FIND OUT Team - FANTASMI e BULLI

Page 1

Philip Osbourne

FANTASMI eBULLI

Il mistero della Serramonica Illustrazioni di Roberta Procacci

Lo sguardo della Serramonica rende triste anche il piu' allegro dei clown.


FANTASMI E BULLI (Qualcuno mi liberi dalla Scuola Media)

IL MISTERO DELLA SERRAMONICA


FANTASMI & BULLI IL MISTERO DELLA SERRAMONICA

Un romanzo di

PHILIP OSBOURNE Con la preziosa collaborazione di

A mia mamma, ai suoi racconti sulla serramonica e alle serate “paurose” passate insieme.

Martin Steel Illustrazioni di Roberta procacci


Introduzione

L Serramonica

a è la protagonista di questa terrificante storia. Possiede dei poteri incredibili! Un suo sguardo rende triste anche il più allegro dei clown.

Non sognatela e NON aprite le botole vicino alle scuole, i motivi li scorprirete leggendo questo mio diario. Mia madre ha origini messicane e mio padre è un americano con dei lontani parenti italiani. Sono stati loro a raccontarmi della Serramonica e da allora non sono più riuscito a togliermela dalla mente. Purtroppo l’ho anche conosciuta quando ho compiuto 12 anni. Non credete che lei abbia un’agenda dei compleanni. Alcuni hanno avuto la sfortuna di incrociarla prima di quell’età e altri dopo. Di sicuro c’è solo che prima o poi arriverà. Lei è come un ponte senza il quale non è possibile raggiungere l’altro lato della strada. Bisogna incontrarla per forza, se si vuole vedere

quello che c’è sull’altra sponda. Cosa voglio dire lo capirai leggendo il mio diario. A Lei piace rendere insicuri i posti più sicuri, perché si alimenta delle paure delle persone. Conoscere la Serramonica è come giocare a mosca cieca. In quel vecchio gioco, una persona scelta a sorte, viene bendata e deve riuscire a toccare gli altri, che possono muoversi liberamente. Quando ho conosciuto la Serramonica mi sono sentito bendato e ho capito che il buio è la sua casa. Bisogna solo augurarsi di non essere nella sua lista degli invitati. Siete avvisati!


Superman. Invece, ho paura della Serramonica. Tremo solo al pensiero di questa strana donna avvolta nel suo lenzuolo bianco, perché per sconfiggerla bisogna darle

MAI!MAI!

la mano, cosa che non farò mai!

LA SERRAMONICA

N

on ho paura dei vampiri perché si sconfiggono con un paletto…e poi come dei gelati si sciolgono con un po’ di sole. Non ho paura dei fantasmi, perché sono dei poltroni che odiano spostarsi fuori casa. Al più, come Casper sono teneri, grassottelli e preferiscono farsi amiche le persone piuttosto che spaventarle. Non ho paura dei licantropi, perché di notte me ne sto a dormire a casa e non vado a spasso a contemplare la luna piena. Poi se dovessero avvicinarsi, ho sempre con me degli oggetti d’argento, che per loro è come la kryptonite per 8

9


T

CAPITOLO PRIMO Quella scuola sul lago “C’era una volta la realtà, c’era una volta un mondo speciale che era quello che vedevano i nostri occhi, poi ci fu la

Serramonica e l’orizzonte divenne una botola e il sorriso la preoccupazione... Ma c’era un modo, perché c’è sempre un modo, per riportare al cielo il suo colore e al domani la sua grazia, e quel modo te lo voglio proprio raccontare...”

utto cominciò il giorno in cui Ted e Ray decisero di aprire la botola che avrebbero dovuto solo guardare. Li avevo avvertiti! Spingersi oltre, sarebbe stato come togliere il tappo dal lavandino. L’acqua sarebbe andata via e riprenderla sarebbe stata impossibile. Su quello che era capitato nella nostra scuola, avevo letto articoli e visto anche un documentario, tutti i media dicevano che era solo una storia di fantasia.

Gli adulti avevano sminuito tutto, perché non

sono abituati a credere a ciò che il loro cervello non riesce a comprendere. Ma l’accaduto non era un’invenzione, almeno per il Preside Mark Oblivion che, ai tempi della

prima comparsa della Serramonica, aveva deciso di abbandonare la scuola e trasferirsi lontano da Castel Lake. Lui era la prova concreta: i racconti sulla

Serramonica non erano leggende metropolitane! Dopo il primo avvistamento di quella stranissima creatura, aveva ritirato i suoi figli dall’Istituto e chiesto alla moglie, anche lei professoressa di lettere,

10

11


di seguirlo in California. Tutti gli diedero del matto, almeno fin quando la Serramonica non si fece di nuovo viva per scegLiere

un ALTRO ragazzino da

portarE nel suo mondo, una botola che stava nei sotterranei della Il dodicenne un certo Tobe ragazzino capace di maniera lo

Lei cubo l’in era di tutti. Come un predatore, selezionava le sue prede e a noi non rimaneva che scappare!

il mio incubo 12

scuola. sparito nel nulla, era Vooper ed era un talentuoso, disegnare in incredibile. Chi conosceva aveva detto che passava le sue giornate a disegnare mondi

LA serramonica

fantastici e razze inesistenti, come i Metapesci, uomini con le braccia da polipo, o i Caverni, esseri con delle ali di farfalla, ma incapaci di vedere. Perché la Serramonica avesse scelto Tobe, non lo sapeva nessuno. Lou, il poliziotto, come qualsiasi adulto che aveva tentato di capirci qualcosa di più, e si era avvicinato alla botola, fu vittima di un “simpatico

TObe Vooper l’illustratore

zzino Tobe era un raga Disegnava creativo come me. e per ore e con le su civa a illustrazioni rius iversi che ricreare i mille un cervello. vivevano nel suo

13


imprevisto”. A quel tempo, Lou viveva nel mio quartiere, nella zona di Park Open. L’uomo cadde mentre tentò di aprire l’accesso che portava alla SErramonica. Si ruppe un braccio e una gamba. Pensi che sia guarito subito? No...ci sono voluti ben 50 giorni di cure. Una cosa simile era capitata ad Orson, un falegname del luogo, che con la sua motosega decise di tagliare la botola. L’uomo non riusci neanche ad andare giù per le scale della scuola. Perchè? Anche lui, stranamente, inciampò su un gradino.

Orson urtò la testa per terra e finì in ospedale per diverse settimane! Molti altri hanno tentato di aprire la botola. Volevano capire dove portava, ma nessun adulto è mai riuscito a farcela. Il Preside Oblivion, prima di dileguarsi, tornò a scuola e chiese a Isaac Casimov, uno studente modello dell’epoca, di mettere delle catene e un lucchetto sopra la botola, almeno la Serramonica non sarebbe tornata per prendere altra gente. Quel ragazzo eseguì, perché era abituato ad ubbidire, ma raccontò: “Appena toccai l’ingresso di quel posto, mi sentii congelare il sangue. Vidi tutto offuscato e un formicolio veloce mi ricoprì tutto il corpo”.

CRASH! ORSON, IL FALEGNAME 14

lei chi portare La botola monica. Decideva ra er S a ll de sa ca do! La botola era la cire dal suo mon us ad to ci us ri a er o sotto! Mai nessun 15


La madre decise di cambiargli scuola e dopo qualche anno, Isaac divenne uno scrittore di

fantascienza ossessionato da strane visioni. I suoi libri scalarono le classifiche dei best sellers, ma lui non riuscì più ad essere una persona spensierata e sorridente. Su Internet dicono che le visioni della Serramonica lo perseguitano ancora oggi che è diventato adulto. Sono passati dieci anni dal giorno in cui Castel Lake ha conosciuto la Serramonica e i fantasmi che si portava dietro. Di tutto è rimasto solo un vago ricordo che, in parte, come capita sempre in questi casi, è diventato leggenda. Con gli anni, ognuno ha aggiunto dei particolari a quello che era accaduto... e “ormai” riconoscere il falso dal reale è diventato quasi impossibile. Io avevo avvertito Ted e Ray di tenersi a distanza da quel posto, ma loro erano abituati a fare l’opposto di quello che gli si chiedeva. Amavano la sfida! Se non si cacciavano in qualche guaio, pensavano di aver sprecato malamente le loro giornate. Gli avevo raccontato quello che avevo scoperto. Ma i due bulli, durante la festa di fine anno, mentre 16

ISAAC CASIMOV

la, trò mai nella boto en on n i Lu . vo ti crea do della Anche Isaac era un si avvicinò al mon a en pp A . te en em le immagini di la chiuse semplic te si riempì di mil en m a su la a, ic romanzi Serramon ccontarli nei suoi ra di se ci de e i il mondi incredib fantascientifici.

17


tutti ci divertivamo al piano superiore, presero una tenaglia e andarono giù di nascosto dal Preside e dai professori. Volevano aprire la botola per vedere la fantomatica Serramonica. “Se esiste, ci divento amico”, disse con strafottenza Ted. Ray, che lo seguiva in ogni sua follia senza pensarci su, non era uno che si perdeva in chiacchiere. Amava solo annuire. Il suo amico era il suo capo e, anche se lì sotto ci fossero stati mille lupi affamati, lui lo avrebbe seguito.

