ANALISI CONGIUNTURALE DEL SISTEMA DI CREDITO LOCALE SINTESI
Coordinamento: Fisac Piemonte, “Dipartimento Studi e Ricerche, Economiche Organizzative e Sociali”: Davide Riccardi Ires Lucia Morosini: Francesco Montemurro
Maggio 2012 LE TENDENZE PRINCIPALI DELL’ECONOMIA PIEMONTESE Negli ultimi 4 anni il valore del Pil piemonte tende a contrarsi, in particolare a seguito della marcata flessione tra il 2008 ed il 2009. Tra il 2011 ed il 2012 inoltre, secondo le stime Prometeia, il trend del valore del PIL in Piemonte torna ad essere in rosso, con una diminuzione di 1,6 punti percentuali. La buona performance delle imprese esportatrici, quindi, non è bastata a garantire in maniera stabile la crescita. L’economia in Piemonte – Andamento del PIL Andamento del Pil (numeri indice: 2000=100) - valori anno riferimento 2000
Fonte: elaborazione su Istat e Prometeia
La crescita in Piemonte si mostra sempre più dipendente dall’export. Secondo Unioncamere Piemonte (Nota congiunturale di maggio 2012), il primo trimestre 2012 è segnato dalle forti difficoltà delle imprese, secondo noi destinate in futuro ad acuire le criticità di sistema, quali ad esempio il rischio di eccessiva dipendenza dalle esportazioni. Infatti, in base all’andamento tendenziale degli ordinativi dell’industria al 1° trimestre 2012, si evidenzia una pronunciata divergenza tra gli ordinativi interni, che subiscono una flessione del 5,4% rispetto al 2011, e quelli esteri che, di contro, aumentano del 5,5%. Il fatturato totale delle industrie piemontesi, comunque, fa segnare un -3,7% tra il periodo gennaio/marzo 2011 e l’analogo arco temporale nel 2012.
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In questo contesto registriamo una significativa tendenza alla contrazione del numero delle imprese, con una riduzione di circa 1.900 attività tra il 2010 ed il 2011. Un segno negativo che secondo Movimprese sembra destinato a rafforzarsi nel 2012 (ulteriori 4.400 imprese mancano all’appello al 31 marzo), e che risulta determinato principalmente dalla diminuzione delle imprese nei settori dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (4,9% nel 2009/2011 ed un ulteriore -1,3% nel 1° trimestre 2012) e manifatturiero (-2,3% 2009/2011 e -1,3% nel gennaio-marzo 2012). Anche i trasporti e il magazzinaggio mostrano un’importante flessione di 5,6 punti percentuali tra il 2009 ed il 2011, senza cenni di ripresa nel primo trimestre 2012 (-1,1%). Flessione congiunturale a mar zo 2012 anche per le imprese operanti nelle Attività finanziarie e assicurative (-1,2%). In base a nostre stime, elaborate a valere sui dati ISTAT e Prometeia, nel 2012 il calo delle imprese sfiorerebbe il 2,5%. Piemonte – numero di imprese attive per provincia di localizzazione – 2009/2011 e 1° trimestre 2012 2009 Alessandria 42.912 Asti 24.268 Biella 17.564 Cuneo 70.965 Novara 29.299 Torino 206.726 Verbania 12.683 Vercelli 16.088 PIEMONTE 420.505 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere (*) i dati fanno riferimento al 1° trimestre 2012
2010 42.505 24.249 17.462 70.643 29.319 208.016 12.635 16.106 420.935
2011 42.094 24.003 17.337 70.323 29.111 207.518 12.603 16.064 419.053
2012(*) 41.560 23.690 17.185 69.698 28.828 205.305 12.495 15.870 414.631
var. % 09/11
var.% 11/12(*)
-1,9 -1,1 -1,3 -0,9 -0,6 0,4 -0,6 -0,1 -0,3
-1,3 -1,3 -0,9 -0,9 -1,0 -1,1 -0,9 -1,2 -1,1
