PVMagazine n°13 - Gennaio 2017

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N.13

PV

Magazine

LOMELLINA Zinasco

RUBRICA LETTERARIA Mino Milani “lo scrittore di Pavia”

CULTURA Il Teatro Carbonetti di Broni EVENTI Oltrepò, vini d’autore

REPORTAGE EVENTI Motor Classic Club e Pista le Colline un connubio vincente. PRODUTTORI Azienda Agricola Bisi VINO Il Riesling della valle del Riesling ITINERARI Le piazze medievali - Castell’Arquato VIAGGI La “mia” Londra

RUBRICA RICETTE Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di Claudia Peccenini In cucina con Gaia Servidio



EDITORIALE

C

ari lettori,

è con grande piacere che vi presento il primo numero di PV Magazine 2017! Nuove rubriche, notizie e curiosità sulle eccellenze del nostro territorio. Partite con noi alla volta di Zinasco, seguite la nuova rubrica letteraria che, questo mese, è dedicata allo “scrittore di Pavia” Mino Milani; venite a scoprire gli spettacoli del Teatro Carbonetti di Broni. Seguite i nostri reportage ed eventi più esclusivi: Oltrepò Vini d’autore “Qualità e identità locale nelle carte dei vini” e Motor Classic Club e pista Le colline: un connubio vincente. Scoprirete in questo numero le produzioni dell’Azienda Agricola Bisi, i misteri del Riesling e la sua omonima valle, godrete del meraviglioso panorama dalla rocca di Castell’Arquato, che sorge in una delle più suggestive piazze medievali. Questo mese vi porteremo anche oltreconfine, con ““La “mia” Londra”. Non temete: per finire tornano a grande richiesta anche quest’anno le imperdibili ricette delle nostre Claudia e Gaia! Buona lettura!!! Emanuele Bottiroli Direttore Editoriale

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SOMMARIO

LOMELLINA

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RUBRICA LETTERARIA

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Mino Milani “lo scrittore di Pavia”

C U LT U R A

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Il Teatro Carbonetti di Broni

EVENTI

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Alla scoperta di Zinasco

Oltrepò, vini d’autore «Qualità e identità locale nelle carte dei vini»


PVMagazine www.pvmagazine.it

79 26 R E P O R TA G E E V E N T I

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Motor Classic Club e Pista le Colline un connubio vincente.

PRODUTTORI 44 Azienda Agricola Bisi

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RUBRICA RICETTE

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Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di Claudia Peccenini

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In cucina con Gaia Servidio

VINO Il Riesling della valle del Riesling

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ITINERARI 58 Le piazze medievali - Castell’Arquato VIAGGI La “mia” Londra

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Lomellina

Alla scoperta di Zinasco di SILVIA BRIGADA

Foto aerea su Zinasco - Foto di Flavio Chiesa


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inasco è un paese che accoglie ad oggi più di tremila abitanti e sorge lungo il torrente Terdoppio, poco distante dai centri di Bastida Pancarana, Carbonara al Ticino, Cava Manara e Cervesina. Il centro si sviluppa tra Zinasco Vecchio e Zinasco Nuovo, e le frazioni Sairano, Bombardone, Cascinino e Gerone. Tutte queste località si trovano allineate “sul bordo del terrazzo della Lomellina, dominante sulla valle alluvionale del Po”, poco più a valle rispetto alla confluenza del Terdoppio. L’idrografia (e le conseguenze delle storiche alluvioni) caratterizza fortemente il panorama di questo territorio: particolare è l’area in cui si trova la chiusa del Terdoppio. Grazie all’impegno del Comune di Zinasco, oggi l’area è percorribile anche in bicicletta, attraverso un reticolo nuovo e sicuro di piste ciclabili che raccordano i piccoli centri anche con i paesi vicini. Curiosità: sappiamo che ogni piccolo paese, anche il più piccolo paesino, conserva e preserva le più antiche e radicate tradizioni … ecco perché ognuno di questi centri che formano Zinasco hanno, uno per sé, un Santo Patrono diverso: Sant’Antonio Abate per Zinasco Vecchio, San Giovanni Evangelista per Zinasco Nuovo, Sant’Alessandro Martire protegge Sairano, mentre San Giuseppe veglia su Bombardone, Cascinino e Gerone! L’area più antica è quella dove sorge l’attuale Zinasco Vecchio, nota fin dal XII secolo come Cinascum. Nell’ambito del dominio pavese fece parte della Lomellina, e precisamente della squadra (podesteria) di Sommo. Nel XV secolo compare anche Zinaschino o Zinaschetto, l’attuale Zinasco Nuovo. Dal punto di vista feudale seguì le sorti di Cava Manara e di molti dei comuni della squadra di Sommo, passando dagli Eustachi di Pavia agli Arborio di Gattinara e infine (1650) ai marchesi Olevano di Pavia

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Bombardone - “Il Palazzo”

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ltre ai due centri Zinasco Vecchio e Zinasco Nuovo (o Zinaschetto), già nel XVII secolo del comune faceva parte la frazione Sairano (il nome del comune era Zinasco, Zinaschetto e Sairano). Era invece separato il comune di San Nazaro del Bosco (che faceva comunque parte dello stesso feudo, e comprendeva la frazione Bombardone). Questo comune era piuttosto singolare, poiché non era un paese a sé ma solo una parte di Sairano. Dopo l’abolizione del comune, che fu assorbito da Zinasco nel 1818, il toponimo scomparve, essendo appunto il paese indistinguibile da Sairano. Questa strana situazione fu probabilmente determinata dal fatto che, essendo il sito più antico di San Nazaro minacciato o distrutto dal Po, gli abitanti si trasferirono a Sairano, potendosi comunque conservare come comunità separata. A Zinasco Vecchio è possibile ammirare la Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate, risalente al 1757, e la chiesetta dedicata alla Madonna della Pietà. A Zinasco Nuovo si trovano la Chiesa di San Giovanni Evangelista e il grazioso Oratorio della Madonna del Tardoppio, luogo di grande devozione locale. 10 |

Interessanti i luoghi storici a Sairano: la Chiesa della Beata Vergine Assunta e la ben nota Villa Carena. Situata nei pressi della chiesa, la villa incorpora nelle sue mura quello che rimane del vecchio castello di Sairano, costruzione del XV secolo. “E’ difficile stabilire oggi quanto sia sopravvissuto di originale: la villa padronale, ricostruita su preesistenze settecentesche ancora identificabili, mostra evidenti i tentativi di imitazione di canoni e stilemi medievali. Alcuni edifici prospicienti la piazzetta in cui sorge la parrocchiale sono stati ristrutturati, alterando a tal punto il paramento murario e le aperture visibili da non permettere una precisa collocazione temporale, anche se tradizionalmente si ritiene sia proprio questo eterogeneo gruppo di edifici, denominati spesso rocca o rocchetta, la più grande testimonianza dell’antico castello di Sairano”. Infine, nella frazione Bombardone, si possono vedere i resti del “Palazzo”, villa di signorile fattura, ora adibita a cascina. Il Palazzo, unitamente alla riserva di caccia circostante, viene acquistato nel 1871 dai baroni Weil Weiss, residenti a Torino ( ha ospitato parecchi esponenti della Casa Reale Sabauda!). Qui si trova anche la Chiesa di San Carlo Borromeo.


