FOGLIE n.12 / 2021

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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR

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Sommario

Numero Ottobre Numero 18 12 - 15 1 Luglio 20212020

QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952

Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Rosa Porro Raffaele Cicorella, Angela Quatela, Francesco Martella Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

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Copertina

Tendoni e polemiche

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Agricoltura

PSR: Coldiretti Puglia, centrati primi 2 slot temporali imposti da deroga UE

Agricoltura

Uva da tavola, scovare falsi con impronta digitale

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Agricoltura

CUT: “Comparto Uva da Tavola sinonimo di sostenibilità ambientale” 14

Agricoltura

Con la Marina Militare faremo fronte comune contro la xylella 13

Agricoltura

Agricoltura, Marzana (M5S): “Sostenere imprese per prevenire danni da avversità atmosferiche”

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Agricoltura

Agricoltura biologica: la scadenza per i programmi di produzione si annullano al 20 Luglio

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Agricoltura

Gestione delle acque: con il progetto cross water novità anche in Puglia

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Agroalimentare

Unimi innova premia tre progetti dedicati all’ambito agricolto 24

Agricoltura

Innovazione e tutela della proprietà intellettuale in agricoltura Rubriche

Agroalimentare

Il lungo viaggio del pomodoro

Approfondimenti

Approfondimento ( T. Luciano ) Approfondimento (di P. Dileo)

Approfondimento (N. Ruospo)

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Agricoltura

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PSR: COLDIRETTI PUGLIA, CENTRATI PRIMI 2 SLOT TEMPORALI IMPOSTI DA DEROGA UE;

EGNALE DISCONTINUITÀ MA IN PUGLIA A RISCHIO 304MLN EURO DA SPENDERE ENTRO 31/12 Sono stati centrati i primi 2 slot temporali a cui è stata condizionata la deroga dell’UE concessa nell’aprile scorso, un primo segnale concreto di discontinuità dopo anni di tempesta perfetta che ha ingessato la spesa dei fondi dello sviluppo rurale, ma è solo l’inizio perché la Puglia resta a rischio disimpegno per 304 milioni di euro da spendere entro il 31 dicembre 2021. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in merito allo stato di avanzamento del PSR Puglia 2014-2020, considerato che ci saranno da spendere nel biennio 2020 – 2022 ulteriori 543 milioni di euro di fondi della Next generation EU e del quadro permanente finanziario. Se da un lato è stato speso oltre il 90% delle risorse destinate alle misure agro-climatico-ambientali, agricoltura biologica e biodiversità, la performance, invece, è stata molto negativa – stigmatizza Coldiretti Puglia - per l’ingresso dei giovani in agricoltura, dove è stato speso solo il 4,6% delle risorse disponibili e a favore degli investimenti per aumentare la competitività delle imprese agricole, per cui è stato speso solo il 30% dei fondi. “Serve l’impegno concreto di tutti per accelerare gli iter procedurali e le domande di pagamento, perché restituire anche un solo euro a Bruxelles sarebbe inaccettabile, così come per far arrivare concretamente i 543 milioni di euro del biennio 2020-2022 alle imprese agricole e ai giovani che sognano di lavorare in agricoltura la condizione essenziale è che siano predisposti bandi snelli e sia sburocratizzato l’iter che ha bloccato il PSR ancora in corso”, dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. Ad oggi risultano spesi 736 milioni di euro rispetto alla dotazione complessiva di 1,6 miliardi di euro, con la burocrazia e gli errori di programmazione che hanno rubato negli anni scorsi tempo e risorse al lavoro e agli investimenti delle aziende agricole e ha impedito con le inefficienze l’avvio di nuove attività e l’ingresso dell’80% dei giovani nell’attività di impresa, a causa del