TED & RAY

di olo bisogno s o n a ev v a e se ivi, anche uriosi. Fors tt c a e c i o ld er a s v s a o Erano sp sato che f i e pur i impulsiv ho mai pen z n z o a g N i. ra n ei io tto od attenz vrebbero fa bulli. Eran a , a ri d lt o a n a li v occhi deg a, non si atteggia erramonic addosso gli S ti la ta el n d u p la e on oto di aver o certi che n rirono la b n p a ra o E d . n to a es u e molti del loro g di tutto. Q o tutto. Com nseguenze o it c p e a c ll a ià o g n er o c’è pensaro vano di av ogni giorn a e s h c en p tà é li h c a all’eventu esisteva, per . o preparati n a er da scoprire n o iù n p in a s o di noi, alc sempre qu

“Serramonica, Serramonica, arriviamo”, canticchiò sempre con supponenza Ted. Ray rise. Si sentiva protetto dalla spavalderia del suo amico. Io ero impaurito e non ne volevo sapere di scendere giù negli scantinati. Ma non potevo lasciarli andare senza tentare di fermarli. “Ted, per una volta ascoltami, non puoi pensare che ti vada sempre dritta! La Serramonica

è reale, non lasciarla tornare nel nostro mondo. Lei è l’odio, fermarla è impossibile!”, gli dissi, nonostante sapessi che in quel momento ogni discorso razionale sarebbe servito a poco. 18

19


Lui mi guardò dritto negli occhi e mormorò qualcosa tipo: “marmocchietto”. Si avvicinò a neanche trenta centimetri di distanza e mi spinse bruscamente. Finii per terra e, cadendo malamente, urtai la tempia contro le gambe di una sedia. Rimasi intontito per qualche minuto e Ray e Ted si

dileguarono. 2 Ho quasi tredici anni, “mica trenta” e se non capisco tutto ci sta pure. Non comprendo alcune nozioni di matematica, ma in compenso dicono che ho

un

talento per la scrittura. Riesco rararmente a raccapezzarmi quando vedo i telegiornali (a proposito, qualcuno non ha mai pensato di fare il riassunto delle puntate precedenti per noi ragazzi?) e spesso, come oggi, non intuisco cosa passa per la testa di un mio amico. In fondo, chi capisce tutto? Ovviamente, non comprendo nemmeno gli adulti. Mio padre amava mia madre, per quindici anni sono

sorella Elen…ma poi…

ZBAM GUAAAAHH Il mio super papà sbattè la porta di casa e andò via per sempre.

stati insieme, erano felici come i protagonisti delle sit-com e le risate di sfondo le mettevamo io e mia 20

21


Da allora sono figlio di due divorziati. Per dirla come gli adulti, più volte ho cercato di mettere insieme i pezzi del puzzle da solo, ma non ci sono riuscito. Capire gli adulti non è sempre facile! Io e mia sorella abbiamo assorbito la Separazione come una bastonata sulla schiena. Forse per questo siamo “cresciuti” un po’ prima rispetto ai nostri coetanei, ma vogliamo bene lo stesso ad Adam e Sally. Sono sempre i nostri genitori e ci amano come prima. Oggi capisco molte cose, perché sono in una giornata dove ho connesso il mio cervello e non mi distraggo come ad una lezione di matematica.

Avrei voluto avvisare

La Serramonica non è una vecchietta che porta

un pianto senza fine…. Era lei che sentiva Ted e Ray avvicinarsi alla botola. Delle note dolci provenienti da un pianoforte invisibile

suo sguardo ruba le emozioni e il meglio dei ricordi, lasciando chi la incontra vuoto come un deserto dopo il passaggio di un branco di

Ted che la Serramonica sentiva le energie avvicinarsi e mandava dei segnali esterni, ma non feci in tempo nemmeno a pensarlo. Nella sala che avevano attrezzato per la festa di fine anno, la

luce si spense e tutte le finestre si oscurarono con uno strano liquido nero che colava come

dolcetti ai ragazzini, il

avvoltoi. Nessuno sa veramente chi è, dove vive e cosa desidera…eppure ci sono molte persone che l’hanno vista e dopo dieci anni tremano ancora dalla paura. Perché lei continua a vivere dentro di loro. 22

JOE, IL PITCHER

Era il ragazzo più coraggioso della scuola e un leader nato. Perfino i bulli lo rispettavano. Ma appena sentì le parole della Serramonica, le sue paure salirono a galla e cominciò a piangere. Davanti a quell’essere, eravamo tutti simili e come “bambini appena nati” eravamo incapaci di difenderci.

coprirono le urla e le risate di tutti i ragazzi 23


presenti in sala. Le porte si chiusero violentemente da sole. Mary, la ragazzina con la quale frequentavo il corso di informatica, si ranicchiò sotto un tavolo e si chiuse in posizione fetale. Perfino Joe, il pitcher della squadra di baseball, il ragazzo senza paura, sbottò in un pianto isterico. Una voce femminile, stridula

come delle unghie che

scavano una lavagna, si fece avanti nella testa di tutti noi ragazzi e degli adulti chiusi nell’Istituto. “Sono la Serramonica, non conosco la notte, non conosco la tregua… Sono la Serramonica, non conosco il dialogo e il perdono…

è la mia ragione e il mio mondo sarà la vostra casa”.

Il mio mondo

3 Credo nelle persone e, chi pensa di me l’opposto, si sbaglia! Ieri ero al parco di Castel Lake con Ted e Ray. Loro per tutti sono due bulli, invece per me sono gli amici del pomeriggio. 24

Con entrambi ho passato la mia infanzia nel giardino di fronte casa. Sono due dodicenni fuori di testa! sembrano

non

aver paura di nulla e non sono simpatici a nessuno. Anche se può sembrare incredibile, i due “bulli” con me si sono comportati sempre da amici. Con gli altri hanno mostrato la loro indisponenza e litigiosità. Come capitava da anni, mi aspettavano per dare dei calci ad un pallone o per giocare insieme on line. Con entrambi non parlo molto. Probabilmente non sanno neanche che sono uno youtuber abbastanza famoso per i miei “game play” folli. Non abbiamo mai chiacchierato tanto, ma siamo sempre stati bene. Ci bastiamo in questo modo. Ted e Ray a scuola, davanti agli altri ragazzi, mi hanno sempre evitato e al massimo si sono degnati a concedermi un accenno di saluto con lo sguardo o con la testa.

SoNO DEI VERI Dr. Jeckyll e Mr. Hyde! Non chiedermi il perché, ma a scuola hanno scelto di dare il peggio di loro. Come se avessero un contratto con qualcuno che gli imponga di essere idioti vicino a dei banchi o nei corridoi scolastici. Ted è sempre stato il capofila e Ray il suo servo 25


“fedele”. Sarà perché Ted ha un fisico super sviluppato e sembra già un militare tornato da una missione di guerra. Ray è più piccolo, biondo e assomiglia ad un angelo. A scuola dicono che abbia dei super poteri, perché è velocissimo. Riesce a correre i 100 metri in meno di 10 secondi e non ha ancora festeggiato i suoi 13 anni. Quel che prova per Ted è una sorta di adorazione. Probabilmente Ted non lo ringrazierebbe neanche

se gli salvasse la vita e questo a lui non sembra proprio interessare.

Io credo in loro e non mi piacciono le etichette. Per tutti sono dei bulli, ma io sono certo che sono solo spavaldi e non cattivi. Il giorno prima, avevo portato il mio pallone dei Los Angeles Galaxy. Mio padre me l’aveva comprato in uno dei suoi viaggi di lavoro nella “città degli angeli”. Ted era più nervoso del solito e mi chiese: “Tu ti fidi di noi?”. Guardai Ray, lui sì che si fidava di Ted. Io non gli avrei mai dato in prestito il mio iPhone o il mio salvadanaio con tutte le paghette dell’ultimo anno. Ero però certo che, dopo 8 anni che giocavamo 26

insieme nello stesso quartiere, non

mi avrebbero mai

fatto del male. Presi qualche secondo di tempo e annuì con la testa. Ted avvicinò la faccia alla mia e mi disse: “Allora chiudi gli occhi e apri la bocca”.

Ero spaventato. Mi tremavano le gambe e dovevo prendere una decisione. Perché mi chiedeva di fidarmi? Perché voleva che aprissi la bocca e chiudessi gli occhi? Cosa avrebbe potuto mai farmi? Ingoiai, respirai e chiusi gli occhi.

Aprii la bocca... e un attimo dopo me la trovai piena di terra. Ray e Ted ridevano come matti.

Mi ero fidato delle persone sbagliate! Si erano presi gioco di me. Ero triste per aver creduto in loro e come un bimbo non riuscii a trattenere le lacrime. Correndo me ne scappai a casa. Mi sentivo umiliato. Sputavo in continuazione la terra che Ted aveva raccolto e infilato nella mia bocca.

Mi veniva da vomitare. 27


Appena arrivai a casa, misi la testa sotto al rubinetto del bagno. Bevevo e sputavo, sperando di far andare via tutti i residui delle pietruzze che si erano infilate ovunque fra i miei denti. Mia madre mi chiese cosa era capitato. La guardai, sperando di scorgere nei suoi occhi una casa accogliente e, quando trovai in lei quel che cercavo, mi avvicinai in tutta fretta per abbracciarla. la strinsi fortemente e PIANSI! Di lei potevo fidarmi!

IO, ALAN

Dicono che noi youtuber siamo sempre sorridenti e felici! Certo, quando è ora di preparare la clip con i nuovi game play devo sfoderare il mio sorriso da pubblicità di dentifricio, ma ci sono momenti in cui non riesco a tirarmi fuori neanche gli smile di WhatsApp. Sono stato tradito dagli amici e mi sento uno stupido. Ho capito, a mie spese, che la fiducia è dare una parte di sé agli altri e il tradimento è quando questa non viene restituita indietro. 28

4 Quello che era capitato ieri avrebbe dovuto servirmi da lezione. Invece mi sono fidato nuovamente del buonsenso di Ted e Ray. Appena li vidi con gli attrezzi per aprire la botola, avrei dovuto fiondarmi su di loro (ma entrambi sono il doppio di me, ed io non sono mai stato bravo a fare a botte). Si stavano per cacciare

in un bel guaio e presto avrebbero scaraventato tutti noi in un terribile incubo da cui non sarebbe stato possibile uscirne.

La botola fu aperta e invece che sentire urla o 29


vedere sbucare fuori la Serramonica, tutto tornò alla normalità. Le luci si riaccesero, il liquido nero che aveva coperto le finestre sparì e la musica riprese a suonare. I presenti a scuola rimanemmo sbigottiti. Cinque minuti dopo la porta della sala si riaprì, tutti guardammo spaventati: erano Ted e Ray. Che sollievo! Non avevano nulla di diverso, né macchie di sangue, né fantasmi al seguito. Tutti li avevamo immaginati prigionieri di qualche strana creatura

infernale.

degli scacchi senza un giocatore. Non capivo proprio cosa stesse accadendo! Mary con le dita mi indicò lo specchio dietro di me. Mi girai e vidi riflessa la Serramonica. Saltai in aria dalla paura.

La strana creatura sorrise con sarcasmo e la risata stridula echeggiò nella sala al pari di un tuono…

Tutti capimmo che le nostre vite non sarebbero più state uguali a quelle di prima.

Mai più!

Ted aprì la bocca e con la voce della Serramonica, che tutti noi prima avevamo sentito dentro le nostre teste, disse: “Sono la Serramonica, sono tornata e presto sarete miei”. Il bullo, in tranche, sembrava un burattino comandato da quella folle donna. Improvvisamente cascò per terra e, senza pensarci, corsi a soccorrerlo. Gli altri rimasero ammutoliti e spaventati.

Ted era sempre Ted. “Muovetevi, chiamiamo i soccorsi”, urlai, ma nessuno si mosse. La paura immobilizzò tutti come 30

31


Capitolo Secondo “C’era un periodo in cui non conoscevo la Serramonica, ma quando lei si mostrò, quel che era semplice divenne complicato. Lei era come un dirupo dal quale era meglio non scorgersi, per evitare di incontrare l’abisso. Immobilizzava i pensieri e un suo sguardo risucchiava come il più potente delle aspirapolveri”.

