FOGLIE n.16/2015

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

CAPORALATO chi è senza peccato scagli la prima pietra agrICOLTURA

Nasce il focus rete del lavoro agricolo ALIMENTAZIONE

Frutta e verdura ideali contro la sindrome da rientro MONDO GAL

Trulli e Barsento, creata la rete delle Locande della Murgia

N° 16 • 15 SETTEMBRE 2015





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ditoriale

Lotta al caporalato: Pra senza più segreti

15 settembre 2015 - n. 16 - Anno 10

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264

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al 3 settembre scorso il personale ispettivo può liberamente accedere al Pra. Semplificato, infatti, l’accesso al Pubblico Registro Automobilistico (Pra) per verificare la titolarità dei veicoli impiegati in attività produttive. Adesso gli ispettori del lavoro hanno a disposizione un nuovo strumento per contrastare il caporalato e svolgere attività di vigilanza su specifici settori produttivi. La novità fa seguito alla sottoscrizione del protocollo Ministero – Aci , con il quale gli ispettori del lavoro hanno ottenuto il lascia passare per accedere con immediatezza alle informazioni contenute nel Pubblico Registro Automobilistico (Pra). Una buona misura per continuare la lotta al caporalato: i furbetti che si intestano autoveicoli a nome dell’azienda, senza che queste ultime vengano realmente impiegate in attività produttive, sono stati messi con le spalle al muro dal Ministero del Lavoro. Infatti, gli ispettori del lavoro potranno verificare, in tempo reale, la titolarità degli autoveicoli e confrontare queste informazioni con altre raccolte durante le ispezioni o provenienti dalla consultazione di altre banche dati a disposizione. La consultazione potrà risultare particolarmente utile nel caso di un’azione di vigilanza in settori quali l’agricoltura, l’edilizia, l’autotrasporto e altri ad essi colle-

gati quali, ad esempio, i servizi di logistica. In particolare, come si diceva, in agricoltura l’accesso al Pubblico Registro Automobilistico risulterà particolarmente efficace in tutte le azioni di contrasto al “capolarato” che notoriamente si realizza attraverso l’intermediazione di manodopera da trasportare e smistare nei diversi cantieri o terreni agricoli o comunque ogniqualvolta sia necessario verificare la presenza di una determinata impresa nell’ambito di un sito produttivo. La sottoscrizione, dunque, rappresenta una delle tante sinergie interistituzionali che il Ministero del Lavoro intende promuovere e che devono interessare non soltanto le istituzioni impegnate nella lotta all’illegalità, ma ogni altro soggetto pubblico in possesso di informazioni utili ad una più efficace azione di vigilanza.



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ommario

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editoriale

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Lotta al caporalato Pra senza più segreti

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a nardò Tutti in piazza per dire “basta” associazione vivaisti esportatori le nuove sfide del 2016 a Flomart scavi archeologici del metapontino Tour turistico tra frutticultura innovativa

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focus rete lavoro agricolo Attività istituita dal Ministero fruit imprese Ripartiamo dal Durc coldiretti puglia Fallito il progetto “capo on - ghetto off” agricoltura I proprietari non sono i padroni concorso youfarm Vittoria tutta italiana

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PREZZO LATTE Boicottaggio al Fior di Latte Pugliese

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fermo pesca Provvedimento vecchio e inadeguato

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AGRICOLTURA

AGROALIMENTARE

PESCA

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EVENTI

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oleoteca terrasud L’olivo di Puglia impara a pedalare a ruffano Maru: il peperoncino in festa fooding 2015 La Puglia gourmet per 3 giorni nella BAT

MONDO GAL

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gal dei trulli e di barsento Creata la Rete delle Locande della Murgia i gal di puglia all’expo AMilano la Puglia Rurale sereno variabile I beneficiari del gal diventano set per la tv alimentazione

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sindrome da rientro Frutta, verdura e pesce alla base


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gricoltura

Dal 1 settembre è possibile aderire attraverso il sito www.inps.it

“Focus rete lavoro agricolo” istituito dal Ministero

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l Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica l’inizio delle attività della ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’. Dal primo settembre infatti le aziende agricole interessate possono aderire alla Rete tramite il sito www.inps.it. Per la prima volta in Italia si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro. Si prevede inoltre un sistema premiante per le imprese che aderiranno alla Rete ed entreranno nel circuito. Della cabina di regia, presieduta dall’Inps, fanno parte le organizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali agricole, insieme ai rappresentanti dei Ministeri delle Po-

litiche agricole, del Lavoro e dell’Economia e della Conferenza delle Regioni. Possono fare richiesta per entrare nella Rete le imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti: a) non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; b) non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera a); c) essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

Le azioni e le proposte per contrastare il caporalato

Marco Salvi (Fruitimprese) : “ Ripartiamo dal DURC”

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l caporalato, nel senso di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, è in questi giorni al centro dell’attenzione del Governo e sotto i riflettori della stampa. Vediamo una serie di iniziative e proposte di addetti ai lavori e associazioni di categoria volte a contrastare il fenomeno. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese entra nel merito e porta esempi concreti. “Alla nostra ultima Assemblea, in aprile, presenti i rappresentanti della Distri-

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buzione e del Governo, Fruitimprese ha proposto alle insegne della Gdo italiana di chiedere ai propri fornitori il Durc. Il “Documento unico di regolarità contributiva” tutela infatti le aziende di produzione dalla concorrenza sleale di chi opera fuori dalle regole e, al tempo stesso, garantisce al consumatore un prodotto con i necessari requisiti di eticità. Fruitimprese ha anche chiesto un impegno del Governo sul tema della riduzione dei costi, a cominciare dall’Irap”.

Claudio Mazzini, responsabile nazionale Ortofrutta della Coop dichiara: ““I nostri fornitori di prodotto a marchio si impegnano a rispettare il Progetto Etico di Coop Italia, in particolare lo standard SA8000 del SAI, Social Accountability International, basato sulle convenzioni dell’International Labour Organization e in linea con la Dichiarazione universale dei Diritti umani. Coop Italia è stata la prima azienda europea, e fra le prime dieci al mondo, a ottenere nel 1998 la certificazione www.foglie.tv


SA8000. Posso quindi affermare che, per noi, questo è un tema sensibile e cruciale, oltre che un requisito imprescindibile, che chiediamo alle aziende fornitrici. L’importante è che la filiera si muova unita e in modo coordinato. Va ricordato comunque che non tutti i contesti sono uguali; non tutte le filiere sono paragonabili, non si può generalizzare il Nord come nemmeno il Sud. Per fare un esempio, quando la necessità di manodopera non specializzata aumenta, sappiamo che sale anche il rischio. Le filiere sono critiche e rischiose proprio a seconda delle differenti esigenze e peculiarità, e non

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per parallelo”. Agrinsieme Puglia, il coordinamento delle organizzazioni agricole C.I.A. (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare (Legacoop, Confcooperative, Agci ) e Copagri rileva come “a livello regionale si sta lavorando per affermare i principi del rispetto delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nelle aziende agricole e tra i lavoratori agricoli. Non dimentichiamoci che gli imprenditori agricoli, ovvero i datori di lavoro, sono anche loro coinvolti nei lavori aziendali e nelle operazioni colturali e come tale sono i primi ad

essere interessati alla tutela della loro salute e della salute dei loro dipendenti. Per venire incontro alle imprese agricole è necessario snellire la burocrazia e rendere chiare le regole, ed armonizzare i costi del lavoro a livello europeo. Le aliquote contributive di previdenza e assistenza sociale, infatti, a carico del datore di lavoro agricolo sono pari a circa il 35% e sono di gran lunga superiori a quelle in vigore negli altri Stati membri dell’Ue che vanno dal 12% del Regno Unito, al 15.88% della Spagna, al 21% del Portogallo, al 13% della Francia, o addirittura allo 0,5% della Germania”.