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significativo contenzioso in tribunale amministrativo che aveva spinto l'Amministrazione regionale pugliese ad un approccio prudente che, però, ha avuto inevitabili ripercussioni sull'avanzamento della spesa. “Anche questa volta, come sempre, offriremo il massimo della collaborazione per individuare le soluzioni più appropriate – aggiunge il presidente Muraglia - per uscire da una situazione preoccupante, ma ancora noi crediamo sia recuperabile. Il rischio di non utilizzare le risorse va assolutamente scongiurato, soprattutto oggi alla luce della sofferenze che la filiera agroalimentare sta vivendo in questa lunga contingenza pandemica”, conclude il presidente Muraglia. La Puglia ha speso solo il 45,5% delle risorse del PSR Puglia – aggiunge Coldiretti Puglia – con un livello di spesa di molto inferiore alla media nazionale che si attesta su oltre il 61%. Per Coldiretti Puglia è essenziale procedere con tutte le verifiche utili per spendere le risorse in modo fluido e senza ulteriori intoppi, scongiurando di far perdere ulteriori risorse vitali all’agricoltura pugliese e soprattutto competitività alle imprese agricole della Puglia, con il fallimento sul fronte dello storico ritorno alla terra che ha portato a finanziare solo il 20% delle domande presentate dai giovani under 40. Una sconfitta per le speranze di tanti giovani, ma anche per il Paese che – sostiene la Coldiretti regionale – perde opportunità strategiche per lo sviluppo in un settore chiave per la ripresa economica, l’occupazione e la sostenibilità ambientale soprattutto nel Mezzogiorno dove maggiore è il bisogno occupazionale e più elevati sono i tassi di fuga dei giovani.. Dall’analisi dei dati sullo stato di attuazione del Psr Puglia 2014-2020 emergono forti criticità, perché la Regione Puglia è tra le regioni italiane che dispone di maggiori risorse PSR – conclude Coldiretti Puglia - ed è l’ultima nella spesa delle risorse pubbliche.

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COMPAG: ASCOLTARE LE PARTI COINVOLTE PER AVERE UN QUADRO REALISTICO DI PREGI E DIFETTI ANALISI DELLA STRATEGIA EUROPEA FARM TO FORK

Ultimamente si fa un gran parlare della strategia europea Farm to Fork (dall’azienda agricola alla tavola), il cui principale obiettivo è coinvolgere l’intera popolazione per raggiungere un sistema produttivo maggiormente sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico-sociale. Come già segnalato da Compag (la federazione nazionale delle rivendite agrarie) in più occasioni, la strategia si ispira a principi assolutamente condivisibili ed è oltremodo apprezzabile il desiderio della Commissione di soddisfare la sempre crescente sensibilità dei cittadini nei confronti delle tematiche ambientali. Sarebbe, tuttavia, un atteggiamento imperdonabilmente miope trascurare le opinioni e considerazioni espresse dai portatori di interesse i quali, lungi dal bocciarne a priori le proposte, cercano di fornire critiche costruttive, evidenziandone limiti, incoerenze e astrattezze, al fine di evitare inutili dispendi in termini sia economici che di energie. Le sfide e le difficoltà che si presentano, infatti, sono numerose, ma non certo sufficienti a scoraggiare perché, come è noto, da esse potranno scaturire nuove opportunità se si riuscirà a mantenere una mentalità aperta e una giusta dose di spirito critico. Una sfida di particolare importanza, per esempio, è rappresentata dalla necessità di garantire un equilibrio tra la redditività necessaria a mantenere la produttività agricola, dignitose condizioni di vita nelle zone rurali e tutela ambientale. Inoltre l’analisi sulle possibili soluzioni non può prescindere dall’attenzione che deve essere posta ai rapporti commerciali con i paesi terzi affinché questi non siano di detrimento al modello europeo di agricoltura familiare che è ritenuto l’elemento di salvaguardia degli attuali standard di sicurezza e qualità agroalimentare. La capacità di influenzare la domanda e le richieste alimentari dei cittadini è un’ulteriore sfida che dovrebbe essere approfondita poiché di norma è proprio la domanda a orientare l’evoluzione futura delle agro-produzioni. Una delle principali critiche sollevate dai portatori di interesse nei confronti della strategia ambientale europea riguarda l’aver stabilito degli obiettivi a priori (quali la riduzione dell’impiego di fitosanitari, fertilizzanti e prodotti veterinari o ancora la crescita della produzione biologica al 25% di quella totale entro il 2030) senza procedere prima a un’analisi della fattibilità in termini di tecnologie disponibili e di costi (per la pubblica amministrazione e quindi per i singoli cittadini) e nemmeno delle conseguenze sulla disponibilità di derrate alimentari.