A Zinasco si trova l’Azienda Alan S.r.l. La Alan srl sviluppa e concentra la propria attività nella fornitura di servizi di smaltimento delle varie tipologie dei rifiuti e nella gestione di servizi connessi a queste attività, in particolar modo fanghi biologici, rifiuti organici (frazione umida e verde) e servizi di intermediazione. L’attività è sviluppata in appositi impianti dislocati nella provincia di Pavia, in base alle varie tipologie dei rifiuti e degli smaltimenti.


Mino Milani a Pavia


Rubrica letteraria

Mino Milani “lo scrittore di Pavia” DI SILVIA BRIGADA

“Se si può esser ricchi d’altro che di monete d’oro, Guglielmo? Credo di sì. Non so bene di cosa. Vedi, ero un soldato, poi un vagabondo, ora di nuovo soldato: ma non sono mai stato un filosofo. Mi sembra però che se un uomo è libero, ha un onesto lavoro, vuol bene alla gente, non si crede mai né troppo sciocco né troppo saggio, se ha fede nel cielo e un po’ anche in se stesso … boh, forse ha qualcosa di più d’una moneta d’oro, o di cento. Quindi è ricco. E di cose che nessuno può rubare”. (da “Guglielmo e la moneta d’oro”, Mino Milani)


RUBRICA LETTERARIA

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89 anni Mino Milani, “lo scrittore di Pavia” (come lo ha definito Maria Corti), vince ancora in campo letterario. Già, perché il suo ultimo libro per ragazzi, “Ulisse racconta”, una reinterpretazione in chiave contemporanea del mito omerico, è arrivato tra i finalisti del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2017. Una bella soddisfazione per Mino Milani, che nella sua lunghissima carriera di scrittore, giornalista e storico, ha collezionato tantissimi premi e riconoscimenti. Classe 1928, Milani nasce a Pavia, città che resterà sempre nel cuore dell’autore, dove ambienterà molti dei suoi romanzi e da cui sceglierà di non separarsi mai. Si laurea in lettere presso l’ateneo pavese nel 1950 e, dal 1953, inizia a collaborare con il Corriere dei Piccoli (che poi diverrà Corriere dei Ragazzi), allora diretto da Giovanni Mosca: una collaborazione impegnativa, che durerà per ben 24 anni. Al Corriere dei Piccoli Milani diventerà una delle colonne portanti della redazione, scrivendo un’infinità di racconti, romanzi e fumetti – all’inizio adattamenti letterari, in seguito anche originali – praticamente su qualsiasi argomento: sport, cronaca, vicende storiche, avventura, fatti misteriosi. Col tempo la sua produzione diventa così imponente da costringerlo a firmarsi con ben due pseudonimi, Piero Selva ed E. Ventura, perché il suo nome non apparisse troppo di frequente nella rivista.

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Ulisse racconta di Mino Milani Illustrazioni: A. Mora Pubblicato da EINAUDI Collana: Einaudi Ragazzi

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RUBRICA LETTERARIA

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a Mino Milani è, ed è sempre stato, anche un grande sperimentatore: molti dei “ragazzi maturi” di oggi ricorderanno con nostalgia i volumi a fumetti dedicati alle avventure del cow-boy “amaro e triste” Tommy River. “Io non difendo gli Indiani. Io difendo gli uomini” , queste parole pronunciate dal personaggio di Tommy River, che sono diventate una sorta di manifesto ideale dell’amato eroe di carta, paladino prima di tutto di giustizia e senso dell’onore (e oggi più attuali che mai!!!). La cospicua produzione fumettistica di Mino Milani lo ha visto lavorare con i più importanti disegnatori italiani, tra i quali Hugo Pratt e Milo Manara, Grazia Nidasio, Mario Uggeri, Aldo Di Gennaro, Dino Battaglia, Sergio Toppi e Attilio Micheluzzi. Successivamente Milani diventa direttore della Biblioteca Civica di Pavia, dove lavora fino al 1964. Terminata la collaborazione con il “Corrierino”, assume la direzione de “La Provincia Pavese”, una nuova importante avventura, incarico che, però, lascia ben presto per dedicarsi alla scrittura di romanzi e, soprattutto, di saggi e biografie di argomento storico. La sterminata produzione di Milani conta centinaia di racconti, una trentina di romanzi, libri illustrati e ricerche storiche, in particolare sulla storia di Pavia, le biografie di Giuseppe e Anita Garibaldi e diverse ricerche storiche sulla storia risorgimentale locale. Molti di voi ricorderanno il grande successo del romanzo “Fantasma d’amore” (1977) che, nel 1981, ha ispirato il celebre film, omonimo, ambientato in una Pavia meravigliosa, nebbiosa e spettrale, diretto da Dino Risi, interpretato da Marcello Mastroianni e Romy Schneider. Ricordiamo anche il romanzo “Selina”, dal quale Carlo Lizzani ha tratto lo sceneggiato televisivo “La formula mancata”.

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L’interesse per il genere giallo e il mistero hanno portato il nostro autore a scrivere, dal 1981, una serie di romanzi di genere ambientati a Pavia, che vengono raccolti sotto il titolo di “Libri di San Siro”. Ve ne cito alcuni … quanti ne avete letti? (“Il vampiro di Piazza Cavagneria”, “Quel muto pavese dal laccio al collo”, “Pavia Brucia, ossia la strega”, “L’uomo che tradì Pavia”, “La ricamatrice di Porta Salara”). Amplissima anche la produzione di libri per bambini, come “L’ultimo lupo”, “Guglielmo e la moneta d’oro”, “Sognando Garibaldi”, “L’uomo venuto dal nulla”, “La storia di Dedalo e Icaro”, e “Un’avventura sul Po”. “Più leggi, più sai e più capisci cos’è il mondo”. Questa una delle convinzioni di Milani. E chissà che, solo leggendo, non si possa davvero capire questo nostro caotico mondo contemporaneo …

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Cultura

Il Teatro Carbonetti di Broni di TITTI MIGLIAVACCA



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a cittadina di Broni che oggi conta poco più di 9.350 abitanti, intorno al 1860 ne contava la circa la metà. Stupisce il fatto che in una piccola città si fosse sentita l’esigenza di erigere un vero teatro in muratura . Era l’epoca del grande successo del melodramma italiano, ma la ragione di un teatro in città va ricercata nell’importanza che la medesima rivestiva in tutto il circondario. La famiglia Carbonetti , non originaria di Broni, infatti finanziò la costruzione del teatro anche grazie al supporto che ebbe da tutto il contado e facendo affidamento sulla sempre crescente voglia della comunità di partecipare alla vita culturale che da anni appassionava sempre più strati della popolazione italiana. Il teatro Carbonetti fu aperto nel 1881 e da allora è punto di riferimento per la vita culturale di Broni. Ha funzionato soltanto come teatro sino all’avvento del cinema sonoro nel 1930; tuttavia in linea con i tempi , da quel momento gli spettacoli teatrali e cinematografici si sono alternati sino agli anni ’50 quando l’attività diventò principalmente cinematografica. In seguito ad un intervento strutturale negli anni ’60 il Carbonetti riprese la sua piena attività di teatro ospitando commedie, opere , operette , musical e concerti e continuando per i due decenni successivi. Nel 1985 il teatro fu chiuso, rimanendo inattivo sino alla ristrutturazione e nuova inaugurazione avvenuta nel Settembre 2013. 20|



