N.13
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Magazine
OLTREPO’ Cervesina
ARTE Antonio Ligabue alle Scuderie del Castello di Pavia
REPORTAGE EVENTI Oltrepò, vini d’autore Primavera dei Vini a Rovescala EVENTI I grandi eventi al Castello di Belgioioso VIAGGI La “mia” Londra
RUBRICA RICETTE Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di Claudia Peccenini In cucina con Gaia Servidio
EDITORIALE
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ari lettori,
ecco il nuovo numero di PV Magazine! Come sempre tante rubriche, notizie e curiosità sulle eccellenze del nostro territorio. Partite con noi alla volta di Cervesina alle porte dell’Oltrepò Pavese. La rubrica dedicata all’arte vi porta alle Scuderie del Castello di Pavia alla scoperta della opere di Antonio Ligabue. Marzia Pinotti del Blog Vite in fermento ci racconta la serata organizzata dall’ONAV dedicata alla Croatina e il gioco dei quattro cantoni. Seguite i nostri reportage ed eventi più esclusivi: Al via “Oltrepò Vini d’autore” grande successo delle prime tre cene - racconto, La Primavera dei Vini, Festa del Bonarda 2017 a Rovescala e tutti gli eventi di Primavera al Castello di Belgioioso! Anche questo mese vi portiamo oltreconfine, con la seconda parte di “La “mia” Londra”. Non temete: per finire tornano a grande richiesta anche quest’anno le imperdibili ricette delle nostre Claudia e Gaia! Buona lettura!!! Emanuele Bottiroli Direttore Editoriale |3
In copertina: Il Castello di San Gaudenzio di Cervesina (PV) foto di Valeria Portinaritinari
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Alla scoperta di Cervesina
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Antonio Ligabue - Scuderie del Castello di Pavia
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Gli appunti di viaggio di vite in fermento: La Croatina e il gioco dei quattro cantoni.
R E P O R TA G E E V E N T I
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Al via Oltrepò, vini d’autore Grande successo per i primi tre appuntamenti
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delle cene-racconto.
PVMagazine www.pvmagazine.it
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Primavera dei Vini a Rovescala Festa del Bonarda 2017
EVENTI Primavera al Castello di Belgioioso. 60 Al Castello di Belgioioso tornano i grandi appuntamenti di primavera.
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RUBRICA RICETTE
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Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di Claudia Peccenini
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In cucina con Gaia Servidio
VIAGGI La “mia” Londra - parte seconda
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Oltrepò Pavese
Alla scoperta di Cervesina di SILVIA BRIGADA
Foto aerea su Cervesina- Foto di Flavio Chiesa
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ervesina è un piccolo comune dell’Oltrepò Pavese, situato presso la confluenza del torrente Staffora. Il nome, curioso, sembrerebbe derivare dal latino Cervus, ovvero cervo, con riferimento all’animale che popolava i boschi del posto. Si ipotizza anche un’origine agraria del nome, che potrebbe essere derivato da Cervesia, birra, quindi da intendersi come località coltivata ad orzo, oppure Cervesa intesa come denominazione di qualità di segale; o ancora Salicetum, località con numerosi salici come poteva presentarsi prima dell’opera di bonifica. Il toponimo potrebbe essere riconducibile, infine, a Cervius, nome di un proprietario terriero della zona, probabile latifondista, che con processo comune all’economia del tardo impero romano, concentrò nelle sue mani la proprietà della terra di tutto quanto il territorio. Tutte le ipotesi si rifanno in qualche modo all’inclinazione storica di questo territorio per l’agricoltura e la cura del bestiame.
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ervesina è stata da sempre legata al piccolo centro di San Gaudenzio, oggi sua frazione, ma costituirono a lungo due comuni a sé stanti; nel medioevo San Gaudenzio era più importante, specie dal punto di vista religioso, essendo sede di una pieve da cui dipendevano diversi paesi della zona. Nell’ambito dei dominii di Pavia, facevano capo alla podesteria di Voghera; tuttavia, al tempo della prevalenza dei Beccaria, si costituirono in feudo autonomo sotto un ramo della medesima famiglia, detto appunto “Beccaria di San Gaudenzio”. Esso raggiunse il massimo potere nel XVI secolo, quando Matteo Beccaria divenne Marchese di Mortara; tuttavia, non avendo questi avuto che figlie femmine, il feudo di San Gaudenzio e Cervesina fu ereditato dai Taverna di Milano, conti di Landriano, cui rimase fino alla fine del feudalesimo, nel 1797. Solo nel Settecento San Gaudenzio fu unito a Cervesina, e il comune ebbe per qualche tempo il nome “Cervesina con San Gaudenzio”. A quell’epoca Cervesina era molto diversa da oggi: infatti si allungava sulla riva destra della Staffora giungendo molto più a nord. Lo spostamento del corso del Po verso sud (le inondazioni del fiume nella zona sono sempre state frequenti e violente) determinò la distruzione di quasi tutto l’abitato, di cui non rimase che l’estremità meridionale, che da allora ha ripreso a estendersi, con pianta più compatta, verso sud ed est, in posizione più riparata. Il Po aveva distrutto anche un’importante frazione, la “Rampina”, posta ancora più a nord, presso l’antica foce della Staffora.
