Confluenze esperienze di pesca a mosca
Anno 1 - n.4 luglio 2013
www.confluenze.com
Coordinatore Rivista online
Natalino Costa Coordinatore Pubblicità per l’Italia
Marco Feliciani Coordinatore Pubblicità per l’estero e web master
Massimiliano Lo Faro Coordinatore Relazioni Italia/estero
Pino Messina Coordinatore Immagine
Corrado Corradini
Contents
Confluenze 2
CONFLUENZE Esperienze di pesca a mosca
Foto di copertina: Un Martin ... pescatore di Corrado corradini
La mosca giusta Ma voi, come vi preparate quando andate ad affrontare un nuovo posto di pesca? Portate con voi anche la casa e il magazzino o vi limitate all’essenziale? Scusate, forse non mi sono spiegato, forse sono stato troppo vago, stavo parlando solo di mosche, mosche artificiali. Allora? Ci state pensando? Ok, mentre voi pensate, vi racconto un po’ come mi preparo io. Mi è appena capitato, per questo voglio esternarvi le mie elucubrazioni mentali per capire se ciò che faccio e penso è quello che fanno anche gli altri. Tema della gita: fiumi montani, torrenti con acque veloci, torrenti medi con lunghe lame e buche, qualche giorno. Una scorsa ai siti internet, un paio di telefonate a qualcuno che c’è già stato poi, apro il mio magazzino: un armadietto più due o tre borse tipo quelle della spesa. In concreto almeno una quarantina di scatole con tantissimi artificiali (per i più giovani … ho i capelli bianchi e le mosche non mi bastano mai!), artificiali divisi per lo più per dimensione e anche per tipologia. Alcune scatole di ninfe dal 6 al 20/22, più altri scatolini vari di ninfe singol (perché non si sa mai!), tre quattro scatole di streamers dai colori classici nero, bianco, misto, più altre dai colori forti. Una decina di scatole più sottili per le mosche piccole, quelle da temolo (che vanno bene anche per le trote!) con mini sedge, stone per imitare la leuctra fusca, emergenti, exuvie, secche, chironomi, spiderini e ninfine. Ora le scatole delle mosche medie, mosche bagnate e secche, ninfe galleggianti, emergenti, effimere, spent, sedges e stone, poi le scatole delle grandi sempre bagnate e secche ed infine alcune scatole estive dedicate ai terrestri di ogni tipo, ragni, bruchi, vespe, mosche e mosconi, api, piccoli e grandi corazzati, cavallette, artificiali che personalmente amo in modo incondizionato perché rendono, rendono e non deludono. Ecco un elenco delle mie dotazioni per una gita del genere, ma a questo punto, ponendo sulla bilancia la prossima uscita, devo decidere cosa portare con me e … non certo tutto. Non è facile porsi davanti alla scelta, ma devo. Appoggio tutto l’armamentario su un piano ed inizio a pensare e a selezionare. Stagione di mezzo, uguale a mosche di mezzo, non caldo e non freddo, … mezze opportunità e … mezze mosche! Diciamo, una scelta obbligata da vecchie esperienze che ripercorrono la mia memoria. Scorrono veloci immagini di vecchie pescate di giugno in cui le scelte erano cadute su imitazioni specifiche di stagione, su artificiali di medie dimensioni, molto attrattivi, terrestri di primo pelo rappresentati dai kefar, maggiolini degli orti con ali nocciola testa verde e corpo nero, da piccoli corazzati tutti neri con 3 Confluenze
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corpo arancio o da altri completamente neri. Imitazioni vincenti costruite su ami 14/16 da presentare in battuta come se l’insetto cadesse accidentalmente nell’acqua, nei giri d’acqua, nei rifugi presunti, nelle acque di sfida, in caccia e per la caccia di bei temoli dorati e trote brune! Ma le certezze non sono mai state una buona prerogativa e spesso i dubbi hanno invece già risolto situazioni indecifrabili e incerte, così oltre a quelle mosche sicure, ho deciso di raccattare poche mosche diverse, combinazioni miste di emergenti, spider, secche e perché no, ninfe, raccolte in piccoli contenitori riposti in una precisa tasca del giubbino. Facendo la conta senza le ultime mini scatoline, addosso avrò quattro o cinque scatole nelle tasche, mentre altrettante saranno infilate in una tracolla per superare eventuali altre difficoltà di pesca. Finitooo? No! Finito no, perché qualche mosca piccola non mi può mai mancare, perché l’imprevisto a certe quote di pesca, è ancora dietro l’angolo e allora raccatto nuovamente nel magazzino una scatola promiscua con imitazioni diverse, piccole e molto piccole. Ora sono pronto, si può partire. Fatto il viaggio, sono sul fiume, un fiume nuovo, bello, invitante. Devo solo pescare. Uno sguardo supplicante all’acqua per avere un segno, ma non c’è verso di collaborazione. Iniziano ancora i dubbi sulle scelte, sulle mosche: ninfa, emergente o secca? Ma capiterà mai che si possa fare subito la giusta scelta? Provo, metto una mosca e tento, anche i miei amici di merende studiano l’andazzo usando per convenienza mosche diverse. Finalmente il giusto evento, <…mangiano su una ninfa!> <… mangiano sulla parachute!> <… sull’ape!> Perfetto, ho capito tutto! Dubbi? Tanti, tantissimi, ma le mangiate si ripetono rimandando alla natura ogni decisione. Direi che qui mangiano per fame o per euforia d’appetito, non certo per logica. E tutte le mosche che ho portato? Come tante altre volte per ora non sono servite a molto, hanno funzionato solo le “sorprese”, ma fino al momento che sono comparse sul pelo dell’acqua delle piccole effimere che “finalmente”, hanno rimesso le giuste cose al loro posto. Da quel preciso momento, ho riabilitato le mie scatole e le mie scelte! E domani? Domani sarà un altro giorno e un altro fiume nello stesso fiume, i nostri dubbi riappariranno e la nostra sfida si ripeterà, complicando la nostra vacanza. Pazienza, frugherò ancora nelle mie scatole, cambierò le mie proposte fino a trovare per l’ennesima volta, la mosca giusta. Natalino Costa
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Confluenze 4
Confluenze esperienze di pesca a mosca
ANNO 01 N.째04 luglio - agosto
PRESENTA:
Rane e ... Bass di Mario Madonini
pag
14
Quando non sai che pesci pigliare Di Andrea Modesti
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32
A pesca nei Nebrodi Di Pino Messina
Contents
Confluenze 6
pag
48
A Permit in Belize
Di Benedetto Milani
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62
Una pescata ad Ala di Stura Di Massimo Ginanneschi
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80
PHEASANT TAIL UN ARTIFICIALE IN CONTINUA EVOLUZIONE E TRASFORMAZIONE: PARTE 2: LE SOMMERSE, LE NINFE EMERGENTI, LE SECCHE
Di Marco Feliciani
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94
PESCA IN VAL MASTALLONE
“RISERVA LA SELVA” Di Roberto Nera
7 Confluenze
pag
116
Contents
Confluenze esperienze di pesca a mosca
Hanno collaborato per la realizzazione di questo numero: Andrea Modesti Nasce a Milano nel luglio del 1980 e all'età di sei anni, ha il suo primo incontro con la pesca. Fino al periodo universitario calca i Navigli lombardi, il Ticino e l'Adda, poi inizia a frequentare anche il Bacino del Brembo e del Serio. Nel 2005 si laurea in Biologia con una tesi sulla gestione delle popolazioni di Trota Marmorata del Fiume Adda. Oggi lavora con Biologo per l’Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste, ma la sua passione lo porta sempre a tornare ra fare visita ai "suoi Fiumi".
Mario Madonini Dopo tante passioni e tante pesche, negli anni 80 arriva alla pesca a mosca alla quale si appassiona completamente. Dedica molto tempo alla costruzione di nuovi artificiali e alla ricerca di nuovi materiali. Pesca quasi ogni giorno spaziando dai piccoli corsi d’acqua ai grandi fiumi. Da qualche anno si dedica anche alla pesca con la due mani con “discreta fortuna”.
Benedetto Milani Veterinario di professione, pescatore a mosca per passione. Pesca da molti anni ed ha approfondito questa sua "malattia" attraverso molteplici esperienze in tante parti del mondo. Collabora con diverse riviste del settore mosca.
Marco Feliciani E’ nato nel 1959 a Milano, padre di tre figli, Giulia, Giovanni e Luciano, convive da anni con Antonella. Fin da bambino conobbe la pesca a mosca alla quale si dedicò completamente nel 1977: fu amore a prima vista e da allora praticò solo questa meravigliosa tecnica. Attualmente è presidente del FLY ANGLING CLUB di Milano, è sicuramente uno dei più quotati fly tyers Italiani. Da anni collabora con le migliori riviste di pesca a mosca. Altri collaboratori: Pino Savino - Roberto Facchinetti - Osvaldo Gilli - Paolo Migliorini
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Confluenze 8
Massimo Ginanneschi Di origini Toscane, nato nel 1964, sposato con Gloria e padre di due meravigliosi figli, vive e lavora in provincia di Torino; inizia a pescare da giovanissimo, nel 1970, grazie al suo amico Franco Vaccarino, approda alla pesca a mosca, dalla quale resta affascinato. Con un gruppo di amici fonda la sezione del CIPM Valli Di Lanzo, è socio dell’A.S. dilettantistica Mouche Vallèe (AO), socio e presidente dell’I.F.T.A., “Italian Fly Tyers Association .