C U LT U R A

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nche grazie all’ Associazione Amici del Teatro Carbonetti, da quel momento la vita del teatro ha iniziato a rifiorire proponendo una serie molto variegata di spettacoli di alto livello con l’intento di esplorare i vari linguaggi teatrali, non dimenticando l’attività con le scuole e la possibilità di affittarlo per scopi pubblici e privati. Impegno particolare è riservato alla valorizzazione delle iniziative locali con la proposta di spettacoli di compagnie e band. Il cartellone del mese di febbraio: sabato 4 febbraio: 4 donne e una canaglia spettacolo esilarante interpretato con maestria e disinvoltura da Marisa Laurito, Brbara Bouchet, Corinne Clery, Gianfranco D’Angelo e Paola Caruso. sabato 18 febbraio: Divina con Anna Mazzamauro riflessione comica sullo “star system” televisivo. domenica 26 febbraio: Tanti lati latitanti con Ale e Franz, dialoghi umoristici, sarcastici, divertenti a volte quasi demenziali, come solo loro sanno imbastire.





Eventi

Oltrepò, vini d’autore «Qualità e identità locale nelle carte dei vini» di EMANUELE BOTTIROLI

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’Oltrepò Pavese merita più spazio e considerazione nelle carte dei vini della ristorazione, dalla provincia di Pavia alle grandi città italiane: si dice da una vita, ma ora si passa dalle parole ai fatti per arrivare a un posizionamento trainato da nuove consapevolezze. Al via «Oltrepò, vini d’autore», un ciclo di appuntamenti di stile nelle migliori attività ristorative di Pavese, Oltrepò e Lomellina. Il tour sarà progressivamente esteso alle grandi città, con particolare considerazione per la metropoli di Milano. L’iniziativa pensata da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e Mabedo, che sarà media partner, vedrà l’alleanza con il Distretto del Vino di Qualità. Si darà vita nel corso dell’anno a un ciclo di cene-racconto, che vedranno protagonisti i produttori e le loro fatiche che si traducono in etichette di valore.

Sotto i riflettori la pregevolezza dei grandi spumanti, Metodo Classico e Metodo Martinotti, ma anche delle altre produzioni vitivinicole locali: Bonarda, Pinot nero, Riesling, Buttafuoco, Oltrepò Pavese Rosso, Sangue di Giuda e Moscato. Gian Marco Bianchi e Filippo Quaglini, titolari di Mabedo, spiegano: «Partiremo dal locale, in considerazione dell’alto profilo qualitativo raggiunto dai produttori di vini e spumanti DOC e DOCG dell’Oltrepò Pavese e della necessità di avvicinare tali etichette alla nostra ristorazione in modo capillare e continuativo, come già accade in molte altre zone italiane forti di una produzione enologica di alta gamma».

Ristorante Selvatico - Rivanazzano Terme



Castello di San Gaudenzio - Cervesina

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l Presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, e il Presidente del Distretto del Vino di Qualità, Fabiano Giorgi, aggiungono: «E’ ora di tornare a rafforzare la presenza delle referenze di pregio dei nostri produttori di filiera in ristorazione, per generare valore aggiunto ma anche per fare immagine e comunicare in modo forte il senso di un’identità. Chi si siede a tavola in provincia di Pavia dev’essere accolto con una calice di Oltrepò Pavese. L’invito andrà poi esteso alla ristorazione delle grandi città italiane, per la storia che possiamo vantare in ambito vitivinicolo, oltre che spumantistico, che va presa e trasformata in patrimonio presente». Secondo questo spirito i produttori vitivinicoli del territorio vogliono riaccendere un dialogo con winelover ma anche, più semplicemente, con i buongustai alla ricerca di messaggi semplici e vini buoni, come quelli d’Oltrepò, che devono essere sempre più capillarmente presenti.

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Il primo appuntamento è già in agenda al Ristorante del Castello di San Gaudenzio di Cervesina per la serata del 3 Marzo (informazioni su www.mabedo.it). L’intero calendario sarà promozionato attraverso stampa, web, mailing list selezionate e canali social, oltre che su Mabedo Magazine e PV Magazine. Ai partecipanti alle serate sarà distribuito un passaporto che, una volta collezionati una serie di timbri prendendo parte a quante più serate, consentirà di vincere una serie di premi. Inoltre chi si siederà a tavola sarà omaggiato della Mabedo Card, tessera fedeltà pensata per dare impulso e creare una comunione d’intenti tra le attività e le imprese che fanno della qualità e dello stile i loro tratti distintivi, nel mondo dell’agroalimentare e della ricettività.


Ristorante Locanda del Carmine - Pavia

Ristorante Corte Visconti - Torre Beretti e Castellaro



MaBeDo Card 2017




Reportage Eventi

Motor Classic Club e Pista le Colline un connubio vincente. di PIERO VENTURA

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Chignolo Po, a pochi chilometri da Pavia, sorge il Circuito Internazionale Le Colline, detto anche in modo bonario “la piccola Monza”, un complesso che soddisfa le esigenze di chi ama la velocità su pista. Non si sa da cosa derivi questo appellativo che è andato consolidandosi nel tempo, non certo per il tracciato. Molto probabilmente il tutto va associato alla vicinanza del monumentale Castello Procaccini. E’ comunque un autodromo adatto per chi vuole provare l’emozione di guidare una monoposto, una GT, oppure un’auto da rally, mentre una apposita pista soddisfa le esigenze dei Kartisti. Lo scorso 8 gennaio, dall’allacciamento di queste due piste, si è vissuta una grande giornata di sport a 4 ruote in occasione della finalissima del Challenge Grand Prix 2016 organizzato dal Motor Classic Club San Colombano e per la presentazione dell’edizione che lo stesso club promuove in questo 2017 sempre sulla Pista le Colline creando un connubio vincente con l’impianto di Chignolo, il tutto arricchito dalla presenza dell’ex F1 Jarno Trulli. La giornata, organizzata dal Motor Classic Club, è stata ricca di adrenalina, divertimento e piacevoli momenti di piena aggregazione vissuta tra fantastici amici-piloti, che hanno dato tutto in gara e non si sono poi risparmiati a tavola esaltando, se ancora ce ne fosse stato bisogno, il puro spirito sportivo che regna in questa serie. Anche se prima dell’atto finale le posizioni in alcune categorie erano consolidate, non sono mancati spunti agonistici di alto interesse.