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Risultano particolarmente indicativi e degni di nota i risultati di un sondaggio condotto dalla Commissione europea (riportato nella relazione informativa NAT/805 sulla “Valutazione della direttiva sull'utilizzo sostenibile dei pesticidi” e consultabile alla pagina https://www.eesc.europa.eu/it/sections-other-bodies/sections-commission/agriculture-rural-development-and-environment-nat/information-reports) presso i diversi portatori di interesse relativamente alle loro aspettative e timori nei confronti della strategia Farm to Fork. Oltre il 71% dei partecipanti all’indagine ritiene che le misure introdotte dall’European Green Deal e dalla Strategia Farm to Fork in relazione ai prodotti per la difesa delle colture (PPP) potrebbero avere un impatto negativo sulla redditività dei produttori quando già molti fitosanitari sono stati estromessi dal mercato. Alcuni dei PPP revocati negli ultimi anni, infatti, erano relativamente a economici. Essi sono stati sostituiti da prodotti più costosi e spesso meno efficaci. Questo orientamento risulta in forte contrasto rispetto agli obiettivi dei sostegni previsti dalla PAC allo scopo di favorire la produttività e la maggior parte degli intervistati non ha mancato di rilevarlo. I partecipanti all’indagine, inoltre, ritengono che le strategie ambientali possano seriamente (45.63%) o almeno moderatamente (31.55%) compromettere o inficiare il risultato degli obiettivi stabiliti inizialmente dalla PAC, particolarmente in riferimento alla produttività, mentre il 66,5% ritiene che l’applicazione del Green Deal porterà ad una decisa perdita di competitività del sistema agroalimentare, e un ulteriore 19.4% crede in una perdita seppur moderata. Tutti i portatori di interesse sono a favore della riduzione dei fitosanitari più pericolosi e di modalità di coltivazione maggiormente indirizzate al biologico, ma non possono non ritenere irrealistiche le strategie EU che si pongono l’obiettivo di ridurre del -50% l’uso dei fitosanitari e di portare l’agricoltura biologica al 25% della superficie agricola totale entro il 2030. Tali obiettivi, infatti, risultano arbitrari poiché non è stato condotto alcuno studio di impatto sull’applicazione degli stessi, studio che invece avrebbe dovuto essere condotto sulla base di evidenze scientifiche verificate e tenendo conto delle possibili conseguenze sulla redditività delle aziende agricole. Andrebbe anche considerata l’effettiva capienza dei fondi PAC in funzione della riduzione della redditività delle aziende agricole determinata dalle misure ambientali (fondi che andrebbero incrementati in funzione della minore redditività per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole stesse). Secondo studio irlandese, per esempio, il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei fertilizzanti costerebbe alle aziende lattiero-casearie nazionali una perdita di redditività del 10%. Inoltre i portatori di interesse ritengono che gli obiettivi sui fitosanitari andrebbero modulati in base alle caratteristiche agronomico-ambientali dei diversi paesi. Ad esempio la riduzione dell’impiego di fungicidi in ambienti o annate particolarmente piovose potrebbe lasciare le colture esposte all’attacco di malattie fungine, così come in ambienti caldi potrebbero proliferare eccessivamente gli insetti. Un’ulteriore annotazione riguarda la cattiva luce in cui le disposizioni ambientali europee mettono l’impiego dei fitosanitari e, di conseguenza, l’agricoltura rispetto alle attese del consumatore. Infine i portatori di interesse sottolineano il rischio di una crisi di approvvigionamento alimentare, mentre la Commissione ipotizza che anche in presenza di un’eventuale perdita di produttività il sistema delle aziende agricole continuerebbe a garantire quantità sufficienti di cibo per tutti i cittadini. Meglio! ma dov’è la valutazione?