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gricoltura

Capolarato: la posizione di Coldiretti Puglia

Fallito su tutta la linea il progetto “ capo on - ghetto off ”

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oldiretti Puglia si domanda e domanda al consigliere e già Assessore alla trasparenza Minervini secondo quale strano sillogismo una organizzazione come Coldiretti non possa muoversi ‘attivamente’ e parlare di contrasto al capolarato, quando è già motivo di espulsione di un socio per Statuto, solo perché non ha condiviso taluni strumenti imposti dalla pubblica amministrazione senza utili contradditori, perché ritenuti inefficaci se non addirittura controproducenti. Il bollino etico ha dato dimostrazione di quanto sia coerente e libera Coldiretti. Quando condivide la linea firma, in caso contrario non appone sigle di facciata. Il banco di prova per testare la reale e non di facciata volontà di rispettare le imprese agricole e agroalimentari, le opportunità occupazionali che creano e i lavora-

tori sarà il rinnovo dei contratti di lavoro. Le firme dei protocolli di intesa su temi così scottanti come il lavoro nero e/o il caporalato non hanno mai portato risultati, come dimostrato dal fallimento su tutta la linea del documento citato dal consigliere Minervini che nessun effetto ha sortito proprio rispetto al progetto ‘capo on - ghetto off’”. “All’epoca – giugno 2014 – Coldiretti non solo non firmò Il protocollo, ma criticò la decisione dell’allora assessore regionale Minervini di chiudere in Prefettura un’intesa sul lavoro agli immigrati extracomunitari prima della definizione dell’accordo tra datori di lavoro e sindacati, visto che il succitato protocollo – evidentemente scritto senza tenere conto di tutte le ripercussioni del caso - proprio sui contributi andava addirittura a creare una discriminazione al contrario rispetto ai lavori italiani”.

In merito al Daspo sui finanziamenti, Coldiretti Puglia precisa che il PSR già prevede il blocco dell’erogazione in caso di mancata presentazione di certificazione probante percorsi di legalità e trasparenza. La inutile moltiplicazione di documenti è in netta contraddizione con il percorso di semplificazione che la stessa Regione Puglia ha avviato. Così come Coldiretti Puglia “denuncia il balletto di dati, numeri e notizie vere, false o presunte su lavoro nero, braccianti, imprese, raccolte, caporali – di cui vorremmo conoscere le fonti ufficiali e i riscontri e gli accertamenti delle forze dell’ordine - sciorinate in questi giorni che hanno azzerato con un colpo di spugna l’immagine positiva della Puglia a livello nazionale e internazionale. Le aziende esportatrici pugliesi nelle

ultime settimane si trovano nella difficile condizione di ‘giustificarsi’ per quanto accade, come se il problema dell’etica fosse un male che ha colpito trasversalmente tutte le imprese produttrici agricole e agroalimentari pugliesi. Se sindacati e istituzioni hanno una fotografia così precisa e inequivocabile del problema, dovranno immediatamente essere ascoltati dalle forze dell’ordine, in modo che vengano sgominate definitivamente le bande di malfattori”. “Pur avendo condiviso il principio della premialità e la funzione e l’utilizzo dato al DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva) anche in campo agricolo, Coldiretti Puglia continua a sostenere forti perplessità rispetto alla comunicazione anticipata di assunzione e ai ‘già regolarmente applicati’ indici di congruità – per cui

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abbiamo presentato ricorso al TAR in considerazione dell’inadeguatezza di questo strumento rispetto alle peculiarità del settore agricolo, caratterizzato da rapporti di lavoro di breve periodo e, comunque, condizionati dagli eventi climatici. Il tema cardine è relativo agli indici di congruità affrontato più volte anche a livello nazionale quale elemento utile ad attivare il controllo aziendale e non quale strumento automatico per elevare eventuale sanzione o decurtare finanziamenti e/o sovvenzioni”. “Coldiretti Puglia ribadisce che le imprese agricole ‘vere e sane’ rispettano le regole quotidianamente – comunque e a prescindere dai ‘momenti interessati’ della politica e dalle luci della ribalta - purché le regole siano ragionevoli e plausibili”.

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A Agricoltura, i proprietari non sono i padroni gricoltura

Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” (di Giuseppe De Tomaso)

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nche i liberisti più tenaci sanno che la concorrenza perfetta, in economia, è come l’Araba Fenice e che bisogna accontentarsi della concorrenza imperfetta. Ma fino a qualche lustro addietro, c’era un settore in cui lo scenario di mercato ideale, ossia di concorrenza perfetta, era quasi la normalità. Questo settore era l’agricoltura. Molti produttori, molti consumatori, molti commercianti, molti intermediari. Nessuno tra le quattro categorie esercitava un potere di interdizione o di soffocamento sulle altre. Se un produttore pretendeva troppo, di sicuro non avrebbe trovato acquirenti -esportatori in grado di piazzare le sue uve. Se un commerciante non dava il giusto riconoscimento alla merce, sarebbe spuntato un intermediario in grado di trovare il commerciante pronto a riconoscere il valore del prodotto. Se il consumatore cercava un prodotto di alta qualità, avrebbe dovuto alleggerire di più il proprio portafogli. Se invece, il consumatore, puntava a un prodotto meno costoso, avrebbe dovuto svuotare gli scaffali più abbordabili. Col tempo, però, il mercato ideale tra produttori, consumatori, commercianti e intermediari ha ceduto il passo al mercato reale, fondato sul primato effettivo dei compratori (commercianti) sui venditori (produttori). È vero che

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non bisogna enfatizzare l’avvenuta modifica dei rapporti di forza tra commercianti e produttori, perché in economia nulla è eterno, e può sempre presentarsi un imprevedibile deus ex machina capace di rovesciare il peso contrattuale tra i giocatori in campo. Ma è altrettanto vero che, oggi, il quadro è limpido come l’acqua: i veri padroni, in agricoltura, non sono i produttori, ma i commercianti/esportatori che acquistano il frutto degli agricoltori. Intendiamoci. I commercianti fanno il loro lavoro, utile, che non è fare beneficienza, ma guadagnare piazzando uva, ciliegie, olio, vino laddove esiste una richiesta

da parte dei consumatori. Rispetto al passato, però, gli attuali commercianti contano di più nel tragitto dall’albero alla tavola imbandita (in tutti gli angoli del globo). Contano di più perché il loro numero si è ridotto. E quando si forma un monopolio, o perlomeno un oligopolio, la situazione tende a ribaltarsi. Si obietterà. I produttori farebbero bene a trasformarsi in commercianti, in attori del trading come si ripete adesso. Oppure farebbero bene ad aggregare le proprie aziende per ridurre la frammentazione. Una parola. Primo, perché non sarebbe un giochino mettere d’accordo tante teste: in alcuni casi ci si riesce

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pure, ma che fatica! Secondo, perché le informazioni, le relazioni, i contatti di chi di mestiere fa il radar del mercato non si possono acquistare dietro l’angolo o imparare nel dopolavoro. Terzo, perché anche affidando a un manager esterno il compito di farsi strada nella platea dei consumatori, il risultato non cambierebbe: come si fa a sostituirsi alle mega-catene distributive? Ecco perché, direttamente o indirettamente, come si accennava sopra, i veri padroni (a volte giuridicamente, oltre che di fatto) dell’agricoltura sono loro, i commercianti –esportatori -distributori. Chi possiede e lavora la terra, assumendo manodopera, resta ancora il proprietario, ma non è (più) il padrone. Il padrone sta altrove. L’agricoltore si è trasformato in una specie di esecutore del compratore/distributore, tanto che in certi casi la sua condizione reale (simile a quella del tradizionale «fattore») è persino più pesante di quella di parecchi lavoratori dipendenti. Molte famiglie impegnate nei campi riescono a sopravvivere solo perché lavorano in 4-5-6 persone

