N.15
PV
Magazine
MILANO San Colombano al Lambro
EVENTI IV Edizione di Bollicine in Castello 2017 REPORTAGE EVENTI Pasqua alle Rotonde di Garlasco Tutti in Porsche - Tour in Oltrepò Oltrepò, vini d’autore al Feudo Nico Apericena al Castello di San Gaudenzio
EDITORIALE
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ari lettori,
ecco il nuovo numero di PV Magazine! Come sempre tante rubriche, notizie e curiosità sulle eccellenze del nostro territorio. Partite con noi alla volta di San Colombano al Lambro tra le province di Milano, Pavia e Lodi. Torna in grande stile in Oltrepò Pavese la IV Edizione di Bollicine in Castello, il gran galà del metodo classico, ancora una volta al Castello di San Gaudenzio a Cervesina (PV). Seguite i nostri reportage ed eventi più esclusivi: Inaugurazione “pasquale” delle Rotonde di Garlasco, tutti in Porsche da Montecarlo all’Oltrepò pavese, “Oltrepò Vini d’autore” quinta serata al Feudo Nico; Apericena al Castello di San Gaudenzio, la magia continua con il “principe della notte” Filippo Quaglini. Buona lettura!!! Emanuele Bottiroli Direttore Editoriale
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In copertina: Spider Tour 2017 - Pista Tazio Nuvolari Cervesina(PV) -foto PROMOFAST
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38 SOMMARIO
MILANO
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Alla scoperta di San Colombano al Lambro
EVENTI
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Bollicine in Castello 2017 - IV Edizione
R E P O R TA G E E V E N T I
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Pasqua d’Italia a Le Rotonde di Garlasco con Gigi D’Agostino. La storica discoteca inaugura il nuovo spazio hangar.
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Tutti in Porsche al Castello di San Gaudenzio
PVMagazine www.pvmagazine.it
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“Oltrepò, vini d’autore” quinta serata al Feudo Nico
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Apericena in Castello. La magia continua con “il principe della notte” Filippo Quaglini.
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Milano
Alla scoperta di
San Colombano al Lambro di SILVIA BRIGADA
“E’ questo un vago fertilissimo colle, posto nel mezzo della Gallia Cisalpina , cui dalla parte esposta a Borea e ad Euro è prossimo San Colombano, castello assai noto e cinto di forti mura. A piè del colle scorre il Lambro limpidissimo fiume e benchè piccolo , è capace di sostenere barche di ordinaria grandezza, il quale scendendo per Monza , di qui non lungi, si scarica nel Po: a ponente si stende lo sguardo a larga e spaziosa veduta , e regnavi gradita solitudine e amico silenzio. Io non conosco altro luogo che in positura si poco elevata si vegga attorno si vasto prospetto di nobilissime terre; sol che tu giri d’attorno l’occhio ti si offrono innanzi , Pavia, Piacenza e Cremona” (Francesco Petrarca, “Lettera a Guido Arcivescovo di Genova” - 1353).
Foto aerea su Cervesina- Foto di Flavio Chiesa
MILANO
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ggi vi portiamo alla scoperta del centro di San Colombano al Lambro, tra colli e vigneti di una tradizione millenaria. Il centro si trova al confine tra le province di Pavia e Lodi ma, come decisero i cittadini con un referendum nel 1992, il comune restò sotto la provincia di Milano (divenendo di fatto “exclave”) e non sotto Lodi, allora neonata provincia.
San Colombano si trova sulle sponde del Lambro (da cui la seconda parte del toponimo) e sulle sue dolci colline (uniche insieme alla Collina di Miradolo che si trovano tra la Bassa Padana e il Lodigiano) si coltiva il rinomato vino DOC omonimo. Dal 1984 la collina è zona a denominazione d’origine (D.O.C.) per la produzione del “San Colombano” un vino rosso prodotto con la Croatina , dal 30 al 45%, la Barbera , dal 25 al 40% e l’Uva rara dal 5 al 15 %. Dal 1995 la Collina di San Colombano è anche zona a Indicazione Geografica Tipica (I.G.T.) : “Collina del Milanese. Con questa dicitura vengono prodotti : il tipico Verdea, il Riesling, il Malvasia, lo Chardonnay, il Pinot Nero, il Barbera, il Croatina, l’Uva Rara, il Cabernet Sauvignon, vini fermi, frizzanti e anche spumanti. La valorizzazione della tradizione vitivinicola è supportata dagli interventi mirati del servizio tecnico agrario comunale, dai risultati della sperimentazione del vigneto “Moretto” e dalla presenza del Consorzio di Tutela del vino DOC San Colombano.
