N.11
PV
Magazine
LOMELLINA • Dorno OLTREPO’ PAVESE • Casteggio BASSO PAVESE • San Martino Siccomario REPORTAGE EVENTI • Incontri di Stile in Enoteca: • Scodellando 2016 • “Festa el Vino novello e della Chisola” • “Amori fatali” al Ristorante Selvatico • Vino, Vita e Coscienza CULTURA • Il Teatro Cagnoni di Vigevano ARTE • Marcel Lisboa “paesaggi umani” a Pavia VINO • L’Oltrepo Pavese e “RiLUCE”,l vino della frequenza di Giorgio Mercandelli TERME •
I Centri termali della Provincia di Pavia: Rivanazzano, Salice e Miradolo
RUBRICA RICETTE • “Ricette antiche dell’Oltrepò” a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
Editoriale
PVMagazine Cari lettori, siamo alla fine di novembre e si sente già aria di Natale … !!! Per questo periodo prenatalizio PVMagazine vi porterà a scoprire le bellezze e le tradizioni di Dorno, nello Speciale Lomellina, e quelle Casteggio, nello Speciale Oltrepò Pavese. Novità di questo mese lo Speciale Basso Pavese, che ha come meta San Martino Siccomario. La rubrica Reportage Eventi cui il nostro instancabile staff ha partecipato è particolarmente ricca: vi racconteremo degli ormai celebri “Incontri di Stile in Enoteca con Il Mito del Bollito”, di “Scodellando 2016 - Consorzio Club del Buttafuoco Storico”, della “Festa del Vino novello e della Chisola” a Rovescala, degli “Amori fatali” al Ristorante Selvatico e, per finire, “Vino, Vita e Coscienza - Il Vino naturale in Oltrepò Pavese”. PVMagazine, sempre sensibile alle tematiche di cultura e d’arte proposte sul nostro territorio, questo mese ci invita al Teatro Cagnoni di Vigevano e alla mostra di Marcel Lisboa “Paesaggi umani”. Si continua parlando di vino con “L’Oltrepo Pavese e “RiLUCE”, il vino della frequenza di Giorgio Mercandelli” E, per finire con gusto, l’immancabile Rubrica Ricette delle bravissime Claudia Peccenini e Gaia Servidio … curiosi di sapere cosa ci hanno cucinato questo mese? Scopritelo con noi! Buona lettura a tutti! Emanuele Bottiroli
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Sommario LOMELLINA • Dorno
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OLTREPO’ PAVESE • Casteggio
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BASSO PAVESE • San Martino Siccomario
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REPORTAGE EVENTI • Incontri di Stile in Enoteca: Il Mito del Bollito • Scodellando 2016 - Consorzio Club del Buttafuoco Storico • “Festa el Vino novello e della Chisola” a Rovescala • “Amori fatali” al Ristorante Selvatico • Vino, Vita e Coscienza - Il Vino naturale in Oltrepò Pavese
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VINO • L’Oltrepo Pavese e “RiLUCE”,l vino della frequenza di Giorgio Mercandelli
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CULTURA • Il Teatro Cagnoni di Vigevano
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ARTE • Marcel Lisboa “paesaggi umani” a Pavia
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TERME • I Centri termali della Provincia di Pavia: Rivanazzano, Salice e Miradolo
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RUBRICA RICETTE • “Ricette antiche dell’Oltrepò” a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
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Dorno Di Silvia Brigada
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ontinua il nostro tour per le terre Lomelline, alla scoperta della storia, delle bellezze e della natura di questi luoghi, senza tralasciarne le tradizioni e gli usi che da secoli si tramandano. Questo mese è la volta del piccolo centro di Dorno che, di sicuro, molti di voi assoceranno alla Zucca Bertagnina, che qui viene celebrata ogni anno con una festa molto importante. Ma andiamo con ordine. Dorno si trova a pochi chilometri da Mortara, facilmente raggiungibile sia da Milano, da Pavia e dal vicino confine piemontese (Vercelli e Novara). Le acque dei fiumi che scorrono a poca distanza (Po, Ticino e Terdoppio) favoriscono le colture dei fertili campi. Dorno ricopre una particolare importanza storica grazie alla sua posizione lungo la Via Romea, una delle massime vie di comunicazione che in epoca Medievale collegava Ticinum (Pavia) a Laumellum (Lomello), per proseguire poi verso le Gallie passando dal Piemonte. Nell’ Itinerarium Burdigalense o Itinerarium Hierosolymitanum (il più antico racconto conosciuto di un itinerario cristiano, redatto nel 333 da un anonimo pellegrino durante il viaggio da Burdigala (Bordeaux), fino a Gerusalemme) oltre a Ticinum e Laumellum, viene nominato anche Duriae, cioè Dorno, come tappa intermedia tra i due centri maggiori. Lo stesso Itinerario precisa che si trattava di una mutatio, cioè di un luogo per il cambio dei cavalli: si parla proprio di “mutatio Duriis”. Dorno fu da sempre soggetta a diverse signorie, prima sotto l’influenza di Lomello, poi di Pavia, quando fu sede di podesteria. Dopo discusse infeudazioni (alcune fonti citano Dorno come Castello dei Marcabotti, cioè i Ghibellini di Pavia), in epoca viscontea fu concesso in feudo da Francesco I Sforza ad Antonio Crivelli, i cui discendenti (che controllavano anche Lomello) manterranno sempre la signoria (eretta a Contea nel 1760), salvo una breve parentesi durante l’occupazione francese (inizio del XVI secolo).
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Chiesa di Santa Maria Maggiore
• Lomellina
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ra i luoghi da visitare a Dorno, non perdetevi la Chiesa di Santa Maria Maggiore, accanto alla piazza centrale, nel cuore del Paese, eretta sulle fondamenta di un’antica fortificazione. L’edificio attuale è ottocentesco, dalla facciata tripartita da elementi classicheggianti (timpani, colonne binate); al suo interno conserva la bella tela con la “Mater Amabilis”di Fontanazza, altri affreschi del pittore vigevanese Garberini e le Reliquie di Sant’Eufemia. Altri edifici religiosi degni di nota sono la Chiesa di San Rocco (nell’omonima piazza) del 1560 con gli affreschi di Biagio Canevari (inizio XX secolo), nativo si Dorno ed il settecentesco Santuario della Madonna del Boschetto (adiacente il cimitero).
Santuario della Madonna del Boschetto
• Lomellina
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orno è anche patria di diversi personaggi celebri ed artisti, come il cantante Ron, l’artista Marco Lodola ed il pittore Biagio Canevari già citato. Ma torniamo alla zucca … perché tutti gli anni, nel mese di ottobre, Dorno riscopre i suoi sapori autunnali con la celebre Festa della Zucca Bertagnina, arrivata quest’anno alla sua tredicesima e fortunatissima edizione. Questa particolare varietà di zucca è stata coltivata nel territorio di Dorno da almeno due secoli, grazie alla conformazione della terra, che ne favorisce la crescita. Questa zucca veniva chiamata“Bertagnina”, nome curioso che sembra derivi dalla parola “ bartò” o “bartòl”, che in dialetto dornese significa berretto, con riferimento al tipico cappello (simile alla coppola), portato dai contadini, la cui forma avrebbe ricordato, appunto, le protuberanze che presenta la zucca. Con l’avvento dell’industrializzazione, la coltivazione della zucca Bertagnina ha conosciuto un lungo periodo di crisi, poiché le sue “protuberanze” comportavano parecchio scarto di prodotto, che lo rendevano dispendioso. Dall’inizio degli anni Duemila, fortunatamente, alcuni dei produttori locali, particolarmente sensibili alle tradizioni e alla qualità della loro produzione, hanno ricominciato a coltivarla, grazie al supporto della Pro Loco di Dorno e dell’Università di Pavia che, attraverso un processo di selezione, ha recuperato il seme in purezza. Oggi la zucca è la protagonista indiscussa della “Sagra della Zucca Bertagnina”, tanto da farla coincidere con la Sagra del Paese, che da agosto è stata spostata ad ottobre! – con buona pace del Patrono, San Bartolomeo ... Dal 2012 la Zucca Bertagnina è entrata a far parte dell’associazione “Hortus 2015” che si occupa del rapporto tra architettura, agricoltura e società.
Ron in concerto all’Autunno Pavese 2106 - Foto di Valeria Portinari
Marco Lodola
Ratt Service è un’azienda specializzata in servizi di igiene ambientale con un’esperienza ventennale sul campo. L’azienda è in continua evoluzione sia sul piano delle metodologie, sia dei servizi che delle tecnologie più avanzate. Ratt Service è in grado di offrire ai propri clienti pacchetti di servizi completamente personalizzabili.