Roberto Nera Nato in Africa nel 1965, vive a Milano e fa l'avvocato, è ufficiale degli alpini paracadutisti ed ha prestato servizio nelle missioni in Iraq ed Afghanistan. Ama gli sport estremi: paracadutismo, parapendio ed alpinismo; da 30 anni pesca a mosca grazie alla passione trasmessagli dal nonno; ha pescato in molte località nel mondo ed insieme ad altri amici ha portato le esperienze nella gestione della riserva "La Selva". Ama la pesca a mosca e si divide per motivi sentimentali tra Italia e Repubblica Ceca.
Corrado Corradini Ha fatto il fotografo per passione e come professione per otto anni poi, per caso, è entrato in contatto con il meraviglioso universo della pesca a Mosca. È' stato un " colpo di fulmine ". Si sta parlando di una trentina di anni fa, oggi, in maniera certamente più matura ed equilibrata, vive parallelamente l'amore per la pesca e per la fotografia in funzione alla sua duplice esperienza.
Natalino Costa Nato a Lodi, nella pianura lombarda delle rogge, delle risorgive, dei canali e dell’Adda, risiede ed è sposato con Grazia dalla quale ha avuto due figli. Passata, spinning e poi mosca, l’escalation, della sua pesca. Dal 1983 la scoperta della pesca a mosca che ha poi cambiato non poco le sue abitudini e le sue passioni. Nel 2004 ha formato il gruppo di redazione che per otto anni ha curato la pubblicazione di Fly Fishing.
Max Lo Faro La pesca a mosca è per lui, più che uno svago o un lavoro, un vero e proprio stile di vita. Nato nel Friuli nel “73”, per motivi professionali, vive in Austria da più di 15 anni. Le sue esperienze di pesca, hanno varcato spesso i confini europei, partendo dai grandi fiumi dell’Argentina, fino ai fiumi del Nord come il Mörrum in Svezia, passando attraverso le flat delle Bahamas, ma il suo cuore rimane per i fiumi nostrani ricchi di trote e temoli.
Pino Messina La pesca a mosca a due mani è per lui una vera e propria religione, una passione che lo porta ad investire tempo e risparmi in continui corsi di aggiornamento sul lancio tecnico ed in battute di pesca al salmone atlantico ed alle trote di mare in giro per il nord Europa. Istruttore di lancio ed autore di diversi articoli pubblicati sia su riviste del settore che on-line, da anni si dedica inoltre alla caccia di trote marmorate nei grandi fiumi del piano. 9 Confluenze
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Black Bass, foto di Natalino Costa 13 Confluenze
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Testo di Mario Madonini Fotografie di Natalino Costa e Mario Madonini Credo che la maggior parte dei pescatori conosca “personalmente” il black bass e lo stimi per la sua scaltrezza e per la difesa che oppone in caso di cattura. Per me è un gran pesce, un pesce adatto alla nostra pesca, un pesce che malgrado le strane leggi italiane non proteggano perché non autoctono, io rispetto pienamente e integralmente perché si è ormai adattato perfettamente nei nostri ambienti fluviali e lacuali e incrociarlo nelle nostre sfide, è sempre una piacevole avventura. Finalmente la stagione estiva ci propone anche la pesca al black che terminata la riproduzione ed il periodo di svezzamento dei piccoli, ritorna ad essere insidiabile. Il bass, infatti in questo suo particolare periodo, quando viene insidiato o da noi molestato e allamato, mette in campo tutte le sue difese fino a raggiungere uno stato di stress che per un certo tempo lo rende inerme, mettendo a repentaglio la protezione della sua prole che potrebbe essere facilmente preda di altri voraci predatori. Ma il periodo critico ora è terminato e siamo pronti a nuove sfide con questo incredibile combattente. Con quale esca?
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Dipende, dipende da tanti fattori, dal periodo, dall’ambiente in cui vive, dalle acque e dalle specie che compongono la sua dieta e anche dalle sue dimensioni. I black giovani svolgono perlopiù attività di caccia in superficie cibandosi di insetti, pesciolini, piccoli crostacei, mentre gli adulti preferiscono pesci, grossi crostacei, anfibi, serpi d’acqua, topolini e a volte anche piccoli uccelli. Una dieta varia che nella preparazione degli artificiali per ingannarlo, da ampio spazio alla grande fantasia dei costruttori. Gli artificiali che di seguito andrò a presentarvi, imitano sicuramente un anfibio che in natura rappresenta una parte importante del cibo di questo pesce, specialmente quando la nostra pesca si svolge in ambienti come piccoli laghi, stagni, canali e cave: la rana. Imitata in mille modi, proverò a proporvi altri due artificiali molto semplici, ma veramente efficaci.
La rana
La rana verde o esculenta, chiamata anche rana comune, appartenente alla specie dei Ranidi, nell’ordine Anuri. Ha dimensioni varianti tra i 7 e 10 cm, un dorso di colore verde smagliante o bruno oliva, a volte cosparso di macchie nere e con una piega su ogni lato, ricca di ghiandole color bronzo. I fianchi sono cosparsi macchie nere o brune, presenta inoltre una linea dorsale chiara che parte dalla testa e arriva fino all’ano. La pancia è di colore biancastro punteggiata di nero e grigio. Vive negli erbai, degli stagni, nei corsi d’acqua lenti, generalmente sempre molto vicino alle rive. E’ molto sospettosa e al primo segnale di pericolo s’immerge nascondendosi nella vegetazione. Si ciba di insetti, farfalle, larve, vermi, lumache, ma anche di giovani rane, piccole lucertole e piccoli roditori. In Italia è diffusa ovunque e si può trovare sino ad oltre 1200 metri.
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DUKE NUKEM FROG Dressing: Amo: Gamakatsu F314 2/4 Filo di montaggio: filanca color verde Corpo e testa: foam verde cellula chiusa
Occhi: 3D Epoxy Eye 4 mm Zampe: elastici in silicone colorato Anti incaglio: nylon del 40/50
spessore 3 mm
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Il montaggio Tagliata una striscia di foam di dimensione adeguata alla misura dell’amo, si fissa il filo di montaggio e uno spezzone di nylon del 40 o 50 che servirà poi a formare l’anti incaglio. Quindi, con il filo di montaggio si procede a legare il foam (rivolto verso la curvatura dell’amo) fermandosi proprio ad inizio curva.
Si ribalta ora in avanti e poi indietro il foam cercando di fissarlo appena dietro l’occhiello. Si procede a tagliare il foam all’altezza della curva smussando i due angoli.
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Con una colla cianoacrilica si fissano i due occhietti.
Si fissano gli elastici prima da una parte e poi dallâ&#x20AC;&#x2122;altra in corrispondenza del fissaggio precedente del foam.
A questo punto si prende il nylon precedentemente fissato e lo si porta in corrispondenza dellâ&#x20AC;&#x2122;occhiello a formare lâ&#x20AC;&#x2122;anti incaglio legandolo fortemente.
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Si taglia il nylon in eccesso poi con il pennarello indelebile si procede alla finitura dellâ&#x20AC;&#x2122;artificiale. La nostra rana è pronta per la pesca.
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FLYPPER FROG Dressing:
Amo: bass pro shop CPS 3/0 Filo di montaggio: filanca color verde Zampe posteriori: due hackles di gallo azzurro contrapposte o altri colori come il giallo, il verde e altri
Corpo e testa: doppio strato di foam
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arancio sopra e giallo sotto a cellula chiusa 2 mm in alternativa giallo e verde, verde verde e altri colori a piacere
Occhi: 3D Epoxy Eye 4 mm Zampe: elastici in silicone colorato Anti incaglio: nylon del 40/50
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Il montaggio Legato il filo di montaggio all’amo si fi fissa poi il nylon che servirà da anti incaglio e due piume di gallo contrapposte.
Mettiamo alcune gocce di colla ciano acrilica sulla legatura dell’amo che servirà a fissare meglio il foam.
Tagliate due strisce di diverso colore, le appoggiamo sopra e sotto l’amo tenendole ferme per alcuni istanti fino a quando non rimarranno adese all’amo.
Si fissa il foam in due punti, uno circa a metà amo e l’altro appena prima dell’occhiello.
Si ribalta prima una striscia e poi l’altra verso la curvatura legando il tutto in corrispondeza della legatura precedente. 23 Confluenze
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Si taglia ora il foam in corrispondenza della curva dellâ&#x20AC;&#x2122;amo smussando gli angoli.
Con una colla cianoacrilica si fissano i due occhietti.
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Si fissano gli elastici prima da una parte e poi dallâ&#x20AC;&#x2122;altra in corrispondenza del fissaggio precedente del foam.
