative: banalmente nei frigo dei supermercati potete trovare l’albumina pastorizzata, che si conserva molto più a lungo. Se siete fan della pasticceria potete utilizzare una gentilissima meringa pestata (albume+zucchero) che potrà arricchire il drink di un delicato accento vanigliato. Qualora foste dei fondamentalisti del veganesimo, avremmo una soluzione anche per voi: gli esteri del saccarosio sono dei tensoattivi di origine vegetale che, in emulsione con un liquido con una percentuale d’alcol tra i 25° e i 40°, creano una gradevole “schiumina” detta velluto: non garantisco sulla poesia, ma lo farei sull’efficacia del risultato finale. Il drink va agitato, versato e goduto.
Mi sono dedicato e dilungato all’analisi di questo pilastro della mixology perché, vista la stagione, avrei ricercato un drink che bene potesse essere affiancato ad un prodotto davvero interessante del nostro territorio: la zucca. Per affrontare l’approccio a questo ortaggio, mi sono fatto aiutare da un’autorità in materia di alchimia: Matteo “Teo” Stafforini è nato a Salice Terme e da più di vent’anni rimane ostinatamente dietro al banco. In città abbiamo già avuto la possibilità di stimare il suo lavoro in locali di riferimento, vedi Malaika, Annabella Café e Bitter Bar. Per un paio d’anni si è manifestato sulla scena milanese con “A casa mia” facendosi consacrare tra i bartender più interessanti sul mercato. Nel 2017 è tornato alle sue “Radici” aprendo il locale omonimo a Pavia. Nel domandargli quale possa essere l’applicazione adeguata della zucca per creare una ricetta accattivante, Teo risponde:” Mia zia fa delle caramelle di zucca da volare via”; è un tecnico. Spiega che un’idea rimane aggrappata alla sua memoria fin dall’infanzia, quando le signore di casa Stafforini (originarie di Parma) preparavano i tortelli alla zucca in maniera sopraffina. La ricetta era semplice e nel tempo è stata arricchita dalla presenza dell’amaretto. Da qua l’obiettivo di trasformare in liquido un’idea tecnicamente solida; è un’idea semplice che riporta il nostro bartender alle sue di radici; un’idea semplice, ma non semplicistica, perché riuscire a produrre un drink gradevole che riesca ad incarnare un concetto è una vera missione Per la ricetta in questione partiamo dalla zucca; a sentire il Teo, la migliore per la nostra esperienza è la “Berrettina di Mantova”; pulita, la cuociamo in forno a 180° per 30/40 minuti. Il prodotto ottenuto venga mischiato in rapporto 70/30 con sciroppo di zucchero. Da qua, l’idea di Matteo:
I TORTELLI DI ZUCCA ALLA MANTOVANA • 1,5 oz di Scotch Whisky (leggermente torbato) • ¾ oz di Liquore all’Amaretto • ¾ oz di sciroppo di zucca • ¾ oz spremuta di lime • ¼ oz di succo di pompelmo • 1 dash Mandarin Bitter • albume La ricetta è una vera soddisfazione. Il bilanciamento tra gli agrumi e gli elementi dolci è straordinario. L’incontro tra l’amaretto e la zucca riporta la mente del gaudente dentro al piatto della tradizione. L’albume gioca con la fibrosità dell’ortaggio a regalare una texture davvero interessante. Avete così tutti gli strumenti per creare nell’ intimità di casa vostra un drink ricercato ed accattivante. Se non ne aveste voglia, Matteo vi aspetta da “Radici” in via Siro Comi 24 a Pavia. Dite pure che vi mando io.
Mi raccomando: bevete responsabilmente e soprattutto fatelo come si deve.
MODA
Pas De Garรงons: da Parigi a Pavia, con stile. foto e testo di VALERIA PORTINARI
Corso Garibaldi a Pavia è, rispetto al resto della città, il luogo delle attività commerciali più particolari e ricercate, in cui lo stile è sempre raffinato e sofisticato. Tra i più longevi della via c’è Pas De(s) Garçons, che, come dice il nome stesso, è un negozio di moda femminile ed è ispirato alla moda parigina. La sua proprietaria, Laura Barbieri, è laureata in lingue orientali e la sua passione per la moda ed il tessile l’ha scoperta in viaggio per lavoro a Pechino, quando è stata interprete per una fiera di settore. Dopo sei anni nell’industria tessile a Parigi, ha deciso di coltivare la propria passione aprendo un'attività in centro a Pavia nel marzo 2002, nella quale vendere articoli ricercati ma allo stesso tempo alla portata di un pubblico più ampio. Il target del negozio, infatti, è medio-alto, con una particolare attenzione ai prezzi accessibili. Non solo, scorrendo tra gli abiti si nota una selezione improntata sullo stile, sui trend del momento, ma anche sulla portabilità.
Laura è attenta alle esigenze delle sue clienti e sceglie capi che possano soddisfare sia il bisogno di essere eleganti in occasioni speciali, sia quello di una raffinatezza quotidiana, adatta ad una donna attiva che vuole essere chic anche nella comodità di un maglione o una gonna midi. Una particolare importanza è data agli accessori, oltre a borse e scarpe dei vari brand presenti, i più caratteristici che si possono trovare in vendita vengono direttamente da Parigi, dove Laura li sceglie personalmente ad inizio stagione. Tra i brand di Pas De(s) Garçons spiccano Patrizia Pepe, Ottod’Ame, Merci e Tara Jarmon, le cui collezioni si intrecciano per creare l’identità del negozio. La collezione Autunno / Inverno che troviamo ora nel punto vendita riflette i maggiori trend di stagione, nel quale non possono mancare i maculati, le stampe e i tessuti caldi e morbidi.
Rispetto alle collezioni precedenti, questa stagione fredda vedrà protagonisti i colori, più o meno vivaci, a scapito del classico nero, immancabile ma meno presente. Rosso, blu, rosa, azzurro, verde sono i colori dell’inverno, declinati in diverse saturazioni. Torna il marrone, nelle sue tante nuances, dall’ocra alla testa di moro, passando per il rame e le tonalità più calde. L’animalier è tornato ad essere un must, mentre non possono mancare dettagli luminosi e preziosi.