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Casteggio Di Silvia Brigada
Chiesa di San Pietro Martire - facciata
• Oltrepò Pavese
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Fontana di Annibale
o Speciale Oltrepò di novembre ci porta nella bella Casteggio, l’antica Clastidium (di origini liguri), nella Val Coppa. Casteggio ha origini antichissime, ma l’evento storico che l’ha resa famosa è la Battaglia di Clastidium nella quale, nel lontanissimo 218 a.C., Annibale, giunto nella Pianura Padana dopo aver sconfitto i romani presso il Ticino, espugnò la città. Con la momentanea sconfitta dei Romani e la caduta della colonia di Piacenza, Casteggio tornò indipendente, ma già nel 197 a.C. il console Quinto Minucio Rufo costrinse inizialmente numerosi “oppida” liguri alla resa, tra cui Casteggio; poi, in circostanze non chiare (probabilmente per punire una ribellione), diede l’abitato alle fiamme. La storia narra che prima di varcare le mura dell’antica Clastidium, Annibale fece abbeverare gli elefanti ad una fonte, tutt’ora esistente: appena fuori dal paese, accanto all’attuale Via Emilia, in direzione Corvino San Quirico, troverete la celebre Fontana di Annibale. Dirigetevi verso il centro cittadino, in particolare verso la parte più antica della cittadina che sorge su un colle detto Pistornile: ancora oggi questo rappresenta la storia di Casteggio e qui si conservano intatte le tradizioni culturali della città. Passeggiate per Piazza Cavour, fresca ed elegante, passate per Piazza Dante e prendete Via Castello passando davanti alla Chiesa di San Sebastiano, risalente al 1570 e ristrutturata a metà del settecento (in origine era dedicata alla SS. Trinità e solo nel 1590 fu intitolata a San Sebastiano). Il campanile dalla cupola in marmo venne edificato nel 1750; anche la facciata è settecentesca, mentre il medaglione posto sopra il portale d’ingresso è stato attribuito alla bottega del Parmigianino. L’edificio subì un sostanziale riassetto nel XIX secolo ad opera dell’architetto Cassani. All’interno sono presenti due altari laterali, uno, in marmo, dedicato a San Carlo Borromeo, l’altro, in stucco, all’Immacolata. Sono perfettamente conservati il coro ligneo del 1700 e il dipinto del XVIII secolo, attribuito al Bibbiena, raffigurante San Sebastiano, San Rocco, la Trinità e la Vergine. Restando sempre nella zona circondariale il Castello, troverete la dominante Chiesa San Pietro Martire, nella piazzetta detta del Pistornile o piazza Chiesa. L’edificio è stato costruito sulla struttura di un collegio del cinquecento, rifatta all’inizio del XIX secolo dall’architetto Giuseppe Marchesi di Pavia. La facciata è abbellita da lastroni di travertino; il campanile è per metà in stile romanico e per metà in stile gotico. L’interno è diviso in tre navate da colonne con capitelli. Le navate laterali ospitano diversi altari, tra cui quello dedicato a Maria Vergine, a San Pietro Martire, alla Madonna del Rosario e alla Madonna di Lourdes, con una statua lignea che raffigura Santa Bernadette inginocchiata in preghiera. La volta che sovrasta la navata centrale è affrescata con motivi sacri ed è stata restaurata nel 1972. L’altare maggiore si trova alla fine della navata centrale, risale al XVIII secolo ed è sovrastato da un tempietto di marmo. Nella parrocchia sono presenti delle nicchie dove sono contenute le reliquie.
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• Oltrepò Pavese
Certosa di Cantù
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l vero fulcro della vita culturale di Casteggio è la celebre Certosa Cantù, di recente restaurata a cura dell’amministrazione comunale. Realizzata nel XVIII secolo dai monaci seguaci di San Brunone, durante il secolo successivo passò a privati; infine fu lasciata in eredità al Comune di Casteggio dal suo ultimo proprietario, il professor Luigi Cantù. La Certosa oggi è la testimonianza artistica più importante della città con la sua struttura in mattoni a vista e la facciata in granito rosa. Superate l’ingresso e vi troverete nel cortile: sul lato sinistro si trova il corpo principale, mentre sul lato destro l’edificio si sviluppa a “L”. Questa parte ospita il Civico Museo Archeologico, una delle collezioni più interessanti dell’intera Lombardia. Questo Museo vide la sua apertura nel 1974 per volontà di un gruppo di appassionati locali e dell’allora Amministrazione Comunale. Dopo il restauro dello Certosa di Cantù nel 1999 il museo si è arricchito. La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia vi ha infatti depositato i reperti proveniente dagli scavi più recenti condotti sia a Casteggio, sia nell’Oltrepò Pavese. Il museo è suddiviso in quattro sezioni: la geologia e paleontologia, la preistoria e la protostoria, l’età romana, tardoantica e medievale. All’interno del Museo si organizzano visite guidate e laboratori per i ragazzi delle scuole, con lo scopo di divulgare la scienza archeologica. La Certosa ospita anche la Biblioteca Civica Pelizza Marangoni, con la sala di lettura e lo spazio multimediale e la Sala Auditorium. Alcune sale possono ospitare mostre temporanee ed eventi culturali. Concedetevi, ora, una passeggiata al Parco delle Rimembranze dove svetta il famoso Monumento alla Vittoria Alata, un’imponente opera scultorea alta ben 18 metri, simbolo di Casteggio. Dedicata ai caduti della prima guerra mondiale, l’opera è dell’artista Enrico Astori ed ha richiesto la fusione di ben 25 tonnellate di bronzo per realizzarla, veramente un’opera maestosa! La scultura venne inaugurata il 21 novembre 1926 da Umberto di Savoia, allora principe del Piemonte. Nei giardini, oltre a due cannoni austriaci, risalenti al primo grande conflitto, è conservata un ‘urna in marmo travertino, realizzata dallo scultore Alfonso Marabelli, dove, dal 1937, riposano i resti dell’esploratore Giuseppe Maria Giuletti, trucidato in Dankalia insieme alla sua spedizione. A fianco del complesso corrono i caratteristici archi, edificati verso il 1767 per ampliare la spianata del Pistornile dove, ogni mercoledì, si svolgeva il mercato.
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Certosa di Cantù chiosco
Chiesa del Sacro Cuore
• Oltrepò Pavese
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egnaliamo anche la Chiesa del Sacro Cuore, in Piazza Dante Alighieri, eretta nel 1937. I dintorni di Casteggio godono, come tutto l’Oltrepò, della bella vista di filari di viti, che denunciamo la storica predisposizione alla coltura e alla produzione vitivinicola che caratterizza il territorio. Vi invitiamo, pertanto, a fermarvi alla Tenuta Villa Pegazzera, sulla strada per Calvignano, voluta dal Collegio Borromeo di Pavia nel primo Settecento come convitto estivo per gli studenti (la struttura ha però origini altomedievali!). Oggi la villa, privata, è una meravigliosa dimora storica che apre le porte della tenuta, delle cantine e della villa stessa su appuntamento e per particolari eventi culturali; è possibile organizzare eventi, cerimonie e meeting. Sempre nei dintorni di Casteggio si trova la Villa Frecciarossa dei Marchesi Botta Adorno, di fine Ottocento, altra prestigiosa tenuta vitivinicola circondata da 2 ettari di parco: dai suoi vigneti si ha una vista impagabile sulla Pianura Padana e sulla valle del Riesling; infine Villa Marina (in Frazione Mairano), ottocentesca, celebre perché qui risiedette Giuseppe Mazzini.
Tenuta Villa Pegazzera
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San Martino Siccomario e la leggenda di un vescovo Di Silvia Brigada
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l Paese di San Martino Siccomario, ormai legato strettamente al territorio della città di Pavia, nasconde curiosità e una storia davvero unica, che racconta di un santo particolarmente amato nel nostro territorio: San Martino. Non a caso abbiamo scelto di parlare di San Martino Siccomario proprio in questo numero, dato che il santo viene celebrato l’11 di novembre. Ancora all’epoca dei nostri nonni era diffuso tra i contadini del pavese il detto (e la pratica) di “fare San Martino”, cioè traslocare con tutta la famiglia e i propri beni da una cascina all’altra per il lavoro stagionale. Attenzione, perché all’epoca il trasloco veniva fatto con cavallo e carretto, sul quale salivano mobili, effetti personali, moglie e figli (tanti!). Era un avvenimento corale, una pratica in uso che avveniva proprio il giorno di San Martino, da cui il nome. Il toponimo di San Martino ricorda ovviamente la figura di questo santo, Vescovo di Tours (vissuto nel IV secolo), che ogni anno viene celebrato con una sentitissima festa del paese. Infatti, secondo una leggenda diffusa nel Medioevo, nella zona dove sorgerà questo paese sarebbe vissuto da bambino San Martino di Tours. Certo è che fin dall’epoca di Carlo Magno vi si trovava un ospizio dedicato al Santo, che l’imperatore pose sotto la giurisdizione del monastero di San Martino di Tours. Fin dal 909 in un documento appare la voce Terra Arsa, che denominava la zona di San Martino, detto infatti in seguito San Martino in Terra Arsa. La storia di San Martino è molto nota: nell’inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi.
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• Basso Pavese
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a seconda parte del nome del centro di San Martino, Siccomario, ha invece una connotazione di tipo geografico. Il Siccomario, infatti, è l’angolo di confluenza tra Po e Ticino e che comprende l’area dei comuni di San Martino, Travaccò Siccomario e le frazioni di Mezzanino e Mezzana Corti di Cava Manara. Anche San Martino, come la maggior parte del Siccomario, fu feudo dei Beccaria; estinta la linea dei signori di San Martino nel XVII secolo, nel feudo si succedettero in breve tempo gli Arborio di Gattinara, i Menocchio di Pavia, Filiberto Buglione di Chieri, Conte di San Martino nel 1760, da cui fu ceduto allo Stato nel 1772, per cui il feudo di San Martino cessò venticinque anni prima dell’abolizione del feudalesimo. Area particolarmente ricca di acque e di costanti alluvioni, il Siccomario è delineato a nord dal canale Gravellone che divide San Martino da Pavia, in particolare dal quartiere di Borgo Ticino. A San Martino merita una visita la Chiesa di San Martino di Tours: al santo fu dedicata anche la primissima chiesa eretta nel paese e consacrata nel 448 da San Germano di Auxerre. Presenti sul territorio comunale anche il Monumento ai Caduti e il Monumento a Gravellone.
Chiesa di San Martino di Tours
DB PROGETTI nasce nell’anno 1996 con l’inteto di fornire un supporto tecnico alle aziende che operano nel settore Industriale, Petrolchimico e dell’Oil&Gas. La nostra sede operativa, uffici e produzione è situata nella provincia di Pavia. Eseguiamo calcoli di progetto “design by formula “(DBF)e “design by analysis (DBA), studi di fattibilità, disegni costruttivi e produzione di parti interne per filtri( piastre cicloni, pacchi lamellari,e piastre porta cartucce. L’azieda è certificata ISO 9001.
l reparto produttivo DB PROGETTIi è composto da due unità separate di 1200 m2 e 600 m2. La prima è adibita allo stoccaggio, lavorazione, all’assemblaggio, alla saldatura delle parti che compongono gli interni per la filtrazione del gas e alla costruzione di serbatoi di pressione. Nella seconda si trovano il reparto di collaudo/spedizione e gli uffici. Il personale addetto alla saldatura è qualificato in accordo alle ASME IX e alle norme EN/UNI.