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Foto aerea sul Castello di San Gaudenzio - Foto di Flavio Chiesa
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mmancabile, qui la visita al Castello di San Gaudenzio e la bellissima chiesa. Il castello, oggi location esclusiva a 4 stelle, vi accoglie circondato da alberi secolari. Percorrendo viali di tigli d’ingresso, giungerete in un luogo di singolare bellezza, classe e secoli passati. La sua storia è legata ai Visconti e ai destini di Pavia: un complesso risalente al XV secolo appartenuto a numerose famiglie nobili (i Beccaria, i Taverna, i Trotti) che se ne sono tramandati i fasti. Luogo d’ospitalità e riposo, sede di balli, pranzi e festeggiamenti, conserva questa originaria vocazione in qualità di splendido hotel, ricco di suggestioni. All’interno del Castello sono conservati i bei camini di marmo rosso e nero, mobili, ritratti e decorazioni che si richiamano al periodo dal Cinquecento al Settecento. Affianca il Castello l’antica pieve dedicata a San Gaudenzio. Ridare una funzione e una utilità sociale a quello che restava di un glorioso castello, è stata l’idea che ha fatto nascere, nell’antico maniero, il ristorante di San Gaudenzio. Nella linea della continuità con l’impostazione del ristorante, il Castello offre a tutti i suoi clienti una serie di camere e di appartamenti arredati con gusto, come la bella Sala dei Fiori e la Sala delle Colonne. La sobrietà, l’eleganza e l’armonia legano gli elementi strutturali del parco-giardino annesso al quattrocentesco Castello di S. Gaudenzio. Di fattura recente, il meraviglioso giardino presenta significativi caratteri di moda seicentesca che ha un’epoca non solo di transizione ideologica, ma anche di mutamento di gusto stilistico. Adiacente all’ingresso del Castello e lungo il ciglio del vecchio fossato, aiuole fantasiose a ricamo offrono un esempio di “Ars Topiaria”. Il Castello di San Gaudenzio ospita cerimonie ed eventi esclusivi, come l’elegantissima kermesse “Bollicine in Castello”, prodotto di Mabedo, arrivata quest’anno alla sua quarta edizione. A Cervesina si trova anche il ben noto Circuito Tazio Nuvolari, dedicato al celebre pilota d’auto e moto. Celebri sono state le sue corse e innumerevoli vittorie con Ferrari e Alfa Romeo (ricordate la famosa P2 a monoposto?). Il Circuito presenta strutture all’avanguardia, paddock, spazi per il pubblico, sale ed hospitality. (Per info e prenotazioni: Tel. 0383.1975221 - Cell. 331.2998119 email: info@circuitotazionuvolari.it).
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Cervesina si trova anche il ben noto Circuito Tazio Nuvolari, dedicato al celebre pilota d’auto e moto. Celebri sono state le sue corse e innumerevoli vittorie con Ferrari e Alfa Romeo (ricordate la famosa P2 a monoposto?). Il Circuito presenta strutture all’avanguardia, paddock, spazi per il pubblico, sale ed hospitality. (Per info e prenotazioni: Tel. 0383.1975221 - Cell. 331.2998119 email: info@circuitotazionuvolari.it).
Arte
Antonio Ligabue Scuderie del Castello di Pavia DI SILVIA BRIGADA
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al 17 marzo all’18 giugno 2017 le Scuderie del Castello di Pavia ospitano la mostra monografica dedicata al pittore Antonio Ligabue. Una mostra antologica che ripercorre le tappe di una vita tra il genio e la follia di questo artista, autodidatta, tenero e “naif”: una vicenda umana e creativa. Antonio Ligabue (1899 – 1965), nato in Svizzera da padre ignoto e riconosciuto dal patrigno, già dalla tenera età presentava sintomi di irrequietezza e di stranezze comportamentali, fino al primo ricovero in manicomio. Proprio a causa di questi suoi comportamenti, venne espulso dalla Svizzera e mandato in Italia, a Gualtieri (Reggio Emilia), paese natale del padre. Proprio tra Gualtieri, Guastalla, Reggio Emilia e la pianura reggiana trascorrerà la sua vita, tra frequenti ricoveri nei manicomi locali a causa dei suoi disturbi mentali. Ligabue non studiò mai in nessuna accademia, né seguì studi artistici: la sua produzione, fatta di pitture, sculture e stampe è frutto del suo solo genio, dei suoi interessi, della cultura di un uomo curioso e molto particolare. I suoi strani comportamenti anche nei confronti degli amici e degli abitanti locali gli valsero l’appellativo di “El Mat”, in dialetto locale. La mostra delle Scuderie del Castello di Pavia, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri in collaborazione con Simona Bartolena, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con il Comune di Pavia e con la Fondazione Antonio Ligabue di Gualtieri, propone oltre cinquanta opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni di Ligabue.
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n questa mostra, con un percorso di opere che attraversa tutta la produzione dell’artista, si possono ammirare soprattutto opere di collezioni private, suddivise in sezioni tematiche. Si parte dal tema tanto caro a Ligabue, quello degli animali, in particolare la lotta tra animali feroci abitatori delle foreste e delle savane, che l’artista non vide mai dal vivo ma studiò e copiò dai testi di amici e trovati in biblioteca a Guastalla e dai reperti del Museo di Scienze Naturali di Reggio Emilia. Tra le opere presenti in mostra “Leopardo che assale un cigno” o “Tigre reale”, realizzato nel 1941 quando Ligabue era ricoverato nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia; tra quelli delle campagne, la “Lepre nel paesaggio”, un grande dipinto presentato per la prima volta in una mostra; c’è poi l’impressionante galleria di autoritratti, come i dolenti “Autoritratto con berretto da motociclista” del 195455 e “Autoritratto” del 1957.