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Agricoltura

1 Luglio 2021

UVA DA TAVOLA: SCOVARE FALSI CON IMPRONTA DIGITALE BENE SEQUESTRO PRODOTTO BREVETTATO EGIZIANO

Intensificare i controlli e scovare i falsi analizzando l’impronta digitale per salvaguardare l’uva da tavola pugliese che genera un valore di oltre 400milioni di euro con le 602mila ton-nellate di produzione, di cui il 60% destinato alle esportazioni in tutto il mondo. E’ quanto chiede Coldiretti Puglia, in riferimento all’operazione dalla Guardia di Finanza, in collabora-zione con i funzionari dell'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, che ha portato al sequestro di 3400 cassette di uva da tavola brevettata proveniente dall’Egitto, destinata al mercato nord europeo, con un danno enorme a carico della produzione pugliese che si fregia anche del marchio IGP Uva da tavola di Puglia, quando non è ancora partita la campagna di raccolta. Per questa ragione Coldiretti Puglia si è impegnata nella divulgazione degli studi del Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica del Politecnico di Bari condotti in campo agroalimentare, riguardanti la definizione dell’impronta digitale dell’uva da tavola pugliese mediante l’analisi metabolomica. I risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all’origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione.

Ad esempio, l’impronta digitale con la Risonanza Magnetica – aggiun-ge Coldiretti Puglia - è un potente strumento per distinguere un prodotto biologico da uno convenzionale. “E’ grande lo sforzo profuso dai nostri imprenditori per orientarsi su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riescano a soddisfare il mercato nazionale e internazionale sempre più esigente. Determinante sarebbe attuare iniziative anche pubblicitarie per aumentare il consumo di uva da tavola in Italia, attraverso la presenza capillare in tutti i punti vendita di prodotti ortofrutticoli e per tutto il periodo della produzione tra giugno a dicembre”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all’enorme contributo pugliese, l’Italia è il primo produttore al mondo – aggiunge Coldiretti Puglia - con il 16% sulla pro-duzione globale e la provincia di Bari fa la parte del leone, con 10500 ettari e 2,2 milioni di quintali di produzione. “I nostri imprenditori hanno aumentato la qualità delle produzioni e al contempo – insiste il presidente Muraglia - è stato diminuito l’impatto ambientale e la per-centuale di residui, la più bassa al mondo, con pratiche agronomiche mirate, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di infiorescenze ritardate, la copertura dei filari, la modulazione dell’irrigazione, i trattamenti antisalini e l’inerbimento controllato, con l’impiego di manodopera altamente specializzata”. Le importazioni di uva da tavola in Italia ammontano a 25.000 tonnellate (circa il 3,2% dei consumi interni), di queste, una fetta consistente – denuncia Coldiretti Puglia - proviene dall'Europa (49%) e dall'America centro meridionale (circa il 25%), ed in particolare dai sue due principali paesi produttori Cile e Perù, la restante parte proviene dall'Africa (13,5%) ed Asia (4,6%).

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Approfondimento

IL FRUTTO ESTIVO PER ECCELLENZA: LA PESCA Con l’arrivo dell’estate siamo tutti alla ricerca di cibi freschi e succosi. E cosa c’è di meglio di una buona dose di frutta per colmare questa voglia? Poi se parliamo di un frutto a produzione locale come pesche e nettarine è impossibile resisterne. Infatti, la Puglia, insieme alla Sicilia e il Piemonte, è tra i primi produttori italiani, preceduta solo dall’Emilia Romagna e dalla Campania. Il pesco, appartenente alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoidee e al genere Persica, fiorisce in primavera, proprio in quel periodo in cui le campagne pugliesi, e non solo, si tingono di rosa. Originariamente nasce in Cina, famosa da sempre per lo spettacolo che questo albero in fiore regala, e poi diffuso da Alessandro Magno in Grecia e dai Romani in tutta l’Europa. Le caratteristiche nutrizionali di questo frutto sono molteplici. Innanzitutto, la pesca è costituita per il 90% di acqua, il che fa pensare che è un ottimo frutto estivo rinfrescante, utile anche contro la stitichezza, i calcoli renali e la cellulite. Con un basso contenuto in grassi e carboidrati, la pesca può essere consumata come spuntino sano anche da chi segue una dieta ipocalorica. Altresì, contiene sali minerali in grande quantità, primo tra tutti il potassio, seguito da fosforo, magnesio, calcio e anche ferro, utili a combatterne la loro perdita specialmente nei periodi più caldi dell’anno a causa della sudorazione. Tra le vitamine presenti, c’è un più alto contenuto in vitamina C tale da ricoprirne il fabbisogno