Le attività pricipali si dividono in: • PROGETTAZIONE Progettazione e sviluppo di elaborati tecnici 2 e 3D. Modellazione solida di apparecchiature e piping . Sviluppo layout di impianti. Calcoli meccanici sebatoi in pressione, filtri e chiusure rapide in accordo alle norme ASME VIII DIV.1/DIV.2, A.S., B.S., T.E.M.A., A.P.I., AD2000, GOST, conformi alla direttiva PED97/23 CE. Calcoli strutturati relativi a strutture metalliche e impianti package • COSTRUZIONE Costruzione di parti interne filtranti(pacchi lamellari, piastre minicicloni, piastre porta cartucce complete di cartucce filtranti). Apparecchi in pressione, filtri verticali e orizzontali • COLLAUDI, EXPEDITING E CND Personale qualificato per eseguire ispezioni e collaudi. Personale interno con qualifica III°/II° liv. SNT TC 1 A , per i controlli non distruttivi (liquidi penetranti, magnetici e ultrasuoni). Controlli P.M.I. Welding inspector. • CONSULENZA TECNICA Supporto tecnico come III livello CND e parte tecnica relativa alla progettazione per il conseguimeto della certificazione ASME STAMP. • COLLAUDI TERZA PARTE Agenzia certificata TUV Italia con personale qualificato per eseguire approvazioni progetto e collaudi in accordo alla direttiva PED 97/23 CE, e certificazione materiali 3.2.
Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano TEL. 0382/955208 FAX. 0382/1852131
www.db-progetti.it
Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano Sede Legale Via Carducci,19 - 20123 Milano
www.db-progetti.
Incontri di Stile in Enoteca
“Il Mito del Bollito” Di Silvia Brigada
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enerdì 4 novembre l’ Enoteca Regionale della Lombardia di Cassino Po (Broni) ha ospitato l’evento “Il Mito del Bollito”, secondo appuntamento degli “Incontri di Stile Invernali”.
La rassegna presenta un calendario di appuntamenti dedicati al confronto tra i vini d’eccellenza della Lombardia, abbinati a piatti della tradizione lombarda L’enoteca e il Consorzio del Buttafuoco Storico hanno celebrato un classico della cucina tipica Lombarda e un must della tradizione vitivinicola locale: il bollito e il Buttafuoco DOC dell’Oltrepò Pavese! Gli ospiti sono stati coccolati dai sapori della cucina locale, assaggiando lingua di Manzo caramellata, ravioli di cotechino con spuma di patate e, ovviamente, bollito misto della tradizione e le sue salse. Il bollito misto è una specialità culinaria tipica della cucina piemontese diffusa principalmente nel nord Italia, un secondo piatto costituito da vari tagli di carne che vengono fatti bollire a lungo e poi serviti insieme molto caldi, con l’aggiunta delle verdure bollite insieme alla carne, solitamente carote, cipolle e sedano, oltre ad eventuale purè di patate o patate bollite. E per finire in dolcezza, un meraviglioso semifreddo al croccante con limoni del Garda! Ogni piatto era accompagnato dal vino DOC della tradizione dell’ Oltrepò proposto dall’ Azienda Agricola Fiamberti Vini , dall’Azienda Agricola Quaquarini Francesco e dalla Tenuta La Costa.
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• Reportage Eventi
"Tigelle, Tigellone, Gnocco Fritto ... la r
Tigella Bella® è un gruppo giovane e dinamico che pone come primario obiettivo del proprio sviluppo e consolidamento, il soddisfacimento completo e a 360° del cliente. Tigelle, Tigellone e Gnocco Fritto vengono artigianalmente e quotidianamente preparate utilizzando materie prime di elevata qualità accuratamente selezionate. Nei nostri prodotti utilizziamo pochi e semplici ingredienti: farina di grano tenero di origine italiana, acqua, olio vegetale, sale e lievito; allo scopo di mantenere intatta la genuinità del prodotto, NON utilizziamo conservanti o miglioratori.
ristorazione di successo in franchising."
Tigelle e Tigellone vengono cotte direttamente nei locali al momento, su piastre appositamente studiate, per garantire la massima fragranza al prodotto finale. Il nostro gnocco fritto viene cotto in olio bollente al momento della richiesta del nostro cliente per mantenerne intatta la qualitĂ . Il tutto viene servito appena cotto accompagnato o farcito con salumi, formaggi, salse salate e dolci.
Tigella Bella è anche a Pavia Via Carlo Alberto – 28 Tel: 389 6689113 Aperto da Lunedì alla Domenica dalle 11:30 alle 15:00 e dalle 19:00 alle 24:00 www.tigellabella.it
Scodellando 2016 la giornata dell’assaggiatore nelle cantine del Club del Buttafuoco Storico Di Silvia Brigada
• Reportage Eventi
E voi dove vi piace andate, acque turbamento del vino, andate pure dagli astemi: qui c’è il fuoco di Bacco. Gaio Valerio Catullo (84 a.C. – 54 a.C.)
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codellare [sco-del-là-re], v.tr. (scodèllo ecc.) [sogg-v-arg], versare nelle scodelle cibi liquidi o semiliquidi. Ecco la definizione del verbo scodellare, il protagonista dell’evento “Scodellando”, in quel di Canneto Pavese. Domenica 6 novembre 2016 si è svolta la settima edizione di questo fortunatissimo evento, una giornata dedicata al cosiddetto “assaggiatore nelle cantine del Buttafuoco Storico”. “Scodellando” è partita di buona mattina proprio dall’enoteca del Buttafuoco Storico, in Via Vigalone 106/A a Canneto Pavese. I fortunatissimi che sono riusciti a prenotare uno dei posti limitati, ha potuto godere dell’interessantissima visita guidata nelle cantine del Club con l’esclusiva degustazione delle nuove annate di Buttafuoco Storico. Il Buttafuoco Storico è un vino pregiato, frutto della lunga esperienza dei Vignaioli locali, che hanno selezionato dei vitigni autoctoni che meglio si adattano all’ambiente e ne hanno trovato le giuste proporzioni per creare un vino unico e di grande struttura. Terminata la visita il gruppi degli “assaggiatori” si è ritrovato al Ristorante la Tinaia per un pranzo dai veri sapori della tradizione, iniziando con un antipasto di salumi tipici, risotto al Buttafuoco (immancabile!), stinco con patate e dolce, abbinati sapientemente ad una scelta di Buttafuoco Storico presenti nel banco di assaggio. E, per concludere in bellezza, dopo pranzo gli ospiti sono tornati all’enoteca consortile per assaggiare il nuovo Chinato dei Vignaioli del Buttafuoco Storico! Una domenica di sapori e tradizioni, che ha scaldato i cuori in questo freddo novembre!
Scodellando 2106 presso la Cantina dell’Azienda Quaquarini
Umberto Quaquarini
Rovescala
Festa del Vino Novello e della Chisöla
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uesto mese PV Magazine è tornato a Rovescala per un’altra serata all’insegna del gusto e della festa.
Il 13 novembre, in occasione della ricorrenza di San Martino, Rovescala ha organizzato la riuscitissima Festa del Vino Novello e della Chisöla. Sapete di cosa si tratta? No?! La Chisöla è una focaccia originaria della Val Tidone, un prodotto povero della tradizione contadina. E’ una ricetta molto semplice che viene preparata con farina bianca, ciccioli, lievito di birra, strutto, acqua e sale. Se proverete a servirla con del buon prosciutto di Parma ne esalterete gusto e sapore, facendo attenzione al tempo di lievitazione che dovrà far alzare la pasta di almeno 1 cm. La Chisöla è protagonista anche della leggenda secondo cui Federico Barbarossa nel 1155 passò in Val Tidone con il suo esercito e, nella zona dove in seguito sorgerà Borgonovo, la popolazione rifocillò lui e le sue truppe stremate e affamate con quintali di “Chisöla”. L’esercito di Federico Barbarossa proseguì il suo cammino e non creò nessun danno agli abitanti del luogo. La serata a Rovescala ha proposto anche la degustazione del Vino Novello: questa particolare annata verrà ricordata nella storia per la sua eccezionalità! Non dimentichiamo la castagnata organizzata dai gloriosi Alpini e un assaggio di polenta e merluzzo, preparato dalle sapienti mani delle donne della Pro Loco Rovescala. La festa è stata allietata dalla musica dal vivo offerta dal Team DJ Tony 2.0. Insomma, a Rovescala c’è sempre aria di Festa!! Salute!
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Dal 1989 la Pieffepi Vision Srl opera nel settore delle tastiere a membrana, accumulando esperienza e conoscenze tecniche tali da permetterle di offrire prodotti ad elevato contenuto tecnico-funzionale.
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“Amori fatali” Grandi passioni fra cinema e realtà al Ristorante Selvatico Di Silvia Brigada
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rendete gli amori più discussi e tumultuosi del cinema, da Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, a Elizabeth Taylor e Richard Burton, passando da Jean-Luc Godard e Anna Karina, per finire con Tom Cruise e Nicole Kidman … e portateli al Ristorante Selvatico di Rivanazzano!!! Questi e i gusti della tradizione dell’Oltrepò hanno deliziato la serata di venerdì 11 novembre al Ristorante Selvatico di Rivanazzano in occasione della presentazione del libro “Amori fatali” (edito da Le Mani, Recco) del Professor Massimo Zanichelli e di Ilaria Floreano. Lo scrittore, autore anche di cortometraggi, giornalista (è winewriter per l’Espresso!!!), saggista e coordinatore di corsi di cinema, ha raccontato della sua ultima opera con l’ausilio di immagini visive per mezzo di un proiettore lungo l’arco della serata. Ad accompagnare le parole e le storie di Massimo Zanichelli, l’ aperitivo “prolungato” della magica cucina del Ristorante Selvatico, che ha proposto ai commensali un antipasto di verdure in pastella, focaccia con carpaccio di Varese e altri stuzzichini, per passare poi al primo piatto: cannelloni di crespelle con ripieno di sirass (una ricotta stagionata) ed erbette. E per finire, un ottimo semifreddo allo zenzero. Così l’aperitivo “selvatico” ha giocato con la pellicola e la pagina scritta, gustando intrecci d’amori e di passioni che dal grande schermo si spostano nella realtà, tra tradizioni e grandi vini del territorio.