Borse e bigiotteria, come accennato, arriveranno da Parigi nelle prossime settimane, e sicuramente saranno il tocco di classe di ogni outfit. Lo stile italiano e quello parigino si mescolano e si rafforzano in un melange sempre moderno e attuale, che incontra il gusto delle clienti storiche come di quelle nuove. Lo stesso allestimento sia interno che delle vetrine è curato con attenzione ed ha un sapore sofisticato e di classe.
OTTOMARZOTUTTOL'ANNO EDIZIONE 2018 SPORTELLO DONNA
Stati Generali delle Donne con il Patrocinio della Commissione Europea, dell'Università di Pavia, della Provincia di Pavia
Una nuova idea di cittĂ , verso le elezioni 2019 PAVIA, AL LAVORO!
Il successo di un territorio, il valore delle donne Un corso di formazione gratuito DI ISA MAGGI
D
iamo la possibilità a 5 donne di partecipare a un percorso di formazione sul tema della ricerca attiva del lavoro. Il corso ha l'obiettivo di rafforzare le donne, attraverso un percorso di orientamento attivo al lavoro e di conoscenza di sé e delle proprie capacità e talenti sperimentando nuove modalità di relazione con se stesse e con gli/le altri/e, sia sul piano affettivo e familiare, sia su quello professionale, sapendo gestire il fattore tempo in maniera equilibrata. Il percorso è rivolto alle donne che desiderano elaborare i vincoli e le difficoltà che impediscono la crescita e la realizzazione personale, alle donne che desiderano guarire da antiche ferite, alle donne che desiderano recuperare e rafforzare la fiducia in se stesse e nelle proprie risorse, alle donne che decidono di affrontare il cambiamento. A Pavia quando? Pavia ha bisogno delle donne!
Affronteremo il percorso attraverso un lavoro che parte da: - conoscenza di se stesse - bilancio delle competenze, il proprio valore - analisi del cambiamento che si vuole innescare - programmazione di nuove sfide - equilibrio/riequilibrio dei tempi - nuovi ruoli, nuovi modelli di vita nell'Italia che cambia - Il proprio ruolo professionale nella città dove abito
Isa Maggi
OTTOMARZOTUTTOL’ANNO EDIZIONE 2018
Sportello Donna
Stati Generali delle Donne con il Patrocinio della Commissione Europea, dell’Università di Pavia, della Provincia di Pavia
Tempi: - Il 4 ottobre si è svolta la giornata di presentazione del corso presso lo spazio congiunto Sportello Donna/ La prima cosa bella a Pavia in Via Breventano, n. 33 - Calendario del corso: 5 novembre, dalle 16 alle 18 12 novembre,alle 16 alle 18 19 novembre, dalle 16 alle 18 26 novembre, dalle 16 alle 18 3 dicembre , dalle 16 alle 18 Alle 5 donne che partecipano al percorso verrà infatti offerta la possibilità di rimettersi in gioco professionalmente dopo un periodo di assenza dal mondo del lavoro, usufruendo gratuitamente di: Uno spazio fisico con la possibilità di una postazione fissa, wi-fi, sala riunioni, cucina, area relax nella giornata del giovedi; Un percorso di riprogettazione professionale di gruppo seguite dalla dott. ssa Isa Maggi, commercialista, formatrice Retravailler, referente di Sportello Donna Pavia e degli Stati generali delle Donne. Grazie a questo metodo si migliora la capacità di analizzare se stesse e il mercato del lavoro e si acquisiscono gli strumenti per costruire un progetto professionale realistico. Un servizio di baby sitting a pagamento Un servizio formativo di supporto all'inglese, da concordare con le utenti, a seconda dei profili selezionati Criteri per la selezione Cerchiamo: donne fuori dal mondo del lavoro e che vorrebbero rientrarvi con nuove competenze e una nuova visione; donne in difficoltà lavorativa, precarie, che desiderano ridisegnare la propria professionalità per inserirsi in modo più efficace e continuativo nel mercato. Come candidarsi? Per partecipare alla selezione verifica di avere i requisiti, manda il tuo cv e una breve storia delle motivazioni al corso a isa.maggi@tin.it entro il giorno 31 ottobre 2018.
I progetti, gli eventi PROGETTI VERSO IL 25 NOVEMBRE, UNA BATTAGLIA QUOTIDIANA DI SENSIBILIZZAZIONE VERSO LA VIOLENZA MASCHILE DI GENERE Una #panchinarossa nei Comuni,nelle Città metropolitane, nelle università e nelle Scuole per dire basta alla violenza. Il movimento degli Stati Generali delle Donne, partito da Pavia, da due anni a questa parte sta coinvolgendo i Comuni italiani, gli Enti, le Associazioni, le scuole per installare sul proprio territorio o nella propria sede una PANCHINA ROSSA contro la VIOLENZA. Cosa rappresenta una Panchina Rossa? Il contesto: Il 17 dicembre 1999 l'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE ha designato il 25 novembre come data per la GIORNATA MONDIALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE, demandando alle singole istituzioni le azioni a loro giudizio necessarie per una sensibilizzazione della problematica. La scelta di questa particolare data vuole ricordare il brutale assassinio delle sorelle MIRABAL, avvenuto nel 1960 per mano della polizia militare del regime di RAFAEL LEONIDAS TRUJILLO, dittatore della REPUBBLICA DOMINICANA. Il 25 NOVEMBRE di quell’anno le sorelle MIRABAL, mentre stavano andando a far visita ai loro mariti in carcere, furono rapite dal Servizio di informazione militare, condotte in un luogo nascosto, seviziate, uccise ed infine caricate nella loro auto, a sua volta gettata in un precipizio per simulare un incidente. Ormai da alcuni, centinaia di iniziative spontanee vengono organizzate anche da privati cittadini per dire un secco NO alla violenza. Fra queste deve essere ricordata l'istallazione pubblica dell'artista ELINA CHAUVET che nel 2012 ha posto un numero innumerevole di scarpe da donna rosse sul sagrato antistante l'ambasciata del MESSICO in TEXAS per ricordare le centinaia di connazionali orrendamente uccise a CIUDAD JUAREZ. I motivi della scelta di questo particolare accessorio vanno ricercati nell'immaginario collettivo che vede nella scarpa il simbolo della femminilità e nel rosso il colore del sangue versato durante le violenze. Come detto, il significato da quel lontano 1999 si è ampliato andando ad includere in questa giornata non solo la violenza fisica sulle donne, ma anche quella che più subdolamente si manifesta in tutte le sue forme, comprese quelle a livello psicologico ed economico. La Panchina rossa si inserisce in questo contesto ed è diventata simbolo dell'attività di comunicazione e di sensibilizzazione lanciata dagli Stati Generali delle Donne volta a dare voce alle azioni di contrasto intraprese contro la violenza sulle donne ed in favore di una cultura di parità. L'obiettivo è sensibilizzare le donne e gli uomini, i giovani e gli anziani sul fenomeno della violenza maschile di genere. L'installazione può avvenire in ogni giorno dell'anno, in concomitanza del 25 novembre o dell'Ottomarzo. Insieme alla Panchina Rossa si consiglia di adottare la Carta delle Donne, scritta durante la Conferenza Mondiale delle Donne che abbiamo svolto all'epoca di Expo2015 insieme a 981 donne provenienti da 35 Paesi del mondo.
