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L’innovazione parla italiano pag

L’INNOVAZIONE PARLA ITALIANO

Il Paese registra una forte crescita del fintech, ma ci sono ancora ostacoli da superare, come l’accesso limitato ai capitali per la crescita, la scarsa lungimiranza delle start-up e la penuria di iniziative di sistema

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Cinzia Meoni

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> Alessandro Longoni

Head of Fintech District ra start-up innovative, un presidio sempre più massiccio da parte dei colossi tecnologici della Silicon Valley nel settore e lo spettro di possibili strette regolatorie, per il fintech e l’insurtech si preannunciano nuove sfide e nuovi orizzonti. “Il settore assicurativo è in evoluzione, la parola chiave per il futuro è modularità. Le compagnie devono prepararsi ad affrontare un’ampia varietà di scenari: offerte, sistemi e strutture organizzative modulari saranno indispensabili per dare vita a un cambiamento di valore, solido e reattivo. Nei prossimi anni i player del settore saranno definiti in base alla loro forza all’interno di una value chain altamente specializzata, che li trasformerà sempre più in orchestratori - ha affermato Monia Ferrari, financial services director di Capgemini in Italia – Altro ambito in ascesa nel mondo del fintech è quello dei pagamenti digitali, e per abbracciare questa nuova era le banche dovranno costruire un ecosistema di partnership che consenta loro di stare al passo con i cambiamenti”. Questo universo in movimento è stato al centro della seconda edizione del Milan Fintech Summit. FocusRisparmio ha colto l’occasione per fare il punto sull’innovazione italiana (364 fintech a fine 2020), con Alessandro Longoni, alla guida del Fintech District (organizzatore, insieme a Business International-Fiera Milano Media). Nonostante il forte impulso alla crescita registrato nell’ultimo periodo (nel solo primo trimestre i round di finanziamento del fintech tricolore hanno raccolto 343 milioni di euro) e le attese più che positive per il settore (+58% entro il 2023 secondo le stime di EY/Excelsion), a giudizio di Longoni la strada da percorrere per raggiungere i livelli di chi è partito prima di noi è ancora lunga. “Sebbene il trend sia positivo, i numeri del mercato italiano indicano un’alta concentrazione degli investimenti a favore di poche realtà”, nota l’esperto, per cui i maggiori ostacoli allo sviluppo dell’innovazione finanziaria made in Italy sono tre: l’accesso limitato ai capitali per la crescita, considerando che dal punto di vista burocratico e fiscale, gli investimenti non sono facilitati in Italia, un approccio spesso poco lungimirante delle start-up, che nascono con l’idea di affermarsi solo sul mercato domestico trascurando una visione globale che le porterebbe a uno sviluppo più rapido, e infine la penuria di iniziative di sistema. In questo scenario in ogni caso, puntualizza Longoni, “la pandemia ha rappresentato l’acceleratore di un trend: i player tradizionali si stanno strutturando collaborando con le fintech e integrando la loro offerta, e le istituzioni hanno dato il via a progetti per la promozione del comparto, come l’Hub innovazione di Banca d’Italia e l’acceleratore Fintech+ di Cdp, di cui Fintech District è partner”. Secondo l’esperto, le conseguenze della pandemia hanno imposto una netta modifica del rapporto con il cliente finale. La risposta a queste esigenze, spiega, “si trova nell’open innovation. Si affermeranno sul mercato quelle realtà che metteranno le esigenze del cliente al centro della loro value proposition e si adopereranno per portare sul mercato in maniera rapida un’offerta modulare”, conclude.

CHART

Funding totale del Fintech italiano per anno (in milioni di euro)

343

200 261 247

61

54

2016 2017 2018 2019 2020 2021 1° TRIM

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