Vino, Vita e Coscienza Il vino naturale in Oltrepò Pavese Di Valerio Bergamini
V
enerdì 25 scorso l’Enoteca Regionale della Lombardia di Cassino (Broni) è stata teatro di un evento dedicato al vino naturale in Oltrepo Pavese dal l titolo “Vino,Vita e Coscienza” , di grande portata per il nostro territorio . Erano presenti oltre cento persone(ma moltissime non hanno potuto accedere per esaurimento dei posti), tra cui moltissimi vignaioli . L’Associazione Enocuriosi di Pavia patrocinata dal Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese, che era presente col direttore Emanuele Bottiroli, ha orchestrato magistralmente una serata in cui sono stati protagonisti tre grandi produttori di vini naturali : Stefano Milanesi, Fausto Andi e Giorgio Mercandelli dell’Azienda RiLUCE di Canneto Pavese. Erano presenti anche Roberto Lechiancole e Patrizio Chiesa a rappresentare la Strada dei Vini e dei Sapori dell’Oltrepo Pavese. A condurre magistralmente la degustazione di vini a dir poco “ sorprendenti” è arrivato da Roma Sandro Sangiorgi, di Porthos, guru indiscusso del Vino Naturale. E’ intervenuto anche Marco Merighi del Ristorante Don Giovanni di Ferrara che ha parlato della sempre più sensibile presenza dei vini naturali nella ristorazione di qualità. Nel corso della serata,i protagonisti hanno raccontato le loro attività in vigna e in cantina svelando pratiche e tecniche inusuali . Il vino naturale è il vino delle origini, e in Oltrepò le aziende che non si sono lasciate irretire dai metodi produttivi convenzionali sono molte e hanno potuto condividere le loro esperienze con un gran numero di tecnici ma anche di persone interessate. Sangiorgi ha saputo trasmettere con semplicità ed efficacia il concetto che il vino naturale è una sostanza, una delle più antiche dell’umanità, che riflette un profondo collegamento antropologico col cielo e la terra, attraverso diverse filosofie di vita, di tecnica e di gusto, in contrapposizione alla visione superficiale e profana in cui viene spesso inteso, cioè come il risultato enologico di uve, semplicemente prodotte e fermentate senza particolari trattamenti chimici.
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• Reportage Eventi
U
n fenomeno che, oltre a riflettere la storia del mondo dal punto di vista tecnico, economico e filosofico, esprime l’evoluzione della coscienza umana attraverso tutte le categorie enologiche: dai Gran cru ai più semplici vini da tavola, in purezza o dall’uvaggio di numerosi vitigni, all’insegna di un unico denominatore: la naturalità declinata con la competenza e la sensibilità del produttore. Stefano Milanesi, intervenuto per primo, ha esordito dicendo : “non faccio nessun tipo di trattamento e non utilizzo concime di origine animale”. La genuinità dei suoi vini è riconosciuta a livello internazionale tant’è che recentemente un suo Maderu (Pinot Nero ) ha vinto l’oro mondiale in un concorso a Tel Aviv, in Israele. È uno che crede fino in fondo a quello che professa e i vini degustati (OP pure, Croatina e Elisa, Barbera ) gli danno ragione. È un esempio di valorizzazione del nostro territorio basato sulla genuinità e sulla cultura. Fausto Andi , vignaiolo sulle colline di Montù Beccaria ha spiegato come, negli ultimi decenni abbia trovato la sua identità con il recupero delle tipicità, dei valori storici e dei vitigni autoctoni. Un’dentità che ha trasmesso a suo figlio Augusto (del ’98) che ha recepito in pieno il suo modo virtuoso di prendersi cura della terra e ripristinare gli equilibri della natura. Per gli Andi il vino naturale si ottiene prima di tutto rispettando i terreni e utilizzando tecniche tradizionali (ma anche innovative) con un impatto il meno invasivo possibile sul normale sviluppo delle piante. Poi , in cantina ci vuole altrettanta cura : le vinificazioni vengono fatte sui lieviti indigeni, senza nessuna aggiunta di solforosa, nessuna filtrazione, nessuna chiarifica. Sono stati degustati: Sottosera, Barbera del 2010 e una bollicina Giubilo, vino spumante non dosato. Giorgio Mercandelli ha accennato alla vitivinicoltura biotica (da: bios/vita + tica/arte = arte della vita) e ha rivelato la sua grande preparazione in questa materia confermandolo uno dei massimi sostenitori dei vini che esprimono l’armonia della natura nel senso estetico del gusto . Ha spiegato come sia necessario, per approcciarsi adeguatamente al vino naturale, affrancarsi da stereotipi quali la varietà, il territorio, le mode, per arrivare ad una filosofia agricola che tiene conto di frequenze armoniche, sintropia e Domini di Coerenza. Il vino che Giorgio Mercandelli ha portato in degustazione ha sull’etichetta solo una “O” ed è descrive semplicemente come un “Bianco 2007” ed è molto di più di un vino Naturale: è un vino che Giorgio definisce, “Universale”.
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Emanuele Bottiroli, Giorgio Mercandelli, Stefano Milanesi e Fausto Andi
Alla fine della degustazione guidata da Sandro Sangiorgi , si sono potuti degustare alcuni altri vini , prodotti con metodi naturali dai seguenti vignaioli dell’Oltrepo Pavese: Baruffaldi Vini,Castello di Stefanago, Borgo Priolo ,Vercesi del Castellazzo, Via Aureliano Beccaria 36, Montù Beccaria , Azienda Agricola Pietro Torti, Loc. Castelrotto, Montecalvo Versiggia, Azienda Agricola Martilde, Fraz. Croce 4/A 1-27 Rovescala, Azienda Agricola Bisi, Cascina San Michele, San Damiano al Colle, Azienda Agricola Percivalle, Via Torchi 15, Borgopriolo , Torrazzetta, Loc. Torrazzetta, 1, Borgo Priolo, Tenuta Belvedere , Fraz. Castelrotto Snc, Montecalvo V., Azienda Agricola La Piotta, Loc. Piotta, 2, Montalto Pavese, Marco Vercesi , Fraz. Crosia,1, Montù Beccaria, La Villetta ,Via Roma, 16, Mornico Losana, Frecciarossa, Via F.lli Vigorelli, 141, Casteggio, Dal Verme Camillo e Filippo,Torre Degli Alberi, Ruino , Colle del Bricco,Via Strada Pavese 30, Broni, Brandolini Pietro,Via Marconi,41, San Damiano al Colle, Brandolini Alessio, Frazione Boffalora 68, San Damiano al Colle, La Rocchetta di Mondondone di Banfi Stefano,Cascina Pasotti, 1 Fraz. Mondondone, Codevilla, Calatroni , Fraz Casa Grande, Montecalvo V. , Azienda Agricola Angelo Grazioli di Mattia, Montù Beccaria, Azienda Agricola Franco Pellegrini, loc. Solinga, Stradella , Azienda Agricola Andrea Picchioni, Canneto Pavese, Azienda Agricola Cà del Conte, Rivanazzano, Piccolo Bacco dei Quaroni , Montù Beccaria, Azienda Agricola Perego&Perego , Rovescala
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L’Oltrepo Pavese e “RiLUCE”, il vino della frequenza di Giorgio Mercandelli Di Valerio Bergamini
Giorgio Mercandelli dell’Azienda Agricola RiLUCE, Canneto Pavese
• Vino
“Tutto è coscienza”
È
un tardo pomeriggio estivo di fine anni ’80. I ragazzi, poco più che sedicenni, hanno fatto gruppo per divertirsi insieme ma, ormai, sono annoiati e non sanno più cosa inventarsi per arrivare a sera. A Godiasco non ci sono molte distrazioni oltre al campetto dell’oratorio dove tirar calci ad un pallone. “Andiamo tutti in piazza della Soms a scalare i tubi di ferro”. La sfida è lanciata ma solo uno può raccoglierla. Il suo nome è Giorgio. Giorgio è esuberante, ha un fisico prestante, è il leader del gruppo e non può tirarsi indietro, sa che è lui che dovrà misurarsi. I tubi di ferro, sono due pali cilindrici arrugginiti, alti tre volte Giorgio, piantati ad una distanza di circa un metro uno dall’altro. Un tempo, forse, reggevano un’insegna luminosa, che ora non c’è più. Giorgio è lì, davanti ad essi e sembra Juri Chechi, il Signore degli anelli, mentre si appresta a compiere il suo gesto atletico. I suoi compagni sono a poca distanza da lui e lo osservano ammutoliti quando, improvvisamente, fa un balzo e si aggrappa con la mano sinistra ad un palo e con la mano destra all’altro. A vederlo così, da sotto in su, sembra un grande Cristo crocifisso. Dopo qualche attimo di surplace, stacca la mano sinistra e, con un poderoso colpo di reni, va ad afferrare il palo un po’ più in alto. Poi stacca la mano destra e fa altrettanto, incominciando la scalata. Il filo elettrico, rimasto incautamente scoperto all’interno del palo dopo la rimozione dell’insegna, si sposta sotto le poderose sollecitazioni giorgiane e fa contatto con il ferro arrugginito. Il grande Cristo crocifisso viene attraversato dalla scarica e si irradia di luce.
