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PVMagazine LA RIVISTA DELLA PROVINCIA DI PAVIA
CAPOLAVORI NASCOSTI • Garlasco....tra sacro e profano! • La Chiesa del Carmine e il liceo “Torquato Taramelli “ • Il Giardino Alpino di Pietra Corva PAESE RIVIERASCO • Bereguardo ITINERARI - SPECIALE OLTREPO’ • Alla scoperta di Lirio, Mornico Losana, Oliva Gessi, Corvino San Quirico, Torricella Verzate, Santa Giuletta REPORTAGE EVENTI • “Incontri di Stile” all’Enoteca Regionale “Un fiume Bianco” di sapori ed emozioni • Zavattarello: Alex Britti torna sul palco “In nome dell’Amore” • Agriturismo Le Tradizioni di Elide... un Luglio a tutto menù! EVENTI • Agosto a Rovescala: un’estate di musica...e non solo! RUBRICA RICETTE • Ricette antiche dell’Oltrepo’ a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
PVMagazine EDITORIALE C
ari lettori,
molti di voi saranno già al mare o in montagna … ma noi di PV Magazine siamo ancora qui a tenervi compagnia anche in piena estate! In questo numero scoprirete nuovi meravigliosi Capolavori nascosti della nostra Provincia: Garlasco...tra sacro e profano, la chiesa del Carmine e il liceo “Torquato Taramelli” di Pavia ed il Giardino Alpino di Pietra Corva. Torna l’appuntamento con i paesi rivieraschi, questo mese sarà la vota di Bereguardo e il consueto Speciale Oltrpò, dove visiteremo Mornico Losana, Oliva Gessi, Torricella Verzate, Lirio, Corvino San Quirico e Santa Giuletta. Questo mese PV Magazine vi propone alcuni Reportage degli eventi più cool del territorio: “Incontri di Stile” all’Enoteca Regionale, la Serata di Musica sotto le stelle a Zavattarello con Alex Britti e l’ Agriturismo Le Tradizioni di Elide...un luglio a tutto menù!
Seguono gli imperdibili eventi di un Agosto a Rovescala: un’estate di musica...e non solo! e le saporitissime Soste del Gusto! Non perdete, infine, la nostra rubrica delle ricette di Gaia Servidio e Claudia Peccenini, che stavolta vi proporrà fiori di zucca ripieni e salvia in pastella! Buona lettura!!! … e buone vacanze!!!
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Sommario
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CAPOLAVORI NASCOSTI • Garlasco....tra sacro e profano! • La Chiesa del Carmine e il liceo “Torquato Taramelli di Pavia... per un intervallo “storico”! • Il Giardino Alpino di Pietra Corva
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PAESE RIVIERASCO • Bereguardo
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ITINERARI - SPECIALE OLTREPO’ • Alla scoperta di Lirio, Mornico Losana, Oliva Gessi, Corvino San Quirico, Torricella Verzate, Santa Giuletta
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REPORTAGE EVENTI • “Incontri di Stile” all’Enoteca Regionale “Un fiume Bianco” di sapori ed emozioni • Serata di Musica sotto le stelle a Zavattarello. Alex Britti torna sul palco “In nome dell’Amore” • Agriturismo Le Tradizioni di Elide...un Luglio a tutto menù!
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EVENTI • Agosto a Rovescala: un’estate di musica...e non solo!
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RUBRICA RICETTE • Ricette antiche dell’Oltrepo’ a cura di Claudia Peccenini • In cucina con Gaia Servidio
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Garlasco ... tra sacro e profano! Di Silvia Brigada
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d eccoci tornati nel cuore della Lomellina! Questa volta vi portiamo a Garlasco … a scoprirne i capolavori nascosti, con l’aggiunta di qualche curiosità!
Garlasco è una delle cittadine più grandi delle terre lomelline, celebre per due presenze, una sacra (il Santuario della Madonna delle Bozzole) e una profana (le celebri Rotonde) … ma andiamo per gradi. Questo centro sorge sulla riva sinistra del fiume Terdoppio, su un territorio totalmente pianeggiante costellato da campagne e canali irrigui artificiali realizzati nel XIX secolo, rogge d’acque perenni che permettono la coltura intensiva di riso (soprattutto), cereali, mais e foraggi. Di fondazione preromana (X secolo), Garlasco fu donata nel 981 dall’imperatore Ottone II al Monastero di San Salvatore di Pavia, al tempo molto influente e importantissimo centro religioso; da allora Garlasco entrò a far parte dei domini pavesi. Nel 1436 fu dato come feudo al Conte palatino Guarniero Castiglioni da Filippo Maria Visconti ed il territorio rimase alla nobile famiglia fino alla fine del Settecento. La cittadina vi accoglierà nel suo centro storico, tra viette e la graziosa Piazza della Repubblica, in parte porticata (nel progetto originale doveva esserlo su tutti e quattro i lati, ma oggi ve ne sono solo tre, l’ultimo dei quali terminato nel 1954 ma in evidente disarmonia col resto dell’architettura urbana). Il progetto di edificazione della piazza di Garlasco si deve all’architetto Angiolini e risale alla seconda metà dell’ ‘800. Il completamento settentrionale non fu mai realizzato. Sulla Piazza si affaccia il palazzo storico sede del Municipio, dalle belle linee eleganti, e la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. La chiesa, in stile neoclassico, ha tre navate ed una enorme cupola. L’edificio sorse su una struttura quattrocentesca sul progetto dell’architetto Gerolamo Regina di Pavia a partire dal 1715. La costruzione si prolungò fino alla consacrazione del 1783. La facciata, ultimata nel 1831, è a due ordini sovrapposti. Tra le opere decorative di rilievo qui conservate si segnalano antichi affreschi quattrocenteschi riconducibili al partito decorativo della chiesa preesistente.
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Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta
Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta - Interno
Di notevole interesse è lo splendido pulpito marmoreo, del 1818; sinistra e a destra si possono ammirare i grandiosi altari laterali, rispettivamente della Madonna del Rosario (ornato con dipinti dei Misteri realizzati da Achille Savoia) e del Suffragio, con un grande bassorilievo in stucco raffigurante la Vergine e le anime purganti. In controfacciata si trova l’organo, costruito nel 1896 dai fratelli Lingiardi, rinomati organari pavesi; di fattura eccellente, lo strumento conta 1737 canne!
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Capolavori nascosti - Lomellina
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imaniamo in tema di edifici religiosi e, girando l’angolo (in senso letterale!) visitate anche la Chiesa di San Rocco, che si trova proprio sul retro della precedente. Costruita per volere del conte Giovanni Castiglioni nel 1570, la piccola chiesa, ancora oggi sede di confraternita, era dotata di molti beni artistici che andarono perduti in conseguenza delle depredazioni di età napoleonica. Oggi in essa spiccano le decorazioni di artisti locali (Canevari, Panzarasa, Sampietro). Citiamo, infine, la Chiesa della SS. Trinità: anch’essa sede di confraternita, come la chiesa di San Rocco, fu fondata nel 1612 e riedificata nel 1712. All’originaria compromessa decorazione pittorica, si sostituì quella novecentesca, affidata ai maestri Boniforti di Vigevano e Canevari di Dorno. L’edificio sacro è piuttosto ampio, benché organizzato intorno ad un’unica navata, e presenta forme barocche. La facciata a due ordini è ornata di delicati stucchi settecenteschi. La nostra visita tra i capolavori di Garlasco si sposta, ora, al Castello. Si tratta di uno dei castelli più importanti della Lomellina, tanto da essere detto, in epoca medievale, Propugnaculum Papiæ. La struttura era quella tipica lombardo - viscontea, a pianta quadrata con corte interna e torri quadrangolari agli angoli. Il castello venne saccheggiato e devastato più volte, in particolare nel 1524 quando venne quasi completamente raso al suolo. Ricostruito e rivisitato architettonicamente e funzionalmente nel corso dei secoli, del castello originario non vi è quasi più traccia: l’unica testimonianza tangibile è data dal torrione posto alle spalle della piazza (anch’esso commistione di stili diversi), oltre ad alcuni resti delle fondazioni ed una piccola torre.
Chiesa di San Rocco
Chiesa della S.S. Trinita’
Castello di Garlasco
Capolavori nascosti - Lomellina
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icordiamo che Garlasco ospita un teatro storico, il Teatro Martinetti, della prima metà dell’Ottocento. Anche questa struttura, così come accadde per la maggior parte degli edifici teatrali di molti centri italiani, fu edificato in un periodo di grande fortuna per i teatri d’opera. In diverse città, infatti, negli anni compresi tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, alcune famiglie nobili e borghesi si riunivano, dando vita a vere e proprie “società di palchettisti”. Questi, in cambio di un adeguato palco familiare ad uso perpetuo o di una ripartizione della proprietà degli stessi palchi del teatro, contribuivano alle spese di costruzione e manutenzione dell’edificio. A Garlasco, fra le persone che componevano questo gruppo interessato alla realizzazione di un teatro, , figurava anche Giuseppe Martinetti che, insieme al figlio, si adoperarono per l’adeguamento funzionale del Teatro. Nell’anno 1887 il Teatro venne acquistato dall’Amministrazione Comunale dell’epoca e vi si tenevano prevalentemente concerti musicali, rappresentazioni operistiche e balli pubblici, ma anche spettacoli vari e persino di beneficenza. Nel 1908 risulta per la prima volta realizzata una rappresentazione “con Cinematografo parlante”. Contemporaneamente, prendeva avvio anche un filone operettistico che avrebbe avuto un grandissimo successo anche in futuro. La fortunata attività artistica del Teatro Martinetti si protrasse fino alla fine degli anni Cinquanta, momento in cui iniziò il lento inesorabile abbandono della struttura; nei primi anni Sessanta l’immobile era considerato fatiscente ed inadeguato per le attuali attività di svago, tanto da ritenersi ormai prossima la sua demolizione. All’inizio degli anni Ottanta, ad un primo intervento di ristrutturazione, che ha portato alla recente riapertura. La capienza del Teatro è oggi di 255 posti complessivi ed ogni anno propone un’interessantissima Stagione Teatrale!