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A questo punto si prende il nylon precedentemente fissato e lo si porta in corrispondenza dell’occhiello a formare l’anti incaglio legandolo fortemente.
Si taglia il nylon in eccesso poi con il pennarello indelebile si procede alla finitura dell’artificiale. La nostra rana è pronta per la pesca.
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Bollata, foto di Corrado Corradini 31 Confluenze
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Quando non sai che pesci pigliare di Andrea Modesti Mi capita spesso, magari davanti ad un caffè, di disquisire con pescatori a mosca di ritorno dalle loro lunghe giornate di pesca, con ancora quella luce magica negli occhi. Immancabilmente qualcuno del gruppo, terminato il racconto della mirabolante cattura avvenuta dopo un lancio perfetto con un’imitazione infallibile, conclude dicendo “… eh la pesca a mosca è la più nobile delle pesche, dove conta la profonda conoscenza della natura … altro che galleggiante e cagnotti … “. Ed è allora che dentro di me, in un dolce sussulto, sento lo stomaco ridacchiare.
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Già, perché solitamente a questa frase il mio compagno di “bancone del bar” ha fatto antecedere un elenco pittoresco di nomi scientifici di insetti, dove il genere si fonde con la famiglia, la specie con l’ordine e molto spesso scopri in lui il nuovo Linneo che li, tra lo zucchero, la tazzina e il biscottino ha scoperto due o tre nuove specie. E ancora più divertente è quando ti mette sotto il naso l’album fotografico della giornata ed orgoglioso ti mostra le catture effettuate esclamando … “guarda qui, queste si che sono Fario autoctone … “. Ma mica eri a pescare in Friuli?? C’è qualcosa che non va … qui non si sa più che pesci pigliare … La pesca a mosca sarà anche una pesca affascinante, di certo però non potrà mai essere nobile se praticata con superficialità, con la presunzione del sapere e senza la determinazione da parte del pescatore di pretendere una gestione corretta dei corsi d’acqua. Non dovremmo accontentarci di fare numerose catture, magari tutte rigorosamente di taglia; al
contrario dovremmo pretendere di fare le giuste catture, dovremmo pretendere di pescare in un corso d’acqua in salute, in grado di autosostenersi, con popolazioni ittiche realmente autoctone e con una struttura di popolazione idonea al quel ben preciso ambiente acquatico. Allora si che la pesca a mosca ed il pescatore a mosca potrebbero fieramente definirsi ambasciatori di una nobile arte. Questa premessa, forse un po’ dura nei suoi termini, vuole essere lo spunto per analizzare sommariamente la classificazione e la zoogeografia delle popolazioni italiane di Trota, così che ognuno di noi possa prendere coscienza di quale sia ad oggi lo “stato di salute genetico” dalla nostra preda elettiva. La mia speranza infine è quella di poter sempre sorseggiare un caffè con qualcuno di voi, sentendo sempre raccontare le solite rocambolesche storie, sempre con la stessa magica luce negli occhi, ma con la consapevolezza che tanto va ancora fatto prima di poter parlare di “belle catture”.
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Report
Fonte fondamentale per la stesura di questo articolo è stato un pregevole lavoro promosso dall’A.I.I.A.D. (Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci) e realizzato da un nutrito gruppo di lavoro che ritengo doveroso e d’obbligo citare per intero: Presidente: Dott. Zanetti Marco Membri del gruppo di lavoro: Dott.ssa Battistella Silvia, Dott.ssa Bilò Maria-Fabiana, Dott. Borghesan Fabio, Dott. Borroni Ivan, Dott. Bronzatti Paolo, Dott. Caricato Gaetano, Dott.ssa Carosi Antonella, Dott.ssa Ciutti Francesca,Dott.ssa De Biaggi Marta, Dott.ssa De Curtis Ornella, Prof. Frantoi Piero, Dott. Gandolfi Andrea, Dott. Gentili Gaetano,Dott. Gibertoni Pierpaolo, Dott. ssa Grava Vanin Barbara, Dott. Jelli Federico, Dott. Lorenzoni Massimo, Dott. Marco-
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nato Enrico, Dott. Massidda Paolo, Dott. Mazzei Giuseppe, Dott. Merati Fabrizio, Prof. Nonnis Marzano Francesco, Dott. Pascale Massimo, Dott. Piccinini Armando, Dott.ssa Pizzul Elisabetta, Dott. Pontalti Leonardo, Dott. Riva Marco Angelo,Dott. Rossi Simone, Dott. Salviati Stefano, Dott. Spairani Michele, Dott. Stellin Daniele,.Dott. Paolo Turin. Membri partecipanti alla stesura del documento: Dott.ssa Battistella Silvia, Dott.ssa Bilò Maria-Fabiana, Dott. Borghesan Fabio, Dott. Borroni Ivan, Dott.ssa Carosi Antonella, Dott. Gandolfi Andrea, Dott. ssa Grava Vanin Barbara,Dott. Massidda Paolo, Dott. Merati Fabrizio, Prof. Nonnis Marzano Francesco, Dott. Pascale Massimo, Dott. Piccinini Armando, Dott.ssa Pizzul Elisabetta, Dott. Pon-
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talti Leonardo, Dott. Rossi Simone, Dott. Salviati Stefano. I risultati di questo studio sono il prodotto dell’analisi genetica di differenti popolazioni di trote provenienti da tutta Italia, unitamente allo studio e alla revisione di lavori e ricerche condotti addirittura nei secoli scorsi da illustri Ittiologi. La proposta nomenclaturale che ne deriva, ha innanzitutto tenuto conto dell’importanza di dover assegnare una terminologia appropriata ad entità sistematiche, ossia singole specie, che oggi rivestono un ruolo importante non solo in ambito conservazionistico, ma anche in ambito alieutico. Per tale ragione i ricercatori hanno tenuto conto dei concetti di ESUs (Evolutionary Significant Units ovvero Unità Evolutivamente Significative)
e di MUs (Management Units ovvero Unità di Gestione) proposti in biologia della conservazione. Nello specifico per ESU si intende una o più popolazioni parzialmente differenziate dal punto di vista genetico a seguito di una separazione evolutiva significativa, mentre per MU si intende un’ipotetica popolazione all’interno di un gruppo sistematico (distribuito su un’area geografica più o meno ampia) che è sufficientemente differenziata dalle altre popolazioni da giustificarne una gestione distinta (per fare un esempio banale, ma pratico: una popolazione di trote presenti all’interno di un bacino isolato che seppur geneticamente “identiche” alle trote presenti nel torrente più vicino meritano comunque un attenzione particolare per le loro peculiari caratteristiche morfologiche).
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Detto ciò, lo studio è giunto alle seguenti conclusioni che riporto per intero:
Salmo trutta. Nome comune: trota fario. Distribuzione atlantica e danubiano.
ESU Salmo trutta
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Salmo marmoratus. Nome comune: trota marmorata. Distribuzione: pianura Padana, Croazia e Slovenia.
ESU Salmo trutta - MU Bacini idrografici delle Alpi orientali: bacino idrografico del fiume Adige
ESU Salmo trutta - MU Bacini idrografici delle Alpi orientali: bacino idrografico del fiume Brenta
ESU Salmo trutta - MU Bacini idrografici delle Alpi orientali: bacino idrografico del fiume Piave 37 Confluenze
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Salmo cettii. Nome comune: trota insulare o trota sarda. Distribuzione: presente in Sardegna e Sicilia, laghi di Posta Fibreno e Ninfa e in alcuni corsi dâ&#x20AC;&#x2122;acqua tirrenici (ex macrostigma).
ESU Salmo cettii - MU Bacini idrografici della Sardegna
Salmo ghigii. Nome comune: trota appenninica o adriatica. Distribuzione: bacini appenninici adriatici e tirrenici.
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ESU Salmo ghigii - MU Bacini appenninici adriatici
ESU Salmo ghigii - MU Bacini appenninici adriatici: bacino idrografico fiume Tenna
ESU Salmo ghigii - MU Bacini appenninici tirrenici:bacino idrografico del fiume Tevere (fiume Nera) 39 Confluenze
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Salmo fibreni (ex macrostigma del Fibreno). Nome comune: carpione del Fibreno. Distribuzione: lago di Posta Fibreno.
ESU Salmo fibreni
La trota morpha lacustris (nome comune: trota di lago) viene considerata un morfotipo (ecofenotipo) della Salmo trutta e della Salmo marmoratus. Distribuzione: laghi prealpini.
Trota morpha lacustris
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In assenza di letteratura consolidata a livello internazionale si propone di mantenere la seguente nomenclatura per le entitĂ sistematiche e gestionali sottoindicate:
Salmo carpio. Nome comune: carpione del Garda. Distribuzione: lago di Garda;
ESU Salmo carpio
ESU Salmo carpio - esemplare femmina (in alto) e maschio (in basso) 41 Confluenze
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Salvelinus alpinus. Nome comune: salmerino alpino. Distribuzione: laghi alpini e prealpini.
