CULTURASPORTURISMOSERVIZI
TEMPO Tempo LIBERO
Libero
Gennaio— Febbraio 2014 anno 14° n. 80
Euro 2,00
VII Congresso FITEL Congresso CGIL Telethon e Fitel: firmata l'intesa
Mangiare all’italiana Un mondo senza gioco è possibile? Italia un popolo di scommettitori Adolescenza e comportamenti autolesionistici Fitel e la piaga della violenza sulle donne
Meeting Arca Enel
Iscrizione al Tribunale di Roma nel Registro della stampa n. 76/2008
SOMMARIO Editoriale di Giovanni Ciarlone
ATTUALITÀ 8 VII Congresso FITeL di Fortino Santino 13 XVII Congresso CGIL a cura della redazione 14 Telethon e FITeL: firmata intesa su raccolta fondi di Daniela Sangiorgio
15 Fitel e la piaga della violenza sulle donne di S. F. 18 Un mondo senza gioco è possibile? di Rossella Ronconi 24 Italia un popolo di scommettitori di Alfredo Magnifico 27 Adolescenza e comportamenti autolesionistici di Mario Caiulo CRAL e TERRITORIO 29 Meeting Arca Enel di Ferruccio Valletti 31 La “Brigata Maiella” e la nascita della resistenza di Ottavio Di Renzo VOLONTARIATO E ASSOCIAZIONISMO 34 Progetto UPTERSOLIDARIETA’ per una radio rurale in Camerun di Silvano Miniati SPORT E BENESSERE 36 “Sioux” campione dell’Unione Europea di Teresa Blandamura TURISMO 37 Turismo, rinnovano il CCNL di A. M.
AMBIENTE e NATURA 40 I delitti contro l'ambiente saranno reati a cura della redazione
TEATRO Cuor di coniglio: rivelazioni di una sopravvissuta al Grande Fratello di A. Di V.
CULTURA 41 O Bevi O Guidi! di Cristiano Morelli 42 Taormina e il Teatro Greco di Donatella Alibrandi
45 Crollo dei consumi e delle politiche culturali di A. Di V.
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CINEMA 48 Quando per vincere occorre mentire di Loretta Masotti 49 Le qualità nascoste di un piccolo grande uomo di L.M.
50 Docu-film “Un intellettuale in borgata “ di Enzo De Camillis a cura della redazione MUSICA I52 l Printemps des Arts de Monte-Carlo di Marta Romano e Aldo Albano 55 Musica Vintage a Montagnana a cura della redazione
MOSTRE 56 Aosta, Forte di Bard Quasi un gemellaggio di Aldo Savini 57 Forlì, Musei di San Domenico Ottimismo e bellezza A.S. 58 Ravenna, MAR Affreschi staccati A.S. 59 Bologna, Palazzo Fava La Gioconda olandese di A. S. 60 Firenze, Galleria degli Uffizi Natura in posa di .A. S. 61 Roma, Galleria Borghese Oltre la fisicità della materia di A. S. 62 Roma, Palazzo Massimo Le creature fantastiche della mitologia in rassegna al Palazzo Massimo di Roma L’incanto fiabesco dei “mostri” di A. Di V. ENOGASTRONOMIA Mangiare all’italiana, nutrirsi mediterraneo di O. Di R.
LIBRERIA “Giochi di strada” di Dora Cerulli a cura della redazione
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CULTURASPORTURISMOSERVIZI
TEMPO LIBERO Direttore - Giovanni Ciarlone Direttore Responsabile - Rossella Ronconi Capi Redattori - Alfredo Magnifico, Silvano Sgrevi, Luigi Pallotta Segretaria di redazione - Monia Citarella Redazione - Aldo Albano,Teresa Blandamura, Mario Caiulo, Daniela Sangiorgio, Ferruccio Valletti Anno 14째 n. 80 Gennaio /Febbraio 2014 A questo numero hanno collaborato Donatella Alibrandi, Loretta Casotti, Antonietta Di Vizia, Ottavio Di Renzo, Silvano Miniati, Cristiano Morelli, Marta Romano, Fortino Santino, Aldo Savini
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Editoriale di Giovanni Ciarlone Presidente Fitel nazionale
Abbiamo da poco festeggiato i 20 anni della FITeL e celebrato il nostro 7° Congresso nazionale, due occasioni che ci hanno permesso di fare il bilancio della nostra attività, di valutare il passato e di prefigurare il futuro. In questa mia prima collaborazione editoriale dopo l'elezione a Presidente della FITeL, mi sembra opportuno guardare alle attività future per rendere visibile l’impegno di tutta la FITeL. Parto da una buona base. Ognuna delle precedenti presidenze ha portato nuovi sviluppi e nuovi contributi. Tutte le iniziative prese negli ultimi anni hanno ottenuto successi e portato visibilità e attenzione alla nostra associazione, iniziative che vanno sostenute anche con maggior vigore rispetto al passato. E' su questa strada che la FITeL deve proseguire coniugando fantasia e impegno, sentendoci tutti coinvolti nel percorso di assicurare ai nostri iscritti e alle loro famiglie sempre maggiori tutele, forma di aggregazione, spazi di condivisione con altre associazioni all'insegna della solidarietà e di una migliore qualità della vita, nei suoi momenti individuali e relazionali. Abbiamo parlato tanto di come adempiere alla nostra missione in questi anni di crisi, di come far passare il messaggio che, nonostante tutto, è possibile rafforzare il senso di cittadinanza e ridurre l'isolamento di quanti a vario titolo ne sono stati colpiti. Abbiamo fatto tanto ma vogliamo fare di più. Il Protocollo d'intesa che la FITeL ha stretto con Telethon, una delle più grandi iniziative di solidarietà presenti nel nostro Paese, va in questo senso. Ed è un'opportunità che deve essere colta non solo dalla FITeL nazionale ma, e soprattutto, da tutte le articolazioni territoriali. Stiamo coinvolgendo anche le Confederazioni nazionali e territoriali del sindacato perché si possa produrre la massima sinergia nell'attuazione delle intese che abbiamo concordato Sempre più infatti dovremmo, come FITeL, da un lato rapportarci con i soci promotori a tutti i livelli e dall'altro allargarci, definire e condividere obiettivi con le tante associazioni che operano nel territorio. Siamo cresciuti nella valutazione di CGIL, CISL, UIL. La scelta di questa Presidenza, tutta interna alla nostra organizzazione, è un segno di riconoscimento della maturità raggiunta dalla FITeL. Tali rapporti vanno coltivati e consolidati, perché questo ci renderà più forti e consentirà una maggiore operatività in tutti i settori che noi rappresentiamo.
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Abbiamo discusso tanto della possibilità di far nascere un Centro Servizi a favore dei nostri iscritti. Credo sia giunto il momento di darne concretezza operativa. E' stato creato un dipartimento ad hoc, aperto al contributo delle singole strutture territoriali perché crediamo fortemente che porterà un grande vantaggio alle persone cui ci rivolgiamo e alle strutture che le organizzano. Abbiamo garantito ai CRT una valenza statutaria a garanzia del rapporto che la FITeL vuole con i territori. E' indubbio che vanno costituiti al più presto avendo rimosso, con le modifiche statutarie approvate al Congresso, gli ostacoli che impedivano ai singoli cittadini e ai soci aggregati del Cral di aderire compiutamente alla FITeL. Vorrei riuscire, con tutta la Presidenza a rendere operativo l'Osservatorio del tempo di non lavoro. Annualmente dovranno essere presentati i risultati delle ricerche messe in campo al fine di rendere sempre più aderenti le scelte di programmazione delle attività ai nuovi bisogni. Un'organizzazione è forte se è forte l'impegno di tutti coloro che ne condividono la responsabilità. Perciò mi auguro, e auguro a tutti un buon lavoro.
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ATTUALITÀ VII CONGRESSO FITEL DALLA CENTRALITA’ DEI CRAL AL TERRITORIO, NUOVE STRATEGIE PER LA QUALITA’ DEL TEMPO LIBERO di Fortino Santino Nel Centro Congressi dell’Hotel Excelsior di Chianciano, nei giorni 28 e 29 novembre 2013, si è svolto il VII Congresso Nazionale della Federazione Italiana Tempo Libero di CGIL CISL - UIL. La FITEL che sente tutte le responsabilità di essere una proiezioni nel sociale delle Confederazioni Sindacali del nostro Paese sa anche, di rappresentare una delle poche associazioni ancora a carattere unitario che paradossalmente ha rappresentato più un handicap che un punto di eccellenza; nel senso che in un panorama di Organizzazioni rigidamente ed orgogliosamente appartenenti alle singole Confederazioni, è apparsa non un punto avanzato ma una fuga in avanti, in più di qualche caso verso contrasti faticosamente risolti. Giuridicamente è una Associazione senza scopo di lucro che promuove, programma, gestisce e coordina le attività culturali, sportive, ricreative e di turismo sociale oltre a qualsiasi altra attività promossa dai propri associati, in conformità a quanto previsto dall’art. 11 della Legge 300/70 nonché delle Leggi 460/97 e 383/2000. E’ una Associazione di 2° livello regolata fiscalmente dall’art. 148 del T.U.I.R. e la sua attività istituzionale è rivolta ai soci. E’ riconosciuta come Ente di Promozione Sociale dal Ministero degli Interni e Ministero del Lavoro, articolandosi con i “portatori di interesse” in una struttura gerarchica di missione e sociale che vede CGIL-CISL-UIL come Soci Fondatori, i Regionali Fitel, i grandi CRAL e i CRAL Aziendali, le Associazioni, il Personale, i Fornitori e le Istituzioni. Fondata nel 1983 per recuperare l’esperienze dei Cral, per valorizzare l’associazionismo del tempo libero fra lavoratori dipendenti, per sostenere la rappresentanza sui luoghi di lavoro e sviluppare forme di legame e collaborazione fra le diverse realtà associative, convinti, sin da allora, che la tutela del lavoratore andava estesa dal posto di lavoro ai luoghi della vita, in una crescita complessiva dello stato di benessere. Oggi è una realtà ben strutturata grazie al grande lavoro soprattutto organizzativo di chi vi ha operato. Tale azione ha consentito un sensibile allargamento sia in termini di adesioni che di presenza sul territorio. Nell’affollata sala congressi, alla presenza dei Segretari Confederali UIL Carmelo Barbagallo e Carlo Fiordaliso, della CGIL con Lorenzo Mazzoli, dell’Auser Marco Di Luccio, della rappresentanza Cisl e di varie Autorità, Istituzioni ed Associazioni presenti, Luigi Pallotta in qualità di Presidente uscente, ha svolto una precisa , completa ed appassionata relazione che ha elencato le cose fatte e le difficoltà incontrate ma che ha traguardato al futuro nel segno della continuità e dell’adeguamento al nuovo che avanza. Ora, in queste note, non si vuole riportare cronologicamente la “cronaca” dei lavori del Congresso, ma si vuole tentare di analizzare quanto emerso dagli interventi rapportandolo con quanto è nelle diverse posizioni, nei documenti pre-congressuali, nelle riunioni delle componenti. Un mix che si spera possa essere utile per dare giudizi e per capire le aspettative emerse in questa assemblea congressuale che può essere definita di
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Docu-film di L. M. ‘UN INTELLETTUALE IN BORGATA’ di Enzo De Camillis
svolta. Dal dibattito dei delegati i punti salienti emersi, hanno riguardato l’esigenza di un avvio di una relazione più stringente tra Organizzazioni Sindacali, FITEL e CRAL. Succede spesso che nei tempi in cui tutto va a gonfie vele ci si possa perdere di vista e spaziare sugli insiemi dei temi e degli ambiti che costituiscono le prerogative di ognuno, ma quando il contesto cambia e di molto e una crisi devastante morde sia il lavoro che la socialità è necessario serrare le fila e ricostruire una interazione. Gli interventi hanno evidenziato che dobbiamo difendere l’esistente, ma sappiamo che c’è una deriva. I Cral sono in difficoltà economiche; lo sono le loro Aziende per la gravissima congiuntura economica per cui ne risentono le contrattazioni che sono la loro linfa vitale, ma nello stesso tempo si assiste al tentativo da parte delle Aziende stesse, di sostituirsi al ruolo dei Cral Aziendali perché hanno capito che un lavoratore fisicamente e psicologicamente a posto, con una migliore qualità della vita, permette di incrementare la produttività. Questo è estremamente positivo, ribadisce l’allarme lanciato dai delegati, ma non si può farsi espropriare del proprio ruolo e del mandato di garanzia e tutela. Serve più collaborazione e più interesse comune tra Organizzazioni Sindacali, FITEL e CRAL specialmente nelle Categorie. Recuperare attenzione su questo aspetto non deve sembrare invadenza o sovrapposizione se non ingerenza con i difficili aspetti della contrattazione, perché i lavoratori e le loro famiglie hanno bisogno di recuperare il potere d’acquisto dei loro salari, quanto di poter disporre di servizi sociali adeguati e di salario differito, essendo gli uni e gli altri tanto al di sotto dei livelli europei,con una forte incidenza sulla sicurezza e sulla qualità dell’esistenza. Tutti hanno evidenziato la necessità di avviare una riflessione su come sia possibile tutelare al meglio la dimensione sociale del tempo di lavoro e quello di non lavoro. Per la sfera riguardante il disagio, la legge di riforma l’assistenza, per la cui piena applicazione ci si è impegnati, si è convenuto che essa assegni un ruolo attivo nella realizzazione delle Reti Sociali previsti dai Piani di Zona, per l’elaborazione dei quali i CRAL, come collettore della contrattazione aziendale e i CRT come espressione della domanda a livello territoriale, possano giocare un ruolo attivo auspicando un nuovo e concreto rapporto anche
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a cura ella redazione
con le Strutture Territoriali e Regionali delle Organizzazioni Sindacali. Per quanto riguarda la sfera dell’agio è ipotizzabile, come sempre sostenuto, sperimentare per garantire maggiormente l’attuazione dell’art. 11 della Legge 300, la costituzione di un Ente Bilaterale per il tempo libero sia a livello nazionale che territoriale, data la natura di per se bilaterale della gestione dei CRAL., oppure, in attesa di una concretizzazione della bilateralità, sarebbe auspicabile la costituzione di un Centro Servizi che abbracci tutti i segmenti del tempo libero allargati ai beni che possano concorrere ad aumentare il salario. Sicuro è, ha evidenziato il dibattito, che ci si deve occupare delle lavoratrici e dei lavoratori, come persone e come famiglie e quindi operare in termini concreti, pratici, sia per la tutela del posto di lavoro sia per la promozione sociale. Non ci si può più limitare a proporre offerte turistiche, culturali, assistenziali solo individuando separatamente tariffe inferiori perché così facendo si finisce nelle spire del mercato che stravolge tutto e travolge tutti. Occorre porsi come obiettivo l’identità della persona e la soddisfazione dei nuovi bisogni,; quindi presenza costante e mirata anche sui territori per “considerare” la persona che lavora e l’anziano che ha un ruolo nella società. Porsi il problema del “futuro” dei figli, dei ragazzi e ragazze intercettando i loro bisogni e creare per essi opportunità di lavoro, di studio, di cultura, di saper stare insieme, in una nuova società che avanza a velocità incredibile e che non ti lascia indietro ma ti annulla se non ti adegui. Il Tempo Libero rappresenta dunque oggi un vasto orizzonte strategico; una nuova frontiera di diritti universali di cittadinanza che si connettono fortemente al diritto al lavoro, alle nuove forme dello stesso, alle politiche di riduzione del tempo di lavoro, a una armonizzazione dei tempi e ritmi della vita e della società moderna. Un insieme di attività economiche, che stimate globalmente, rappresentano una porzione rilevantissima del P.I.L. dell’Italia, filiere di sviluppo occupazionale qualificato necessario a produrre beni immateriali e qualità della vita di cui la società moderna ha immenso bisogno. Attività che assumono notevole rilevanza anche in funzione di un’organica e qualificata riforma e modernizzazione dello stato sociale del nostro Paese. I lavori del VII Congresso si sono conclusi con un particolareggiato e interessante documento conclusivo, moderno e puntuale nell’indicare la strada dei prossimi quattro anni, e con la elezione dei quadri dirigenti. Nell’Ufficio di Presidenza Nazionale sono stati riconfermati per la CGIL: Luigi Pallotta, Rossella Ronconi e Ferruccio Valletti, per la CISL Aldo Albano, Teresa Blandamura e Alfredo Magnifico, per la UIL sono stati eletti: Daniela Sangiorgio attuale Segretaria della FITEL Sicilia, Caiulo Mario Segretario del CRAL delle Poste, Sgrevi Silvano della FITEL Lazio, nel Collegio dei Revisori dei Conti Antonio Palaferri presidente, Santino Fortino, Stefano Breccia in qualità di membri effettivi e Colangelo Domenico membro supplente, nei Probiviri, Remo Guidobaldi presidente, Marino Angelo e Alberto Manni membri effettivi e Federico Romano come supplente. Il nuovo Consiglio Nazionale eletto ha votato all’unanimità per Giovanni Ciarlone della componente UIL come sesto Presidente della FITEL Nazionale, che raccoglie il testimone lasciato da Luigi Pallotta della CGIL a cui è andato il convinto plauso per aver sempre operato sia in termini di qualità che di quantità per un concreto e convinto rilancio della FITEL. Giovanni, è certamente l’espressione della volontà, della competenza e della caparbietà, della onestà intellettuale, spetta a Lui recitare ora il ruolo di protagonista. Ai Membri della Presidenza Nazionale gli auguri di buon lavoro per l’affermazione della nostra FITEL.