Circuito Internazionale “Le Colline”


Roberto Violini premia Jarno Trulli


Gregorelli-Castellazzi (A112)

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cco quindi i risultati scaturiti dalla Finalissima dello scorso 8 Gennaio 2017: Categoria Formulini: 1° Marangoni Guido 1.45.53 Num. 1; Categoria Proto; 1° Sarzi Sartori Marco Best Lap 1.35.16 Num. 2; Gruppo 1 (Fiat 500 Elaborate ), 1° Lobaccaro Giuseppe 2.07.14 Num. 4; 2° Bisconti 2.12.57 Num. 5; 3° Iottini Giovanni 2.13.04 Num. 3; Gruppo 2 Assoluta:1° Marangoni James 1.46.59 Fiat 127 Num 6, 2° Zeni Tristano 1.47.03 Renault R5 Num. 7; 3° Maffia Simone 1.48.50 Peugeot 206 Num. 9; 4° Macchione Nicola 1.59.12 Num. 8; Gruppo 3 Assoluta 1° Grassi Alessio 1.53.06 Citroen Saxo Num. 11, 2° Errico Francesco 1.54.59 Citroen Saxo Num. 10, 3° Salvi Roberto 1.56.32 Opel Kadett Num. 14; Gruppo 3 Special Assoluta, 1° Rebuffi Maurizio 1.50.05 Lancia Delta Num. 13, 2° Lavigna Mariano 1.52.77 Subaru Impreza Num. 12, 3° Maciocchi Fabio 2.03.80 Alfa Romeo 156 Num. 15; Regolarita’ Sport Con Tempo Imposto 2 Min. 30 Sec.1° Cossu Leonardo Alfa 33 2.29.97, 2° Arensi Alberto-Bosi Marco Alfa Gta 2.29.59, 3° Cigalino Alessio Opel Kadett 2.0 2.29.50, 4° Sperandio Daniele Subaru Impreza 2.31.10, 5° Bergamasco-Lazzari Alfa Romeo Giulia 2.31.06,6° Cira’ Domenico Subaru Impreza 2.31.15; Regolarita’ Sport Con Tempo Imposto 2 Min. 50 Sec.1° Gregorelli-Castellazzi A 112 2.50.05; 2° Ventura-Minotti Lancia Fulvia 1.3 Coupe’ 2.50.16; 3° Violini Roberto Renault Twingo 2.50.22; 4° Mendicino Tonino Alfa Romeo 164 2.52.45, 5° Vincenzino Lancia Delta 1300 2.55.28. Aresi-Bosi Alfa Romeo GTA

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Roberto Salvi, Opel Kadett

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Ventura-Minotti, Fulvia Coupè



La Subaru di Mariano Lavigna

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a cos’è il Motor Classic Club San Colombano? Diciamo subito che si tratta di un’Associazione senza scopo di lucro costituita con regolare atto notarile nel 2006 da alcuni appassionati di moto ed auto d’epoca, con lo scopo principale di divulgarne la passione e la cultura del collezionismo storico per non disperdere, ma anzi, recuperare anche importanti valori del passato motoristico. Nel corso degli anni il Sodalizio, oltre al vero e proprio Club, ha creato una squadra corse denominata GFRT (Gigi Friends Racing Team) in ricordo e per mantenere sempre viva la passione di Luigicarlo (detto Gigi) Violini, figlio di uno dei promotori dell’Associazione, punto cardine della stessa, all’interno della quale è nata la sezione “Alzozero”, il dipartimento organizzativo, centro di studio e promozione di eventi motoristici e che si è formato sull’esperienza realizzativa della prima maratona internazionale per auto storiche del 2012: la Milano – Londra. E’ un club molto interessante sotto vari aspetti che abbracciano indistintamente la cultura dell’automobile e l’aspetto sportivo della stessa al quale possono aderire tutti coloro che, amanti delle auto d’ epoca, ma anche di moto, desiderano essere informati ed aggiornati sulle normative e su tutto ciò che concerne il pianeta motoristico d’epoca, dai restauri alle manifestazioni che spaziano dai semplici raduni sino alle gare di abilità e regolarità classica e sport per auto storiche a quelle di velocità in pista.

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Inoltre, i soci, come detto, possono trovare nel Club le risposte e le indicazioni sul restauro dei veicoli, ricevere ed individuare conoscenze per reperire particolari ricambi ed accessori, trovare risposte da esperti e specializzati nonché riparatori di varie componenti meccaniche, carrozzerie e tappezzerie. Le date del 2° CHALLENGE IN PISTA - GRAND PRIX MOTOR CLASSIC CLUB 2017 sono: 5 Marzo; 2 Aprile; 7 Maggio; 11 Giugno; 2 Luglio; 17 Settembre; 1 Ottobre; 29 Ottobre; 12 Novembre e 3 Dicembre con la Finalissima Grand Prix 2017, il tutto, come detto, si svolgerà sulla pista “Le Colline” di Chignolo Po, piccolo centro, che proprio come Monza (capitale dell’automobilismo mondiale, impreziosita dalla presenza della splendida Villa Reale), è dominato dal duecentesco Castello Procaccini, considerato tra i più belli della Lombardia, un edificio di grande prestigio, denominato e conosciuto nel mondo come la “Versailles della Lombardia” immerso nella campagna pavese.


L’ingresso in pista del prototipo di Sarzi Sartori

La Twingo di Robrto Violini

Guido Marangoni con il Formulino


BOLLICIN

20-22 maggio 20


NE IN CASTELLO

017 Castello di San Gaudenzio


Produttori

Azienda Agricola Bisi di VALERIO BERGAMINI

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laudio ci porta sul crinale della collina e ci tiene li, mentre si sta approssimando la sera e fa un pò freschino, per parlarci del territorio che si stende sotto i nostri occhi, dominato da una distesa di vigne che, come sottovesti di rete, lasciano intravedere il colore della terra sottostante. Uomini e donne di molte generazioni hanno dato vita e mantenuto miracolosamente integro questo paesaggio di rara bellezza e noi restiamo lì incantati e quasi ammutoliti a sentire Claudio che, incurante dello spettacolo, ci parla di quello che c’è sotto, di come si sono formati i colori, dell’argilla, del calcare, del Miocene in cui, geologicamente ha avuto origine questo straordinario affresco e di come, se ti metti a scavare un po’ più a fondo, rischi di imbatterti ancora in reperti fossili lasciati lì in seguito al ritiro delle acque padane. Claudio e suo cugino Emilio hanno ereditato queste terre “nobili” dai loro padri e , proprio come i loro padri , hanno curvato le loro schiene alla cura della vite, nella nebbia o sotto il sole.