Naturalmente la flessione del numero di imprese si pone anche come il sintomo della ristrutturazione del sistema imprenditoriale della regione con un costante incremento delle società di capitale che stanno lentamente sostituendo le società di persone e le ditte individuali. Si osserva infatti una continua espansione delle società di capitale nel corso degli ultimi anni (+5,7% tra il 2009 ed il 2011 ed un ulteriore + 0,1% nel primo trimestre 2012), a scapito delle società di persone (1,9% nel 2009/2011 e -1,2% nei primi 3 mesi del 2012) e delle ditte individuali (-1,0% nel triennio 2009/2011 e -1,3% nel gennaio-marzo 2012). In questo contesto continuiamo a registrare come sia l’andamento del Pil che il trend dei principali indicatori dell’economia piemontese (disoccupazione, salari, reddito delle famiglie consumatrici, inflazione) subiscano in modo più accentuato, rispetto alle altre regioni del Nord, gli effetti negativi della crisi economico-finanziaria. Al Piemonte spetta il record della regione del Nord con il più alto tasso di disoccupazione (il 7,6% nel 2011 rispetto al 5,3% dell’ Emilia Romagna, al 5% del Veneto e al 5,8% della Lombardia) e con la mag giore quota % di persone in cerca di occupazione da oltre 12 mesi sul totale delle persone in cerca di occupazione (47,5% nel 2010). L’incremento della disoccupazione di lunga durata è stato infatti considerevole nel 2010 rispetto al 2009. Il primato spetta al Piemonte anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione giovanile (26,6%) mentre i redditi da lavoro dipendente nel settore privato (non agricolo) sono più bassi che nelle altre regioni del Nord. Analogo discorso va fatto per alcuni segnali del disagio sociale: gli sfratti per morosità e i risparmi delle famiglie consumatrici. (La crisi in Piemonte: le con dizioni sociali, Ires Lucia Morosini, febbraio 2012). 3
IL SISTEMA DEL CREDITO I fattori sopra esaminati hanno sicuramente ripercussioni negative importanti sull’accesso al credito da parte delle imprese. Anche a fronte delle misure previste da Basilea 3 le banche hanno progressivamente ridotto la quantità di impieghi industriali al fine di tutelare il valore della patrimonializzazione, mirando a selezionare maggiormente la solvibilità dell’affidato. Inoltre, il costo del capitale bancario è in aumento, poiché l’aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico si trasferisce in definitiva sui tassi pagati dalle piccole imprese alle banche italiane.
Particolare interesse assume il dato sul tasso effettivo applicato per rischi a revoca attivo sui finanziamenti per cassa, relativamente alle società non finanziarie e alle famiglie produttrici. Le province del Vco (11,1%), di Biella (10,2%) e di Novara (9,97%) si distinguono per il tasso effettivo più elevato al 31/12/2011 mentre se si osserva il trend nel periodo marzo 2009 - dicembre 2011, questo risulta positivo nei territori di Biella, Cuneo, Novara, Vco e Vercelli. Il fatto che la crisi economica non sia ancora passata è confermato dalla continua crescita del numero di persone che richiedono finanziamenti agli istituti preposti (banche e finanziarie). Tra il 2009 e il 2011 i soggetti che hanno richiesto aiuti di natura monetaria sono aumentati di oltre 10.100 unità, nonostante per il 2011 gli affidati risultino in linea con il dato al dicembre 2010. Un aspetto importante da sottolineare è la contrazione delle richieste di importi più contenuti (fino a 75.000 euro) di circa 3.000 soggetti, a fronte di una “esplosione” per quanto concerne le classi di importo fino a 250.000 euro (+11.125 soggetti nel 2009-2011). Finanziamenti per cassa erogati da banche, finanziarie e veicoli segnalanti la C.R. Numero di affidati per fido. Clientela ordinaria residente escluse le istituzioni finanziarie monetarie.
da 30.000 a 75.000 euro da 75.000 a 125.000 euro da 125.000 a 250.000 euro da 250.000 a 500.000 euro da 500.000 a 1.000.000 euro da 1.000.000 a 2.500.000 euro da 2.500.000 a 5.000.000 euro da 5.000.000 a 25.000.000 euro oltre 25.000.000 euro Totale
dic-09 183.298 119.258 80.424 22.897 3.074 2.458 11.184 8.276 455 451.693
dic-10 182.622 121.747 84.489 23.790 3.128 2.549 11.409 8.336 465 461.613
dic-11 180.327 123.998 86.206 23.500 2.968 2.457 11.156 8.080 449 461.822
Diff. 2010/200 9 -676 2.489 4.065 893 54 91 225 60 10 9.920
Diff. 2011/201 Diff. 0 2011/2009 -2.295 -2.971 2.251 4.740 1.717 5.782 -290 603 -160 -106 -92 -1 -253 -28 -256 -196 -16 -6 209 10.129
Fonte: Banca d'Italia, Base Informativa pubblica on-line..