ESU Salvelinus alpinus - MU laghi alpini Trentino - Alto Adige La terminologia recentemente proposta di Salmo mediterraneus, Salmo farioides, Salmo auseris, Salmo cenerinus, ecc. non trova ad oggi alcun riscontro scientifico o comunque un’appropriata collocazione nel panorama sistematico nazionale su base storico-culturale e pertanto non deve essere presa in considerazione in questo contesto. Eventuali modifiche da apportare nella nomenclatura dei Salmonidi italiani potranno essere prese in considerazione qualora pubblicate su riviste internazionali sottoposte a procedimento di peer reviewing (riviste con impact factor o comunque di elevato valore scientifico). Dai risultati sopra esposti si comprende come la mia domanda introduttiva “ma mica eri a pescare in Friuli??” non è stata scritta a caso. Infatti lo studio mette chiaramente in luce come l’unica Trota autoctona dell’intero distretto padano e di tutti i bacini alpini adriatici, sia la Trota Marmorata, dunque in Friuli non avremo Trote Fario autoctone. Ho fatto questo esempio non per “tutelare” maggiormente la Trota Marmorata rispetto alle altre Trote citate nello studio, ma perché senza ombra di dubbio la massiccia presenza di Trote Fario distribuite in ogni corso d’acqua alpino riesce a dare concretamente idea di quanto sia stata de-
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vastante sino ad ora l’azione errata di gestione ittica sugli ecosistemi acquatici. Avremo modo nel corso delle prossime uscite del nostro magazine di analizzare gli impatti negativi derivanti dalle pratiche di immissione, così come di analizzare azioni alternative sicuramente molto più etiche dal punto di vista ecologico e molto spesso anche maggiormente efficaci dal punto di vista del risultato finale, ossia la presenza di pesce di qualità nei corsi d’acqua. Dal canto nostro come pescatori e soprattutto come pescatori a mosca, (i quali non devono peccare di presunzione ritenendosi nobili per maggiori conoscenze ecologiche, ma che indub-
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biamente hanno maggiormente a cuore la tutela dei salmonidi per ovvie ragioni) dovremmo compiere i primi passi verso il cambiamento. Di sicuro pretendere dagli Enti preposti alla gestione ittica (Regioni, Provincie, ComunitĂ Montane, Associazioni Locali di Gestione) e dalle
riserve private lâ&#x20AC;&#x2122;attuazione di piani di reintroduzione attuati con pesci geneticamente certificati e idonei al particolare sito di introduzione, rappresenterebbe il primo vero atto di nobiltĂ e di dimostrazione di una consapevolezza ambientale matura e ragionata.
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Soddisfazione, foto di Marco Feliciani 47 Confluenze
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A pesca nei Nebrodi Testo di Pino Messina Foto di Pino Messina e Francesco Li Bianchi Che cosa hanno in comune dei gustosi cannoli siciliani con delle piccole ninfe piombate? Apparentemente niente, eppure la scorsa estate ho “fruito” di entrambi nella stessa giornata. Una memorabile giornata trascorsa nell’entroterra siciliano in compagnia dell’amico Francesco Li Bianchi, alla ricerca di furtive trote iridee che nuotano beate nelle veloci acque che solcano i monti Nebrodi. I Nebrodi costituiscono parte dell’Appennino Siculo, un territorio vastissimo e di sconfinata bellezza. Un autentico paradiso terrestre con fiumi e torrenti le cui acque scorrono limpide tra la fitta vegetazione; laghetti montani, prati fioriti in tutte le stagioni, ombrosi boschi secolari, spazi incontaminati di macchia mediterranea.
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Questo e molto di più offrono i Nebrodi agli occhi incantati dei visitatori che li scoprono per la prima volta. In quest’area montana di 200mila ettari è concentrato il più grande patrimonio forestale della Sicilia. La zona si estende nelle tre province di Messina, di Catania ed Enna, ed è limitata a sud da un braccio del Simeto, a ovest dal fiume Pollina, a est dalla fiumara di Novara di Sicilia e a sud dal vulcano più grande d’Europa, l’Etna. Per proteggere questo patrimonio naturale nel 1993 è stato istituito un parco protetto che copre circa 85mila ettari di bosco. Si tratta della più vasta area protetta della Sicilia e di una delle più estese dell’intero continente; orientarsi autonomamente tra questi monti nell’intento di praticare il nostro amato hobby è possibile, ma estremamente difficile, avvalersi di un efficace servizio guide, quale quello offerto da
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Francesco Li Bianchi, risulterà la scelta vincente. E’ andata più o meno così .... con i cannoli ho fatto colazione, le ninfe le ho usate poco dopo per insidiare le furtive trote iridee che probabilmente da diversi decenni si riproducono nei torrenti dei Nebrodi. Già da un po’, durante le mie vacanze estive in Sicilia, dedico qualche giorno alla pesca in acque interne, fruendo dell’ineccepibile servizio guida dell’amico Francesco Li Bianchi, solitamente però la mia attenzione si era fino a quel momento sempre rivolta al black bass. Questa volta però, stimolato anche dalle accattivanti descrizione di Francesco sulla combattività di questi salmonidi, ho deciso di dedicare un’intera giornata alla loro pesca. L’azione di pesca in se non è complessa; si pesca “blind” a risalire, lanciando in ogni buca e rivolo di corrente. Quello che occorre avere è un minimo di allena-
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mento fisico per poter meglio affrontare la risalita dei i torrenti; spesso, immensi massi ci costringono a raggirare il corso d’acqua anche di diversi metri, obbligandoci ad impegnative, seppur brevi, scalatine. Occorre a mio avviso minimizzare l’attrezzatura, evitando inutili sovraccarichi di peso. Qui i telefoni cellulari non hanno particolare copertura di segnale; per evidenti aspetti sia di orientamento che di sicurezza, essere in due diventa oggettivamente una necessità. Le trote sono ben distribuite lungo i diversi corsi d’acqua, occorre tuttavia conoscere i torrenti giusti per aver maggior successo. Ed è proprio per questo che le conoscenze e l’esperienza di Francesco risultano determinanti! I pesci sono molto furtivi, occorre quindi prestare molta attenzione alla fase di avvicinamento. Qui, specie nei mesi pù caldi, non occorrono i wader; si pesca in shorts, con camice anti UV, ed un buon paio di scarpe tecniche antiscivolo per meglio affrontare massi e sassi lungo e sul fondo del torrente, talvolta ricoperti di limo. Viste le ridotte dimensioni degli alvei e la folta vegetazione, ho optato per una canna 7,6 coda DT 4. I finali utilizzati avevano una lunghezza di 3mt ca, con tip in fluorocarbon non inferiore allo 0.16 di diametro. In luglio l’attività superficiale dei pesci è pressochè assente; pescando a ninfa, si sono rivelate molto efficaci imitazioni con teste piombate e dai colori naturali. In generale, queste iridee non sono apparse particolarmente “schizzinose”, dando ottime risposte a diverse tipologie di esche, imitazioni però caratterizzate da siluette ben proporzionate. I pesci allamati sono tutti molto vigorosi, a prescindere dalla
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loro dimensione; pesci lunghi poco oltre 20cm, se chiaramente ricercati con attrezzatura proporzionata, risulteranno molto combattivi, regalando piacevoli emozioni. In piena estate risulterà più difficile insidiare prede di dimensioni importanti. Queste, ed in queste zone, sembrano ridurre al minino la loro attività durante il giorno, nascondendosi in strette buche ed anfratti. Ho personalmente visto le code di due grosse trote spuntare fuori da un paio di anfratti appena sotto il pelo dell’acqua. Questi pesci hanno probabilmente maturato comportamenti che li portano, nei periodi estivi, ad “attivarsi” e cibarsi durante le sole ore notturne. Altro discorso vale invece nei mesi che vanno da marzo a maggio, periodi in cui gli esemplari più importanti risulteranno attivi anche nelle ore centrali. In questi mesi i torrenti avranno inoltre una maggior portata d’acqua, favorendo la minor diffidenza di queste splendide iridee. In diversi punti il torrente è letteralmente inghiottito dalla vegetazione; qui l’azione di pesca prevede la precisa esecuzione di lanci a balestra seguita da brevi recuperi anche contro corrente delle ninfe impiegate. Gli ambienti nei quali ci si trova a pescare sono realmente incontaminati, la pressione piscatoria risulta quasi nulla e si ha la netta sensazione di essere veramente soli, soli immersi nel verde dei boschi, accompagnati dal fragore dell’acqua e dal canto degli uccelli. E’ stata una meravigliosa esperienza che vi invito
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a provare e che sicuramente replicherò. Per contattare l’autore: pinomess@libero.it pino.messina@confluenze.com Per l’organizzazione logistica e servizio guide: http://www.spinningsicilianord.org/
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Los Roques, foto di Roberto Facchinetti 61 Confluenze
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A Permit in Belize
Testo di Benedetto Milani Fotografie di Benedetto Milani e Paolo Migliorini
Per un pescatore a mosca, la cattura di un Permit è un po’ come per un rocciatore raggiungere l’Everest o il K2, insomma, è un traguardo, una chimera che se agguantata, dà una grande soddisfazione personale. E ciò, perchè questo pesce è difficilissimo da ingannare con le nostre imitazioni di granchio (granchi, il cibo prediletto!) e quando anche tu hai eseguito un lancio a regola d’arte, una posa leggera e calibrata, strippi lentamente e lungo, come sempre le guide ti consigliano … lui poi decide all’ultimo momento che tutto ciò che noi gli proponiamo, non è di suo gusto!!