La notte della Serramonica Vivente

33


L’

intera cittadina di Castel Lake era sconvolta. Come se ci fosse stato un terremoto, nessuno si sentiva protetto, neanche al’interno delle mura di casa. Solo chi non aveva assistito allo spettacolo della

Serramonica, sminuiva l’accaduto, perchè, come

sempre, la diffidenza viaggiava sullo stesso vagone dell’ignoranza. Ero a casa quando mio padre venne a trovarci per

capire se la Serramonica era realmente tornata a Castel Lake. Mia mamma preparò un pranzo con i fiocchi. Diede spazio alle sue origini messicane e chiuse in un ripostiglio i rancori che in passato l’avevano portata al divorzio. Lei conosceva i gusti di papà, per questo cucinò del Chili super piccante e, come ai preprarò in quantità industriale.

vecchi tempi, ne

NOI quattro ci ritrovammo seduti a tavola, come non ci capitava da tanto tempo... ed era uno spettacolo magnifico. Pensai che la Serramonica era riuscita a fare quello che due anni di dialoghi avevano miseramente 34

Finalmente ci trovammo a vivere per qualche ora tutti insieme e pensai alle parole di bennett, uno scrittore che amava leggere papa’: “Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre famiglie”. 35


fallito. Sapevo che era solo un pranzo. Non volevo farmi illusioni, ma ero felice, proprio come lo era

Elen. Lei si era fiondata su papà e non si era staccata più da lui. Era più piccola di me e probabilmente sentiva la sua assenza più di quanto dicessero le sue parole. Anche mia mamma, che di solito non dispensava sorrisi ad Alan, oggi era accogliente. “Cosa sta capitando?”, mi chiese papà, evidentemente preoccupato. “Dove stai lavorando?”, aggiunsi io, senza interessarmi alle sue richieste. “A domanda non si risponde con domanda,” precisò, “ma sto per andare a Los Angeles. Mi hanno chiamato per delle sceneggiature di una nuova serie ambientata a Venice. Credo che sarà una serie abbastanza leggera, sorridente. Dovrei lavorare con gli altri dello staff per tre-quattro mesi e poi capirò dove sarà il prossimo lavoro. 36

Forse cominceremo una produzione con mamma, se lei deciderà di occuparsi della regia di una serie tv basata su un comic book. Adesso mi vuoi dire cosa è successo in quella scuola?” Non sapevo da dove cominciare.

Rischiavo di sembrare un pazzo, ma visto che la notizia era finita su tutti i tg nazionali, potevo dire la verità senza pensare di fare la stessa fine di Giordano Bruno, lo scienziato italiano che finì al rogo solo per aver detto che la Terra era rotonda. “Ray e Ted si sono spinti oltre e hanno riaperto la botola dove stava rinchiusa la Serramonica. Adesso è tornata e credo che voglia scegliere un altro ragazzo da portare con lei”, dissi tutto d’un fiato. Improvvisamente mia mamma cancellò dal suo 37


volto ogni traccia di felicità. Ogni volta che sentiva la parola Serramonica si allarmava e diventava sempre più pallida. “Ora sapete anche voi che non è una leggenda. Quando si presentò per la prima volta a Castel Lake, io insegnavo in quella scuola. Allora non avevo ancora deciso di passare alla regia e insegnavo arte.

Tobe Hooper era un mio alunno ed era veramente dotato, possedeva un grande talento. La sua immaginazione era un mondo incredibile che regalava a chi guardava e apprezzava i suoi disegni. Per tantissimo tempo, mi sono chiesta perché avesse

selezionato proprio lui. Era solo casualità o una scelta dettata da una serie di valutazioni a noi sconosciute? Quando il preside Oblivion chiese a casimov di mettere il lucchetto alla botola, io, papà e i genitori di Vooper fummo gli unici a ribellarci. Se la Serramonica fosse stata imprigionata, anche Vooper lo sarebbe stato e non sarebbe tornato più con noi.

La maggioranza della comunità decise che la scelta di Oblivion fosse quella più giusta per tutta la cittadina e così venne sacrificata la vita di un grande talento per la pace di un’intera comunità. Tutti i 5000 abitanti di Castel Lake fecero gruppo e non dissero nulla alla stampa. Quei pochi che non rispettarono l’accordo vennero presi per pazzi dai media e screditati dagli altri abitanti del luogo. La mamma di Casimov invece decise di andarsene via dalla città, con tutta la sua famiglia, perché suo figlio era cambiato nel momento in cui si era avvicinato alla botola. Qualcosa lo aveva reso diverso e gli incubi lo perseguitarono per tutta la sua adolescenza. Come potete capire da voi, quella della Serramonica

38

39


non è una bella storia….”, concluse mia madre molto scossa. Cavoli! Non sapevo se odiare di più la Serramonica o gli abitati di Castel Lake.

Trovavo egoisticA la scelta di disinteressarsi di Vooper per salvare la propria pelle. Una vera comunità avrebbe dovuto combattere per salvare il giovane Tobe sino alla fine. “E adesso cosa succederà?”, domandò Elen. “Non lo sappiamo! Forse la Serramonica verrà a cercare un nuovo ragazzo o una nuova ragazza da portare con sé! Forse se ne tornerà da dove è venuta senza chiedere in cambio altro o si vendicherà con tutta la comunità per essere stata rinchiusa”, aggiunse mia mamma. “Quello che sappiamo su di lei è davvero poco per poterla combattere o prevenirla”, sentenziò mio padre. Riflettei molto sulle parole del mio “vecchio” e conclusi che dovevo tentare di scoprire quante più cose sulla Serramonica per poterla sconfiggere. 40

Chi era? Cosa voleva? Come era finita a Castel Lake? Aveva un punto debole?

STOP 41


2 Il giorno dopo cominciò l’incubo. Mary, la mia amichetta di scuola, si preparava per andare a letto. Lei, come tutti quelli che avevano avuto la sfortuna di vedere la Serramonica, era rimasta per ore a pensare e non si era neanche

accorta che sua mamma le avesse acceso l’abat-jour e preparato il letto per riposare. In verità, sua mamma Meg, amava l’arredamento Shabby Chic e non sembrava curarsi d’altro. Quando per il compleanno di Mary tutti noi compagni di classe l’avevamo conosciuta, lei non aveva fatto altro che riempirci la testa di parole sul buon gusto e sulla particolarità dei loro mobili. “I nostri sono divani chintz sciupati, alle pareti abbiamo vecchie pitture. Guardate le tende candide e i nostri grandi lampadari. Non vi sembra di stare in una campagna inglese, alle influenze d’epoca e vittoriane?”.

A tutti era sembrata un’invasata, perché non aveva mai smesso di parlare di mobili e architettura. Peccato che noi ragazzi avevamo altri interessi! Lei avrebbe voluto creare un regno perfetto solo per poi poterlo esibire ai suoi ospiti. “Lo stile Shabby Chic prevede la trasformazione di un mobile prima attraverso il colore. I mobili scuri di legno vengono verniciati usando il bianco e tutte le sue sfumature, ma anche i colori tortora e pastello purché abbiano un tono dall’effetto polveroso, non 42

43


sono mai colori forti o accesi, ma è come se avessero uno strato di polvere sopra, ed è proprio questa caratteristica a renderli così amabili, sono come ovattati, morbidi e delicati”, ci disse quel giorno che a tutti sembrò “interminabile”. Se Meg avesse amato suo marito e sua figlia, anche la metà di quanto adorava la casa, quei due avrebbero potuto considerarsi proprio fortunati. Mary però non aveva voglia di pensare ai mobili o di sentire le facili rassicurazioni di sua madre. Era stanca come non lo era stata neanche durante le prove del primo saggio di danza. In quell’occasione aveva conosciuto la tensione che le aveva appesantito le gambe e i movimenti, ma adesso si era incontrata con la paura vera che rendeva buio perfino il sole d’estate. Aveva visto la Serramonica e si era sentita come un uccello chiuso in una gabbia piena di gatti affamati.

Non l’avevo mai vista così spaventata. Aveva passato la giornata ad oziare a casa, anche perché la scuola era rimasta chiusa in attesa che il Preside decidesse cosa fare. Le erano sbucate delle occhiaie incredibili, che in 44

genere compiano solo sulla faccia degli adulti. Si erano spalmate sul suo dolce viso e come macchie d’olio si

erano

allargate con l’andare della giornata.

“Stress! Stress”, le aveva ripetuto la madre. Lei era proprio sfinita e non vedeva l’ora di lasciare la sua schiena toccare il materasso e spegnere l’abat-jour. Si gettò sul letto e inspirò profondamente per cercare di rimuovere l’immagine della

Serramonica. Aveva ancora stampato nel cervello

il suo volto

piene di rughe, che erano dei veri solchi. I suoi occhi erano di un nero profondo come lo spazio e perdersi era facile. Ricordava benissimo il suo drappo bianco,

macchiato di sangue e le sue braccia che sembravano quelle di uno scheletro. Era anziana, ma non fragile, e le sue unghie erano avorio e macchiate qua e là di sangue e dei 45


VOglio scordarla!

46

47


grumi di carne gli erano rimasti attaccati chissà da quale combattimento. La sua voce, come una forchetta che grattava una lavagna, era l’ultima cosa che avrebbe più voluto risentire. Mary spense la luce e pensò a qualcosa di bello, come al saggio di danza per il quale avrebbe indossato un costume bellissimo, preparatole su misura da una delle migliori sarte della città. Per un attimo si sentì rasserenata e si allargò sul letto. Non ce la faceva più a dormire ranicchiata, con le testa sotto le coperte. Quando appoggiò la mano sulla parte destra del materasso, avvertì

una strana

forma. Con l’altra mano si toccò il cuscino che aveva sotto la faccia e

non capì cosa ci fosse accanto a lei. Non portava mai niente dentro al letto e se non era il cuscino cosa poteva avere affianco? La ragazza aveva

paura ad accendere la luce e lasciò la sua mano navigare al buio per tentare 48

di decifrare cosa stesse toccando. Forse era un lenzuolo che la mamma si era scordato dentro alle coperte. Cose che possono capitare quando si fanno le pulizie, pensò Mary. Almeno voleva convincersi di questo. Continuò la sua esplorazione con la mano e quando la stoffa che toccava finì, la sua mano venne

intrappolata da un’altra mano scheletrica. Mary prontamente si tirò fuori e accese la luce per vedere accanto a lei...

“la Serramonica!!!”, urlò a squarciagola! Il suo urlo fu straziante e arrivò alle case vicine, ma prima alla madre che stava navigando con il suo tablet sul web per comprare dei nuovi oggetti decorativi per casa.