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Ma questo modo di approcciarsi alla terra non è più sufficiente se, veramente, vuoi fare un vino che oltre ad essere sincero sia sempre più espressione del territorio da cui si origina. Ecco allora che le vigne vengono catalogate da esperti ( professori dell’Università di Pavia e della Bicocca ) che studiano le piante e il loro habitat senza tralasciare i microrganismi coinvolti nella protezione delle stesse da stress ambientali e patogeni, fino alla selezione della microflora ideale per ogni particella. Mentre Claudio parla, il sole scende dietro le colline all’orizzonte e spegne i rossi, i gialli, i neri ,i sabbiosi, incendiandoli di rosso Calonga, dal profumo di lampone, ribes e mora. Uno spettacolo della natura così straordinario che non ti capaciti si stia rappresentando sotto i tuoi occhi sul palco dell’Oltrepò. L’Unesco non si è ancora accorto di quanto sia bella questa terra, perché altrimenti l’ avrebbe inserita nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

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PRODUTTORI

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entre , sullo sfondo il Calonga si trasforma prima nel rubino carico del Roncolongo e poi nella porpora del Pramattone, entriamo in cantina. Non è più la cantina storica di Villa Marone dove sono nati i primi gioielli enologici dei due grandi fratelli Bisi, ma un luogo nuovo e moderno in cui si coniugano l’intraprendenza contadina e la lungimiranza imprenditoriale dei due cugini eredi . In questa nuova e moderna cantina le uve vengono lavorate in un ambiente salubre , con metodologie poco invasive al solo scopo di trarre da terre “nobili”, vini “nobili”. Claudio, prima ci fa assaggiare uno strepitoso Riesling, spillandolo con nonchalance direttamente dalla vasca in cui è contenuto, poi ci porta nella barricaia dove riposano le riserve di Barbera Roncolongo e Ultrapadum e Il Pinot Nero Calonga. Non c’è bisogno di parlare di questi vini perché la loro fama parla per loro. Tra le tante barrique ce n’è una , una sola , di un prodotto, “più straordinario” degli altri, che da solo vale la visita a San Damiano al Colle: il Villa Marone Malvasia Passita . Le uve Malvasia di Candia 100% raccolte a mano , appassiscono naturalmente nelle cassette per circa 90 giorni e, dopo una pressatura soffice, il mosto decantato viene messo in barrique per la fermentazione che si arresta naturalmente. Poi viene affinato nel legno sulle proprie fecce di fermentazione. E’ un nettare che ti irrora stupendamente la gola, la quale manda inequivocabili messaggi a tutto il resto del corpo, compresa la mente che, a volte, non ha bisogno dell’atto biologico per sciogliersi in rigagnoli di piacere. L’Azienda Agricola Bisi è a San Damiano al Colle poco distante dall’antica dogana che demarca il confine Piacentino, ma ancora in Oltrepò, questa terra a forma di grappolo di vite, dove si raccoglie il 75% dell’intera produzione nazionale di Pinot Nero che, nonostante l’impegno, la passione, il talento e l’intuito di viticultori come i Bisi, continua a stare ai margini del panorama enologico d’elite. Chissà, forse un giorno, magari neanche troppo lontano anche l’Oltrepò riuscirà a guadagnarsi la fama che merita e nel suo cuore verde nasceranno come d’incanto, capannoni, svincoli, tangenziali … E forse spariranno anche le gazze , come quella che c’è nello stemma della Cantina di Claudio e Emilio. “Triste è l’uomo che ama le cose solo quando si allontanano” direbbe Stefano Benni. “………………..ma il cielo è sempre più blu…”

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Contatti Azienda Agricola Bisi Cascina San Michele, 27040 San Damiano Al Colle PV Telefono: 0385 75037 www.aziendagricolabisi.it

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Fraz. Scorzoletta, 40/42 - 27040 Pietra dè Giorgi (PV) Tel. e Fax 0385 8514 Email: info@scuropasso.it www.scuropasso.it



Vino

Il Riesling

della Valle del Riesling di VALERIO BERGAMINI

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ffreschi di colline inondate di vigneti che sgorgano come geyser da terreni calcarei-argillosi ora scuri , ora chiari ora biancastri come quelli intorno a Oliva ( Garlassola, Mondondone, Montepezzata , Corvino San Quirico e Cà Bianca) dove , appena pochi centimetri sottoterra , ci sono i gessi. Sono terre che hanno avuto origine nel Miocene , vale a dire quindici milioni di anni orsono e se ti metti a scavare più a fondo oltre a gessi cristallini , puoi imbatterti ancora in reperti fossili rimasti lì in seguito al ritiro delle acque padane. Su questi terreni e su queste vigne , uomini con facce ridenti cotte dal sole curvano ogni giorno le loro schiene alle cure della vite. E la vite qui è il Riesling. Siamo nella Valle che prende il nome da questo vitigno caratterizzata da sinuose , morbide , suggestive colline , aldilà dal fiume , sulle quali si adagiano piccoli e pittoreschi borghi come Oliva Gessi , Corvino San Quirico , Torricella Verzate , Mornico Losana , Calvignano , Montalto dove , se ti fermi a mangiare , puoi trovare i salami buoni , quelli appesi al chiodo nelle cantine in mezzo alle botti. Qui il Riesling allevato è sia Italico che Renano , ma quello Renano la fa da padrone. È arrivato in queste terre d’Oltrepo Pavese attraverso una di quelle migrazioni che appartengono solo alla storia del vino.




VINO

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Romani per primi nel III° secolo andarono a piantare barbatelle di Riesling lungo le rive della Mosella , il fiume che accarezza Treviri e si getta nel Reno a Coblenza. Treviri poi diverrà famosa nell’800 per aver dato i natali a Karl Heinrich Marx ma la fama più grande per quella magica terra germanica è aver trasformato un vino in un mito che è ancor oggi il simbolo del vino tedesco nel mondo :il Riesling Renano. Un’antica pergamena ne certifica ufficialmente la nascita nel 1577. In Oltrepo Pavese il Riesling Renano arriva nell’Ottocento e a poco a poco si espande sino ad arrivare ai giorni nostri a coprire circa 1800 ettari con una produzione di uva che si aggira sui 200.000 quintali e un totale di 100.000 ettolitri di vino. Nella nostra Valle del Riesling (Renano) si produce un vino che aggiunge agli aromi tipici di una cultura fredda quelli di una cultura calda presentandosi fortemente agrumoso,con grande mineralità , struttura e capacità di resistenza nel tempo. Oggi la lungimiranza di una ventina di produttori che puntano su questo vitigno internazionale ha fatto nascere l’ Associazione Valle del Riesling . C’era da aspettarsi che si gemellassero coi produttori della Mosella chiudendo così un cerchio che avevano cominciato a tracciare i Romani (che di vino se ne intendevano!).