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Capolavori nascosti - Lomellina
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a torniamo alle due “attrazioni” principali che hanno portato Garlasco alla notorietà … partiamo dal profano. Già, perché le Rotonde di Garlasco, celeberrima discoteca, sono una vera e propria istituzione che tutti i giovani (e non più tanto giovani) di tutto il Nord Italia ben conoscono. Già, perché il locale fu fondato nel 1964, nei gloriosi anni Sessanta, nel bel mezzo (allora) del nulla della campagna Lomellina. Ma ciò non frenò la grande ascesa delle Rotonde, che in breve divennero una delle Maxi discoteche d’Italia, insieme al Piper di Roma. Sotto la direzione dello storico (per oltre 30 anni!) direttore artistico Giampiero Canevari (recentemente scomparso), le Rotonde hanno accolto grandi artisti italiani e straneri, come Venditti, Cocciante, De Gregori e, pensate, anche una giovanissima Madonna all’inizio della sua carriera! Insomma, 42 mila metri quadri di divertimento … che non tramontano mai! E, ora, dedichiamoci a qualcosa di decisamente più … sacro: il Santuario della Madonna delle Bozzole. Il santuario, che sorge a soli 4 km dal centro di Garlasco, è da sempre meta di tantissimi pellegrinaggi e oggetto di grande devozione. L’edificazione del santuario, attorno al quale si sviluppò l’insediamento suburbano che è oggi frazione del comune di Garlasco, si lega ad una miracolosa apparizione della Vergine avvenuta nel 1462. La Madonna apparve ad una fanciulla che stava venerando un’ immagine mariana posta su di un piccolo tabernacolo. L’edificio fu eretto, nelle forme attuali, in quattro campagne costruttive che si snodarono attraverso i secoli. Il primo oratorio risale al ventennio compreso tra il 1462 ed il 1483 e lega la propria edificazione al prodigio sopra narrato. L’affluenza numerosa dei fedeli portò quindi, nel 1600, alla necessità di un ampliamento dell’edificio per accogliere la sempre maggiore folla di pellegrini. Un ulteriore ingrandimento della chiesa si ebbe ancora nel secolo successivo. All’interno, sull’altare maggiore, campeggia l’icona miracolosa, legata alla prodigiosa apparizione e a cui è connessa l’edificazione quattrocentesca dell’oratorio. Tra le opere di rilievo si segnalano le statue lignee di figure piangenti (Caragnon) probabilmente del XVIII.
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Santuario della Madonna delle Bozzole
Curiosità: sono circa 200 gli ex voto dipinti conservati nel Santuario, risalenti principalmente ai secoli XIX e XX. Si tratta di una testimonianza privilegiata della straordinaria immediatezza dell’intervento della Madonna della Bozzola nel quotidiano. I “quadretti” con la scena del miracolo sono, infatti, la traduzione grafica della grazia ricevuta. Una presenza che continua ad essere testimoniata oggi e costituisce sicuramente un fatto importante, se non unico, nella zona. I cuori votivi esposti sulla parete dell’abside, i bigliettini e le foto, le bamboline di pezza e i nastri delle nascite, le offerte per i bisogni del Santuario sono ormai una presenza fissa delle Bozzole. Altra curiosità: tutti gli anni, l’ultimo giorno prima delle vacanze di Pasqua, tutti gli studenti al quinto anno delle scuole superiori di Vigevano percorrono la cosiddetta “Camminata” … una passeggiata da Vigevano al Santuario della Madonna delle Bozzole per chiedere la grazia … di un ottimo esame di Maturità!
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La Chiesa del Carmine e il Liceo “Torquato Taramelli” di Pavia....per un intervallo “storico”! Di Silvia Brigada
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commetto che molti di voi hanno sentito parlare della Chiesa e della Piazza del Carmine di Pavia … ma che pochi la conoscono veramente o l’hanno visitata da “turisti”. E allora scegliete una bella giornata estiva e concedetevi una visita “artistica”! Già, perché la Chiesa del Carmine è una delle più importanti chiese della città e uno dei più begli esempi di architettura gotica lombarda. L’edificio, di consistenti dimensioni, fu iniziato nel 1374 su progetto di Bernardo da Venezia, grazie al finanziamento di Gian Galeazzo Visconti; i lavori della chiesa continuarono per oltre un secolo, fino al 1486, quando fu terminato anche il convento adiacente. I contributi del Duca, seppur cospicui, non bastarono a coprire le spese dell’intera costruzione: il denaro arrivò, quindi, dall’aumento delle tasse dei cittadini e dalla vendita delle indulgenze. La chiesa si erge imponente sulla piazza, con la sua grandiosa facciata a capanna in laterizio rosso, divisa in cinque parti dai contrafforti, decorati in cima dai pinnacoli gotici. Sulla facciata sono presenti bellissime decorazioni in cotto con figure di putti che adornano i portali, portati dal chiostrino di San Lanfranco, e la delicata rappresentazione scultorea dell’Annunciazione, attribuita all’Amadeo (operante alla Certosa di Pavia, alla Cappella Colleoni di Bergamo e in Santa Maria alle Grazie di Milano). Sulla piazza svetta anche l’imponente campanile del Carmine, risalente al 1450, adornato da numerosi fregi e caratterizzato da una trifora adorna di colonne di marmo. Con i suoi 75 m di altezza è la più alta torre campanaria di Pavia.
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Chiesa del Carmine
Breme - Chiesa parrocchiale dedicata alla B.V. Assunta Chiesa del Carmine - Torre
Chiesa del Carmine - Interno
Municipio di Fortunago
Capolavori nascosti - Pavia
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ll’interno la struttura è possente, a pianta latina con transetto aggettante, dove grandi colonne composite sostengono i tipici arconi ogivali gotici. Le tre navate sono coperte da volte a crociera costolonate, tipiche dell’architettura gotica lombarda, che creano il consueto gioco cromatico di rossi e bianchi. Le luci e i colori sono alla “gotica”: la luce (“lux ad alto”) proviene dal bellissimo rosone, dalle bifore e dalle vetrate artistiche colorate, tra le quali (cercatela!) si distingue, nell’abside, quella della “Madonna in trono” su disegno del Foppa. Lungo le navate si aprono le cappelle gentilizie e dei paratici, decorate secondo il gusto del tempo. Segnaliamo qualche opera di rilievo: la sesta cappella a destra ospita alcuni affreschi del Moncalvo, mentre nella quinta cappella a sinistra si trova la sepoltura di Bernardino da Feltre, beato dei Frati Minori Osservanti vissuto nel XV secolo. Nella chiesa si trovano altri pregevoli affreschi, come la “Madonna con Bambino e Santi”, nel braccio destro del transetto, attribuita a Michelino da Besozzo. Una storia curiosa ha, invece, il convento del Carmine. Sorto come convento carmelitano insieme all’edificio religioso, all’epoca ospitava una scuola di teologia di preparazione alla laurea. Dal XVII secolo il convento fu sede della facoltà di filosofia (1695) e dal 1799 delle Scuole Normali e alloggio per insegnanti. Oggi il convento ospita il primo, storico, Liceo Scientifico Torquato Taramelli (1845 – 1922, naturalista e biologo) di Pavia, unico fino al 1980 e statale dal 1923. La struttura è stata mantenuta pressoché intatta, soprattutto nel chiostro, circondato sui quattro lati dai portici, un percorso colonnato coperto da volte a crociera al centro del quale sorge il secolare cedro del libano … tra versioni e studi di funzione, Divine Commedie e Sepolcri, è ancora qui che tanti studenti trascorrono l’intervallo (e i loro anni verdi!!) …
Liceo Scientifico “Torquato Taramelli”
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Il Giardino Alpino di Pietra Corva Di Silvia Brigada
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e non l’avete ancora visitato, andate al Giardino Alpino di Pietra Corva ... un’esperienza unica, ve lo garantisco!
Il giardino si trova a 950 m di altitudine, sul versante del Monte Pietra di Corvo (1078 m), su una scura emersione di roccia ofiolitica che sovrasta il giardino stesso. I giardini botanici alpini sorsero in Austria e in Svizzera, secondo una lunga tradizione, dalla metà del XIX secolo. Il fine, allora, era quello di raggruppare in un luogo unico il maggior numero di specie di piante alpine per agevolarne lo studio. Col tempo in questi luoghi, dapprima aperti solo agli studiosi, furono resi pubblici, per sensibilizzare le persone al rispetto delle specie minacciate dalla raccolta indiscriminata, a quei tempi, purtroppo, diffusa (es. le stelle alpine). Dopo il 1900, fino al 1970, i giardini alpini iniziarono a raccogliere, oltre alle specie locali, anche altre europee ed extraeuropee. Anche il Giardino Alpino di Pietracorva fu fata questa impronta, a scopo di ricerca e arricchimento floristico. Ideato e realizzato dal Dott. Antonio Ridella, veterinario e cinofilo, ma anche naturalista e grande appassionato ed esperto di botanica, il Giardino alpino di Pietra Corva fu aperto ufficialmente al pubblico nel 1967 con la finalità di conservare e adattare piante d’alta quota che Ridella stesso andava scoprendo attraverso viaggi ed escursioni botaniche effettuati non solo su Alpi ed Appennini ma anche su Pirenei, Carpazi, Caucaso sino all’Himalaya e Ande. Attorno agli anni Settanta la passione e l’entusiasmo del fondatore riuscirono a contagiare un gruppo di amici che lo aiutarono a potenziare la struttura del giardino. Le specie presenti nel giardino sono circa 1200 … quante ne riconoscete? Qui troverete piante delle Alpi Marittime, delle Dolomiti, del Gran Sasso e delle Alpi Apuane, tra cui la genziana ligure e quella appenninica, la primula impolverata, la sassifraga spatolata, le vedovelle delle Apuane, l’erba – perla rupestre e una serie di sempreverdi. Di recente è stata realizzata un’aiuola con alcune specie protette della provincia di Pavia; il tulipano montano, il tulipano dei campi, il narciso dei poeti e il bucaneve. Molte sono le specie di rododendri presenti, asiatici e locali.
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Veduta di Chignolo Po Veduta Aerea del Giardino Alpino di Pietra Corva, Romagnese - Foto di Flavio Chiesa Risaia della Lomellina
Capolavori nascosti - Oltrepo’ Pavese
“Villa della Sforzesca”
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ltra meraviglia del giardino è lo stagno, dove crescono la ninfea bianca, felci e rare orchidee dei suoli palustri.