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giornaliero del 15% con una sola pesca, seguita dalle vitamine del gruppo B, vitamina E e K, e dal precursore della vitamina A chiamato beta-carotene che svolge molteplici funzioni, tra cui quella antiossidante. È molto comune fare confusione tra i diversi tipi di pesca, questo perché apparentemente sono simili seppure abbiano caratteristiche diverse. La pesca comune ha una polpa gialla o bianca con una pelle sottile e vellutata, mentre la pesca nettarina o noce ha la caratteristica di essere soda ed una buccia liscia; infine, le percoche, dalla la polpa più consistente, sono un frutto particolarmente apprezzato dall’industria alimentare conserviera data la loro lunga durata. Le specie di Prunus, o comunemente pesco, più diffuse sono Persica vulgaris ovvero il pesco comune, Persica laevis (nettarine o pesche-noci), Persica davidiana (pesco cinese) e Persica platycarpa

come la saturnina, il cui nome ci rimanda alla sua una forma appiattita come gli anelli del pianeta Saturno, che presenta una polpa biancastra ed un sapore molto gustoso. I frutti sono drupe carnose coperte da una buccia tomentosa, per quanto riguarda le pesche propriamente dette, o glabra per le pesche-noci o nettarine, di vario colore. La polpa succulenta ha un sapore zuccherino più o meno acidulo, ed anch’essa può essere di vario colore: dal bianco, al giallo e verdastro. La pesca ha una consistenza polposa e succosa dovuta all’elevato contenuto in acqua ed alla presenza della pectina, lo zucchero polisaccaride. La maturazione dei frutti avviene tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive.


Approfondimento

Le condizioni climatiche ideali per la coltivazione del pesco si aggirano entro ampi range che vanno dalle minime invernali di -15/-18°C fino a temperature tipiche di climi subtropicali, caratteristica che rende il pesco una specie che si adatta ai climi più svariati e quindi prodotto in tutto il mondo dagli Stati Uniti, a nazioni come Italia, Spagna, Cina, Francia e Argentina. Nell’ambito delle specie fruttifere maggiormente diffuse nel nostro paese, il pesco registra una vasta gamma di nuove cultivar che annualmente vengono poste all’attenzione dei frutticoltori. L’offerta commerciale di nuove cultivar di pesco riguarda le diverse tipologie di epidermide, che sono di un rosso più intenso, il sapore della polpa, che nelle nuove cultivar è meno deciso,

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e la consistenza del frutto. Ma a prescindere dalle nuove “tendenze”, si distinguono in cultivar da consumo fresco come Early Maycrest, Queencrest e Maycrest, nettarine tra cui May Glo, Lavinia e Maria Emilia, e percoche come Federica, Tirrenia e Villa Adriana. La raccolta delle pesche viene generalmente effettuata in più battute e per determinare il momento ottimale si può ricorrere all’uso di penetrometri, strumenti utili per misurare la fermezza o durezza di ogni tipo di frutta grazie alla presenza di puntali di superficie nota. Un altro metodo utilizzato per la raccolta del pesco è il controllo della colorazione dell’epidermide. La produttività degli impianti peschicoli risulta minore per le cultivar precoci, e più consistente per quelle tardive le

quali possono raggiungere i 400 q/ha. Dalla raccolta, passando per i magazzini di lavorazione dove viene effettuata la selezione, spazzolatura e confezionamento, questo prodotto arriva alla tavola del consumatore dove viene consumato fresco o come prodotto da conserva, della quale l’Italia ne detiene il primato.