GLI STATI GENERALI DEL PO Il cibo, l'ambiente, la storia, i giovani,l'acqua e le favole intorno al Po. sabato 17 novembre 2018 ore 9, presso la Canottieri Bissolati di Cremona Via Riglio, 12, 26100 Cremona CR Evento promosso Patrimonio culturale
dall'Anno
Europeo
del
Gli Stati Generali del Po sono una prima occasione di riflessione e di approfondimento sul futuro del territorio intorno al Grande Fiume e delle politiche attive di valorizzazione dell'ambiente, del paesaggio, della biodiversità, delle piccole economie locali. Gli Stati Generali sul Po sono diventati un punto di avvio di ampie riflessioni e una modalità per allargare il dibattito e la riflessione in ambito accademico, istituzionale, operativo, scolastico e soprattutto immaginando un diverso modello di gestione dei processi di crescita e di sviluppo dei territori rivieraschi, tenendo bene a mente tutte le azioni possibili a tutela e salvaguardia dell'ambiente. L’idea è nata a Pavia dopo che allo Sportello di Turismo sostenibile si sono iniziati, negli anni 2004 e 2005, i processi di attivazione di un modello di turismo sostenibile all'interno della Provincia di Pavia, in seguito alle iniziative del progetto comunitario Equal Immagin@azioni.I forum sul Turismo sostenibile che abbiamo svolto successivamente, in collaborazione con l'Università di Pavia, ci hanno indotto a continuare su questo ambito, sempre più convinti della necessità di immaginare nuovi modelli di sviluppo a beneficio dei territori e per un miglioramento effettivo delle condizioni di vita della popolazione. Abbiamo maturato la consapevolezza che il paesaggio, con l’ambiente e il territorio, costituisce il contesto in cui i cittadini e le cittadine vivono. L'occasione ha evidentemente radici profonde nella insoddisfazione delle comunità locali, che vivono intorno al Po e al Ponte della Becca, nella incapacità della politica locale di dare, dopo anni di risorse pubbliche spese per interventi di emergenza al Ponte, risposte definitive per un Nuovo Ponte. La trasversalità della tematica ha lo scopo di incentivare le Istituzioni, il Sistema delle Imprese, la cittadinanza e le Associazioni verso una comune azione per la tutela, salvaguardia e valorizzazione del territorio rivierasco e per trovare presto soluzioni per lo start up del Nuovo Ponte della Becca e per un utilizzo alternativo del Ponte della Becca, quando sarà finalmente dismesso e potrà ritrovare la sua dignità.
Dopo il primo incontro a Pavia lo scorso 24 marzo ci ritroveremo a Cremona il 17 novembre presso la Bissolati per continuare la riflessione comune. L'incontro pavese aveva messo al centro la necessità di recuperare una dimensione umanistica e sociale, oltre che economica, di rilettura degli interventi sul sistema del Po nell'obiettivo di ricreare una connessione armonica tra ricchezza culturale, il potenziale di reddito, il potenziale ambientalista. Siamo ripartiti dalla bellezza e dallo stupore e ridefinire il paesaggio come dato etico attraverso la prolusione di Daniela Scotto di Fasano che ha redatto il nostro Manifesto. La narrazione sulle identità e le tradizioni locali di Luigia Favalli e lo scenario storico raccontato da Antonio Massola sono state le nostre coordinate. Siamo partiti proprio dal Fiume Po per dare valore all'eccellenza dell'identità, come possibile punto di svolta del nostro Paese. Ma prima di tutelare, di fare, di programmare, dobbiamo conoscere. Ce lo hanno detto molto bene Gramennos Mastrojeni, Marco Morandotti e Franca Bottaro. E durante la giornata del 24 marzo abbiamo conosciuto lo stato dell'arte e le potenzialità di Anas e di Aipo, con le loro specifiche competenze ed ambiti di azione, dei progetti dei Piccoli Comuni italiani rappresentati dal sindaco Enrico Vignati, delle scuole, una scuola di eccellenza come l'Istituto Volta, il Comune di Linarolo con l'assessore Signorelli, il Comune di Mezzanino con il sindaco Zoppetti. La mancanza di risorse e l'eccessiva burocratizzazione emergono come le criticità della discussione. Un nuovo Ponte della Becca sarà il leit motiv del percorso con il Ponte Becca Living, comitato di cittadini e cittadine e il Gruppo di lavoro permanente guidato dai Sindaci del territorio. L'esempio di Assocanottieri, e in particolare di Cremona, ha rappresentato una modalità – la rete d'impresa insieme ad una “visione”- per uscire dallo stallo e immaginare che insieme alla consapevolezza dei cittadini, i “contratti di fiume”, le idee dal basso si possa “deframmmentare”. Questa è l'azione che ci piace mettere in atto. Non esiste solo un diritto al paesaggio, esiste anche un dovere, da parte di tutte e tutti noi. E cosi cercheremo nell'incontro di Cremona di unire i territori, attraverso il fiume Po, facendo emergere le criticità, ma soprattutto contaminando positivamente, attraverso le buone pratiche che ogni territorio sa esprimere. E chiederemo la collaborazione di tutti i soggetti attivi sui territori, come la rete de Il Manifesto per il Po, che ha partecipato ai nostri lavori del 24 marzo a Pavia.