Curiose sono le cosiddette “piante a fioritura precoce”, che iniziano a sbocciare quando la neve non è del tutto sciolta, come i crochi, i campanellini, la scilla, le anemoni e la dafne fior di stecco, il sigillo di Salomone e il dente di cane. Percorrete il tratto di faggeta e bosco misto, con faggi, aceri, carpini, castagni, peri, noccioli, ciliegi, biancospini, larici e, ovviamente, pini. Il Dott. Ridella, scomparso nel 1984, lasciò la gestione del giardino in eredità al gruppo di amici che, insieme a lui, avevano lavorato e amato questo posto, tra cui il Dott. Adriano Bernini, che ne divenne direttore fino al 2005. In quegli anni vennero ampliate le collezioni botaniche, ricostruiti habitat, aiuole e zone rocciose; venne potenziato il rapporto di scambio con altri giardini botanici italiani e stranieri. Il giardino, inoltre, entrò a far parte dell’Associazione Internazionale dei Giardini Botanici Alpini, organismo che ha lo scopo di difendere, studiare e conservare la flora e la biodiversità alpina e appenninica. Attualmente il giardino è gestito dalla Provincia di Pavia attraverso una convenzione con il comune di Romagnese e la Comunità Montana Oltrepo Pavese. Il Giardino è dotato di una foresteria, di un centro-visita che illustra i diversi aspetti del territorio ed è completato da una serie di pannelli didattici esposti lungo i sentieri interni. I recinti confinanti con queste strutture ospitano inoltre cervi, daini e mufloni. E’ stato di recente realizzato un Centro Studi dell’Appennino Settentrionale il cui scopo è quello di favorire, sviluppare e realizzare attività di ricerca, educazione ed informazione sull’ecosistema naturale appenninico nonché attività di studio della biodiversità del territorio limitrofo.
Giardino Alpino di Pietra Corva Il giardino è aperto dal 1 aprile al 30 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Il giorno di chiusura è il lunedì. Località Pietra Corva, Romagnese Tel: 0382 597865 E-mail: emanuela.piaggi@provincia.pv.it Sito: www.provincia.pv.it
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I fiori del Giardino Alpino di Pietra Co
orva: Ninfee, Genziane, Aster
Giardino Alpino di Pietra Corva - Lo Stagno
Castello Procaccini di Chignolo Po
Giardino Alpino di Pietra Corva - Cartina
Paese Rivierasco – Bereguardo Di Silvia Brigada
Torna la rubrica dei paesi rivieraschi della provincia di Pavia, alla scoperta dei luoghi magici che si affacciano sui fiumi della nostra bella pianura. Questo mese è la volta di Bereguardo … curiosi di saperne di più?
Veduta Aerea di Bereguardo - Foto di Flavio Chiesa
Sulle sponde del fiume - Ticino
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ereguardo si definisce come paese rivierasco in quanto sorge sulla riva sinistra del fiume Ticino, a pochi chilometri da Pavia. Il comune è inoltre attraversato dal fiume per un tratto, dove è possibile attraversarlo dal noto “Ponte di Barche” situato al termine del Naviglio di Bereguardo. Da Bereguardo ad Abbiategrasso, infatti, è possibile seguire il corso del Naviglio, chiamato appunto “di Bereguardo”, che stacca dal Naviglio Grande presso Abbiategrasso. Questo tratto di Naviglio fu ultimato nel 1470 per sopperire all’esigenza di collegare Milano e Pavia. Tra i Navigli, quello di Bereguardo fu il primo a perdere di interesse economico dal momento che lo scavo del Naviglio Pavese lo rese meno conveniente. Le prime notizie storiche riguardanti Bereguardo si possono ascrivere al periodo delle invasioni nel territorio prima dei longobardi e poi dei franchi ed a tal proposito sono state fatte delle ipotesi etimologiche sul nome del borgo come la forma francese “Beauregarde”.
Sala dedicata al tema del Grande Cavallo
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Appartenente alla Campagna Soprana di Pavia, l’abitato si sviluppò attorno al Castello costruito dai Visconti di Milano (Luchino e poi ampliato da Barnabò) all’inizio del XIV secolo per il controllo di un passo del Ticino, e diventato ben presto luogo di svaghi e cacce per i duchi di Milano, da cui il nome di bel riguardo per la posizione panoramica dominante la valle alluvionale del Ticino. A tal proposito sappiamo che nel 1386 il duca Gian Galeazzo Visconti decise di estendere ai confini del comune anche una grande parte verso il Ticino di modo da potervi creare una grande riserva che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli e daini. Nel XV secolo, il castello e l’abitato di Bereguardo vennero infeudati a Matteo Mercagatti di Bologna (capostipite degli Attendolo Bolognini) che era già castellano di Pavia. Nel 1447 il conte Francesco Sforza, con l’intento di impadronirsi del Ducato di Milano, pose assedio al castello di Bereguardo facendosi in breve tempo consegnare il borgo grazie alla complicità di Agnese Del Maino (amante del duca Filippo Maria Visconti) per poi ricompensare lo stesso Mercagatti col titolo di conte e con il feudo di Bereguardo.
Il Ponte delle “Barche”
Sulle sponde del fiume - Ticino
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l ruolo politico del Mercagatti, ad ogni modo, divenne secondario quando Francesco Sforza riuscì a raggiungere il proprio intento nel 1450 con l’elezione a duca del milanese. Fu in quell’anno, infatti, che il castello e il borgo di Bereguardo vennero concessi in usufrutto a Giovanni Tolentini della Stacciola, originario di Urbino, suo capitano delle guardie e consigliere personale nonché sposo di Isotta Sforza, figlia naturale del duca. Quest’ultima donazione, ad ogni modo, fu un semplice usufrutto in quanto i diritti feudali vennero mantenuti da Francesco Sforza. All’epoca il castello si presentava con una grande pianta quadrata, cinto a sua volta da un più grande quadrato recintato (bassa corte), è ubicato sopra un terrazzamento naturale del Ticino. La struttura riprende la classica tipologia a impianto quadrangolare dei castelli viscontei di pianura. Circondato da fossato (un tempo riempito dalle acque del vicino Naviglio), era però privo di torri angolari. Oggi presenta una pianta a “U”, derivata dalla perdita dell’ala settentrionale (come è accaduto al castello di Pavia). Oltre alla bellissima e grande bifora gotica in cotto sul lato sud (forse progettata da Bramante), il castello conserva i resti di un ponte levatoio sull’ingresso e parte della merlatura. Profondamente rimaneggiato nel XVIII secolo, il secolo successivo il castello fu acquistato dall’ingegnere milanese Giulio Pisa che, a sua volta, nel 1897 lo donò al Comune, che ancora oggi lo gestisce.
Oltre al castello visitate anche i due importanti edifici religiosi di Bereguardo.
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Il Castello di Bereguardo
Sulle sponde del fiume - Ticino
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niziate dalla Chiesa Parrocchiale di S. Antonio Abate, che sorge sull’area un tempo occupata da una cappella fatta costruire dai Visconti nel 1425. L’edificio attuale fu innalzato attorno al 1762, sovrastata da una bella cupola ottagonale. La facciata è in mattoni nudi e si contrappone all’interno riccamente decorato in stile baroccheggiante, dove risalta il pulpito scolpito in legno con baldacchino. A destra dell’altare maggiore si apre la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, mentre i due altari minori, con belle decorazioni in stucco, sono dedicati uno ai Santi Mauro Abate e Bernardino da Feltre e l’altro a S. Rocco, patrono del paese. La chiesa è affiancata da un campanile alto più di 40 metri con una graziosa cupola bizantineggiante. Visitate anche la Chiesa di San Zeno, il più antico edificio religioso di Bereguardo: fu infatti costruita nel 1549 in un luogo sacro, dove già sorgeva una cappella dedicata a San Zeno, il protettore dei pescatori. (Non è un caso che San Zeno fosse scelto come protettore di questa zona fluviale! … ma di Lui parleremo ancora … ). Di piccole dimensioni (è lunga 12 metri e larga 8), la chiesa ha un solo altare, collocato nell’abside, a catino, impreziosito da un affresco che rappresenta al centro la Madonna del Latte, di epoca forse cinquecentesca, e ai lati San Rocco e San Zeno, di epoca più tarda, forse settecentesca.
Chiesa di San Zeno
Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio
Sulle sponde del fiume - Ticino
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sperienza curiosa è quella dell’attraversamento del Ponte di barche di Bereguardo.
Lasciandosi alle spalle il centro abitato di Bereguardo e svoltando verso il Ticino, una strada a saliscendi conduce in tre chilometri al ponte di barche, nella posizione scelta dai Visconti nel 1374 per uno degli undici ponti realizzati sul Ticino; per la sua importanza commerciale e militare, nel 1378 fu fortificato, e sostituito nel 1449 da un ponte di barche dal Duca Francesco Sforza, per transito, e poi sostituito da un ponte in chiatte stabile, qui trasferito dalla Becca sul Po. Questo tipo di ponte, segue la portata del fiume: si alza con il livello dell’acqua e le barche galleggiano. Il Ponte di barche, ultimato nel 1913, è uno degli ultimi ponti realizzati su chiatte in Italia e uno tra i rari attraversabili anche in automobile. Inizialmente fu costruito come opera provvisoria (secondo la tecnica degli antichi ponti su chiatte di origine medievale) ma, contro ogni pronostico, resistette ad entrambe le guerre mondiali, seppure con parziali rifacimenti e riparazioni. Il ponte collega il comune di Bereguardo con la vicina frazione Boscaccio, appartenente al comune di Zerbolò. Ad oggi il traffico è regolamentato.
Ricordiamo che Bereguardo ha due frazioni fuori dai propri confini: la Frazione Zelata e la Frazione Vigna del Pero.
Se vi trovate a Bereguardo la prima domenica di ottobre, non perdetevi la Festa di San Zeno, nata nel 1926 come fiera del bestiame, è oggi una manifestazione ricca di eventi che sposa all’antica esposizione dedicata alla zootecnia una serie di appuntamenti di diverso genere, dal culturale al folcloristico (con tanto di corsa degli asini e palio delle contrade). Altre manifestazioni: ogni prima domenica del mese si tiene il “Mercatino delle Vecchie Cose”, mentre la terza domenica di aprile Bereguardo festeggia la Primavera e per l’occasione si trasforma in un mare di fiori e profumi e si anima di iniziative.