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Documento conclusivo del VII Congresso Nazionale della FITeL Il VII Congresso Nazionale della FITeL, riunito a Chianciano Terme nei giorni 29 e 30 novembre 2013, approva la relazione del Presidente Luigi Pallotta, che assieme al documento congressuale e al costruttivo dibattito che si è sviluppato, costituisce parte integrante del presente documento, inteso come base di lavoro per l’attività futura della FITeL. Il Congresso, analizzato lo scenario attuale, caratterizzato da una disgregazione dei valori costitutivi di una comunità solidale determinata dalla drammaticità della crisi economica, dall’incapacità di rilanciare l’economia e l’occupazione e dalla difficoltà per tanti lavoratori e pensionati di arrivare alla fine del mese, sottolinea che questa situazione mette in difficoltà anche il nostro modello organizzativo. In questo quadro preoccupante una grande positività è rappresentata dalla ripresa dei rapporti unitari e dalle iniziative che ne stanno conseguendo. Per ciò questo rapporto va rafforzato, rinnovandolo e rivitalizzandolo, incrementando le occasioni di con fronto con le categorie, soprattutto sui temi che riguardano il tempo libero, il welfare aziendale e i Cral; tutto ciò al fine di costruire una piattaforma FITeL per i temi di competenza da offrire a tutte le categorie per la contrattazione aziendale. Il Congresso ritiene indispensabile e non più rinviabile il perseguimento di questo obiettivo, per evitare di consegnare il controllo del welfare aziendale, delle vacanze e delle attività del tempo libero alla parte datoriale, svuotando tali iniziative di qualsiasi concezione solidaristica annullando il ruolo della FITeL. Fondamentale è anche lo sviluppo della contrattazione sociale a livello territoriale anche con la costituzione di un osservatorio della quale la FITeL si sente e si propone come attore protagonista. Strategico per il prossimo futuro sarà l’approfondimento di un sistema di welfare integrato volto al rafforzamento del dialogo tra le forze sociali, economiche ed istituzionali presenti nel territorio per individuare nuovi spazi per conciliare famiglia, lavoro e tempo libero. Questo si rende necessario in una società sempre più complessa nella quale i bisogni sono più variegati a fronte di un welfare più ridotto; che costringe la famiglia ai cambiamenti di qualità dei consumi e degli stili di vita. Si sta infatti consolidando il welfare gestito direttamente dall’azienda e sempre meno dai CRAL e sindacati che da sempre sono deputati a gestire tale compiti. La FITeL non si può esimere dal fare un’attenta valutazione di questo fenomeno. Si tratta di capire quale sia il modello di welfare aziendale e o sociale più attinente e di valutare il ruolo del sindacato e dei CRAL. Il CRAL è ed è stato, in molte realtà, un centro permanente, importante e fondamentale, di vita associativa che promuove ed organizza il tempo libero, attività culturali, sociali, turistiche, sportive e ricreative al fine di migliorare la qualità della vita dei lavoratori, pensionati e dei cittadini specialmente nei momenti più difficili e per questo sarebbe un grave errore trascurarne il valore in tale direzione il Congresso sottolinea l’importanza di sviluppare una rete di servizi per il tempo libero in favore delle persone con disabilità . A questo scopo il Congresso impegna la FITeL ad assumere il ruolo di regia tra CRAL, CRT
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e movimento sindacale con l’obiettivo di estendere i diritti di cittadinanza e di protezione sociale a tutti i lavoratori compresi i precari. Il Congresso viene sollecitato dalle proposte emerse dai Congressi territoriali ad aprire una fase di confronto con le confederazioni sindacali perché tutti i lavoratori iscritti possano diventare automaticamente fruitori dei servizi FITeL e di far si che i giovani siano l’obiettivo del tesseramento dal 2014 ed incrementare la presenza femminile negli organismi. Il Congresso demanda al futuro gruppo dirigente nazionale la costituzione delle FITeL nelle regioni, dove essa non è ancora presente e sollecita le FITeL Regionali alla costituzione dei CRT nelle città metropolitane entro il prossimo mandato e la realizzazione di un sistema di servizi. Il Congresso impegna la FITeL a favorire i rapporti con le istituzioni locali, le organizzazioni sindacali territoriali, l’associazionismo e gli enti bilaterali questi ultimi anche al fine di valutarne le potenzialità. Il Congresso demanda a sviluppare ulteriormente i rapporti e le iniziative con l’associazionismo internazionale per il turismo sociale (OITS). Il Congresso ritiene opportuno sviluppare il sistema di comunicazione al fine di favorire i rapporti fra associato e struttura e le strutture fra di loro, funzionale al sistema di servizi che si intende sviluppare in favore dei soci.
Centro Congressi dell’Hotel Excelsior di Chianciano, nei giorni 28 e 29 novembre 2013, dove si è svolto il VII Congresso Nazionale della Federazione Italiana Tempo Libero di CGIL - CISL - UIL.
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FIRMATA L’INTESA: FITEL -TELETHON di Daniela Sangiorgio
Volontari della FITeL, dei Cral, delle Associazioni e delle Confederazioni CGIL-CISL-UIL in campo per aiutare la ricerca sulle malattie genetiche Impegno di volontari, apertura di gazebo e “tavoli” presso i CRAL e nelle piazze del Paese, nell’ambito della Maratona Telethon per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca. Questo, tra l’altro, quanto contemplato nell’intesa tra FITeL e Fondazione Telethon, condivisa da CGIL,CISL e UIL, nei giorni scorsi. Un’iniziativa solidaristica, fortemente voluta dalla Federazione del Tempo Libero, da sempre impegnata nell’ambito del welfare sociale e nelle azioni di solidarietà, che tende a rilanciare l’azione dei CRAL. Compito della Federazione consiste nel dare disponibilità a mettere a disposizione la propria rete, attraverso il coinvolgimento delle strutture Regionali FITeL, onde favorire, in stretto coordinamento con Telethon per gli aspetti organizzativi e logistici, l’elargizione di donazioni con la consegna, a titolo di ringraziamento, di prodotti solidali. Nel merito, “le Parti si sono intese che i prodotti solidali saranno forniti da Telethon e potranno avere anche natura alimentare quali a titolo esemplificativo il cuore di cioccolato”. Ancora, nell’intesa, “le Parti contraenti si dicono disponibili ad operare attivamente nell’ambito della seconda grande Campagna di raccolta pubblica di fondi denominata Walk of Life, organizzando, percorsi in cui svolgere passeggiate volte a sostenere Telethon….”. Il testo della convenzione è scaricabile sul sito www.fitel.it
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La FITeL e la piaga della violenza sulle donne di S. F. Spesso,ormai e purtroppo troppo spesso, veniamo a conoscenza di casi di cronaca che vedono abusi e maltrattamenti sulle donne, che per anni subiscono, fino ad arrivare anche all'irreparabile, ovvero la notizia viene data quando la donna è morta e quando lui finisce in carcere, magari confessando e dicendosi persino pentito di ciò che ha fatto. Mass media, aule di tribunale,centri di ascolto, parrocchie, ospedali, forze dell’ordine confermano quotidianamente che la violenza è drammaticamente dilagata, in Italia e nel mondo, e nella maggior parte dei casi si consuma all'interno della coppia, della famiglia, nelle scuole, nei posti di lavoro, cioè dove ci si dovrebbe sentire più protetti. Secondo il rapporto dell'Osservatorio “Telefono Rosa”, infatti, è bassissima, quasi insignificante in termini statistici, la percentuale di violenze perpetrate da sconosciuti e sale vertiginosamente la percentuale di donne che dichiarano di aver subito violenze dai propri mariti, dai propri ex, dai famigliari,o dai compagni quando non dai datori di lavoro. Gli autori di tali nefandezze sono soprattutto persone in possesso di un titolo di studio medio-alto e di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Nel 44% dei casi le donne hanno ammesso di aver subito ricatti, insulti, minacce, costrizioni e violenze fisiche e, nel 78% le violenze si sono ripetute più volte; ma la cosa più preoccupante del rapporto è che il 12% delle vittime dichiara di voler restare con il proprio persecutore per un sentimento che chiama “amore”. Partendo dalla dichiarazione delle N.U. sull'eliminazione della violenza di genere (1993) si possono distinguere diverse forme di violenza più o meno tangibili ma comunque tutte parimenti gravi: la violenza domestica della serie “ti voglio bene ma ti anniento, ti manipolo rendendoti dipendente,ti maltratto”, dove la vittima a lungo andare genera assuefazione; quella economica, della serie “ti voglio bene ma ti privo del sostentamento” e di conseguenza dell'indipendenza, dove si arriva a impedire di lavorare, studiare, rendendo impossibile soddisfare le primarie esigenze della vita; quella dello stalking della serie “ ti voglio bene ma ti assillo e ti esaspero” anche tramite le moderne tecnologie; quelle del mobbing sia familiare che lavorativo della serie “ ti voglio bene ma ti annullo psicologicamente” nel quale la vittima si sminuisce e perde la propria autostima; quella subdola effettuata sul lavoro che tradisce origini sessuali e si consuma tra colleghi o più frequentemente quasi un tributo imposto dai capi specialmente verso donne di condizione più debole o fortemente
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bisognose; quella puramente sessuale o meglio dire lo stupro della serie” mi servi come sfogo per le mie frustrazioni”, ma la bestialità di quest’ultima è sentita persino nelle carceri, comunque le leggi in vigore debbono essere riviste ed acuite perché trasudano di vecchi retaggi di un maschilismo medioevale. Tutte forme di violenza perpetrata in forma sottile che può arrivare poi anche a danni irreparabili. E' chiaro che fatti di questo genere non possono essere liquidati solamente con una analisi superficiale o meramente statistica poichè, senza ombra di dubbio, nascondono dei retroscena di livello psicologico che non sono facilmente comprensibili da una persona che invece possieda una psiche sana. Indubbiamente l'abusante, dicono gli specialisti, ha bisogno di creare una serie di situazioni da cui l'abusato non ha facilità di uscire, e la cosa più controversa consiste nel fatto che queste donne sono generalmente intrappolate in un fortissimo senso di paura, incapaci di trovare una via di fuga. Ci sono donne che sfidano la morte quasi ogni giorno con mariti, compagni o parenti alcoolisti e violenti, sostengono di avere paura per se e per i figli quando è sicuramente più pauroso restare in quella situazione. Ci sono donne che vengono impaurite, ricattate, usate, come riportato negli ultimi casi esposti, nel sociale e nel mondo del lavoro dove il rispetto dovrebbe essere basilare, ed è la situazione dove più si può e si deve fare di più. In estrema sintesi si deve presenziare. Affinchè le vittime possano trovare forza, coraggio e spazio per accedere agli strumenti di tutela che oggi offrono le leggi, è prioritario e indispensabile svolgere una continua opera di informazione/sensibilizzazione/sostegno. Questo sia per poter far arrivare direttamente il messaggio che una via d'uscita esiste e che si può chiedere aiuto, sia perchè le potenziali vittime di domani possano conoscere in anticipo i pericoli. Chiamare il 112 o 113, rivolgersi ai centri di ascolto, sporgere denunce, separarsi, chiedere misure di protezione, avvalersi delle leggi va bene, ma se non c'è aiuto anche e soprattutto da parte di amici, famigliari e colleghi di lavoro, appena si ha sentore di aver individuato un disagio, ansia, o paura da parte della vittima, tutto diventa pericoloso se non inutile. Nel nostro ambito l'aiuto di un collega quando non di un semplice iscritto o conoscente,di un CRAL, di un CRT, o di una Associazione affiliata può essere determinante per arrivare alla consapevolezza di voler riscattare la dignità e ritrovare l'amor proprio. Le nostre Confederazioni Sindacali hanno nel loro sistema organizzativo, responsabili designati e sistemi operanti e competenti per occuparsi del problema, ma può essere fatto di più scendendo tra le lavoratrici negli uffici, nelle fabbriche, negli opifici, nei servizi ausiliari, nelle scuole, così come nel sociale di nostra competenza, portando conoscenza e
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consapevolezza del problema. In poche parole si deve aiutare ma anche prevenire specialmente dove le Istituzioni fanno fatica ad arrivare. Attualmente i sistemi di “allarme” sono un po’ troppo verticistici, blandi, gestiti a distanza e, a volte, senza specifiche competenze. La nostra FITEL e il suo sistema di strutture integrato deve impegnare ed impegnarsi di più; con sistemi specifici, sia economici che umani, superando anche quello che è possibile fare, per riuscire ad arrivare in maniera capillare tra le donne che lavorano o che vivono momenti di disagio con il coinvolgimento sentito delle strutture, dove troppi maschietti la fanno da padrone portandosi dietro, anche inconsapevolmente, il peccato originale. Serve un progetto mirato, servono persone preparate, ma anche capaci di intuire, ascoltare, consigliare, di offrire amicizia, comprensione, disponibilità e affetto, poiché una vita non ha prezzo. Non è più giusto solo rammaricarsi o esecrare, i sociologi, gli psicologi, chi ha il potere e il dovere di vigilare, è nelle pieghe della società, nelle attuali relazioni tra uomini e donne, negli stili di vita moderni, che debbono indagare e cercare soluzioni, noi, la FITEL possiamo contribuire per arrivare là dove le cose accadono e spesso si nascondono. E' un dovere da assolvere per una Organizzazione che opera in una società moderna, per affrontare un fenomeno che ha assunto dimensioni di una vera e propria piaga sociale.
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Un mondo senza gioco è possibile?
Contro i rischi dell’azzardo, regole e “gioco pulito” nel tempo libero e non solo. di Rossella Ronconi A fronte della crisi occupazionale ed economica che sta investendo il Paese e le famiglie, è in aumento il numero dei giocatori, con una parte sempre più rilevante di coloro che sono affetti da ludopatia. Un’indagine condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa, ci dice che sono in totale più di 15 milioni di nostri connazionali, poco meno del 40% dell’intera popolazione, interessati dal gioco, certo, non tutti in maniera patologica e non tutti giocatori d’azzardo incalliti, tuttavia bisogna sottolineare il fatto che il 50% della popolazione maschile ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita, contro il 29,2% di quella femminile. Per molti è una vera piaga, assimilabile, in parte, alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti, parliamo del vizio del gioco che “dissangua” chi lo pratica e mette in ginocchio le famiglie di questi soggetti, sicuramente malati; oltretutto, la nostra Società, non aiuta a prevenire questa che potrebbe definirsi una vera e propria patologia, tutt’altro, se solo si considera la facilità con la quale è possibile accedere ai diversi giochi d’azzardo, o al mondo delle scommesse, anche legali ed all’estrema semplicità di ricorrere a queste pratiche, anche fuori dai tavoli verdi. In questi ultimi anni, quindi, in Italia il fenomeno del gioco d’azzardo legale e illegale sta assumendo peso e dimensioni crescenti, su cui si dividono i cittadini: c’è chi ritiene sia un pericolo per i bilanci familiari, rapporti relazionali, valoriali, e chi sostiene come il settore del gioco (terza industria del Paese con un fatturato tra gli 80 e i 100 miliardi) rappresenti una componente importante del nostro tessuto produttivo, l’unico comparto, in tempo di crisi che continua ad avere bilanci in attivo. Come non riconoscere che ambedue i punti di vista contengono elementi di verità? Del resto, un mondo senza gioco non è possibile e, tra l’altro, dall’anno scorso, ormai, anche le scommesse fanno parte dei beni e servizi componenti il paniere Istat e la crescita della filiera del comparto – comprendente, ad esempio, costruttori di apparecchi e componenti elettronici, imprese che si occupano di commercio all’ingrosso dei macchinari, noleggiatori e gestori, ricevitorie, sale bingo, esercizi pubblici ha avuto riflessi positivi sul numero di persone occupate nel settore che nel 2012, da fonti sindacali, hanno sfiorato le 25 mila unità.