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Questa è la doverosa premessa alla nostra avventura in Belize e precisamente a Placencia, patria indiscussa della pesca al Permit, dove in una settimana, si riescono ad incontrare un gran numero di questi difficili pesci, che ovviamente significa molte più possibilità di cattura rispetto ad altri spot caraibici dove il nostro amico è presente, ma non in così grande numero. Devo confessare che questa avventura non rientrava nei miei programmi di pesca, ma poi si è rivelata una settimana fantastica, a metà marzo. I miei due amici Paolo Migliorini e Vincenzo Petrino, avevano da mesi organizzato la vacanza, io invece, con un doppio salto mortale, ho schivato lavoro e consorte e ... via per la pazza gioia!! Già due anni fa avevo vissuto l’emozione di trovarmi a tu per tu con il Permit, in Messico e precisamente ad Ascension bay, ma in sei giorni di pesca, avevo effettuato due, dico, due lanci solamente con il risultato di aver visto solo la pinna
caudale in tailing e la immediata la fuga del mio potenziale target. Dai racconti di Paolo che in Belize era stato 10 anni fa, dalle notizie raccolte da internet e dalle riviste specializzate, sapevo che là, l’incontro del Permit (attenzione l’incontro, non la cattura!) in questo periodo ne fa uno degli Hot spot mondiali. Dunque con una perfetta organizzazione che i miei due amici avevano imbastito, sono partito … carico come una molla!! Dopo un viaggio veramente lungo e faticoso, preso possesso delle nostre spartane, ma pulite camere presso Dianni’s resort, la nostra avventura stava decisamente iniziando. (Abbiamo dormito una notte ad Atlanta per poi proseguire la mattina seguente per Belize city ed infine, con un piccolo aereo della compagnia locale Tropic air, arrivare a Placencia.) Le nostre due guide, Dermin e Daniel, venute ad incontrarci tra una birra e l’altra, hanno voluto vedere le nostre mosche: Paolo che è un grandis-
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simo pescatore/costruttore, ha sfoderato un numero impressionante di imitazioni che le guide guardavano e soppesavano per valutarne la validità, mostrando decisamente interesse. Le mie scatole sono state invece quasi irrise, ma fortunatamente due settimane prima della partenza, avevo ordinato via internet da Puglisi, un piccolo lotto di vari tipi di Crabs che mi hanno salvato la vita. Infine Vincenzo, non aveva nulla ed io e Paolo, avremmo dovuto fornirgli le mosche perchè lui, che come sempre, non costruisce, non compra nulla, ma pretende che gli amici siano generosi!!! Finalmente si programma la pesca. La prima notizia preoccupante è l’orario previsto per la partenza della mattina successiva: alle 5, già colazionati!!! Si, perchè bisognava seguire le maree e i primi giorni, considerando 45 minuti di barca per raggiungere il reef, dovevamo essere
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operativi a quell’ora. Nessun problema, la pesca non è lavoro, dunque 4.30 colazione presso Yolli’s restorant, la proprietaria gentilissima ci ha preparato, come poi nei giorni successivi, dei breakfast deliziosi e poi ready to go!! Raccontare lo spettacolo della pesca nei reef belizani è impossibile, … quando la guida ti indica una school di 7/8 Permit in tailing, è uno quasi un sogno, … poi ti dice dove e come lanciare a pochi centimetri dal muso del pesce potenzialmente catturabile “ fifteen feet eleven oclock “ e tu, magari contro vento, fai del tuo meglio. Il più delle volte lanci senza aver visto nemmeno il pesce, ma hai gli occhi di Dermin o Daniel che lavorano per te e poi quando uno di loro ti urla: “set set”, devi ferrare canna bassa anche se ancora non hai sentito tirare, … ma loro hanno già visto il pesce mangiare la tua imitazione, … ecco, è veramente una pesca entusiasmante anche se
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difficilissima. Questo è successo per tutti i sei giorni a Placencia, ognuno di noi ha avuto ogni giorno, 7/8 lanci. Per le nostre guide questo era il target e noi, la maggior parte della giornata di pesca, la abbiamo vissuta con queste modalità: ricerca a vista del Permit, avvistato, il tuo compagno di pesca lanciava e 98 volte su cento, non catturava il pesce. Quindi era il turno dell’altro pescatore. Ma tutti eravamo coinvolti da fortissime emozioni anche a quelli che solo osservavano gli amici pescare. E’ ovvio che chi non ha mai provato l’ebbrezza della pesca in mari tropicali, immagina catture a go go, facili facili, ma quella al Permit non è, per esempio come la pesca al Bonefish! Le nostre due guide ci hanno fatto prendere pochissimi bone perchè da quelle parti, ritengono quel tipo di pesca, poco professionale. Abbiamo invece cercato e catturati degli Snook, un pesce che
viene ingannato in lagune di acqua bassa, con dei popper vistosi, provocando attacchi al fulmicotone, veramente entusiasmanti ! Paolo ha poi allamato anche un grosso tarpon che però si è liberato quasi subito. In definitiva, noi siamo andati in Belize con un preciso scopo: prendere almeno un Permit a testa ed io che, come al solito mi distinguo per il fattore c …, ne ho presi due, Paolo uno, ma molto bello, inoltre ha avuto uno strike (racconti di pescatore …) di un pesce da record, stimato dalla guida, intorno alle 40 libbre. Infine Vincenzo ha portato a casa un bel cappottino invernale, anche se per onor del vero, l’ultimo giorno ha agganciato un permit che poi si è slamato, ma la regola dice: pesce “preso” quando lo tocchi!!! In definitiva un’esperienza indimenticabile, da ripetere sicuramente, consigliata caldamente a chi volesse sfidare l’astuzia di un pesce quasi impossibile!
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La nostra pesca La pesca avveniva con lanci non molto lunghi, quasi mai sopra i 10/12 metri (molte volte addirittura con i pesci in avvicinamento a 4/5 metri !!!), spesso contro vento che rendeva tutto bel po’ difficoltoso. Per la ferrata abbiamo dovuto rivedere le nostre abitudini di pescatori di acqua dolce: mai ferrare alzando la canna (dobbiamo scordare assolutamente di fare ciò e alcuni pesci li abbiamo persi per questo motivo!), la ferrata in mare si deve eseguire sempre con canna e cimino quasi radenti l’acqua, tirando energicamente la coda con la mano sinistra (per i destri, … per me con la destra). Questa info può sembrare ovvia per chi già ha pescato in mare, ma vi assicuro che Paolo Migliorini, che ai tropici ci va due volte l’anno da dieci anni, l’ho visto io non ferrare un Permit perchè istintivamente ha sollevato il cimino della canna. Il recupero (stripping)
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del Permit avviene sempre dopo un attimo di affondamento dell’artificiale. Le guide ti dicono: … “lascia, stop” e poi quando hanno visto che il lancio è buono, ti danno l’ok per strippare, sempre con una tensione lenta e lunga, recuperando lentamente circa 50 cm di coda per volta, poi, se c’è la mangiata, ti urlano: “set, set “! (Il famoso pesce da record che Paolo non ha preso, secondo Daniel, la guida, non l’ha ferrato al suo comando e il Permit ha avuto il tempo di sputare il granchio.) Per gli Snook invece abbiamo usato dei popper voluminosi. Quando vedi il pesce (è una pesca bellissima!), devi lanciare l’artificiale davanti al suo muso e strippare molto velocemente per creare “pop” tipico di questi artificiali. Anche per questa pesca, spesso abbiamo lanciato veramente vicini alla barca, 4/6 metri, altre volte abbiamo eseguito anche dei bei lanci lunghi e precisi (15/18 metri) in prossimità delle mangrovie. La pesca in laguna la si fà in piedi sulla prua
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per individuare le sagome delle nostre prede, gli attacchi sono molto spettacolari con salti e fughe veloci. Canne usate: 9 piedi per coda 8 per i bone, 9 piedi coda 9 /10 per permit/snook, tutte con code gallegianti; 9 piedi coda 11/12 per tarpon con coda intermedia e galleggiante (io li ho visti un solo giorno e uno solo ha preso il Gummy minnow di Paolo, ma si è slamato!) Artificiali: granchi, io ho usato dei Puglisi crabs. Le guide sono sempre molto diffidenti, ti danno loro, alle volte, delle imitazioni. Il colore dominante dei granchi in Belize è il verde con zampette marroni, i granchi della sabbia, tipici delle flats dello Yucatan messicano, non vanno bene, a me non li hanno mai fatti usare, ma secondo me sono tante le considerazioni che alimentano i tuoi insuccessi, alle volte pensi sia il lancio sbagliato, la posa troppo rumorosa, la mosca non giusta … in verità sono solo i Permit “furbi e diffidenti”!!! info pernottamento: Dianni’s guest house www.diannisplacencia.com Ristorante per colazioni e cena: Yoli’s bar e grill Phone 5233183 (è a 50 metri dalla guest house e le guide vengono a prenderti sul loro pontile la mattina). Guide di pesca: Dermin Shivers e Daniel Cabral derminshivers@yahoo.com
