ASTRAGALO Edizioni - The House of Goodies in a Chaos

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Sandra Dema illustrazioni di

Chiara Gobbo

La casa

PASTICCINI in n e i r o d dis

dei

EDIZIONI ASTRAGALO




I bambini hanno il diritto ad avere una casa come luogo degli affetti, del gioco, in cui si possa essere se stessi sostenuti dall’affetto di una famiglia e sentirsi sicuri e protetti. Un ambiente in cui crescere serenamente.


La Camera La Cam a erra d dii C Commercio o m om me errccio io d di Novara, Comitato per l’Impresa Femminile, nell’ambito dell B Bando d d di di Concorso C c s 2012 per l’assegnazione del premio alle Imprese Femminili della provincia di Novara ha premiato le Edizioni Astragalo “per l’originalità dell’attività svolta e per il suo contenuto fortemente educativo”.

LA CASA DEI PASTICCINI IN DISORDINE di Sandra Dema

Illustrazioni di Chiara Gobbo Art Director Bruno Testa © Edizioni Astragalo www.edizioniastragalo.it - info@edizioniastragalo.it isbn 978-88-97347-25-5 Marzo 2013 Tutti i diritti sono riservati


Sandra Dema illustrazioni di

Chiara Gobbo

La casa

PASTICCINI in n e i r o d dis

dei

EDIZIONI ASTRAGALO


Mi chiamo Aurora. La mia casa è PICCOLA, tre stanze e noi siamo in tre.


Io ho un po’ di giochi, non tanti, nella mia camera. La mamma ha tante stoffe, tante valigie, grandi e piccole, tanti fogli, tanti colori. Il papà ha due chitarre, un mandolino, una fisarmonica, un tamburello, due piatti della batteria, un tamburo. Tutti e due hanno tanti libri.


Anch’io ho tanti libri nella mia camera. A me piacciono i colori e disegno sempre.


La mamma mi ha svelato un segreto: sotto al materasso del lettone non ha nascosto i soldi ma le sue stoffe, tutte ben piegate. Così una sera ci siamo nascoste dietro alla porta e abbiamo spiato il papà. Si è messo il pigiama e quando si è seduto ha detto: «Sbaglio o questo letto è più alto?». «Ma no, forse si sono accorciate le tue gambe» ha risposto la mamma e mi ha fatto l’occhiolino.


Poi mi ha presa per mano e di corsa ci siamo buttate sul lettone e abbiamo saltato. Saltare sul lettone non è come saltare sul pavimento, è tutta un’altra cosa. Il materasso è morbido, ha le molle che ti buttano verso l’alto e sembra di volare. La mamma mi ha detto che lei, quando era piccola, non poteva saltare sul lettone, anzi, nemmeno entrare nella camera dei suoi genitori. «Si rompono le molle, scendi giù di lì» le dicevano.


Una volta, al circo, aveva visto i trapezisti che saltavano sulla rete. “TOINK, TOINK, TOINK” e aveva provato a fare la stessa cosa di nascosto, quel giorno che la sua nonna aveva messo i materassi a prendere aria sul terrazzo. Se l’avessero scoperta l’avrebbero messa in punizione nello stanzino delle scope, dov’era buio. Per fortuna nessuno se n’era accorto e lei si era divertita tanto.


ÂŤVieni Aurora, cerchiamo una bella stoffa per fare una gonnaÂť mi ha detto un giorno la mamma. Abbiamo preso tutti i pezzi dal posto segreto e li abbiamo messi sul lettone. Che mucchio colorato, molto invitante! Sembrava una montagna da scalare o un mare per nuotare.


«Pronti...via!» ci siamo buttate sul mucchio e abbiamo inventato il gioco delle signore aristocratiche. Un po’ di trucco, qualche collana, la parlata con la “ERRE” francese (la mamma dice che le signore aristocratiche hanno la erre francese) e ci siamo trasformate.


«BuongioRno, signoRa, desideRa?». «BuongioRno, vediamo se ha quello che mi seRve... una stoffa da abbinaRe a una camicetta di seta coloR toRtoRa peR una seRata impoRtante». «Ecco, questa mi sembRa adatta» ho risposto mostrando un pezzo di stoffa marrone con i pallini.


Prima io ho fatto la venditrice e lei quella che doveva comperare, poi ci siamo scambiate. CosĂŹ ho imparato a distinguere i diversi tessuti, e a cosa si adattano.