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Foto aerea sul Castello di San Gaudenzio - Foto di Flavio Chiesa
Il Castello
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uesto territorio, abitato sin dall’epoca preistorica, deve molta della sua storia e del suo nome al monaco irlandese San Colombano (542 circa – 615) che, durante il suo viaggio verso Bobbio (dove fondò un importantissimo monastero), si fermò proprio qui, a San Colombano, che da allora prese il suo nome. Dal 1034 il Vescovo Ariberto d’Intimiano prese sotto la sua custodia il paese che da allora fu sempre legato alla chiesa milanese e quindi al territorio di Milano. Chi decidesse di visitare San Colombano, scoprirà quanta arte, storia e tradizione si cela in questo piccolo borgo. Iniziate dal Castello, che svetta al centro del paese, risalente al VI secolo, “per la difesa e fortificazione di tutte le città, borghi, luoghi, cascinali, monasteri, ecc”. Trascurando la preesistente fortificazione, si può sicuramente affermare che l’attuale impianto sia opera di Federico Barbarossa che, durante la sua seconda calata in Italia (1158), distrusse il castello di San Colombano (come del resto la maggior parte di quelli esistenti in Lombardia). Nel 1164, riconosciuta l’importanza di questo territorio per la sua particolare conformazione morfologica e per la posizione intermedia nella direttiva viaria tra Milano e Piacenza, lo stesso Barbarossa decise di riedificarlo.
MILANO
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l complesso subì nel tempo numerose trasformazioni e rimaneggiamenti, in base alle esigenze dei proprietari che si susseguirono nei secoli: dai Visconti-Sforza (che alla fine del Trecento concessero i proventi del feudo e del Castello banino ai Certosini di Pavia, divenuti in seguito proprietari effettivi, fino alla soppressione dell’ordine nel 1782) fino ad arrivare ai Belgioioso, che fecero del castello la loro residenza signorile. Agli inizi del dominio visconteo avvennero operazioni trasformative miranti a limitare l’importanza militare del Castello. Comunque, visto l’utilizzo che la signoria viscontea attribuiva alla rocca (prigione di Stato), dove nel 1338 fu imprigionato Lodrisio Visconti, dobbiamo considerare che anche il Castello fosse comunque in condizioni di sicurezza. La signoria viscontea contribuì, su tutto il territorio interessato dal suo dominio, ad una notevole fioritura castellana. L’impronta della nuova architettura fortificata ebbe ovviamente maggiore intensità nei nuovi impianti, pur non trascurando la trasformazione di fortificazioni esistenti: in tale caso rientrò San Colombano, interessato da molteplici modifiche, talmente radicali da far considerare questo castello come una “nuova costruzione” più che una riedificazione. Le trasformazioni cominciarono nel 1370 per volere di Galeazzo II e furono inerenti sia al castello che al borgo. L’ampliamento del borgo, ancora oggi conservato, seguì la regolare distribuzione degli isolati e l’ampiezza delle vie interne, che caratterizzavano la preesistente impostazione del Barbarossa. Il castello di San Colombano nasce essenzialmente dall’accoppiamento di una rocca ed un ricetto; più precisamente si tratta di un castello-recinto posto su due corti diverse, delle quali la più alta a destinazione militare e la più bassa a destinazione civile, in particolare con funzione di ammasso di riserve agricole (ricetto). La rocca di pianta trapezoidale dimostra ancor oggi la sua antica potenza, dovuta innanzitutto alla posizione privilegiata della quota, con il pendio circostante che ne attenua la vulnerabilità.