AIUTOO!!!! AIUTOO!!!! 49


era rimasta senza parole. Meg le si avvicinò e chiese: “Cosa è successo?” La ragazza non parlava. Il padre aprì finalmente bocca per chiedere: “Hai visto la Serramonica?” Mary lacrimava e non riusciva a mettere insieme delle frasi connesse. La madre le sollevò il pigiama e vide che sulla pancia della figlia era stato scritto, con uno strano ed indelebile inchiostro, la

parola

“Forse”.

Meg diede una botta al marito che russava e probabilmente sognava un paradiso lontano dal mondo Shabby Chic in cui era finito prigioniero.

occhi sgranati e senza fiatare corsero dalla piccola. Mary era sul letto e le luci erano accese. Piangeva ed I

50

due si guardarono con gli

“ ‘Forse’ cosa?”, si domandò il padre. “Noooo!”, gridò la madre, “La Serramonica sta scegliendo la nuova persona da portare con sé e tu sei una delle probabili candidate a seguirla nel suo regno!!! . 51


Noooo! 3

Quella fu la notte della Serramonica vivente. Altri due ragazzi ricevettero la visita della “simpatica vecchietta”. Uno di questi fu Ray. Anche il suo gatto rimase così traumatizzato che non si mosse più dalla sua cuccia. Tutti pensarono che fosse morto. Invece era solamente rimasto traumatizzato dalla sua visione. Ray- il bullo- era stato toccato dalla

Serramonica e aveva ricevuto

52

in dote il suo marchio di fabbrica. Anche lui ora poteva fregiarsi di un tatuaggio sulla schiena. Ma questo non era un comune disegno decorativo, ma una sorta di codice a barre che serviva alla Serramonica per ricordare cosa mettere nel suo “carrello della spesa”. Sapete chi fu il terzo sfortunato finito in nomination? Ovvio: Io!

IO!!!!!

Anche io conobbi la Serramonica e da

allora non smisi di piangere…perché lei porta solo lacrime. Il segno che ha lasciato sul mio corpo non se n’è andato con la doccia. Mi sarei immerso in una vasca da bagno piena di bianchetto piuttosto che acqua, ma non credo 53


sarebbe servito a qualcosa.

Nulla mi avrebbe potuto togliere il suo marchio. Non avevo altra soluzione che combatterla!

Capitolo TERZO So cosa hai fatto!

54

55


D

a dove viene la Serramonica? Cosa la spinge a tanto odio? Qual è il motivo che le fa scegliere un ragazzo piuttosto che un altro? Quali sono le sue origini? Pensavo e ripensavo alle possibili risposte. Se avessi saputo, forse avrei trovato il suo punto debole, ammesso che ne avesse uno. Io ero un “marchiato” e a Castel Lake si era diffusa subito la notizia che ero uno degli sfortunati. Noi, i tre “segnati”, eravamo tenuti a distanza da tutti, perché gli abitanti del paese sapevano che presto la

“Alan, è il momento di capire chi è la Serramonica e visto che ogni minuto potrebbe essere quello in cui si rifarà viva, forse è il caso di mettere su un piano per fermarla” mi disse, mentre prendeva degli appunti sul blocco notes che aveva appoggiato al tavolo da cucina. “Forse sarebbe il caso di partire dal Preside Oblivion”, aggiunsi senza pensarci troppo. “Bravo”, esplose mia madre, “lui forse sa qualcosa

Serramonica sarebbe tornata a farci visita. Improvvisamente eravamo diventati “diversi” agli occhi di tutti. Nessuno voleva frequentarci. Avremmo dovuto aspettare la Serramonica in

solitudine. Mio padre e mia madre non avevano paura di lei ed erano presenti ed uniti come lo erano stati prima del divorzio. Non si erano minimamente lasciati prendere dal panico. 56

Il preside Oblivion Lui aveva conosciuto e conbattuto la Serramonica e quel che aveva visto lo aveva turbato al punto tale che era andato via da Castel Lake. Aveva capito a sue spese quanto fosse difficile sopravvivere a quel mostruoso essere. 57


in più che noi non conosciamo. D’altronde se decise di andare via con tutta la sua famiglia, nonostante la Serramonica fosse stata chiusa, vuol dire che conosceva qualche elemento in più”. Mia sorella Elen era preoccupata. Mangiava con voracità i marshmallow che mia madre aveva tirato fuori per non farmi andare giù con gli zuccheri e con la bocca piena chiese: “Ma la Serramonica non farà male ad Alan? Vero?”. Mi faceva proprio tenerezza. Era ingenua. Non si rendeva conto che presto la Serramonica

sarebbe ricomparsa e, come il giovane Tobe Vooper, mi avrebbe portato in chissà quale mondo, lontano dalla mia famiglia, dai miei amici e da tutto quello che amavo. “Su Google cerchiamo il Preside Oblivion e magari parliamogli attraverso una video chiamata, così potrà dirci qualche elemento in più!”, riflettei a bocca aperta. Mia madre annuì e si mise subito alla ricerca sul suo Macbook. Mio padre era immerso nei suoi pensieri e aprì una cartella che aveva sul tavolo. Questa conteneva il primo articolo che parlava dell’avvento della

Serramonica nella città di Castel Lake. L’articolo risaliva precisamente a dieci anni fa, non un giorno prima né un giorno dopo a quello della sua ricomparsa. “Cosa stai pensando?”, domandai. “La Serramonica sembra che sia tornata per festeggiare un anniversario. È un caso che siano passati dieci anni dalla sua ultima comparsa? Inoltre, stavo pensando se in quell’anno, la scuola aveva subito delle visite strane o se era successo qualcosa di insolito prima che la 58

59


60

61


Serramonica si facesse viva”. “Bingo!”, esclamò mia madre, “ho trovato l’email del Preside Oblivion e anche la sua pagina Facebook. Lo chiamo immediatamente!”. Era impossibile capire cosa stesse pensando davvero mio padre. “Mentre telefonate al Preside, io torno a scuola”, sentenziò. Era diventato matto? Voleva tornare in quel posto, adesso che la botola era aperta? Per quale ragione? E avrebbe dovuto infiltrarsi di nascosto visto che la Polizia aveva sigillato l’istituto. “Non fare sciocchezze!”, lo rimproverò mia madre, “ci servi vivo per combattere la Serramonica”. Non avevo mai visto mio padre così intraprendente. Lui è uno sceneggiatore, sta a suo agio con la fantasia e non con la realtà. Non era mai stato pratico o particolarmente atletico. Oggi però era 62

come uno di quegli impavidi investigatori televisivi e sembrava pieno di quella determinazione che in genere non dà a vedere.

3 Il vecchio Adam andò a scuola da solo. Non era ancora calato il buio e il viola del tramonto si era stampato in cielo. Si infilò dentro la sua vecchia familiare logorata dal tempo e dalla polvere. Lui non amava le auto e tantomeno si curava dell’apparenza. Spesso mia madre gli aveva consigliato di curare di più la sua immagine, d’altronde era sempre uno degli sceneggiatori più apprezzati ad Hollywood, ma lui non ne voleva proprio sapere. Viveva per noi e il suo lavoro e il resto gli sembrava superfluo, una sorta di contorno. 63


Senza esitazione arrivò davanti alla scuola e parcheggiò nel posto riservato ai professori, che adesso sembrava solo un pezzo di deserto trasportato a Castel Lake. La scuola era stata recintata e requisita dalla polizia. L’ingresso era assolutamente vietato, perché c’erano in corso delle indagini. Mio padre non sembrò interessarsi di nulla e, visto che l’ingresso principale era chiuso, cominciò a cercare qualche finestra aperta. Ne trovò una in uno stato precario, si guardò in giro e quando fu sicuro di non essere visto, diede una botta alla finestra che si spalancò. Con un gesto non proprio felino, si 64

arrampicò sul muro ed entrò a scuola. Non avrei mai pensato che per me fosse disposto a rischiare la galera e anche la vita. Il fatto che non vivesse più dentro casa non era certo un buon motivo per mettere in discussione il suo amore nei miei confronti. Si guardava attorno, accese tutte le luci del lungo corridoio e senza un minimo di perplessità, andò dritto nell’ufficio del Preside, che lui evidentemente conosceva, visto che quello era stato anche il luogo di lavoro di mia madre. Non so cosa cercasse, ma lui lo sapeva, eccome se lo sapeva! Appena varcò la soglia della porta, spense le luci del corridoio e con molta calma aprì la libreria alle spalle della poltrona e della scrivania. Fra tutti gli annuari scolastici esposti ne prese uno, quello di dieci anni fa. Non si mise a scartabellare gli altri, aveva le idee molto chiare e la sua ricerca era mirata. Cominciò a sfogliare le foto. Ogni anno migliaia di studenti delle superiori e del college si 65


mettono in posa davanti all’obiettivo per immortalare la loro presenza in quell’anno scolastico. Una bella iniziativa, che consente a tutti di ricordare il proprio passato. Quando mio padre vide la foto di Dario Martelli, uno studente di origini italiane dell’epoca, strappò la pagina. La guardò spaventato e la mise in tasca. Era uno studente come tanti di Castel Lake e suo padre lavorava in quella scuola come professore di matematica. Mio padre chiamò subito al telefono mamma e le chiese: “Ricordi Martelli? Suo padre era di origini italiane. Hai un suo contatto?”. “Perché?”, domandò lei incuriosita.

L’annuario scolastico Mio papà rimase incuriosito dalla foto di Dario Martelli, uno studente di origini italiane. Era nato in Sicilia, non molto distante dall’Etna, anche se aveva sempre vissuto in USA. 66

“La prima volta che la Serramonica fece la sua comparsa, all’appello mancava solo un professore e se ben ricordi da allora nessuno seppe più nulla di quell’uomo…mi ricordo che suo figlio in stato di

shock non faceva che ripetere del loro viaggio in Italia… ma la Polizia non gli diede importanza. 67


D’altronde non c’era nessuna connessione con la

Serramonica e con la sparizione di suo padre”. “Quindi pensi che non sia stata una coincidenza?” “Ho la sua foto e le sue generalità, vorrei parlarci per capire qualcosa in più! È l’unico studente di quel famoso anno nella cui foto dell’annuario è comparsa dietro l’immagine della Serramonica”. “Prova a vedere se vive ancora nel suo vecchio appartamento dietro la “statua dell’adulto”.