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Art video, foto di Natalino Costa 79 Confluenze
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Una pescata ad Ala di Stura Testo e fotografie di Massimo Ginanneschi Finalmente … il tempo è clemente e riesco per recarmi ad Ala di Stura nel cuore delle Valli di Lanzo. Quest’anno, è stata istituita una nuova zona di pesca a regolamento speciale, denominata Alafishing Tre Ponti, un suggestivo tratto della Stura di Ala di due Km, suddiviso in due zone, ZRS e ZNK. Ala di Stura comune di circa cinquecento abitanti, situato nella vallata centrale delle tre che formano le Valli di Lanzo a 1080 m. S.L.M. a una cinquantina di chilometri da Torino. La vallata si presenta ripida e stretta ed il torrente che la attraversa “Stura di Ala”, ha le vere caratteristiche di un corso d’acqua alpino con vivaci correnti e grandi massi che spezzano le turbolenti acque cristalline. 81 Confluenze
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Ma torniamo alla pesca. Arrivati in paese con il mio compagno di pesca Ettore, ci rechiamo nella tabaccheria del centro a fare i permessi, dove troviamo Giorgio, il gestore, che molto gentilmente si offre a farci da guida. Dopo aver espletato le formalità ed esserci cambiati, ci rechiamo sulle rive del torrente. Le condizioni dell’acqua sono al limite per la pesca a mosca: acqua otto gradi e temperatura esterna sei. Le trote sono tutte al riparo sotto i grandi massi e quindi sarà molto difficile stanarle. Decidiamo di pescare a ninfa, Ettore pescherà con tecnica classica mentre io decido di provare con la tecnica a filo. La portata d’acqua è talmente sostenuta che sarà praticamente impossibile guadare, ma con questa tecnica, riesco a lanciare i miei artificiali a distanza senza farli dragare. Purtroppo il pesce si presenta apatico alle nostre mosche, dobbiamo sostituirle più volte per trovare quelle giuste. Finalmente Ettore incanna la prima trota, una piccola fario “locale” con belle pinne e colori fantastici e alla buca successiva finalmente una trota degna di nota attacca ancora le ninfe di Ettore, ma dopo una bella lotta e qualche salto nella schiuma, si slama, lasciandoci con l’amaro in bocca per non essere riusciti a foto-
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grafarla. Continuiamo a provare in ogni angolo dove pensiamo possano essere rintanati i pesci, nelle correnti un po’ più lente e dietro i massi, ma la fortuna non ci assiste perché allamiamo altre trote senza mai portarle a riva. Dopo un po’ di arrampicate su e giù per le sponde ricche di alberi e grandi massi, arriviamo nella parte alta della riserva dove il torrente si allarga riuscendo finalmente a percorrerlo sul greto. In questo tratto sono presenti alcune Iridee di taglia notevole “residui di immissioni del campo gara sovrastante”, comunque anche queste ben pinnate e molto vitali. La pesca in questo tratto ci è un po’ più amica: un paio di queste belle trote rimettono diritta una giornata nata “storta”. Volevo comunque precisare che il gestore attuale della riserva, ha deciso di seminare solo trote Fario. Arriviamo al termine del tratto mosca e nonostante le poche catture, ci riteniamo soddisfatti della giornata trascorsa immersi in un paesaggio incantevole dove l’unico rumore che si sente, è il cinguettio degli uccelli e il rumore dell’acqua che impetuosa batte sui massi. Un bella esperienza limitata da questo tempo inclemente che con piogge continue rende poco agevole la pesca; penso che a breve, “condizioni meteo permettendo”, tornerò in questa incantevole valle per riprovare a catturare qualche bella trota. Volevo ancora ringraziare per la loro ospitalità e gentilezza Giorgio Chiappi” gestore della riserva “e Monica Leva “proprietaria della tabaccheria”. Spero che anche voi vogliate provare queste bellissime acque, stimolati da questo mio itinerario.
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Red neck Dressing: Amo: TMC 3769 o similare mis. 10-12-14 Filo di montaggio: colore rosso Coda: barbule di piuma di pernice grigia o marrone Corpo: STS Trilobal dub seal Cream Hackle: pernice grigia Collarino: filo di montaggio rosso Testa: gold bead in tungsteno proporzionata all’amo Appesantimento: piombo, 4 o 5 giri da 0,5 mm
Il montaggio Fissato l’amo al morsetto si procede a legare la bead. Di seguito con delle barbule di pernice, si forma la coda. Si procede poi all’appesantimento dell’artificiale. Con il procedimento del dubbing ad asola si forma il corpo, girando alcune volte il dubbing attorno all’amo. Si fissa ora la hackle di pernice (per creare le zampe) girandola in prossimità della bead. Si forma il collarino con il filo di montaggio color rosso. Un po’ di collante per fissare tutto e l’artificiale è terminato.
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Tric chiaro
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Regolamento riserva Ala Fishing Tre Ponti e notizie utili Tratto della Stura molto caratteristico, ideale per chi ama il torrente alpino, la conformazione e la difficoltà di questo torrente sono l’ideali per chi ama il pesce non facile. Composto da raschi e belle buche, il tratto si presta a tutte le tecniche di pesca. Nel No kill zona mosca si può pescare con tutte le tecniche (secca, ninfa e sommersa). Nome del gestore: Giorgio Chiappi, Via Ceres 3 Ala di Stura - 347/8012504 - 0123/55124 Email: monica.leva@email.it – web: F.B. Alafishing Tre Ponti Regolamento: I buoni di pesca sono di due tipologie, Zona catture (Zona Rossa ZTP), Zona No-Kill (Zona Gialla ZNK). Il permesso di pesca è composto da tre parti. La prima si deve imbucare la prima parte “inizio Pesca”, la parte centrale è da usare come buono sconto negli esercizi commerciali convenzionati (Alberghi, Bar, Ristoranti, Negozi), mentre la terza parte, è da imbucare a fine pesca. Le cassette per imbucare i buoni sono dislocate lungo la riserva ad a tutti e tre i ponti. Zona Catture (Dal Ponte Villar al Ponte Cresto): è consentito l’utilizzo di tutte le tecniche di pesca convenzionali, (con esche naturali, Spinning, Mosca). Si può utilizzare una canna munita di un solo amo, ad eccezione della pesca a mosca che
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può utilizzare un massimo di due mosche. Sono consentite quattro catture ogni buono; si può usufruire di max due buoni al giorno per persona. Il costo dei buoni è di: 15,00 € buono da 4 trote, 13,00 € buono da 4 trote riservato ad associazioni, residenti e ragazzi. Zona No-Kill (dal Ponte Cresto al Ponte Tomà) riservata solo alla pesca a mosca. E’ consentito l’utilizzo di max due mosche senza ardiglione o debitamente schiacciato Si possono utilizzare code galleggianti, intermedie ed affondanti; è vietato l’utilizzo dello strike indicator ed è vietato piombare il terminale. Le mosche possono essere munite di un solo amo (no Tandem). E’ consentito l’utilizzo del guadino. Il costo dei buoni è: Giornaliero 15,00€ e Giornaliero 13,00€ per Associazioni, Residenti e ragazzi. Consigli Pesca: pesca a mosca a secca ideali le Sedge ed in periodo estivo, le grosse stone fly. Sono presenti buone schiuse di beitis ed ecdionuridi, quindi anche le relative imitazioni. Orario di pesca: Zona Kill, dalle 7,30 alle 12,00 e dalle 14, alle 19,00 Zona No-Kill dalle 7,30 alle 12,00 e dalle 14,00 ad un ora dopo il tramonto Licenza di pesca richiesta: licenza governativa
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valida per l’anno in corso. A breve sarà istituita una Zona Verde (riservata ai portatori di handicap). Le Zone Rossa e Gialla, su sponde o tratti di esse potranno venir istituiti temporaneamente campo gara o campo scuola. Reperibilità Permessi: Tabaccheria, via Ceres 3 Ala Di stura ed a breve anche nei maggiori esercizi commerciali (Bar, Ristoranti ,ecc.). Viabilità: da Torino tangenziale nord uscita Borgaro, proseguire per Lanzo, quindi Germagnano, Ceres, Ala di Stura. Dove Dormire e mangiare: Grand Hotel Ala di Stura Via Pian del Tetto 2 Ala di Stura 0123 55189 - 0123 55290 Albergo Raggio Di Sole Via Ceres, 7 Ala di Stura 0123 55191 Albergo Ristorante D`Ala “Da Silla di Domenica De Stefanis Via Villar, 10 Ala di Stura 0123 565028 Bar Ristorante Maronero, 12, Piazza Centrale 10070 Ala Di Stura (TO)tel: 0123 565021 Bar Birreria Pizzeria “GiBì”, Via Pian del Tetto n°5 Ala di Stura TO - tel 3336652020 - 3383785174 Ca Di Pra - Bar Cresto Sig. ra Pinuccia - Bar Martassina sig. Matteo Negozio pesca: Angolo della pesca presso la tabaccheria via Ceres 3 Ala di Stura.