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N
el 1951, alla morte dell’ultima proprietaria, Maddalena Barbiano di Belgioioso d’Este, il complesso passò all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che però decise per la vendita a privati. Ritornato all’Università Cattolica, esso fu infine venduto alla Parrocchia di San Colombano e alla famiglia attualmente proprietaria della rocca. La parte posseduta dalla Parrocchia fu acquistata dal Comune negli anni Ottanta. La struttura del castello è tuttora divisa in due parti: il ricetto, ossia la zona in cui si svolgeva la vita civile, e la rocca, la parte militare, posta in alto sul pendio collinare (quest’ultima attualmente è di proprietà privata). Oltre alla suggestiva passeggiata nel parco che si snoda lungo le mura, all’interno del castello sono inoltre visitabili alcune stanze signorili, allestite all’epoca dei Belgioioso, ma ancora recanti tracce delle epoche passate. Attorno al castello si può godere del bel parco, dove riposare ed immergersi nella storia.
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MILANO
Chiesa Parrocchiale
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oco distante dal castello, entrate nella Chiesa parrocchiale di S. Colombano. La chiesa ha origini antiche: il primo impianto, probabilmente un oratorio campestre dedicato a S. Colombano, risaliva all’epoca carolingia, ma si trovava a ridosso del castello. L’edificio attuale risale al 1479; internamente presenta tre navate e cappelle laterali, fra le quali si può ammirare la cappella votiva detta “del Rosario”, eretta dopo la pestilenza del 1630. La chiesa ospita affreschi di Bernardino Campi (eseguiti tra il 1576 e il 1581 per la cappella di S. M. Maddalena, in Castello, e da essa asportati nel 1846), opere di Bernardino Lanzani, di Paolo Caravaggio e dipinti a olio dell’artista contemporaneo Felice Vannelli. All’interno della parrocchiale si trova un grande organo a canne costruito nel 2008 dalla Fabbrica d’Organi Franz e Andrea Zanin, riutilizzando materiale fonico del precedente organo monumentale del 1842, opera dell’organaro Adeodato Bossi-Urbani di Bergamo (1.189 canne, circa un terzo del totale di cui attualmente l’organo si compone). Tappa successiva: l’Oratorio di San Rocco (da non perdere, assolutamente!!!) La chiesa, edificata nel 1514 appena fuori le mura, sorse sulla direttrice mediana sud-nord, frontalmente alla porta ferrata, sul proseguimento della “strada magistra” per Lodi. La costruzione è attribuita ai celebri architetti Giovanni Battagio e Giovanni Amadeo, ha pianta ottagonale ed è stata eretta in stile bramantesco. L’Oratorio conserva, nell’altare di destra, sotto gli affreschi raffiguranti scene di vita di S. Rocco, dipinti precedenti di S. Giovanni Battista e di S. Fermo e quattro porte antiche situate sui lati diagonali dell’ottagono, emersi da recenti restauri. Dal 1700 è proprietà dei Signori Sterza. Successivamente Sterza-Riccardi. Da circa due secoli l’Oratorio viene aperto al pubblico il 16 di agosto, festa di San Rocco, al mattino per la celebrazione della Messa e la sera per la Benedizione solenne con esposizione della reliquia del Santo.
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Organo Zanin
Oratorio di San Rocco
MILANO
Chiesa di San Francesco
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irigetevi, ora, alla Chiesa di San Francesco, eretta nel 1580 circa sulla sponda sinistra della Rugia Nuova; si trovava in posizione leggermente esterna alle mura del Borgo, immersa nel verde. Nel 1623 fu ampliata e la parte retrostante adattata per farne un piccolo monastero dei frati Minori Osservanti. Nel 1664 fu trasformata in un complesso di clausura; tale rimase sino al 1811 per poi passare al clero locale. L’impostazione architettonica della facciata, con il frontone indicante l’inclinazione del tetto, richiama lo stile lombardo-romanico; il pronao d’ingresso ne completa le caratteristiche rinascimentali. Ultimo edificio religioso: la Chiesa di San Giovanni, consacrata nel 1510, quando fu edificato l’ospedale. Il complesso era lambito dal “cavo colatore” o “sonator”, che alimentava il fossato sul lato est del Borgo bastionato. Inizialmente fu proprietà dei Terziari francescani, poi divenne convento di S. Antonio. Fra