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• Vino
A
d occhi chiusi, disteso sul suo lettino d’ospedale, Giorgio vede il maestro vetraio Alfred Gerente che ha appena finito di incastrare l’ultima tessera vetrificata sul telaio del grande rosone gotico di Notre Dame. Nell’attimo stesso in cui il capolavoro si compie, gli aiuti tolgono la tela che ricopre la maestosa vetrata, con al centro il Cristo dell’Apocalisse e una cascata luminosa si riversa tra le navate, incendia di luce l’abside e si riflette sul pavimento, fiammeggiandolo. Pur accecato da tanta luce Giorgio riesce a scorgere un piccolo uomo della famiglia Bonaparte che si inginocchia sull’altare principale della Cattedrale per essere incoronato Imperatore. Quando riapre gli occhi Giorgio è un altro uomo e, da quel momento, la luce diventa il suo inseparabile compagno di viaggio. Adesso Giorgio Mercandelli, a quasi quarant’anni di distanza dalla folgorazione, è diventato per tutti “The Rock”, il fondatore della filosofia biotica (da bios/vita+ tica/arte = arte della vita), un ragazzone alto e robusto che sembra un guerriero ninja ma che, appena comincia a parlare, ti svela che dentro di sé cela il cuore di un bimbo desideroso di condividere il senso della vita e trasformare in musica le parole. Parole pacate, precise, dirette, inequivocabili e taglienti… come una spada da samurai. Parole illuminate, anzi luminose, parole di luce come i suoi vini! Perché la vite, come ogni specie di pianta, vive grazie alla fotosintesi e l’uva ha bisogno di calore ma, soprattutto, di luce e i suoi vini sono la sintesi estrema di questo fenomeno naturale. Una volta che hai visto la Primavera di Botticelli o hai letto l’Infinito di Leopardi o hai sentito la Nona di Beethoven, non li scordi più e ti basta richiamarli alla memoria per perpetuarne il ricordo, come i vini di RiLUCE, in cui la memoria del frutto si perpetua nell’infinito della coscienza. A Canneto Pavese, nel cuore dell’Oltrepo Pavese, Giorgio ha creato RiLUCE, dove le vigne sono protette da boschi, balze e prati incolti e il frutto che ne deriva è puro, proprio grazie alle condizioni naturali in cui nasce e cresce. Una realtà prodotta da un pensiero consapevole in cui Tutto è coscienza e dove nessun prodotto chimico o biologico può influenzare il profondo rapporto tra l’uomo e la natura.
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Giorgio e le sue uve E la vigna risponde: “Col suo aspetto, le sue forme, la sua vegetazione. I tralci si distendono meglio, le foglie ingialliscono dopo, il vigneto appare come un elemento vivente che è solo parte di un ambiente naturale fatto di erbe e insetti e animali. E camminarci in primavera è una meraviglia. Immagini le radici, nel buio della terra, sensitive, cercare acqua e humus e minerale. Vedi i tralci che iniziano a spingere verso l’alto, verso la luce, arrampicandosi in direzione del cielo. E in mezzo le foglie che respirano. Creando energia. Mutando acqua e anidride carbonica e luce in sostanze nutritive. Qualcosa di straordinario che l’uomo, ancora, non è riuscito ad avvicinare”. (*) (*) Corrado Dottori, Non è il vino dell’enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente, DeriveApprodi, 2012
Giorgio e le sue viti centenarie
Giorgio e le sue uve
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ono le parole poetiche di Corrado Dottori, un vignaiolo che produce Verdicchio sulle colline marchigiane e approdato alla vigna dopo aver lasciato un posto di prestigio presso una grande banca. Nel suo libro “Non è il vino dell’enologo”, racconta la sua idea di agricoltura, ambiente e delle relazioni tra un coltivatore e un sistema vivente quale la vigna. La contadinità di Dottori è la stessa di Giorgio. Quindi nessuna sostanza in vigna ma, anche, in cantina dove enzimi, lieviti, solfiti che non siano quelli naturali, sono banditi e con essi anche le botti di legno (che hanno problemi di pulizia), di cemento (le vernici epossidiche sono pericolose) e di acciaio (che trasferiscono cariche elettrostatiche al vino). Nella sua cantina alchemica (completamente decorata) ci sono solo, una pompa, una scopa, dei secchielli e i suoi speciali contenitori di una particolare resina ad alto contenuto di silicio che è quanto di più vicino al vetro possa esistere. Tutto il processo di coltivazione e trasformazione del frutto è manuale e così naturale che ovunque si respira l’aria irreale di un’antica saggezza in cui la conoscenza sembra arrivare dal futuro. Ogni attività è puntuale, meticolosa e cadenzata dai ritmi che si dilatano nello spazio e nel tempo, attraverso un’arte basata sul rispetto assoluto della natura. Di fronte all’industrializzazione dilagante, alla progressiva distruzione del pianeta, all’inarrestabile barbarie che ammorba i costumi e al cinismo con cui affrontiamo tutto questo, è sorprendente constatare che ci siano ancora contadini della statura di Giorgio che, allo stesso modo del Candido di Voltaire, pensino ancora che “il faut cultiver notre jardin” per contribuire a rendere il mondo più rigoglioso, produttivo, migliore e bello.
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La Genesi “giorgiana”
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iorgio comincia a parlarmi del suo vino con termini che partono da lontano e che esprimono concetti primordiali e io rimango a bocca aperta, quasi annichilito, nel capire che si stanno sgretolando molte delle effimere certezze acquisite sui libri o sul campo. Giorgio ha la vigna nelle vene e il divino nel sangue e non cela nessuna di queste passioni anzi le esalta, esaltandomi. La Genesi “giorgiana” abbraccia uomini, vigne, vini, filosofie riconducendo il vino al ruolo che aveva alle origini, distinguendolo da quello di oggi, che è solo una bevanda. Per esprimere meglio tutta una serie di concetti che si potrebbero definire sinteticamente biotici, si serve di una lavagnetta che riempie di disegni o espressioni basilari. Disegna e cancella con una spugnetta e poi disegna ancora dipanando un nuovo concetto e il discorso fluisce senza intoppi e comprendo perfettamente quel che mi sta dicendo perché è tutto semplice, giusto, vero, come in effetti dovrebbe essere e in fondo sono un po’ spaurito e disorientato. Sento che quello che anima Giorgio è una sorta di filosofia spirituale, applicata al lavoro, con un’immensa fede nelle proprie convinzioni (e forze e idee) alimentata da un profondo rispetto per la natura. L’agricoltura sintropica instaura un Dominio di Coerenza tra l’uomo e la natura dove qualsiasi forma di azione e di pensiero influenza l’attività della pianta e la qualità vitale e reale di ogni prodotto. Adesso capisco l’entusiasmo di Giorgio quando parla di purezza del frutto, così come il suo rifiuto all’uso di qualsiasi prodotto aggiunto ma, nella mia mente, batte come un tamburo la tentazione di chiedergli in che modo gestisce per esempio il problema della flavescenza, della peronospora, dell’oidio e Giorgio, come se avesse intuito tutto, mi dice che la malattia è solo il sintomo con cui l’armonia della natura richiama l’energia necessaria a superare un momento di difficoltà della pianta. La pianta si ammala quando l’uomo non è in grado di sostenerla psichicamente e sentimentalmente, perché i Domini di Coerenza dipendono dalla coscienza che alimenta la forza del pensiero del produttore. Dal momento che, in questa pratica, non si utilizza alcun prodotto, sostanza o trattamento chimico o biologico, il rischio di non raccogliere i frutti è proporzionale alla coscienza del produttore. Ora capisco che questo vino è un’espressione artistica perché è realmente legato alla vita del suo creatore, che supera il valore del territorio, della varietà e delle mode.
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• Vino “M” , “A”, “E” , “I” , “O” , “U”
• Vino
N
elle vigne lavorano personalmente Giorgio e Sonja, ma quel che stupisce è vederli esprimere dei concetti di fisica quantistica con la vanga, la zappa e il falcetto. Non per nulla il risultato di queste vigne si chiama “Vino di Luce”, un prodotto universale ed archetipo che dalla morte materiale del frutto rinasce in bottiglia, dopo una profonda vinificazione alchemica. Le etichette sono quasi criptiche, stilisticamente perfette e scritte in braille; portano i nomi delle vocali, cioè delle cinque forze originarie del linguaggio, in armonia con le cinque frequenze fondamentali della luce che fanno da sfondo al Glifo solare, il logo alchemico di RiLUCE. Un’etichetta porta la lettera “M” e riecheggia la memoria liquida della pianta. Dentro di me non vedo l’ora di assaggiare questi vini, che illuminano la vita, ma devo pazientare ancora un po’ perché appare, come d’incanto, Sonja, che con Giorgio condivide amore, passione e gioioso lavoro. Sonja è di una sensibilità incantevole, parla correttamente cinque lingue, suona il salterio e viene a mettersi in mezzo a noi proprio con il suo inusitato strumento e con una dolcezza impareggiabile comincia a pizzicare le corde producendo vibrazioni sonore sublimi. L’atmosfera è diventata magica, sento che questo è il sottofondo ideale per gustare, e arriva il momento della mia iniziazione con la prima bottiglia di RiLUCE: “ E ”, il soffio vitale, Bianco 2007, Etichetta gialla. È un vino penetrante e inarrestabile che ti arriva al naso come una freccia incandescente per poi trasformarsi in bocca in un concentrato di forze solari che quasi ti scaldano la lingua prima di irradiare la gola. Un vino che rivela, oltre ogni apparenza, le forze che l’hanno generato con il respiro del produttore, il soffio vitale che riluce dal suo profondo per accordarlo al ritmo dell’esistenza, al di l{ del tempo e dello spazio. E mentre Sonja ci intrattiene coi suoi archetipi ritmi, Giorgio versa nei vasi da vino: “ U ”, Il senso archetipo della natura, Rosso 2007, Etichetta Viola. Un’essenza che aderisce morbidamente alla lingua e persiste lungamente al palato prima di presentarsi in gola per compiere il suo tuffo al cuore. Una sostanza dinamica che spinge l’uomo alla comprensione, all’amore e ad agire sul mondo con cuore puro per diventare il frutto migliore della propria esistenza.