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Ponte delle Barche
CON-FER
Carpenterie in acciao supporti tubazioni CON-FER iniziò la produzione dell’ acciaio nel 1969 sotto il nome di CON-FER s.d.f.. All’inizio del 1991 fu trasformata in CON-FER s.n.c. . Inizia con una produzione di 5 Ton mensili (1969), per raggiungere nel 1984 il livello di 30 Ton mensili, fino a 55/70 Ton mensili nel 2001. Inoltre dalla primavera 2002 la CON-FER s.n.c. è in grado di produrre articoli su precise specifiche del cliente. Nel febbraio 2003 la CON-FER s.n.c. subisce un’ulteriore modifica societaria e diventa CON-FER s.r.l. Tenendo presente le esigenze della produzione, la società realizza per proprio conto tutte le apparecchiature in legno necessarie per ogni tipo di supporto: n. 6 carri ponte assicurano la possibilità di maneggiare acciaio di peso elevato: uno da 10 ton, tre da 5 ton e due da 3,5 ton di portata cadauno. Fabbricante ed assemblatore, su disegni di cliente, di strutture di acciaio saldate ed assemblate ad alta tenuta, supporti per tubature, carpenteria pesante e leggera (HEB 400),morsetti per tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio di qualità, in acciaio carbonio e acciaio inox, ecc ecc). Negli ultimi anni ci siamo specializzati nell’approvvigionamento di materiali certificati (RINA-SOLAS), porte frangi fuoco e tutti gli accessori e le attrezzature nautiche.
Via Leonardo da Vinci n. 26/30 20089 Rozzano MI - Italia Telefono N. ++39 (02) 8255292-(02)57506318 Facsimile. N. ++39 (02) 89200904 E-mail: info@confer.it WEB.www.confer.it
Carpenterie supporti t
e in acciao tubazioni
La produzione avviene in due officine 3.000 metri quadrati totale coperti. La prima unità di 2.000 metri quadrati ospita la produzione meccanica, la seconda di 1.000 metri quadrati ospita invece ogni procedimento speciale, la lavorazione del legno e l’imballaggio. La nostra società produce, su propri disegni e su disegni forniti dal cliente, strutture di acciaio saldate ed assemblate e travi saldamente bullonate. (da 80 a 400 HEB ed oltre). La nostra produzione riguarda anche supporti per tubature, staffe e forcelle di acciaio leggero, medio, pesante, tubi, morsetti, selle di appoggio di tubo, cavallotti, cavallotti di ancoraggio (DIA. 04 e DIA. 114) in acciaio carbonio e acciaio inox.
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Speciale Oltrepo’ Di Silvia Brigada Anche per il mese di luglio vi portiamo a spasso per le belle terre d’Oltrepò, dove vivere i colori e i sapori delle verdi colline … prendendo un po’ di fresco e sorseggiando un calice di bianco! Stavolta percorreremo le vie della pittoresca Lirio, di Mornico Losana, di Oliva Gessi, Corvino San Quirico, Torricella Verzate e Santa Giuletta. Pronti? Si parte!
Speciale Oltrepo’
LIRIO
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dagiata sulla cima di un piccolo colle, nella valle del torrente Scuropasso, Lirio è tranquilla, silenziosa e senza tempo. Vi consigliamo di visitarla a piedi attraverso un itinerario fatto di testimonianze di fede, di storia, di quei racconti che non si leggono sui libri, passeggiando tra viuzze, vecchie corti e fienili, fermandovi per una pausa presso le aziende locali. Le prime testimonianze dell’esistenza di Lirio rimanderebbero all’epoca romana. In età medievale Lirio fece parte del piacentino Comitato di Auce; in seguito, nell’XI secolo, appartenne al monastero pavese di Santa Maria delle Cacce. Nel 1164 fu confermata da Federico Barbarossa fra i luoghi sottoposti a Pavia; fu inclusa nel feudo di Montalto, e fu possedimento parte dei Beccaria e parte dei Belcredi, famiglie nobili della zona. Nel Trecento subì l’occupazione da parte del condottiero visconteo John Hawkwood (Giovanni Acuto). Nel 1415 venne confiscata e assegnata agli Aicardi (poi Visconti - Scaramuzza), che lo cedettero nel 1477 a Manfredi signore di Faenza. Nel 1536 una parte del territorio fu infeudata agli Arrigoni, dalla cui famiglia fu donata nel 1658 al Collegio Castiglioni di Pavia, cui rimase fino all’abolizione del feudalesimo. L’altra parte tornò in possesso dei Belcredi e, nel secolo XVIII, passò dal feudo di Montalto a quello di Montecalvo. Anche questa proprietà rimase in essere fino al 1797. Visitate la Chiesa parrocchiale di San Paolo, che domina sull’abitato, importante per il paese, tanto che in alcuni documenti antichi, questo è ricordato come “Lirio di San Paolo” o “San Paolo di Lirio”. La chiesa fu costruita nel Seicento in sostituzione di un oratorio fatiscente. Al suo interno sono custoditi un antico Battistero e diverse statue votive. Il Santo Patrono è rappresentato sulla volta (l’opera ha come soggetto la vocazione di San Paolo avvenuta in seguito ad una caduta da cavallo) e nel grande dipinto che sovrasta l’altare. Di pregio sono anche il crocifisso collocato sulla parete di destra e il confessionale ligneo. Accanto alla chiesa si trovano i resti dell’antico castello, rintracciabili nel muro che corre lungo la strada che conduce alla chiesa, al di sotto della piazza e del palazzo municipale, e in una parete appartenuta alla torre, con segni di finestrature archi voltate. Nel raggiungerlo passate accanto ad un quadro rappresentante la Madonna della Guardia.
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Palazzo Municip
pale di Rivanazzano Terme
Chiesa parrocchiale di San Paolo
Speciale Oltrepo’
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gli angoli fioriti, cascine e casette in sassi, stradine strettissime e ombreggiate costituiscono il centro caratteristico di Lirio. L’unica costruzione un po’ più “ambiziosa” è l’Ottocentesca Casa Cavagna, con un corpo centrale affiancato da due “torrette”. Non lontano dal borgo, ma in luogo isolato, in un bosco nei pressi delle vecchie cave, si trova la Madonna dei Vigneti, circondata da ginestre. Quest’ultima, come quella che si trova in una nicchia all’angolo di una casa in Via Roma, presso l’incrocio con Via 24 Maggio, è stata posta qui dalla famiglia Casarini più di trent’anni or sono. Giungete, infine, alla Cappella della Madonna del Rosario, rimodernata e ampliata ad inizio Novecento, immersa nel verde dei vigneti, tra i cui filari è possibile passeggiare e perdersi nella natura. Lirio è legato a molte tradizioni, credenze e curiosità … noi vi riportiamo quelle che abbiamo scoperto! Curiosotà n. 1: il paese, un tempo, era famoso per l’esistenza di una varietà autoctona di pere, ora andata perduta; i frutti erano chiamati “pér büs”. Curiosità n. 2: si dice inoltre che la rivolta del pane del 1628, quella narrata dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”, sarebbe scoppiata a Lirio, per poi sfociare, solo in un secondo tempo, nella grande protesta che vide protagonista, come è ricordato nei libri di storia, la città di Milano. Curiosità n. 3: una celebre leggenda liriese narra che nel paese “una vecchia donna tenuta in conto di strega, ammalatasi gravemente ed entrata in agonia, in tale stato perdurava da vari giorni senza poter morire e continuando a ripetere a lass, a lass (lascio, lascio), intendendo legare a qualcuno la sua eredità. I vicini di casa, che per sentimento di umanità, benché con ripugnanza, l’assistevano nell’intento di alleviarne le sofferenze, tolsero alcune tegole dal tetto del tugurio per lasciar entrare aria. La vecchia continuava a ripetere a lass, a lass, guardando ora questo, ora quello, ma nessuno voleva accettarne l’eredità; ed allora essa chiese che le si portasse la scopa, ed allungando il braccio, indicandola, esclamò: a lass a tì (lascio a te) e spirò. Si vide allora la scopa ballare pazzamente per la casa, mentre gli astanti si affrettavano ad allontanarsi, facendosi il segno della croce”. Al di là della leggenda, Lirio ebbe realmente fra i suoi abitanti una strega, condannata al rogo dal Tribunale dell’Inquisizione: si tratta dell’“ossessa” che compare in un affresco della Basilica di San Pietro Apostolo in Broni. Curiosità n. 4: Lirio è anche ricordata dagli appassionati di UFO per l’apparizione di alcuni umanoidi dall’aspetto luminoso ed evanescente, avvenuta nell’estate del 1993 sotto agli occhi di un contadino del posto che si trovava nei vigneti. Il terreno nei pressi dell’avvenimento, fu trovato bruciato in vari punti, come accertarono i carabinieri chiamati per un sopralluogo. Anche l’Aeronautica di Piacenza sorvolò subito la zona. Una cosa molto simile accadde lo stesso giorno ad una coppia di agricoltori che stava lavorando nel proprio frutteto in Valle Schizzola (Borgo Priolo).