Forse è rimasto a Castel Lake e magari vive ancora nell’appartamento dei suoi genitori”, concluse mia mamma. 3 Non so per quale ragione, ma papà venne a prendermi e mi chiese di accompagnarlo. Forse voleva solo compagnia o, peggio ancora, non voleva lasciarmi solo a casa per paura che la Serramonica sbucasse di nuovo. “Sii pronto a tutto!”, mi disse mentre guidava impassibile, “la realtà si è fatta pesante e può succedere qualsiasi cosa. Devi essere pronto a combattere e a mettere in discussione ogni cosa, perché quello che sta capitando ha dell’incredibile”. Apprezzai molto che il mio super papà fosse così attento anche al mio stato d’animo. Senza molto garbo parcheggiò davanti quella che presumeva fosse casa di Dario Martelli. Con gli occhi mi fece cenno di seguirlo. Bussammo alla porta. La sua era una vecchia casa e sembrava che l’uragano

Katrina fosse passato da lì a fargli visita prima di noi. 68

69


Il tappeto era vecchio di almeno dieci anni e i colori del disegno sotto erano ormai usurati. Il campanello era impolverato e sopra la porta un ragno aveva allestito con cura il suo regno in cui intrappolava dei poveri insetti. Mi attaccai al campanello, mentre mio papà non la smetteva di bussare con le sue nocche. Finalmente sentimmo dei passi avvicinarsi dall’altro lato della porta. La porta si aprì e un ventiduenne, con la faccia di un cinquantenne,

tremolante e

puzzolente, domandò: “Chi siete? Cosa volete da me? Non voglio comprare nulla!”. Ci aveva scambiati per dei venditori di chissà cosa. Un tanfo terribile venne fuori dalla sua casa e per un attimo pensai che, comunque, avrebbe fatto bene a comprare almeno un profumo. “Non vendiamo nulla. Sei Dario?”, lo rassicurò mio padre, “Noi vogliamo parlarti della

Serramonica”. Quando il ragazzo sentì la parola “Serramonica”, si destò come un soldato 70

71


davanti al comando di un suo superiore. “Entrate!”, rispose senza esitazione. Ci accomodammo sul divano strappato e lui non si degnò nemmeno di accendere le luci. Preferiva la penombra, come se così fosse stato al riparo da spiacevoli visite. “Cosa volete sapere da me?”, chiese il ragazzo. “Sappiamo che tuo padre è sparito dal giorno in cui

avrebbero portato fortuna. Noi pensavamo che fosse una cosa divertente! Non sapevamo che lì dentro ci fosse lo spirito della Serramonica… una creatura soprannaturale che ad Augusta, in Sicilia, si divertiva rubando dei ragazzini per portarli nel suo mondo. Lei venne intrappolata da un ragazzino di cui nessuno conosce il nome e non so come fu messa

la Serramonica è comparsa per la prima volta a Castel Lake. Tu allora avevi detto alla Polizia del vostro viaggio. Che legame c’era fra quella terribile creatura e il vostro viaggio in Italia?”, espose mio padre.

Dario era spaventato, ma era anche felice di parlare finalmente con qualcuno e poter dire la sua versione dei fatti. “Nessuno mi ha mai creduto. Ma dopo anni che studio la Serramonica, so con esattezza chi è, come sapevo che sarebbe tornata al decimo anniversario. Mio padre era un professore di matematica, nato e cresciuto qui… i suoi nonni erano italiani. Quando andammo in Italia per una vacanza, i nostri parenti ci diedero un vecchio vaso contenti delle strani ceneri … dicevano che ci 72

73


dentro al vaso che noi ingenuamente portammo con noi dall’altra parte dell’oceano. Quel giorno in cui fu risvegliata, mio padre aveva con sé il vaso a scuola. Non sapeva che la donna si sarebbe risvegliata alle 14 del pomeriggio del 7 settembre e così avrebbe fatto ogni dieci anni per scegliere un ragazzo da portare con sé. Dal suo risveglio, lei sceglie la sua preda entro sette giorni. Ho scoperto tutto questo dopo anni di viaggi e ricerche”. “Tuo padre che fine ha fatto?”, domandai. “È sparito il giorno della comparsa della

Serramonica, probabilmente lo ha voluto punire per averlo trasportato lontano da casa sua o forse è intrappolato nell’altro mondo con Tobe Vooper”. “Esiste un modo per sconfiggerla?”, chiesi con crescente curiosità, visto che c’era in gioco la mia vita. “Per richiuderla c’è solo un sistema: riandare

nel mondo della Serramonica e tenerle la mano. Semplice? Questa è l’unica cosa che so…”, concluse Dario.

Tornammo a casa più spaventati che con le idee chiare. Mia madre era davanti al suo Mac e stava in video chiamata con il Preside Oblivion. Finalmente era riuscita a rintracciarlo. “Non so cosa cerca, ma so esattamente che ha scelto la botola come sua residenza e sapevo che si sarebbe risvegliata. Per anni ho cercato di capire le sue scelte e i suoi poteri, ma non so molto. So che la botola porta nella sua dimensione. È impossibile raggiungerla lì. Chiunque ci provi è vittima di incredibili peripezie. Se tenete alla vostra vita, non tentate di avvicinarvi”, disse il Preside, che dalla sua casa in California se la gustava con spensieratezza. “Mio figlio è uno dei “segnati”, singhiozzò mia madre, al che il Preside interruppe la chiamata. Probabilmente anche lui non voleva rivedere la

Serramonica. Come chiunque a Castel Lake, pensava a non farsi male piuttosto che a far bene. Mia madre mi guardò con gli occhi infranti, come

Benvenuto nel

se volesse dirmi: “ 4 74

75


mondo degli adulti!”. L’abbracciai e pensai che avevo una famiglia e che con loro avrei in qualche modo trovato una soluzione. “Ho un’idea!”, proferii a tutti, “Ora sappiamo chi è la

Serramonica, conosciamo dove si è rifugiata e i suoi metodi, ma non comprendiamo ancora perché sceglie un ragazzo piuttosto che un altro. Ma pensateci bene, Tobe Vooper era molto dotato nel disegno. Casimov, che l’ha intrappolata, era un genio della

scrittura ed è diventato uno dei maggiori autori di fantascienza. Chi sono i tre che ha selezionato adesso? Mary oltre ad essere una brava ballerina è una musicista dotata, Ray è un piccolo scultore… ed io amo scrivere. Avete capito il minimo comune denominatore? La Serramonica sceglie solo persone creative. Per quale ragione? Io ho un’idea ed è il caso che voi convochiate a casa nostra Ray, Mary e le loro famiglie”. Mio padre sorrise, era orgoglioso della mia deduzione. Anche io lo ero di me, perché il mio cervello invece che stare in vacanza era presente e cominciava a sembrare un atleta in forma. Non avevamo ancora una soluzione, ma avevamo

una strada da seguire e volevamo percorrerla tutta.

a c i n o m a r r e S La e n o s r e p o l o sceglie s creative. 76

77


Capitolo Quarto “Il nero era più nero, ma da qualche parte doveva esserci il bianco su cui avrei potuto scrivere parole felici, capaci di prendere il volo”.

78

Non aprite quella casa!

79


N

el salotto di casa mia, di solito, a Natale ci riunivamo con gli altri parenti per festeggiare. Questa era la prima volta che lo facevamo con degli estranei per tentare di trovare

un modo per sopravvivere alla Serramonica. Era un posto accogliente e non era barocco. Casa nostra era moderna, ma i libri, quadri e i manifesti dei lavori dei miei la rendevano calda e vissuta. Mary e Ray avevano gli occhi spenti, la paura di dover rivedere la Serramonica gli aveva tolto ogni energia. Sembravano indossare delle t-shirt in mezzo ad un ghiacciaio. I miei genitori, pur se con molta fatica, erano riusciti a convincere le loro famiglie a vederci. Gli avevano 80

spiegato, ragionevolmente, che aspettare la Serramonica senza cercare di combatterla, non avrebbe portato a nulla. Mike, il padre di Mary, un uomo grasso e calvo, sui cinquanta, era arrivato alla riunione abbastanza contrariato. “Cos’è questa sciocchezza della rivolta contro la

Serramonica?”, pronunciò con sarcasmo, “I nostri figli sono ormai condannati! Come si può combattere contro un essere soprannaturale che sbuca dentro le case passando attraverso le porte? Mica siamo scemi. Da dieci anni Castel Lake vive nel terrore. Tutti sapevamo che Casimov non era un pazzo e tutti eravamo certi che prima o poi l’avremmo scontata per Tobe Vooper. Nessuno 81


82

83


fiatò all’epoca e nessuno fiata adesso, e così la

Serramonica si diverte a fare quello che gli pare!”. Julie, la mamma di Ray, una bellissima donna che oggi sembrava una pianta afflosciata, forse perché logorata dall’idea che la Serramonica potesse tornare e prendergli il figlio, aggiunse: “Mike ha ragione. Noi non abbiamo gli strumenti per combattere la Serramonica. Noi siamo persone normali e nessuno di noi possiede armi capaci di sconfiggere dei fantasmi”. Mio padre guardò negli occhi mia madre. Erano complici e questo mi rendeva felici. Elen capì che in fondo la Serramonica qualcosa di buono l’aveva portata a casa e non era il marchio che avevo sulla schiena. “Ognuno di noi è speciale e ancora di più lo sono i talenti dei nostri figli”, aggiunse mia mamma, “i nostri tre figli sono dei creativi e non sappiamo per quale ragione la Serramonica ami queste 84

caratteristiche nei ragazzi che sceglie. Ma questo sarà il valore aggiunto. Il nostro Alan ha deciso di andare a conoscere la Serramonica e combatterla. Per farlo avrà bisogno dell’aiuto dei vostri ragazzi e dovremmo tutti fidarci l’uno dell’altro, sino alla fine, senza desistere! Senza ripensamenti!”. Tutti guardarono la mia Sally con ammirazione. La sua determinazione era sconvolgente. Mike era sempre il più scettico e si fece subito sentire: “Vuoi dire che dovrei mettere a repentaglio la vita di mia figlia per quella di tutti? Noi non ci conosciamo nemmeno!”.

Mio padre aveva un vulcano dentro ed era pronto ad esplodere: “Hai una soluzione alternativa a quella di aspettare in silenzio l’arrivo della Serramonica? Hai mai pensato che da soli nessuno di noi potrebbe mai far nulla? Forse se ragionassimo in maniera differente, ci sarebbe un mondo migliore anche per le nostre famiglie”. Anche a costo di sembrare banale, mio padre non si trattenne nessuna emozione. Lui credeva nelle persone e io avrei voluto crederci a mia volta, ma 85


avevo paura di essere smentito come era capitato con Ray e Ted. George, il padre di Ray, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardare gli altri parlare, si allentò la sua cravatta e disse la sua: “Credo che Steven abbia ragione. È il momento di unirci e auguriamoci solo che le sue deduzioni siano corrette”. A quel punto Mike si sentì in minoranza e accettò di stare in squadra: “Così sia! Anche noi siamo del team. Dicci cosa dobbiamo fare e ad occhi chiusi vi seguiremo!”.