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Propongo 10 assaggi per avere un’idea abbastanza particolareggiata: Riesling, Vigna Martina, Isimbarda, 2011, 13% (Deriva da vitigni coltivati su suolo gessoso nel Comune di Oliva Gessi, a m. 300 s.l.m., con esposizione a sud-est) Riesling, Campo della Fojada, Travaglino, 2011, 13% (I vitigni sono coltivati su suolo calcareo-gessoso nel Comune di Calvignano, a m. 250 s.l.m., con esposizione a sud-ovest) Riesling, Monsaltus, Marchesi di Montalto, 2011, 13% (Monsaltus è l’antico nome di Montalto. Le viti sono coltivate su suolo calcareo nel Comune di Montalto Pavese a m. 500 s.l.m., in bella esposizione a sud-ovest) Riesling , Landò, Le Fracce, 2011, 13% (Terreni di natura calcarea e calcareoargillosa esposti a ovest, situati a un’ altitudine compresa tra i 250 e i 350 m. s.l.m., in Mairano di Casteggio e San Biagio di Casteggio). Riesling, Albani, 2010, 13% (Le vigne hanno un’estensione di 20 etttari a Casteggio, in località Casona. Sono situate a 200250 m. s.l.m. addossate al bosco Ceresino ) Riesling, Vigna Croce di Monteveneroso, Fiamberti Giulio, 2011, 12% (Zona di Canneto Pavese, ottenuto dalla vinificazione di uve vendemmiate nella vigna Croce di Monteveneroso, una delle migliori posizioni collinari dell’Oltrepo Pavese)


VINO Oltre a questi sopra riportati segnalo anche altri tre Riesling che, pur non facendo parte dell’Associazione Valle del Riesling, sono di notevole impatto gustativo. Riesling , Monsupello , 2013 , 13% (Vigneti in Prima Fascia Collinare dei comuni di Oliva Gessi,Torricella Verzate e Redavalle. Esposizione Sud Est e Sud Ovest . Terreno argilloso-calcareo) E’ un Renano dal sapore secco senza asperità, fresco, fruttato, elegante e di grande corpo. Riesling , Vigna Costa , Bruno Verdi , 2014 , 13% (Ottenuto dalla Vigna Costa. I vigneti sono tutti nel Comune di Castana ad un’altezza altezza da 160 a 200 m. s.l.m. ) E’ un Italico , ma regge il confronto con il più blasonato Renano. Riesling, Moglialunga, Pietro Torti, 12% (La zona di produzione è a Montecalvo Versiggia , a 310 m. s.l.m. . Terreno limoso e argilloso ) E’ un Italico prodotto con percentuali variabili di uve surmature e appassite, di grande carattere.




Itinerari

Le piazze medievali

Castell’Arquato di SILVIA BRIGADA

I

l nostro tour tra le Piazze Medievali dei più bei borghi del Nord Italia parte dalla meravigliosa Piazza di Castell’Arquato, nel cuore delle valli piacentine. Una gita fuori porta per chi viene da vicino, o un weekend ricco di atmosfere senza tempo, di arte e storia … e dei sapori immutati delle terre a confine tra Lombardia ed Emilia. Il borgo medievale di Castell’Arquato è dominante sulle prime alture della Val d’Arda (posizione strategicamente vantaggiosa perché permetteva il controllo su tutta la vallata), sulla riva sinistra del torrente Arda. Il borgo è costruito secondo la struttura dei borghi medioevali e non ha subito modifiche degne di nota sino alla metà del Novecento. I primi insediamenti del territorio risalgono addirittura al Paleolitico, in seguito vi si stabilirono i Liguri, poi i Romani che introdussero la viticoltura, favorita dall’esposizione solare e dalla composizione del terreno (l’attività, come vedremo, è ancora oggi particolarmente fiorente!).


Rocca Viscontea


Collegiata di Santa Maria


ITINERARI

I

l territorio passò poi ai Longobardi, quindi ai Franchi e al vescovo di Piacenza. Per tutto il XI – XII secolo Castell’Arquato fu luogo di sosta dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena, sulla via che portava a Fidenza. Nel 1220 Castell’Arquato divenne ufficialmente libero Comune e iniziò la fase podestarile, dove si succedettero importanti famiglie nobiliari, tra cui gli Scotti e i Visconti. Importante l’ascesa di Alberto Scoto nel 1290, che rese Castell’Arquato un feudo molto potente. Tra il 1316 e il 1450 regnarono i Visconti, poi gli Scotti e gli Sforza, del ramo di Santa Fiora. Questa dinastia, a fasi alterne, rimase al potere sino al 1707, quando Castell’Arquato entrò a far parte del Ducato di Parma e Piacenza; passò infine al regno di Maria Luigia d’Austria. La piazza di Castell’Arquato lascia tutti davvero senza fiato. Passeggiate per le belle stradine lastricate e giungete in questa meravigliosa piazza. Volgete lo sguardo ai palazzi e al santuario: tutto sa di Medioevo, tutto assume un valore storico, tanto da ritrovarsi davvero in una dimensione atemporale. Danno sulla piazza, nella cosiddetta città alta, la meravigliosa Rocca Viscontea, che sorge sulle fondamenta del castrum quadratum romano (III secolo a.C.), più volte ricostruito e riadattato.

Collegiata di Santa Maria - Cappella di S. Caterina

L’assetto odierno è quello trecentesco voluto da Luchino Visconti: una struttura quadrangolare con quattro torri quadrate circondata da un fossato. Accanto si erge il mastio. Consiglio vivissimo: è possibile salite in cima alla rocca e ammirate il panorama spettacolare attraverso i merli a coda di rondine! (la vista pagherà la fatica della salita, ve lo garantisco!). All’interno della rocca è allestito un interessante museo sulla cultura medievale. Accanto si trova la Collegiata di Santa Maria, un mirabile esempio di architettura romanica, eretta nel 758 e consacrata nel 1122. La facciata dà su quella che fino alla metà del XIV secolo doveva essere la piazza del borgo. Il lato sinistro il “Portico del Paradiso”, della seconda metà del XIV secolo. Di particolare interesse sono le quattro absidi, rivolte a est, verso la piazza monumentale, con un gioco volumetrico che si contrappone al tetto a capanna della chiesa e al minuto campanile quadrato. L’interno presenta capitelli figurati e sculture romaniche del XII secolo, e affreschi, tra i quali il ciclo dedicato a Santa Caterina, nell’omonima cappella. Di particolare interesse architettonico è il piccolo chiostro della fine del XIII secolo, attraverso il quale si giunge al Museo della Collegiata, e il Battistero.