il 1714 e il 1751 si susseguirono lavori di ampliamento. Nel 1782 la chiesa fu soggetta a espropri e a diverse destinazioni. In quell’anno l’imperatore Giuseppe II d’Austria pose fine all’uso conventuale del luogo e lo affidò al clero locale. Nonostante varie trasformazioni apportate nei secoli, la facciata ha mantenuto l’impostazione originaria. Notevoli opere di ristrutturazione e restauro hanno riportato alla luce, all’interno della chiesa, pregevoli stucchi d’epoca barocca e intarsi marmorei di fattura tardoromanica. Cercate, a questo punto, Il Portone, uno dei simboli della città. Esso fu costruito nel 1691 per volere dei Certosini “a ricordo di un privilegio concesso dal re di Spagna Carlo II, che onorò S. Colombano del titolo araldico di Borgo insigne. La prima pietra del “Portone di Borgoratto sulla strada per Lodi” (sua denominazione originaria) fu posata il 27 luglio dal Priore del Monastero, Giovanni Abbiate. Come da progetto iniziale, doveva essere questo l’origine di un nuovo muro di circonvallazione che chiudesse tutta la borgata e la rendesse più insigne, ma i lavori vennero in seguito sospesi e il Borgo rimase aperto. Sotto il pilastro dell’arco, a destra di chi esce dal paese, furono murate una pergamena portante la data 27 luglio 1691, il nome di Giovanni Abbiate e una moneta d’argento con l’immagine di S.M. Cattolica Carlo II di Spagna”. 20 |
Chiesa di San Giovanni
Il Portone
MILANO
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lcuni di voi ricorderanno che San Colombano diede i natali a Don Carlo Gnocchi, fondatore della Pro Juventute e dell’infanzia mutilata e abbandonata. Il ricordo di Don Carlo, sempre vivo tra i suoi compaesani, rivive oggi nella sua casa museo. Segnaliamo altri monumenti di rilievo, come Palazzo Patigno, attuale sede municipale, il Lazzaretto e la secentesca Villa Valbissera; il Museo Paleontologico e Archeologico “Virginio Caccia”, con collezioni dei reperti fossili ed archeologici qui conservate, sono un eccezionale ausilio alla conoscenza delle origini e della storia di questo “unico” fenomeno naturale padano, qual è il Colle di San Colombano (INGRESSO LIBERO SU APPUNTAMENTO AL NUMERO 0371 293219). Infine, invitiamo i visitatori più “green” (ma anche i meno “green”), a fare una bella passeggiata attraverso il Parco della Collina di San Colombano. Il Parco, riconosciuto con il Decreto di Giunta Provinciale nel 2002, è situato nel cuore di un triangolo i cui vertici, in linea d’aria, sono rappresentati dai seguenti capoluoghi di provincia: Lodi, Pavia e Piacenza. I comuni su cui si estende, prendendo come riferimento il punto più alto della stessa, situato presso la Madonna del Monte, a quasi 146 m s.l.m., nel comune di San Colombano al Lambro, sono: San Colombano al Lambro (MI), Miradolo Terme (PV), Graffignana (LO), Sant’Angelo Lodigiano (LO) ed Inverno e Monteleone (PV). Il Parco ha un’estensione di 1 440 ettari dove è possibile, anche attraverso indicazioni e cartelli didattici, scoprire la flora e la fauna autoctone: rovere, castagno, pioppo bianco, olmo, ciliegio selvatico, sambuco, nocciolo, pungitopo, ortica, edera, mughetto, bucaneve (per citarne solo alcune), abitati dai tanti mustelidi come la donnola, faina, tasso; e altri quali il ghiro, moscardino, scoiattolo rosso, lepre comune, riccio, toporagno comune, volpe e cinghiale. Potreste scorgere il picchio verde, la poiana comune,fagiani, ma anche l’allocco, il barbagianni e la civetta.
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Eventi
Bollicine in Castello 2017 Pronti per il brindisi? (siamo in vena di spoiler…) di SILVIA BRIGADA foto di VALERIA PORTINARI
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iete pronti? Non vedete l’ora? Come perché?! Perché sta per iniziare la quarta, frizzantissima Edizione di … Bollicine in Castello! Location d’eccezione dell’evento si conferma il Castello di San Gaudenzio, che accoglierà una ricchissima selezione tra i migliori produttori food&wine da tutta Italia. Qualche anticipazione? Fiore all’occhiello della manifestazione sarà La Cantina Ferrari Trento; tra i produttori della Franciacorta sarà presente l’Azienda Cà d’Or e, a rappresentare la terra del Piemonte, avremo Castello di Tagliolo, Cuvage e Bosca, insieme ad una rappresentanza di Champagne.