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Sonia
Giorgio
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a il tuffo al cuore non ha ancora smesso di agitare il sangue che siamo già pronti per: “ O ”, La sinestesia del gusto, Bianco 2007, Etichetta Blu. Un vino che nella sua diversit{ stimola l’interiorit{ umana alla ricerca della verit{ invisibile della materia per affinare l’arte della scelta e sollecitare l’intuizione ad agire sulla propria evoluzione in armonia con le forze dell’universo. Vino suadentemente nobile e dal respiro tropicale, vibrante al suo ingresso in bocca anticipa lo sviluppo di una sorprendente energia luminosa che pervade ogni cellula del corpo. La Luce liquida mi scende in gola e raggiunge il cervello che, ancora vittima di un improprio retaggio culturale, cerca di percepire le sensazioni gustative tipiche dei vini tradizionali e si disorienta non trovandone nessuna degna di confronto. Giorgio è già pronto ad incrementare l’incanto e mi irradia con: “ M ”, La luce del mondo, Rosso 2006, Etichetta Nera Il vino che cristallizza l’ispirazione creativa di RiLUCE, un prodotto che emancipa il respiro della terra e la memoria liquida della pianta in un’espressione d’autore senza compromessi. Un vino rosso che illumina la vita con la luce che dalle origini accende il senso dell’esistenza. L’agricoltura naturale è un’arte che sostiene la natura per raccogliere questa luce nei frutti puri della vite e permettere alle piante di rispondere alle cure e ai sentimenti dell’uomo per affinarlo e trasformarlo continuamente verso la propria realizzazione sulla terra.
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• Vino
Ci sono ancora altre due seducenti bottiglie da stappare ed io sono visibilmente smanioso di farmi sedurre e Giorgio prende in mano una delle due pepite e mi fa partecipe del suo tesoro: “ I ”, Il vino naturale ed alchemico, Rosso 2007, Etichetta Verde È un vino di raro equilibrio, armonioso compendio di energie naturali che si raccordano al naso con un soffio vegetale che anticipa alla bocca una forza liquida dal carattere magnetico. Un vino che dà profondità alle gioie e ai quesiti del nostro tempo perché illumina il passato come un’esperienza dalla quale intuire il futuro del nostro armonico sviluppo. Un’espressione archetipa dei grandi vini della storia in cui le forze del cielo e della terra vengono trasmutate in una sostanza naturale ed alchemica che riflette lo sviluppo del produttore nel gusto del proprio tempo. Siamo arrivati all’ultima pepita e Giorgio la mesce in coppe di terracotta invetriata fatte apposta per questo vino: “ A ”, Il vino di luce, Rosso 2007, Etichetta Rossa Vino di natura minerale sostenuto da una matrice liquida dal carattere intenso vegetale e piccante che conquista il consenso della bocca prima della sua autorevole discesa nella coscienza. RiLUCE trasmuta la luminosa purezza dei frutti in un vino eterno, sensibile e puro, che conserva le armoniose frequenze della natura per accordarsi al ritmo cosmico dal contesto unico e irripetibile di ogni vendemmia. Un vino che, dalla morte materiale del frutto, rinasce purificato nella sua stessa essenza per diventare una sostanza attiva che pervade l’educazione, i sentimenti e l’intelligenza. Mentre appoggio il boccale “vuoto” sul tavolo penso alla pregevole Coppa Trivulziana del IV secolo, conservata al Museo Archeologico di Milano e all’iscrizione che l’ha resa famosa: “Bibe Vivas Multis Annis”, che non ha bisogno di traduzione perché si può facilmente interpretare e che, da sola, vale più di mille campagne pubblicitarie sulla genuinità del vino. Grazie Giorgio di avermi fatto partecipe di questa sublime emozione. La PFM non me ne vorrà se, citando Impressioni di Settembre, modificherò il testo originale: “Quante gocce di rugiada intorno a me, cerco il sole… e qui c’è”.
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Il Teatro Cagnoni di Vigevano Di Titti Migliavacca
Interno del Teatro Cagnoni - Foto di Valeria Portinari
• Cultura
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ul Corso Vittorio Emanuele a Vigevano, appena un po’ discosto dalla stupefacente Piazza Ducale sorge il Teatro Cagnoni.
La storia Il GALIMBERTI unico teatro esistente a Vigevano nella prima metà dell’800 era privato, di proprietà dei Signori Giuseppe Galimberti e Vincenzo Radice . Era il 1869, I tempi erano maturi perché il Comune , spinto dall’incremento della popolazione e dalle sue nuove esigenze , si dotasse di un proprio teatro. La commissione incaricata di tentare l’acquisizione del locale del Galimberti reputò l’affare non conveniente dal punto di vista sia economico , sia logistico. Infatti il teatro Galimberti era fatiscente e non rispondente alle nuove norme, inoltre la proprietà chiedeva cifre esorbitanti per la cessione. La commissione, tratte le debite conclusioni, propose al Comune la costruzione di un nuovo teatro meglio rispondente alle esigenze dei tempi e più consono alla struttura della città. La previsione di spesa era di duecentocinquantamila lire, il costo sarebbe stato in parte a carico dal Comune ed in parte finanziato con l’alienazione dei palchi. La proposta della Commissione fu approvata dal Consiglio Comunale nella seduta del 11 giugno 1870. Il teatro si sarebbe chiamato ” TEATRO MUNICIPALE DI VIGEVANO” e la proprietà sarebbe stata della città. All’architetto Andrea Scala di Milano fu affidato l’incarico per il progetto del nuovo teatro. Nel settembre 1873 fu nominata una Commissione composta da rappresentanti del Comune e dei proprietari dei palchi che stese un regolamento riguardante l’attività del teatro. Il regolamento prevedeva, oltre alle rappresentazioni, attività di caffetteria e nel ridotto possibilità di feste da ballo, conferenze e riunioni. L’apertura imminente del teatro fu anche occasione per creare nuovi posti di lavoro, infatti fu impiegato dal Comune numeroso personale fisso e saltuario. Il teatro MUNICIPALE DI VIGEVANO fu solennemente inaugurato l’11 ottobre 1873 alla presenza di tutti i notabili della città. Quella sera si rappresentò “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi , direttore il maestro DOMENICO CAGNONI . Durante l’intervallo vennero presentati al pubblico “i velari” installati sul palcoscenico e dipinti da Giovanni Battista Garberini (pittore e scultore vigevanese di altissima levatura 1819-1896). La serata fu un vero successo di pubblico e di critica, locale e limitrofa. Infatti anche i giornali di Pavia e Milano commentarono l’avvenimento con positiva enfasi. Il teatro ebbe intensa attività e negli anni successivi furono regolarmente allestite, nel periodo di carnevale e in autunno, due stagioni operistiche di rilievo . Alla morte del Maestro ANTONIO CAGNONI avvenuta nel 1896 il Consiglio Comunale di Vigevano deliberò di intitolargli i teatro Municipale e di erigere un monumento a suo ricordo nell’atrio del teatro
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Teatro Cagnoni
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Interno del Teatro Cagnoni - Foto di Valeria Portinari
• Cultura Il Teatro Oggi
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l civico teatro Cagnoni continua ad essere luogo di cultura e spettacolo dove la magia della rappresentazione che va in scena diviene unico totalizzante con lo spettatore. Ogni anno il cartellone consta di circa 30 spettacoli che spaziano dalla lirica alla prosa all’operetta, agli spettacoli d’avanguardia ai comici , ai concerti. Il teatro è anche utilizzato per scopi sociali culturali e ricreativi, per eventi speciali e convention. Il Salone del Ridotto può ospitare matrimoni e set fotografici. La programmazione di Dicembre 1 dicembre : Ormai sono una MILF Come cambia la vita a 40 anni, raccontata e vista da chi con la freschezza di quel “sempre con gli occhi del bambino” si guarda allo specchio e … 5 e 6 dicembre : Sogno di una notte di mezza estate L’intramontabile “sogno” di Shakespeare messo in scena dal “Teatro dell’Elfo” vanta una quantità di studi e di imitazione ed è ormai diventato un cult… godibile da tutti i punti di vista. 15 dicembre: Regina Madre Il rapporto tra madre e figlio, va in scena in tutto il mondo da 30 anni, ma rimane caposaldo indiscusso del genere … duello condotto mediante scambio ininterrotto di ricatti e ritorsioni di menzogne e affabulazioni , non si distingue il vincitore dal vinto. 11 dicembre: La gallinella rossa Ognuno deve compiere la propria parte: fare la propria parte significa rinunciare al proprio egoismi e unire le forze per realizzare qualcosa di più grande dell’ interesse personale. 31 dicembre: L’inquilina del piano sopra “Una favola sulla solitudine, per mettere il buon umore e ridicolizzare il dramma che ognuno ha in sé…”
Palco e platea Teatro Cagnoni
• Cultura ANTONIO CAGNONI Era nato a Godiasco l’8 febbraio 1828 e, fin dai primi anni di vita, mostrò notevole talento musicale. Fu subito avviato allo studio della musica, studiò al conservatorio di Milano dapprima violino e successivamente composizione. Compose il suo primo lavoro (l’operetta “Rosalia di San Miniato”) a soli 17 anni dimostrando notevole talento teatrale. Talento confermato dalle successive composizioni, principalmente dall’opera DON BUCEFALO, portato al successo anche grazie all’interpretazione del basso Alessandro Bottero. L’opera venne rappresentata in tutti i teatri italiani e al Theatre Italien di Parigi nel 1865. Le sue prestigiose opere posero il Cagnoni nel novero dei compositori teatrali più apprezzati. Tuttavia nel 1856 si stabilì a Vigevano come Maestro di cappella della Cattedrale, interrompendo la brillante carriera di compositore melodrammatico. Rimase a Vigevano fino al 1863 e in quel periodo compose musica sacra compresa una messa funebre per l’anniversario della morte di Carlo Alberto eseguita a Torino ne 1859. L’editore RICORDI gli commissionò un’opera seria e Cagnoni, riprendendo l’attività teatrale, compose “Il vecchio della montagna” che fu accolta freddamente da pubblico e critica. Lasciò Vigevano nel 1873 trasferendosi a Novara , dove continuò l’attività di comporre musica sacra e teatrale Nel 1887 accettò la direzione della Cappella di Santa Maria Maggiore offertagli dalla Congregazione di Carità di Bergamo, ricoprendo il posto rimasto vacante alla morte del Ponchielli. Morì a Bergamo il 30 aprile 1896.