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(padre, madre e figli): ma ciascuno di questi coproprietari (non più padroni) quasi mai riesce a portare a casa, nel bilancio di fine raccolto, una remunerazione giornaliera pari a quella prevista dal contratto di lavoro per il singolo bracciante assunto. Ecco perché servirebbero politiche in grado di accorpare le proprietà riducendo il frazionamento dei terreni. Ecco perché non bisognerebbe ostacolare la ricerca e la scienza, le uniche speranze contro l’emarginazione dal mercato. Solo così si potrebbe combattere il caporalato, una forma di arruolamento arcaica pressoché inevitabile in un’organizzazione aziendale anch’essa arcaica. Anche lo Stato ha fatto la sua parte nel peggiorare la situazione e nel favorire l’illegalità. Susanna Camusso, giustamente, dice: si rispettino i contratti. Perfetto. Ma bisogna intendersi. Un conto è il salario al Nord dove la prevalente zootecnia richiede poca manodopera perché le aziende sono super- meccanizzate. Un conto è il salario al Sud, dove l’ortofrutta presuppone alti volumi

di manodopera. Gli effetti perversi si sono visti negli anni scorsi a proposito dei contributi agricoli previdenziali: gli agricoltori settentrionali risultavano avvantaggiati perché i contributi a loro carico erano calcolati sul salario nominale che era inferiore al salario reale pagato ai dipendenti: viceversa, gli agricoltori meridionali ne erano penalizzati perché pagavano (e in parte ancora pagano) contributi previdenziali calcolati su un salario reale inferiore a quello nominale. Un manicomio, oltre che un danno. La soluzione resta quella dei contratti da rispettare. A condizione che, in agricoltura, si riconosca la difformità di partenza tra Nord e Sud e che si incentivi la contrattazione territoriale e/o aziendale, tenendo conto che il peso della contribuzione previdenziale, nel Mezzogiorno e in Puglia in particolare, è così incisivo da aver generato la cosiddetta «evasione per sopravvivenza», espressione utilizzata da Stefano Fassina per giustificare l’infedeltà verso lo Stato nei casi di vita o morte dei piccoli imprenditori.

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gricoltura

Il primo concorso internazionale di video “agricoli” sul web

Vittoria italiana a “YouFarm”, il premio lanciato da Bayer CropScience

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li italiani Sabrina Caldararo, Carmine Caldararo e Gerardo Graziano hanno vinto il primo premio di YouFarm con il video dal titolo “A modern family farm”. Più di 40 video provenienti da 20 Paesi sono stati valutati nella prima edizione del concorso video internazionale YouFarm, lanciato da Bayer CropScience. “Siamo grati che il nostro video sia stato scelto tra una vasta gamma di filmati internazionali. Il nostro obiettivo era quello di trasmettere elementi della moderna agricoltura italiana e del valore dei prodotti ottenuti localmente e secondo la tradizione. È fantastico che la comunità online, così come la giuria, abbiano apprezzato il nostro concetto”, ha affermato Gerardo Graziano. Come vincitori del primo premio, Gerardo e suo cognato inizieranno il “Tour degli agricoltori del continente asiatico”, durante il quale non solo incontreranno agricoltori e visiteranno aziende agricole, ma potranno anche entrare in contatto con diverse zone agricole, dalle piantagioni di tè in Malesia alle aziende agricole verticali in Giappone. “Il video vincitore mostra chiaramente la passione di Sabrina e Gerardo per l’agricoltura in modo autentico e creativo, offrendo uno spaccato della vita quotidiana di un produttore agricolo e di un allevatore – dall’alimentazione del bestiame alla produzione dei prodotti”, ha spiegato Beth Roden, Responsabile della comunicazione di Bayer CropScience e membro della giuria YouFarm. “E questo è esattamente quello che volevamo realizzare con YouFarm - condividere la nostra passione per l’agricoltura e offrire ai produttori una piattaforma per condividere le loro opinioni sulla moderna agricoltura”. Il membro della giuria Kenneth Baker, presidente del World Agricultural Forum, ha aggiunto: “Il video A modern family farm è fedele

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agli obiettivi del concorso, è vivo, interessante e ha mostrato una famiglia al lavoro, impegnata nella comunità locale.” Esperienze agricole da tutto il mondo Quest’anno il motto “Farm ‘n’ Family” ha invitato agricoltori e amanti dell’agricoltura di tutto il mondo a contribuire ad aumentare la consapevolezza e l’apprezzamento dell’agricoltura moderna attraverso il racconto in video della propria storia personale. “I video offrono spunti di prima mano sulle sfide che gli agricoltori provenienti da diverse parti del mondo si trovano ad affrontare ogni giorno. Si possono così vedere le persone e la loro passione dietro il cibo sicuro e nutriente che mangiamo”, ha detto Roden. Tutti i partecipanti hanno raccontato in video creativi, molto diversi tra loro, le proprie esperien-

ze individuali di agricoltura – da una piantagione di banane in Colombia a un’azienda zootecnica in Nuova Zelanda o una risicola in Indonesia. La giuria, composta da esperti di agricoltura e social media, ha selezionato il vincitore tra una rosa di 30 finalisti, inclusi i dieci video più votati online. Fra questi, sono stati premiati i migliori 20 video. La cerimonia di premiazione e l’annuncio del video vincitore ha avuto luogo il 26 agosto durante il Youth Ag-Summit a Canberra, in Australia, dove 100 giovani delegati di diversi Paesi hanno discusso le sfide e le soluzioni per l’alimentazione di un pianeta affamato. I vincitori classificati dal 2° al 20° posto ricevono premi materiali, come videocamere o smartphone. Per ulteriori informazioni e la classifica finale dei video: www. youfarm.international.

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gricoltura

A Nardò tutti in piazza per dire “Basta”

Siamo uomini o caporali? No alla nuova schiavitù

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redici ore di musica, arte e voci. A Nardò, il 20 settembre, il tempo di una giornata di lavoro nei campi si sposta in piazza Salandra per “Schiavitù. Schiavo io” con artisti, associazioni, gruppi e liberi cittadini, che si incontreranno per dare voce, ognuno con la propria forma d’arte, a un convinto “no” al caporalato e ad ogni forma di schiavitù. La Puglia, capitale del turismo e del divertimento, non ce l’ha fatta a stendere un velo sulla cronaca che ha raccontato, ancora una volta, vicende di sfruttamento, schiavitù e, purtroppo, morte. Su tutte, quella di Mohammed Abdullah, 47enne sudanese deceduto il 20 luglio scorso mentre raccoglieva pomodori nelle campagne di Nardò, e quella di Paola Clemente, morta una settimana prima nelle campagne di Andria a 49 anni, per due euro l’ora: vicende che hanno suscitato scalpore riaccendendo i fari su una situazione che persiste, sempre drammatica, da decenni. Qualche giorno dopo, il 24 luglio, il cantautore Mino De Santis, attraverso la piazza virtuale di Facebook, ha lanciato un messaggio: “Sarebbe bello organizzare una serata, tutti i musicisti di ogni genere, per dire insieme quanto schifo fanno il caporalato e ogni uomo che vive sulla fatica altrui, approfittando dello stato di bisogno di chi è meno fortunato, nero o bianco che sia”. Un invito che è stato accolto immediatamente con entusiasmo da centinaia di persone, artisti, giornalisti, attivisti, politici e semplici cittadini. Le adesioni hanno portato alla creazione, sul social, del gruppo “Siamo uomini o caporali?” e, in breve, all’organizzazione dell’evento che si configura come punto di partenza di un treno pronto a percorre nuovi binari. Una “carovana” di persone che, concretamente, aderisce impegnandosi in un percorso condiviso e duraturo, affinché l’attenzione sulla scottante questione non finisca, ancora una volta, seppellita nella terra o all’ombra di una tenda senza servizi