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Ci sarà, ovviamente, il meglio dell’Oltrepò Pavese, con Giorgi Wines, l’Azienda Agricola Quaquarini Francesco, Monsupello, Cà del Gè, Guerci Vini, La Costaiola, Terre d’Oltrepò e La Versa, Cantina Scuropasso, Cantine Torti, Ballabio Wine, Tenuta Elisabet e La Parrocchiale. A rappresentare la Lugana i pregiati vini dell’Azienda Perla del Garda. Grande novità di Bollicine in Castello Edizione 2017 la partecipazione delle aziende food: assaggeremo i prelibati prodotti rigorosamente a Km 0 dell’Azienda il Boscasso di Ruino (PV), Vallenostra di Mongiardino ligure (AL), Azienda Parizzi Elicicoltura di San Secondo Parmense (PR) e tanti altri!
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Bollicine in Castello, nata dalla consolidata collaborazione tra il Castello di San Gaudenzio e Mabedo (in partnership con il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese) si aprirà la sera del 20 maggio con l’elegante Cena di gala, unica e glamour, (la prenotazione è obbligatoria al numero 0383 3331); la manifestazione continuerà per tutta la giornata del 21 maggio con l’apertura al pubblico dalle 10 alle 19. Infine il 22 maggio, lunedì, sarà la volta degli operatori del settore. Vi aspettiamo!!!
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MaBeDo Card 2017
Reportage
Pasqua d’Italia a Le Rotonde di Garlasco con Gigi D’Agostino La storica discoteca inaugura il nuovo Spazio Hangar DI VALERIA PORTINARI
R E P ORTAG E
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er gli amanti della musica di Gigi D’Agostino e delle ore piccole una serata imperdibile, quella di sabato 15 aprile. Le Rotonde di Garlasco hanno aperto le porte al Re della Notte, per festeggiare la Pasqua d’Italia nella nuovissima cornice dello Spazio Hangar, inaugurato per l’occasione. Un laboratorio musicale di oltre 2500 metri quadrati nel quale il Capitano si è esibito in un dj set esclusivo dalle 21 a notte fonda. Un evento unico con un grandissimo successo di pubblico, accorso da ogni parte della provincia e non solo, per dedicare il proprio sabato sera al puro divertimento ed alla musica. Oltre al dj set di D’Agostino, le altre 5 sale della discoteca erano dedicate ad altrettanti generi musicali, offrendo una tipologia diversa di intrattenimento per tutti i gusti. Il RED STAGE ha visto protagonista la Vulcanica Señorita Mamacita che ha fatto ballare tutti fino al mattino al ritmo di Hip-Hop, R&B e Reggaeton. Il WHITE STAGE era dedicato agli amanti della musica House e Commerciale mentre nel BLACK STAGE si diffondeva la selezione tutta da ballare dei dj di Disco Radio. Un party nel party che ha coinvolto gli amanti della disco music al chiaro di luna. L’HAPPY STAGE era dedicato ai nostalgici della musica anni ’70 e ’80 mentre per gli appassionati del decennio successivo lo stage ANNI ’90 ha proposto le migliori hit di sempre. Dalle 20.45 alle 6 del mattino, Le Rotonde hanno suonato con tutti i generi musicali più richiesti, per far divertire il pubblico che ha gremito le diverse piste per tutta la notte. Gli instancabili, oltre alla pizza offerta alle 2, hanno potuto anche godere di un’ottima colazione a base di cappuccino e brioche prima di lasciare la pista da ballo e tornare a casa. Una serata di grande successo per la celebre discoteca, che per l’occasione, oltre ad inaugurare l’Hangar con Gigi D’Agostino ha potuto anche aprire la sezione estiva all’aperto. .