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Detto quanto, non dobbiamo, comunque, negare come la mania del gioco d’azzardo, quando da passatempo diventa dipendenza, stia sempre più diventando un problema che sviluppa forme di vera e propria patologia sociale da essere considerato, per alcuni, alla stregua dell’uso di sostanze stupefacenti, tanto che nell'edizione di maggio 2013 del DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) il gioco d'azzardo è stato inquadrato nella categoria delle cosiddette "dipendenze comportamentali". Un vizio difficile e impegnativo da curare diffuso soprattutto tra la popolazione più debole, come disoccupati, precari, pensionati a basso reddito e giovani che, molto spesso, non vede arrivare ricchezza, ma disperazione, debiti e usurai. Senza dimenticare poi che, spesso, gioco d' azzardo e criminalità organizzata, vanno a braccetto, portando avanti un legame storico e consolidato che da sempre vede le mafie particolarmente interessate ai proventi di un' attività in cui il confine tra legale e illegale è estremamente labile. Cambia la società, mutano le attitudini di gioco e cambia anche la gestione: se un tempo le organizzazioni criminali erano inserite più che altro nelle bische clandestine, oggi il mercato si è ampliato e inevitabilmente le infiltrazioni mafiose si sono estese a nuovi settori. Dalla Relazione parlamentare antimafia del 2012 emerge che a gestire gran parte del gioco d’azzardo sono 41 clan mafiosi e in molti casi le sale gioco sono utilizzate per riciclare denaro sporco. Particolarmente preoccupante è l’aumentano dei giocatori patologici, soprattutto tra i giovani! Sono più di un milione gli studenti che nel 2012 riferiscono di aver giocato soldi secondo lo studio Espad-Italia 2012 del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa. La ricerca stima che siano 100.000 gli studenti che già presentano un profilo di rischio moderato e 70.000 quelli con una modalità di gioco problematica. Lo dice anche l'indagine sulla condizione dei minori 2012 di Eurispes e Telefono Azzurro: il gioco a soldi coinvolge il 12% degli adolescenti (il 2,5% gioca spesso). La percentuale sale al 27% nel caso di gioco non online, soprattutto "gratta e vinci". Addirittura un bambino su 6 ha giocato soldi nel 2012. In Italia il gioco d'azzardo è vietato ai minori di 18 anni ma nei fatti non è così. Lo dimostrano, tra l’altro, gli esiti delle ispezioni della Guardia di Finanza, i servizi televisivi di Striscia la Notizia e delle Iene. Il Ministero della Salute italiano ha stabilito che la “ludopatia” - qualcuno direbbe, più appropriatamente, "gioco d'azzardo patologico" o “azzardopatia” - è una malattia che va curata dal servizio sanitario nazionale come qualsiasi altra forma di dipendenza. Un grande numero di giocatori patologici, anche assieme alle loro famiglie, si stanno rivolgendo ai Sert (Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl ) presso i quali sono presenti specifiche equipe (composte da medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri) che si occupano di diagnosi e cura del gioco patologico. Un fenomeno di per sé pregevole – la presa di coscienza di una patologia e volontà di curarla da parte dei soggetti colpiti e loro familiari - rischia di tradursi in ulteriore carico per il già stremato settore del welfare italiano, tanto indispensabile. Di qui la necessità di una precisa responsabilità dello Stato e specifici investimenti a sostegno del settore. Tra gli elementi imputabili all’ampliarsi del fenomeno è certamente da annoverare la crisi economica che rende le persone più vulnerabili ed esposte all’idea del guadagno facile tramite la dea fortuna; ma non può essere trascurata, da questo punto di vista, neanche la responsabilità che rivestono le classi politiche nell’aver emanato leggi in direzione della legalizzazione del gioco d’azzardo non ottenendo altri risultati che quello di favorire la diffusione dei giochi, spesso iniqui e gestiti dalla malavita. Senza contare, poi, come stia dilagando il gioco on line che rende indubbiamente più insidiosa la prospettiva da un punto di vi
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sta della dimensione patologica del fenomeno. Preoccupanti anche gli ultimi dati sulla sua diffusione e la facilità di accesso da parte dei più piccoli in rete: una ricerca di Eurispes e Telefono azzurro del 2013 ha rivelato che anche gli adolescenti giocano on line, nelle sale scommesse, in bar e tabaccherie. Il 47 per cento dei giovani italiani gioca abitualmente e su internet imperversano giochi d’azzardo allettanti (più di 2500) per i bambini da utilizzare con soldi veri o virtuali. Nell’era multimediale la figura del giocatore d’azzardo subisce una metamorfosi: prima era facilmente individuabile, “segregato” nei luoghi a lui deputati, ora chiunque sia in possesso di un computer, di un IPad o di un IPhone collegato a internet e di una carta di credito può diventare un giocatore compulsivo. Il gioco on line è estremamente pericoloso da questo punto di vista, perché in qualsiasi momento e in ogni dove, in solitudine nella propria casa o durante una passeggiata all’aria aperta con il cane, il giocatore può giocare, ha infatti la possibilità di accedere ad esso, senza incorrere nello sguardo giudicante altrui. Circostanze in cui viene meno la funzione socializzante del “gioco pulito”, che diviene rituale solitario e compulsione. Pure qui, similmente ad altre net-patologie, il soggetto rimane imprigionato in un circolo vizioso, al punto da trascurare e compromettere nei casi patologici, i rapporti umani, sociali e familiari. Detto ciò, va riconosciuto, comunque che, da un punto di vista culturale, il gioco è importante e viene da lontano, è un fenomeno sociale attinente all’ emozioni, l’energie e al consumo di tempo libero, la sua pratica ha sempre fatto parte dell’uomo e anche nelle società moderne e complesse nelle quali ci troviamo ad operare, dove prepotentemente hanno fatto ingresso i video giochi in 3D e interattivi, persiste ed è attività impensabile da eliminare. I giocatori “problematici”, oppure patologici, sono ormai, purtroppo centinaia di migliaia, ma quelli che giocano ogni tanto o spesso , per divertimento durante il tempo libero sono milioni e sarebbe sbagliato non distinguere i due casi. Sul piano più generale del lavoro, anche nell’ambito del settore del gioco, occorre tener presente che, una corretta etica dello stesso si ripristina, soprattutto nel nostro tempo, difendendo il lavoro stesso e i suoi diritti (privato, pubblico, privato sociale e quant’altro) e non con semplici scorciatoie moralistiche che lasciano il tempo che trovano. Per queste ragioni e altre ancora, pure la Fitel, è impegnata nell’ambito della campagna “Mettiamoci in gioco: contro i rischi del gioco d’azzardo”, partendo dalle regole chiare, dal valore del “gioco pulito”e suo ruolo nel tempo libero. Una campagna promossa da un cartello di associazioni: Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Lega Consumatori, Libera, Scuola delle Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Shaker - pensieri senza dimora, Uil, Uisp. Allo stato attuale, dovendo fare un primo bilancio sul percorso intrapreso dalla campagna possiamo dire che importanti passi avanti sono stati fatti. L’impegno della Fitel , nell’ambito della campagna “Mettiamoci in gioco” è stato tempestivo e puntuale sin dalla sua nascita e prosegue in sintonia con le organizzazioni sindacali CGIL,CISL e UIL e le Associazioni a loro collaterali, con l’intento di limitare la crescita sfrenata del gioco d’azzardo, aumentare le tutele per la collettività e i giocatori, favorire gli interventi a favore dei giocatori “patologici”. Dal punto di vista organizzativo le strutture Fitel Regionali sono impegnate nell’individuazione di referenti che facciano parte della campagna, o addirittura ne promuovono la
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costituzione, dei coordinamenti regionali di “Mettiamoci in gioco” come nel caso del Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. Sul piano culturale, la campagna “mettiamoci in gioco” contro l’azzardo , possiamo dire che ha contribuito a sviluppare sensibilità e dibattito circa il fenomeno . Essa, infatti, ha raccolto attorno a sé grande consenso d’istituzioni, organizzazioni di terzo settore, sindacati, gruppi di giocatori patologici in trattamento, associazioni di consumatori su obiettivi comuni tra i quali: costituire un tavolo di confronto con le associazioni e i servizi impegnati nel settore, al fine di definire i criteri e le iniziative di una corretta ed efficace campagna di educazione al gioco e di prevenzione dei rischi indotti dal gioco d’azzardo; esigere la chiusura definitiva della campagna “Giovani e Gioco” concretizzata nelle scuole dai Monopoli di Stato; ostacolare la pubblicità del gioco d’azzardo con appositi divieti, come avviene per il tabacco; porre un freno, da parte dello Stato, al modello di “liberalizzazione controllata” del gioco d’azzardo nel nostro Paese, che si è progressivamente trasformato in insidiosa “deregulation”, come testimonia l’abnorme espansione delle proposte di giochi in ogni comune d’Italia, contemporaneamente a una moratoria rispetto all’immissione di nuovi giochi, sia per quantità che per qualità, e la rinuncia ad ampliare ulteriormente la raccolta e i ricavi derivanti dall’azzardo, anche nel caso di nuove emergenze nazionali che richiedono l’immediato introito di risorse. La campagna ha cominciato ad ottenere visibilità e risultati positivi. Sul piano normativo, la tematica è stata compresa all’interno della Legge 189/2012 ( cosiddetto Decreto Balduzzi) ancora da completare in merito ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Inserire il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza previsti per i servizi sanitari, con una normativa volta a equiparare il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti nelle altre forme di dipendenza patologica. Notevole visibilità e riconoscimento, anche a livello istituzionale, culminato con l’incontro con il Presidente della Camera Laura Boldrini e le relazioni in Parlamento. Da valutare positivamente, inoltre, la recente sentenza del Tar della Liguria. «Ha sancito il diritto del comune di Genova, e di conseguenza di tutti i comuni, di regolamentare spazi, distanze commerciali ed imporre a sale giochi e slot divieti più severi di quelli disposti dalle leggi regionali. Gli enti locali hanno oggi gli strumenti per vincere questa partita. Al momento in cui scrivo – la Commissione Affari Sociali della Camera ha riunito le proposte di legge sul gioco d’azzardo per fare una proposta unificata da presentare alla Camera prima e al Senato poi. “Disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico” riunisce 8 disegni di legge (2 della Binetti, Fucci, Mongiello, Baroni, Iori, Formisano, Meloni). In sintesi la proposta di legge unificata ha ripreso parecchi dei 14 punti proposti dalla Campagna “mettiamoci in gioco” presentati in luglio alla Camera dei Deputati. E’ composta da 12 articoli: ART.1 Introduce la legge ART. 2. Definizione. I soggetti affetti da gioco d'azzardo patologico, come previsto dall’OMS,
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sono coloro che hanno sintomi clinicamente rilevanti legati alla perdita di controllo sul proprio comportamento di gioco, con evidente coazione a ripetere e con condotte compulsive tali da arrecare grave deterioramento alla loro personalità, assimilabile ad altre dipendenze, quali la tossicodipendenza e l'alcolismo. ART. 3. LEA. I servizi preposti alle attività di prevenzione della patologia da gioco d'azzardo patologico (GAP) e di cura e riabilitazione dei soggetti che ne sono affetti sono individuati nei servizi per le dipendenze. Questi promuovono interventi di prevenzione, di cura e di riabilitazione ambulatoriale e residenziale delle persone affette da patologia da GAP. La certificazione di diagnosi di gioco d'azzardo patologico dà diritto a: l'esenzione dalla partecipazione al costo della spesa sanitaria, relativamente, prestazioni correlate al trattamento, accesso alle strutture dei presìdi regionali per la valutazione e la diagnosi, l'assistenza psicologica e farmacologica e il ricovero, se necessario, in centri specializzati nella cura della patologia. Va inserita la patologia da GAP tra le malattie e le condizioni che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria. ART. 4. Istituzione di un numero verde. Al fine di garantire il sostegno e l'aiuto alle famiglie dei soggetti affetti da GAP, presso il Ministero della salute è istituito un numero verde nazionale, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, finalizzato a fornire ai familiari dei giocatori informazioni inerenti agli aspetti legali ed economici relativi alle perdite da GAP, ai debiti accumulati, alla dissipazione dei beni patrimoniali e alla possibilità di usufruire dell'amministrazione di sostegno, nonché a fornire indicazioni sull'individuazione, sulle manifestazioni e sul trattamento della patologia e sulle strutture a cui rivolgersi nella zona di residenza. ART. 5. Osservatorio nazionale sulla dipendenza da gioco d'azzardo patologico. E’ istituito presso il Ministero della salute, l'Osservatorio nazionale sulla dipendenza da gioco d'azzardo patologico. L'Osservatorio è presieduto dal Ministro della salute o da un suo delegato e svolge le sue attività in collaborazione con le regioni. L'Osservatorio si occupa di: monitoraggio della dipendenza da gioco d'azzardo patologico, con particolare riferimento ai costi sociali, economici e psicologici ad essa associati, nonché ai relativi fattori di rischio, in relazione alla salute dei giocatori e all'indebitamento delle famiglie; redige e trasmette al Ministro della salute un rapporto annuale sull'attività svolta; tale rapporto può contenere anche proposte volte a migliorare il sistema degli interventi socio-sanitari e socio-assistenziali in favore dei soggetti affetti da GAP; definisce le linee guida per la promozione e la realizzazione di campagne informative, volte a prevenire comportamenti patologici e forme di assuefazione connessi al gioco d'azzardo; programma corsi di formazione sui rischi collegati al gioco d'azzardo, rivolti ai soggetti privati che esercitano attività commerciali relative ai giochi d'azzardo e tenuti da soggetti dotati di comprovata competenza ed esperienza nella materia, individuati prioritariamente tra gli operatori dei servizi per le tossicodipendenze. Fanno parte del-
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l'Osservatorio 17 persone: 5 componenti designati dai ministeri (salute, politiche sociali, istruzione, università, economia), 3 designati dalle regioni che fanno parte dei servizi per le dipendenze, 3 designati dall’Anci, 3 individuati dal ministero politiche sociali che rappresentano il volontariato per famiglie e giovani, 3 individuati dal ministero salute fra associazioni che si occupano di GAP. Ai componenti non spettano rimborsi o altro. Quando nasce questo Osservatorio cessa quello istituito dalla legge Balduzzi. ART. 6. Informazione ed educazione sui fattori di rischio del gioco d'azzardo. Il Ministero dell'istruzione insieme a quello dell’economia predispone campagne di informazione e promuove progetti di educazione sui fattori di rischio del gioco d'azzardo nelle scuole di ogni ordine e grado. Inoltre campagne per i cittadini su: danni alla salute del gioco eccessivo, diffusione nelle ausl di programmi per affrontare il problema di gioco. Vengono poi definite (entro 6 mesi) linee guida per lo svolgimento di attività formative e di aggiornamento degli operatori dei servizi per le tossicodipendenze, dei servizi di salute mentale e degli operatori delle associazioni di volontariato e del terzo settore che svolgono attività di prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da GAP. All'interno delle sale da gioco è obbligatorio esporre la documentazione informativa relativa ai servizi di assistenza disponibili a livello locale e nazionale e materiale per i giocatori per sottoporsi a un test di autovalutazione. ART. 7. Amministratore di sostegno. Al giocatore patologico si può applicare l’articolo che dispone l’amministratore di sostegno. (art. 404 del codice civile). ART. 8. Misure di contrasto e azioni positive per la tutela dei minori e dei soggetti vulnerabili. Sono alzate le sanzioni per chi fa giocare i minori (fino a euro 30.000), l’accesso agli apparecchi da intrattenimento, ai videogiochi e ai giochi online è consentito esclusivamente mediante l'utilizzo della tessera sanitaria, l’AAMS entro 6 mesi trova modalità per bloccare l’accesso ai giochi per i minori (con software specifici per apparecchi e giochi on line), i dati anagrafici dei giocatori vengono registrati tramite la tessera sanitaria e in questo modo si rileva l’entità delle giocate ma anche si introduce la possibilità di autoescludersi dal gioco. Il Ministero della Salute analizza i dati dei giocatori (nel rispetto della privacy) per studi e ricerche sul GAP. Sugli apparecchi di gioco sono stampate avvertenze sui rischi (ben visibili). Chi ha apparecchi non conformi ha sanzione da 5 a 50 mila euro (e più alta in caso di recidiva). ART. 9. Etichettatura dei tagliandi delle lotterie istantanee.I gratta e vinci devono avere uno spazio (almeno 20% di superficie) sui rischi del gioco (predisposti dall’Osservatorio). ART. 10. Divieto di pubblicitaria. La pubblicità del gioco d’azzardo è vietata nel territorio nazionale. Chi trasgredisce paga da 5 a 50 mila euro. ART. 11. Obblighi relativi ai luoghi per il gioco d'azzardo. Non ci possono essere nuove sale da gioco o nuovi luoghi da gioco (quindi non su quelli già esistenti) a meno di 300 metri da luoghi sensibili (scuole, ospedali, strutture socio assistenziali, ecc) e neppure a meno di 100 metri da banche o uffici postali. Sia le slot machine che le videolottery possono essere messi solo in spazi separati dal resto del locale pubblico. In tutti i luoghi di gioco è sempre vietato fumare anche in caso di impianti di ventilazione e aspirazione (idem per le sigarette elettroniche). Entro 6 mesi vengono introdotti nei luoghi di gioco strumenti idonei per
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ridurre la dipendenza dal gioco e aumentare l’autocontrollo e misure per prevedere un tempo minimo fra una giocata e l’altra. ART. 12. Previsione di fondi specifici. È istituito, nello stato di previsione del Ministero della salute, il fondo per la prevenzione, la cura e la riabilitazione del gioco d'azzardo patologico, al fine di finanziare prevenzione, informazione, formazione e cura delle persone affette da GAP. E’ anche istituito il fondo per le famiglie dei soggetti affetti da gioco d'azzardo patologico (anche per finanziare il numero verde già descritto sopra). Il fondo è finanziato dalla riduzione dell'1% delle somme giocate destinate alla filiera del gioco; e dall’1% delle somme riscosse per sanzioni pecuniarie sul gioco d’azzardo.
Italia un popolo di scommettitori. Il gioco: una scommessa per uscire dalla crisi? di Alfredo Magnifico La nostra categoria o i settori produttivi della nostra categoria spesso sono entrati nell’occhio del Ciclone assurgendo a luoghi di perdizione e ingiustamente sono e sono stati oggetto di crociate, siamo passati dalla lotta all’alcolismo la cui colpa era dei bar e trattorie, alla lotta alla obesità la cui colpa era del cibo dei vari Fast Food, alla lotta all’apertura domenicale dei centri commerciali,oggi si è aperto la crociata contro il GIOCO. Il mondo del gioco è un fattore che influisce sicuramente sull’occupazione, in Italia sono occupati in questo settore circa 70-80 mila lavoratori nel circuito dei pubblici esercizi e delle ricevitorie,questo numero cresce parecchio se si considerano i lavoratori che si occupano di ricerche di mercato e l’indotto. Per fare alcuni nomi Sisal, Match Point,Snai,Bingo,Casinò,Ippodromi settori coperti da contrattazione nazionale e contrattazione integrativa di secondo livello. Mentre decine di negozi si arrendono alla recessione e chiudono, nascono come funghi sale da gioco e centri scommesse,che sono in continua espansione con effetti positivi sulla crescita,sull’erario e sull’occupazione. La globalizzazione dei mercati rende sempre più difficile mantenere Monopoli di stato e risulta impossibile contrastare l’industria privata e gli Stati compresa l’Italia hanno deciso di sfruttarla al massimo anche a discapito dei giocatori-consumatori «Il gioco d’azzardo è un’industria da 100 miliardi di fatturato. Il mondo del Gioco potrà aiutarci ad uscire dalla crisi economica?Perchè si gioca? Si gioca perché la vincita è realmente “a portata di mano”, si gioca per compensare “un disagio esistenziale”, si gioca per “curare” le sollecitazioni ansiogene del mondo del lavoro e si gioca per alimentare un controverso “senso di utilità”. Questo è ciò che emerge dall’ultimo dossier del Censis, Gioco ergo sum, in merito alle spinte propulsive che spingono le persone ad entrare in uno dei tanti punti gioco sparsi sul territorio e investire i propri risparmi, le proprie speranze sull’azzardo.
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L’Italia ha il primato mondiale della spesa pro capite del gioco con circa mille euro all’anno a persona – neonati e moribondi compresi-le regioni che primeggiano sono Sicilia,Campania,Sardegna,Abruzzo,Molise,mentre i consumi si contraggono,continua a crescere la voglia di giocare si è passati dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000 ai circa 100 miliardi del 2012. I vari governi hanno sempre deciso di sfruttare il più possibile questa fonte di entrata,anche perché è una delle poche che i cittadini pagano volontariamente e volentieri,nel corso degli anni il mercato si è andato privatizzando con autorizzazione,con l’obiettivo di eliminare il gioco clandestino. L’allora vice ministro Visco parlava di sviluppare e consolidare l’industria del gioco,anche ampliando l’accesso al gioco remoto(gioco on line,pay TV,digitale terrestre,SMS,computer,attivazione di call center per il lotto via telefono,con lo scopo di rendere il gioco alla portata di tutti. Il ministro Balduzzi al contrario affermava che non vogliamo più vedere spot che raccontano che vincere può cambiarti la vita, e la volontà di arginare il crescere di sale giochi e slot machine. Quello che attrae molti consumatori del gioco anche dall’estero è che l’Italia offre montepremi più alti del mondo. L’industria del gioco è la terza in Italia dopo FIAT ed ENI e coinvolge prevalentemente le fasce deboli;giocano gli indigenti per un 47%,appartenenti al ceto medio basso,per un 56%, e un 66%di disoccupati. Tra i giocatori i più lo considerano un bene di consumo dell’industria del tempo libero i più spericolati un investimento finanziario pari a un titolo che offre un rendimento positivo con un rischio molto elevato. L’identikit del giocatore è maschio nel 76,4 per cento dei casi, poco scolarizzato, e ha una situazione lavorativa vicina al fallimento (esempio i cassintegrati),gli scommettitori compulsivi è sempre di sesso maschile e di età compresa fra i trenta e i cinquant’anni ma con un livello di istruzione medio-alto, gode di una vita professionale stabile e di relazioni affettive (apparentemente ed evidentemente) appaganti. Slot machine, gratta e vinci, scommesse di ogni genere al centro di un comportamento deviante che potrebbe portare i giocatori anche sul lastrico?. La mania del gioco potrebbe varcare i confini della normalità, per intenderci il classico sano “tentare la fortuna” per sfociare in una smania volta alla vittoria a tutti i costi,oppure comprare un sogno,la speranza di vincere per affrontare con più serenità una quotidianità difficile. Ciò che spaventa e lascia pensare è l’alta percentuale di giovani che ne è coinvolta, sintomo questo di una società che non produce più speranza. Un “aiuto” – chiamiamolo così - in tal senso arriva dal gioco on-line, dove lo scommettitore incallito anche dalla propria abitazione con un semplice collegamento internet e una carta di credito (la più utilizzata è la PostaPay) può giocarsi il futuro tra mura amiche e silenziose. Da qui vengono i casi più eclatanti riportati dalla cronaca. Molti Studiosi della Psiche umana affermano che i giocatori compulsivi o cosi detti LUDOPATICI non capiscono i rischi che stanno affrontando e sarebbero disponibili a certificare che il gioco compulsivo e una manifestazione di problemi psichici che anche in assenza del mercato del gioco d’azzardo sfocerebbero comunque in un aumento di criminalità o violenza.