Antonio Cagnoni 102 |
Interno del Teatro Cagnoni - Foto di Valeria Portinari
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Riparazioni garantite
Tutti i nostri lavori di carrozzeria sono garantiti per due anni dalla data di conclusione del lavoro.
Ritiro e riconsegna a domicilio
Effettuiamo il servizio di presa in carico della vettura al vostro domicilio e ve la riconsegnamo al termine della lavorazione.
Il soccorso stradale
Vi raggiungeremo il prima possibile per capire qual è il problema. Se non sarà possibile risolvere la cosa in loco, traineremo il veicolo con il carroattrezzi fino in officina e procederemo con un check up per capire cosa non va. Nel frattempo potete utilizzare una delle nostre vetture di cortesia.
Le nostre convenzioni
Per favorire i nostri clienti, abbiamo stipulato convenzioni con tutte le assicurazioni presenti sul mercato nazionale con possibilitĂ di pagamento diretto.
CARROZZERIA MON
22/24, Via Ponzio - 27100 Pavia ( Cell. +39 335 6 Fax. +39 0382 info@carrozzeriamo www.carrozzeriamon
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Marcel Lisboa “paesaggi umani” a Pavia Di Titti Migliavacca
• Arte
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asseggiando per caso nel cuore della “Ticinum Papiae”, in quel dedalo di vie e vicoli che da via Teodolinda portano al fiume, esattamente in via Filippo Cossa sono stata attratta da una vetrina vuota , ma che lasciava intravedere un interno assai interessante: un locale unico disposto sul lungo, con una colonna in beola al centro a fare da divisorio, tra una specie di vestibolo e il resto del locale. Ho sbirciato all’interno ed ho visto dei quadri appesi, non quadri di pittura , un po’ strani. Sono entrata e subito mi sono balzati all’occhio due personaggi a me molto noti: Carlo I ed Elisabetta I d’Inghilterra si erano proprio loro, ma rivisitati! Cioè in luogo della testa o di altre parti del corpo avevano strani oggetti. Ho capito che la tecnica è ”il collage”. Incuriosita ho chiesto lumi , ed ecco l’arcano svelato. Si tratta di lavori di un artista brasiliano MARCEL LISBOA. Vive e lavora in Brasile a San Paolo. Ha iniziato come grafico pubblicitario. Con la tecnica del collage digitale sperimenta soluzioni nuove per esplorare la condizione dell’uomo. Per i suoi lavori sceglie il simbolismo, l’oscurità e la sensualità dell’età rinascimentale e barocca fondendoli con la cultura pop. Crea accostamenti sorprendenti unendo in chiave surreale classico e contemporaneo su dettagli d’immagine del l’epoca shakespeariana e vittoriana realizzando scenografie complesse. Il risultato strabiliante è di “paesaggi umani” che fondono realtà, arte e sogno. Lavori che fanno riflettere sulla nostra identità, da dove veniamo, dove siamo, dove andiamo. L’idea di allestire uno spazio culturale da dedicare a forme di arte alternative è di Daniela Scaru e Guido Malaguri, la galleria , perché di galleria d’arte si tratta si chiama MIKIKU.
La contemplazione infinita MIKIKU via Filippo Cossa n. PAVIA 12 novembre 15 gennaio
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R E D A I
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LEADER AUTOTRASPORTI di SAPIENZA Gianfranco & CILLARA Salvatore S.N.C
Via Mons. Angelini n. 22 27028 San Martino Siccomario (PV) Tel./Fax 0382 454915
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Un tuffo nel benessere Le Terme della Provincia di Pavia Di Silvia Brigada
“Così, con un gesto devoto, bere l’acqua nel cavo delle mani o direttamente alla sorgente, fa sì che penetri in noi il sale più segreto della terra e la pioggia del cielo”. (Marguerite Yourcenar)
• Terme
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a Provincia di Pavia, ormai lo sappiamo, riserva mille sorprese ed è in grado di soddisfare con la sua ampia offerta, ogni tipo di turismo: storia, arte, cultura, natura, gastronomia ed enologia sono ambiti d’eccellenza della nostra bella provincia. In questo articolo vogliamo evidenziare un altro punto di forza del nostro territorio, quello del Turismo Termale, raccontandovi la storia di tre realtà assolutamente uniche: le Terme di Rivanazzano, le Terme di Salice e le Terme di Miradolo. Dovete sapere che Rivanazzano (ci troviamo in Oltrepò Pavese), è un importantissimo centro turistico proprio per la presenza delle sue Terme. Qui il sottosuolo è infatti ricco di acque sulfuree e salso-bromo-iodiche che hanno proprietà terapeutiche e curative, ragione per cui nel 2009 si è voluto completare il nome del paese con l’appellativo Terme, a riconoscenze della più importante caratteristica. Questo è stato il primo centro termale della Lombardia a ricevere la certificazione di qualità in base alla normativa UNI EN ISO 9002. Le terme sono gestite dal Comune e accreditate dal Sistema Sanitario Nazionale. A soli tre chilometri da Godiasco, sul torrente Staffora, si trova la frazione Salice Terme, altra antica e stranota località termale. Nel 2012 è stato modificato il nome del comune da “Godiasco” a “Godiasco Salice Terme”, al fine, anche in questo caso, di dare maggiore importanza alla frazione principale del comune, Salice Terme, che possiede un maggior numero di abitanti rispetto allo stesso capoluogo comunale di Godiasco, e per sottolineare la presenza, all’interno del territorio, di importanti fonti termali. Salice Terme è da sempre conosciuta a livello nazionale per la presenza delle terme: furono addirittura gli antichi romani a scoprire, per primi, i benefici effetti dell’acqua “salsa” che generosamente sgorgava dal sottosuolo. Lo testimoniano gli importanti reperti archeologici risalenti al IV secolo che sono stati ritrovati in loco. Salice è il centro più dinamico e vitale della zona, ricco di eleganti locali. I giovani si riversano, soprattutto nelle serate d’estate, nella via centrale e nei tantissimi locali glamour di Salice. Elemento distintivo del luogo sono, però, le Terme. Le Terme di Salice hanno acque solfuree tra le più ricche di idrogeno solforato del Paese, e acque salso-bromo-jodiche, fonti con le quali è possibile preparare fanghi naturali fortemente mineralizzati. Si tratta di un centro termale storico, d’eccellenza, classificato dal Ministero della Salute al Primo Livello Super che vanta una tradizione decennale.
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• Terme
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e Terme di Salice sono uno dei pochi stabilimenti d’Italia a disporre di due tipi di acque, la sulfurea e la salsobromojodica che coprono tutto il ventaglio di cure in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. Grazie a questi due tipi di acque vengono curate con successo numerose patologie: inalazioni, aerosol, nebulizzazioni, insufflazioni endotimpaniche, humages, ma anche fanghi e bagni per l’artrosi, idromassaggi per flebopatie, cura idroponica per patologie gastroenteriche, bagni sulfurei per l’apparato dermatologico, reparto di fisioterapia in palestra o in vasca con acqua termale. Ma le terme di Salice non sempre godettero di grande fama. Infatti solo nel secolo XIX, grazie all’opera del dottore pavese Ernesto Brugnatelli, le due più antiche fonti termali, quella salsobromojodica e quella sulfurea, vennero riportate in auge: un altro medico, il milanese Ernesto Stoppani, si adoperò per la costruzione del primo stabilimento per le cure e per l’erezione della prima ala del Grand Hotel, trasformando le terme in un fattore di crescita per l’economia locale. Lo stesso dottore diventò il principale azionista della società, la quale ben presto fu tuttavia messa all’asta. Poiché le aste andarono completamente deserte, Stoppani ne approfittò per liquidare i soci, diventando di diritto unico proprietario dei pozzi, delle concessioni minerarie, delle attrezzature di cura e di altri luoghi di Salice, tra cui i 20 ettari di superficie di quello che sarebbe diventato un parco. A lui il merito anche della realizzazione della seconda ala del Grand Hotel, del Teatro delle Terme, del Caffè delle Terme e di un impianto di canalizzazione delle acque, opere che rafforzarono il ruolo della cittadina come centro termale: tutto ciò portò alla costituzione della “Società Anonima delle Terme di Salice”, ufficialmente costituita nel dicembre del 1901. Nel 1902 partì la costruzione di uno stabilimento in grado di soddisfare il preventivato aumento delle richieste di cura. La nuova costruzione, di stile pompeiano, aveva un piano rialzato comprendente due reparti, per dividere gli uomini e le donne per i bagni salsobromojodici, mentre in quello inferiore i reparti per le fangature ed i bagni solforosi. Il completamento dei reparti di cura si ebbe nel 1913: da allora Salice iniziò una continua ascesa verso una posizione di prestigio che raggiunse negli anni ‘30, complice il nuovo stabilimento e le qualità terapeutiche delle acque utilizzate. Le Terme sono circondate dal meraviglioso parco secolare, dove potrete godere della frescura dei tigli, platani, aceri, querce (tra cui la secolare quercia “di Ada Negri”, sotto la quale la poetessa in vacanza qui a Salice soleva riposare – e scrivere! – all’ombra dei suoi rami), e ancora olmi, pini, sequoie e abeti.
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• Terme
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iradolo Terme, sorge invece nel Pavese orientale, ai piedi del colle di San Colombano. Le Terme di Miradolo circondate da un parco di ben 10 ettari, sono la meta ideale per il relax e la salute. Queste acque termali sono note da secoli e sono di origine marina; sono acque salsobromoiodiche-litio magnesiachesulfuree, ricche di preziosi elementi indispensabili alla salute e al benessere, indicate in otorinolaringoiatria, reumatolgia e per le patologie vascolari. Le più antiche notizie della località Saline risalgono al secolo X. Il luogo era caratterizzato da fonti di acqua salina sfruttata per ricavare il sale che poi veniva utilizzato per la cottura del pane, per conservare i cibi. Ma fu il Re Luigi XII di Francia a portare le Terme di Miradolo alla fama nel 1511 durante l’occupazione francese dello stato di Milano. Nel 1600 e nel 1700 l’acqua salina era sfruttata dalla popolazione locale che ne magnificava le proprietà medicamentose, tanto che illustri clinici dell’Università di Pavia definirono l’acqua come “internamente antisettica, corroborante, disostruente, esternamente efficace nelle ulcere e in diversi mali cutanei”. Solo nel 1912 nacque ufficialmente il complesso delle “Terme Idroterapiche delle Saline di Miradolo”. Oggi alle Terme di Miradolo si trovano reparti specializzati per le Cure termali, il Centro Benessere Salina, la collezione d’auto d’epoca e la piscina all’aperto, impianti sportivi (beach volley, basket, muro del tennis, bocce, calcetto) e punti di ristoro. I bambini hanno nel grande parco, lo spazio a loro dedicato, con aree attrezzate. Allora? Pronti per un’esperienza … a tutto relax?