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La Madonna dei Vigneti
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Speciale Oltrepo’ MORNICO LOSANA
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ornico Losana, insieme a Oliva Gessi, Corvino San Quirico e Torricella Verzate forma l’Unione dei Comuni Lombarda dell’Oltrepò Centrale. Il paese sorge sulla collina che divide la Valle del torrente Verzate a la Val Sorda. Ci sono buoni motivi per pensare che abbia origini molto antiche, essendosi probabilmente sviluppata a partire da un insediamento celtico. I Galli, discesi dalle Alpi nel I secolo a.C. andarono infatti ad occupare quei territori. Da Mornico, lungo il corso del torrente Rile Verzate, che scorre attraverso il territorio comunale in frazione Losana, sarebbe passato Annibale col suo esercito, per portare a termine poco dopo una manovra di accerchiamento dei romani a Casteggio. Nel 397 d.C. sotto il dominio dell’Imperatore Teodosio, il villaggio entra a far parte della giurisdizione dell’Aemilia e di conseguenza sotto l’influenza civile ed ecclesiastica di Piacenza. Nel 1164 appare fra i luoghi che Federico Barbarossa riconferma sottoposti alla giurisdizione di Pavia. Nel 1255 risulta già dipendere dal feudo di Montalto, in mano alla famiglia Belcredi, e ne segue le sorti, passando dapprima agli Strozzi, poi ai Taverna, e successivamente ritornando ai Belcredi. Questi ultimi, nel Settecento, assumono il titolo di Marchesi di Mornico. Il centro del paese ha come fulcro Piazza Libertà, su cui si affaccia il Palazzo del Municipio, risalente al 1881; questo presenta, inglobata nella parte sinistra della facciata, una lastra di marmo recante un’epigrafe dedicata al Signor Giuseppe De Filippi, scomparso nel 1894 (antenato della nota presentatrice televisiva Maria De Filippi) che, nell’Ottocento, risollevò l’agricoltura mornichese introducendo importanti innovazioni in campo vitivinicolo; inoltre fu tra i soci fondatori della locale Banca Popolare Cooperativa nel 1883, chiusa nel 1935. Al centro della piazza si trova il Monumento ai Caduti, realizzato su progetto dello scultore genovese Achille Canessa e inaugurato nel 1923. La statua in bronzo del milite si erge su un basamento in pietra nera. Il lato orientale della piazza è delimitato dalla Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, a tre navate, risalente alla seconda metà del secolo XVI. Al suo interno si possono osservare l’altare maggiore in marmi policromi del secolo XVIII, il coro ligneo in noce (XVI secolo), la mensa in marmo giallo di Siena, gli affreschi contemporanei della volta e delle lunette, realizzati nel 1981 dal pittore bergamasco Claudio Nanni; uno di essi raffigura alcuni giovani vendemmiatori guidati dal Beato Luigi Orione.
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Piazza Libertà di Mornico Losana: Chiesa dei SS Cosma e Damiano, Monumento ai Caduti e Palazzo Municipale
In un fabbricato annesso alla pittoresca villa Gioia, che si erge a destra del municipio, si trova invece il Museo Contadino. Non fatevi ingannare dal nome, non troverete solo zappe e strumenti per il lavoro nei campi, ma un’importante collezione di oggetti curiosi della vita quotidiana, sia casalinga che professionale, di un tempo (aperto su richiesta. Contattare gli uffici comunali al numero 0383 892523). Nei pressi della piazza si trova inoltre il laboratorio dell’artista Miriam Di Fiore, che utilizza il vetro per creare opere meravigliose seguendo una tecnica da lei stessa ideata, tecnica che insegna a numerosi allievi che ogni anno la raggiungono da ogni parte del mondo (www.miriamdifiore.com). Fra questi vi è stata anche l’artista guatemalteca Elsie Wunderlich che continua ancora a frequentare il paese e a rappresentarlo nei suoi quadri. Poco oltre Villa Gioia, sorge un’altra elegante abitazione, che risale anch’essa al primo Novecento. È proprio la Villa di famiglia dei De Filippi: qui, Maria visse da bambina; tuttora, lei e il fratello Giuseppe, la custodiscono gelosamente.
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Speciale Oltrepo’
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Mornico visitate anche l’oratorio di San Rocco, piccolo edificio ottagonale dedicato al santo pellegrino guaritore degli appestati, vissuto nel XIV secolo. Recentissimamente, al suo interno, essendo priva di apparato decorativo antico o moderno, sono stati realizzati vivaci dipinti per opera di pittori e decoratori locali. Attraverso una ripida stradina, superato l’antico arco di Casacana, salite al Castello di Mornico Losana. La sua edificazione è certamente avvenuta dopo la costruzione del castello di Montalto, del quale rappresentava uno degli avamposti. La prima prova attendibile della sua esistenza risale a 1350 quando, in un rogito, appare collegato al nome della famiglia Belcredi. Nei secoli ha subito vari rimaneggiamenti, tanto che, da fortilizio in pietra locale, ha assunto nell’Ottocento l’attuale aspetto goticizzante che lo caratterizza tuttora, ricco di loggette, archi e merlature. Di proprietà privata, viene messo gentilmente a disposizione per lo svolgimento di eventi di qualità come mostre d’arte e serate musicali. Per tutto il resto del tempo, è una meravigliosa location per matrimoni, meeting, congressi ed altri eventi, ma anche il set ideale per servizi fotografici, spot e riprese cinematografiche. Varcando il cancello d’ingresso, incorniciato da un arco a sesto acuto, avrete la sensazione di entrare in un’altra epoca. Risalite il ripido viale che conduce all’edificio ammirando a sinistra scorci suggestivi sulle colline retrostanti il maniero. Attraverso un passaggio più stretto, accederete al cortile e ai giardini. Dall’alto di questo colle, dal quale si gode di un panorama mozzafiato, si respirano una pace e un silenzio, rotto solo dai rumori della natura, tipici della campagna. Prima di lasciare Maronico, dovete assolutamente fermarvi ad assaggiare la notissima specialità locale: le Ciambelle di Mornico. Sempre in piazza della Libertà si trova l’unico punto di produzione e vendita delle famose ciambelle gestito dalla famiglia Calvi, che ha iniziato a produrle intorno alla metà degli anni Cinquanta. Le ciambelle, tipiche dell’Oltrepò, dove sono meglio note con il nome dialettale di brasadé, nacquero nelle cascine come alimento alternativo al pane. Nessun produttore di ciambelle le fa uguali ad un altro perché basta introdurre varianti anche minime per trasformarne consistenza, sapore e forma.
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Chiesa di San Michele Castello di Mornico Losana
Scorcio della Casa Natale di San Luigi Versiglia
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Il Borgo di Romagnese
Speciale Oltrepo’ OLIVA GESSI
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liva Gessi è un piccolo paradiso rurale, un “luogo soleggiato”. E proprio quest’ultimo sarebbe il significato della prima parte del nome del paese, secondo quanto riportato da alcune fonti, mentre la seconda parte si riferisce alla presenza, protrattasi fino al Novecento, dell’attività estrattiva di gesso (nel territorio sono presenti depositi). Il paese si trova lungo i torrenti Rile San Zeno e Verzate. Oliva (ad oggi 180 anime) è nota fin dal 972, quando fu donata dall’imperatore Ottone I alla nuora Teofano, che successivamente la donò al monastero pavese di Santa Maria delle Cacce. Passato insieme ai paesi vicini sotto il dominio di Pavia (1164), fu incluso nella podesteria di Montalto, infeudata alla famiglia pavese Belcredi. Il dominio del monastero proseguì sotto la signoria dei feudatari di Montalto; prima del XVII secolo la proprietà era passata alla famiglia pavese Isimbardi, feudatari della vicina Santa Giuletta. Dagli Isimbardi, verso la fine del XIX secolo, la proprietà della tenuta di Oliva fu acquistata dai De Benedetti di Torino. Tra il 1928 e 1946 il comune fu soppresso e aggregato a quello di Corvino San Quirico. Oliva Gessi è legata ad una personalità religiosa molto importante, in quanto luogo di nascita di San Luigi Versiglia. Nato nel 1873, il santo fu martirizzato in Cina il 25 febbraio 1930. Assieme al compagno di sventure Don Caravario, Egli sacrificò con coraggio la propria vita per salvare tre giovani donne che viaggiavano nel loro gruppo, mentre si recavano in missione nel Lin - Chow. Luigi fu canonizzato a Roma nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II. La sua casa natale, un modesto edificio risalente al 1832, è stata trasformata in casa - museo, ed è ubicata nel centro storico del paese. Sulla facciata, in alto a destra, nel 1930, è stata sistemata una lapide marmorea, sormontata da un medaglione bronzeo con l’effige di Mons. Versiglia. Un arco secolare in mattoni, incorniciando la via che attraversa il paese, collega l’abitazione alle antiche mura del castello, che sorgeva in luogo dell’attuale Palazzo Guasti. Proseguendo su quella stessa strada si giunge dopo poco ad un piazzale.