2 Quello che stavo per fare mi impauriva e sapevo che dopo non sarei potuto più tornare indietro. Non avrei avuto possibilità di cambiare idea. Per la prima volta in vita ero davanti ad un bivio e la scelta che avrei fatto sarebbe stata determinante per il mio futuro. Con le tre auto delle nostre tre famiglie ci dirigemmo a scuola. “Sei pronto?”, chiese mia madre. 86

Non si è mai pronti all’ignoto, pensai. Ma lo ero ad affrontare i problemi. Sorrisi per un attimo. Crescere

e diventare forti non era poi così male. Presto sarei entrato nella botola e avrei potuto non rivedere più mia sorella Elen, che continuava a guardarmi con gli occhi che dicevano: “Sei cool”, e i miei, che “insieme” erano molto più belli. Non avevo molti amici, ma c’erano Mary e Ray e non dovevano essere le nuove prede della Serramonica. Allora chiusi gli occhi, inspirai, sfoderai un sorriso da compleanno perfetto e con sicurezza, nonostante le gambe tremolanti, mi avviai verso la finestra della scuola che mi padre aveva forzato. Il corridoio della scuola era interminabile e, pur se avevo acceso le luci, era tenebroso. I denti mi battevano da soli e non riuscivo a fermarli nonostante la mia mente avesse deciso di farsi forza. Le luci si accendevano e si spegnevano da sole. 87


Probabilmente la Serramonica sentiva la mia presenza e quello era il suo modo di darmi il benvenuto. Scesi i gradini che portavano al piano di sotto e intravidi la botola. La spalancai e il buio prese il sopravvento sulla luce. Il colore era assente, proprio come ogni odore. Mi trovavo nel vuoto. Con timore provai ad infilare la mano dentro la botola, per capire se esisteva qualcosa di solido da toccare. Venni catapultato giù e finii

nell’oscurità. Precipitai e non trovai dei punti di riferimento a cui aggrapparmi. 3 Dopo il buio, la penombra della mia cameretta. Mi trovai nuovamente a casa e non in un mondo fantastico. Era sera. Il sole se n’era andato immediatamente da qualche 88


altra parte e mi aveva lasciato in compagnia dell’oscurità. Avevo visto troppe volte “Alice nel paese delle meraviglie” e per un attimo avevo creduto che sotto la botola ci fosse un mondo da scoprire, un universo parallelo, popolato da creature mostruose, magari da conigli parlanti e labirinti infiniti. Invece, nulla di tutto questo. Non so come, ma ero stato rispedito nella mia cameretta e lì non c’era un mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi. Nessuna caccia al coniglio o improbabili disavventure. Non vedevo nessun animaletto nella sua tana e non ero atterrato su un mucchio di ramoscelli e foglie secche. Ero di nuovo nel posto più sicuro e confortante al mondo: casa. Regnava uno strano silenzio, i rombi delle auto non riuscivano ad oltrepassare i muri che sfrecciavano nella vicina strada. Non avvertivo neanche i mugugni di mio padre e non sentivo il rumore provocato dalle continue perlustrazioni notturne di mia madre. 91


Ero sempre piÚ perplesso. In maniera cauta mi decisi ad aprire la porta che dava sul corridoio e a tentoni, senza sporgere la faccia al di là della cameretta, cercavo gli interruttori della luce. Avevo paura ad andare nelle altre stanze, ma volevo vedere i miei. Loro erano le mie certezze. In qualche modo, aprii la luce e notai l’ombra bianca della Serramonica stampata sulla parte frontale del corridoio.

Urlai come se allo specchio avessi scoperto di possedere la faccia di un topo. Tornai in cameretta e con gesto fulmineo aprii la finestra. Mi sarei buttato giĂš da 6 metri, credo che fosse quella la distanza fra me e il prato sottostante. Avrei fatto di tutto pur di non sentire la sua presenza vicino alla mia. Anche se fossi finito per terra strisciante e dolorante. Ma, non so chi, aveva chiuso la finestra con delle inferriate. Ero prigioniero del posto che avrebbe dovuto salvarmi e proteggermi dalla Serramonica. Dovevo pensare a qualche soluzione. Il mio cervello voleva correre, ma il terreno sembrava 92

93


di colla e rimasi fermo senza pensieri, quando l’urlo di mia madre mi scosse dalla tranche. Cosa le stava facendo la Serramonica? Me ne fregai delle mie paure e senza esitazione mi scaraventai nel corridoio, corsi verso la camera che un tempo era stata dei miei due genitori. Come nei film d’azione, diedi una spallata alla porta che si spalancò. Mia madre era legata al centro della sua camera ad una sedia e piangeva. “Dove sei?”, gridai alla Serramonica, “Vieni fuori! Perché fai tutto questo?” Non avevo mai visto mia mamma piangere.

La serrAmonica Si nutriva delle mie paure. Non so come, ma conosceva ogni mia debolezza. Più avevo paura, più lei comandava il gioco.

Se la Serramonica mi avesse colpito con un bastone sulla testa, avrei avuto meno dolore. Era straziante vedere indifesa e sotto attacco la persona che mi aveva sempre protetto. Non ero pronto per uno spettacolo del genere! “Aiutami!

Vieni qui e liberami”, chiese mia madre.

“Aiutami!” 94

95


Feci un passo avanti e incrociai il suo sguardo incerto e tremolante. “Arrivo!”, le dissi con toni protettivi, che non sapevo neanche di avere. Ma ad ogni passo che facevo, la sedia con mia madre si allontanava. Sembrava che la stanza crescesse e non avesse fine. Io facevo un passo e la sedia si allontanava di un passo. Se ne facevo due, con la stessa

MIA MAMMA Era lei? La Serramonica era riuscita ad intrappolarla? O era un’altra illusione?

96

velocità la sedia si allontanava da me di due passi. Era un altro ignobile gioco della Serramonica. Non avrei potuto mai liberare mia madre. Sembravo come un cane con un guinzaglio troppo corto per raggiungere la carne che aveva adocchiato. “Ti diverti?”, urlai alla creatura che voleva distruggermi, “Ti piace così tanto torturarmi? Pensi di essere più furba? Tu ti alimenti delle mie paure e io della tua presunzione”. Probabilmente lei non capiva cosa avessi in testa, ma io finalmente avevo capito il suo gioco. Mi girai e andai via. “Non

lasciarmi sola”, gridò mia madre.

97


Impassibile andai verso il corridoio. Era chiaro che quella donna non era la stessa persona che mi aveva messo al mondo. Speravo solo di aver intuito la soluzione giusta. Mia madre mi avrebbe detto di fuggire e non di aiutarla. Avrebbe sempre messo me prima di lei. Avevo scoperto l’inganno! La Serramonica era furba, ma non

conosceva i sentimenti che rendono speciale una famiglia, non conosceva quei dettagli del cuore che sono impossibili da esprimere con le parole, ma sono chiari ed evidenti per chi li vive. 4 Vincere un round non significa vincere un incontro, ma solo partire con il piede giusto. Dove ero finito non lo sapevo, come non conoscevo le prossime mosse che la Serramonica avrebbe fatto. 98

Ero solo sicuro che ero in mezzo alla battaglia e quel che stavo vivendo era nel suo mondo, che per quanto fosse simile, non era il mio. Il mio corridoio era diventato una strada notturna con ai lati alberi decadenti e strambe creature somiglianti ad avvoltoi che svolazzavano nel cielo scarsamente illuminato da una Luna mesta. Camminavo in un viale sterrato e, quello che succedeva ed esisteva al di là degli alberi che lo costeggiavano, era un mistero. Non c’erano persone, non c’era fine o meta. Non volevo lasciare la strada maestra, ma volevo anche scoprire cosa c’era nella parte oscura. Provai con le mani a sbirciare fra le foglie degli alberi, per scrutare oltre il visibile. Una rana saltò fuori e cominciò a gracchiare con fastidiosa veemenza. Mi avvicinai per analizzare il suo insolito colore 99


rosso. Notai che aveva tre occhi e quando srotolò la lingua saltai in aria. Era nera e piene di bolle che sembravano vulcani in eruzione. Ero spaventato, ma non intimorito al punto da rimanere immobile. Prima di tornare nel mio mondo, avrei voluto trovare la Serramonica e, non so con quale coraggio, prenderla per mano, per poterla definitivamente sconfiggere. Cosa mi avrebbe causato il suo tocco? Non conoscevo i suoi effettivi poteri. Camminavo da dieci minuti, cominciai a sentirmi stanco e solo. Il cellulare non dava segni di vita e non avevo modo di connettermi con nessuno. Dieci minuti sono pochi, se giochi a Clash Royale, tanti se stai nel mondo della Serramonica…infiniti quando si è soli con un grandissimo problema da risolvere. Alla fine della strada c’era una vecchia casa e le mie gambe avevano bisogno di una sedia per rilassarsi. La paura s’era accucciata in un angolo del mio cervello e lo spirito di sopravvivenza era uscito con 100

101


spavalderia. Bussai.

TOC TOC

“Hmmmm”, fu la sola cosa che si sentì dall’altro lato. Rimasi immobile. C’era qualcuno. Speravo che chi stava dall’altro lato aprisse e

non fosse qualche strano essere con corna e forcone. Da sotto la porta scivolò fuori un disegno. Lo raccolsi. Guardai e vidi raffigurato il sole, una porta e un tizio che l’apriva. Riflettei e capii cosa voleva dire: in quella casa si poteva accedere solo 102

dall’esterno. Girai il pomello e la porta si spalancò. Molto semplice.

NO!!!

La casa era vuota come lo stomaco dopo un bel vomito. C’erano solo centinaia di disegni per terra che sembravano un tappeto. In un angolo, spaventato e intimorito, vidi ranicchiato un ventenne con dei vestiti strappati. Per terra, vicino a lui, notai sparse numerose matite e penne. Il ragazzo si era messo in posizione “chiocciola” e non ne voleva sapere di tirarsi su e guadarmi. Volevo vederlo da vicino e feci qualche passo avanti.