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L’89,7% (Geografia del Gioco online in Italia 2012) scommette on-line (video poker, slot machine, lotto, superenalotto, schedina del totocalcio, scommesse sportive, ecc..). L’ultimo anno, da questo punto di vista, è stato un fiorire di sale gioco e sale scommesse, a fronte di decine e decine di negozi chiusi, sbranati dalla crisi. Accanto ai grandi centri ludici vi è poi una rete di piccoli locali, quali bar e tabacchini, che permettono e consentono al cittadino di giocare e scommettere, come una fabbrica con i suoi imprenditori e dipendenti, con un proprio mercato dove domanda e offerta non solo si incontrano ma si radicano. Ma come viene regolato il gioco in Italia? Chi c’è dietro? Chi e quanto si guadagna? In barba alla recessione globale, il gioco d’azzardo non conosce crisi. Nel 2011, per l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) gli introiti sono stati pari a 80 miliardi di euro ovvero quasi il 5 per cento del prodotto interno lordo. Nei primi sette mesi del 2011 le entrate hanno superato i 62 miliardi di euro. Nelle casse dello Stato ne son finiti 5 miliardi che son diventati 9 nei primi mesi del 2012. A dar manforte a questi numeri ci sono quelli relativi alla spesa totale del consumatore nel gioco d’azzardo. In poco più di dieci anni, 2001 -2011, si è passati da 19,5 miliardi di euro a 79,9 miliardi di euro. Cifra da capogiro, cifre che han fatto la fortuna di pochi (proprietari di macchinette) e sfortuna di molti (giocatori). La differenza risiede nel fatto che la parte maggiore del guadagno, oltre il 70 per cento, è a favore dello Stato. Il restante 30 per cento o poco più se lo dividono il gestore della macchinetta e il proprietario del locale». Insomma da un lato la lotta alla ludopatia, come viene definita la dipendenza da gioco nel Decreto Balduzzi (convertito in legge lo scorso 18 novembre 2012), e dall’altra gli introiti da capogiro della stessa. In sostanza un colpo al cerchio ed una alla botte. In alto si introduce la patologia nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) imponendo a tutti di inserire spot sui giochi all’interno di programmi televisivi o radiofonici e l’obbligo di indicare anche “su schedine e tagliandi” oltre che sulle slot e nelle varie agenzie e sale da scommessa i rischi della dipendenza da gioco dichiarandolo di fatto una piaga sociale. Come il fumo che lo si pubblicizza da una parte e lo si demonizza dall’altra. Il grande business adesso si sta facendo con i giochi on-line, slot machine comprese. La parte del leone nel mercato virtuale la fa il poker on line. Da un lato la condanna e dall’altro il guadagno: «Qui gli incassi son ancor più facili e più consistenti, più facile perché tutti possono accedervi in maniera silenziosa e privata e più consistenti perché si possono giocare somme ben più alte della monetina di 1 euro del bar.
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Adolescenza e comportamenti autolesionistici L’informazione a scuola, un ruolo fondamentale per creare consapevolezza del problema. di Mario Caiulo In questi ultimi anni è stato dedicato particolare interesse alle condotte aggressive rivolte al proprio corpo e, nello specifico, all’autolesionismo intenzionale. E’ importante sottolineare che, quando si parla di aggressività, generalmente, vengono in mente modalità eterodirette, caratterizzate dalla esternalizzazione dei comportamenti, dal rivolgere i propri attacchi verso terzi o verso oggetti o cose, attraverso aggressioni fisiche e/o verbali rivolte direttamente alla vittima. Al contrario, l’aggressività auto-diretta è indirizzata verso se stessi ed ha, invece, come oggetto da aggredire, il proprio corpo. Essa si manifesta soprattutto attraverso condotte autolesive e/o autodistruttive quali: automutilazioni, tentativi di suicidio, scarificazioni. Nello studiare tali condotte é stata data particolare rilevanza al periodo adolescenziale in quanto caratterizzato da una serie di cambiamenti che favoriscono il passaggio all’atto come mezzo comunicativo carico di valori affettivi e simbolici: questo aiuta l’adolescente a comunicare con il mondo esterno ed a fronteggiare conflitti interni. Nel periodo adolescenziale si possono manifestare anche forme più cruente di manipolazione e modificazione corporea: esse rappresentano, spesso, per l’adolescente, una modalità simbolica di prendere possesso del proprio corpo, nonché tentativi di difendere la propria identità e ristabilire i limiti e i confini corporei. Tutto ciò nasce dal tentativo di scaricare una forte tensione emotiva, ed il corpo, per l’adolescente, è, spesso, luogo di espressione della sofferenza psichica e diventa uno strumento di comunicazione di conflitti e difficoltà evolutive: viene utilizzato come narratore di difficoltà profonde che alcuni adolescenti non sembrano essere in grado di comunicare in modo diverso. L’autolesionismo altro non è che un tentativo di evitare l’esperienza di sintomi disabilitanti o di un’affettività dolorosa tentando di agire sull’ambiente: tentativo che, ad un osservatore esterno può apparire come privo di senso ma può in realtà, essere strettamente correlato alla ricerca di sollievo dal dolore. In particolare, se i pazienti non ricevono quelle risposte di conferma che cercano nelle relazioni significative della loro vita, come modo per affrontare questa frammentazione e riottenere un senso di completezza e coesione, possono agire un comportamento impulsivo che agli altri appare autodistruttivo, tentando così di controllare l’ansia, il senso di colpa, la depressione e altre sensazioni dolorose per mezzo dell’azione, ma tali azioni volte ad ottenere sollievo hanno successo solo temporaneamente. Tale disturbo presenta le seguenti caratteristiche: pensieri ricorrenti di danneggiare il proprio corpo; incapacità di resistere agli impulsi di danneggiarlo, crescente senso di tensione prima di mettere in atto condotte autolesionistiche; sensazione di gratificazione e di benessere successiva all’atto. Alcune caratteristiche di personalità possono predisporre maggiormente l’adolescente a praticare condotte autolesive o potenziare l’effetto stressogeno di alcuni eventi negativi della vita (es. morte prematura di un genitore, assistere ai violenti litigi dei genitori). In particolare uno spiccato perfezionismo, una marcata impulsività, l’isolamento sociale e la presenza di una relazione genitore-figlio complicata, possono esporre il
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soggetto alla messa in atto di comportamenti autodistruttivi. Sembra inoltre che l’essere stati oggetto di atti di bullismo sia uno dei fattori predisponenti da tenere in considerazione. Gli interventi preventivi operano su due livelli: gli adolescenti in generale e gli adolescenti a rischio. L’obiettivo principale è quello di creare nella comunità la consapevolezza del problema e, contemporaneamente, stimolare gli adolescenti a chiedere aiuto. A questo riguardo la diffusione delle informazioni nelle scuole riveste un ruolo fondamentale. Inoltre, per facilitare l’accesso dei giovani agli strumenti di aiuto, in molte scuole sono previsti dei punti di ascolto ai quali il giovane può rivolgersi direttamente trovando personale appositamente formato. Dall’altro lato gli insegnanti ed i genitori vengono sensibilizzati al pronto riconoscimento dei primi sintomi di disagio che posso portare all’autolesionismo. In uno studio effettuato su un campione di adolescenti di scuola secondaria di II grado è stato rilevato che la percentuale di ragazzi che dichiara di aver agito una o più condotte autolesive nel corso della vita è pari al 35,2% e che le modalità più frequenti sono il tagliarsi intenzionalmente con lamette, forbici o taglierini i polsi, le braccia ed altre parti del corpo, senza avere l’intenzione di uccidersi, il mordere il proprio corpo e l’incidersi disegni, figure o simboli sulla pelle. Infine, studi su popolazioni cliniche di adolescenti di comunità hanno permesso di rilevare una prevalenza del fenomeno quasi doppia rispetto alla popolazione generale, di circa il 63%. Le attività di ricerca e la valutazione anche in ambito clinico dell’autolesionismo offrono un contributo importante alla comprensione dei fattori di rischio e di tutti quei fattori predisponenti la messa in atto di tali condotte. Accanto a questo esiste però una notevole difficoltà a trovare un termine che possa racchiudere in sé le diverse sfaccettature di questo complesso fenomeno. Si riscontra, infatti, una mancanza di accordo in ambito scientifico, in relazione ai fattori predisponenti la messa in atto di condotte auto lesive. E’ fondamentale pertanto continuare a lavorare in maniera sistematica sullo studio dell’autolesionismo, con la finalità di comprendere sempre più tale fenomeno e di individuare efficaci piani di prevenzione e di recupero.
Le modalità più frequenti sono il tagliarsi intenzionalmente con lamette, forbici o taglierini i polsi, le braccia ed altre parti del corpo, senza avere l’intenzione di uccidersi
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TERRITORIO - CRAL
MEETING ARCA ENEL Tanto sport, svago e turismo sociale per i lavoratori e le famiglie di Ferruccio Valletti La programmazione delle attività nazionali dell’Arca Enel del 2013 ha permesso l’incontro tra soci di tutta Italia in competizioni, sia sportive che ludiche. L’organizzazione dei meeting è strutturata in modo da confermare le attività classiche cercando comunque di individuare forme nuove di aggregazione. Nel 2013 la novità introdotta è stato il motoraduno in Toscana. Un vero successo con 118 presenze, alle quali si sarebbero aggiunti molti altri partecipanti che non abbiamo potuto accogliere, per mancanza di ricettività alberghiera. Facendo un sunto di tutte le attività per valutare la partecipazione del 2013, alla novità del motoraduno si devono sommare le riedizioni dei classici meeting, da quelli invernali: Meeting di Sci a Bormio con 500 partecipanti e il Meeting delle Famiglie sulla neve con 448 presenze; a quelli estivi: Meeting di Calcetto in Sicilia, che ha visto 700 partecipanti, il Meeting di Tennis e Beach Volley, in Sardegna, con 260 tra soci e familiari, quello di Tiro a volo e Tiro con l’arco in Basilicata, con 339 partecipanti, il Meeting Cantando e Ballando in Puglia, con 377 tra ballerini, cantanti, familiari e amici, il Meeting Sportivo in Abruzzo con 172 soci, il Meeting di Pesca in Acque Marine in Calabria, con 261 partecipanti, il Meeting delle famiglie alle Baleari con più di 740 partecipanti, il Meeting di Ciclismo in Campania con 336 presenze, il Meeting di Podismo, organizzato nello splendore dell’isola dell’Asinara, con 179 partecipanti, il Meeting di Burraco in Molise, con 168 partecipanti, il Meeting di Acque Interne in Trentino, con 134 presenze, il Meeting della Cultura in Penisola Amalfitana, con 138 soci e famigliari, più 42 colleghi dell’EDF, che hanno partecipato a seguito di un programma culturale di interscambio con l’azienda elettrica francese. A questo ci sono da aggiungere le molteplici iniziative organizzate dalle strutture regionali e le infinite altre proposte che l’Arca offre per poter mandare in vacanza i soci con la propria famiglia, con modalità garantite e convenienti. In sintesi con le sole manifestazioni nazionali 4912 persone hanno utilizzato la nostra associazione per godere di un momento di relax bene organizzato, dando sfogo alla propria passione, insieme alla famiglia ed agli amici, a prezzi estremamente competitivi. Un dato estremamente lusinghiero, che riscontra rispetto all’anno passato un aumento della partecipazione. La considerazione scontata che ne deriva è che il Turismo Sociale è una soluzione ricercata per far fronte alla crisi economica che stiamo attraversando. Questa tendenza è confermata dai primi dati di partecipazione del 2014.
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Non stupisce che sempre più soci si ritrovino alle iniziative programmate e scelgano l’Arca come rifugio sicuro per far fronte alla necessità di svago, che comunque vuole avere il lavoratore, in una condizione ansiogena come quella prodotta dalla attuale situazione. Siamo consapevoli della responsabilità che questo comporta. Inoltre la nostra Associazione ha deciso di seguire una politica di apertura verso varie forme di aggregazione. A tale proposito l’Arca sempre più si sta rivolgendo alla Fitel per offrire i propri servizi e favorire l’incontro con lavoratori di altri settori, seguendo una politica di reciprocità e di scambio di attività con altri cral. L’Arca continua a programmare le proprie iniziative con attenzione a questa domanda crescente, proponendo soluzioni ricercate seguendo una politica all’insegna della sobrietà, valutando le offerte con impegno e acume. Estremamente importante è stata la scelta di agire sulla pluristagionalità, ricercando periodi adeguati che avvantaggino un prezzo competitivo. Questa scelta è stata molto apprezzata dagli operatori turistici, perché ha favorito la copertura di periodi di bassa stagione con un importante presenza di clientela grazie alle nostre iniziative così partecipate. Un esempio importante di come attraverso oculate politiche di buon governo della domanda, si possano trovare soluzioni che agiscono come elemento calmieratore di un settore in profonda crisi come quello turistico, nell’interesse reciproco di cliente e fornitore. Comunque il successo dei nostri meeting non si spiega soltanto con scelte indovinate, attente riflessioni e una pur importante ragione economica. Ritrovarsi in manifestazioni strutturate in funzione di interessi comuni, caratterizzate da un momento di vacanza, organizzate da un’associazione nata nel proprio posto di lavoro, assume un valore in sé, fortemente aggregante e identificativo.
Per tantissimi la partecipazione al meeting diventa un appuntamento annuale irrinunciabile. Motivati dalla competizione si è presenti per ritrovarsi con le famiglie insieme ai colleghi di altre regioni con cui si condividono analoghe passioni. In questi incontri si respira un’aria piacevole, fatta di simpatia ed armonia e l’Arca ne va orgogliosa per essere artefice di questi momenti di evasione e gioia. Vi aspettiamo.
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La “Brigata Maiella” e la nascita della resistenza di Ottavio Di Renzo* Sono in corso le celebrazioni per il settantesimo anniversario dell’unica formazione partigiana italiana decorata con “Medaglia d’oro al valore militare” e l’unica che ha combattuto il nazifascismo oltre i confini d’origine, l’Abruzzo. Il ricordo della cruenta battaglia di Pizzoferrato del 3 febbraio 1944. Il nuovo “Sentiero di libertà” Pennadomo-Pizzoferrato. “E’ in questa fascia d’Abruzzo (il Sangro-Aventino) che si manifestano le prime spontanee resistenze popolari. Ed è qui che su questo substrato si organizza, vincendo le resistenze alleate, la prima formazione partigiana tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1944; ne è animatore Ettore Troilo. Altre zone dell’Abruzzo, l’aquilano e il teramano, altre città e altri centri furono teatro di resistenze, talora eroiche, di scontri e contarono gruppi animosi di partigiani: ed è storia, purtroppo, poco nota, quando non ignota. Ma la colonna Maiella è l’unico esempio di formazione regolarmente organizzata che opera fuori dal territorio nel quale si forma e quando il fronte si muove e l’avanzata riprende, inquadrata nel dispositivo alleato come reparto di avanguardia, prosegue combattendo sino alla linea gotica e poi, quando riprende l’offensiva della liberazione, sino a Bologna e oltre”. Queste encomiastiche parole di Ferruccio Parri ci servono ad introdurre una “storia poco nota” della Resistenza italiana, quella della “Brigata Maiella” e di cui gli stessi libri di storia (fra cui anche quello di Giorgio Bocca) se ne occupano poco, con scarsi e veloci accenni. Eppure la “Brigata Maiella” è stata l’unica formazione partigiana italiana decorata con “Medaglia d’’oro al valore militare” nel 1963 dall’allora presidente della Repubblica Antonio Segni, nella cui motivazione, si legge, fra l’altro, che i patrioti furono “esempio a tutti di alto spirito di sacrificio, essi nulla chiedendo se non il privilegio del combattimento, hanno dato per primi largo e generoso contributo di sangue per il riscatto dell’onore e della libertà d’Italia... Essi furono sempre primi in ogni prova di audacia e ardimento. Lungo tutto il cammino una scia luminosa di abnegazione e di valore ripete e riafferma le gesta più epiche e gloriose della tradizione del volontarismo italiano”. Ed è anche, e forse soprattutto, l’unica formazione partigiana italiana ad aver operato con eroismo e sacrificio anche al di fuori della sua regione d’origine, l’Abruzzo. Si legge, infatti, sempre nella motivazione del conferimento della “Medaglia d’oro al valore militare” che “in quindici mesi di asperrima lotta sostenuta contro l’invasore tedesco con penuria di ogni mezzo ma con magnifica esuberanza di entusiasmo e di fede, sorretti soltanto da uno sconfinato amore di Patria, i Patrioti della Maiella, Volontari della Libertà, affrontando sempre soverchianti forze nemiche, hanno scritto per la Storia della risorgente Italia, una pagina di superbo eroismo... da Civitella a Selva, da Pizzoferrato a Lama, e poi superata la Maiella madre, da Cingoli a Poggio San Marcello, da Montecarotto a Pesaro, e poi ancora, instancabilmente, da Montecastellaccio a Brisighella, a Monte Mauro, a Monte della Volpe, al Senio e, tra le primissime truppe liberatrici, all’alba del 21 aprile a Bologna, il 1° maggio ad Asiago; dal 5 dicembre 1943 al 10 maggio 1945 di battaglia in battaglia...”. Il contributo dei “maiellini”, per la liberazione d’Italia, è testimoniato dai suoi 54 caduti, 131 feriti di cui 36 mutilati, 17 medaglie d’argento, 43 medaglie di bronzo e 144 Croci al Valore militare, e rappresentano il tributo da loro offerto alla causa di quelle libertà democratiche, che oggi sono nel nostro dna, ma che molti di loro non ebbero la fortuna di go
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derne. “L’esperienza della Brigata Maiella è unica poiché non ha liberato solo il territorio regionale, ma ha contribuito alla liberazione anche del resto d’Italia e come rappresentante dello Stato sono orgoglioso di questi partigiani della libertà. La memoria del passato serva a costruire meglio il futuro”: così il presidente del Senato Piero Grasso si è espresso il 6 dicembre scorso a Casoli, in provincia di Chieti, per commemorare il 70/anniversario della
nascita della Brigata Maiella avvenuta ad opera del valoroso comandante Ettore Troilo nella cittadina abruzzese. Le celebrazioni della nascita della Brigata Maiella sono iniziate nello stesso luogo, il castello di Casoli, dove il 5 dicembre del 1943 Ettore Troilo, in collaborazione con il maggiore inglese Lionel Wigram, diede vita alla formazione patriottica per combattere il nazifascismo a fianco degli Alleati nelle montagne abruzzesi dove i tedeschi facevano razzie, rastrellamenti, barbari eccidi di persone inermi, seminando ovunque terrore, distruzione e morte di interi paesi. In questa odiosa “terra bruciata”, ai margini della “Linea Gustav”, nacquero così le prime resistenze tra contadini e povera gente che si affidarono al carisma di Troilo per rigenerare l’idea di Patria negli animi e nei cuori degli abruzzesi. In tutto furono più di duemila i volontari che aderirono alla “Brigata Maiella” e il battesimo di sangue, della neonata formazione patriottica, avvenne il 3 febbraio del 1944 durante la battaglia di Pizzoferrato occupata dai tedeschi e dove furono uccisi 13 giovani combattenti. Il ricordo di quella battaglia, che fu definita da Ettore Troilo, “la più cruenta di tutte le altre e in cui i patrioti hanno dato fulgida prova di eroismo e sacrificio”, è stato celebrato il 3 febbraio scorso sia a Pizzoferrato che a Pennadomo, il paese natale di tre giovani partigiani, Lorenzo D’Angelo, Luigi Donato Di Francesco e Nicola Di Renzo, che vi sacrificarono la loro vita dentro la chiesa della Madonna del Girone nel corso del più aspro combattimento contro la “Wermacht”. Sempre a Pennadomo, in provincia di Chieti, si terrà il prossimo 8 agosto una giornata evento per commemorare i suoi caduti della battaglia del 3 febbraio 1944 e per l’occasione si ripercorrerà lo stesso il sentiero di libertà (28 km) che fecero i patrioti per raggiungere la
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roccaforte di Pizzoferrato per liberarla dai tedeschi. Il “Sentiero di libertà” ha l’intento di difendere e testimoniare l’ideale di libertà, fondamento essenziale della persona umana e dei sacrifici enormi, a volte anche con il dono estremo della vita, per difenderla o per riconquistarla. I percorsi dei “Sentieri di libertà” si snodano attraverso gli stessi boschi che offrivano riparo a chi era costretto alla fuga dal nemico tra ansia, paura, angoscia e speranza; quei boschi impervi con saliscendi scoscesi e ripidi erano al tempo stesso sinonimo di protezione dal nemico tedesco e di libertà. Quelle rocce, quegli alberi maestosi, quella bellezza naturale della campagna, del bosco e quei sentieri che percorsero i patrioti di Pennadomo parlano di storie di uomini e di idee, raccontano di paure, di fame, di morte e di luminose speranze per un futuro di pace che tre di loro non conobbero mai. Altre manifestazioni che si segnalano per la ricorrenza del settantesimo anniversario sono quelle dell’incontro della “Fondazione” e dell’”Associazione” Brigata Maiella ricevute al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e il “Giro ciclistico” organizzato dal presidente dell’Anpi di Pescara, Enzo Fimiani, che si è articolato da Casoli a Bologna, lungo il percorso storico della “Brigata Maiella”, attraverso Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna, per un totale di 768 km. Infine da segnalare la messa in onda di alcuni documentari su “Rai Storia” che hanno l’intento di rinnovare i valori della Resistenza, che, ricordiamolo, è nata in Abruzzo, concentrandosi in particolare sulla storia della “Brigata Maiella”, la cui azione, secondo Ferruccio Parri, “contribuì notevolmente anche a facilitare il compito dei partigiani del Nord rivelando agli ancora diffidenti Alleati quale fosse lo spirito dei combattenti della nuova Italia”.