Casa Natale di San Luigi Versiglia
Speciale Oltrepo’
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ui si affaccia, oltre al Municipio, il Teatro Parrocchiale De Filippi, il più grande d’Europa in rapporto al numero degli abitanti, recentemente sottoposto a significative opere di restauro. Qui si esibisce il Gruppo teatrale dialettale G74, nato negli anni Settanta per opera di un gruppo di giovani olivesi con lo scopo di sostenere le missioni in Africa di Don Alfredo Ferrari, e attualmente portato avanti da una nuova generazione di attori, le cui esibizioni sono richieste in molti paesi della zona; è presente, inoltre, un bel punto panoramico circondato da aiuole fiorite e, naturalmente, la Chiesa di San Martino Vescovo. In facciata, in un dipinto degli anni Ottanta realizzato da Virginio Santini, è rappresentato il santo titolare a cavallo mentre dona parte del suo mantello ad un povero. All’interno, le decorazioni sono anch’esse novecentesche, come l’affresco della volta che ha come soggetto la Madonna della Cintura, patrona del paese e il catino affrescato con la “Gloria di San Martino”. Sono invece esempi più antichi tre affreschi che si trovano lungo la navata, risalenti al XVIII secolo: “Il battesimo di Gesù al Giordano”, “San Francesco che riceve le stimmate” e il “Martirio di San Pietro da Verona”. Nell’edificio si conserva inoltre la statua seicentesca della Madonna della Cintura. Interessante anche il fonte battesimale poggiante su una colonnina probabilmente di età romana. La chiesa, di origini molto antiche (è citata per la prima volta in una bolla pontificia del 1185 e rifatta entro il 1682) volge le spalle al palazzo comunale. Di fronte alla bella facciata, è stata realizzata una scalinata, la cosiddetta “Salita dei Martiri”, inaugurata nel 2005 dal Cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e dedicata ai Santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario. Curiosità: nello stemma di Oliva Gessi ci sono delle croci. Ciò deriva dall’antica usanza di mettere delle crocette di cera fuori da determinati edifici come invocazione contro le scorrerie. La tradizione rivive nella “Processione delle Crocette”, durante la quale queste crocette vengono poste ai quattro angoli di Palazzo Guasti
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Chiesa di San Martino Vescovo e la “Salita dei Martiri�
Parco di Salice Terrme
Chiesa Parrocchiale San Quirico
Oratorio della Beata Vergine della Neve
Castello
Speciale Oltrepo’
CORVINO SAN QUIRICO
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orvino San Quirico, i cui gruppi di case si dispongono sia in pianura che sui colli, riprende in parte il nome del titolare della Chiesa Parrocchiale, Quirico. Figlioletto di Giulitta, fu ucciso assieme alla madre in seguito alle persecuzioni dei cristiani perpetrate in Grecia nel IV secolo d.C., divenendo il più giovane martire della storia. La prima parte del toponimo del paese è quella più antica, con la quale il luogo era conosciuto prima dell’XVII secolo e che potrebbe ricondurre ad un antico personaggio di nome Corvino. Una cosa che salta all’occhio è il fatto che la Chiesa Parrocchiale e il Municipio sorgano in un punto isolato, anche se centrale rispetto al modo in cui si dispongono le aree abitate sul territorio comunale. Il secondo è però posteriore alla chiesa, essendo stato edificato a fine Ottocento. Davanti alla chiesa parrocchiale si può osservare un cippo posto qui in memoria di Don Felice Ciparelli ucciso in chiesa da un milite nel 1944 durante la seconda guerra mondiale. Poco più in alto è sito il Castello che nell’aspetto attuale ha assunto le caratteristiche di un maniero. Sulla salita che porta al castello vi è la colombaia, un’antica costruzione detta anche “casa forte”. Corvino si estende molto sul territorio, soprattutto con le sue tante frazioni sparse sulle colline. Visitate, ad esempio, l’Oratorio della Beata Vergine della Neve, che fu edificato nel 1825 a titolo di ringraziamento, poiché il paese era stato protetto dal colera. Si trova anch’esso nella zona collinare del Comune, in una frazione che si chiama appunto Oratorio. Curiosità: se sarete a Corvino in estate, non perdetevi la solenne processione della statua della Madonna della Neve (portata a spalla), che si tiene tutti gli anni la sera del 4 agosto, partendo dal suo oratorio per le vie del paese: è una della più antiche, lunghe, partecipate e belle processioni della zona. A memoria d’uomo le avversità atmosferiche non hanno mai impedito il suo svolgimento! Andate, infine, in frazione Fumo, una delle più antiche, risalente al 1198 e che sorse lungo l’antica via Romera, arteria di intenso passaggio. In questa località era presente soltanto un piccolo oratorio, ma in seguito ad una donazione privata, venne eretto il Santuario dedicato alla Madonna di Caravaggio su disegno dell’architetto genovese Bruzzo, che si ispirò alla Basilica di San Vincenzo in Prato di Milano. La chiesa fu inaugurata dal Vescovo Monsignor Melchiori nel 1938, alla presenza di Don Orione.
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Speciale Oltrepo’
TORRICELLA VERZATE
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orricella si estende su un territorio collinare meraviglioso, con splendide distese di vigneti, eleganti ville d’epoca, affascinanti rustici, vecchie case, ma anche con un nuovo centro commerciale, accanto al quale, in una zona a prato, sono collocate due opere in marmo dell’artista contemporaneo egiziano Medhat Shafik.
Torricella è nota per la presenza del Santuario della Passione, un complesso monumentale che si impone sul borgo sottostante, parzialmente circondato da un bosco di alberi secolari. Le origini del Santuario della Passione, uno dei più interessanti dell’Oltrepò Pavese, risalgono alla fine del Medioevo, quando i Templari che vi abitavano fecero erigere una cappella consacrata a Santa Maria, che per secoli fu uno dei punti di riferimento per la comunità religiosa locale. Il santuario si compone della chiesa, dedicata alla Natività della Vergine e che si appoggia sulla pietra viva; questa fu costruita in pochi anni, fra il 1764 e il 1770. All’interno della chiesa riveste notevole importanza il dipinto con la Natività della Vergine, collocato dietro all’altare in posizione centrale; lo stesso tema ricorre anche nel rilievo osservabile in facciata, sopra al portone d’ingresso. L’altare è anche più antico dell’edificio che lo ospita e proviene da una chiesa benedettina soppressa. Nella vecchia sagrestia, trasformata in cappella feriale, è stata collocata un tela raffigurante una Natività di pregevole fattura probabilmente realizzata fra il XVI e il XVII secolo. All’interno della cripta, testimonianza dell’esistenza della cappella antica e accessibile dalla canonica, è collocata una statua lignea della Madonna ritrovata all’interno della chiesa e recentemente restaurata. Di fronte alla chiesa si dispongono le quattordici stazioni, o cappellette, della Via Crucis che connotano questo luogo come Sacro Monte. Queste cappellette incorniciano su tre lati l’area occupata dalla scalinata che conduce alla chiesa e al prato sottostante. Di grande valore artistico e sorprendentemente espressive sono le rappresentazioni in esse contenute: 52 statue in terracotta policroma e figure a bassorilievo che emergono dal fondale dipinto. Furono realizzate in gesso e ceramica dall’artista comasco Pietro Ferroni, la cui attività è attestata tra fine Settecento e inizio Ottocento. Il santuario continua a vivere i suoi momenti di fede anche attraverso l’opera di scultori contemporanei, come Sergio Alberti, che ha restaurato le statue delle cappelle in parte distrutte negli anni Settanta a seguito di un atto di vandalismo. Nel perimetro lungo il quale si dispongono le cappelle esisteva un’antica chiesa detta “delle anime purganti” ora trasformata in memoriale dei caduti sul lavoro, dove si trovano una croce in bronzo di Sergio Alberti, e una donna addolorata in cotto del maestro Dario Aguzzi.
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Chiesa parro
occhiale dei SS. Martino e Lazzaro
Santuario della Passione
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Speciale Oltrepo’
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l 1876 risalgono la Cappella della Flagellazione voluta dal parroco di allora Don Persi, e la Scala Santa (entrambe sul lato meridionale del Santuario). Quest’ultima, che in origine era aperta, ha come modello quella di San Giovanni in Laterano, portata dalla regina Elena, madre di Costantino, dalla Palestina a Roma. La Santa Scala, che poggia su terreno trasportato appositamente dalla Terra Santa e dove ancora oggi i pellegrini più devoti ne salgono la rampa mediana in ginocchio. In merito all’occupazione dell’area dei Templari, si sa che nella frazione Verzate sorgeva una Casa dei Templari (Santa Maria del Verzario), che con gli altri beni del Tempio, dopo la soppressione dell’Ordine, fu assegnata agli Ospitalieri di san Giovanni, cui rimase fino all’epoca napoleonica. Vi è chi ipotizza che i Templari stessi abbiano avuto un ruolo nello sviluppo di Torricella. La torre esiste ancora e Torricella prende il nome da questa Torre Saracena, che esiste ancora oggi, posta a ridosso della Chiesa parrocchiale e dell’annesso Santuario, nel punto più elevato del borgo.
Sulla destra la Torre Saracena
Veduta di Bagnaria Chiesa di Santa Giuletta e Campanile del “Castello�
Speciale Oltrepo’ SANTA GIULETTA
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appiamo che Santa Giuletta era abitata già dalle popolazioni Liguri e dai Galli … insomma una fondazione tra le più antiche del territorio. L’area collinare del comune, inoltre, risulta una delle più vitate dell’Italia del Nord. L’abitato si dispone sia nella zona pianeggiante, detta “La Villa”, sia sulla sommità della collina (“Castello”) dove è oggi presente una villa settecentesca in stile neoclassico, che si impianta su un castello risalente al dodicesimo secolo. Dell’antico edificio si conservano soltanto i locali un tempo destinati a prigioni. Il complesso è stato più volte rimaneggiato e restaurato. Nello stesso luogo si trova anche la Chiesa parrocchiale altomedievale di Santa Giuletta, costruita nell’ XI secolo, all’interno della quale si conservano interessanti dipinti caravaggeschi. Ma chi era questa Giuletta? Proprio così … altri non è che la madre di quel Quirico martire bambino di cui si è già parlato! (Giulitta nel tempo si è poi mutato in Gliuletta). Sul territorio della “Villa” esiste inoltre la Chiesa di San Colombano.
Santa Giuletta, in passato, era famosa a livello mondiale per la produzione di bambole, e in seguito di peluche e giocattoli in genere. C’erano circa venti fabbriche. Questa attività è purtroppo cessata. Così, il Comune, ha raccolto in un museo bambole, giocattoli, fotografie, calchi, utensili da lavoro, etichette, cataloghi delle varie epoche, dagli anni Trenta agli anni Ottanta del secolo scorso, con intento non solo turistico, ma anche storico-culturale e didattico (Museo della Bambola e del Giocattolo; Biblioteca comunale attrezzata per ricerche sull’argomento).
Curiosità: il 2 giugno 1896 nacque a Santa Giuletta Quirino Cristiani, disegnatore e regista di animazione, il quale realizzò il primo lungometraggio animato con sonoro della storia.
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ALCUNE DELLE NOSTRE STRUTTURE CONVENZIONATE Agriturismi Agriturismo La Sorgente Castello di Luzzano Agriturismo Il Fienile Agriturismo Hermione Aziende Vinicole Ca’ di Frara Giorgi Vini La Parrocchiale Cascina Montagnola Molinari Vini Castello di Luzzano Az. Agr. Quaquarini Az. Agr. Finigeto Az. Agr. Monsupello Az. Agr. Rebollini Bruno & C. Bar e Caffetterie Pasticceria Bordoni Time Out Cafè Enoteche Enoteca Regionale della Lombardia Enoteca Scooter Moda
“Incontri di Stile” all’Enoteca Regionale, un “Fiume Bianco” di sapori ed emozioni. Di Silvia Brigada
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ercoledì 6 luglio il Riesling e gli Spumanti del brand storico Cantina Giorgi di Canneto Pavese hanno accompagnato i deliziosi piatti a base di pesce dei fiumi lombardi. L’ennesimo matrimonio perfetto proposto dalla rassegna “Incontri di Stile” presso la Corte Estiva dell’Enoteca Regionale della Lombardia in Oltrepò di Cassino Po (Broni, PV). L’elegante location all’aperto gestita da Filippo Arsi ha accolto il secondo appuntamento della rassegna “Incontri di Stile” dove, ancora una volta, si è celebrato il meglio della produzione di spumanti e vini dell’Oltrepò Pavese, accompagnati dai colori e dai sapori della cucina lombarda … tartare di Salmerino e risotto Carnaroli con gamberi di fiume con scorza di limone del Garda (per dirne qualcuna!) Giorgi stavolta ha superato se stesso, proponendo una serie di bollicine d’eccezione, dal Riesling Renano “Il Bandito” , allo Spumante Metodo Classico DOCG “Giorgi 1870” (divino!), allo Spumante Metodo Classico VSQ Pàs Dosè “Top Zero”. Coordinatore della serata, il perfetto Mattia Nevelli, dei vini Ballabio Wines, il tutto spruzzato dalle note e dalla musica live degli Uva Rara Band. Bollicine! … e arrivederci al prossimo appuntamento di “Incontri di Stile”.