Per info: www.scuderiepavia.com info@scuderiepavia.com Tel: +39 0382 33676
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Vino
Gli appunti di viaggio di Vite in fermento La Croatina e il gioco dei Quattro Cantonidi MARZIA PINOTTI
Broni, 29 marzo 2017. Dopo una serata trascorsa a bere Croatine provenienti da diverse costellazioni – dalle Colline Novaresi al Tortonese, passando per l’Oltrepò pavese fino ai Colli Piacentini – confesso che questo vitigno un po’ mi sfugge. Non è che non mi piaccia. Anzi. È solo che non sono sicura di averlo capito fino in fondo. Mentre la voce della Barbera mi risuona dentro, sempre chiara e comprensibile a chiunque appartenga la mano che la interpreta (tranne quando questa la snatura, rendendola irriconoscibile), quella della Croatina in qualche modo si nega. A confondermi sarà forse quella dolcezza di fondo, spesso scambiata per frivola futilità? La locandina della serata organizzata dall’ONAV di Pavia e Piacenza (in collaborazione con Walter Massa) promette che questo sarà “il racconto di un grande vitigno capace di sfidare il tempo e i pregiudizi.” A me, che conosco solo due Croatine (quella che, in blend con la Barbera, diventa Gutturnioe quella che, in sinergico uvaggio con Uva rara, Ughetta, diventa il mitico Barbacarlo) sembra già una cosa rassicurante. Qual è la sua vera natura? Qual è la sua cifra? Forse il colore? Forse quella frutta matura? Forse quella struttura che sembra sorreggere la costruzione di una cattedrale eretta in nome della longevità? Ascolto i vari interventi e cerco di districarmi faticosamente all’interno di un labirinto spazio-temporale formato da un complesso arcipelago a forma di elle, e da annate (ben sette) molto diverse tra loro. Difficile trovare un comune denominatore. La Croatina sembra nascondere la propria identità già a partire dal nome: crea confusione tra vitigni quando viene chiamata impropriamente Bonarda (forse perché, come dice Lino Maga, “è un nome più simpatico”) in Oltrepò pavese e sui Colli piacentini, e Nebiò laddove il Nebbiolo viene chiamato Spanna (Colline Novaresi). 30|
VINO A vegliare sulla serata c’è lui, il padrone di casa, il capostipite di tutti i figli della Croatina: Lino Maga con il suo Barbacarlo. Ma lungi dall’essere rassicurante, le sue parole spiazzano: una serata su un vino monovitigno, come può essere proprio a casa sua? come può essere il nume tutelare proprio lui, da sempre feroce assertore della irrinunciabile complessità del blend in vigna, e da sempre critico sull’uso perdente del nome del vitigno a scapito dei territori? Eppure Lino Maga non è un uomo come gli altri. Proprio lui, che ha sempre avuto il coraggio di essere se stesso, umile servitore di un territorio e disposto a morire pur di difenderlo, guarda ai produttori attorno a lui con una certa tenerezza e, in fondo, fa il tifo per loro. Perché anche loro non dovrebbero avere il diritto di avere una propria visione e di portarla avanti comunque? Lino Maga è anche questo: un uomo molto coerente. Sotto l’egida del Barbacarlo, dunque, pura emanazione di ogni singola annata, frutto di un sapiente rispetto, inizia la degustazione, partendo dall’isola più settentrionale: le Colline Novaresi. La Croatina di Davide Carlone, annata 2015, solo acciaio. Un concentrato di frutta matura e spezie, polvere e terra che da principio spiazza, si arruffa, e ti arruffa, ma poi ti rassicura perché alla fine dal bicchiere è il territorio che emerge con levità attraverso una nota agrumata di tamarindo e chinotto molto riconoscibile. È Boca. È il territorio che vince e riemerge sul vitigno – così come vince su Nebbiolo e Vespolina.
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La Croatina di Christoph Künzli, Le Piane 2011, è un vino molto diverso, rigoroso, ambizioso, elegantissimo. Qui il legno c’è, con estrema discrezione, a ricercare una ricomposizione tra il ribes, il pepe e il tabacco da pipa. In bocca ha una sua dolcezza, gradevolmente bilanciata da un retrogusto di rabarbaro, e un tannino scalpitante che ha ancora molta strada davanti a sé – e ancora molto da dire. Veleggiando verso sud-est, approdiamo alla seconda isola: i Colli Tortonesi, ovvero Berzano di Tortona e Monleale. La Croatina di Stefano Daffonchio, in arte Terralba, Montegrande 2004, al naso è pura china, e rabarbaro, con una nota dolce piacevolissima che vira al cioccolato, tutte sensazioni che ritroviamo anche in bocca, soprattutto la china e la liquirizia, segnate da una tostatura dolce e persistente. Un vino di 13 anni (e di un’annata che amo molto) che trovo davvero interessante. Anche nella Croatina di Walter Massa, Pertichetta 1999, c’è grande corrispondenza tra naso e bocca, segnati entrambi da una certa dolcezza e da una nota di crema pasticcera tipico delle sue Barbere invecchiate. La sua Croatina non ha la loro irruenza. È un vino di 18 anni, tenue, languido, mollemente adagiato nel bicchiere come su un divano. Un sublimato di Croatina, non la guerriera che io conosco, ma comunque un vino pieno di emozione.
Lino Maga, Walter Massa e Vito Intini, Presidente Nazionale ONAV - foto Livio Zucchelli
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postandoci verso nord-est, si cambia completamente territorio e orizzonte, approdando al terzo gruppo di isole: Oltrepò pavese, ovvero Canneto Pavese e Rovescala.