Per quanto concerne i finanziamenti a breve termine è possibile osservare una duplice strategia. Infatti, se per quanto concerne le amministrazioni pubbliche l’ammontare accordato si è più che dimezzato tra il 2009 e il 2011, passando da 3.573 a poco più di 1.635 milioni di euro, per quanto riguarda le famiglie consumatrici e le istituzioni sociali private il dato registra un aumento (+5,7% pari a circa 150 milioni di euro). Sottolineiamo come l’incremento destinato alle famiglie non compensi affatto la generale tendenza a ridurre gli stanziamenti per i finanziamenti per cassa di breve periodo. 4
Parallelamente, è necessario rilevare come nel 2009 la quota effettivamente utilizzata dalle amministrazioni pubbliche fosse molto contenuta rispetto al 2011 (in media pari al 38,6% di quanto stanziato nel 2009, a fronte del 65,4% del 2011). Pertanto, è possibile che la riduzione del budget accordato sia da imputare principalmente ad un’azione di razionalizzazione del credito richiesto. A tale proposito, è possibile osservare come nel corso del 2011, nonostante i netti tagli, il rapporto tra credito utilizzato rispetto a quanto stanziato sia comunque di poco superiore al 65% (conseguenza di una riduzione dei finanziamenti utilizzati nel corso del 2010 (-4,3% rispetto al 2009) e di una ulteriore contrazione nel corso del 2011 (-19,1%). Inoltre, se le amministrazioni pubbliche hanno ridotto negli ultimi due anni il ricorso a finanziamenti per cassa (almeno di breve periodo), diversa è la situazione che si registra per quanto concerne le famiglie consumatrici e le società private. In questo caso, infatti, il montante effettivamente utilizzato è cresciuto continuamente nel corso degli ultimi due anni (del 3,1% nel corso del 2010 e dell’8,1% nel 2011), ad indicare che l’impatto della crisi economica non solo non si è ridotto, ma sembra avere acuito i propri effetti sulla popolazione. Per quanto concerne gli impieghi, relativamente alle sole famiglie consumatrici, istituzioni e società private, mediamente a livello regionale è possibile osservare, dopo il trend spiccatamente positivo nel 2009/2010 (+41%), una timida ma significativa contrazione nel corso del 2011 rispetto all’anno precedente (-1,2%). Questa è principalmente la risultanza dell’andamento tra il 2010 ed il 2011 degli impieghi nella provincia di Torino (-3,6%), che da sola compendia oltre la metà del totale piemontese, oltre che di Biella (-3,9%) e Vercelli (-3,2%). Tendenza differente soprattutto nella provincia di Asti, dove nel 2011 osserviamo un aumento degli impieghi pari al 6%. Dopo la flessione registrata nel 2010 (-2,2% rispetto al 2009), i depositi di famiglie consumatrici, istituzioni e società private tornano a crescere, seppur timidamente, dello 0,8% a livello regionale. Esistono comunque divergenze significative per quanto concerne l’evoluzione dei depositi nelle singole province piemontesi, con Asti (+7,2% nel 2010/2011) e Cuneo (+8,2%), gli unici 2 territori che mostrano in effetti una dinamica marcatamente positiva, mentre le province di Biella (-2,4%) e Vercelli (-3,4%), analogamente a quanto accadeva per gli impieghi, mostrano il trend peggiore. Nella sola provincia di Torino, tra il 2010 ed il 2011, si assiste ad una contrazione di oltre 1 miliardo di euro (-14,8%) per quel che riguarda i depositi delle società non finanziarie. Tale trend si ripercuote per forza di cose sul dato medio regionale (-9%) al quale contribuiscono negativamente anche i depositi nelle province di Asti (-4,7%), Cuneo (-2,0%), Novara (-4,0%) e Vercelli (-1,8%). Se si osserva il dato nel lungo periodo, comunque, nel 2011 i depositi delle società non finanziarie piemontesi risultano il 6,4% più elevati rispetto al 2008. Questo andamento nei 4 anni, non lo si riscontra, comunque, nelle province di Novara (-6,2%) e Vercelli (-8,4%). L’indebitamento medio delle famiglie piemontesi (mutui, prestiti personali, credito al consumo, ecc.) cresce in modo considerevole nel periodo 2008/2011 soprattutto nelle province di Asti (+55,5%, terza provincia in Italia per aumento del debito delle famiglie), Novara (41,5%) e il Vco (41,4%); queste ultime si posizionano tra le 30 province con il trend più elevato. A conferma del dato, secondo le elaborazioni Criff le aree territoriali di Torino e di Novara risultano tra le 10 province italiane con il più elevato numero di prestiti personali. Un altro indicatore delle difficoltà economiche incontrate da famiglie e imprese in Piemonte, è il nume ro dei protesti per ogni mille residenti. In Piemonte (anno 2010) il valore di tale indice è pari a 15,3, un valore che si eleva fino a 20 nella provincia di Novara e scende a 8,2 nel cuneese. L’ammontare pro ca 5