Il nostro obiettivo è di continuare ad esplorare, nello spazio e nel tempo,il lungo percorso delle persone che abitano intorno al Grande Fiume, del paesaggio che hanno creato, delle storie che hanno immaginato e narrato, nell'estremo tentativo di difendere e valorizzare un bene comune. Programma ore 9 – Canottieri Bissolati, Cremona, Via Riglio, 12 Apertura dei lavori Maurilio Segalini, Presidente Assocanottieri:”Unire la natura con lo sport,il tempo libero e il progresso economico” Isa Maggi, Sportello di Turismo Sostenibile, Pavia Saluti istituzionali, invitate le autorità e i politici locali. Il regista Scillitani presenta il film con Paolo Rumiz” Il risveglio del fiume segreto” https://drive.google.com/file/d/0B-aivxc6CuIabUtNZ1ZQMDZMblZxOS1Zdi1mTXFob2tMYUN3/view Relazioni, invitati - Daniela Scotto di Fasano,Psicologa, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association. “Sul paesaggio e la bellezza” - Marco Morandotti, Professore ordinario, Architettura Tecnica,Università degli Studi di Pavia,”Paesaggi, economie,territori tra vulnerabilità,resilienza e valorizzazione” - Franca Bottaro, Dirigente Istituto A. Volta, “Leggere il passato, ascoltare il presente, sostenere e progettare il futuro- le sinergie vincenti" - Gruppo studenti dell'IIS Volta di Pavia sotto la direzione del Prof. Aldo Peroni: “Un progetto sostenibile e accessibile - Bello e accessibile? E' possibile. Ticino:no more barriers”. - Studenti di Cremona di alcuni Istituti invitati a presenziare. - Marco Francesconi, Neurologo, Psichiatra e Psicoanalista, socio IIPG (Istit. Ital. Psicoanalisi di Gruppo) e APPsi (Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica della Svizzera Ital.), docente di Psicologia Dinamica al Corso di Laurea in Psicologia dell’Università di Pavia, “Gente di fiume” - Conclusioni a cura di Grammenos Mastrojeni, Diplomatico italiano, “ I legami fra cambiamenti climatici, tutela dell’ambiente, coesione umana, processi migratori, pace e sicurezza” - Isa Maggi,appuntamento al prossimo incontro degli Stati Generali del Po. ore 13, 30 - Il pranzo verrà organizzato, a prezzo concordato, presso il ristorante della Spcietà Canottieri Leonida Bissolati Organizzatori: Sportello di Turismo sostenibile, Ottomarzotuttol'anno2018, Pavia Assocanottieri di Cremona Collaborazioni: Università degli Studi di Pavia Istituto A. Volta,scuola associata Unesco sui temi della sostenibilità ambientale con progetto ECOSCUOLE Anas Regione Lombardia Aipo – Agenzia interregionale per il fiume Po Assocanottieri Parco del Ticino Rete del Manifesto per il Po
Comunità del cibo e del vino della Provincia di Pavia Comuni Associazioni di categoria Proloco Patrocini Commissione Europea Università degli Studi di Pavia Provincia di Pavia
Il nostro metodo di lavoro. Aspettiamo le tue idee e i tuoi suggerimenti per incontrarci, organizzare riunioni, fare progetti insieme. Chiamaci al 366 2554735 o mandaci una mail a isa.maggi.statigeneralidonne@gmail.com FARE RETE e COLLABORARE superando e aggirando logiche burocratiche e di potere consolidate e tipicamente maschili. Coinvolgimento dal basso, cercando di arrivare anche alle tante donne pavesi con difficoltà, disoccupate, non autonome a livello economico. Dare vita ad azioni sistemiche, superando l'occasionalità, la contingenza e dunque replicabili e trasferibili in contesti diversi.
SOLO LE DONNE FORTI AMANO LEALTRE DONNE.NON LE TEMONO NE’ LE INVIDIANO. PERCHE’ LA LORO FORZA E’ NEL RICONOSCERSI”
Stai passando un momento particolare della tua vita? Sei senza lavoro? Sei stressato/a COSA FARE?
RUBRICA A CURA
DELLO SPORTELLO DI ASCOLTO PAVIA
SALUTE E BENESSERE E' aperto lo sportello di ascolto e di counseling, un'attività gratuita presso lo Sportello Donna che insieme a specialisti della materia, ti dà la possibilità di essere ascoltato/a e di trovare gli strumenti che hai già dentro di te e che ti permettono di trovare soluzioni. Il counselor non sostituisce il medico o lo psicologo. Chi è il counselor? Il counselor è un professionista, un esperto di comunicazione e di dinamiche relazionali che attraverso specifiche abilità di ascolto aiuta il cliente nella sua autoesplorazione, autodeterminazione, autoaffermazione. Il counselor ha totale fiducia nelle capacità e nelle potenzialità del cliente e attraverso domande e tecniche specifiche lo facilita nel trovare autonomamente le proprie risposte e soluzioni. Chi si rivolge ad un counselor? Chi ha un obiettivo, uno scopo da raggiungere, ma non sa bene come fare o non crede molto nelle proprie possibilità di farcela. Chi desidera conoscersi meglio,crescere e fare luce su alcune dinamiche personali e relazionali. Chiunque stia attraversando un momento di difficoltà, di conflitto interiore o relazionale o di confusione nel prendere decisioni legate alla propria vita sia privata che professionale.