La Croatina di Andrea Picchioni, Rosso d’Asia (annata 2011, blend tra Croatina e Ughetta) al naso è un vino sconcertante, con un aroma di latte da caramella mou, dolce e in qualche modo infantile. Difficile sapere che cosa aspettarsi in bocca con un naso del genere, ma io mi aspetto un colpo di teatro. Osservo Andrea mentre siede al tavolo dei relatori: schivo, di poche parole, porta sempre la giacca e le scarpe di cuoio. Il ribelle dentro, mi dico, che ama visceralmente (e silenziosamente) questo vitigno. E infatti la sua Croatina tira calci e non si arrende così facilmente alla dolcezza di un abbraccio. È fresco, dolce e al tempo stesso scalciante, come un ragazzino che si sottrae alle carezze di una madre, coi tannini che scalpitano, deliziosamente persistente. Potrebbe ma non si abbandona, e ci sfida a fare fatica per bloccargli le braccia e catturare la sua essenza. Alla fine si lascia convincere, ma solo per un attimo prima di farsi rincorrere con un altro sorso. A mio avviso, il vino più interessante della serata. La Croatina di Agnes, Bonarda OP Millennium, ci porta invece in un mondo molto diverso, più classico e rigoroso. Annata 2008 e botte grande. Al naso una marmellata di prugne mista a cuoio, in bocca tannini ancora ruggenti, un alcol prepotente che sovrasta su tutto e un finale amarognolo piuttosto gradevole. Forse manca un po’ di freschezza a controbilanciare i tannini e l’alcol, ma è comunque un vino di nove anni che sta iniziando a sfidare il tempo. Spostandoci di poche miglia a est di Rovescala approdiamo nelle ultime isole dell’arcipelago: i Colli Piacentini, ovvero Ziano Piacentino (Val Tidone) e Momeliano (Val Luretta). La Croatina di Luretta, Bonarda Manvatara 2007, al naso ha un’eleganza che travalica la pulizia, e una perfezione formale che lo rende il primo della classe, con una nota fresca di nocciolina tostata mista a fiore secco, mentre in bocca ha tannini ancora vibranti. Dieci anni e non sentirli. Ciò nonostante, è un vino che, a mio avviso, manca un po’ di emozione e di riconoscibilità. La Croatina di Torre Fornello, Bonarda Latitudo 1999, gioca anch’essa sull’eleganza, ma ha una sua personalità molto precisa. Al naso lo trovo più riconoscibile, riannodando profumi già noti – frutta matura, polvere, spezie e fiore secco – e in bocca dà la sensazione di aver ancora molto da esprimere, nonostante i suoi 18 anni di invecchiamento. 34 |
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orno alla domanda iniziale. Qual è la vera natura della Croatina? Sono confusa. Parla lingue diverse, questo è evidente. Canta e risponde al territorio. Ha un colore intenso. Ha tannini decisi e acidità bassa. Ha una struttura capace di sfidare il tempo. E poi c’è quella dolcezza. D’accordo. Ma qual è la sua cifra? Qual è il comune denominatore che accomuna vini così diversi? E perché i vignaioli si appassionano tanto? Possiamo considerarla un grande vitigno senza temere di essere smentiti? Per Christoph Künzli, con la mente sgombra dell’outsider, rivela che all’inizio per lui era solo un bel grappolo. E, secondo la sua personale filosofia estetica, da un bel grappolo non può che derivare un grande vino. Per Andrea Picchioni, invece, è un illustre sconosciuto: un vino grande ed estremanente longevo, ma sfortunatamente ancora vittima di un pregiudizio e per questo motivo sconosciuto ai più. Per Walter Massa, infine, l’unico diminutivo che le appartiene è il nome, per il resto è potenza, ovvero un concentrato di struttura, colore, alcol e tannini, sulla quale prevale sempre l’equilibrio. Ma forse la definizione più toccante la dà Ernest Ifkovitz, un importatore americano presente in sala: un vino spesso scorbutico, ma con un cuore dolce. Anche Lino Maga ha una sua idea sulla Croatina: è un’uva buona. Le grandi uve sono sempre buone da mangiare. Forte come un toro, sfida il tempo nascondendo la sua grande struttura dietro quel velo di dolcezza. Senza la grande struttura a sostenerla, quella dolcezza risulterebbe insopportabilmente banale. Ma non lo è mai, se la si tratta con rispetto. A testimoniare al mondo che quest’uva è davvero in grado di sfidare il tempo (e i decenni) fortunatamente ci sono loro: le bottiglie di Barbacarlo. Sono loro a sostenere la passione un po’ folle dei produttori coinvolti in questo pericoloso gioco dei quattro cantoni. Loro a indicare la via. 36 |
VINO
BM LEAT 48, Via Volonta 50053 Em tel. 057
THER s.r.l. ari Della Liberta’ mpoli (FI) 71 930028
Eventi
Al via “Oltrepò, vini d’autore” Grande successo per i primi tre appuntamenti delle cene-racconto
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l mese di Marzo ha dato il via a “Oltrepò, vini d’autore” ciclo di appuntamenti di stile nelle migliori attività ristorative nel Pavese, Oltrepò e Lomellina. L’iniziativa pensata da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e Mabedo, che ne è media partner, e vede l’alleanza con il Distretto del Vino di Qualità. L’inaugurazione è avvenuta nel prestigioso ristorante del Castello di San Gaudenzio della famiglia Bergaglio, venerdì 10 marzo; la cena-racconto ha visto protagonista l’azienda Giorgi F.lli di Canneto Pavese, griffe dell’Oltrepò del vino. In degustazione, in abbinamento a un menu davvero eccellente, prima il Metodo Classico “Top Zero”, poi il Riesling “Il Bandito”, quindi il rosso di lungo affinamento “Clilele” e infine, con il dessert, il Moscato Spumante di casa Giorgi.