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che non siano quelli pagati a un caporale, ma si alimenti attraverso la musica, gli incontri, le proposte, i laboratori e le iniziative di sensibilizzazione. Un treno la cui locomotiva è già pronta a partire. L’evento offre l’opportunità non solo di prendere posizione “contro” le ingiustizie, la mancanza di umanità, la schiavitù, ma anche di lanciare un messaggio positivo che sia “per” la dignità umana, “per” la salute, “per” la sicurezza, “per” i diritti dei lavoratori, “per” l’abbattimento di muri omertosi fatti di connivenza e opportunismo, di indifferenza o rassegnazione, “per” sensibilizzare e indirizzare le scelte verso una produzione agricola a sfruttamento zero, “per” un consumo etico. Si può

aderire inviando un’email all’indirizzo di posta elettronica noalcaporalato@ yahoo.it oppure partecipare lanciando un pensiero positivo su facebook o twitter preceduto dall’hashtag #schiavituschiavoio, contribuendo alla creazione di un manifesto condiviso. A metterci la faccia, in questa prima fase che promette importanti sviluppi, non ci sono solo artisti, associazioni e cittadini, ma anche politici. Oltre alla collaborazione del Comune di Nardò, che ospiterà questa prima tappa, hanno ufficializzato la propria adesione all’iniziativa i Comuni di Castrignano de’ Greci, Copertino, Melpignano, Morciano di Leuca, Racale e San Cesario di Lecce. www.foglie.tv


A Boicottaggio al Fior di Latte pugliese groalimentare

Negli ultimi mesi il prezzo del latte alla stalla è sceso del 20%:costa meno di 20 anni fa

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velato l’inganno delle cagliate provenienti dalla Germania e dirette in Puglia che diventano a discapito di allevatori e caseari onesti e degli ignari consumatori ‘fior di latte’ made in Italy, gli allevatori pugliesi al Brennero, aiutati dalle forze dell’ordine, fermano e ispezionano TIR e non ci stanno al furto di identità e valore economico che quotidianamente subiscono il ‘canestrato’ pugliese, il cacioricotta, la mozzarella e la burrata, solo alcuni dei 18 formaggi tradizionali e DOP di Puglia che rischiano di scomparire per colpa di schifezze provenienti dall’estero”. E’ il Vicepresidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo, a fare da portavoce agli agricoltori pugliesi che al Brennero hanno voluto dimostrare ai consumatori che circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy contiene materie prime straniere, secon-

do quanto emerso dal dossier presentato alla frontiera. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali, e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, ‘manipolati’ e trasformati in prodotti lattiero-caseari ‘Made in Puglia’”. I produttori di Coldiretti, affiancati da Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri dei Nas hanno ispezionato decine di camion in transito al Brennero per portare in Italia prodotti dall’estero, pronti a diventare italiani. “Negli ultimi mesi il prezzo del latte alla stalla in Puglia – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – è sceso del 20%, anche perché dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere

imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta”. Nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. La situazione rischia di aggravarsi con la richiesta della Commissione europea all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte rico-

stituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. Una lettera di diffida, sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte), alla quale l’Italia dovrà rispondere entro il 29 settembre per evitare il rischio di una procedura di infrazione e il via libera ai formaggi senza latte ottenuti con la polvere. Gli industriali che premono in Europa per fare il formaggio senza latte sono peraltro – denuncia Coldiretti - gli stessi che sottopagano il latte italiano e fanno chiudere le stalle, mentre il Made in Italy alimentare nel settore lattiero caseario è dominato da una multinazionale

straniera che impone unilateralmente agli allevatori le proprie condizioni, beffa le Istituzioni nazionali, minaccia la qualità della produzione italiana e inganna i consumatori italiani, considerato che il latte nel nostro Paese ha i prezzi al consumo più alti in Europa. Il tutto con il paradosso – rileva la Coldiretti - che gli italiani pagano un prezzo molto elevato per i formaggi e il latte fresco mentre agli allevatori si riduce la remunerazione senza tener conto della qualità del latte italiano. Lo dimostra il fatto che il prezzo del latte fresco moltiplica piu’ di quattro volte dalla stalla allo scaffale con un ricarico del 329 per cento. Il risultato è che oggi

il latte agli allevatori italiani viene pagato meno di venti anni fa. Occorre allora intervenire - sostiene la Coldiretti - per ripristinare le regole di trasparenza sul mercato di fronte ad un vero e proprio attentato alla sovranità nazionale che non sarebbe certo tollerato in altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia. La Coldiretti intende attivare le opportune azioni legali a tutela degli interessi degli allevatori per assicurare l’attuazione della legge 91 del luglio 2015. Tale legge in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte da riconoscere agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione.

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Una cargo bike a servizio dei consumatori

L’olivo di Puglia impara a pedalare con “l’Oleoteca Terrasud”

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on è mai troppo tardi per iniziare a pedalare. Per i “patriarchi “ pugliesi è giunta l’ora di un viaggio soft , naturalmente ad impatto zero per le città metropolitane italiane. Sarà un’agile cargo bike ad attraversare in lungo e in largo lo stivale per presentare e vendere i migliori frutti dell’ulivo di Puglia. Un’idea trendy concepita da Mimmo Lavacca dell’Associazione Terrasud che “vuole sperimentare la collaborazione tra agricoltori e consumatori , attraverso il micro finanziamento dal basso ovvero crowdfunding”. Il progetto di una oleoteca viaggiante ha sin da subito incontrato l’entusiasmo di Giuseppe Schena (agricoltore, olivicoltore, artigiano), Tommaso Muolo (cestaio),Mimmo Migailo (filmaker- Zoebrafilm), Officina 080 (laboratorio di fabbricazione digitale e sperimentazione), di Donato Fanelli (digicad design & comunicazione

di Paola DILEO

visiva). Il triciclo ambulante realizzato integralmente con materiale da riciclo, sfreccerà tra strade e quartieri con il suo “carico green” proprio come i baracchini di una volta. In vetrina non solo olio extravergine d’oliva, conserve di prodotti tipici, ma anche una serie di manufatti realizzati con legno d’olivo e polloni materia prima per il tradizionale cesto pugliese - , saponi artigianali. A corredo anche foto, guide, proposte d’ospitalità, insomma tutto ciò che ruota intorno all’ulivo secolare, assunto non a caso ad emblema della nostra regione. L’Oleoteca Terrasud correrà a due velocità e con mezzi moderni e sostenibili: appunto quella slow della cargo bike e quella supersonica del web. Una piattaforma con grafica attraente ed efficace supporterà il negozio viaggiante. Non resta che attendere il suo primo sbarco, programmato a settembre nel capoluogo barese.Per informazione e adesioni:

cell. 39(3389257741), via Malvin Jones 129 Monopoli-www. oleotecaterrasud.it - email: info@oleotecaterrasud.it

A Monopoli

Prima mostra micologica a cura dell’Associazione “U peperàzze”

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rima appuntamento con la micologia per la neonata Associazione “U peperàzze”. Nelle serate del 30 e 31 agosto scorsi, la centralissima P.zza Vittorio Emanuele di Monopoli ha visto l’allestimento di una ricca esposizione di funghi raccolti direttamente dai soci fondatori. “Lo scopo - ha spiegato il micologo Vito Gliberti – è quello di iniziare a far conoscere ad un pubblico sempre più ampio il suggestivo mondo dei funghi con i suoi aspetti positivi e negativi”. In bella mostra una interessante sequela di specie, del territorio e non, opportunamente classificata, che ha attratto l’attenzione dei passanti per forme, colori, e odori. Un utile approccio al pianeta fungino per scovare accorgimenti culinari e per scoprire le insidie a carico di taluni esemplari. Nell’incertezza “me-

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glio consultare il micologo della ASL o la nostra Associazione , perché il rischio di confondere quelli commestibili con quelli velenosi è estremamente alto, poiché i secondi hanno un numero relativamente alto di sosia, con effetti addirittura letali”. Non trasformiamo un momento piacevole e rilassante come una passeggiata per i boschi in uno terribilmente sgradevole: “ occorre mantenere alta l’attenzione”, diktat da intenditori!