Cosa fa un counselor? Il counselor ti ascolta, ti accetta per quello che sei, non ti giudica e ha fiducia nella tua capacità di farcela da solo. Ti accompagna in un percorso di autoconoscenza e ti sostiene nel muovere i primi passi verso la tua piena realizzazione. Ti aiuta a valorizzare e consolidare i tuoi punti di forza,ad allenare le tue abilità specifiche e a sviluppare la tua stessa autonomia decisionale. Si focalizza sul presente e non sul passato e definisce insieme a te la durata precisa dell'intervento con uno scopo positivo definito e concreto. Chiamaci al 366 2554736, Sportello di Ascolto, per fissare un incontro.
EVENTI
"BORGOLANO WINE" di SILVIA CIPRIANO
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enuta Borgolano è un'azienda “vecchissima” che nasce nel 1903 con nonno Romano originariamente a Montù Beccaria; da sempre azienda a conduzione familiare, a Romano sono succeduti il padre e la zia dell'attuale proprietaria Donatella Quaroni. Donatella è una proprietaria entusiasta della sua azienda e del suo lavoro...insieme alla sua famiglia e ai suoi figli, sta cercando di innovare sempre di più la qualità dei prodotti e, soprattutto, l'immagine aziendale. Durante l'evento “Versa e Gusta” - giunto alla sua terza edizione - tenutosi domenica 18 settembre, Tenuta Borgolano, sita in Montescano, ha presentato alcune novità: due nuovi spumanti il Dhéon Brut (cavallo di battaglia) e il Dhéon ExtraDry (nove mesi di fermentazione).
La mattinata è iniziata con la visita della cantina e la passeggiata in vigna, ideale soprattutto per i bambini che spesso accompagno i genitori; durante questa passeggiata, ogni partecipante aveva la possibilità di raccogliere il proprio grappolo d'uva! Donatella afferma che questa proposta è molto apprezzata dai clienti (non solo quelli che vengono da fuori), perchè queste persone amano il “racconto” e soprattutto amano interagire. Una volta conclusa la visita e la passeggiata, i partecipanti hanno potuto degustare prodotti e vini della Tenuta accompagnati da un pranzo a buffet a base di risotti, preparato dallo chef Luigi Pettenari, e dall'ottimo Batarò preparato dalla Taverna degli Amici di Stradella.
Il Batarò è una specialità piacentina, ma essendo l'Oltrepo Pavese da sempre “terra di passaggio”, questo panino viene proposto anche nel nostro territorio; il Batarò è fatto con farina 00, di mais e semola, impastata sapientemente con determinate proporzioni, cotto due volte e farcito con salumi tipici piacentini e formaggi come gorgonzola, crescenza...la prima cottura serve a far gonfiare e dar volume al panino, mentre la seconda volta per far sciogliere la parte grassa del salume con il quale viene farcito. La Taverna degli Amici si è organizzata anche con un forno mobile (certificato) e quindi ha la possibilità di organizzare eventi street food su tutto il territorio. Nel pomeriggio è stato organizzato uno show cooking per assistere alla preparazione della marmellata d'uva, prodotto di facile realizzazione e abbinabile a vari prodotti locali. L'evento era a pagamento per motivi organizzativi e ogni anno riscuote sempre molto successo; anche nella terza edizione i proprietari della Tenuta Borgolano affermano di essere rimasi piacevolmente soddisfatti.
EVENTI
FESTA DELL'UVA Broni
di SILVIA CIPRIANO
VIAGGI
MOSCA di TITTI MIGLIAVACCA
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on i suoi 12/13 milioni di abitanti Mosca è una metropoli modernissima, al passo con i tempi e la tecnologia a tutti gli effetti. Dispone di 4 aeroporti internazionali, 9 stazioni ferroviarie, una vasta rete metropolitana , la più utilizzata del globo, e innumerevoli percorsi tramviari. Mosca città dei Record: vanta il maggior numero di milionari residenti, ma anche frange di assoluta povertà e di infanzia abbandonata che vive per strada o nei vagoni dei treni su rami di binari morti. Ha una enormità di verde tra parchi e giardini tanto da guadagnarsi il titolo di una delle città in assoluto più verdi del mondo. STORIA La posizione favorevole, crocevia per molte direzioni, il fiume che scorreva lì vicino hanno fatto si che nella zona ci fossero insediamenti umani a partire dalla preistoria. L’anno di fondazione tuttavia risale al 1147 , testimoniata in una citazione del principe Jurij Dolgurokij, che decise di dare ad un piccolo villaggio, di cui si era impossessato e che fortificò, il nome di Mosca. Tuttavia la città faceva gola a parecchi popoli, fu più volte assediata nonostante le fortificazioni, e nel 1237 venne saccheggiata, distrutta e conquistata dai Tartari. Nel 1300 Danil Alexandrovich figlio di Alexander Nievskij se ne impossessò e nel 1304 la città assunse il ruolo di punto di raccolta delle tasse imposte dai Tartari. Mosca si liberò dai dominatori soltanto nel 1480, con Ivan III; divenne importante centro culturale e artistico, vennero ampliate le mura e costruiti palazzi. Ivan sposò Sophia Paleologa, nipote dell’Ultimo imperatore di Costantinopoli rafforzando l’importanza della città e spostando di fatto il cuore della Chiesa Ortodossa da Bisanzio a Mosca. La nuova posizione politico-religiosa portò a considerare Mosca la “terza Roma”. Ivan assunse il ruolo di Zar ed è ritenuto colui che unificò tutte le terre russe. Il successore di Ivan III Vasillij, riteneva che Mosca dovesse diventare erede delle più imponenti capitali imperiali. La sua concezione fu concretizzata dal figlio Ivan detto “il Terribile” che rese importante la città ma che, con la sua tirannia contribuì alla decadenza dello Stato. Stato che fu conquistato dai Polacchi, il cui sovrano Sigismondo tentò di usurpare il trono. Nel 1612 gli abitanti di alcune città si ribellarono ai polacchi, assediarono il Cremlino e sterminarono gli invasori.