Eleonora Giorgi
Alex Britti e la sua immancabile chitarra elettrica in concerto a Zavattarello
Serata di musica sotto le stelle a Zavattarello
Alex Britti torna sul palco “In nome dell’Amore” Testo e Foto di Valeria Portinari
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o ascoltavo da ragazzina, quando con le amiche in spiaggia cercavamo di rifare il balletto che accompagnava le note de “La Vasca”. Erano i primi anni 2000 e lui, Alex Britti, era sulla cresta dell’onda in Italia con i suoi successi.
Oggi, 16 anni dopo, mi ritrovo sotto al suo palco al Centro Sportivo di Zavattarello, pronta ad apprezzare ogni canzone, vecchia e nuova. Il concerto fa parte della rassegna Up-to-Penice, il festival musicale itinerante del Pavese orientale promosso ed organizzato dall’Associazione Culturale Tetracordo di Stradella e vede l’organizzazione del Comune e della Pro Loco di Zavattarello. Gianluca Giagnorio e gli IO aprono il live con qualche pezzo per scaldare il pubblico in vista dell’arrivo di Britti, poi una breve introduzione del sindaco Simone Tiglio che ringrazia tutti i presenti e tutti gli “addetti ai lavori” che hanno reso possibile l’evento. Alex Britti sale sul palco appena dopo, mentre inizia a farsi sentire la frescura della sera, con il pezzo che da il nome all’album e al tour, “In nome dell’amore”. Un ritmo incalzante che introduce fin da subito la sua immancabile chitarra elettrica.
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eguono brani più e meno recenti, il pubblico è incantato da ogni nota suonata con grande talento e maestria. Talmente incantato che ad un tratto Alex, ringraziando tutti i presenti, lamenta una certa lontananza tra il palco e le prime file (qualche metro di prato di troppo e poca partecipazione) e invita tutti ad avvicinarsi per godere al meglio dello spettacolo. È il momento di “Perchè?”, brano tratto da “In nome dell’Amore - parte 1” del 2015, che tratta del delicato e purtroppo attuale tema della violenza sulle donne. Un pezzo profondo che rappresenta una sorta di grido collettivo di denuncia (vedi i cori del ritornello). Il sound è quello del blues, tanto amato da Britti, mentre al posto della chitarra elettrica c’è quella acustica, a rendere il tutto ancora più intimo e intenso. Da lì in poi il concerto si trasforma in una festa fatta di cori e assoli, con i successi anche meno recenti da cantare e ballare. C’è “Piove”, ballad del 2009 e poi “Immaturi”. Alex racconta aneddoti legati ai suoi pezzi, “Tra il Tevere e il Blues” nato ripensando a quando da ragazzo andava a suonare in riva al Tevere, per non disturbare i vicini di casa, e si lasciava ispirare dal Blues che aveva sempre studiato e amato, quello puro che partiva dal cuore degli Stati Uniti. Un sound che in realtà è anche un po’ il filo conduttore di tutti i suoi pezzi, anche quelli più pop. “Una su 1.000.000” raduna ancora più fan sotto palco, è il momento dei telefonini alzati e dei sorrisi sognanti e anticipa la parte finale del live, in cui Alex snocciola tutti i suoi successi migliori, da “7000 caffè”, “Solo una volta (o tutta la vita)”, “Oggi sono io” ed il tanto atteso bagno nella “Vasca”. Un tuffo nel 2000 per cantare come allora “mi bagno, mi tuffo, mi giro e mi rilasso, mi bagno, m’asciugo e inizia qui lo spasso!”
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Setlist: In nome dell’amore Gelido Fino al giorno che respiro Come chiedi scusa Un attimo importante Cinque petali di rosa Perché? Piove Immaturi Ti scrivo una canzone Tra il Tevere e il Blues Milano Se non ci sei Le cose che ci uniscono Lo zingaro felice Una su 1.000.000 Bene così 7000 caffè Solo una volta (o tutta la vita) Oggi sono io Jazz La vasca Baciami (e portami a ballare)
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a festa è quasi finita ma Alex ha ancora un brano in scaletta, e invece di fare la consueta scenetta dell’uscita per poi rientrare tra le richieste di bis, decide di rompere le regole e attaccare subito con “Baciami (e portami a ballare)”. E così ci si bacia (chi può) e si balla sotto le stelle, al ritmo fresco della canzone e di questa sera d’estate che ha visto ancora una volta buona musica e tanto divertimento in Oltrepò Pavese.
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DB PROGETTI nasce nell’anno 1996 con l’inteto di fornire un supporto tecnico alle aziende che operano nel settore Industriale, Petrolchimico e dell’Oil&Gas. La nostra sede operativa, uffici e produzione è situata nella provincia di Pavia. Eseguiamo calcoli di progetto “design by formula “(DBF)e “design by analysis (DBA), studi di fattibilità, disegni costruttivi e produzione di parti interne per filtri( piastre cicloni, pacchi lamellari,e piastre porta cartucce. L’azieda è certificata ISO 9001.
l reparto produttivo DB PROGETTIi è composto da due unità separate di 1200 m2 e 600 m2. La prima è adibita allo stoccaggio, lavorazione, all’assemblaggio, alla saldatura delle parti che compongono gli interni per la filtrazione del gas e alla costruzione di serbatoi di pressione. Nella seconda si trovano il reparto di collaudo/spedizione e gli uffici. Il personale addetto alla saldatura è qualificato in accordo alle ASME IX e alle norme EN/UNI.
Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano Sede Legale Via Carducci,19 - 20123 Milano
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Le attività pricipali si dividono in: • PROGETTAZIONE Progettazione e sviluppo di elaborati tecnici 2 e 3D. Modellazione solida di apparecchiature e piping . Sviluppo layout di impianti. Calcoli meccanici sebatoi in pressione, filtri e chiusure rapide in accordo alle norme ASME VIII DIV.1/ DIV.2, A.S., B.S., T.E.M.A., A.P.I., AD2000, GOST, conformi alla direttiva PED97/23 CE. Calcoli strutturati relativi a strutture metalliche e impianti package • COSTRUZIONE Costruzione di parti interne filtranti(pacchi lamellari, piastre minicicloni, piastre porta cartucce complete di cartucce filtranti). Apparecchi in pressione, filtri verticali e orizzontali • COLLAUDI, EXPEDITING E CND Personale qualificato per eseguire ispezioni e collaudi. Personale interno con qualifica III°/II° liv. SNT TC 1 A , per i controlli non distruttivi (liquidi penetranti, magnetici e ultrasuoni). Controlli P.M.I. Welding inspector. • CONSULENZA TECNICA Supporto tecnico come III livello CND e parte tecnica relativa alla progettazione per il conseguimeto della certificazione ASME STAMP. • COLLAUDI TERZA PARTE Agenzia certificata TUV Italia con personale qualificato per eseguire approvazioni progetto e collaudi in accordo alla direttiva PED 97/23 CE, e certificazione materiali 3.2.
Sede Operativa Via Brallo, 19 - 27010 Siziano TEL. 0382/955208 FAX. 0382/1852131 E-MAIL: info@db-progetti.it
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Menù di Ferragosto 14 -15 Agosto antipasti Ricco tagliere di salumi della casa salame, coppa, pancetta e lardo con melone nostre verdure in aceto vino fresco carpaccio di cetrioli e salmone affumicato con salsa allo yougourt, miele Oltrepo’ Pavese e pepe tagliere di formaggi locali della cascina con nostra chutney di prugnette selvatiche e spezie terrina di zucchine e ns. guanciale cheesecake di verdure estive con pomodorini ed olive primi della casa zuppetta di patate con speck e funghi porcini con crostini alle erbe fini ravioli al brasato della nostra tradizione fatti in casa
roast beef all’inglese al pepe verde e lime gratin di verdure estive alle erbe fini secondo misto coppa di maiale al forno dessert crostata ricotta e confettura di amarene zuppa fredda con caffè alla napoletana e morbida crema al fondente brindisi con la signora Elide ANGURIATA acqua vino caffè digestivo tutto compreso € 32 (bimbi € 15) si consiglia di segnalare alla prenotazione eventuali allergie o intolleranze alimentari
Agriturismo “Le Tradizioni di Elide” ... un luglio a tutto menu’! Di Silvia Brigada
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uesto mese Elide, la super cuoca dell’Agriturismo “Le Tradizioni di Elide” ha superato se stessa … e ha davvero fatto gli straordinari!
Ogni weekend, infatti, ha proposto ai sui clienti un menù nuovo e ricchissimo di sapori, rigorosamente a km 0! Già, perché da Elide è come essere a casa, grazie all’atmosfera domestica e l’accoglienza calda e aperta, esattamente “come una volta”. Qui ritroverete sempre il gusto della cucina casereccia, composta da “tutto quello che la natura ci offre”; ricette ricche di ingredienti naturali, lavorati direttamente in azienda, con verdure ed erbe aromatiche fresche dell’orto della Signora Elide. Da Elide la tradizione culinaria si mantiene viva grazie alla fantasia della cuoca che, sempre nel rispetto della genuinità, sa sposare i sapori antichi dando vita a menù assolutamente contemporanei … come? Beh, lasciate che vi faccia qualche esempio, così da farvi venire l’acquolina in bocca! Must dei menù estivi di quest’anno di Elide sono stati gli antipasti a base di salumi misti, con lardo, salame e pancetta accompagnati da gnocco fritto, carpaccio di cetrioli in salsa agrodolce di miele, senape e salmone affumicato, sfogliata rustica di fagiolini, sottaceti di produzione propria all’aceto di vino, tagliere di formaggi con chutney di prugne selvatiche e cipolle rosse alle spezie.