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Da sin. Fabiano Giorgi, Emanuele Bottiroli, Maurizio Marcone e il Sindaco di Cervesina Daniele Taramaschi
Presente alla serata Fabiano Giorgi (presidente del Distretto del Vino), intervenuto insieme alla moglie Ileana e alla sorella Eleonora. A portare il proprio saluto sono stati anche il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, e il sindaco di Cervesina, Daniele Taramaschi. «Siamo qui per affermare che Oltrepò Pavese è sinonimo di aziende di filiera che fanno qualità e che meritano la massima considerazione locale e nazionale – ha detto Fabiano Giorgi -. Stasera siamo qui con vini e spumanti per il territorio e la sua valorizzazione. Ringrazio coloro che si sono prodigati per l’organizzazione di questa serata e la famiglia Bergaglio, sempre molto sensibile e disponibile quando si tratta di mettere in vetrina le eccellenze locali. Il Castello di San Gaudenzio è una perla che il mondo c’invidia». Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha spiegato: «L’Oltrepò Pavese merita più spazio e considerazione nelle carte dei vini della ristorazione, dalla provincia di Pavia alle grandi città italiane. Si dice da una vita, ma ora si passa dalle parole ai fatti per arrivare a un posizionamento trainato da nuove consapevolezze». 42 |
Il Presidente del Distretto del Vino di Qualità e titolare dell’Azienda Giorgi F.lli Fabiano Giorgi e il Direttore del Consorzio Tutela Vini dell’Olttepò Pavese Emanuele Bottiroli
Eleonora Giorgi e Ileana Rampini
A ospitare la seconda tappa di «Oltrepò, vini d’autore» venerdì 17 marzo è stato il Ristorante Selvatico di Rivanazzano Terme, sede della Comunità del Cibo di Slow Food e tempio della cultura enogastronomica locale. Protagonista della serata-racconto l’azienda agricola Castello di Stefanago, rappresentata da Giacomo Baruffaldi. Una famiglia che fa vino da cinque generazioni, una filosofia improntata ai “free wine”, ai vini naturali, quelli che nascono unicamente dalla vigna e da Madre Natura. Un’azienda di piccole dimensioni che ha scelto la via della qualità e non quella della quantità. Un’azienda che produce valore esportando l’80% della propria produzione, ma che ha intessuto un dialogo positivo con la ristorazione che voglia mettere in carta anche vini fuori dal coro, unici per carattere e identità. Le etichette di Castello di Stefanago nascono dall’impegno dei fratelli Giacomo e Antonio Baruffaldi, mentre è la sorella Antonietta a seguire la parte commerciale. Cinquantamila bottiglie prodotte ogni anno, 20 ettari vitati. Riesling (da Riesling Renano), Pinot nero in rosso, Metodo Classico ancestrali, ma anche vini frizzanti dall’anima contadina più autentica. «Vogliamo raccontarci ai giovani, far capire che le nostre etichette nascono dalla vigna senza storpiature o compromessi – ha spiegato Giacomo Baruffaldi -. Il nostro è un territorio vocato alla vitivinicoltura da millenni, noi cerchiamo d’interpretarne l’anima». 44 |
Giacomo Baruffaldi dell’Azienda Castello di Stefanago
Emanuele Bottiroli e lo chef Piera Selvatico del Ristorante Selvatico
Stefano Calvi, direttore di TelePavia e Francesca Selvatico
Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha spiegato: «L’Oltrepò vanta una folta schiera di piccoli produttori che hanno bisogno di farsi conoscere. Il dialogo con la ristorazione è fondamentale, ma conta anche molto la cultura di chi si siede a tavola. Con il tour nella ristorazione di “Oltrepò, vini d’autore” ci poniamo proprio l’obiettivo di far crescere l’orgoglio dell’identità locale». Presenti alla serata anche il direttore di TelePavia, Stefano Calvi, appassionato story teller dell’Oltrepò Pavese del vino e del gusto da far riscoprire, e Maurizio Marcone, direttore del Castello di San Gaudenzio. A rendere magica la serata a Rivanazzano Terme, in abbinamento ai vini di Castello di Stefanago, sono stati i piatti della signora Piera Selvatico, unitamente alla cortesia e alla competenza di una famiglia che ha fatto della valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze una ragione di vita. Una ristorazione curata, tradizionale, vera e che non “se la tira”. I vini d’autore dell’Oltrepò Pavese hanno proprio bisogno di cornici così, per la qualità assoluta che esprimono e la verità del mondo contadino che sanno raccontare in ogni calice.