L’anno successivo un’assemblea di notabili elesse Zar Michele Romanov dando inizio alla dinastia che durò sino al 1917. Nel 1713 Pietro il Grande fondò San Pietroburgo che divenne la nuova capitale oscurando Mosca. Mosca tuttavia non abbassò la testa e si impose come centro religioso e culturale fondando nuove e rilevanti Università. Nei primi anno dell’Ottocento Napoleone invase la Russia spingendosi fino a Mosca. Non riuscì nel suo intento di conquistarla perché i Moscoviti si allontanarono dalla città e la bruciarono. L’esercito di Napoleone stremato dagli stenti del rigidissimo inverno russo, e ridoto alla fame dovette essere ritirato. Nel 1905 fu istituita a Mosca la carica di Sindaco e la città fu governata da Aleksandr Adrianov primo cittadino. Nel 1918 dopo la rivoluzione di Ottobre Lenin, temendo invasioni straniere, elesse nuovamente Mosca capitale. Durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche tentarono di inavadere la città arrivandole molto vicino, furono tuttavia respinte dall’Armata Rossa che , proprio in prossimità di Mosca sferrò un duro attacco alle truppe della Veermacht. Dopo la guerra , la grande Russia tutta e Mosca continuarono a subire il giogo dei Bolscevichi, ma il declino iniziò a metà degli anni ‘80 con la cosiddetta “Perestrojka” (il tentativo di riformare lo stato socialista pur mantenendone i principi) e la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Seguì una profondissima crisi economica e costituzionale, in parte per la particolare struttura del Paese imposta dai Sovietici e in parte per il durissimo scontro politico tra il presidente El’cin e il Parlamento. L’alba del terzo millenio ha dato nuovo impulso e vita alla città, demolendo i vecchi palazzi sovietici, costruendo centri commerciali e di servizi. Attualmente Mosca è una grande città moderna che punta a competere con le più importanti capitali del mondo, e che ha messo in atto un notevole piano di riqualificazione della vita , dei servizi e della vivibilità della città. La maggior parte dei luoghi strategici e turistici si snoda intorno e nella cosiddetta Piazza Rossa. Il nome originario della Piazza ora denominata Rossa è Piazza Bella … e davvero stupefacente ed imponente risulta. L’aggettivo krasnaya aveva in passato il significato di bello, fu inizialmente applicato soltanto alla Cattedrale di San Basilio e poi esteso a tutta la Piazza si presume nel XVII secolo. Precedentemente la Piazza era chiamata Pozar (posto bruciato) a causa degli incendi che frequentemente scoppiavano negli edifici in legno che vi si affacciavano. La Piazza è un insieme di stili architettonici differenti, che rispecchiano le varie epoche in cui furono eretti gli edifici e che contribuiscono alla sua spettacolare unicità.
I Magazzini Gum occupano tutto il lato orientale della Piazza. Realizzati in 3 anni a partire dal 1890 a seguito di un decreto dello Zar, su progetto dell’architetto Pomerancev e dell’ingeniere Suchov , i grandi Magazzini furono inaugurati nel 1893. Subirono un’importante ristrutturazione nel 1953 durante il periodo bolscevico con l’intento di dare lustro e importanza alla Piazza. Dopo il 1990 con la caduta dell’Unione Sovietica il Gum è passato in mani private divenendo centro commerciale di lusso in cui operano tutte le più importanti etichette della moda.
Il Mausoleo di Lenin e la necropoli delle personalità importanti dell’epoca sovietica si trovano sul lato occidentale di Piazza Krasnaja. Fino ad alcuni anni fa il Mausoleo era meta di innumerevoli visitatori che sfliavano davanti alla tomba dello Statista sovietico per rendergli omaggio. Il dibattito ora in corso è sull’utilità lasciare una “mummia” a più di 90 anni dalla morte di lenin in esposizione, considerato anche che l’Unione Sovietica non esiste più e che il governo non è più comunista.
Il Cremlino occupa il lato occidentale della Piazza Rossa ed è “una città nella città e nella Piazza” Si tratta di una cittadella fortificata, questo è il significato della parola Cremlino, il cuore della città situata sulla riva sinistra della Moscova e sulla collina Borovickij. È stato residenza degli Zar e con il Governo Comunista ha assunto il significato di sede del Governo. L’area del Cremlino è molto vasta, consta di 27 ettari ed è visitabile nelle sue parti storiche e nelle parti esterne prospicienti il fiume. Nacque come fortificazione dell’insediamento che sorgeva sulla collina Borovickij. La parte più antica è sede delle istituzioni governative nazionali. il complesso artistico e storico è importantissimo ed è diventato la residenza dei “principi di Mosca” nel 1264. Durante il XIV secolo il suo territorio si allargò e per proteggerlo vennero realizzate fortificazioni che utilizzavano palizzate di tronchi di quercia, sostituite da mura e torri in pietra bianca nel 1367. Le cattedrali in pietra furono costruite tra il 1200 e il 1400 e verso il 1450 la piazza delle cattedrali ne divenne il centro.
La cattedrale dell’Assunzione è caratterizzata da cinque cupole dorate tipico ortodosso. Fu progettata dall’architetto bolognese Fioravanti. Custodisce una notevolissima iconostasi, tombe dei patriarchi della chiesa ortodossa , un importante affresco della Vergine e il trono su cui Ivan il Terribile fu incoronato . La cattedrale dell’Annunciazione fu costruita come Cappella Reale e progettata da un gruppo di architetti russi che si ispirarono all’architettura rinascimentale italiana.