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La Signora “Elide”, la Regina dell’Agriturismo
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ra i primi gli indimenticabili tortelli di magro burro, salvia e timo (rigorosamente dell’orto!), caserecce alla boscaiola con funghi porcini , ravioli di brasato e zuppetta di patate alla birra Bavarese con crostini alle erbe aromatiche; tra i secondi il gustosissimo pollo al limone e zenzero, tortino di zucchine alla parmigiana e grigliata mista di carne accompagnata dalle salsine alla birra, allo yogurt e alla senape. E per finire … i buonissimi dessert! Dalle cheesecake con confetture di produzione propria, alla zuppa inglese con sciroppo di menta, al pan di spagna alla lavanda! Il tutto innaffiato dai migliori vini dell’Oltrepò Pavese (neanche a dirlo!).
Da Elide troverete sempre specialità contadine e casalinghe, che seguono la stagionalità dei prodotti della terra. In loco è possibile, infine, acquistare alcune produzioni dell’azienda, come marmellate e confetture, salumi e molto altro! E voi? Non avete ancora prenotato? Elide vi aspetta in Frazione Cà Nicelli a Rovescala per un pranzo … indimenticabile!
Menù 16 Agosto antipasti Ricco tagliere di salumi della casa salame, coppa, pancetta e lardo con melone nostre verdure in aceto vino fresco carpaccio di cetrioli e salmone affumicato con salsa allo yougourt, miele Oltrepo’ Pavese e pepe tagliere di formaggi locali della cascina con nostra chutney di prugnette selvatiche e spezie terrina di zucchine e ns. guanciale cheesecake di verdure estive con pomodorini ed olive primi della casa zuppetta di patate con speck e funghi porcini con crostini alle erbe fini ravioli al brasato della nostra tradizione fatti in casa
roast beef all’inglese al pepe verde e lime gratin di verdure estive alle erbe fini secondo misto coppa di maiale al forno dessert crostata ricotta e confettura di amarene zuppa fredda con caffè alla napoletana e morbida crema al fondente brindisi con la signora Elide ANGURIATA acqua vino caffè digestivo tutto compreso € 32 (bimbi € 15) si consiglia di segnalare alla prenotazione eventuali allergie o intolleranze alimentari
Agosto a Rovescala: un’estate di musica ... e non solo! Di Silvia Brigada
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ovescala propone un altro, imperdibile, programma estivo anche per il mese di agosto!
Un’estate di eventi e appuntamenti con i colori e i sapori delle terre oltre padane, che si mischiano con l’allegria e le note delle serate in musica … qualche anticipazione? Non perdetevi il Concerto Jazz sabato 6 agosto, presso il Cortile delle scuole, con Bruno Longhi e la partecipazione straordinaria di Lino Patruno. Presenti musicisti d’eccezione come Carlo Bagnoli (sax baritono), Fabrizio Cattaneo (tromba), Aldo Zunino (contrabbasso), Laura Fedele (pianoforte e canto) e Walter Ganda (batteria). Continuano le serate danzanti per tutto il mese di agosto nella meravigliosa cornice di Rovescala: la rassegna “Festa d’agosto” vedrà impegnati Attilio Cianni, i Deja-Vu, l’orchestra Vandali e Beppe&Dany rispettivamente il 26, 27, 28 e 29 agosto. Le serate saranno allietate da stand gastronomici con piatti tipici della tradizione, specialità, birra e vini locali del nostro Oltrepò! L’estate di Rovescala vi aspetta!
Veduta di Rovescala
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MaxFa Diffusion, realtà giovane nata da Fabio e Pietro nel 2010 distribuisce attualmente marchi in esclusiva quali Kadus Professional, Kleral System Professional, Scalfix, Zero Più. Punti di forza: flessibilità commerciale, formazione professionale a 360° per permettere a Titolari e Collaboratori di migliorare i servizi all’interno dei propri saloni, insieme alla ricerca dei prodotti novità per rimanere sempre aggiornati a moda e novità tecniche MaxFa Diffusion costruisce insieme ai propri clienti la migliore proposta commerciale per l’arredo e la collaborazione di marchi specializzati nel settore Hair&Beauty come Ceriotti e Gamma Arredamenti permette di fornire un servizio completo di arredo chiavi in mano.
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Ricette antiche dell’Oltrepo’ A cura di Claudia Peccenini
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entrovate care lettrici!!
L’estate è un periodo magico per la nostra cucina casalinga e campagnola.....!!!! Basta accedere all’orto per raccogliere tante primizie fresche e biologiche, sapori delicati o intensi da consumare cotti o crudi e miscelare ad altri ingredienti per una tavola sempre naturale e genuina. Le piante di zucchina sono straordinarie, se ben idratate, si sviluppano velocemente e ci regalano ogni mattina fiori che non sempre sono legate al loro frutto , ma che si possono raccogliere e utilizzare in vari modi, ad esempio per ripieni, minestre, sughi o fritti. Oggi ho raccolto fiori freschissimi e grosse foglie di salvia e preparerò per voi con un trito semplice ma gustoso che cucinerò fritto in pastella. Chi non ha la fortuna di avere un orto ovviamente li può trovare freschi al mercato o dal contadino.
Claudia Peccenini
di “Vertis� PapaveroEsemplare selvatico rosso
Ingredienti costo basso
• 4 fiori di zucca grossi o 6 piccoli e foglie di salvia a piacere • 2 Bianchi d’uovo più un tuorlo ( si può fare la pastella anche solo utilizzando gli albumi) • 100 grammi di farina • 1 noce di burro • mezzo Bicchiere di acqua minerale frizzante • olio di semi di arachide • mezza mozzarella vaccina • 3 o 4 filetti di acciughe sott’olio • 5 foglie di basilico • sale quanto basta
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Rubrica ricette antiche dell’Oltrepo’
Preparazione per il ripieno • 1
In un tagliere tritate grossolanamente la mezza mozzarella con il basilico e le acciughe.
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• 2
Aprite bene il fiore pulito e, con l’aiuto di un cucchiaino, incorporate la necessaria quantità di ripieno.
• 3
Chiudete l’estremità del fiore con del filo di cotone per imbastire
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Rubrica ricette antiche dell’Oltrepo’
• 4
In una terrina versate la farina. il burro a temperatura ambiente, i due albumi e il tuorlo (a piacere), l’acqua e un pizzico di sale.
• 5
Miscelate gli ingredienti per qualche minuto. Il composto dovrà risultare piuttosto morbido ma non troppo fluido.
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• 6
Incorporare lentamente il brodo filtrato, fino ad assorbimento mescolando ripetutamente per una decina di minuti.
• 7 Immergete i fiori e le foglie nella pastella, com-
pletamente, girandoli più volte, dovranno risultare ben rivestiti.
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Preparazione per la frittura • 8 In una padella scaldate abbondante olio di semi di arachide, ottimo per le fritture, e, ad uno ad uno incorporate i fiori ripieni e “pastellati”
• 9 Friggete da ambo le parti per 3-4 minuti a fuo-
co medio, senza mai abbassare la temperatura, per evitare di “smollare” la frittura, ma facendo attenzione a non bruciarla. Vedrete quanto, durante la cottura, i fiori si gonfieranno e acquisteranno volume.
• 10 Con una paletta estraeteli dall’olio e depone8
teli su un piatto da portata con carta assorbente.
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• VARIANTE: Se riuscite a trovare piccole zucchine con fiore potete semplicemente impanarle con uova intere e farina e friggerle nel modo descritto sopra,in pochi minuti risulteranno croccanti e saporite!!!
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Ed ecco pronti i nostri bei FIORI DI ZUCCA RIPIENI! Ottimo suggerimento per un ricco aperitivo o per un antipasto alternativo!!!
In cucina con Gaia A cura di Gaia Servidio
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i chiamo Gaia,
sono nata in Oltrepò Pavese, terra che sin da piccola mi ha cullata tra i suoi vigneti e le sue dolci colline, adoro cucinare, ma ancora di più utilizzare i prodotti del territorio. Mi ha sempre affascinato il profondo legame tra territorio, tradizione e identità. Questo mese vi propongo un dolce al cucchiaio, Panna cotta con gelatina di Sangue di Giuda , frutti di bosco e menta. Mi piace pensare ai dolci serviti nei vasetti delle confetture, il ricordo dell’estate chiuso ermeticamente in un vasetto di vetro da riaprire in autunno e in inverno per riassaporarne il gusto e il profumo..
Gaia Servidio
Panna cotta con gelatina di Sangue di Giuda, frutti di bosco e menta
Ingredienti per la panna cotta: • 150 g di zucchero a velo • 1 dl di panna fresca • 10 g di colla di pesce • 1 stecca di vaniglia
per la gelatina di vino Sangue di Giuda: • 300 ml di sangue di giuda • 5 gr di colla di pesce • frutti di bosco • zucchero a velo
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Preparazione • 1 Mettere in ammollo in acqua fredda la colla di pe-
sce. Nel frattempo scaldare la panna in una pentola senza portare ad ebollizione aggiungere lo zucchero a velo e un baccello di vaniglia tagliato, mescolare finchè non si scioglie lo zucchero; spostare la pentola dal fuoco e aggiungere la colla di pesce precedentemente ammollata e mescolare fino a sciogliere del tutto la colla.
• 2 Far raffreddare la panna nel frattempo scaldare il
Sangue di Giuda per far evaporare l’alcool; aggiungere circa 50 g di zucchero a velo e la colla di pesce.
• 3
In un vasetto versare alcuni frutti di bosco e il Sangue di Giuda. Far raffeddare in frigorifero per circa un ora; appena solidificata la gelatina versare la panna e riporre nuovamente in frigorifero per circa 2 ore. Una volta raffredato aggiungete frutti di bosco a piacere e alcune foglie di menta, spolverare con zucchero a velo e servire
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PVMagazine N. 7
Realizzato da FQ.Communication Responsabile: Filippo Quaglini Redattore: Valeria Portinari Testi: Silvia Brigada, Valeria Portinari Progetto grafico e impaginazione: Sara Giammona
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