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M G ondo

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Promozione del territorio

Gal dei Trulli e di Barsento, creata la rete delle Locande della Murgia

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al dei Trulli e di Barsento, creata la Rete delle Locande della Murgia dei Trulli (tramite invio avviso pubblico dello scorso febbraio): l’ obiettivo è la promozione del

territorio tra enogastronomia, cultura ed ospitalità sullo sfondo dei prossimi eventi in programma nei Comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Noci, Sammichele di Bari e Turi.

Dal 7 settembre al 4 ottobre numerosi eventi per raccontare a Milano la Puglia rurale

I GAL PUGLIESI ALLA CONQUISTA DI EXPO

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nsieme per far conoscere, promuovere e valorizzare la Puglia più autentica: 25 GAL e l’Accademia Italiana della Vite e del Vino pronti a fare sistema e presentare le eccellenze del territorio nella prestigiosa vetrina di Expo 2015. Dal 7 settembre al 4 ottobre, infatti, i Gruppi di Azione Locale pugliesi sono a Milano nell’ambito del progetto regionale di cooperazione interterritoriale “Puglia rurale: la Puglia sposa il mondo”. Al centro, la forza attrattiva di un’intera regione, con la sua enogastronomia, gli itinerari naturalistici e culturali e- infine- l’attenzione alla tradizione, al mangiare sano e ad uno stile di vita sostenibile che rappresentano i valori portanti del modello della Dieta Mediterranea. Numerosi gli eventi in programma che animeranno l’Esposizione Universale, fi-

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nalizzati a far conoscere le tante eccellenze del territorio. Nel Padiglione Alessandro Rosso ogni settimana sei Gruppi di Azione Locale (sei nelle prime tre settimane, sette nell’ultima) faranno mostra di sé e delle proprie eccellenze, attraverso eventi, cooking show, degustazioni e ospiti d’eccezione. Un percorso fotografico accoglierà i visitatori, nell’Auditorium si svolgeranno momenti di racconto dei prodotti tipici del comparto enogastronomico e sulla terrazza, che ha l’aspetto di una vera e propria spiaggia, una volta a settimana la Puglia e i suoi prodotti saranno protagonisti di un particolare happy hour. Saranno comunque tantissime le attività in calendario nelle settimane di Expo Milano, tra laboratori, degustazioni, installazioni artistiche, musica e rievocazioni. Tut-

to questo è reso possibile dalla sinergia tra Regione Puglia, Autorità di Gestione Regione Puglia, Responsabile Asse III e IV PSR Puglia 2007-2013, Responsabile Misura 421 con capofila il GAL Terre del Primitivo, presieduto da Ernesto Soloperto e diretto da Rita Mazzolani, coordinatrice dell’intero progetto. I GAL coinvolti sono Gal Terre del Primitivo (capofila), Gal Alto Salento, Meridaunia, Conca Barese, Colline Joniche, Daunia Rurale, Daunofantino, Capo di Santa Maria di Leuca, Gargano, Le città di Castel del Monte, Luoghi del Mito, Piana del Tavoliere, Ponte Lama, Serre Salentine, Sud Est Barese, Terra d’Arneo, Terra dei Messapi, Terra d’Otranto, Valle della Cupa, Valle d’Itria, Isola Salento, Terra dei Trulli e di Barsento, Fior d’Olivi, Terre di Murgia, Murgia Più.

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limentazione

L’ alimentazione influenza il tono psicologico generale

Frutta, verdura e pesce contro la sindrome da rientro

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e vacanze sono finite e si è ritornati alla routine di tutti i giorni. Con effetti collaterali spiacevoli. Gli esperti la chiamano “sindrome da rientro” e colpisce in particolar modo le donne che, più degli uomini, faticano a riabituarsi alla vita quotidiana. La scienza ha dimostrato che l’alimentazione influenza il tono psicologico generale. Certo dalla depressione non si guarisce a tavola, ma i cibi che favoriscono la produzione della serotonina aiutano, però, a tenere su l’umore con determinate reazioni biochimiche. La serotonina, infatti, è celebre come “la molecola della felicità”. Allora potrebbe essere questo il momento di ritornare a darsi delle regole dopo qualche settimana di anarchia alimentare (in estate, infatti, si esce di più, si beve o si mangia senza regole, e spesso si pranza o si cena fuori casa). Come sempre l’alimentazione deve prediligere frutta e verdura di

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stagione ed è meglio scegliere del pesce piuttosto che abusare della carne. Basterà dormire sufficientemente e recuperare degli orari stabili per sentirsi nuovamente in forma e pieni d’energia per tornare ad affrontare la stagione fredda con maggiore equilibrio e leggerezza. In cucina, impegnatevi preparando gli stessi piatti gustati in vacanza: oltre a deliziarvi il palato e a divertirvi, caccerete la malinconia con tutti i vostri sensi. Assumete cibi che aiutino fisiologicamente il vostro corpo a riprendere i naturali ritmi. Prugne, mirtilli, uva e more aiutano ad attutire il cambiamento di ambiente, pressione, temperatura, smog e hanno un effetto purificante. Zucca, carote, pomodori, peperoni, albicocche, meloni, pesche, spinaci, ossia tutti gli alimenti ricchi di betacarotene, sono ottimi antiossidanti e aiutano a mantenere l’abbronzatura faticosamente conquistata. Kiwi, pompelmo e limone sono ideali per migliorare la

circolazione e mantenere l’elasticità della pelle; per il tono dei muscoli, invece, sono importanti l’assunzione di carne, yogurt, latte, formaggi, uova, pesce e fegato. Le mele aiutano a regolare il colesterolo; l’uva rossa a regolare il ritmo sonno-veglia in quanto contiene melatonina. Bere molta acqua, naturale, almeno 2 litri al giorno, per reidratare e purificare il corpo, per dare lucentezza ai capelli e per mantenere l’abbronzatura. Il pesce è fondamentale, almeno 2 volte alla settimana, per aumentare le difese immunitarie e riattivare il sistema nervoso centrale migliorando l’umore.

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gricoltura

Al Flormart di Padova

Associazione Vivaisti Esportatori, le nuove sfide del 2016

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Si è tenuto al Flormart di Padova il Consiglio Direttivo ANVE (associazione nazionale vivaisti esportatori) proprio dove pochi mesi fa si tennero l’Assemblea dei Soci e l’insediamento del nuovo Consiglio Direttivo allargato a tredici componenti. Dunque una location di rito per l’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori che ha fatto un riepilogo delle attività svolte fino ad ora e “lanciato” le nuove sfide del 2016. Tanti i punti in discussione che sono stati all’Ordine del Giorno: l’inizio è

stato caratterizzato dalla consueta relazione del Presidente Cappellini per fare “il punto della situazione” sulle relazioni istituzionali con, per citarne alcuni, MIPAAF, Ministero dello sviluppo Economico, ICE/Agenzia e in particolare l’Agenzia delle Entrate vista la continua collaborazione in atto per migliorare l’interpretazione delle norme fiscali. Si è proseguiti poi con una analisi della situazione fitosanitaria relativa alla Xylella fastidiosa costantemente monitorata dal Vice Presidente pugliese Leonardo Capitanio e le possibili colla-

borazioni per la ricerca scientifica per poi continuare sull’individuazione del pacchetto promozionale da sviluppare nel prossimo anno ovvero lo sviluppo di attività di comunicazione, la partecipazione alle fiere internazionali, le collaborazione con altre filiere produttive, la predisposizione del nuovo annuario 2016. Inoltre, con un pizzico di orgoglio, ad ogni Consiglio Direttivo vengono presentati i nuovi Soci sia effettivi sia sostenitori che di volta in volta si iscrivono ed anche le società di servizio che richiedono di far parte di ANVE.