Il lato settentrionaledella Piazza Rosa è occupato dal Museo di Storia dello Stato. L’edificio costruito tra il 1875 e il 1881 in stile “neorusso” occupa il sito dove sorgeva il “Negozio di Medicina” voluto da Pietro il Grande, in stile barocco moscovita. Il museo fu ufficialmente inaugurato dallo Zar Alessandro III, le sale interne erano decorate in stile neoromantico, ma durante il periodo sovietico furono dichiarate di cattivo gusto e ricoperte con intonaco. Il Museo venne restaurato tra il 1987 e il 1997 riacquistando il suo antico splendore esternamente ed internamente. Contiene la storia delle popolazioni che occupano il territorio russo dal paleolitico fino al XVIII secolo; la collezione è formata da circa un milione di pezzi e comprende le preziosissime opere d’arte appartenute alla dinastia degli Zar Romanov.
San Basilio si trova al limitare meridionale della Piazza Rossa. È unione di nove cappelle che si snodano intorno alla decima centrale, costruite sotto cupole ciascuna delle quali unica per dimensione, forma e colore. La cattedrale è anche conosciuto con il nome di “Cattedrale dell’intercessione” o Pocrovsky. La sua costruzione fu voluta da Ivan il Terribile per celebrare la conquista del Kanato del Kazan. All’interno vi è la cappella dedicata a San Basilio che sorge sul luogo del sepolcro del Santo. Il complesso è unico al mondo nel suo genere, Iavn lo commssionò ad architetti sconosciuti che la leggenda vuole fossero stati accecati a lavoro finito perché non potessero riprodurre una tale magnificenza. La metropolitana a Mosca non è soltanto un mezzo di trasporto, molte delle stazioni sono vere e proprie opere d’arte. Ha 12 linee, 200 stazioni e copre una lunghezza di più di 340 km. Entro il 2020 saranno utimati i lavori di ampliamento, verranno aggiunte ulteriori 70 stazioni e 160 km di percorso. La stazione Komsomol’skaja ha uno strepitoso soffiito giallo decorato con stucchi a motivi floreali e mosaici che rappresentano eroi militari russi. La stazione Prospekt Mira decorata da porcellana bianca con rifiniture dorate, rappresenta l’agricoltura sovietica. La stazione Novoslobodskaja è elegante e raffinata, forse la più bella, si compone di 32 vetrate colorate Art Noveau. Le vetrate rappresentato le professioni intellettuali. Nella hall centrale troneggia il mosaico “Pace nel mondo” Park Podeby è la stazione più profonda, 84 metri dalla superficie, il pannello rappresenta la Guerra Patriottica.
Il Bolshoij è il teatro più famoso di tutta la Russia, tempio della danza. In stile rigorosamente neoclassico è il teatro più auterele, blasonato, celebre per la danza e il balletto. Vi si allestiscono opere, balletti e spettacoli teatrali. Fu costruito nel 1824 per sostituire il Petrovka bruciato nel 1805. È la sede della strafamosa compagnia di danza Bolshoi Ballet. Le Sette sorelle sono un gruppo di grattacieli situati in vari punti della città e rappresetativi del periodo socialista stalinista. Pensati per celebrare gli 800 anni dalla fondazione della città, edificati tra il 1947 e il 1957 abrebbero dovuto essere 8, tuttavia l’ultimo non fu mai costruito. Migliaia di prigionieri dei Gulag e prigionieri di guerra tedeschi furono costretti a contribuire alla costruzione. È stata la più grande opera architettonica del dopoguerra in Europa. I grattacieli fungono da perimetro del centro della città ed hanno la sembianza di fortezze. Sono caratterizzati da una torre centrale principale che vagamente rassomiglia ad una piramide azteca e che si innalza a gradini restringendosi alla vetta. Tutti gli edifici annessi si distribuiscono intorno alla torre.
WEEK END
Week end in Toscana di SOFIA MONTANARI
Bastano quattro giorni, una macchina e l’aria del Barbiere di Siviglia che esce dalla radio, per potersi accorgere della bellezza del guidare tre le dolci curve della Toscana, immersi nel verde brillante delle vigne e l’ocra dei paesi medievali all’orizzonte. Il primo giorno si parte presto: direzione Casino di Terra. Un paese di qualche migliaio di anime ad una ventina di chilometri da Volterra. In circa cinque ore di macchina, raggiungiamo Mocajo, l’agriturismo prenotato: si tratta di un vecchio podere, immerso negli ulivi e con una deliziosa piscina che si affaccia sulle colline circostanti. Il corpo principale si trova in cima ad una collina, da cui si gode una romantica vista sul paesaggio toscano, e lo si raggiunge con 5 km di strada sterrata, ma decisamente percorribile. L’interno di mattoni rossi a vista, è riempito da un delicato profumo di candele e gli ambienti sono intimamente arredati, ricchi di libri a disposizione degli ospiti. Prima tappa della nostra breve fuga è il borgo di Volterra. Ci arriviamo nel tardo pomeriggio ed, entrati dalla porta principale, raggiungiamo la piazza dei Priori, per poi lasciarci attrarre da qualche negozio di pelletterie e prodotti locali. Decidiamo di visitare l’Hotel Nazionale, dove D’Annunzio è stato ospite ed una targa ne ricorda i versi scritti sul borgo toscano. Prima di tornare vero il nostro agriturismo, sorseggiamo un calice di Chianti affacciati su una piccola terrazza de I ponti Volterra bistrot. Seguendo il percorso panoramico fuori dalle mura, raggiungiamo la macchina e ritorniamo sui nostri passi: Barbiere di Siviglia che esce dalla radio e campi arati che iniziano ad arrossarsi per il tramonto. E’ impossibile resistere al fascino del momento e decidiamo di accostare per goderci lo spettacolo da un campo: sopra di noi il borgo diventa lentamente, ma intensamente color ocra, mentre la terra del campo si fa sempre più calda. Ma questo è solo il primo tramonto che ci regalerà questa vacanza. Ceniamo all’agriturismo Mocajo, su dei tavolini in legno immersi nel silenzio delle colline, mangiando pappardelle al tartufo e sorseggiando un vino rosso di loro produzione.