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R E P ORTAG E
Qualche accenno di storia: Dal 1964, Le Rotonde sono un enorme complesso dedicato al divertimento, allo svago e all’intrattenimento. 42mila metri quadri di spazi, aperti giorno e notte, che da oltre quarant’anni sono punto di riferimento per la movida nottura, per la ristorazione, per il gioco, il relax e il tempo libero. Oltre alla discoteca, infatti, sono presenti anche il ristorante Langolo e la pizzeria 4 Stagioni, una sala da gioco, piscine AcquaPark Le Rotonde, un tennis club In e Outdoor ed un centro medico fisioterapico. Il complesso è attrezzato per la realizzazione di eventi privati ed aziendali, meeting, ricevimenti e feste. Le Rotonde è una delle più note discoteche d’Italia, una location storica della provincia di Pavia e tappa della vita notturna pavese e milanese. Da qui sono passati ospiti illustri, artisti e star di calibro nazionale ed internazionale, che hanno animato le serate e fatto ballare e divertire il pubblico per oltre 4 decenni.
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By Michelangelo Nuovi Bottoni S.r.l. - Via E. Mattei, 13/17 Zona Industriale Terrafino - 50053 - Empoli (FI) info@bymichelangelo.it Telefono 0571 944027 - Fax 0571 944046
Reportage
Tutti in Porsche al Castello di San Gaudenzio di SILVIA BRIGADA foto di PROMOFAST
R E P ORTAG E
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l weekend dell’ 1 e 2 aprile i nostri amici di Montecarlo hanno fatta tappa al Castello di San Gaudenzio e nelle belle terre del nostro Oltrepò a bordo delle loro splendide e velocissime porsche. Arrivati a Cervesina, il gruppo ha scaldato i motori con un giro di prova nella pista Tazio Nuvolari come dei veri piloti, per poi ristorarsi con una piacevolissima merenda al Castello di San Gaudenzio. Nel pomeriggio di sabato il gruppo francese ha potuto trascorrere il pomeriggio libero facendo shopping o scoprendo le meraviglie storico – artistiche di Pavia, portandosi a casa una bella foto dello scorcio piÚ suggestivo del Ponte Coperto.
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Tappa al Castello di San Gaudenzio di Cervesina (PV) 34 |
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Tappa a Canneto Pavese (PV) - Cantina Giorgi
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opo una notte ristoratrice nel magico castello, la domenica i nostri amici hanno partecipato alla visita delle colline dell’Oltrepò (rigorosamente in porsche!!!) organizzata dall’Agenzia Viaggi Promofast di Gianni Maccagni. Prima tappa: aperitivo da Giorgi Wines a Canneto Pavese, proseguendo per le bellezze di Zavattarello e di Fortunago, splendido borgo, tanto da essere annoverato nel club dei borghi più belli d’Italia.
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Antonio Giorgi e Gianni Maccagni della PROMOFAST
Gianni Maccagni - TUTOR PROMOFAST
Tappa a Zavattarello (PV) - Il Castello dal Verme
Andrea Bergaglio insieme alla moglie
Raffaello Sernagiotto
Tappa a Fortunago (PV) Andrea Bergaglio, il Sindaco di Fortunago Pier Lanfranchi e Gianni Maccagni
Raffaello Sernagiotto il Sindaco di Fortunago Pier Lanfranchi e Gianni Maccagni
A
Fortunago si sono spenti i motori per una sosta mangereccia alla Trattoria La Pineta di Danilo Nembrini, che ha magistralmente fatto gli onori di casa. Dopo esser tornati al castello, alcuni degli ospiti hanno fatto ritorno in Francia, mentre altri si sono fermati anche il giorno successivo. Promofast e Il Castello di San Gaudenzio sono particolarmente orgogliosi di questa iniziativa così ben riuscita. La promozione del nostro territorio non può fermarsi al solo turismo locale: le nostre bellezze storiche, naturalistiche ed enogastronomiche devono essere conosciute anche ad un turismo estero. Il successo di questo weekend ne è la prova. E, ve lo assicuriamo, ogni porsche è tornata a Montecarlo con vini, salumi e prodotti del nostro Oltrepò nel baule! (Sì, anche del miccone di Stradella!!!).