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“Puccini”, foto di Marco Feliciani 93 Confluenze
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Testo di Marco Feliciani Fotografie di Corrado Corradini
La PHEASANT TAIL è molto diffusa e largamente impiegata in pesca anche negli stadi sommersi, emergenti e galleggianti ed a testimonianza di questo, vi è un numero infinito di modelli e varianti reperibili sul mercato; probabilmente non popolare come le versioni imitanti lo stadio di ninfa, resta comunque uno degli artificiali di superficie maggiormente conosciuti ed apprezzati. Quando iniziai l’avventura della pesca a mosca, la PHEASANT TAIL comparve da subito tra gli artificiali che ero solito utilizzare e senza alcun dubbio, era uno di quelli maggiormente impiegati nei mesi primaverili e estivi. Mi regalò le prime grandi soddisfazioni ed emozioni, anche se allora erano quasi sempre rappresentate da catture di piccole trotelle fario di torrente.
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Ben presto le “mie” PHEASANT TAIL mi permisero di catturare i primi sospettosissimi cavedani che ero solito pescare nei fiumi del piano, facilmente raggiungibili con i miei mezzi di allora: una vespa Primavera 125 mi permise di pescare acque che in motorino e bicicletta, prima, erano difficilmente raggiungibili, in particolare l’Adda e ancor di più il Ticino ed alcune acque minori collegate a quest’ultimo, con predilezione per il meraviglioso (allora purtroppo!) Scavizzolo, una stupenda roggia che scorreva in boschi selvaggi e che poteva ricordare in alcuni suoi punti un piccolo Unec. Mi ricordo ancora delle spettacolari pescate di cavedani alla luce della luna e la Pheasant Tail secca, era quasi sempre la mosca protagonista. Nei mie primi anni di pesca probabilmente non ci fu una sola uscita dove non veniva da me montata sul finale e questa mia fiducia in essa venne sempre ripagata. Per la verità nei primi miei 10 anni la utilizzai esclusivamente in 2 modelli: una versione sommersa semplicissima tipo spider, variando le hackles (pernice o gallina grigia o nocciola chiaro) e facendole sia con le code che senza. L’altra versione era (è) realizzata come una classicissima secca, con code e corpo realizzati con 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano e con 2 hackles, una di colore grigio medio scuro ed una color marrone rossiccio, montate miscelate tra loro. Ero solito utilizzarle su ami classici da secca del 16 e
14, difficilmente erano di misure maggiori (12) o minori (18). In seguito ampliai in modo esponenziale i modelli, anche grazie ad una maggior presenza di materiali ed a una inevitabile maggiore esperienza di pesca e di costruzione che iniziavo ad avere. Oggi posso affermare che proprio l’universalità che contraddistingue la Pheasant Tail, fa di questo artificiale un “laboratorio” di costruzione e di sperimentazione di nuovi materiali che sempre più numerosi compaiono sul mercato. Proprio come è stato nella prima parte dedicata alle imitazioni di ninfa, anche in questa seconda parte Vi presenterò numerosi artificiali imitanti sommerse, emergenti e secche impiegando numerosi materiali sia sintetici che naturali. La rassegna di artificiali che vi verrà qui presentata è una serie di miei suggerimenti che, partendo dalla classica Pheasant Tail, si realizzano nuovi modelli altrettanto validi quanto l’originale, impiegando materiali alternativi; l’unico comune filo conduttore di tutti i modelli sono le classiche fibre d piuma di fagiano maschio, il materiale che appunto da il nome a questo fortunatissimo artificiale. Ed ora la rassegna degli artificiali, iniziando nell’ordine da quelli sommersi, per passare poi a quelli che imitano lo stadio di “emergenti”, per poi concludere con quelli totalmente galleggianti, le classiche dries flies.
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ARTIFICIALI SOMMERSI PHEASANT TAIL SOMMERSA PERNICE Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: sottile tinsel color rame Torace: in dubbing con ice dubbing color olive brown Hackles: 1 piuma di pernice grigia
PHEASANT TAIL SOMMERSA GALLINA Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: sottile tinsel piatto riflettente color oliva giallastro Hackles: 1 piuma di gallina vaporosa di colore grigio chiaro girata 2 volte
PHEASANT TAIL TIP TINSEL COPPER Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Tip: circa Âź della lunghezza del gambo dellâ&#x20AC;&#x2122;amo, realizzato con tinsel piatto coloro rame Rib: sottile filo di rame Hackles: 1 piuma di pernice grigia 97 Confluenze
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PHEASANT TAIL SOMMERSA ICE DUBBING Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e parte centrale del corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Tip e torace: realizzato in dubbing con ice dubbing coloro olive brown Hackles: 1 piuma di pernice marrone o grouse
PHEASANT TAIL SOMMERSA RED Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Tip: realizzato con seta floss o polyfloss color rosso arancio Rib: facoltativo, in sottile filo di rame Torace: in dubbing con ice dubbing color olive brown Hackles: 1 piuma di gallina vaporosa grigio chiaro girata 2 volte
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Dopo questa presentazione di 5 artificiali sommersi, è ora della presentazione di alcuni modelli imitanti ninfe nella fase emergente.
NINFE EMERGENTI PHEASANT TAIL NINPH CDC Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769, Tmc 921 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: in sottile filo di rame o in tinsel piatto color rame Torace: in dubbing di cul de canard coloro nocciola o grigio scuro Sacca alare: realizzata con le eccedenze delle fibre di piuma di fagiano già utilizzate per le code ed il corpo Note: artificiale imitante piccole ninfe emergenti imprigionate nella pellicola superficiale che impiego con molto successo da circa 2° anni, spesso micidiale con trote e temoli molto selettivi ed in corsi d’acqua molto pescati
PHEASANT TAIL NINFA CDC EMERGENTE CON ALI Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769, Tmc 921 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: in sottile filo di rame Torace: in dubbing di cul de canard coloro nocciola o grigio scuro Sacca alare e ali: realizzate con 2 piccole piume di cul de canard di colore grigio medio o caki montate in avanti e contro ribaltate all’indietro e fissate con il filo di montaggio dopo aver eseguito il nodo di chiusura.
PHEASANT TAIL EMERGENTE CON ALI IN YARN Come il modello appena descritto, ma con la sacca alare e le ali realizzate in Yarn
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PHEASANT TAIL NINFA EMERGENTE IN GALLINA Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo, in sottile filo di rame Torace: in dubbing di cul de canard coloro nocciola o grigio scuro Sacca alare: realizzate con piattina riflettente di colore oliva giallastro Hackles: 2 giri di gallina coloro grigio medio scuro
PHEASANT TAIL NINFA EMERGENTE CDC Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo, in sottile filo di rame Torace: in dubbing di cul de canard coloro nocciola o grigio scuro Sacca alare e zampe: realizzate con 2 piumette di cdc che dopo aver formato la sacca alare, le eccedenze vengono poste ai lati della stessa imitando le zampe della ninfa emergente che si intende imitare
PHEASANT TAIL NINFA EMERGENTE GALLEGGIANTE Amo: Tiemco Tmc 3761, Tmc 3769 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: in tinsel piatto color rame Torace: in dubbing di cul de canard coloro nocciola o grigio scuro Sacca alare: realizzate con piattina riflettente color oliva giallastro Hackles: in piuma di cul de canard nei colori grigio medio scuro o caki girata 2/3 volte 103 Confluenze
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ARTIFICIALI GALLEGGIANTI
PHEASANT TAIL PARA FLUO Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: in tinsel piatto riflettente color oliva giallastro Torace: in dubbing di ice dubbing color OLIVE/BROWN Ali: ciuffo di air thrue wing della Tiemco nei colori fuxia fluo o salmone fluo Hackles: 1 piuma di gallo colore marrone rossiccio girata a parachute 3 volte
PHEASANT TAIL PARA CDC Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: in tinsel piatto riflettente color oliva giallastro Torace: in dubbing di ice dubbing color OLIVE/BROWN Ali: ciuffo di cul de canard nei colori grigio scuro o caki Hackles: 1 piuma di gallo colore marrone rossiccio girata a parachute 3 volte
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PHEASANT TAIL TRICO THORAX Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Ali: realizzate con 2 piccole piumette di cul de canard nei colori grigio scuro o caki Hackles: 1 piuma di gallo colore marrone rossiccio girata a circa metĂ gambo dellâ&#x20AC;&#x2122;amo e rasata nella parte bassa
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PHEASANT TAIL CLASSICA Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 18, 16 e 14 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo con tinsel piatto cdi colore rame o color oliva giallastro Hackles: 2 piume di gallo, 1 di colore grigio medio scuro ed 1 di colore marrone rossiccio
PHEASANT TAIL PALMERATA Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo con tinsel piatto di colore rame o color oliva giallastro Hackles: 1 hackle di gallo marrone rossiccio girata a palmer lungo il corpo a spire larghe; in testa all’artificiale (vicino all’occhiello dell’amo) 3 / 4 giri con una piuma di cul de canard grigio chiaro.