Prezzi alti per inferiore disponibilità

Mercato delle patate in tensione La situazione produttiva, sia a livello nazionale italiano che europeo mostra rese nettamente inferiori rispetto al 2014 e inferiori anche alla media degli ultimi 5 anni. E’ quanto emerso dalla riunione di inizio settembre della Commissione Paritetica di Borsa Patate di Bologna. La disponibilità del prodotto gestito nell’ambito del Contratto Quadro risulta essere, dopo quella del 2003, la più bassa degli ultimi 12 anni. Le vendite sono invece in linea con quelle degli anni precedenti è ciò fa N°16 - 15 SETTEMBRE 2015

ben sperare per la commercializzazione del prodotto italiano, notoriamente più richiesto dal consumatore. La carenza della disponibilità di patate a livello nord europeo tiene in tensione il mercato, con prezzi in rialzo. I componenti la Commissione Paritetica di Borsa Patate di Bologna hanno trovato l’accordo sull’indicazione di un aumento del prezzo delle patate nelle confezioni da 2,0 e 2,5 kg, per prodotto di prima categoria, portandolo a 0,80 Euro/kg f.co arrivo sovraimballo compreso

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esca

Il motivo? Non tiene conto dei periodi riproduttivi delle specie ittiche

Coldiretti: “Fermo Pesca, provvedimento vecchio e inadeguato”

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Siamo ancora in pieno periodo di fermo pesca (il blocco delle attività in Adriatico terminerà il 27 settembre nel tratto da Pesaro a Bari, il 19 settembre si fermeranno i pescherecci su Ionio e Tirreno a partire da Brindisi (fino al 18 ottobre). “Con il fermo pesca aumenta il rischio – denuncia Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia - di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture prodotto straniero o congelato. Il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall’estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all’assenza dell’obbligo di etichettatura dell’origine. L’unico strumento per invertire la crescente dipendenza italiana dall’importazione, che ha superato il 76 per cento è rappresentato dall’acquacoltura, che invece viene penalizzata dalla mancanza di certezze e da una grave assenza di norme che ne consentano

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lo sviluppo”. Nei primi tre mesi del 2015 sono stati importati in Italia oltre 233 milioni di chili di pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici con un aumento del 3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo un’analisi Coldiretti Impresapesca su dati Istat. Del resto l’attuale format del fermo pesca, inaugurato esattamente 30 anni fa, ha ampiamente dimostrato – denuncia Coldiretti Impresapesca - di essere inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell’anno. Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1° luglio e il 30 ottobre.

Di assoluto rilievo i numeri del settore pesca in Puglia, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è, dunque, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).

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Riceviamo e pubblichiamo

Moria delle cozze: Taranto chiede lo stato di calamità naturale

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a Coldiretti aveva già lanciato l’allarme. Si parla di una vera e propria strage di vongole, cozze, orate, anguille, cefali e saraghi causata dalle alte temperature dell`acqua lungo tutta la Penisola. Più volte la Coldiretti ha evidenziato l’anomalo innalzamento delle temperature dei mari che ha come conseguenza la fermentazione delle alghe che priva l`acqua di ossigeno e alla moria di pesci e molluschi in tutta Italia. Dall`Emilia Romagna al Veneto, Friuli Venezia Giulia alla Toscana e finanche alla Sardegna, persino l’acquacoltura è a rischio. E, con essa, anche migliaia di posti lavoro. Nondimeno a Taranto. Con il caldo record di quest’estate, si è perso il 70% del prodotto con conseguenti danni per circa 15 milioni di euro. Apprezzate già da Giuseppe Ungaretti e Guido Piovene nei loro viaggi a Taranto negli anni ’60, ancor oggi le cozze tarantine sono considerate le più sicure d’Italia. Apprezzate anche da rinomati chef di tutto il mondo, la loro produzione fu intrapresa mille anni fa nel bacino del Mar Piccolo, la nota laguna che bacia la terra di Taranto. Per tutti noi hanno da sempre significato le fatiche, la storia e le speranze di una città la cui economia principali si è basata per decenni sulla pesca e sul mare. L’estate appena trascorsa si è però abbattuta sulle cozze tarantine e sui pescatori come un fulmine a ciel sereno. L’eccesso di calore le ha letteralmente svuotate. Una disgrazia, l’ennesima potremmo dire, si è ab-

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battuta sui poveri pescatori nell’indifferenza più totale. Ancora una volta quei poveri pescatori si sono ritrovati soli con le proprie responsabilità, non bastavano i danni procurati dalla diossina e relativi giustificati allarmi. Eppure le cozze tarantine dovrebbero assurgere a patrimonio dell’umanità. Un marchio di qualità le dovrebbe proteggere dagli insulti di chi ha giocato sul loro destino, infischiandosene dei sogni e del sudore di gente coraggiosa, ostinata nel difendere il proprio mare. Le cozze di Taranto rappresentano l’alto sacrificio compiuto dai sacerdoti del mare che da sempre lo hanno custodito con l’amore di una mamma per il proprio figlio. Ne custodiscono i segreti di chissà quanti pensieri confessati alla Luna e, di giorno, raccontati al vento. Forse sperando che quest’ultimo li conducesse in qualche pozzo dei desideri, affinché li realizzasse. Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli i pescatori. Dobbiamo batterci perché venga loro riconosciuto lo stato di calamità. Dobbiamo lottare al loro fianco per difendere il nostro made in Taranto. In Sardegna, in particolare ad Olbia, così com’è avvenuto tempo fa ad Orbetello, il sindaco si è attivato per chiedere alla Regione lo stato di calamità naturale. Cosa ha Olbia che Taranto non ha? Associazione Made in Taranto

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gricoltura

Dall’agroarcheologia alle agrobiotecnologie

Tour “turistico” tra la frutticoltura innovativa e gli scavi archeologici del Metapontino

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Lo scorso 27 agosto è stata realizzata una visita guidata a strutture agricole, sperimentali e archeologiche del Metapontino, nell’ambito del Progetto pilota “#PUFFER-La confusione sessuale per la sostenibilità ambientale in aree agricole e turistiche del Metapontino”. Il progetto utilizza, per la prima volta in Basilicata, l’applicazione su vasta scala della tecnica della confusione sessuale, che consente di ridurre l’uso di insetticidi con benefici per l’ambiente, in un’area come quella Metapontina, importante per le attività agricole ma anche per il turismo balneare e ambientale sempre più diffuso. Partner dell’iniziativa sono l’Alsia (Agenzia Lucana di Sviluppo e In-

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novazione in Agricoltura), la Città di Scanzano Jonico, Asso Fruit Italia e la società americana Suterra, nell’ambito del Progetto DITRIA (Misura 124 del PSR 2007-13). Obiettivo della vista guidata è stato quello di avvicinare un pubblico non specialistico, come i turisti “balneari”, alla realtà frutticola del Metapontino che opera in filiere all’avanguardia, che applicano tecniche innovative e sostenibili per la commercializzazione di produzioni certificate sia per gli aspetti salutistici che etici e ambientali. Ad accogliere i circa 50 visitatori provenienti da diverse strutture turistiche della costa ed in particolare dal Circolo velico lucano di Policoro, è stata l’Amministrazione comunale di Scanzano Jonico, nella persona del sindaco Salvatore