giornalista*
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VOLONTARIATO E ASSOCIAZIONISMO Progetto UPTERSOLIDARIETA’ per la creazione di una radio rurale nel dipartimento della Menoua (Camerun) di Silvano Miniati*
Nell’ambito delle attività di solidarietà internazionale Upter Solidarietà, braccio sociale di Upter (Università Popolare della Terza Età) fin dal suo inizio, si è orientata verso la cooperazione da realizzare un sistema integrato sul territorio. Questa scelta ha favorito le connessioni tra le azioni socio-sanitarie e quelle socio-economiche del Paese coinvolto e permette di evitare la grande dispersione di risorse economiche, causata prevalentemente, a nostro parere, dall’eccessiva frammentazione degli interventi e da deficitarie azioni di coordinamento tra enti cooperanti, da dinamiche istituzionali locali e dalla mancanza di azioni comuni e strategiche.
Questa consapevolezza ha permesso la messa in opera, negli anni, di una serie d’interventi strettamente connessi tra loro, tesi a valorizzare i risultati e ottimizzare le risorse. L’asse portante del sistema è la connessione tra interventi sanitari (prevenzione, cura) e sviluppo di attività generatrici di reddito, tale da permettere l’auto-sostenibilità delle azioni e favorire una migliore qualità della vita dei beneficiari diretti e della popolazione locale. Riteniamo utile ora impegnarci per la realizzazione di una Radio rurale, strumento necessario a garantire anche la massima diffusione possibile delle informazioni, in particolare quelle di prevenzione sanitaria. La Radio rurale è il mezzo di eccellenza di comunicazione elettronica dei poveri, perché permette loro di superare le barriere dell’isolamento e dell’analfabetismo; allo stesso tempo, è il mezzo mediatico elettronico più accessibile in termini di diffusione e di ricezione. La creazione di una piccola stazione radio è meno complicata e onerosa di quanto si pensi. Le esperienze condotte in numerosi paesi provano che quest’impresa è alla portata di quasi tutte le comunità. L’installazione di una radio rurale può inizialmente impressionare e risultare eccessivo, ma con buone risorse e supporto della comunità locale, può certamente essere un’esperienza gratificante. L’idea secondo la quale la televisione o qualsiasi altra forma sofisticata di tecnologia dell’informazione sostituirà la radio non ha alcun fondamento, tanto più in Paesi dove la possibilità di utilizzare la corrente elettrica è subordinata ad una rete che garantisce elettricità solo poche ore al giorno e dove e la possibilità di trovare batterie di ricambio è scarsa. In Paesi caratterizzati dalla povertà e dalla miseria è importante comunicare in modo adeguato i problemi specifici di ogni comunità.
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Perché installare una radio rurale nel dipartimento della Menoua (Camerun)? Perché è una comunità che vuole progredire, anche in assenza di finanziamenti di supporto ad un’economia povera, perche quella comunità vuole creare tutte le sinergie possibili con aiuto umanitari internazionali, con l’aiuto di volontari e soprattutto con le sue pur deboli forze, sostenute da un volontariato locale. E’ indispensabile sviluppare una coesione interna e una coscienza di comunità dove i suoi membri devono manifestare la volontà di lavorare insieme, di mettere in comune le loro risorse e di concordare sui progetti possibili, ma utili e una radio rurale può consentire il progresso della loro comunità. A fronte del consenso che rafforza la decisione di creare una radio comunitaria, la collettività deve analizzare i suoi bisogni di comunicazione e determinare in che misura la radio potrebbe soddisfarli. Il concetto tradizionale di sviluppo implica un sostegno all’agricoltura, alla salute, all’educazione e una comunità che analizzi dettagliatamente i suoi bisogni e rifletta sull’origine dei suoi problemi e della sua emarginazione, giunge spesso alla conclusione che occorre stabilire i collegamenti di comunicazione che consentano alle persone di condividere una visione comune degli obiettivi da conseguire. E’ questo il primo passo per una comunità che voglia creare la propria stazione radio. I beneficiari principali di questo, come dei progetti precedenti, sono le persone vulnerabili (donne, bambini e anziani), ma anche i giovani studenti delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Più in generale, lo stesso sistema produttivo della collettività rurale della provincia di Dscang (ovest del Camerun) che potrà godere di queste pur modeste innovazioni. Per trasformare i desideri in progetti concreti servono, tuttavia, risorse e consenso e possiamo trovarli solo se saremo in grado di contare, oltre che sulla partecipazione di tanti volontari, pronti a dedicare una parte magari piccola del loro tempo e delle loro idee a questi interventi, sentendosi così utili a se stessi e agli altri, anche di risorse economiche che ci permettano di agire in fretta e in modo adeguato. Il progetto è nella fase operativa ed è ora in attesa di prendere l’avvio dell’attuazione pratica per il mese di giugno 2014. Per quella data, sarà presentato pubblicamente.
*Presidente Upter Solidarietà
Upter Solidarietà Via Quattro Novembre, 147 - 00187 Roma Tel. 066920431(centralino) – 0669204353 – Fax 0669204370 e-mail: uptersolidariatà@upter.it Sito:www.uptersolidarieta.it
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SPORT E BENESSERE Emanuele Blandamura “Sioux” campione dell’Unione Europea di Teresa Blandamura Prima di lui nessun atleta era riuscito a conquistare la cintura dell’Unione Europea all’estero. L’impresa di Emanuele Blandamura a Stoccarda non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Si tratta di un campione sul ring e nella vita, nato a Udine il 19 dicembre 1979, ma trasferito all’età di un anno a Roma a causa della separazione dei genitori per vivere con i nonni paterni Felice e Isabella e zia Teresa. Un giovane dal soprannome “Sioux” che con caparbietà si è dedicato alla boxe e alla palestra con dedizione e passione trovando insegnamenti e soddisfazioni che altro sport meglio non avrebbe potuto dargli. Tanti i pugni nel naso infranto, al quale forse non hanno fatto male quanto il sentirsi abbandonato sin dai primi mesi di vita dalla madre, la quale, per fortuna, adesso ritrovata. Un atleta esemplare che ha affrontato la vita a muso duro non dando i pugni per strada nella borgata romana ma in palestra e sul ring con coraggio e sudore che l’hanno portato in Europa. Il 25 gennaio sorso a Stoccarda in Germania, il laziale Emanuele Blandamura è diventato campione dell’Unione Europea togliendo la cintura al difensore austriaco Marcos Nader.
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TURISMO Accordo Fisascat - Cisl, Filcams - Cgil e Uiltucs - Uil con Federalberghi e Faita Relazioni sindacali proiettate alla ripresa dell’industria turistica di A. M. L'economia turistica italiana offre un contributo decisivo alla produzione della ricchezza nazionale, allo sviluppo dell'occupazione, all'attivo della bilancia valutaria: il valore aggiunto delle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro; i consumi turistici interni ammontano a 114 miliardi di euro, buona parte dei quali (circa 30 miliardi di euro) è determinato dalle spese effettuate in Italia dai turisti stranieri; gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anno 375 milioni di pernottamenti; il settore offre lavoro a 1,5 milioni di persone di cui circa 1 milione di lavoratori dipendenti”.Con questa premessa, consapevole,si apre l'accordo di rinnovo del contratto nazionale del turismo siglato tra le organizzazioni sindacali Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs e le associazioni datoriali Federalberghi e Faita aderenti alla Confcommercio e rappresentative dei settori ricettivi alberghiero, dei villaggi vacanza e dei camping.L'intesa avrà una durata eccezionale di 40 mesi con decorrenza dal 1° maggio 2013 fino al 31 agosto 2016,e rafforza le relazioni sindacali, rilancia il secondo livello di contrattazione aziendale e territoriale. La prima considerazione è che non sono più rinviabili interventi legislativi ed istituzionali , finalizzati al sostegno del comparto turistico, pilastro portante dell’ economia italiana, che occorre riqualificare il settore riconoscendo nel welfare contrattuale e nella bilateralità il sistema attraverso il quale sostenere il comparto attraverso interventi in ambito formativo, del sostegno al reddito, sanitario integrativo e previdenziale complementare.Parte integrante del nuovo Ccnl un protocollo sulle nuove funzioni da attribuire proprio al sistema degli enti bilaterali: quale incontro tra domanda ed offerta di lavoro, con l'introduzione di una banca dati in seno all'Ebnt Nazionale, con l'istituzione di una commissione paritetica che verificherà periodicamente lo stato di “salute” del settore ed interverrà sulla necessità di aggiornare le eventuali intese sulla rappresentanza,l'istituzione di una commissione tecnica sulla tematica della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Con un protocollo le parti si impegnano formalmente anche a verificare le condizioni per l'istituzione di un Fondo di Solidarietà di tipo Bilaterale riservan-
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dosi la possibilità di optare, in via temporanea, per l'adesione al Fondo Residuale presso l'Inps o per la costituzione di un fondo di settore nel rispetto del principio della pari dignità tra tutte le organizzazioni costituenti i fondi.Sulla classificazione del personale alberghiero sono state introdotte nuove figure professionali di 1°, 2° e 3° livello inerenti l'attività di promozione turistica, di aggiornamento professionale del personale tutor di tirocinanti ed apprendisti nonché degli istruttori e degli insegnanti di materie tecnico-pratiche (es. bar, cameriere di sala e personale addetto al ricevimento e degli impiegati addetti alla comunicazione).Sul mercato del lavoro le parti hanno revisionato e rafforzato l'istituto contrattuale dellíapprendistato stabilendo una nuova tabella sulla durata del rapporto di lavoro (dai 46 mesi per il 2° e 3° livello fino ai 22 per il 6°) e delle ore medie annue destinate alla formazione. L'apprendistato sarà comunque applicabile a coloro che già possiedono un titolo di studio inerente l'attività turistica. Le parti, su questo tema, hanno definito e sottoscritto anche le linee guida ed i criteri che dovranno applicare gli enti bilaterali per la certificazione dei percorsi di aggiornamento professionale.In tema di flessibilità è stata introdotta, considerata la necessità aziendale di avvalersi di un minor apporto di prestazioni lavorative, la possibilità di ricorrere alla riduzione del orario di lavoro settimanale di 40 ore, riduzione da recuperare nelle 13 settimane successive o, qualora questo non fosse necessario, attraverso il riassorbimento delle ore non lavorate nei Rol, comunque senza alcuna diminuzione della retribuzione mensile stabilita secondo le tabelle economiche inserite nel nuovo testo. Sull'aspetto economico è stato definito un aumento di 88 € al 4° livello da riparametrare per gli altri - da introdurre in busta paga con il meccanismo della gradualità in 5 ratei di pari importo a partire dal mese di febbraio 2014 - ed è stato riconfermato, anche a titolo di premio di risultato, un elemento economico a garanzia dell'effettivo decollo del secondo livello di contrattazione quantificato in 222 € per il 4° e 5° livello e riproporzionato per gli altri, demandando al livello decentrato le modalità di erogazione. Qualora, nonostante la presentazione di piattaforme sindacali di secondo livello non venga successivamente stabilito un accordo integrativo, tale importo è stabilito, sempre per il 4° e 5° livello,in 140 €. Migliorate anche le condizioni economiche del personale assunto con contratto extra e di surroga.Da richiedere congiuntamente al Governo di reintrodurre il sistema della detassazione delle somme erogate a titolo di lavoro straordinario e di salario variabile.Tra i capitoli inseriti nel nuovo contratto anche quello della “stagionalità” riconoscendo in essa una delle peculiarità strutturali del settore che necessita di “adeguate politiche legislative e contrattuali destinate ad incrementare progressivamente l'attività delle imprese turistiche”, tutelando nel contempo il reddito dei lavoratori ed incentivandone
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l'occupabilità con la permanenza nel settore attraverso un insieme combinato di politiche attive del lavoro a cominciare da un nuovo sistema di incontro tra domanda ed offerta di lavoro fino alla estensione degli sgravi fiscali a vantaggio delle imprese in caso di trasformazione del rapporto di lavoro.Demando al secondo livello la possibilità di prevedere la stabilizzazione dei lavoratori assunti con contratto e a tempo determinato. I sindacati e le associazioni datoriali hanno convenuto anche sulla necessità di una rimodulazione degli interventi di sostegno al reddito per i lavoratori del settore con il riconoscimento di una copertura economica effettiva connessa al rischio disoccupazione nei periodi fuori stagione, collegando le forme di integrazione del reddito alle politiche attive del lavoro ed alla partecipazione ai percorsi formativi. Le parti individuano inoltre, nel sistema dei “buoni vacanza”, il percorso incentivante di un turismo sostenibile in bassa stagione anche per le famiglie i giovani, gli anziani ed i disabili meno abbienti favorendone la maggiore accessibilità turistica. La richiesta al Governo ed alle istituzioni ai diversi livelli è quella di attivare politiche socioeconomiche verso tale direzione a cominciare dalla riduzione delle aliquote Iva da applicare ai servizi ricettivi e della ristorazione e dalla integrale deducibilità delle stesse imposte.
Faraglioni di Scopello in Sicilia
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AMBIENTE E NATURA I delitti contro l'ambiente saranno reati Una legge verso la civiltà, la sicurezza e la salute A cura della redazione Dobbiamo sentirci sollevati! Finalmente la Camera ha approvato la legge sui diritti ambientali. I disastri saranno puniti dai 5 ai 15 anni. La reclusione da 2 a 6 per chi deteriora in modo pesante la biodiversità, lo stato del suolo, delle acque o dell’aria, e così per chi traffica materiale radioattivo. E’ una legge di civiltà, attesa da troppo tempo. Un passo avanti per punire chi specula sull’ambiente e chi mette a rischio la sicurezza e la salute dei cittadini. I delitti contro l'ambiente, che spesso sono stati sanzionati con una multa, adesso, saranno introdotti come reati nel codice penale. Lo ha deciso il 27 febbraio u.s. , la Camera dei Deputati: il testo dovrà passare adesso al Senato ma l'orientamento è ormai chiaro.
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CULTURA O Bevi O Guidi! “DRINK OR DRIVE TOUR 2014 - Sono sobrio?”campagna di sensibilizzazione dei giovani sugli effetti negativi dell'alcool sulla guida di Cristiano Morelli Uno dei problemi dei giovani del terzo millennio e rappresentato dal difficile rapporto tra l'alcool e guida, due parole che nella stessa frase non vanno proprio d'accordo. Partendo dal presupposto che l'alcool è un collante sociale giovanile che non potrà mai dissolversi, molti gruppi di ragazzi escogitano soluzioni alternative al problema del bere e poi del mettersi al volante, alcuni usano i mezzi pubblici, altri preferiscono fare la conta, sacrificando un amico del gruppo che riporta tutti a casa senza bere, altri invece non prendono seriamente il problema e si mettono al volante alticci e rischiando la sorte mettono a repentaglio la loro vita e quella degli altri. Rispetto al passato sono stati fatti molti passi avanti a livello di prevenzione e legge, come mettere la soglia dello 0,5 come limite alcolemico o installare nei locali pubblici apposite macchinette per vedere se realmente si è in grado di mettersi al volante... ma c'è ancora molto da fare. Il 5 febbraio scorso, presso il palazzo dell’informazione, sede della AdnKronos, l'associazione “ Drink or Drive” ha presentato una campagna di comunicazione sulla sicurezza stradale “DRINK OR DRIVE TOUR 2014 - Sono sobrio?”, patrocinata dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti e dall’Automobile Club d’Italia, allo scopo di sensibilizzare i giovani sui rischi che l'alcool può provocare sulla condotta di qualsiasi veicolo quando si eccede nel bere, al fine di prevenire quei 1000 incidenti annui di cui il 4,64 risulta mortale. Allo scopo di raggiungere l'obiettivo prefissato, il presidente dell’associazione Andrea Malfatti, ha lanciato diversi idee interessanti, come un app scaricabile su smartphone in grado di dirci se siamo in grado di metterci alla guida o degli occhiali, che somigliano più ad una maschera da sub, che ci fa rendere conto da sobri quanto l'alcool possa deviare i nostri sensi, rendendoci meno reattivi ai pericoli della strada. Particolarità della campagna e che essa verrà svolta sia sui veicoli terrestri, sia sulle imbarcazioni, grazie alla partecipazione straordinaria della capitaneria di porto, e toccherà cinquantacinque città portuali con cadenza settimanale a seconda della disponibilità dei comandanti interessati all'iniziativa. Problema risolto? Assolutamente no! Lo Stato non aiuta queste associazioni, che sono una luce importante all'interno di un mondo buio, che devono cercare da sole e con l’aiuto di soli volontari, idee in grado di portare la soglia degli incidenti al livello più basso possibile... e allora noi ragazzi ci chiediamo perché non portare queste iniziative nelle scuole superiori e creare dei corsi sulla guida sicura che riconoscono dei crediti formativi per i maturandi? Per il momento non ci resta che appellarci alla nostra coscienza e alla nostra capacità di discernimento ricordandoci che.... Drink or Drive… perché entrambe le cose non si possono proprio fare!