Non smetteva di tremare. “Come ti chiami?”, gli chiesi. Non alzava la testa e non sapevo neanche se capiva perfettamente la mia lingua. Appoggiai la mia mano destra sul suo volto, che 103


TOBE VOOPER Tobe non alzava la testa e non sapevo neanche se capiva perfettamente la mia lingua.

scorgevo di profilo, con la speranza di farlo girare verso me. Lui si voltò e rimasi di stucco. Aveva uno strano tessuto sulle sue labbra che gli impediva di parlare, se non mugugnare. Era una sorta di pezza che gli era stata letteralmente appiccicata sul suo volto. Non urlai per non accrescere la sua paura. Presi a caso uno dei tanti disegni sparsi. C’era il ritratto della Serramonica e il suo sguardo folle era lo stesso che avevo purtroppo incrociato dal vivo. Mi tolsi la cinta dei pantaloni e con la fibbia provai a scorticare dal suo viso quel tappo che con tutta probabilità la Serramonica gli aveva “regalato”. Non era facile e credo fosse anche doloroso per lui, ma non aveva altra scelta per aiutare quel povero ragazzo. Le sue lacrime erano come parole ed esprimevano tutta la sua rabbia. Chissà da quanti anni era prigioniero in quella casa e da quanti non parlava grazie alla museruola che la Serramonica gli aveva dato come “omaggio ospitalità”.

104

105


Quando riuscii a scollargli il suo bel cerotto “conserva parole”, gli domandai: “Come ti chiami? E come sei finito qui?”. Era evidente il suo imbarazzo e il fatto che non parlasse da tanto tempo, forse da anni. Non credo che ricordasse perfettamente come mettere insieme le parole e i concetti. “Tobe…essere…Tobe Vooper”, mi rispose. Tobe non era più un ragazzino, anche perché erano passati dieci anni dal suo rapimento…adesso era quasi un uomo. “Cosa ti ha fatto quell’essere?”, chiesi spaventato. “Lei volere disegni da me e non vuole parlare o sentire parlare. Io sono qui dal giorno di scuola”, proferì in modo sconnesso il ragazzo.

10 anni in silenzio

Era evidente il suo imbarazzo e il fatto che non parlasse da tanto tempo, forse da anni. Non credo che ricordasse perfettamente come mettere insieme le parole e i concetti. 106

La folle Serramonica lo teneva prigioniero da dieci anni per farlo disegnare e gli aveva annullato ogni altra possibilità di espressione. “Seguimi e usciremo via da questo posto…”, sentenziai con toni da super eroe, “lei non può intrappolarci qui per sempre…tutti hanno un punto debole e anche lei ne avrà uno”. 107


5 Il momento dopo scoprii che la Serramonica era più forte di ogni terribile creatura. Non avevamo fatto in tempo a darci la mano, che il paesaggio intorno a noi si era trasformato. Appena aprimmo la porta di casa e varcata la soglia, invece che ritrovarci nella strada sterrata costeggiata dagli alberi e piena di avvoltoi, finimmo dentro un ascensore. Non mi piaceva rimanere chiuso in luoghi stretti e bui. Tobe era sotto shock e probabilmente non capiva cosa succedeva. Da tempo aveva perso i contatti con la realtà. L’ascensore cominciò a scendere giù e a tremare come se ci fosse un terremoto in corso. Non appena capii di essere bloccato, sentii salire un naturale senso di panico. Volevo obbligarmi a restare lucido e calmo quanto più possibile.

Tobe si lasciò prendere dalla paura. Per lui era più complicato pensare chiaramente. “Fai un respiro profondo e rilassa il corpo. È più 108

109


difficile farsi prendere dal panico quando il corpo è rilassato”, consigliai a Tobe. Il buio e l’angusto spazio toglievano il fiato. Dovevo trovare una fonte di luce. Per fortuna il ragazzo si era calmato.

E VAI!!!!

Anche se non c’era campo, con il mio cellulare potevo creare un po’ di luce. Non avrei dovuto tenerlo acceso troppo a lungo per non scaricare la batteria. Creare della luce mi avrebbe aiutato a vedere i tasti e avere maggiore coscienza della situazione. Urlai: ogni tasto aveva impresso l’immagine con la faccia sarcastica della Serramonica. Cercai di aprire le porte. Speravo di essere in linea con un piano, per poter riuscire ad aprire le porte e uscire a piedi. Mi guardai intorno per vedere se c’erano oggetti che potevano aiutarmi. Cercavo la botola di servizio. La trovai! Dovevo solo forzarla e uscire. Tobe capì che mi serviva aiuto e mi alzò su 110

per poterla forzare senza problema. L’aprii e vidi una via di uscita dal pozzo dell’ascensore. 6 Mio padre mi ha sempre ripetuto che si diventa adulti quando si capisce che fuggire non è una soluzione. Allora, posso dire al mondo, che oggi sono entrato ufficialmente nel club “non è più come da bimbi”. Perché quando uscimmo dall’ascensore, invece che ritrovarci in mezzo ad una strada luminosa, finimmo nuovamente dentro la casa dove Tobe era stato imprigionato per dieci anni. Con tutta probabilità ci sarei rimasto anche io per altri

111


n

Quel posto era come un labirinto senza uscite! Fuggire non era proprio servito a nulla! Non mi rimaneva che combattere piuttosto che scappare. Ero nel regno della Serramonica. Le regole le scriveva lei e potevo solo sperare che sbagliasse qualche mossa. Non mi aspettavo che comparisse e quando si materializzò davanti a noi, saltammo in aria. Era a dieci centimetri da noi. Dopo quello che stavo vivendo ero pronto anche a vedere Saw, che i miei mi avevano sempre proibito perchÊ lo consideravanon un film troppo cruento per un ragazzo della mia età . Volentieri, gliela avrei spiegato che la realtà poteva essere peggiore di un filmaccio di fantasia! Tobe sembrava posseduto 112

113


dall’esasperazione e senza pensarci si scaraventò sul fantasma. In fondo, era da dieci anni che sopportava ogni sua follia. La donna senza scomporsi, con le sue unghie lunghe lo toccò sulla testa e Tobe sparì. Dove l’aveva mandato? “Che fine gli hai fatto fare?”, domandai. Lei sorrise.

Non credo l’avesse ucciso, perché si divertiva molto di più a torturare. “Sei

il male!!! Ti piace così tanto far soffrire le persone?”, le gridai singhiozzando dalla paura. “Conosci così bene il Male che sai tracciare il suo confine con il Bene?”, mi domandò lei con una determinazione che mi incuteva paura. “C’è poco da capire. Il bene è fare qualcosa per gli altri e il male è fare qualcosa di brutto agli altri!”, risposi, anche se non pienamente convinto. “Ma anche non fare nulla per gli altri potrebbe essere un male?”, continuò la Serramonica. Non capivo cosa volesse dire e dove voleva portarmi con quella discussione. “Se mentre sei in auto con la tua famiglia, vedi una persona per strada che cerca aiuto, vai avanti e non ti fermi a soccorrerla, stai facendo del bene?”, mi chiese. “No…non credo!” “Allora il Bene è fare qualcosa per gli altri e il Male è non farlo?”, continuò con toni provocatori la Serramonica. Forse aveva ragione. Ma ancora non capivo.

114

115


“Qualche anno fa ero una ragazzina, della tua stessa età, poi qualcuno di veramente cattivo mi tolse i genitori e mi fece una strana magia che mi trasformò in questa orribile creatura che vedi davanti a te. Invecchiai in un attimo e trovai rifugio sotto il mondo, dove gli altri non potevano vedermi”. Avevo ricevuto troppe informazioni in un solo momento. Volevo comprendere di più e poi cosa voleva dire con “mi tolse i miei genitori”? “Chi ha preso la tua famiglia?”, le chiesi con rispetto, nonostante fosse la terribile creatura che aveva spaventato tutta la nostra città. “Un uomo cattivo e lo fece per rubare dei soldi. Io ero piccola e quando vidi i miei per terra e quell’uomo scappare con i soldi, lo rincorsi piangendo…lui

si girò e mi lanciò una strana

maledizione. Non so che poteri avesse quel tipo, ma qualche minuto dopo non riuscì più a riconoscermi. Sono cresciuta in un istante, sono cambiata dentro e fuori e la mia vita non è stata più la stessa. Non volevo più farmi vedere da nessuna nel mio nuovo corpo e decisi di nascondermi sotto la botola di una scuola in Sicilia, in Italia. 116

117


Le scuole sono piene di creatività e a me ne serviva una per alimentare il mio mondo. Giù, nel sottosuolo, per sopravvivere non servono batterie o alimentatori, ma solo creatività. Serve per non lasciarsi travolgere dalla solitudine che porta un luogo senza gente. La creatività mi permetteva di generare mondi che non c’erano. La fantasia fa stare meno soli. Ma quando fui scoperta, cominciò la mia guerra con tutte le persone del mondo in superfice. Allora ogni dieci anni decisi di prendere un ragazzino creativo, per alimentare il mio mondo e per evitare continue lotte. Meno mi si vedeva in giro meno avrei attirato odio.

Facevo paura perché ero diversa! Per non dover combattere ogni giorno e per tenere la gente distante dal mio mondo, decisi di isolarmi. Quando mi portarono dall’Italia in America, fui contenta, 118

speravo di ricominciare senza lotte, ma i diversi sono odiati a prescindere. La

gente cattiva sembra felice se dà fastidio ai diversi…così non avevo altre soluzioni che alimentare la mia ‘dimensione’ con un ragazzo ogni dieci anni”. La sua era una storia triste. Molto triste! Io ero sbalordito nello scoprire che quello che pensavo fosse il Male era solo la vittima del Male. Non mi spiegavo molte cose, ma la logica spesso non riesce a decifrare tutto. Avrei avuto di bisogno di tempo e ricerche per capire chi era l’uomo misterioso che le aveva mandato la maledizione e perché aveva rapinato e fatto del male ai suoi genitori. Ma non avevo tempo a sufficienza e non so neanche se avrebbe avuto senso spiegarsi tutto. In quel preciso istante, mentre la Serramonica si confidava, entrarono in scena Ray e Mary. I ragazzi non mi avevano visto uscire secondo l’orario concordato ed erano venuti per salvarmi. Non conoscevano la storia della Serramonica e dentro covavano solo odio e risentimento nei confronti di quella strana creatura. 119


Lei si girò verso i miei due amici. Loro stavano al di là della porta e li impaurì con un semplice sguardo. Mary e Ray senza pensarci e, con un coraggio che non gli conoscevo, fecero uno scatto da velocisti e si scaraventarono contro la Serramonica. La donna, come una maga, ruotò in alto l’indice e girandolo creò un vortice nei quali finirono anche i miei due “colleghi” di nomination. “Lasciali stare!”, le urlai. “Non posso scegliere!”, ribatté lei, “Non ho molta scelta che

Nessuno capisce che ho bisogno della creatività per non morire di solitudine. Questo mondo senza ripararmi dagli attacchi.

l’immaginazione sarebbe solo una grotta”. 120

121


Non avevo molte scelte per liberare Tobe, Ray, Mary e chiunque altro fosse stato imprigionato dalla

Serramonica.