Jacobellis e dell’assessore all’agricoltura, Antonella Clemente, che hanno spiegato l’interesse del Comune jonico a coniugare agricoltura di qualità con il turismo, entrambe attività fondamentali per il Comune jonico. Il tour ha portato direttamente i visitatori nell’area di circa 180 ettari vicini al mare di Scanzano, dove si sta sperimentando con successo una tecnica particolare di “Confusione sessuale” che ne consente l’applicazione su vasti territori, anche non omogenei come buona parte del Metapontino. Nell’azienda frutticola di Vito Sabato, nel cuore dell’area sperimentale, Arturo Caponero, fitopatologo dell’Alsia, ha spiegato ai presenti le basi della tecnica della “confusione sessuale”: per accoppiarsi i maschi di alcuni inwww.foglie.tv


setti seguono le tracce odorose (feromoni) rilasciate dalle femmine. Il metodo prevede, letteralmente, di “confondere” i maschi con delle tracce odorose sintetiche, rilasciate da appositi dispositivi, impedendo di fatto l’incontro con le femmine. Se le femmine non si accoppiano non producono uova fertili, quindi non ci sono larve che si nutrono delle piante. Se non ci sono larve, non c’è bisogno di utilizzare insetticidi. Nell’area sperimentale sono stati installati particolari diffusori di feromoni (Puffer), che si stanno dimostrando efficaci anche a bassa densità per unità di superficie (2-3 ad ettaro), rendendo applicabile il metodo su vasti comprensori dove si coltiva pesco e susino. I visitatori hanno potuto vedere direttamente i diffusori, che quasi si confondono con la vegetazione, le trappole per il monitoraggio degli insetti ed una stazione agrometeorologica, fondamentale per controllare l’evoluzione dei parametri ambientali e per seguire il ciclo biologico degli insetti con modelli matematici (previsionali). Hanno potuto inoltre confrontarsi direttamente con un produttore frutticolo che applica tecniche agronomiche sostenibili e iniziare a seguire il “ciclo” della frutta fresca certificata che dai campi passa attraverso le strutture di lavorazione per poi raggiungere i banchi della vendita al dettaglio. Tappa successiva del tour, che ha attraversato l’area sperimentale nella quale operano diversi agriN° 16 - 15 settembre 2015

turismi, dei villaggi turistici ed un campeggio, è stata la sede di Asso Fruit Italia di Scanzano. Qui il responsabile tecnico e quello del controllo qualità - rispettivamente gli agronomi Salvatore Pecchia e Giuditta Signorella - hanno accompagnato gli ospiti nella struttura di lavorazione e fornito interessanti dati sui sistemi di controllo e certificazione nonché sui canali di commercializzazione che consentono ad Asso Fruit di operare in molti paesi esteri. Nel tragitto che da Scanzano ha portato i visitatori a Metaponto, per la visita ai laboratori del centro di ricerca Agrobios dell’Alsia presso l’Azienda sperimentale “Pantanello”, l’archeologo Antonio Affuso ha fatto fare un salto nella storia dell’agricoltura di quasi 3.000 anni, partendo dalla prima colonizzazione ellenica del Metapontino, con interessanti parallelismi tra gli appoderamenti fondiari della chora dell’antica città di Metaponto e la Riforma fondiaria operata nel secondo dopoguerra sugli stessi territori. Suggestiva la tappa al tramonto al tempio di Hera, meglio noto come “Tavole palatine”, dove si è parlato di “agroarcheologia” e dell’importanza del sito di “Pantanello”, dove sono stati fatti fondamentali studi sull’agricoltura della colonia greca e dove oggi opera una delle aziende sperimentali dell’Alsia oltre che il centro di ricerca Agrobios. Il direttore di quest’ultimo, Francesco Cellini, ha fatto gli onori di casa per i visitatori che

hanno visitato la strutture dell’Agrobios. Particolare interesse ha suscitato la piattaforma robotizzata, tra le poche in Europa, che consente l’analisi di immagine delle piante per lo studio della fenomica.

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“Parco Santa Geffa” e “Trulli sul Mare”

I beneficiari del Gal Ponte Lama diventano set di “Sereno Variabile”

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e telecamere di “Sereno Variabile”, storico programma della Rai, hanno scoperto le bellezze di Trani e di alcune eccellenze enogastronomiche del nostro territorio. Diversi gli argomenti ed i punti di interesse che si sono trasformati in set per le riprese della trasmissione condotta da Osvaldo Bevilacqua. Cattedrale e centro storico, prodotti

tipici locali e alcune fortunate iniziative imprenditoriali legate al sociale e al turismo. Tra le location sono state selezionati due beneficiari del GAL Ponte Lama: il Parco Santa Geffa e I Trulli sul Mare. Trattasi di una masseria didattica che comprende il complesso ipogeico di S.Geffa, interessante anche per il dibattito sulla sua incerta datazione, e di un affittacamere in cui mare, pietra, macchia

mediterranea si fondono in un’unica struttura che si affaccia su una lama naturale a pochi passi da una splendida spiaggia di ciottoli. Per il Gruppo di Azione Locale di Bisceglie e Trani è motivo di orgoglio sapere che sono state scelte, quali buoni esempi di attività per il sociale e di recupero conservativo di beni architettonici e ambientali, due tra le numerose realtà finanziate.

WWW.FOGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo e rurale a portata di click.

Apulia Attraction la Regione Puglia attrae investimenti

Donato Fanelli intervistato su caporalato

La Puglia porta a Expo 2015 le eccellenze del territorio e fra queste, i vini sono stati al centro delle attività di promozione nell’ambito della rassegna milanese. Nelle iniziative di promozione dell’identità regionale a Expo, spicca anche la musica con l’esibizione del Coro Giovanile Pugliese.

Durante il periodo dedicato alla Regione Puglia ad Expo 2015 di Milano è stato presentato Apulia Attraction, il progetto di attrazione investimenti dell’assessorato allo sviluppo economico della Regione Puglia.

Venerdì 4 Settembre durante l’edizione delle 19.30 il nostro editore Donato Fanelli è stato intervistato dalla redazione della Rai per un approfondimento sulla questione lavoro nero e caporalato in Puglia.

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Speciale EXPO A Milano tutti pazzi per la Puglia

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Intervista al TGR Rai 3

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A Ruffano nel cuore del Salento

MARU: Il peperoncino in festa

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Ruffano, nel cuore del Salento, è andata in scena la terza edizione di MARU – Il peperoncino in festa l’appuntamento più piccante dell’estate, organizzato da Made in Soap con il patrocinio dell’Accademia Nazionale del Peperoncino, del Comune di Ruffano, dell’Unione dei Comuni Terre di Leuca Bis, Gal del Capo di Leuca e con la partecipazione dell’Orto Botanico del Salento, Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase, Distretto Biodiversità delle Specie Orticole della Puglia. Nella splendida cornice del centro storico di Ruffano, nel cuore del Salento, è stato il rosso del peperoncino, del Re dell’arte culinaria salentina, a farla da padrone. In una splendida atmosfera con dettagli d’altri tempi, luminarie e decorazioni a tema, si è

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potuto ammirare una ricca esposizione di piante di peperoncini provenienti da tutto il mondo: dal locale Varda’ncelu agli esotici e piccantissimi Habanero dalla Giamaica e dal Messico, dal Goat’s Weed dal Perù al Chupetinho del Brasile, dal Naga Morich indiano ai piccantissimi Scorpion e Moruga Chocolate, originario dell’isola di Trinidad. E per finire il Carolina Reaper, entrato nel Guinness dei Primati nel 2013 come il peperoncino più piccante al mondo. I più coraggiosi si sono cimentati nell’ attesissima gara di resistenza al piccante, che ha avuto enorme successo negli anni precedenti e i temerari non sono mancati. Bellissima novità di questa edizione, la collaborazione con la Comunità Marocchina di Ruffano, che ha partecipato portando in piazza odori, colori e sapori appartenenti

alla tradizione in un clima di festosa condivisione. Nel corso della serata è stato possibile visitare una mostra pomologica e delle varietà orticole e dei peperoncini autoctoni e una mostra fotografica dal titolo Identità Salentina. Il Club Amici del Peperoncino in Terra d’Otranto, Delegazione Accademia Nazionale del Peperoncino ha inoltre tenuto delle degustazioni guidate di peperoncini piccanti nelle loro diverse varietà. Presentata anche una varietà autoctona di peperoncino, il peperone a naso di cane, specie in via di estinzione e recuperata dall’Azienda Agricola Sperimentale “La Noria” della provincia di Bari. Per l’occasione persino gelati e dolci “piccanti” realizzati dall’Associazione Pasticcieri Salentini che ha fatto degustare il celeberrimo pasticciotto salentino piccante.