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La Locanda della Pesa, ristorante storico della città di Belgioioso, ha ospitato venerdì 24 marzo la terza tappa di «Oltrepò, vini d’autore. Protagonista della serata-racconto l’azienda Torre degli Alberi, rappresentata dal Dott. Camillo Dal Verme. Torre degli Alberi è un piccolo borgo raccolto intorno a una torre trecentesca, da sempre proprietà dei Dal Verme, antica famiglia nobiliare. Ora la conduzione dell’azienda è passata al figlio Camillo e al nipote Filippo. Le terre dell’Azienda Agricola Torre degli Alberi, tra le alte colline dell’ Oltrepò Pavese, godono di clima temperato con elevate escursioni termiche, soprattutto d’estate, particolarmente favorevoli alla coltivazione della vite destinata alla produzione di spumante. Lo spumante, infatti, ha bisogno di giorni molto caldi e notti più fredde, per risultare piacevolmente fresco e accentuare il profilo aromatico dalle spiccate note floreali e la gradevole dotazione acidula. In questo contesto, da qualche anno è stata rinnovata un’antica vigna con un nuovo impianto interamente di Pinot Nero per la produzione di spumante di alta qualità. Gli spumanti Torre degli Alberi sono prodotti col metodo biologico fin dalla coltivazione della vigna: nessun uso di diserbanti, pesticidi, trattamenti chimici, ma concimazione con letame organico e lotta alle malattie con prodotti di copertura, che rimangono all’esterno e non entrano nel ciclo vitale della pianta. Anche in cantina vi è il più rigoroso rispetto del disciplinare che regolamenta la produzione biologica. L’azienda, accanto all’attività vitivinicola, da quarant’anni alleva mucche di razza Limousine allo stato semibrado, che per sei mesi pascolano liberamente nei prati e per gli altri sei vivono in ricoveri aperti dove partoriscono i loro vitelli. 48 |
Emanuele Bottiroli e il Dott. Camillo Dal Verme titolare dell’Azienda Torre degli Alberi
Gabriele Malinverni, chef e titolare della Locanda della Pesa
Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha ribadito che: «L’Oltrepò vanta una folta schiera di piccoli produttori che hanno bisogno di farsi conoscere. Il dialogo con la ristorazione è fondamentale, ma conta anche molto la cultura di chi si siede a tavola. Con il tour nella ristorazione di “Oltrepò, vini d’autore” ci poniamo proprio l’obiettivo di far crescere l’orgoglio dell’identità locale». A rendere incantevole la serata a Belgioioso, in abbinamento ai vini di Torre degli Alberi, sono stati i piatti di Gabriele Malinverni. Un menù tipico e tradizionale, curato in ogni dettaglio e genuino. La Locanda della Pesa fa parte de “Il buon gusto del basso pavese” associazione nata in provincia di Pavia all’inizio del 2013 che ha come obiettivo quello di mettere in luce un territorio dalle grandi potenzialità ma con una forte necessità di essere valorizzato. Durante la serata erano presenti alcuni soci dell’associazione. “Oltrepò, vini d’autore” sta ottenendo un ottimo successo e interesse, soprattutto tra i giovani; è l’occasione giusta per mettere in risalto le qualità enogastronomiche del nostro splendido territorio. | 51
MaBeDo Card 2017
Reportage Eventi
Primavera dei vini a Rovescala Festa Del Bonarda 2017 di SILVIA BRIGADA
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ome sempre le attività annuali della Pro Loco di Rovescala si sono aperte con la PRIMAVERA DEI VINI – Festa del Bonarda che, quest’anno, è giunta ben alla sua 34^ EDIZIONE!!! Le iniziative si sono svolte nell’arco di tutto il mese di marzo, nelle quattro domeniche. Per ogni appuntamento, neanche a dirlo, protagonista è stato il magico Bonarda di Rovescala, insieme ai tanti stand di prodotti gastronomici locali. Presso lo stand-enoteca era possibile acquistare il bicchiere per poter degustare fino a 120 etichette di ottimo vino!!! Durante la manifestazione Rovescala ha accolto tante iniziative, curiose e solidali, come il Campionato mondiale di Trottole, la ludoteca all’aperto per i bimbi e le danze occitane del gruppo La Meiro; la Fattoria didattica con il gruppo “Asineria Aria Aperta coccolasiano e asinobus”, le simulazioni di salvataggio dell’Unità cinofila della Croce Bianca di Piacenza e l’esibizione di scherma da parte della Sala delle Armi di Voghera e del Circolo Scherma di Piacenza. Rovescala si è tinta ancora di festa e di Bonarda, sulle note dei canti lombardi d’autore del Duo l’Ortica. Ancora tanti complimenti per l’iniziativa, in particolare agli organizzatori Gustavo Delmonico, Presidente della Biblioteca di Rovescala, ed Alessandro Dellafiore, presidente della Pro loco.
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Eventi
Primavera al Castello di Belgioioso! Al Castello di Belgioioso tornano i grandi appuntamenti di primavera! di SILVIA BRIGADA
EVENTI
Dai creatori di Belgioioso Fantasy … Giornate magiche 15 – 17 aprile … Sono previste cose mirabolanti !!! Dai creatori di Belgioioso Fantasy approda al Castello di Belgioioso la seconda edizione delle Giornate magiche … giornate fantastiche per tutti gli amanti del genere e magiche animazione per bambini! Nei giorni di Sabato, Domenica e Lunedì di Pasqua 2017 (dalle ore 10,00 alle ore 20,00 per tutte le giornate) maghi, streghe ed esseri soprannaturali vi aspettano al Castello di Belgioioso! Qualche anticipazione? Per tutti verrà allestito un intero piano del Castello dedicato al Grande Mercato della Magia dove saranno presenti oltre 50 botteghe e negozi suddivisi per aree tematiche, ci saranno taverne e locande a tema, il Banco del Cambio moneta, tantissimi personaggi in costume, tavoli gioco e area ludica, ospiti d’onore, botteghe e banchi per vestire tutti i bambini, laboratori didattici e tantissime altre magiche sorprese! La manifestazione si terrà interamente al coperto (all’interno del Castello); in caso di giornate con assenza di pioggia, comunque, parte delle animazioni e degli spettacoli verranno spostati all’esterno, nel Parco del Castello. Nel Biglietto di Ingresso, per tutti i Bambini (da 5 fino a 12 anni) è compresa la vestizione con abito completo, per l’avventura con gli animatori nelle diverse aree tematiche e tra le molteplici attività (suddivise per fascia d’età). Anche se la Manifestazione nel suo complesso, è pensata e organizzata principalmente per i bambini, saranno comunque previsti spettacoli, aree ludiche e ampi spazi con tavoli gioco, dedicati ad un pubblico più adulto. Per info prenotazioni e biglietti http://www.giornatemagiche.it/