Il caldo della giornata successiva, si presta a trascorrere la mattinata al mare. In circa un’ora di macchina arriviamo a Marina di Bibbona, dove una spiaggia libera accoglie gli occasionali avventori del mare. L’acqua cristallina è certo invitante e la brezza ci permette di passare qualche ora al sole, per poi goderci un rapido pranzo nel bar della spiaggia. Torniamo all’agriturismo, dove decidiamo di concederci un tuffo in piscina, prima di partire per Castagneto Carducci. Arrivati al borgo nel tardo pomeriggio, visitiamo la piccola casa del poeta e ci perdiamo nei vicoli, prima di assistere, da un piccolo belvedere, al sole infuocato che si tuffa nel mare. Qualche secondo, forse nemmeno un minuto, in cui la natura mostra tutta la sua meraviglia. Con il cielo ancora striato di rosa, ceniamo Al vecchio frantoio, ristorante con terrazza aperta sul mare all’orizzonte e ci godiamo il cielo diventare sempre più blu e le luci cominciare ad accendersi. Prima di tornare all’agriturismo, facciamo una rapida tappa a Bolgheri, niente più che una piazza medievale, il cui fascino sta nel viale di “Cipressi che a Bolgheri alti e schietti/van da San Guido in duplice filar” (Davanti a San Guido; G, Carducci). Torniamo quindi a riposare, prima dell’ultima giornata tra borghi e colline.
Il programma dell’ultimo giorno è denso, quindi partiamo abbastanza presto. Prima tappa è l’Abbazia di San Galgano. Decidiamo di raggiungerla attraverso una deliziosa strada panoramica, che vale assolutamente la decina di chilometri in più rispetto alla strada normale. In poco meno di due ore arriviamo a destinazione: il biglietto di ingresso all’Abbazia permette di visitare anche il museo cittadino del vicino paese Chiusdino. L’Abbazia, sconsacrata da un paio di secoli, ha la particolarità di non avere più il tetto, pur avendo mantenuto i muri ed i rosoni intatti. Immersa in un prato verde brillante, è un luogo ricco di pace e spiritualità, che induce a parlare a bassa voce per non guastarne il fascino. Su una collina accanto all’abbazia, una cappella costudisce la spada conficcata nella roccia da Galgano, quando ha deciso di abbandonare la vita cavalleresca per ritirarsi a vita monastica. Ci fermiamo a pranzare alle pendici di questa collina, dove l’Enoteca Salendo offre la possibilità di degustare il vino prodotto con l’uva coltivata lì attorno. Riprendiamo la macchina e raggiungiamo la parte storica di Colle Val d’Elsa, borgo che merita soprattutto per gli scorci panoramici che offre. Tardo pomeriggio ed arriviamo a San Gimignano, gioiello che ci accoglie nella nostra ultima sera in Toscana. Già da lontano si coglie tutto il fascino di questo borgo ricco di torri medievali ed è bello trascorrere un’oretta percorrendone i vicoli acciottolati per poi sedersi sulle scale del duomo , il cui interno merita senz’altro una visita, ed osservare la luce farsi arancione ed i lampioni in ferro battuto cominciare ad accendersi. Ci godiamo quest’ultima serata toscana in nell’elegante Osteria San Giovanni, incastonata tra le alte torri. La mattina dopo lasciamo Mocajo, dopo aver consumato la colazione a base di torte fatte in casa e salumi toscani. Il Barbiere di Siviglia ci accompagna ancora, mentre il paesaggio si fa sempre più pianeggiante.
Le ricette di Micol
Micol, 33 anni, mamma a tempo pieno di Zelda (16 mesi), Milanese con una innata passione per la natura, cresciuta professionamente lavorando in aziende di formazione,nel 2010 mi sono trasferita nell’Oltrepo Pavese nel paesino in cui ho passato le mie vacanze sin da bambina e dove ho trovato le mie persone e i miei posti del cuore. Amo gli animali e se fosse per me mi ritroverei a vivere in uno zoo, ma per ora ci accontentiamo di 3 cagnolone molto coccolone. Adoro il buon vino e la buona cucina, piÚ mangiare che cucinare visto che il mio compagno è un ottimo cuoco, ma mi piace dilettarmi in piatti nuovi e spesso vegetariani. Mi piace la tradizione con uno sguardo alla novità e sono dell'idea che i piaceri della tavola sono tali se condivisi con chi ami.
Cappucino di zucca salato INGREDIENTI • • • • • • •
500 grammi di zucca 1 porro la parte bianca 500 grammi latte fresco 2 cucchiai parmigiano grattugiato olio, sale, pepe 200 grammi di caprino 80 grammi panna fresca liquida
Dosi per 4 persone Tempo di preparazione 20 min Tempo di cottura 10 min
PREPARAZIONE Tagliate la zucca a fette spesse mezzo cm, privatela di semi e buccia, mettete due dita di acqua nella pentola, e disponetevi le fette di zucca. Chiudete con il coperchio e accendete la fiamma al minimo. Fate cuocere per 10 minuti. Spegnete e lasciate raffreddare. Affettate il porro sottilmente e fatelo appassire per 5 minuti in una casseruola con due cucchiai di olio. Salate. Trasferite la polpa di zucca in un frullatore insieme ai porri, aggiungete 2 pizzichi di sale e pepe, aggiungete anche il latte tiepido, il parmigiano e frullate il tutto ottenendo una crema liscia e vellutata (se desiderate una consistenza più morbida, aggiungete un poco di latte). Mescolate in una terrina la ricotta, la panna e un pizzico di pepe. Montate con le fruste elettriche in modo da ottenere una spuma. Dividete la vellutata di zucca in 4 tazze da cappuccio e completate con un cucchiaio di formaggio e decorate con semi di zucca.
Buon appetito!
PAVIA&NON SOLO
NEWS MAGAZINE N° 7- OTTOBRE 2018 DIRETTORE EDITORIALE: Filippo Quaglini RESPONSABILE: Filippo Quaglini REDATTORI: Silvia Cipriano, Isa Maggi, Filippo W. Malagori, Veronica Marigio, Sofia Montanari, Titti Migliavacca, Micol Piazza, Valeria Portinari PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Sara Giammona
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