Palazzo del PodestĂ


ITINERARI

O

ra giratevi verso il lato settentrionale della piazza, e vedrete il Palazzo del Podestà, risalente al 1292 e voluto da Alberto Scotti. Al nucleo centrale duecentesco si aggiunsero, verso la metà del Quattrocento, due corpi avanzati: la Loggia dei “Notari” e un’ ala prospiciente la piazza. Accanto di trova la cosiddetta “Loggetta delle grida”, da dove venivano letti dagli araldi gli editti comunali. La scala esterna era già esistente alla fine del Duecento ma ad essa furono aggiunti il parapetto e la corporatura. Il lato prospiciente la piazza era già presente nel 1630, dipinto dal Guidotti. All’interno è rimasta pressoché intatta la grande sala consigliare con il soffitto a cassettoni e la decorazione. Il Palazzo ebbe carattere polifunzionale: servì per il disbrigo delle attività amministrative e di giustizia (dal Cinquecento al 1850 fu sede della pretura); oggi all’interno del Palazzo del Podestà si trova la sala consiliare del Comune di Castell’Arquato, nella quale è esposto il dipinto di Malchiodi “Gli ultimi momenti di Torquato Tasso” (1905-06). Poco distante visitate l’imponente Torrione Farnese, cinquecentesco, voluto da Bosio II di Santa Flora e terminato in epoca sforzesca, fungeva da avamposto contro le armate nemiche; il Palazzo del Duca (1292) deve la sua denominazione al fatto che fu, nella prima metà del Seicento, la residenza dei duchi Sforza. Al di sotto del Palazzo si trovano le Fontane del Duca con otto bocche in bronzo a forma di testa di animale. Di fianco alle cannelle c’era una lavatoio dove le donne potevano fare il bagno ai bambini e fare il bucato, mentre era proibito portare gli animali ad abbeverarsi per non deturpare la purezza dell’acqua. | 63


ITINERARI

A

pochi passi dalla piazza del Municipio, scendendo una scalinata, si trova l’antico ospitale di Santo Spirito, documentato come ente già nel 1272. Poiché Castell’Arquato sorgeva su una delle varianti della famosa via Francigena, come detto, era necessario che avesse un luogo deputato all’ospitalità dei pellegrini, che qui potevano pernottare e rifocillarsi. Oggi l’edificio ospita le collezioni del Museo geologico G. Cortesi. Non potete, però, lasciare Castell’Arquato senza aver fatto ancora due cose: passare sotto l’arco di una delle quattro porte della città, che corrispondevano ai quattro ingressi (oggi la meglio conservata è Porta di Sasso o Sotana), e aver assaporato la tradizione enogastronomica locale … una vera garanzia per tutti i palati!! Qualche consiglio? Prendete nota! Cominciate dalla tradizionale torta fritta (o chisolini) accompagnata dai salumi e formaggi locali, continuate con un assaggio di pisarei e fasò (che qui si chiamano anche malfatti), continuate con gli “anvein”, i tradizionali tortellini in brodo (tipica di Castell’Arquato è la variante del consueto ripieno di stracotto con un amalgama di grana padano, pangrattato, uova e odori. Inoltre qui il brodo degli anvein è rigorosamente “in terza”, fatto cioè con gallina, manzo e vitello). Tra i secondi gustatevi il celebre “prete” o la coppa arrosto. E per finire Tortelli dolci di San Giuseppe, sprelle e frittelle, la patona e la tipica torta alle mandorle. Il tutto innaffiato da un buon Gutturnio, un Bonarda, un Barbera , un Ortugo o un freschissimo Monterosso (coltivato nell’omonima valle sulla riva destra dell’Arda! Castell’Arquato si trova sui Colli piacentini, zona DOC per la produzione dei vini) … Gusto, storia e tradizione per portarsi a casa un pezzo di medioevo! 64 |


Porta di Sasso o Sotana


ITINERARI

Curiosità: Curiosità numero 1: la Rocca, che negli anni ha mantenuto la sua apparenza di città medioevale, è stata selezionata, tra le località dove è stato girato il film Ladyhawke con Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer. Inoltre nel 2004 Dario Fo ha recitato in Piazza Municipio il suo Mistero Buffo. Curiosità numero 2: Ogni anno si tengono in Castell’Arquato diversi eventi tra cui i più noti sono la Cena medievale, Rivivi il Medioevo (due giorni con tornei in armatura e spettacoli medievali nella prima metà di settembre), la Festa delle Castagne e Festival dei Ricordi in Ottobre (in cui vengono proposte le tradizioni ed i sapori del territorio), il Monterosso Val d’Arda Festival (dedicato al vino tipico) e il biennale Premio Illica. Curiosità numero 3: Parte del territorio comunale è compreso nella Riserva naturale geologica del Piacenziano che contiene un cospicuo patrimonio di reperti fossili del pliocene, oltre che ai ripidissimi calachi argillosi … uno spettacolo!

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Festa Medievale

Monte Penice - Foto tratta dal forum del sito www.naturamediterraneo.com


Viaggi

La “mia” Londra di TITTI MIGLIAVACCA

“When a man is tired of London , he is tired of life: for there is in London all hat life can afford” (Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita: perché a Londra c’è tutto ciò che la vita può offrire.) Questo il dott. Samuel Johnson diceva a proposito di Londra il 20 settembre 1777 al suo amico James Boswell che stava considerando l’idea di trasferirsi là dalla Scozia. La frase è diventata famosissima e ancora oggi racconta di quanto Londra possa offrire a chi ci vive e ad un turista. Iniziamo con questo numero uno speciale che ci accompagnerà per qualche mese a scoprire la magia di questa città, luoghi consueti e non, passato e futuro, tradizione e innovazione che convivono e continuano a fare tendenza.



VIAGGI

I

l Big Ben, la torre dell’orologio del Palazzo del Parlamento divenuta simbolo di Londra e nota con il nome della campana grande. Secondo una leggenda il nome Big Ben deriverebbe da Sir Benjamin Hall commissario capo dei lavori al momento dell’edificazione. La torre, terza più alta del mondo, è alta 96 metri e presenta quattro quadranti di 7 metri di diametro, la lancetta delle ore misura 2,7 metri e quella dei minuti 4,2. Nel 2012 il nome Clock Tower fu sostituito con Elizabeth Tower quale tributo alla regina Elisabetta II per il suo giubileo di diamante. Particolarità dei numeri sui quadranti: il quattro è espresso con il numero romano IV invece di IIII come sulla quasi totalità degli altri orologi.

Il Big Ben


Gerkin

Il Gerkin, come lo hanno battezzato i londinesi , sorge sul sito dell’edificio del Baltic Exchange costruito nel 1903 e gravemente danneggiato dalle bombe di un attacco terroristico nel 1992. Il Gerkin è stato progettato dallo studio “dell’archistar” Foster and Partners su commissione della compagnia d’assicurazioni Svizzera RE e terminato nel 2004. La particolare forma a sigaro in vetro e acciaio è alto 180 metri e contiene 41 piani . Originariamente conosciuto come il Palazzo SWISS RE , quando nel 2007 la compagnia decise di venderlo , prese il nome della via in cui è situato , 30 St Mary Ave. I londinesi tuttavia lo avevano soprannominato Gerkin ancora prima che la costruzione fosse ultimata. Sorge nella “City” centro finanziario e parte più antica della città (dove i Romani si insediarono e fondarono Londinium), caratterizzata da vie strette ed edifici bassi . Curiosità: la forma è curvilinea, ma nell’edificio c’è un solo pezzo di vetro curvato, una copertura a lente sulla sommità. 71 |


VIAGGI

I

l Tower Bridge splendido ponte levatoio in stile neogotico, è un altro simbolo di Londra, nonostante la sua fama e l’aspetto “antico” non è il ponte più vecchio di Londra. Fu costruito nel 1886 su progetto di Horace Jones e Wolfe Barry come alternativa al London Bridge, il più antico e unico ponte per attraversare il Tamigi. Fu inaugurato nel 1894 dopo otto anni di lavori. È un capolavoro dell’ingegneria vittoriana , collega Southwork alla City; consente il passaggio di imbarcazioni anche di grandi dimensioni per mezzo del sofisticato meccanismo che lo fa alzare i due bracci.