pite dei protesti è più elevato nella provincia di Alessandria con 44,2 euro, a fronte dei 31,5 euro rilevati a livello regionale. Molto importante, per comprendere l’evoluzione della crisi economica, si dimostra essere il dato relativo all’andamento delle sofferenze con riferimento alle famiglie consumatrici e alle istituzioni sociali private. La variazione del totale delle sofferenze introduce informazioni relativamente alla qualità dei prenditori. Sia l’utilizzato netto, sia il numero di affidati, sia l’utilizzato netto medio per individuo risultano essere in costante crescita nel corso degli ultimi anni. In modo particolare, è possibile osservare come a livello medio regionale, nel corso del 2011, a fronte di un incremento del numero di affidati del 21,2% appena più elevato rispetto a quello registrato nel 2010 (+20,3% circa), il dato relativo all’utilizzato netto ha mostrato un’accelerazione passando dal +25,3% del 2010 al +37,3% nel corso del 2011, ad indicare che il valore dei debiti che le singole persone non riescono a ripagare sta crescendo. In termini assoluti inoltre il numero di soggetti incapaci a saldare i debiti contratti con gli istituti di credito è passato da 33.000 circa a quasi 50.000, con un aumento di quasi 9.000 unità nel corso dell’ultimo anno. A livello provinciale, con riferimento all’utilizzato netto, gli incrementi maggiori nel corso del 2011 si sono registrati all’interno delle province di Novara (+51,3%), Alessandria (+42,7%), Vercelli (+40,9%) e Torino (+38,8%). Per quanto riguarda il numero di soggetti incapaci a ripianare i debiti, gli incrementi maggiori si sono registrati nelle provincie di Novara (+27,3%) e Torino (+25,9%) mentre Biella risulta invece essere la provincia con l’incremento maggiore per quanto concerne il valore medio del debito per soggetto (+25,4%), appena più alto del valore di Vercelli (24,2%). In generale, il quadro delineato dalla figura sottostante sembra dividere le province del Piemonte in due categorie: da un lato Novara, Vercelli, Torino e Alessandria caratterizzate da un marcato peggioramento delle sofferenze nel corso del 2011, dall’altro Asti, Biella, Cuneo e Verbania con valori che si mostrano più’ in linea con gli anni precedenti, registrando incrementi di natura più contenuta. Sofferenze. Variazione percentuale dell’utilizzato netto, del numero di affidati e del valore medio per affidato. Variazione % dicembre 2011 rispetto a dicembre 2010.
Fonte: Banca d'Italia, Base Informativa pubblica on-line.. Dato riferito a “famiglie consumatrici, istituzioni sociali private e dati non classificabili.
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L’indebitamento delle amministrazioni pubbliche locali Per quanto concerne il tema dell’indebitamento delle amministrazioni locali, il Piemonte nel corso degli ultimi anni ha mostrato un andamento del fenomeno nettamente differente da quello registrato per le altre due realtà considerate. Se Lombardia e Veneto si sono contraddistinte da una forte capacità di contenimento della spesa pubblica, il Piemonte non sembra aver scelto la medesima strategia continuando ad accrescere il proprio debito lordo. È necessario rilevare come, in ogni caso, la variazione tendenziale del debito lordo sia rallentata nella regione Piemontese a partire dal 2006 dopo “l’esplosione” dei costi avvenuta tra il 2002 e il 2005. Inoltre, a parziale giustificazione del diverso andamento del fenomeno, occorre ricordare che l’impatto avuto dalla crisi economica è stato nettamente peggiore nella regione Piemontese rispetto alle altre realtà’ considerate, a causa soprattutto della struttura produttiva regionale, ancora fortemente industriale.
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