PHEASANT TAIL CLASSICA CON CDC Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo con tinsel piatto cdi colore rame o color oliva giallastro Hackles: 1 piuma di gallo color marrone rossiccio ed 1 piuma di cul de canard grigio medio scuro
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PHEASANT TAIL CDC Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo con tinsel piatto cdi colore rame o color oliva giallastro Ali: 2 piume di cul de canard montate a V di color caki o grigio medio scuro
PHEASANT TAIL SPENT CDC Amo: Tiemco Tmc 100, Tmc 101 o similare nelle misure nr 16, 14 e 12 Filo di montaggio: nei colori nocciola o marrone scuro, XXF Ultrafine della Benecchi ora distribuito da BERTA CHE FILAVA Code e corpo: 3 / 4 fibre di piuma di coda di fagiano maschio Rib: facoltativo con tinsel piatto cdi colore rame o color oliva giallastro Sacca Alare: ricavata con 2 piume di cul de canard nei colori caki o grigio medio scuro Ali: 2 piume di cul de canard montate aperte e posizionate a spent di colore caki o grigio medio scuro
CONCLUSIONI
Spero con questa mia ultima presentazione di proposte di artificiali, ispirati più o meno alle classiche Pheasant Tail, di aver destato curiosità ed interesse nel lettore; la PHEASANT TAIL è uno di quegli artificiali che rientra nel ristretto numero di mosche universali, ovvero di artificiali la cui capacità catturante rimarrà inalterata nel tempo a dispetto delle migliaia e migliaia di nuovi modelli che compariranno in futuro. Del resto il materiale che caratterizza questa tipologia di artificiali è la coda di fagiano maschio, ovvero uno dei pochi materiali, insieme alle piume di pernice, alle fibre di pavone ed al pelo di lepre, che risulta veramente indispensabile e che permette di realizzare artificiali molto efficaci in pesca.
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“Masta”, foto di Natalino Costa 115 Confluenze
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Il torrente Mastallone, affluente di sinistra del fiume Sesia, è uno dei migliori fiumi per la pesca a mosca nel nord Italia. Nasce nel territorio del comune di Bannio Anzino, ha origine dalle gelide acque di un piccolo lago di origine glaciale, il lago di Baranca (1.820 m). La storia e la tradizione di pesca a mosca in Italia è nata in queste valli molti secoli fa. Il tradizionale stile di pesca a mosca qui è molto antico, in particolare, i pescatori locali utilizzavano lunghe canne in bambù, senza mulinello e lunghe lenze intrecciate, fatte con i crini della coda del cavallo maschio. Anche le mosche utilizzate in valle sono molto particolari, in genere si tratta di “spiders” con il corpo in seta rosso, grigio, giallo o viola con una piuma morbida di pernice o di uccelli notturni. Per molti secoli i pescatori della Val Sesia hanno catturato temoli, trote fario e grandi trote marmorate e questo modo tradizionale di pesca, sopravvive fino ai nostri giorni. Alcuni anni fa, due amici pescatori a mosca, Roberto Nera e Marco Feliciani, con il locale Consorzio della Val Mastal-
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lone, hanno avviato la gestione di una parte del fiume Mastallone, denominata “La Selva”. Con le loro esperienze di pesca con la mosca e le conoscenze che hanno acquisito in tutto il mondo, i due amici hanno visto la possibilità di creare in Italia qualcosa di simile alle più famose riserve della Slovenia o Austria, dove la tradizione della pesca a mosca è profondamente radicata nella loro storia. Nel fiume Mastallone vi è una massiccia popolazione di trote fario, iridee e grandi trote marmorate. Vi è anche la presenza di alcuni temoli che si ritiene risalire dal fiume Sesia. Ogni anno il fiume viene ripopolato con trote di qualità provenienti da allevamenti selezionati. Il progetto futuro è quello di immettere sola-
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mente trote selvatiche provenienti dal ceppo autoctono nate nella valle. Questi pesci saranno allevati in un nuovo incubatoio, creato appositamente per questo scopo. Il Mastallone è un fiume che scorre in un ambiente montano fantastico, caratterizzato da correnti e buche profonde in cui la presenza degli insetti è molto variegata; infatti durante il corso dell’anno è facile vedere schiuse anche massicce di grandi perlidi, mayflies, caddis e stone121 Confluenze
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fly. Particolare attenzione deve essere data alle schiuse delle grandi perlidi chiamate in dialetto locale “stravacche” tra maggio e la fine di settembre. La presenza di questi insetti di grandi dimensioni caratterizzano la pesca nel fiume, offrendo l’opportunità di catturare con la tecnica della pesca a mosca secca, le grandi trote che frequentemente bollano su grosse imitazioni di sedges, plecotteri e altri terrestrial. La pesca a mosca sommersa con gli “spiders” nei colori grigio chiaro e
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verde oliva spesso risulta essere la tecnica più efficace per la cattura delle trote. Anche la pesca a ninfa risulta essere molto produttiva, in particolare nella stagione primaverile mediante l’utilizzo di imitazioni di grandi dimensioni, riducendo gradualmente la misura degli artificiali fino ad utilizzarne di piccoli durante l’estate e l’autunno. La pesca a streamer è consigliata in presenza di acqua più alta e velata, offrendo l’opportunità di catturare le grosse trote marmorate che dimo127 Confluenze
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rano nelle buche più profonde e sotto le grandi rocce. Il fiume Mastallone dà al pescatore con la mosca, la possibilità di utilizzare tutte le tecniche che preferisce, passando da una all’altra durante il trascorrere della giornata. La valle non è solo interessante da un punto di vista alieutico, ma è anche possibile visitare le località e i caratteristici villaggi che conservano ancora intatte le loro antiche tradizioni storiche, inoltre i ristoranti tipici presenti in loco, offrono la possibilità di degustare piatti tipici della cucina genuina e tradizionale e sorseggiare un buon bicchiere di vino rosso. La val Mastallone e la “riserva della Selva” sono facilmente raggiungibili da Milano e da Torino, e offrono al pescatore a mosca in visita in Italia, l’opportunità di divertirsi e rilassarsi, pescando grandi trote in una valle selvaggia con una antica tradizione alpina di pesca con la mosca. INFO MASTALLONE " LA SELVA": 131 Confluenze
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INFO MASTALLONE
" LA SELVA":
La riserva della "Selva" è divisa in due tipologie di gestione differenti: un tratto denominato "Rosso" riservato esclusivamente ad un numero limitato di soci sostenitori, che si estende nel comune di Cravagliana in località "pian delle fate" fino alla località "la merendola", ed un nuovo tratto in località "ponte delle due acque" e "bocca di Voi" nel comune di Fobello. un tratto "verde" riservato ai permessi giornalieri che si estende da circa cento metri a monte dal ponte della Gula fino alla località" pian delle fate"; tre sono le tipologie di permessi giornalieri acquistabili: NO KILL al costo di € 35; " CAPO TROFEO" al costo €40 che consente di trattenere un capo trofeo superiore a 40 cm; e "COUP DE SOIRE" al costo € 25 che consente, nei soli giorni feriali e nei soli mesi di giugno, luglio ed agosto di pescare dopo le ore 16,00 fino al tramonto.
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Ecco un elenco di rivenditori di permessi in valle dove si può anche pernottare e degustare i prodotti gastronomici tipici: "ALBERGO RISTORANTE DELLA POSTA ": in comune di Fobello, via Roma 19 tel: 0163 55 914 Cel. 342 83 35 mail: albergofobello@gmail.com "LA SQUARA bed & breakfast":frazione piana dei campelli ,Fobello, tel/fax +39 016355095 "RISTORANTE "PIAN DELLE FATE" 13020 CRAVAGLIANA (VC) Tel: 0163 560829 Cell: 340 7752709 "LOCANDA DEL CACCIATORE" Via provinciale 33 - 13020 - Cravagliana (VC) Italia, tel: 0163.55366 Altri rivenditori di permessi “la selva”: Caffè Stazione a Varallo Sesia, tel. 0163.51805 Il Gatto con gli Stivali di Gatti Orazio Achille, Via Bergognone, 27 20144 Milano - Italia Tel. +39 02 89406796 - Fax. +39 02 89406666 GARUE via del Torchio 14 Milano tel: 0039 02 il guardiapesca Roberto Cucciola 86453590 cell. 347 8123280 ARMERIA BUZZINI Via Antonio Salieri, 6, 20131 Milano 02 266 6798 SANDRO GHILARDI: Via Alberto da Giussano, 1, Milano Telefono:02 498 0501 ARMERIA PARINI:12 V. FERMI, Settimo Milanese, MI 20019 Tel. 02 3350 1265 LA VALLATA pesca sportiva: Castelletto di Cuggiono (Mi) – Via Molino Nuovo, 5 Cell. 339 5797606
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