Proprio ai piedi del più antico ponte di Londra (London Bridge) sorge uno degli ultimi grattacieli costruiti : the Shard (la scheggia) progettato da Renzo Piano. La costruzione è iniziata nel 2009 e terminata nel 2012 In completo stile “Città verticale” ospita un hotel, appartamenti , caffè, ristoranti ed una terrazza panoramica dai cui si gode uno spettacolo mozzafiato. Con i suoi 310 metri e 87 piani è il più alto grattacielo a Londra e il secondo nel Regno Unito.

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Il Tower Bridge e The Shard






Rubrica Ricette

Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di CLAUDIA PECCENINI


RUBRICA RICETTE

C

ari lettori!!!

Il piatto di questo mese è veramente povero e di facile esecuzione. Rinomata e cucinata spesso nei nostri paesini d’Oltrepò dove vengono proclamate addirittura feste in suo onore, ecco a voi la regina SCHITA !!! Ovvero lo Street Food delle nostre nonne!! E’ tipica infatti di alcune sagre dove viene fritta in padelle giganti lungo i vicoli e distribuita a tutti i visitatori. Si tratta in realtà di una focaccia, croccante e invitante, da gustare calda al posto del pane o per accompagnare affettati e formaggi. Può essere spolverata con triti di erbe aromatiche e olio d’oliva, pepe, sale, o arricchita con lardo e pancetta, alimenti che a contatto con il calore si sciolgono e rilasciano delizioso sapore. Ci sono diversi metodi di preparazione; con l’uovo, con l’aggiunta di rosmarino tritato oppure semplicemente con acqua farina e sale. E’ comunque sempre pronta in 10 minuti!!! Per realizzare questa ricetta al meglio, ho invitato ai fornelli il miglior chef del settore!!! Mio zio Peppino, rinomato nella valle come miglior impastatore di Farsore, che con piacere si è prestato e ha cucinato per noi la SCHITA perfetta!!!!

Claudia Peccenini

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Ingredienti Costo: Bassissimo Difficoltà : Minima Tempo: 10 minuti • 200 gr. Farina 0 Anti grumi • 1 Bicchiere di acqua frizzante appena intiepidita • 1 Uovo a piacere • Olio di semi d’arachide e olio d’oliva in uguale quantità • Sale quanto basta • 1 Mazzetto di rosmarino a piacere

Preparazione: 1 -Porre in una terrina la farina anti grumi o ben setacciata e piano piano, mescolando con un cucchiaio versare l’acqua frizzante intiepidita. 2 -Aggiungere l’uovo intero e amalgamare il tutto fino a che nell’impasto non si formino tante piccole bollicine d’aria. 3 - Versare abbondante quantità di olio di semi e di olio oliva in una padella antiaderente e scaldare a fuoco medio. 4 -Quando l’olio è caldo versare una parte del composto aiutandovi con un cucchiaio stendendolo bene e seguendo la forma circolare della padella. 5 -Dopo pochi minuti la nostra SCHITA comincia a cuocere e a prendere forma!!! E’ il momento di girarla con l’aiuto di un forchettone. 6 - Attendete altri pochi minuti, lasciate cuocere e abbrustolire leggermente ma attenzione a non farla bruciare!! E’ importante girare un paio di volte per conferire croccantezza al composto.

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RUBRICA RICETTE

Ecco pronta la nostra bella, buona SCHITA di ZIO PEPPINO!!! Dorata e croccante al punto giusto Variante: Quando la pastella è pronta tritare un rametto di rosmarino fresco, aggiungerlo al composto e proseguire la cottura nel modo sopra descritto. Conferirà alla Farsora un gusto fresco e aromatico.

Ecco il mio caro zio Peppino (foto a destra) alle prese con i fornelli a cucinare per noi la regina SCHITA. Buon appetito a tutti!!!



Rubrica Ricette

In cucina con Gaia a cura di GAIA SERVIDIO


RUBRICA RICETTE

M

i chiamo Gaia,

sono nata in Oltrepò Pavese, terra che sin da piccola mi ha cullata tra i suoi vigneti e le sue dolci colline, adoro cucinare, ma ancora di più utilizzare i prodotti del territorio. Mi ha sempre affascinato il profondo legame tra territorio, tradizione e identità. Cari lettori questo mese vi propongo una pizza golosissima: Pomodorini e cipollotti caramellati, raspadura e scaglie di tartufo.

Gaia Servidio

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RUBRICA RICETTE

Ingredienti • • • • • •

Farina integrale 200 g Farina 00 300 g Acqua a temperatura ambiente 300 ml Olio extravergine d’oliva 35 g Sale fino 10 g Lievito di birra fresco 5 g

per il condimento: • mozzarella • pomodorini • cipollotti • raspadura • scaglie di tartufo

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Preparazione: 1 - Versare il lievito nell’acqua a temperatura ambiente per scioglierlo bene in modo che si amalgami uniformemente. In una terrina capiente mescolare le due farine e aggiungere amalgamando l’acqua in cui bbiamo sciolto il lievito e la farina. Aggiungere il sale, continuare ad amalgamare versando l’acqua sempre un po’ alla volta, fino ad ottenere un composto omogeneo,aggiungere l’olio, anche questo versato un po’ alla volta mentre continuate ad impastare. Ottenuto un bel panetto liscio, lasciatelo riposare, coprite con un panno umido e lasciare lievitare. 2 - Nel frattempo tagliate la mozzarella per farla riposare un pò e far rilasciare il liquido in eccesso. tagliare i pomodorini e i cipollotti e infornare a 180 gradi cospargendoli di sale un cucchiaio di zucchero e un filo d’olio, cuocendo si caramelizzeranno un po e daranno un tocco golosissimo alla pizza. 3 - Quando il panetto ha raggiunto il doppio del suo volume ed è ben lievitato stendere la pizza sulla teglia e infornarla a 200 gradi con un filo d’olio e la mozzarella, dopo circa 10 minuti aggiungere i pomodorini caramellati con i cipollotti e infornare nuovamente. A cottura terminata prima di servire la pizza aggiungere la raspadura e scaglie di tartufo nero.

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Ecco pronta la nostra Pizza Golosissima! Buon appetito!




PV

Magazine

DIRETTORE EDITORIALE: Emanuele Bottiroli RESPONSABILE: Filippo Quaglini REDATTORI: Silvia Brigada, Titti Migliavacca, Valerio Bergamini, Piero Ventura COLLABORATORI: Claudia Peccenini, Gaia Servidio PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Sara Giammona

Tutti i diritti riservati la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma.

CONTATTI Via Francana 19 - 27100 Pavia Telefono: 0382 1543534 - Cell. 320 6990692 Mail: info@pvmagazine.it www.pvmagazine.it


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