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EVENTI
Next Vintage al Castello di Belgioioso 22 – 25 aprile Anche quest’anno torna, puntuale, Next Vintage, la fiera internazionale della moda Vintage al Castello di Belgioioso. Per la kermesse vintage d’aprile Next Vintage accoglie come sempre tantissimi espositori che trattano oggetti e capi rigorosamente degli anni passati: firme note, ora come allora, dell’alta moda, che sembrano usciti dal baule della nonna! Per questa edizione i curatori hanno puntato l’attenzione sui cappelli, oggetto moda che tanto è tornato a far tendenza negli ultimi anni. “Cristina Nava, caposervizio moda a Donna Moderna e appassionata collezionista, darà il benvenuto ai visitatori della prossima edizione di Next Vintage con una selezione tra gli oltre trecento cappelli della sua collezione, acquistati dagli eredi di Maria Cremonesi, una modista di Vaprio d’Adda, scomparsa all’età di 100 anni”. Non solo cappelli ma, anche acconciature, spilloni, perline, disegni, teste, forme in legno e attrezzi di lavoro rivivranno nell’atrio del castello attraverso un percorso divertente dal disegno al prodotto finito. “Il cappello ha il dono di modificare il proprio aspetto in un gioco di ammiccamento, seduzione, provocazione che lo rende davvero strumento di magia. La forma del cappello segue la forma della testa ma al tempo stesso la trascende e parla una lingua propria capace di amplificare le relazioni comunicative”. I cappelli esposti saranno indossati dalle teste create appositamente dallo scultore Carlo Baroni, che da sempre usa materiali poveri, riciclati, assemblati e trasformati, come il filo di ferro. Per info e biglietti http://www.belgioioso.it/vintage/
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EVENTI
Officinalia 29 aprile – 1 maggio Officinalia, la storica manifestazione dell’alimentazione biologica, biodinamica e dell’ecologia domestica si svolgerà dal 29 Aprile al 1 Maggio 2017, presso il Castello di Belgioioso. Ad Officinalia aderiscono oltre 100 espositori provenienti da tutte le regioni italiane a presentare quanto, come e cosa si può fare rispettando la terra, la natura e l’ambiente. Per tutti gli amanti della natura, della salute e del vivere bene, Officinalia è, da oltre trent’anni, un momento di incontro e di scambio. L’esposizione tratterà i temi connessi al mondo del biologico cercando di chiarire le differenze e i vantaggi di una scelta che sta entrando sempre di più nelle abitudini quotidiane. Incontri, laboratori, attività e mostre collaterali completano la manifestazione. Ogni anno Officinalia ospita, a rotazione, associazioni, enti che abbiano progetti di accoglienza e sostegno per l’infanzia, la raccolta e il sostegno di animali e dell’ambiente. Nella magica atmosfera del parco del Castello saranno inoltre presenti decine di scuole di Taiji Quan che si ritroveranno come ogni anno per scambiarsi esperienze e presentare ai neofiti questa magnifica disciplina. Per info e biglietti http://www.belgioioso.it/officinalia/
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Viaggi
La “mia” Londra parte seconda di TITTI MIGLIAVACCA
VIAGGI
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rick Lane, preludio alla zona est di Londra, immediatamente a ridosso della City, a partire dal ‘600 è stata caratterizzata da costanti flussi migratori. Iniziarono gli Ugonotti, seguirono gli irlandesi e gli ebrei e, dopo la seconda guerra mondiale, le popolazioni provenienti dal Medio Oriente, tanto da guadagnarle l’appellativo di “BANGLA TOWN”. I numerosi palazzi popolari, la vicinanza della zona portuale e dei docks, hanno per anni connotato negativamente la zona . Si diceva che le biciclette sparite in qualsiasi parte di Londra si potessero facilmente ritrovare e ricomprare al mercato domenicale di Brick Lane. La strada è lunga circa un chilometro e a partire dagli anni ’90 anche grazie alla vicinanza della London Metropolitan University ha iniziato a svilupparsi come centro di cultura. Molti studenti cominciarono ad andare a vivere nella zona che, si è popolata di negozi, pub, caffetterie, ristoranti divenuti tra i più famosi di Londra. Oggi l’area è considerata tra le più trendy e glamour della capitale frequentatissima da giovani e meno giovani.
Gerkin
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VIAGGI
La zona è anche importante riferimento artistico specialmente per quanto riguarda la “STREET ART” “Arte” nata in America negli anni 60/70 come forma di protesta sociale più che altro con sembianze grafitiche, si è diffusa in tutto il pianeta, divenendo a tutti gli effetti forma d’arte riconosciuta e rappresentata da artisti di spicco che hanno guadagnato fama mondiale con i loro lavori. L’East Londinese è disseminato di “Street Art” diventando “galleria d’arte a cielo aperto” fruibile da chiunque. Uno dei maggiori esponenti del genere è Bansky , artista che ha mantenuto il suo anonimato ma che con le sue opere ha raggiunto fama planetaria. Si sa che è originario di Bristol, che ha iniziato nella sua città nei primi anni 2000 e che si è poi spostato a Londra operando principalmente nella zona nord est (la nostra appunto!). Ha viaggiato e lavorato in moltissime altre parti del mondo ed ha girato anche un film. Attacca la guerra, il capitalismo, le istituzioni, denuncia le ingiustizie e si schiera a favore della pace. Benché persona non identificata , i suoi lavori raggiungono quotazioni altissime. Ben Wilson, artista eclettico con spiccato senso di avversione per i rifiuti industriali, attraverso tecniche particolari, trasforma resti di chewing gum abbandonati sul selciato in opere d’arte. Il famosissimo Millenium Bridge è disseminato di sue “opere d’arte”!
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Il Tower Bridge e The Shard
Rubrica Ricette
Ricette antiche dell’Oltrepò a cura di CLAUDIA PECCENINI
RUBRICA RICETTE
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ari lettori!!!