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Taormina e il Teatro Greco di Donatella Alibrandi Su un altopiano roccioso, a 200 metri d’altezza, Taormina occupa un magnifico sito a picco sul mare Ionio. Tutto induce all’amore, per essere questo un luogo di struggente bellezza, da qualunque parte ci si affacci o si contempla. Vigile e onnipresente la osserva compiaciuta, come la più belle delle sue figlie, l’Etna. L’incredibile bellezza del paesaggio e la ricchezza delle testimonianze artistiche hanno contribuito alla celebrità della città nel mondo intero. La Tauromenion dei Greci, la Tabermin o Almoezia degli Arabi, la Taurominium dei Normanni e la Tavormina degli Spagnoli e Borboni. Ma, il mito di Taormina rimane avvinto a quello del suo Teatro. Il Teatro antico è una delle principali attrazioni di Taormina, perfettamente funzionante ed agibile. E’ il secondo centro di rappresentazione teatrale classico per dimensione in Sicilia dopo il teatro greco di Siracusa. Origine e sviluppo Il teatro di tauromenion avrebbe un’origine ellenistica del III secolo a.C. e ristrutturato ed ampliato in epoca romana. L’origine greca è data dalla presenza, sotto la scena, di blocchi di pietra di Taormina, simili al marmo, che costituiscono il classico esempio del modo di costruire dei greci. Descrizione L’edificio raggiunse i 110 metri di diametro con una capienza di circa 10.000 spettatori. Il teatro si divide in 3 parti : la scena, l’orchestra e la cavea. La parte più importante è la scena, che parzialmente conserva la forma originale. La grande scena monumentale, aveva due ordini di colonne che sostenevano l’architrave, ma oggi rimane soltanto la parte inferiore della struttura; ha tre enormi aperture ad arco che inquadrano la baia di Giardini Naxos e la cima del vulcano. La cavea è incavata nella roccia ed è costituita dalla gradinata, che, partendo dal basso, sale fino alla sommità. I primi posti della cavea erano riservati alle autorità, mentre la parte alta era riservata alle donne. La plebe sostava sulle terrazze, che non avevano comunicazione con l’interno del teatro. Un ampio velario riparava gli spettatori dal sole e dalla pioggia. La cavea era divisa in cinque corridoi anulari e verticalmente da otto scalette, che consentono l’accesso degli spettatori, formate da trenta gradini ciascuna. Le scalette partivano dalla cavea e arrivavano in alto al muro terminale, dove, in corrispondenza, si aprivano otto porticine, attraverso le quali si accedeva al corridoio coperto. Nel muro terminale le nicchie, ancora ben visibili, contenevano statue in esposizione. L’orchestra, posta al centro, divide la scena dalla cavea. Per il rifacimento ed ampliamento del teatro i Romani usarono mattoni d’argilla e calce e lo decorarono con colonne di marmo bianco e granito grigio ormai quasi tutte andate perdute. In pieno e nel tardo Impero, l’edificio venne adattato ad ospitare le venationes ( spettacoli di lotta tra gladiatori e bestie feroci), trasformandosi in un vero e proprio anfiteatro : l’orchestra venne mutata in arena sostituendo le gradinate inferiori con un corridoio a volta che connetteva ad un ipogeo al centro dello spiazzo, dove le macchine sceniche permettevano gli “effetti speciali” del combattimento. Infine, in epoca tardo antica, venne realizzato il portico alle spalle della scena. Il suo abbandono probabilmente è da ascriversi con l’asse-
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dio dei Vandali e con il conseguente decadimento dell’Impero. Decadenza Durante il Medioevo, l’edificio scenico e le due turris scalae vennero riutilizzate per ricavarne un palazzo privato. Durante il Grand Tour crebbe la fama romantica dell’edificio, un monumento decaduto, attorniato da rigogliosa vegetazione con un’inusuale visuale sull’Etna, visuale questa per nulla esistente ai tempi della sua massima estensione, in quanto coperta dagli edifici scenici in muratura. Il Teatro oggi Per fortuna il teatro non è solo un luogo per turisti che visitano le sue vestigia, ma un corpo vivo, perché ancora oggi assolve il suo compito, quello di essere un Teatro. Ogni anno l’amministrazione comunale con i vari enti locali e privati, svolge al suo interno tante manifestazioni che culminano nella kermesse estiva di varie forme di spettacolo che spaziano dal teatro ai concerti, dall’opera lirica al balletto. Dal 1983 è sede di Taormina Arte, festival internazionale che dura tutto il periodo estivo con la rassegna del cinema, del teatro, del balletto e della musica sinfonica. Queste manifestazioni richiamano nella cittadina divi internazionali e nazionali del grande schermo. Dopo gli spettacoli, tutti, artisti e spettatori, si tuffano par le stradine strette e gremite, di negozietti d’antiquariato, di caffè sfiziosi e piazzette barocche.
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Grande successo “Ouverture 201 concerto di capodanno” : Il 2 gennaio, atmosfera magica, pubblico numeroso, mattinata assolata al Teatro Antico di Taormina per “Ouverture 2014 Concerto di Capodanno” organizzato da Taormina Arte, Comune di Taormina insieme all’Accademia Musicale di Palermo. La Mediterranea Symphony orchestra, diretta da Wiktor Bockman, con la partecipazione straordinaria del soprano Antonella Infantino, il mezzo soprano Gulnara Nasinova, il baritono Giovanni Di Mare e il tenore Christian Ricci hanno coinvolto ed emozionato in un gioioso concerto di capodanno i tanti turisti presenti in teatro. Il concerto si è aperto con la “Gazza Ladra ” di Rossini e si è concluso con un tributo di applausi con la Marcia di Radetzky e “Libiamo ne’ lieti calici”, celebre brindisi del primo atto della “Traviata” di Giuseppe Verdi, interpretato all’unisono da tutti i bravissimi cantanti. Un concerto di grande intensità che ha dato il saluto al nuovo anno. In programma anche le pagine più belle di alcuni tra i più famosi autori italiani ed europei : Strauss Toscanini, Bizet e Tchaikovsky.
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Crollo dei consumi e delle politiche culturali di A.Di V. Il calo della domanda culturale nel nostro paese nel 2013, è un dato preoccupante: ben 39 italiani su cento, il 3,7% in più rispetto al 2012, non hanno partecipato a nessuna attività culturale nel corso dell’anno e cresce anche la quota di coloro che non leggono nemmeno un libro l’anno, sono il 57% degli italiani, anche in questo caso un 3% in più. Dati che ci mettono in coda alle classifiche europee: il nostro indice di partecipazione culturale nazionale è, secondo Eurobarometro, pari all’8%, mentre la media Ue è del 18% e in cima alla graduatoria c’è la Svezia con un 43% di cittadini che prendono assiduamente parte ad attività culturali. Un quadro per l’Italia negativo da considerare purtroppo direttamente correlato al taglio degli investimenti pubblici e privati in questo importante settore. Nell’ultimo decennio, è avvenuta una costante riduzione dell’impegno pubblico nella cultura… lo conferma il taglio del budget del Ministero per i beni culturali, che in dieci anni è stato ridotto di quasi 1 miliardo di euro, ed oggi è pari a 1.500 milioni di euro (lo 0,20% del bilancio totale dello Stato). Purtroppo le previsioni per il triennio 2014-2016 sono di un’ulteriore calo a 1,4 miliardi e per capire meglio la reale difficoltà del settore, va considerando che dal 2013 questo budget riguardava sia la Cultura che il Turismo. Stessa sorte è capitata ai Comuni italiani che hanno tagliato tra 2010 e 2011 ben l’11% degli investimenti annuali nelle politiche culturali e dal 2003 sono stati messi a disposizione del settore oltre 500 milioni in meno. Per fare un esempio pratico di questi tagli e di come si ripercuotono sull’intero settore, basta dire che per il 2014 a Roma, nella capitale, si prevedono tagli alla cultura tra il 30 e il 50%. L’auspicato intervento dei privati, purtroppo non ha portato i fondi sperati al settore che ha visto l’impiego di risorse in netta contrazione: dal 2008 da sponsorizzazioni private e erogazioni delle fondazioni bancarie sono arrivate alla cultura rispettivamente il 38% e il 40,5% di risorse in meno. Basti pensare che nel 2013 le sponsorizzazioni da parte di aziende private alla cultura sono state pari a soli 159 milioni di euro. Le occasioni da non perdere in futuro per ottenere dei finanziamenti pubblici e privati nella cultura anche in previsione del semestre di presidenza europea sono: il programma Europa creativa 2014-2020 che coinvolge 12 settori considerati importanti per la strategia di sviluppo dell’Europa per il quale sono stati stanziati 1,8 bilioni di euro, l’Expo Universale 2015: Milano al centro dell’attenzione mondiale… e l’accaparramento della prossima Capitale Europea della Cultura 2019 per la quale ben 6 città italiane si contendono il titolo. Anche se qual cosa è accaduto in questi ultimi mesi, come l’azione di riforma dei teatri stabili e delle fondazioni lirico-sinfoniche contenute nel decreto “Valore Cultura”… ancora troppe sono le criticità del settore non risolte.
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A partire dalla necessità di sostenere e rilanciare i consumi culturali delle famiglie, sui quali si è intervenuti con la possibilità di detrarre fino al 19% le spese per l’acquisto di libri… un piccolo segno che in molti e a gran voce… chiedono di estendere a tutti i settori della cultura permettendo di detrarre quanto speso per musei, teatro, cinema, mostre e formazione. Questa la situazione difficile, presentata da Federculture, a partire dai contenuti del Rapporto Annuale Federculture 2013 ”Una strategia per la Cultura. Una strategia per il Paese” (24Ore Cultura), alla Camera dei deputati in un incontro del 20 gennaio scorso al quale hanno preso parte la Presidente on. Laura Boldrini, Piero Fassino, Presidente ANCI, il professore Stefano Rodotà, Gianluca Comin, Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione Enel e Claudia Ferrazzi, Segretario Generale dell’Accademia di Francia.
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TEATRO Cuor di coniglio: rivelazioni di una sopravvissuta al Grande Fratello di Antonietta Di Vizia
Talento puro quello di Letizia Letza, che a scena quasi spoglia, ci fa subito entrare nella sua vita e nelle sue esperienze di attrice e di protagonista di una delle trasmissioni più amate, ma anche più criticate della televisione italiana il “Grande Fratello”. Lei… si è stata una delle abitatrici della casa più spiata d’Italia, ma aveva una missione la dentro…conquistare notorietà e soldi per realizzare il suo sogno, produrre uno spettacolo teatrale sulla vita di Moana Pozzi. Desiderio realizzato ma a caro prezzo, perché Letizia, eclettica e introspettiva ragazza, non riesce tanto ad adattarsi a questa invasione mediatica nella sua vita dentro e poi anche fuori dalla Casa. Nel suo racconto sul palco come nel libro, Letizia non fa sconti: racconta i provini mai fatti e la cattiveria incontrata, la sua ambizione, la voglia d’apparire, l’ingenuità e la necessità, sì, anche la necessità. La piecè è il viaggio all’interno della sua mente e attraverso le sue parole, lo scantinato diventa la casa del G F, poi studio di un importante produttore televisivo e poi di nuovo lo scantinato, in un ritmo incalzante tra tragedia e ironia. Fino a che non prende il coraggio e la penna in mano e mette tutto quel mondo in un atto creativo…e scrive! Lo spettacolo teatrale “Cuor di coniglio. Rivelazioni di una sopravvissuta al Grande Fratello” tratto dall’omonimo romanzo pubblicato nel 2010, in tourneè in tutti i teatri italiani per la stagione teatrale 2014, è solo un modo per raccontare sul palcoscenico l’esperienza che lei stessa definisce, traumatica… ma che è stata solo un espediente per arrivare al successo, che da tanto tempo inseguiva, e che con la sola gavetta in teatro difficilmente in breve tempo, avrebbe mai raggiunto.
regia | Alberto Alemanno con Letizia Letza musiche | Andrea Filippucci
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CINEMA
Quando per vincere occorre mentire di Loretta Masotti
Una polizza assicurativa sulla vita tiene conto dell’età, del reddito, dei legami affettivi, delle prospettive di guadagno di chi la stipula, diversi da soggetto a soggetto: è questo il capitale umano. Ma il titolo può anche alludere più in generale al capitalismo oggi, perché, come in “ Capitalism: A love Story” di Michael Moore, è di questo che si tratta. La sceneggiatura è in quattro capitoli, ognuno racconta la storia da punti di vista diversi; il montaggio è a incastro, rispecchiando lo sguardo dei protagonisti sulla realtà. Siamo in Brianza, in un paesotto prealpino della Lombardia appunto, ove due famiglie di condizioni sociali diverse, i Bergamaschi magnati della finanza e gli Ossola piccolo borghesi arrivisti, sono coinvolti in un grave incidente in cui perde la vita un cameriere di catering che, tornando a casa in bicicletta nella notte di Natale, viene travolto da un suv. Può definirsi in parte un thriller, un noir, come il romanzo omonimo dello scrittore americano Stephen Amidon a cui il film liberamente s’ispira, ma è anche un’amarissima commedia che rappresenta una società corrotta e amorale, completamente votata al dio denaro. Tutti i personaggi in cui ci imbattiamo mentono, per accumulare sempre più ricchezza e potere. In particolare i padri sono disposti a tutto, anche a sacrificare i figli, per raggiungere i loro scopi. La vittoria finale di entrambe le famiglie è il trionfo di questa logica. “Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto” dirà Carla Bergamaschi (Bruni Tedeschi), la fragile moglie del cinico magnate della finanza Giovanni (un Gifuni bravissimo che fa tesoro del suo mestiere teatrale), ma in realtà anche lei è incapace di sottrarsi ai compromessi di questa gabbia dorata che è la sua vita. Forse qualche speranza fievole di salvezza viene affidata alle giovani generazioni, se sapranno liberarsi dal pesante fardello educativo dei loro padri. L’unico innocente è la vittima dell’incidente, quel povero cameriere per cui l’assicurazione sborserà una cifra esigua, vista “l’insignificanza” del suo capitale umano. “Il capitale umano“ di Paolo Virzì. 2014.
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Le qualità nascoste di un piccolo grande uomo di L. M.
Un personaggio come John May, grigio funzionario comunale con il compito di ricercare i parenti delle persone morte in solitudine e di predisporre per esse un degno funerale, il regista dice di averlo conosciuto nella realtà. Il film ripercorre la vita monotona di John, descrivendone i dettagli con inquadrature che richiamano quelle del grande regista giapponese Ozu: il maniacale ordine con cui si apparecchia la tavola, le foto dei morti che raccoglie, gli abiti sempre uguali. Tutta la sua vita è votata a questa missione che svolge con uno scrupolo, a detta dei superiori, eccessivo, tanto è vero che per questa lentezza viene licenziato per garantire all’impresa maggiore efficienza. John è, come dice il titolo, una natura morta, che colma la sua grande solitudine aprendo la propria vita agli altri. Riuscirà ad ottenere di portare a termine il suo ultimo caso: il morto è Billy Stocke, un vecchio uomo alcolizzato. Questa volta però non si accontenta di telefonare ai parenti, ma decide di andare di persona a cercarli, immergendosi nel mondo dei vivi. La scelta di intraprendere un viaggio determina in lui una svolta che lo risveglia a sentimenti sopiti che forse ignorava di avere. Con Kelly, la figlia di Billy abbandonata dal padre in tenera età, forse potrebbe nascere una storia tenera, mai prima concepibile. Perché la vita offre infinite possibilità. Ma la vita è spietata e l’imprevisto è dietro l’angolo. “Still life” si chiude con una sorta di parabola che ci fa comprendere come dedicarsi agli altri prima o poi sarà ripagato. Il pessimismo diffuso del film viene così alleggerito. In effetti, più che sulla solitudine e la morte questo è un film sulla vita e sulla condivisione di valori. Sorprendente l’interpretazione di Eddie Marson nelle vesti del protagonista di questo bel film che meritatamente ha vinto il premio Orizzonti per la regia all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. “Still life”di Uberto Pasolini. 2013
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Docu-film ‘UN INTELLETTUALE IN BORGATA’ di
Enzo De Camillis Racconta l’onestà culturale delle ‘borgate’ che Pasolini percepiva in contrasto con le rigidità intellettuali e i preconcetti borghesi a cura ella redazione
In ricordo di P. P. Pasolini (2.11.1975 / 2013), Sas Cinema e Tama, nell’ambito del Congresso Nazionale della FITeL, hanno presentano il Docu-film ‘UN INTELLETTUALE IN BORGATA’ di Enzo De Camillis con la partecipazione straordinaria di Leo Gullotta e con le testimonianze di: O. Angeli, P. Avati, G. Bettini, G. Borgna, L. Capitolo, A. Del Guercio, O. Desideri, U. Gregoretti, C. Maselli, U. Mercatante, R. Parascandolo, S. Parrello, M. Ponzi, S. Rodotà, N. Russo, V. Vita. Pier Paolo Pasolini, considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo, ebbe a Donna Olimpia uno dei contatti fondamentali con il mondo delle borgate romane vivendo a Monteverde (dal 1954 al 1963) prima in via Fonteiana e poi in via Giacinto Carini dove abitava l’amico e poeta Attilio Bertolucci. Monteverde rappresenta, dunque, una tappa fondamentale per l’esperienza culturale ed umana di Pasolini: è qui che ha iniziato a scrivere opere come il romanzo ‘Ragazzi di Vita’, i cui primi due capitoli sono proprio ambientati nelle case popolari di via di Donna Olimpia. Raccontiamo Pier Paolo
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Pasolini nei primi difficili anni del suo arrivo a Roma con la madre e, proprio, la quotidianità e la contiguità con le durissime condizioni di vita di questa borgata romana saranno l’osservatorio sociale attraverso il quale il poeta muoverà i primi passi di quella esperienza umana che descriverà nelle opere di indagine e denuncia sociale della maturità intellettuale ed artistica. E’ da queste riflessioni che nasce il romanzo dei ragazzi di Donna Olimpia, i ‘Ragazzi di Vita’, che suscitò violentissime polemiche negli ambienti degli intellettuali di sinistra e, in particolare, all’interno del PCI. Erano le accuse di un mondo politico miope in contrapposizione alla lungimiranza culturale di Pasolini, che avranno il loro tragico epilogo proprio nelle pagine di ‘Petrolio’ con la denuncia di un mondo economico che si stava preparando alla globalizzazione dei nostri giorni. Raccontia mo la sua ricerca continua su l’onestà culturale delle ‘borgate’ che Pasolini vedeva in contrasto con le rigidità intellettuali e i preconcetti borghesi che, invece, stigmatizzavano le contraddizioni di quel mondo popolare non ancora emancipato, narrato nelle sue espressioni cinematografiche come ‘Accattone’ e ‘Mamma Roma’ o nelle sue dichiarazioni sul potere mediatico della televisione espresse in un intervista a Enzo Biagi. Tale lungimiranza culturale si spingerà fino alla lucida denuncia delle trame oscure di quella strategia della tensione di ‘Io so… ma non ho le prove’ pubblicata nel 1974 nelle pagine del Corriere della Sera. Ed è proprio la lettura di ‘Io so… ma non ho le prove’ da parte dell’attore Leo Gullotta che sarà il filo conduttore della narrazione del docu - film che si articola nelle testimonianze di: Stefano Rodotà, Gianni Borgna, Otello Angeli, Maurizio Ponzi, Silvio Parrello, Umberto Mercatante, Antonio Del Guercio, Luciana Capitolo, Citto Maselli, Ugo Gregoretti, Nino Russo, Goffredo Bettini, Vincenzo Vita, Renato Parascandolo. Osvaldo Desideri, Pupi Avati. ‘Un intellettuale in borgata’ di Enzo De Camillis – 2013.