Avevo Paura di sbagliarmi Ma era un rischio che dovevo correre!

Era arrivato il momento di diventare adulto e affrontare i problemi senza fuggire. Chiusi gli occhi, come era capitato al parco con Ray e Ted, decisi di fidarmi della Serramonica e di credere ciecamente a quello che mi aveva raccontato. 7 Mi avvicinai a lei. La Serramonica mi guardò perplessa e le porsi la mia mano. Lei non fece alcun gesto e rimase immobile come un tronco d’albero. “Ti va di prendere la mia mano?”, le chiesi. Lei sorrise, aprì le dita scheletriche e mi afferrò. Avevo paura di sbagliarmi anche sul suo conto, ma era un rischio che dovevo correre. La sua stretta non era opprimente, come avevo immaginato, era solo tremolante. Insieme camminammo per casa, la quale improvvisamente divenne la strada alberata che mi 122

123


aveva condotto lì. Gli avvoltoi si dileguarono in alto, molto in alto, oltre dove si perde lo sguardo, e lasciarono spazio al sole che prontamente si sostituì alla Luna. La Serramonica tornò ad essere Felicity, una ragazzina di tredici anni, con un volto da ragazza e i sentimenti da ragazza. Se misteriosamente la scomparsa dei suoi genitori l’aveva portata a crescere troppo velocemente, adesso per incanto la mia fiducia l’aveva nuovamente consegnata l’età giusta.

124

Io e gli altri 125


T

obe Vooper tornò dalla sua famiglia e si riprese

dagli anni difficili passati sotto la botola. Venne consacrato come uno dei registi più importanti di Hollywood e i suoi film visionari divennero dei blockbuster. “Essere un buon poltergeist” entrò nella top ten dei film più visti in tutto il mondo. “Ho voluto raccontare la storia di un fantasma buono, perché spesso tendiamo a capovolgere le verità. So che il mio film vi ricorda ‘Small Soldier’ di Joe Dante. Amo quel regista e se in quel film i soldati erano cattivi e i mostri buoni, anche nel mio gli umani erano terribili e i fantasmi delle vittime. Sono punti di vista, giusto?”, dichiarò Tobe al Daily Variety Magazine, il giorno in cui ricevette il premio per il film dell’anno.

126

Tobe Vooper

uno dei registi più importanti di hollywood

127


R

ay e Mary ci misero del tempo a perdonare gli

abitanti di Castel Lake. D’altronde li avevano isolati nel loro momento difficile. I ragazzi erano stati emarginati ed erano finiti nella lista dei “diversi” per

MARY

la rock star emergente

aver portato addosso il marchio della Serramonica. Pur se con difficoltà, scordarono la cattiveria della gente e l’egoismo che spesso accompagna le persone impaurite. Entrambi sapevano che il rancore era un ponte verso il nulla. Rimossero i brutti ricordi e si dedicarono alla loro arte. Ray creò una scultura chiamata “Fahrenheit 451”, la quale rappresentava un pompiere che bruciava dei libri. Era il suo modo di raccontare una realtà diversa. Il ragazzo fu premiato alla Major Gallery di Castle Lake e disse che la sua opera voleva solo far riflettere su chi giudica facilmente solo per l’aspetto esteriore. Mary compose una canzone pop e caricò il video su Youtube. Immediatamente la clip divenne una delle più cliccate e lei una star internazionale. Nella sua “Just Like Heaven Today”, la ragazza cantava 128

129


travestita da lupo mannaro che compiva buone azioni. Quando le diedero il suo primo Grammy, disse alla stampa: “Non voglio che le persone vengano giudicate dall’apparenza”. In fondo aveva imparato, letteralmente sulla sua pelle, che basta poco per finire nella lista degli “indesiderati”.

130

RAY

LO SCULTORE “THINK DIFFERENT”

131


Che fine ho fatto io? Bè, ho scritto questo libro. Se lo avete fra le mani significa che qualcuno ci ha creduto e lo ha pubblicato. L’editore mi ha chiesto se il romanzo fosse basato su una storia reale o di fantasia.

IO, ALAN

LO SCRITTORE di QUESTO LIBRO

“La

Serramonica è reale”, gli ho spiegato, “...come la fiducia che le ho dato e ho ben riposto. Oggi lei vive ancora con noi. I miei genitori l’accolsero a casa nostra come un terzo figlio. Sapete cosa penso quando vado a letto e vedo Felicity dormire serena? Penso a quando trovai il coraggio di prendere per mano la Serramonica. Non la giudicai per l’aspetto esteriore o per quello che avevo sentito dire su di lei. Mi fidai e basta! Prenderla per mano cambiò le vite di entrambi. In fondo, basta poco, davvero poco, per far felice una persona!

132

133


Dedico questo libro a Ray Bradbury, Tobe Hooper, Isaac Asimov e ai The Jesus and Mary Chane. Tutti loro hanno reso il mio cervello un posto pieno di roba fantastica.


Tobe Hooper Regista William Tobe Hooper (Austin, 25 gennaio 1943) è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e attore statunitense, specializzato nel genere horror. Tobe Hooper trascorse gli anni sessanta come professore di un college statunitense. Dopo l’insuccesso di una pellicola drammatica, Eggshells, nel 1974 egli organizzò un piccolo cast fatto di studenti e insegnanti del suo college e produsse, con l’aiuto di Kim Henkel, il classico Non aprite quella porta. Questo prodotto cambiò la storia della cinematografia dell’orrore, diventando uno dei più famosi del genere, ed è considerato il suo capolavoro; Hooper infatti ha ottenuto fama per essere stato il regista sceneggiatore e produttore di quest’ultimo e quindi il creatore di Leatherface. Grazie al successo della pellicola, Hooper entrò nell’industria di Hollywood e produsse ancora film come Quel motel vicino alla palude (1977), un film con Mel Ferrer, Carolyn Jones, William Finley e Marilyn Burns e Le notti di Salem. Nel 1982 Hooper trovò grande successo quando Steven Spielberg gli fece dirigere il film Poltergeist - Demoniache presenze, un altro pezzo di storia del cinema; nel 1986 diresse Non aprite quella porta - Parte 2, quest’ultimo però fu considerato una parodia del suo celebre film a causa della presenza eccessiva di humour. Ha partecipato anche alla realizzazione del remake del 2003 del suo film Non aprite quella porta.


Isaac Asimov Scrittore Isaac Asimov, nato Isaak Judovič Ozimov (Petroviči, 2 gennaio 1920 – New York, 6 aprile 1992), è stato un biochimico e scrittore sovietico naturalizzato statunitense. Le sue opere sono considerate una pietra miliare sia nel campo della fantascienza sia in quello della divulgazione scientifica. È autore di una vastissima e variegata produzione, stimata intorno ai 500 volumi pubblicati, incentrata non solo su argomenti scientifici, ma anche sul romanzo poliziesco, la fantascienza umoristica e la letteratura per ragazzi. Nel 1950 Asimov pubblica il suo primo romanzo, Paria dei cieli (Pebble in the Sky, inizialmente Grown Old with Me). Più tardi esce anche la raccolta Io, robot e il suo primo libro di saggistica, scritto insieme a due colleghi. L’anno dopo nasce il figlio David. Tra il 1951 e il 1953 escono i romanzi Il tiranno dei mondi, Le correnti dello spazio e Abissi d’acciaio, oltre alla fortunata Trilogia della Fondazione. Nel 1952 vede la luce anche Lucky Starr, il vagabondo dello spazio, primo della fortunata serie su Lucky Starr pubblicata con lo pseudonimo di Paul French. Un anno dopo esce l’antologia La Terra è abbastanza grande. È poi di quegli anni il primo incontro con Janet Opal Jeppson, giovane psichiatra. Nel 1955 nasce Robyn Joan, sua seconda figlia, e gli viene conferito il titolo di professore associato di biochimica. Tra il 1955 e il 1957 alterna l’attività di docente a quella di romanziere con l’uscita di La fine dell’eternità e Il sole nudo. Nel 1958 esce Lucky Starr e gli anelli di Saturno, il romanzo che chiude il ciclo. Il suo ultimo contributo letterario per molto tempo risale al 1959 con l’uscita dell’antologia Nine Tomorrows, che presenta racconti scritti negli anni cinquanta.


RAY BRADBURY Scrittore Raymond Douglas Bradbury (Waukegan, 22 agosto 1920 – Los Angeles, 5 giugno 2012) è stato uno scrittore statunitense, innovatore del genere fantascientifico; nella sua carriera è stato anche sceneggiatore cinematografico. Nel 1950 raccolse in un unico volume le sue Cronache marziane, che ottennero un vasto successo internazionale non ancora intaccato dal passare degli anni.[senza fonte] L’anno successivo seguì il romanzo breve Gli anni del rogo (The Fireman) sulla rivista Galaxy Science Fiction, espanso nel 1953 nel capolavoro per cui è maggiormente ricordato, Fahrenheit 451, una sorta di elogio alla lettura ambientato in una società distopica, da cui fu tratto un film omonimo di successo diretto da François Truffaut. Negli anni successivi Bradbury intraprese la carriera di sceneggiatore cinematografico, iniziata con Moby Dick, la balena bianca di John Huston, senza però dimenticare la sua carriera di romanziere. Si ricordano infatti Il grande mondo laggiù, Le meraviglie del possibile, Io canto il corpo elettrico!, Paese d’ottobre, Il popolo dell’autunno, Viaggiatore del tempo, l’ambizioso giallo Morte a Venice e il più leggero Il cimitero dei folli e Le auree mele del sole. Nel 2006 è stato insignito del titolo di duca di Diente de León dal sovrano del Regno di Redonda. Negli ultimi anni della sua vita si dimostrò sfavorevole ai libri in formato elettronico, tanto da impedire che le proprie opere venissero pubblicate in forma digitale. Solo nel 2011 ha consentito di pubblicare in formato elettronico il suo romanzo di maggior successo, Fahrenheit 451, sostenendo comunque di preferire il formato cartaceo. Il 5 giugno 2012, all’età di 91 anni, è morto a Los Angeles, nella villa dove si era ritirato.


The Jesus and Mary Chain

Cantanti The Jesus and Mary Chain sono un gruppo alternative rock/noise pop scozzese fondato a Glasgow dai fratelli William e Jim Reid (chitarrista e cantante) nel 1984. La prima formazione includeva anche Bobby Gillespie, futuro leader dei Primal Scream. Il suono particolare dei Jesus and Mary Chain, che univa ad un tessuto essenzialmente pop le distorsioni e il feedback di band come Velvet Underground e The Stooges, li rese unici ed allo stesso tempo influenti sul sound di band come My Bloody Valentine e Slowdive, considerati i maggiori esponenti del genere shoegaze.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.