“Ricette antiche dell’Olt
trepò” Claudia Peccenini
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uguri a tutti voi cari lettori!!!
Questo è il mese più dolce dell’anno, la sera arriva velocemente e le famiglie si riuniscono in armonia e serenità intorno al presepe o all’ albero natalizio, mentre i bambini giocano festosi aspettando la Vigilia e i doni tanto sognati. Per omaggiare questo giorno così festoso e importante, ho preparato il piatto che in tutte le case del mio bel paesello, ormai dai tempi che furono, si cucina con tanta cura e amore proprio la sera della Vigilia!!! LE TAGLIATELLE AI FUNGHI PORCINI. Non è una portata difficile da realizzare, le tagliatelle ormai si possono acquistare già pronte, ma il sugo richiede una cottura lenta di qualche ora, e i funghi rigorosamente raccolti e seccati durante l’estate, vanno reidratati. Si dice che mai come in questa Santa sera la ricetta riesca in tutta la sua bontà…..
Ingredienti per 4 persone Esecuzione: facile Costo: medio • • • • • • • • • •
320 gr. Tagliatelle all’uovo 40 gr. Funghi porcini essiccati 2 Funghi porcini freschi o surgelati 1 Cipolla 1 Spicchio di aglio 2 Pezzetti di burro 1 Cucchiaio abbondante di salsa di pomodoro 1 Cucchiaio di prezzemolo tritato 1 Foglia di alloro Sale e pepe a piacere
• Rubrica Ricette
Preparazione: 1-
Mettete ad idratare i porcini secchi in una bacinella con un pò di acqua per una mezz’ora, nel frattempo tritate la cipolla e pulite bene l’aglio togliendo l’anima interna.
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- In una casseruola fate appassire e rosolare a fuoco lento la cipolla e l’aglio con un pezzetto di burro, l’alloro e una presa di sale grosso.
3 - Strizzate i funghi ormai ammorbiditi e “rivolumizzati” e tritateli abbastanza finemente. 4 - Unite i porcini alla cipolla ormai imbiondita e cuocete sempre dolcemente per una mezz’oretta aggiungendo di tanto in tanto un pò di acqua tiepida per non fare asciugare troppo il sugo. Mescolate spesso.
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5 -Aggiungete uno o due cucchiai di salsa di pomodoro e continuate la cottura per un’altra mezz’ora.
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- Pulite bene e tagliate a fettine i porcini freschi o lasciati decongelare per una decina di minuti, e uniteli al sughetto che dovrà cuocere ancora per una ventina di minuti. Non scordate che, se necessario, dovrete aggiungere qualche cucchiaio di acqua tiepida.
7 - Il sugo ai porcini è pronto, un gradevole profumo si spanderà nell’aria..... Aggiungete il prezzemolo tritato fresco e un pò di pepe macinato. Servite ben caldo, farete un figurone!!!
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• Rubrica Ricette
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uesto è un piatto molto ricco e gustoso, adatto alle occasioni di festa, i funghi dell’Oltrepò sono profumatissimi e molto saporiti! Anche le cipolle ripiene sono molto cucinate in questo periodo dell’anno, nel prossimo numero vi svelerò la ricetta originale che preparava la mia nonna. Buon appetito e buone feste a tutti!!!
MAXFA Hair & Beauty Proffessional
MaxFa Diffusion, realtà giovane nata da Fabio e Pietro nel 2010 distribuisce attualmente marchi in esclusiva quali Kadus Professional, Kleral System Professional, Scalfix, Zero Più. Punti di forza: flessibilità commerciale, formazione professionale a 360° per permettere a Titolari e Collaboratori di migliorare i servizi all’interno dei propri saloni, insieme alla ricerca dei prodotti novità per rimanere sempre aggiornati a moda e novità tecniche MaxFa Diffusion costruisce insieme ai propri clienti la migliore proposta commerciale per l’arredo e la collaborazione di marchi specializzati nel settore Hair&Beauty come Ceriotti e Gamma Arredamenti permette di fornire un servizio completo di arredo chiavi in mano.
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Diffusion - Distribuisce attualmente marchi in esclusiva quali: • Kadus Professional • Kleral System Professional • Scalfix • Zero Più - Formazione professionale 360° - Proposta commerciale per l’arredo e la collaborazione di marchi specializzati nel settore Hair&Beauty permettendo di fornire un servizio completo di arredo chiavi in mano. • Ceriotti • Gamma Arredamenti
Magazzino e sede legale - Via Piemonte, 7 - 27028 San Martino Siccomario (PV) Tel. 0382 1861293 info@maxfadiffusion.it
In cucina con Gaia
• Rubrica Ricette
Gaia Servidio
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i chiamo Gaia,
sono nata in Oltrepò Pavese, terra che sin da piccola mi ha cullata tra i suoi vigneti e le sue dolci colline, adoro cucinare, ma ancora di più utilizzare i prodotti del territorio. Mi ha sempre affascinato il profondo legame tra territorio, tradizione e identità. Questo mese vi propongo un Ossobuco di tacchino con purè di patate alle gocce di zucca e spinaci
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• Rubrica Ricette
Ingredienti • • • • • • • •
Ossobuco di tacchino 4-5 patate lessate 1/2 litro di latte Noce moscata Sale e pepe q.b 2-pezzetti di zucca 300 gr. di foglie di spinaci Aglio-prezzemolo-scorza di limone
Preparazione: 1 -
Pulite gli ossibuchi di tacchino e incidete qualche taglietto sui bordi in modo che mantengano la forma durante la cottura. Infarinateli bene e scrollate l’eccesso di farina. In una padella antiederente versate un filo d’olio e rosolare il tacchino, sfumare con del vino bianco. Regolare di sale e pepe e lasciate cuocere per 20 minuti con coperchio. 2- Nel frattempo cuocere in una padella la zucca tagliata a dadini con olio e rosmarino. 3 - Spadellate gli spinaci e frullateli con olio e sale in modo da ottenere una cremina. 4 - Dopo aver schiacciato le patate cuocere con il latte, sale, pepe e noce moscata il purè in una pentola antiaderente fino ad ottenere una bella consistenza cremosa. Aggiungere una spolverata di grana impiattare. 5 - Terminata la cottura del tacchino, aggiungere un trito di prezzemolo e di scorza di limone grattugiata. e adagiare sul purè, aggiungere delle gocce di crema di spinaci, i dadini di zucca e spolverare con ancora qualche ciuffetto di prezzemolo e scorza di limone.
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CON-FER
Carpenterie in acciao supporti tubazioni CON-FER iniziò la produzione dell’ acciaio nel 1969 sotto il nome di CON-FER s.d.f.. All’inizio del 1991 fu trasformata in CON-FER s.n.c. . Inizia con una produzione di 5 Ton mensili (1969), per raggiungere nel 1984 il livello di 30 Ton mensili, fino a 55/70 Ton mensili nel 2001. Inoltre dalla primavera 2002 la CON-FER s.n.c. è in grado di produrre articoli su precise specifiche del cliente. Nel febbraio 2003 la CON-FER s.n.c. subisce un’ulteriore modifica societaria e diventa CON-FER s.r.l. Tenendo presente le esigenze della produzione, la società realizza per proprio conto tutte le apparecchiature in legno necessarie per ogni tipo di supporto: n. 6 carri ponte assicurano la possibilità di maneggiare acciaio di peso elevato: uno da 10 ton, tre da 5 ton e due da 3,5 ton di portata cadauno. Fabbricante ed assemblatore, su disegni di cliente, di strutture di acciaio saldate ed assemblate ad alta tenuta, supporti per tubature, carpenteria pesante e leggera (HEB 400),morsetti per tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio di qualità, in acciaio carbonio e acciaio inox, ecc ecc). Negli ultimi anni ci siamo specializzati nell’approvvigionamento di materiali certificati (RINA-SOLAS), porte frangi fuoco e tutti gli accessori e le attrezzature nautiche.
La produzione avviene in due officine 3.000 metri quadrati totale coperti. La prima unità di 2.000 metri quadrati ospita la produzione meccanica, la seconda di 1.000 metri quadrati ospita invece ogni procedimento speciale, la lavorazione del legno e l’imballaggio. La nostra società produce, su propri disegni e su disegni forniti dal cliente, strutture di acciaio saldate ed assemblate e travi saldamente bullonate. (da 80 a 400 HEB ed oltre). La nostra produzione riguarda anche supporti per tubature, staffe e forcelle di acciaio leggero, medio, pesante, tubi, morsetti, selle di appoggio di tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio (DIA. 04 e DIA. 114) in acciaio carbonio e acciaio inox.
CON-FER s.r,l. Via Leonardo da Vinci n. 26/30 20089 Rozzano MI Telefono N. ++39 (02) 8255292(02)57506318 Facsimile. N. ++39 (02) 89200904
Via Leonardo da Vinci n. 26/30 20089 Rozzano MI - Italia Telefono N. ++39 (02) 8255292-(02)57506318 Facsimile. N. ++39 (02) 89200904 E-mail: info@confer.it WEB.www.confer.it
Carpenterie supporti t
e in acciao tubazioni
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DIRETTORE EDITORIALE: Emanuele Bottiroli RESPONSABILE: Filippo Quaglini REDATTORI: Silvia Brigada, Valeria Portinari, Titti Migliavacca, Valerio Bergamini PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Sara Giammona
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