Ad esempio: il velluto a righe è adatto per fare i pantaloni o le gonne, il cotone felpato per le tute, il cotone leggero per camicette, vestitini, gonne...


Ăˆ molto divertente trasformarsi e far finta di essere qualcun altro! Ăˆ un gioco che facciamo spesso. Quando decidiamo di smettere, nascondiamo le stoffe nel posto segreto, pronte per essere usate altre volte.


Qualche giorno dopo siamo diventate pittrici. Abbiamo lanciato in aria le stoffe e le abbiamo guardate volare. Come gli spruzzi di colore quando escono dai tubetti sono ricadute sul lettone a caso.


Quello è stato il nostro primo quadro dal titolo: “PASTICCINI IN DISORDINE”. L’abbiamo anche fotografato. Era troppo bello!


Mentre ripiegavo le stoffe e le ammucchiavo sul lettone ho visto, nella casa di fronte, un bambino che saltava come me. «Forse anche lui ha un materasso con le molle» ho pensato. “TOINK, TOINK, TOINK” L’ho salutato con un pezzo di stoffa colorato e lui mi ha mostrato una cosa rotonda, gialla.


Allora mi sono messa in testa una federa del cuscino e via, un altro bel salto. ÂŤAh, ah, ah... sembri una cuoca!Âť ha detto la mamma.


Il bambino rideva facendo saltare il disco giallo in una padella. «Ecco che cos’era... una frittata!! Ma una frittata vera?» mi sono chiesta. Io con il cappello da cuoca e lui con la padella. “TOINK TOINK TOINK”


Una sera, dopo la cena, la mamma mi ha detto: «Aurora, per un po’ di tempo non potrò più saltare sul lettone, sono incinta. Leggeremo, dipingeremo con le stoffe, ci coccoleremo, ci travestiremo... ma niente salti». «Ah, infatti mi sembravi un po’ ingrassata!!» ho risposto mentre la abbracciavo forte forte e facevo l’occhiolino al papà.


CosĂŹ quella sera per festeggiare la bella notizia del fratellino o sorellina ho dormito nel lettone con mamma e papĂ .




Quando la mamma è venuta a salutarmi per la notte mi ha detto: «OiRam, ho tRovato questo fuoRi della poRta, è tuo?». «La mia crêpe!» ho esultato.

Dentro c’era un biglietto piccolo su cui era scritto: VUOI GIOCARE CON ME? Io mi chiamo Aurora e tu?


Un giorno la bambina che salta mi ha salutato e poi si è messa una specie di cappello da cuoca. Io le ho mostrato la crêpe e la padella. Abbiamo incominciato a ridere e a saltare. Lei di là e io di qua. “TOINK, TOINK, TOINK” All’improvviso il vento è entrato dalla finestra aperta, mi è arrivato alle spalle e ha rubato la crêpe. L’ho seguito con gli occhi quel volo di farfalla gialla.


Dopo alcuni giorni di prove abbiamo fatto una specie di concerto insieme e la mamma ha ballato. Quella sera le luci in casa nostra erano tutte accese e anche nella casa di fronte. Di qua si suonava e danzava, di là si saltava.

Così ora, quando non c’è il papà, suono la tromba Oiram e la mamma danza nella mia stanza, GRANDE come una piazza o una pista da ballo. È bravissima!!


Mi ha anche insegnato quali tasti schiacciare per emettere le note. «Hai talento» ha detto. Non scherzava, era serio, serio. “Bel segno” ho pensato.


Dopo pochi istanti il papà è tornato. Aveva la sua tromba OIRAM in mano e la bocca all’insù. Si è seduto accanto a me sul letto e ci siamo specchiati tutti e due, insieme. Più muoveva la tromba e la avvicinava più sembravamo brutti e con la faccia lunga lunga. Ridevamo e ridevamo.


È entrato anche il papà in camera. Aveva la bocca all’ingiù... “Brutto segno” ho pensato. Ad un tratto ha guardato oltre la porta-finestra come se pensasse a qualcosa. Poi se n’è andato senza dire una parola.


«Si Rompono le molle, scendi giù di lì!» ho sentito tuonare alle mie spalle una sera. L’urlo della mamma ha squarciato il silenzio e io sono caduto dal letto. La padella è volata per aria e la crêpe sulla testa. Mi faceva male la caviglia ma non è uscito un solo “Ahi”.