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MUSICA Il PRINTEMPS des ARTS DE MONTE-CARLO compie 30 anni 14 MARZO - 13 APRILE 2014, XXX edizione sotto la presidenza di Sua Altezza Reale, Carolina di Hannover, Principessa di Hannover di Marta Romano e Aldo Albano Il Festival Printemps des Arts festeggia il suo trentennale con un’edizione all’insegna della scoperta, dell’audacia e del gusto, che, dal 14 marzo al 13 aprile 2014, colorerà di note il Principato di Monte-Carlo e la Costa Azzurra. Appuntamenti con la musica, la danza, le arti plastiche e numerose prime esecuzioni assolute scandiranno i 5 weekend in cui è articolato il festival. “L’edizione 2014 offrirà al pubblico l’occasione per conoscere forme e stili che sposano musica, teatro, danza includendo le culture extraeuropee”, spiega il direttore artistico e compositore Marc Monnet, “nessun confine geografico, storico o stilistico ma piuttosto il desiderio di puntare sulla qualità e su forme artistiche inedite, evocative e accattivanti”. E già dal weekend inaugurale del 14-16 marzo il Printemps des Arts, apprezzato da un pubblico sempre più internazionale, cattura l’attenzione con la musica visionaria di Scriabine e la Nuit ungherese consacrata a Ligeti. Per la chiusura domenicale il pianista Philippe Bianconi sonda le affinità nascoste della produzione di Bartók e Debussy. Il secondo weekend (20-22 marzo) apre giovedì con la straordinaria creatività di autori moderni e contemporanei: le composizioni Induction di Jodlowski con la coreografia di Gaetan Morlotti, Momente di Stockhausen e La Bocca, I Piedi, Il Suono per 104 sassofoni di Sciarrino sono affidate all’Ensemble Intercontemporain, una delle formazioni più accreditate nell’ambito della musica contemporanea, alla guida del grande direttore d’orchestra e compositore ungherese Peter Eötvös. Il giorno successivo si cambia registro per passare al classicismo di Haydn e in particolare all’atmosfera intensa e intima dei suoi quartetti, affidati al Quartetto Parker, giovane formazione americana connotata da equilibrio ed eleganza. Sabato la musica da camera di Haydn – a cui quest’anno il festival dedica un portrait - sarà accostata ad autori del barocco italiano e d’oltralpe, mentre domenica prosegue il Portrait Scriabine con il raffinato pianista Geoffroy Couteau e l’imponente affresco sinfonico Prométhée ou le Poème du feu op. 60 interpretato dall’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo e dal pianista François-Frédéric Guy alla guida di Michail Jurowski.
Per il terzo weekend (27-30 marzo) la storica Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli e l’Europa Galante, guidata da Fabio Biondi, propongono la deliziosa opera per marionette in miniatura Philemon und Baucis che Haydn scrisse per il pubblico raffinato della corte di Estherháza. Seguono tre intense giornate con appuntamenti dalla mattina alla sera dedicati al Giappone nelle differenti declinazioni di danza butoh, musica contemporanea, con un omaggio all’antica tradizione della cerimonia del tè e al
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le opere di autori che, come Debussy e Ravel, dal Paese del Sol levante hanno tratto ispirazione. Humor e levità caratterizzano il Printemps des Arts e fanno capolino, in particolare, nel quarto weekend (2-6 aprile) con Bibilolo di Marc Monnet, performance di clown e musica elettronica. Sempre nell’ambito di questo fine settimana a La Turbie, nei pressi di Monaco, è possibile apprezzare una serata dedicata alla musica profona medievale, ode mistica all’amore eterno con l’Ensemble Gilles Binchois. Sempre del misticismo, anche se di tutt’altra natura, troviamo nelle partiture russe Rêverie op. 24, Concerto per pianoforte e orchestra in fa diesis minore op. 20 e Sinfonia n. 3 “Divin poème” in do minore op. 43 che scandiscono l’ultima parte del Portrait Scriabine (venerdì 4 aprile), affidato all’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e al pianista Alexei Volodin sotto la bacchetta di Alexander Vedernikov, direttore musicale del Teatro di Bolshoi dal 2001 al 2009. Sabato prosegue il Portrait Haydn con le accattivanti sinfonie nn. 101 (L’Horloge) e 104 e il Concerto per clavicembalo e orchestra n.11 in re maggiore. Per festeggiare il trentesimo compleanno, il festival organizza il 6 aprile una serata di gala che riunisce compositori, musicisti, poeti, studenti che hanno scritto la storia del festival: una maratona di appuntamenti che spazia dal classicismo viennese alla musica contemporanea di Francesco Filidei, dalla musica tradizionale dei fratelli Bottasso alla divertente e originale formazione austriaca The Vegetable Orchestra per chiudere festosamente con le formidabili sonorità jazz di Marc Ducret e Louis Sclavis. Protagonisti del quinto e ultimo weekend (10-13 aprile) la musica contemplativa e raffinata di Debussy (Estampes), Ravel (Gaspard de la nuit) e Messiaen (Extraits des Vingt regards sur l’Efant Jésus) nella lettura della prodigiosa pianista francese Marie Vermeulin; l’energia e il lirismo delle pagine russe di Scriabine, Rubinstein e Rachmaninov affidate alla sensibilità del violoncellista Christian-Pierre La Marca accompagnato dal pianista Eric Le Sage; i quartetti di Haydn e la giornata marocchina che, rifuggendo cliché e folklore, raduna artisti esperti conoscitori della tradizione andalusa, berbera e africana. Il Printemps des Arts da sempre sostiene e promuove la musica contemporanea e quest’anno, in occasione del trentennale, ha commissionato 13 brevi opere – ognuna della durata di 3 minuti – che saranno eseguite in prima esecuzione assoluta come preludio ai concerti in programma. Concerti e performance del Printemps des Arts 2014 si svolgono nei principali teatri e nelle più belle sale da concerto del Principato (l’Auditorium Rainier III, l’Opera, il Grimaldi Forum, il Théâtre des Variétés) ma anche in spazi non convenzionali che, per l’occasione, vengono ripensati e reinventati puntando sulla sorpresa come il Parking des Pêcheurs, il Museo Oceanografico, il Life Club, locale chic sul mare da poco inaugurato, le sale Empire, Beaumarchais e Debussy dell’Hôtel de Paris. Il festival si estende in Costa Azzurra sia coinvolgendo le scuole nella programmazione degli appuntamenti sia nella scelta di luoghi “fuori le mura monegasche” come l’Eglise Saint Michel a La Turbie, le Château des Terrasses a Cap d’Ail e Les Salons de la Rotonde Lenôtre a Beaulieu. Un’importante novità editoriale, un libro sulla storia trentennale del Printemps des Arts,
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sarà pubblicato a gennaio 2014 edito da Actes Sud. Parallelamente alla programmazione scorre l’azione educativa e formativa dedicata ai giovani, scandita da conferenze, masterclass, performance, mostre fotografiche e incontri con gli artisti del cartellone 2014. Tra le istituzioni coinvolte figurano le scuole di musica e i conservatori del Principato di Monaco e Monte-Carlo e della Costa Azzurra. Prezzi dei biglietti variano da 23 a 30 euro con possibilità di abbonamenti a parte o a tutti i concerti; biglietti ridotti per giovani fino ai 25 anni. Entrata gratuita per i bambini fino ai 12 anni.
Modalità di prenotazione e di acquisto dei biglietti: Festival Printemps des Arts 12 avenue d’Ostende MC 98000 Monaco, tel. +377 93255804 info@printempsdesarts.com;www.printempsdesarts.com Ufficio stampa per l’Italia Vivace/Marta Romano, +39 3495856526; mromano.vivace@gmail.com
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MUSICA VINTAGE
Musica selezionata dall’Associazione “La Cultura del vinile e della vita” nell’ambito della fiera del Vintage “Montagnana Reinventa” nella omonima bella “città murata” in Veneto organizzata dalla stessa Associazione e dalla FITeL nell’autunno scorso
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MOSTRE Aosta, Forte di Bard Quasi un gemellaggio di Aldo Savini Dalla Catalogna, regione autonoma come la Valle d’Aosta, arriva la mostra Montserrat. Opere maggiori dell’Abbazia che presenta per la prima volta opere del Monastero benedettino di Montserrat, località a pochi chilometri da Barcellona. Posto ad un’altitudine di 720 metri, fu fondato nel 1025 per commemorare l’apparizione della Madonna, fu poi distrutto dalle truppe napoleoniche nel 1811 e ricostruito una trentina di anni dopo, esattamente come è accaduto per il Forte di Bard. Nel 1522 Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, venne a Montserrat per deporre la sua spada ai piedi della Vergine, passarvi una veglia d'armi e cominciarvi la sua nuova vita. Attualmente ospita una comunità di monaci ed è meta di pellegrinaggi per venerare la Moroneta (Madonna Nera), una scultura romanica in legno del XII secolo, protettrice della Provincia della Catalogna. Il percorso espositivo che si snoda nelle sette sale delle Cannoniere del Forte si apre con quella dedicata all’arte italiana con i capolavori di Andrea da Salerno, Luca Giordano, Francesco Solimena, Giambattista Tiepolo, due capricci di Luigi Rossini mai esposti all’estero e il “San Gerolamo” di Caravaggio. Segue la sala dedicata alla Madonna di Montserrat con una statua di origine romanica e “La nascita della Vergine” di Pedro Berruguete. Si passa poi ai pittori spagnoli Ramon Altì Alsina, Joaquim Vayreda, Romà Ribera e francesi Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro ed Edgar Degas. Infine la grande stagione del Novecento con i primi capolavori di Pablo Picasso, le opere di Joaquim Sunyer, un grande quadro di Salvador Dalì e le opere di George Rouault, Serge Poliakoff e Sean Scully. E, in chiusura, i disegni moderni e contemporanei di Canals, Casas, Nonell, Picasso, Juan Gris, Dalì, Joan Mirò e Antoni Tàpies. (nell’immagine: Caravaggio, San Gerolamo) Mostra: Montserrat. Opere maggiori dell’Abbazia Sede: Forte di Bard, Aosta Periodo: 31 gennaio – 2 giugno 2014 Orario: martedì-venerdì dalle 10 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì
Ingresso: intero euro 8, ridotto euro 7, ragazzi euro 4 Catalogo: Edizioni Forte di Bard
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Info: www.fortedibard.it
Forlì, Musei di San Domenico Ottimismo e bellezza A.S. Dopo la mostra dedicata al Novecento, “Liberty. Uno stile per l’Italia moderna” indaga la stagione che tra Otto e Novecento ha visto la diffusione a livello internazionale e in aperta rottura con il naturalismo ottocentesco di un nuovo stile denominato Liberty in Italia, Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni. Nell’Italia da poco unificata il liberty tende a superare le tradizioni regionali, in vista di un’arte totale e di un’idea di bellezza che fosse in grado di interpretare la modernità, l’ottimismo e l’incondizionata fiducia nel progresso scientifico e tecnologico che stava trasformando i sistemi sociali occidentali, come peraltro preannunciavano le grandi Esposizioni, a partire dall’ Exposition des Arts Décoratifs di Parigi del 1900 e quelle dell’Arte decorativa moderna di Torino nel 1902 e di Milano nel 1906, che celebrava il traforo del Sempione. Ma quel sogno progressista e l’utopia di una bellezza che avrebbe dovuto cambiare il mondo erano destinati a infrangersi simbolicamente, una prima volta, con la tragedia del Titanic nel 1912 e, definitivamente, due anni dopo, con la Grande Guerra. I capolavori della pittura e della scultura esposti, seppur di artisti diversi per formazione e poetica, come Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti e Baccarini, rivelano contenuti affini, riconducibili al mito, all’allegoria, al paesaggio pervaso da tensioni simboliste e alla ricerca dell’assoluto, in aperto dialogo con artisti stranieri, tra cui Klinger, Klimt, von Stuck, Beardsley, Khnopff, Burne-Jones. Protagonista indiscussa è la donna, figura ad un tempo fragile, superba e carnale, immagine del piacere e della libertà. Inoltre, il liberty ha trovato espressione anche nelle cosiddette arti “minori”, dalla grafica all’illustrazione, dalla cartellonistica pubblicitaria all’abbigliamento, dall’architettura alle arti applicate, come documentano i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini e Calzi, i manifesti di Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Mataloni, Beltrame e Palanti, i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti e Fontana, i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi e i vetri di Zecchin.
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Mostra: Liberty. Uno stile per l’Italia moderna Sede: Forlì, Musei di San Domenico Periodo: 1 febbraio – 15 giugno Orario: da martedì a venerdì dalle 9.30 alle19; sabato, domenica, giorni festivi: dalle 9.30 alle 20. Lunedì chiuso. (21 aprile e 2 giugno aperto) Ingresso: intero euro 11, ridotto euro 9, scuole euro 5. Catalogo: Silvana Editoriale. Info: tel: 199 15 11 34
Ravenna, MAR Affreschi staccati A.S. La mostra “L'incanto dell'affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo” ripercorrere in sei sezioni e secondo un ordine cronologico la storia la fortuna della pratica del distacco delle pitture murali, dai primi masselli cinque-seicenteschi ai trasporti settecenteschi, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli strappi ottocenteschi, fino alle sinopie staccate negli anni Settanta del Novecento, provenienti dai più importanti musei nazionali. In questa operazione si sono distinti i cosiddetti “estrattisti” Antonio Contri, Giacomo e Pellegrino Succi, Antonio Boccolari, Filippo Balbi, Stefano Barezzi, Giovanni Rizzoli, Giovanni Secco Suardo e Giuseppe Steffanoni, protagonisti anch’essi della mostra. Risalgono al primo secolo a.C i primi distacchi, con la rimozione delle opere insieme al cosiddetto “massello”, l’intonaco e il muro sottostante, che consentì di trasportare a Roma dalle terre conquistate dipinti, altrimenti inamovibili. Questa tecnica venne ripresa in età Rinascimentale favorendo la conservazione di porzioni di affreschi che altrimenti sarebbero andati perduti, come la “Maddalena piangente” di Ercole de Roberti e il “Gruppo di angioletti” di Melozzo da Forli. Nel corso del ‘700 per salvare le più belle pitture murali dell’antichità di Ercolano e Pompei venne sperimentata con successo la tecnica dello strappo che grazie a uno speciale collante permetteva di staccare gli affreschi e quindi trasferirli su tela. Da quel momento fino a tutto il XIX secolo un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana di Andrea del Castagno, Bramante, Ber-
nardino Luini, Garofalo, Girolamo Romanino, Correggio, Moretto, Giulio Romano, Niccolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi, Veronese, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino, Guercino, solo per citarne alcuni, furono strappati, staccati dalle volte delle chiese, delle cappelle, dalle pareti dei palazzi pubblici e privati per essere trasportati in luoghi più sicuri, nelle quadrerie e nelle gallerie nobiliari e principesche d’Italia e di mezza Europa, e ora presenti in mostra. La più consistente campagna di strappi e stacchi che l'Italia abbia mai conosciuto
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risale al secondo dopoguerra del secolo scorso, quando dagli edifici irrimediabilmente danneggiati dai bombardamenti bellici fu recuperato un numero impressionante di affreschi, tra i quali quelli del Mantegna a Padova, di Tiepolo a Vicenza, di Buffalmacco e Benozzo Gozzoli a Pisa. Infine, alla “stagione degli stacchi” è seguita la “caccia alle sinopie”, i disegni preparatori che i maestri tre-quattrocenteschi avevano lasciato come traccia sotto gli intonaci. (nell’immagine: Lelio Orsi, Ratto di Ganimede) Mostra: L'INCANTO DELL'AFFRESCO. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio Tiepolo Sede: Museo d’Arte della città di Ravenna Periodo: 16 febbraio – 15 giugno 2014 Orario: fino al 31 marzo: martedì – venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19; dal 1 aprile: martedì – giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19, chiuso lunedì Ingresso: intero 9 euro, ridotto 7 euro, studenti 4 euro Catalogo: Silvana Editoriale
Bologna, Palazzo Fava La Gioconda olandese di A. S. La rapida diffusione del calvinismo nei Paesi Bassi tra Cinque e Seicento, oltre a produrre radicali innovazioni nella vita religiosa e sociale, ebbe come conseguenza la rimozione delle immagini sacre dagli edifici religiosi. Gli artisti olandesi allora spostarono la loro attenzione alla vita quotidiana, alle scene familiari o conviviali, al paesaggio, alla natura morta e ai ritratti. Le loro opere, per lo più di piccole dimensioni, particolarmente richieste da benestanti per le loro residenze domestiche, si diffusero rapidamente. Johannes Vermeer, nato nel 1632 a Delft, dove morirà a soli 43 anni, raggiunse una fama straordinaria per le scene di vita quotidiana che non presentano le generiche caratteristiche pittoresche e aneddotiche, ma sono piuttosto composizioni essenziali e visioni liriche della realtà umana, immerse in un’atmosfera calma e sospesa e avvolte nella luce e nel colore.