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Sosta al Ristorante La Pineta di Fortunago dallo Chef Danilo Nembrini
Reportage
“Oltrepò. vini d’autore”
Quinta serata al Feudo Nico di EMANUELE BOTTIROLI
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na serata speciale di «Oltrepò, vini d’autore» al Feudo Nico di Mornico Losana, una finestra sulle colline del vino e del gusto, a cura di Mabedo. A creare il clima giusto sono stati cucina e accoglienza della famiglia Madama, che ha salutato il pubblico con un calice del suo Metodo Classico, per poi lasciare spazio alle cantine protagoniste della serata-racconto: Monsupello di Torricella Verzate e Conte Vistarino di Rocca de’ Giorgi, due star sul panorama della valorizzazione del Pinot nero dell’Oltrepò Pavese nella versione rosso e spumante classico. Al tavolo del ristorante, insieme al pubblico preparato e attento, hanno preso posto i produttori: presenti per Monsupello Carla, Pierangelo e Laura Boatti, accompagnati dal direttore Marco Bertelegni; presenti per Conte Vistarino Guido Vivarelli Colonna, marito di Ottavia Giorgi di Vistarino, e il direttore Tommaso Bucci, la cui consorte si è prestata come aiuto ai fornelli per impreziosire la serata con un menu che ha celebrato la tradizione culinaria umbra e toscana in abbinamento a importanti etichette dell’Oltrepò Pavese.
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Massimo Madama - titolare del Feudo Nico
Guido Vivarelli Colonna
Ai tavoli anche Francesco Cervetti, consulente dell’azienda Il Feudo Nico e decano degli enologi del territorio prima a Le Fracce poi a La Versa e Ballabio, il coordinatore dell’Enoteca Regionale della Lombardia di Cassino Po, Carlo Torretta, Emanuele Bottiroli, direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Filippo Quaglini, in rappresentanza di Mabedo, e Giuliano Pozzi, ex presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e profondo conoscitore del territorio, della sua vocazione e della sua storia. Gli abbinamenti sono stati curati da Francesco Beghi, degustatore e firma del Gambero Rosso, e hanno saputo emozionare e raccontare la storia di un terroir unico in Italia: 13.500 ettari di vigneti, da cui nasce il 62% del vino di Lombardia, e una tradizione millenaria legata in particolare ai 3.000 ettari di Pinot nero (cloni da vino e cloni da spumante) che fanno dell’Oltrepò la prima zona in Italia dedita alla coltivazione qualitativa di questa varietà. Sono stati serviti dallo staff, coordinato dal giovane e dinamico Massimo Madama, una serie di vini da ricordare: il Metodo Classico “Nature” di Monsupello, il Pinot nero vinificato in bianco “Saint Valier” di Conte Vistarino, il Pinot nero in rosso “Pernice” di Conte Vistarino, il Metodo Classico “Rosé” di Monsupello e per finire il Moscato “Albadoro” del Feudo Nico. 80 |
Pierangelo Boatti
L’occasione della cena-racconto è servita per raccontare al pubblico due storie importanti di aziende agricole storiche e d’imprenditori concentrati nel proiettarle nel futuro. L’azienda agricola Monsupello è nasta nel 1893, quando la famiglia Boatti in località Cà del Tava nel comune di Oliva Gessi già si dedica alla cura di propri vigneti. Nel 1914 i Boatti acquistano a pochi chilometri di distanza, un altro fondo detto “Podere La Borla” nel comune di Torricella Verzate. Qui costituiscono la cantina, quella stessa che oggi è stata potenziata e ammodernata per la vinificazione delle uve dei poderi originari e di quelli via via acquistati. Nel 1959, Carlo Boatti, imprime all’azienda un ulteriore sviluppo, la rimoderna acquisendo nuovi terreni nei comuni di Casteggio, Redavalle, Pietra de’ Giorgi, ridisegna la struttura varietale con l’introduzione di nuovi vitigni, attua nuove strutture di cantina, realizza un moderno impianto di vinificazione, imbottigliamento e stoccaggio dei vini.
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Il Direttore dell’Azienda Monsuoello Marco Bertelegni
Oggi la Monsupello è gestita dagli eredi di Carlo, la moglie Carla e i figli Pierangelo e Laura Boatti, affiancati da un preparato staff tecnico in vigneto e cantina coordinato dall’enologo Marco Bertelegni. I 50 ettari di vigneti di proprietà, coltivati per avere basse rese di uva ad ettaro, la vendemmia manuale esclusivamente in cassetta, le rese uva/vino inferiori al 55% sono l’impegno che l’azienda si pone per presentare vini strutturati ed armonici che possano dare al consumatore delle emozioni. L’azienda è in continua evoluzione secondo le attuali esigenze di mercato e ben determinata a proseguire il cammino di Carlo Boatti, basato su obiettivi qualitativi che l’hanno portata nel tempo ai vertici dell’enologia italiana, con numerosi riconoscimenti dalle varie guide nazionali e internazionali. La punta della piramide qualitativa aziendale è rappresentata dagli spumanti Metodo Classico: Nature, Brut, Millesimato, Rosé e la riserva Ca’ del Tava.