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Un marketing territoriale che non riesce ad entrare nella “nostra” mentalità

Giro d’Italia 2016 tra i vigneti del Chianti classico

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i svolgerà domenica 15 maggio la cronometro individuale da Radda in Chianti a Greve in Chianti, di 40,4 chilometri, nel magnifico territorio toscano che dà vita ad uno dei vini più conosciuti ed apprezzati al Mondo. Sarà una cronometro mozzafiato, senza un metro di pianura, su di un percorso come si dice in gergo “mangia e bevi” tra le splendide colline delle terre del Chianti. L’ennesimo esempio di marketing territoriale che gli altri realizzano per valorizzare le proprie eccellenze e che invece non riesce proprio ad entrare nel modus operandi e nella mentalità dei nostri operatori dell’agricoltura e dell’ agroalimentare. Il Giro d’Italia – organizzato da RCS Sport/La Gazzetta dello Sport in programma dal 6 al 29 maggio 2016 – la affronterà nella sua nona tappa, domenica 15 maggio. La “Chianti Classico Stage”, con partenza da Radda in Chianti e arrivo a Greve in Chianti, è stata presentata presso il Pinarello Store di Londra con Fausto Pinarello, presidente dell’omonima azienda produttrice di biciclette da tanti anni sponsor del Giro, a fare gli onori di casa e a dare il benvenuto ai presenti. IL PERCORSO

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Sarà una delle tappe chiave del Giro 2016, sicuramente decisiva nella selezione dei “papabili” per la Maglia Rosa poco prima del giro di boa. La sua caratteristica principale è l’assenza di tratti pianeggianti, affrontando un continuo succedersi di saliscendi in mezzo ai vigneti del Gallo Nero. I ciclisti impegnati in uno sforzo di quasi circa 50 minuti dovranno affrontare tratti in salita, anche di pendenza elevata, e discese in cui occorrerà spingere sui pedali specie nel finale di tappa. Si parte da Radda in Chianti e si toccano i luoghi chiave del Consorzio Chianti Classico come Castellina in Chianti (dove si sfiora il centro medievale ed è posto un rilevamento cronometrico), la Madonna di Pietracupa, Sicelle, Panzano in Chianti ed infine Greve in Chianti, nella cui piazza Matteotti, dall’originale pianta triangolare, è posto l’arrivo della cronometro. CHIANTI CLASSICO STAGE Grazie all’apporto del Consorzio Chianti Classico DOCG, nato nel 1716, la tappa si snoderà nel territorio tra le province di Firenze e Siena. Le terre del Chianti Classico comprendono i comuni di: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti per

intero e, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. Il Chianti Classico è uno dei vini più apprezzati a livello mondiale e viene esportato in oltre 60 paesi e distribuito particolarmente in: Italia (18%), USA (31%), Germania (12%) Canada (10%) e Regno Unito (5%). Ha una produzione annua di circa 35 milioni di bottiglie. Il marchio che da sempre distingue le bottiglie di Chianti Classico è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti. LE DICHIARAZIONI Il Presidente del Consorzio Chianti Classico, Sergio Zingarelli, ha dichiarato: “È un grandissimo piacere poter festeggiare il trecentesimo anno del Vino Chianti Classico ospitando nel nostro territorio un evento internazionale così importante. Il ciclismo è una delle attività che il Chianti Classico ha, da qualche anno, scelto per valorizzare lo stretto legame fra sport, salute ed il Gallo Nero: un territorio da “vivere” con radici profonde e un patrimonio inestimabile di storia, arte, cultura ed enogastronomia”.

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Un evento itinerante per fare cultura del buon cibo

La Puglia gourmet in vetrina per tre giorni nella BAT

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ono i numeri a raccontare l’edizione 2015 di Fooding, sapori per strada. Tre comuni, più di quaranta chef, alcune tra le più prestigiose cantine vitivinicole pugliesi e brand del vino che conta in Italia, un birrificio artigianale e l’eccellenza dell’olio di Puglia. «Abbiamo innescato un meccanismo importante– spiega Francesco Dente – tra i fondatori di Noao – e dal 13 al 15 settembre Bisceglie, Trani e Andria sono state protagoniste del più imponente evento itinerante del cibo di qualità. Fare cultura nel settore del food vuol dire tornare alle nostre radici, a riscoprire valori e tradizioni». Ed è questo l’input che arriva, infatti, da uno degli chef storici di terra di Puglia, Franco Ricatti (Bacco – Barletta) che dopo anni di assenza dalla scena pubblica, intento a fare ricerca e qualità nella cucina del suo prestigioso ristorante, ha presentato un panino che è emblema della storia e della cultura pugliese. «Voglio ridare dignità al provolone, segno identitario della storia di questo territorio». «Non è stato semplice mettere insieme tutti gli chef che hanno aderito alla tre giorni del food – racconta Anna Roberto, anima gourmet di Noao - Alla base c’è

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una filosofia condivisa: qualità, eccellenza e voglia di esportare le buone prassi lasciando per una volta le sale preziose dei più importanti ristoranti della Puglia per scendere per strada a raccontare alla gente che qualità e gusto possono e devono convivere”. Una condivisione di intenti che è stata accolta dai sindaci di Trani, Bisceglie e Andria che hanno voluto sostenere con convinzione il Fooding 2015. Questi i momenti che hanno caratterizzato la tre giorni: LO CHIC-NIC Sul Bastione di Bisceglie, complice un waterfront mozzafiato, è stato l’evento prêt â gourmet della tre giorni del gusto. I format più riusciti della ristorazione pugliese, protagonisti della scena estiva appena conclusa, per un food style che ha già dato prova di saper lasciare il segno. LA VIA DEL PANE Il labirinto del gusto è proseguito a Trani con La via del pane. Una via che diventa una piazza, l’elegante e maestosa piazza Quercia, naturale proscenio di una città bella ed elegante che guarda al mare con un cuore pulsante e, al centro dell’ombelico, il sapore del pane: pensato, ideato, immaginato, reinterpretato dalla fantasia di ventidue cuochi

La via del pane ha pensato anche a chi, a causa delle intolleranze, a volte è costretto a rinunciare ai piaceri del palato, con una proposta decisamente intrigante al sapor di farina di canapa e con tutte le meticolose attenzioni verso un mondo spesso discriminato soprattutto a tavola. IL CIBO VA IN TRASFERTA Nell’ultima serata del Fooding, ad ogni boutique è stato associato uno chef. E allora ecco Il cibo va in trasferta: undici negozi, undici chef e altrettante cantine vinicole nelle vie del gusto di un’Andria che per una sera mette il cibo in vetrina, ma lo infiocchetta al sapore di Puglia. Materie prime della tradizione che le mani esperte degli chef hanno trasformato in food experience. FOCACCIA CONTEST Una giuria di blogger e di giornalisti enogastronomici hanno valutato la migliore focaccia home made. Ogni città ha la sua ricetta tradizionale, ogni focaccia ha una storia che si intreccia con la storia del territorio di appartenenza. Al Focaccia contest hanno partecipato uomini, donne, giovani e anziani. L’unica discriminante è stata la capacità di interpretare quello che è il simbolo della pugliesità.

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