Questo dolce è straordinario!!! Buono , sostanzioso, allegro da presentare e pronto da gustare in mille occasioni! Di semplice esecuzione, non occorre neppure accendere il forno perché si cuoce sul piano cottura!!! Naturalmente occorre la teglia adatta, munita di sparti fiamma, io utilizzo ancora quella di nonna Rosa, un po’ usurata dal tempo ma con tanto sapore di famiglia!!! Mia nonna la cucinava spesso, a dir vero con pochi ingredienti, ma sempre nella versione bicolore con tanto cacao, come richiesta da noi bambini, anche se la mia preferita rimane quella preparata da mia mamma, arricchita con frutta, noci e grossi pezzi di cioccolato fondente!!! Ognuno pertanto può sbizzarrire la fantasia e aggiungere ingredienti a piacere secondo il proprio gusto. Questa è la mia versione, cucinata con pere CAMPANA, tipiche dei campi dell’Oltrepò, cioccolato, uova freschissime del pollaio e cacao amaro……..mettiamoci all’opera…….
Claudia Peccenini
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Ingredienti Costo: Medio Basso Difficoltà : Minima
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300 gr. Farina 00 anti Grumi 200 gr. Zucchero semolato 100 gr. Burro 3 Uova 1 Bicchiere scarso di latte tiepido 1/2 Bicchiere di olio di oliva 2 cucchiai Cacao in polvere amaro 100 gr. Cioccolato fondente 3 Pere 1 Pizzico di sale 1 Bustina di Lievito Vanigliato per dolci • Pane grattugiato per rivestire la teglia • Zucchero a velo per guarnire
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Preparazione: 1 - Lavare bene le pere, asciugarle, sbucciarle e tagliarle a fettine abbastanza sottili. Spruzzarle con un po’ di limone per non farle scurire e tenerle momentaneamente in disparte. 2- In una terrina versare la farina anti grumi e il lievito ben setacciato. Questa operazione è molto importante per la riuscita del dolce. 3- Unire le uova e il burro a temperatura ambiente e iniziare ad impastare aiutandovi con un cucchiaio. L’impasto deve risultare ben amalgamato e compatto. 4- Aggiungere il cioccolato tritato grossolanamente, il latte intiepidito e un pizzico di sale fino. 5- Impastare nuovamente molto bene. 6- Separate in due parti uguali l’impasto e in una metà aggiungere il cacao amaro sempre amalgamando. Tenere in disparte l’altra metà. 7- Ungere la teglia con burro a temperatura ambiente e cospargere con del pane grattugiato. 8- Distribuire la metà del composto al cacao in piccole dosi sul fondo della teglia così da stenderlo con più facilità in modo omogeneo. 9- Distribuire le pere a raggiera. 10- Stendere bene il resto dell’impasto che andrà a coprire le pere costituendo lo strato chiaro della ciambella. 11- Chiudere bene il coperchio e cuocere a fuoco medio/ basso per circa 1 ora e un quarto, quindi aprire il coperchio e controllare con uno stuzzichino che la torta sia ben cotta. Lasciare raffreddare bene, appoggiare su un piatto da portata e spolverizzare con abbondante zucchero a velo. 12- Ecco pronto il ciambellone della Nonna, un’allegra antica novità da servire a tavola e gustare a colazione o a merenda per la gioia di grandi e bambini!
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Fraz. Scorzoletta, 40/42 - 27040 Pietra dè Giorgi (PV) Tel. e Fax 0385 8514 Email: info@scuropasso.it www.scuropasso.it
Rubrica Ricette
In cucina con Gaia a cura di GAIA SERVIDIO
RUBRICA RICETTE
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i chiamo Gaia,
sono nata in Oltrepò Pavese, terra che sin da piccola mi ha cullata tra i suoi vigneti e le sue dolci colline, adoro cucinare, ma ancora di più utilizzare i prodotti del territorio. Mi ha sempre affascinato il profondo legame tra territorio, tradizione e identità. Cari lettori questo mese vi propongo un risotto agli asparagi con carpaccio di bresaola mantecato alla robiola.
Gaia Servidio
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Ingredienti • • • • • •
- riso carnaroli -un mazzetto di asparagi - olio evo -un bicchiere di vino bianco secco - 1lt di brodo vegetale - 50 g di robiola ( di capra per chi desidera un sapore più intenso) • -bresaola
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Preparazione: 1- In una pentola far bollire del brodo vegetale leggero con una zucchina, del sedano e una carota. 2- In un tegame, far tostare il riso con solo un filo d’olio evo. aggiungere gli asparagi precedentente puliti e tagliati finemente lasciandone un paio da parte. Sfumare con un bicchiere di vino bianco, continuare la cottura aggiungendo il brodo. Nel frattempo condire in un piattino qualche fetta di bresaola con olio un pizzico di sale e pepe e qualche goccia di limone. Stessa cosa con gli asparagi crudi tenuti da parte e tagliati a Julienne. 4- Arrivati a cottura spegnendo il fuoco, mantecare il riso con la robiola. 5- Per impiattare adagiare sul piatto una fettina di carpaccio di bresaola, aggiungere il riso e di nuovo una fettina di bresaola a rosellina con la julienne di asparago a piacere.
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Ecco pronta la nostra Pizza Golosissima! Buon appetito!
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Magazine
DIRETTORE EDITORIALE: Emanuele Bottiroli RESPONSABILE: Filippo Quaglini REDATTORI: Silvia Brigada, Titti Migliavacca, COLLABORATORI: Claudia Peccenini, Gaia Servidio PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Sara Giammona
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