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Gabriella Madama
La serata al Feudo Nico ha acceso l’attenzione anche sulla storia della più grande privata singola dell’Oltrepò Pavese: Conte Vistarino. Proprietaria dalla metà del XV secolo di un’ampia tenuta agricola nel comune di Rocca de’ Giorgi, famiglia Giorgi di Vistarino ha contribuito a definire, nel tempo, l’intimo legame tra viticoltura e terroir all’interno di un’oasi incontaminata di grande interesse paesaggistico e faunistico. Da Augusto Carlo Giorgi di Vistarino, che per primo – alla fine dell’800 – avviò in Oltrepo la coltivazione del Pinot nero, ai successori Ottaviano e Carlo, sino ad arrivare all’attuale generazione rappresentata da Ottavia Giorgi di Vistarino, continua a rimanere identica la volontà di perseguire la qualità attraverso la creazione di vini autentici ed eleganti, fedele espressione del territorio da cui hanno origine. La proprietà si estende per oltre 826 ettari dei quali 200 vitati, tutti iscritti all’albo della Doc Oltrepò Pavese e coltivati a Pinot nero, Riesling Renano, Pinot Grigio, Moscato, Croatina e Barbera. L’azienda è però concentrata soprattutto sul racconto e la valorizzazione del Pinot nero, in rosso e Metodo Classico. Non è un caso se oltre allo storico “Pernice”, degustato al Feudo Nico, Conte Vistarino abbia dedicato altre due etichette di Pinot nero in rosso di grande pregio ai suoi cru “Bertone” e “Tavernetto”. Tanti i cenni storici e le emozioni nel corso di una cena-racconto che ha dato all’Oltrepò un’iniezione di energia, per guardare al futuro con entusiasmo e lungimiranza.
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Sig.ra Bucci e Massimo Madama
BM LEAT 48, Via Volonta 50053 Em tel. 057
THER s.r.l. ari Della Liberta’ mpoli (FI) 71 930028
Reportage
Apericena in Castello La magia continua con il “Principe della Notte” Filippo Quaglini di SILVIA BRIGADA
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Il 27 aprile si è conclusa la prima, fortunatissima, stagione della rassegna Apericena in Castello nella magica location del Castello di San Gaudenzio a Cervesina, una collaborazione tra Mabedo e il Castello. Gli appuntamenti di Apericena in Castello sono partiti l’11 febbraio con una serie di date organizzate nelle suggestive cantine dello storico castello, tra gusto, ottimo vino, risate e tanta musica, con Giulia Thaler, il duo storico pavese di Emilio Conca e Dario Mascherpa, l’energico e coinvolgente Carlo Andreoli, Lele Baiardi e Nico.
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Filippo Quaglini
Luli e Massimo Bergaglio
Giorgia Aresu
Maria Rosa Colombi
Luli e Massimo Bergaglio
Alessandro Calvi di Bergolo, Giulia Thaler, Filippo Quaglini, Filippo Fiorito Fezia
Emilio Conca e Dario Mascherpa
Giulia Thaler
Carlo Andreoli
Lele Baiardi e Nico
Lele Baiardi
L’iniziativa, in questa sua prima fase di prova, ha portato davvero risultati soddisfacenti, tanto che, nelle ultime quattro serate, abbiamo avuto il tutto esaurito. Un risultato raggiunto promuovendo le serate esclusivamente via web e che ha portato gli organizzatori , Filippo Quaglini per Mabedo, Massimo Bergaglio e Maurizio Marcone (Direttore del Castello di San Gaudenzio), a riproporre l’iniziativa anche per il periodo, estivo a partire dal 25 maggio. Ma, attenzione, stiamo pensando ad una formula completamente nuova!!! Aspettatevi, quindi, grandi novità ‌ stay tuned!!!
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Federica Barbieri, Filippo Quaglini e Silvia Bergamasco
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