Ogni tanto il naso si attacca al vetro della finestra e allora guardo fuori. Nella casa di fronte una bambina e la sua mamma spesso giocano a saltare... quasi quasi toccano il soffitto.

“TOINK, TOINK, TOINK” sembrano quelli del circo. Forse hanno un materasso con le molle. Le vedo ridere e divertirsi insieme. Allora io balzo sul letto e faccio saltare la mia crêpe nella padella, così mi diverto anch’io, da solo.


Una volta ho preso di nascosto una padella vecchia. Dopo aver ritagliato e incollato tra loro due dischi di carta gialla, li ho messi nella padella e ho fatto saltare la mia crêpe come la mamma. A volte non riuscivo a recuperarla e si spiaccicava per terra. Meno male che era finta! “Ci vuole solo un po’ di esercizio” mi sono detto.


Ho pensato: “Ora anch’io sono capace a fare le crêpes”. Ero contento e sono salito di corsa in camera mia a fare un disegno per la mamma. Gliel’ho regalato. L’ha messo subito nel cassetto. Spero le sia piaciuto.


Che brava! Volevo battere le mani ma non l’ho fatto perché mi avrebbe scoperto e non l’avrei più potuta spiare. Poi ha spalmato la cioccolata. Avevo l’acquolina in bocca e avrei voluto mangiarla subito!


Un giorno l’ho spiata. Ha mescolato le uova, la farina, il latte dentro una scodella grande. Ha spalmato un pezzetto di burro in una padella e l’ha scaldata sul fuoco. Poi ha buttato dentro due cucchiai di quella specie di crema. Dopo un po’ ha lanciato per aria la crêpe e l’ha recuperata con la padella. Sembrava un balletto. Certo, la mia mamma è una ballerina!


La mia mamma è francese e dice la R in modo strano, però prepara delle crêpes buonissime. Quando cucina vuole essere sola. “Nessuno tRa i piedi” dice lei.


Vicino alla porta c’è un armadio GRANDE pieno di cose. A volte sono triste e mi nascondo lì dentro. Sembra di entrare in una galleria buia senza uscita. Nell’angolo ci sono i miei giochi: il trenino elettrico, il castello, il karaoke, la nave dei pirati... e tanti, tanti altri. Mi annoiano.


Il mio letto è alto, cosÏ alto che posso passarci sotto con la macchina elettrica. Era il letto in ferro battuto dello zio Riccardo, mi ha detto la mamma. Non mi piace. Quando ho i soldi ne compro un altro: voglio un letto cambiacolor.


Ho una camera tutta per me, GRANDE. Sembra una piazza.


Abito dall’altra parte della strada nella casa GRANDE, gialla e verde. Gialla perché è dipinta di giallo. Verde perché c’è la vite che si arrampica sui muri. In autunno diventa gialla e rossa. È bella perché è una casa cambiacolor.


Mi chiamo Gianandrea e ho un soprannome: OIRAM. Me l’ha dato il papà per ricordarsi di me quando suona la sua tromba oiram nell’orchestra. È sempre lucida che ti puoi specchiare dentro e ti viene la faccia lunga lunga. Io non la posso toccare, solo guardare.


Sandra Dema illustrazioni di

Chiara Gobbo

La casa dei PASTICCINI in d i so rd ine

EDIZIONI ASTRAGALO


La Camera Cam me erra di d C Commercio om m me merrcciioo d di Novara, Comitato per l’Impresa Femminile, nell’ambito dell B Bando d d di d Concorso C c s 2012 per l’assegnazione del premio alle Imprese Femminili della provincia di Novara ha premiato le Edizioni Astragalo “per l’originalità dell’attività svolta e per il suo contenuto fortemente educativo”.

LA CASA DEI PASTICCINI IN DISORDINE di Sandra Dema

Illustrazioni di Chiara Gobbo Art Director Bruno Testa © Edizioni Astragalo www.edizioniastragalo.it - info@edizioniastragalo.it isbn 978-88-97347-25-5 Marzo 2013 Tutti i diritti sono riservati


I bambini hanno il diritto ad avere una casa come luogo degli affetti, del gioco, in cui si possa essere se stessi sostenuti dall’affetto di una famiglia e sentirsi sicuri e protetti. Un ambiente in cui crescere serenamente.




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