5 minute read
il mercato e svecchiare il parco Mercato auto, S&P: 2020 peggio del previsto e nemmeno nel 2022 si tornerà ai livelli pre-covid
MERCATO AUTO, S&P: 2020 PEGGIO DEL PREVISTO E NEMMENO NEL 2022 SI TORNERÀ AI LIVELLI PRE-COVID
Uno studio agenzia di rating SP Global Ratings lancia l’allarme sul comparto automotive a livello mondiale Standard & Poor’s.
Advertisement
Gli impatti della pandemia sul mercato auto mondiale potrebbero essere due, a guardare bene l’ultima previsione rilasciata giorni fa da Standard & Poor’s, un’agenzia di rating: uno congiunturale, legato al lock-down, e uno più strutturale, legato a un ripensamento dell’automobile nella vita delle persone. Quest’ultimo è tutto da verificare e in ogni caso si tratterebbe di un fenomeno lento e strisciante, che tuttavia è sconsigliabile non monitorare, anche solo per smentirlo. L’analisi aggiorna le previsioni fatte a marzo, quando poco o nulla si conosceva di quale sarebbe stato l’impatto del Covid. Nell’immediato, il 2020 dovrebbe chiudere con una flessione intorno al 20% delle vendite, molto peggio del meno 15 previsto sei mesi fa, con delle differenze tra le aree geografiche. In Cina e negli Stati Uniti le cose stanno andando meglio del previsto: meno 6-9 e meno 20-22 rispettivamente, in luogo di meno 8-10 e meno 25%. Potrebbero aver giocato positivamente, per i mercati, l’efficace gestione cinese della pandemia e quel diffuso rifiuto degli americani di accettare l’esistenza stessa del virus e di piegarsi alle necessità della profilassi. All’opposto, l’Europa e il Resto del Mondo andranno peggio, a meno 20-25 e meno 25%, laddove a marzo si prevedeva meno 20 e meno 15. Sulle cause ognuno può speculare. Per l’Europa, possiamo includere senz’altro la difficoltà di recupero dei consumi, originata da un ricorso allo smart working prolungato oltre misura e certamente non prevedibile. Per gli altri mercati, gioca un ruolo il fatto che la pandemia sia oggettivamente sfuggita in molti casi al presidio sanitario, colpendo più duramente di quanto gli stessi dati ufficiali dicano.
92
A settembre, non è rischioso fare previsioni sulla chiusura dell’anno; sono le stime sui successivi 24 mesi a richiedere ben altre valutazioni. Tutti i mercati sono previsti in ripresa, ovviamente, ma con un passo diverso e con aggiustamenti differenti rispetto all’outlook formulato sei mesi fa. Complessivamente, le vendite nel 2022 potrebbero attestarsi intorno al 93% rispetto al livello del 2019, con l’eccezione della Cina, unico mercato che potrebbe ritornare a quei livelli. Il condizionale nasce dalla prudenza degli analisti, che tengono sotto osservazione quel mercato, che tra l’altro ha perso il primato delle vendite di vetture elettrificate (new energy vehicle, NEV) a causa del crollo del 42% seguito alla riduzione degli incentivi. Ma la Cina resta un’economia fortissima e in espansione, i cui abitanti vogliono la prima macchina. Questo occorre tenerlo a mente, nel confronto con l’Europa e gli Stati Uniti, per i quali le previsioni sono di arrivare tra due anni al 92 e al 94% delle vendite 2019. Previsioni formulate su tassi di ripresa aggiustati al ribasso, ossia meno espansivi di quanto ipotizzato sei mesi fa. Cos’hanno visto a settembre gli analisti in queste economie, che non era evidente a marzo? Il rapporto si limita a specificare, per gli Stati Uniti, che arrivare a un livello di vendite in linea con la media del secolo di 16 milioni al momento appare almeno incerto, mentre per l’Europa nemmeno con gli incentivi le vendite riusciranno a fare meglio di un meno 8% rispetto al 2019. Entrambi i mercati si reggono soprattutto sulla sostituzione, visto che la penetrazione dell’automobile ha abbondantemente raggiunto un livello oltre il quale, specie nel Vecchio Mondo, difficilmente si riuscirà ad andare. In funzione dell’andamento dell’economia e degli stimoli dell’offerta, gli automobilisti sentono più o meno impellente il bisogno di cambiare l’auto con una più nuova. Gran parte di questi bisogni sono legati, oltre che alla oggettiva incapacità della macchina di svolgere la sua funzione, alle percezioni soggettive, su parametri legati alla sicurezza o all’ambiente, oltre che all’estetica e alla moda. Il tutto, intorno a un oggetto che ha una precisa centralità nella vita quotidiana delle persone. E qui arriva l’impatto meno visibile della pandemia e del suo reciproco, il lock-down. L’uomo è un animale resiliente e ha
93
dimostrato di poter sopportare la clausura. Ma è anche e soprattutto abitudinario. Se la clausura dura poco, riesce a tornare ai comportamenti precedenti, come una molla. Se invece si prolunga troppo, la molla si adatta alla nuova posizione e perde elasticità. Ci si abitua a un new normal e si inizia a guardare alle abitudini precedenti con spirito analitico, quando non addirittura critico. Lo scenario del post-Covid sarà dunque il frutto di un’elaborazione, non lo scatto di una molla, almeno a giudicare dalla permanenza a casa dei genitori mentre i figli vanno a scuola. Però, l’automobile ha una tale funzione essenziale nella mobilità che la rende poco soggetta a ripensamenti radicali. Certo, si vedono tante soluzioni prendere forma concreta, dai monopattini alle bici assistite, ma difficilmente saranno loro i soli e i principali detrattori delle vendite di auto. L’attenzione dovrebbe andare a quei bisogni intangibili che finora sono stati i veri driver delle vendite. Mettendo in discussione la centralità dell’auto, anche l’importanza e l’urgenza di tali bisogni ne uscirebbero ridimensionate. Un modello alla moda avrebbe ancora il suo fascino, ma sarebbe meno cogente di prima. Il confort di viaggio dei nuovi modelli, in particolare l’info-tainment, continuerebbe a premiare, solo un po’ meno. La sostenibilità ambientale, stimolata dagli incentivi, resterebbe un motivo di scelta, che tuttavia potrebbe aver luogo anche in un tempo più lungo, seppure di mesi. In conclusione, le previsioni per il mercato auto in occidente sono di una crescita nei prossimi anni meno effervescente di quanto precedentemente ipotizzato. Ciò potrebbe essere legato a una rivisitazione dell’auto da parte dei consumatori, in senso più distaccato. I bisogni alla base della sua sostituzione potrebbero perdere di enfasi e dunque togliere frenesia e urgenza agli acquisti. Insomma, bisogno sì, ma con un distacco che prima mancava e che rallenta la decisione finale. Ricordiamo in proposito che un mercato non si regge su tot milioni di clienti che acquistano, ma su tot milioni di clienti che acquistano in dodici mesi.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 21 settembre 2020
94