A Bologna, reduce da un tour che ha toccato gli Stati Uniti e il Giappone, è esposta per la prima volta in Italia “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, proveniente dal Mauritshuis Museum de L’Aja. Questi ritratti che più che persone riconoscibili raffigurano tipi o personaggi convenzionali, dalle evidenti implicazioni moraleggianti ed edificanti, con allusioni a un sottile erotismo, sono un genere di arte popolare presente nella pittura olandese del Seicento. Il volto idealizzato della ragazza, morbidamente vellutato, con la bocca appena socchiusa, lo sguardo colto proprio nell’attimo in cui sembra di-
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strarsi per rivolgersi verso il pittore o tutti gli osservatori che la guarderanno, e l’insolito abbigliamento conferiscono al dipinto, eseguito intorno al 1665, un carattere particolarmente affascinante e un senso di atemporalità e di mistero. L’accompagnano una quarantina di altre opere dello stesso Museo, tra cui “Diana e le sue ninfe”, grande olio di Vermeer, e ben quattro Rembrandt insieme ad opere di Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese. (nell’immagine: J.Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla) Mostra: La ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt. Capolavori dal Mauritshuis Sede: Bologna, Palazzo Fava Periodo: 8 febbraio – 25 maggio, Orario: dal martedì a venerdì e domenica dalle 10 alle 19, sabato dalle 10 alle 20. Chiuso lunedì. Ingresso: intero euro 10, ridotto euro 7, studenti euro 5. Catalogo: Linea d’ombra
Firenze, Galleria degli Uffizi Natura in posa di .A. S. La collezione del direttore d’orchestra Francesco Molinari Pradelli (Bologna, 1911-1996) è tra le più importanti a livello nazionale, sia per il numero delle opere che per la loro selezionata qualità, acquisita nel corso dei numerosi viaggi dove la carriera professionale lo portava e grazie alle relazioni internazionali, alle consulenze e consigli di importanti storici dell’arte con i quali intratteneva una fitta corrispondenza epistolare, da Roberto Longhi a Federico Zeri, da Francesco Arcangeli a Carlo Volpe, da Ferdinando Bologna a Marcel Roethlinsberger, da Erich Schleier a Giuliano Briganti e a Mina Gregori. La passione di Molinari Pradelli per la pittura risale agli inizi degli anni Cinquanta in un’ottica che univa al piacere del possesso l’apprezzamento estetico e il desiderio di conoscenza; da allora ha raccolto dapprima dipinti dell’Ottocento, quindi si è orientato alla pittura barocca, privilegiando il genere della natura morta i cui studi erano allora alle origini. La mostra “Le stanze delle Muse. Dipinti barocchi dalla collezione di Francesco Molinari Pradelli”, oltre alla ricostruzione documentaria dell’ambiente e del contesto professionale e di vita del direttore, presenta una selezione di cento dipinti che offrono un quadro della pittura del Seicento e del Settecento e documentano esemplarmente le diverse scuole italiane. Prevalgono i dipinti di figura della scuola emiliano-romagnola con opere di Pietro Faccini, Mastelletta, Guido Cagnacci, Marcantonio Franceschini e, soprattutto, dei fratelli Gandolfi, e di quella napoletana con dipinti di Luca Giordano, Micco Spadaro, Francesco De Mu-
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ra e Lorenzo De Caro. Sono presenti anche artisti veneti, liguri, lombardi e romani, tra cui Palma il Giovane, Alessandro Turchi, Bernardo Strozzi, Giulio Cesare Procaccini, Carlo, Francesco Nuvolone, fra Galgario, Gaspard Dughet, Pier Francesco Mola, Lazzaro Baldi e Paolo Monaldi. In particolare, la collezione è famosa per i numerosi dipinti di natura morta di artisti come Jacopo da Empoli, Luca Forte, Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, Arcangelo Resani e Carlo Magini, solo per citarne alcuni, ai quali viene riservata il grande salone, cuore dell’esposizione. (nell’immagine: F.Noletti, detto il Maltese, Composizione con tappeto, canditi, cesto di frutta e vaso di fiori) Mostra: Le stanze delle Muse. Dipinti barocchi dalla collezione di Francesco Molinari Pradelli Sede: Firenze, Galleria degli Uffizi Periodo: 11 febbraio – 11 maggio Orario: dal martedì alla domenica dalle 8,15 alle 18,50. (Chiuso il lunedì e il 1 maggio). Ingresso: intero euro 11, ridotto euro 5,50. Catalogo Giunti
Roma, Galleria Borghese Oltre la fisicità della materia di A. S. Nel 1948, in pieno clima esistenzialistico, Jean Paul Sartre dedicava ad Alberto Giacometti un breve saggio dal titolo “La ricerca dell'assoluto” in cui coglieva il senso della poetica dell'artista svizzero, per il quale ogni gesto, ogni intervento sulla materia doveva tendere a renderla umana e non a rappresentare una determinata figura umana. Pertanto, già allora ciò che sorreggeva la scultura di Giacometti era la costante esigenza di andare oltre il naturalismo per dare consistenza visiva, e prima ancora illusoriamente tattile, alla "leggerezza" della figura umana, ridotta a sagoma "allungata" per condensare in sé tutte le qualità e i sentimenti umani. La Galleria Borghese, nella cui collezione sono presenti sculture dellʼepoca greca e romana, del Rinascimento, del Barocco e del Neoclassicismo, ospita 40 opere, tra bronzi, gessi e disegni di Alberto Giacometti, per raccontare la tragicità della scultura moderna a confronto con la classicità del passato. Così la Donna sdraiata che sogna (1929) e la Testa che osserva (1928) dialogano con la Paolina Borghese di Canova (1805/1808), l’Uomo che cammina (1947) con l’Enea affaticato sotto il peso di Anchise (1619) e l’Uomo che vacilla (1950) con il David di Bernini (1623/1624). Alberto Giacometti, nato nel 1901 in un villaggio vicino a Stampa nel cantone svizzero dei Grigioni, dopo gli studi all'Ecole des Beaux Arts e all'Ecole des Artes Industriels di Ginevra e un viaggio-soggiorno in varie città italiane, all'inizio degli anni Venti si stabilisce a Parigi nel
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quartiere di Montparnasse che sarà il suo "territorio esistenziale" per tutta la vita. Esaurita la stagione surrealista, da cui si allontana nel 1934, stringe amicizia con gli artisti e gli intellettuali che frequentavano il Café de Flore, tra i quali Picasso, Balthus, Samuel Beckett e Sartre. Durante la guerra si rifugia in Svizzera e ritorna a Parigi solo dopo la liberazione. Riprende il lavoro, determinato ad esplorare ciò che é fondamentale nella scultura, ovvero la relazione tra l'immagine della figura e il vuoto dello spazio circostante: la critica adotta l'espressione "stile Giacometti", riconoscibile nelle figure sottili e allungate, con un'anatomia indefinita ma di esatte proporzioni, dalle teste vagamente accennate “ridotte alla misura di una noce" ma con lo sguardo penetrante. Muore nel 1966. (nell’immagine: A.Giacometti, Uomo che cammina) Mostra: Giacometti. La scultura Sede: Roma, Galleria Borghese Periodo: 5 febbraio – 25 maggio 2014 Orario: da martedì a domenica dalle 9 alle 19 (lunedì chiuso) Ingresso: intero euro 16, ridotto euro 11,50
Catalogo: Skira
ROMA, Palazzo Massimo Le creature fantastiche della mitologia in rassegna al Palazzo Massimo di Roma L’incanto fiabesco dei “mostri” di A. Di V.* Nessuna paura, anzi è un grande piacere, un incanto fiabesco, incontrare l’eccezionale varietà di figure mostruose che popolano il “labirinto” del Museo Nazionale Romano, nell’ottocentesco Palazzo Massimo nei pressi della stazione Termini. La fisionomia bizzarra e ricca di fantasia di questi esseri tra l’umano e lo zoomorfismo, non ci sono estranei e molti si conoscono sicuramente per sentito dire, anche se non tutti sanno l’origine e il significato del loro mito, come ad esempio la Sfinge, la Chimera, il Minotauro, Pegaso (il cavallo alato), la Medusa e poi l’Idra, le Gorgoni, Scilla e Cariddi, Satiri, Grifi, Arpie e Grifoni. Pur essendo dei “mostri” che incutevano paure e timori ancestrali, tuttavia erano usati nell’antichità come suppellettili di varia fattura (terracotta, ceramica, metallo, marmo), oppure erano riprodotti con mosaici e intonaci dipinti. “Mostri. Creature fantastiche della paura e del mito” è il titolo dell’esposizione in programma fino al prossimo primo giugno. Attraverso più di cento straordinari reperti archeologici dall’antica Grecia alla Roma classica, la mostra indaga i miti della tradizione classica che hanno influenzato l’arte moderna e contemporanea, e il cinema in particolar modo. Le opere esposte, per lo più di piccole e medie dimensioni, arrivano dai vari musei di Atene, Berlino, Basilea, Vienna, Los Angeles e New York, cui si aggiungono i prestigiosi
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reperti giunti da numerose collezioni di archeologia di musei italiani, che consentono di rappresentare un ampio panorama dell’iconografia delle creature fantastiche presenti nelle culture antiche. I mostri degli antichi racconti, al pari degli dèi, costituiscono da sempre un termine di confronto per gli esseri umani. Da questa riflessione prende spunto la mostra, che affronta per aree tematiche (sfingi, minotauri, mostri marini o alati, ecc,) l’iconografia di ciascun tipo di creatura fantastica e ne illustra l’evoluzione nel corso del tempo, con richiami lettari e poetici. Le opere in mostra raccontano, dunque, storie incredibili le cui figure mitologiche continuano a coinvolgere variamente la vita degli esseri umani. I mostri sono creature strane, scaturiti dalle paure diffuse nel mondo antico, come ci racconta anche Omero nell’Odissea quando Ulisse, ad esempio ,deve incatenarsi all’albero della nave per non cedere alla lusinghe del canto della Sirene (che in realtà erano dei mostri), o quando deve affrontare in Sicilia l’ira di Scilla e Cariddi. Altrettanto noti sono, ad esempio, i miti del “Minotauro”, un mostro metà toro e metà uomo che si cibava di esseri umani e che sarà ucciso da Teseo, della “Sfinge”, un mostro dal volto di donna, ma con petto, zampe e ali di uccello (come quella che si ammira a Giza, in Egitto) che non lasciava scampo a chi non riusciva a sciogliere i suoi enigmi, come è narrato nel mito di Edipo re di Tebe. Mostri spaventosi ma benevoli che avevano, in realtà, una carica magica, capaci, cioè, di allontanare o distruggere gli influssi malefici, oppure avevano una valenza funeraria che li identificavano come protettori dei simulacri dei defunti. Inoltre costituivano un ricco ed elegante repertorio decorativo, utilizzati per adornare le ville dell’aristocrazia o degli stessi imperatori romani, come ad esempio quelli in bronzo utilizzati da Caligola per le sue navi da parata rinvenute il secolo scorno nel lago di Nemi.
I mostri della mitologia illuminano Palazzo Massimo a Roma
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ENOGASTRONOMIA
Mangiare all’italiana, nutrirsi mediterraneo Laura Di Renzo ci conduce alla riscoperta dei “dialetti” gastronomici di O. Di R.
Dal 2011 la dieta mediterranea è entrata a far parte della lista rappresentativa del “Patrimonio culturale immateriale dell’umanità” sotto il patrocinio dall’Unesco. Come è a tutti noto la dieta mediterranea è un modello alimentare che racchiude nel suo interno una molteplicità di prodotti dal vino all’olio, dal grano al pesce azzurro, dalla gran varietà di frutta fresca a legumi ed ortaggi tipici fin dall’antichità di questa area geografica di cui l’Italia è il paese più rappresentativo. Questi ed altri prodotti costituiscono il cardine di quella speciale “strada del cibo” che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità. Se in prospettiva biologica il cibo è primariamente nutritivo che “serve a rifornire il corpo, a costruire ossa, denti e muscoli”, da un punto di vista culturale è peculiarmente linguaggio, sistema di pensiero, pratica sociale ed esperienza emozionale. A riguardo del “linguaggio” antropologico del cibo, l’Italia è la nazione nell’area mediterranea, che offre una maggiore varietà di “dialetti” e si connota per la sua speciale gastronomia del tutto distinta e peculiare. Una fisionomia che etichetta, ad esempio, il “dialetto” della cucina emiliana come “grassa”, la pugliese come “saporita”, la ligure come “aromatica”, la piemontese come “formaggiera”, la toscana come “contadina”, l’abruzzese
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come “pastorale”, la veneta come “polentona”, la campana come “pastaiola” e la calabrese come “piccante”. L’originalità di questi “dialetti” gastronomici, ha dato luogo ad un mosaico di piatti e di prodotti tipici a base di farro, cicerchie, caruselle, baccalà, prugnole, sarde, scapece, ecc., un tempo facenti parte della cosiddetta cucina povera, e in seguito rimossi nel periodo del boom economico degli anni Sessanta del secolo scorso con il conseguente svuotamento degli spazi rurali e montani a favore di un inurbamento nelle grandi metropoli e il ricorso ad alimenti prodotti dall’industria e capace di assicurare conservabilità al cibo al di là dei tempi e dei luoghi di produzione. “Mangiare all’italiana, nutrirsi mediteranno” (sapori e pratiche alimentari tra cultura, salute e territorio), il nuovo libro ”scritto da Laura Di Renzo, dottoressa specialista in Scienza dell’Alimentazione, docente e ricercatrice presso l’”Università di Roma Tor Vergata” nella facoltà di “Medicina e Chirurgia”, non è il solito libro di ricette e di cucina che affollano gli scaffali delle librerie, ma è un trattato antropologico culturale del cibo e delle sue qualità nutritive, un modo diverso di confrontarci con gli alimenti e della loro utilizzazione. In pratica è un manuale salutistico che ci insegna a conoscere i cibi a 360 gradi, non solo per le loro qualità nutrizionali, ma anche per i suoi componenti bioattivi. La professoressa Di Renzo, che ha partecipato più volte come esperta della nutrizione anche in varie trasmissioni televisive di Raiuno come “La vita in diretta” con Mara Venier , “Occhio alla spessa”, “Geo & Geo” e la rubrica “Fuori Tg” del Tg3, ed ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali del settore, con questa sua nuova iniziativa editoriale, scritta in collaborazione con altri colleghi e professori universitari e pubblicata dalle edizioni dell’”Accademia italiana cucina mediterranea” (UnivesItalia), ci ricorda che la “dieta”, contrariamente a quanto si pensa, è un genere di vita, o meglio ancora uno stile di vita, collegato alla quantità e qualità di alimenti consumati abitualmente e che è diverso da una persona all’altra, ma per tutti dovrebbe costituire la base, il credo, del proprio stato di buona salute. La trasgressione allo stile di vita, infatti, potrebbe generare patologie varie. Ed è proprio per questo stile di vita all’insegna del benessere che si dovrebbe sempre tenere a mente, che Laura Di Renzo, nel riproporre le ricette regionali della sapiente tradizione culturale-gastronomica regionale, oltre agli ingredienti e ai tempi di preparazione, ci propone pure un quadro riepilogativo del “Contenuto in energia e nutrienti della pietanza per porzione” che comprende: kilocalorie, indice di qualità nutrizionale, indice di qualità lipidica, indice di trombogenicità, contenuti di proteine animali, di proteine vegetali, di fibra e, assoluta novità, l’indice di “Adeguatezza Mediterranea” con il relativo punteggio. Il libro è nel suo insieme una ricca antologia di cultura gastronomica mediterranea di cui ripercorre le origini fin dall’antichità e di ogni cibo propone una didascalica scheda organolettica alla portata di tutti. Dagli intrecci tra “natura e cultura”, di cui l’Italia si configura come una delle più straordinarie realtà della geografia gastronomica assai ricca di varianti culinarie del tutto conformi e attinenti alle morfologie dei suoi territori, sono scaturite nel tempo ricette di insolita e creativa fattura, che vanno, ad esempio, dai “Bigoli con le sardelle” in Lombardia, alla “Zucchine alla scapece” in Campania”, alle “Orecchiette con le cime di rapa” in Puglia, alla “Bagna caoda” in Piemonte, fino al “Polpo in galera” in Toscana e alle “Pallotte cac’e ove” dell’Abruzzo.
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Dietro la positiva riproposta delle antiche ricette contadine, pastorali e marinaresche, e alla ricollocazione di menù e cibi rituali, si sono innestate, secondo Laura Di Renzo, delle dinamiche comportamentali che, coscientemente, individuano nel rilancio di un regime alimentare agganciato alle vocazioni produttive del territorio e alla salvaguardia di un ricco patrimonio di “saperi” e memorie che, proprio per la loro sana genuinità, si devono consolidare nel tempo per non disperdere questa ricca risorsa culturale che ci hanno tramandato fin dall’antichità, etruschi, greci e romani.
ZUCCHE Innumerevoli varietà, piccole, giganti, panciute, piatte, colorate, a strisce, lisce, porose... ogni zucca è una piccola opera d'arte della natura! E' l'ortaggio del mese di ottobre ed è la protagonista di molte manifestazioni autunnali mete di tanti che vogliono trascorrere il tempo libero all’insegna delle curiosità gastronomiche e dei prodotti naturali.
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LIBRERIA
Giochi di strada di Dora Cerulli
“Giochi di strada”, ovvero come ci si divertiva una volta. Scatole di legno o di cartone, sassi, tappi di bottiglia, noccioli di frutta, bacche e molta fantasia, erano i giocattoli con cui si baloccavano i nostri padri (e nonni) molto prima dell’arrivo dei giochi on line.
Manuale pratico per gli educatori - Edito da Universitalia, 2012 € 15,00 Dora Cerulli: "Insegnante di educazione fisica. Lo sport ha occupato metà della sua vita, prima come atleta e, successivamente, come insegnante. Nel luglio 1998 ha fondato l'Associazione Sportiva "Torre Angela" in uno dei quartieri popolari e di nuovi insediamenti nella periferia est della Capitale; ne ha assunto la presidenza con il precipuo obiettivo di recuperare e mantenere i valori straordinariamente aggreganti e utili per la società civile che scaturiscono dai giochi di strada, autentiche radici per la nostra comunità. La valenza più forte degli antichi giochi di strada era quella della socializzazione e della dinamicità." giochi di strada, ovvero come ci si divertiva una volta Armati solo di noccioli di frutta, sassi, tappi di bottiglia e molta fantasia, ecco come si divertivano i nostri padri (e nonni) molto prima del Game Boy. Sicuri che non si divertirebbero anche i vostri figli?
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Affiliazione e Tesseramento FITeL Perché conviene? Il socio FITeL è consapevole di fare un gesto speciale per valorizzare il tempo libero che, soprattutto in tempi di crisi, diventa sempre più difficile gestire. I Soci sono l’anima della nostra Associazione perchè è grazie a loro che possiamo dare vita ai tanti progetti ed iniziative a livello nazionale e territoriale. Con la tua Tessera FITeL potrai essere protagonista ed accedere alle molteplici attività e servizi: • affermare e promuovere il valore e il ruolo del tempo libero quale elemento di crescita per l’individuo come singolo e nelle aggregazioni sociali; • favorire l’interscambio oggettivo e soggettivo tra i componenti degli organismi affiliati (Cral, Crt e Associazioni) nell’osservanza delle singole autonomie associative e nel rispetto delle comunità internazionali democratiche; • rappresentare gli organismi associati nei confronti dei terzi, a livello locale, nazionale ed internazionale; • sviluppare e tutelare le istanze ed i programmi promozionali indirizzati all’affermazione dell’associazionismo di promozione sociale; • promuovere progetti e servizi per la cultura, lo sport e il turismo sociale, anche con finanziamento pubblico e/o comunitario; • usufruire dell’assistenza fiscale e legale con un’offerta vasta e personalizzata in base all’esigenze dei soci; • stipulare convenzioni, ai sensi della legislazione vigente, con altre Istituzioni pubbliche e/o private, ivi comprese quelle derivanti dalla contrattazione collettiva. Inoltre, l’adesione a FITeL permetterà di avere accesso alle nostre proposte, pubblicazioni, iniziative e servizi scaricabili direttamente dal portale www.fitel.it .