Tiziana Luciano Dott.ssa in Scienze Tecnologie Alimentari

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Agricoltura

1 Luglio 2021

CUT: “COMPARTO UVA DA TAVOLA SINONIMO DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE” DOPO LE RECENTI POLEMICHE

La filiera dell’uva da tavola ha subito in questi giorni attacchi duri, ingiusti ed ingiustificati da un esponente dell’amministrazione regionale pugliese e da una parte dei media locali, che, creando ed alimentando suggestioni infondate ed allarmismi immotivati, hanno screditato agli occhi dell’opinione pubblica locale il sacrificio ed il duro lavoro di centinaia di migliaia di persone, tra agricoltori, imprenditori ortofrutticoli e aziende dell’indotto. I produttori di uva da tavola, infatti, si impegnano nel sostenere faticosamente, tra mille ostacoli di natura climatica, congiunturale e burocratica, la seconda filiera italiana per importanza, in termini di volumi e valori, per l’export nazionale (dopo quella delle mele…), nonchè il primo, più importante e rilevante sistema produttivo agricolo per la regione Puglia, in termini di volumi, valori ed occupazione: la produzione dell’Uva da Tavola, che da oltre 70 anni distribuisce ricchezza e orgoglio al territorio, tanto da rappresentarne certamente il distretto produttivo agroalimentare più in evidenza. La Commissione Italiana Uva da Tavola, organismo rappresentativo dell’intera filiera, manifesta con forza il proprio disappunto in merito agli interventi in oggetto. Veicolare al territorio e ai consumatori tale disinformazione danneggia l’intero settore.

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Le informazioni poco fondate, screditano il lavoro dell’intera filiera dell’uva da tavola e trasmettono la sensazione che le nostre produzioni determino deturpazione del paesaggio e dell’ambiente e pericolo per la salute sociale delle comunità. Il sistema produttivo e l’intero indotto a lavoro per lo sviluppo del prodotto ne risente, come immagine, come credibilità e come valore. La deturpazione del territorio di cui si parla, è a ns. avviso una distorsione della realtà, il pericolo per l’ambiente e per la salute a cui si collega l’utilizzo di materiali di coperture è solo un’illazione non vericata. Questo messaggio rappresenta l’ennesimo improvviso ed inspiegabile atto autolesionista verso uno tra i settori produttivi più importanti dell’ economia regionale, perpetrato da parte di chi, come politica ed informazione locale, avrebbero il dovere (.. e l’interesse…) di difendere e di promuovere il settore agricolo ed ortofrutticolo, esaltarne le virtù e contribuire a sostenerne il futuro. Avvertiamo come ns. compito essenziale in questa sede, non già quello di rispondere, cedendo alle provocazioni causate da tanta inutile avversità al settore che con orgoglio ed appartenenza rappresentiamo, ma piuttosto quello di fare chiarezza e lasciare ad ognuno di noi alle proprie valutazioni.


Agricoltura Qui di seguito, dunque, punto per punto, le nostre considerazioni: 1)Il comparto dell’ uva da tavola è tra i più sostenibili di Europa! Pur occupandosi di una coltura delicata, in cui garantire gli standard qualitativi richiesti dal mercato non è facile, è uno tra i sistemi produttivi in cui è più diffusa l’applicazione di tecniche di lotta integrata alle fitopatologie, come dettate dai disciplinari regionali in materia, con bassissimo uso di pesticidi, erbicidi e fungicidi di natura chimica, basata invece su tecniche naturali ed elementi a ridotto impatto ambientale ed a tutela della biodiversità pedoclimatica. Vantiamo già al momento superfici molto importanti per estensione che attuano tecniche per ottenere prodotto a residuo zero e siamo fra i primi posti in Italia per numero di aziende ed estensioni di uva da tavola a conduzione biologica. Da questo punto di vista, il rispetto per la sostenibilità ambientale nella produzione di uva da tavola è testimoniato dal lavoro che , in sinergia con la Commissione Italiana Uva da Tavola, sta facendo il Comitato Tecnico Scientifico del comparto, composto da tecnici ed esperti della produzione di uva da tavola , che ha formalizzato un protocollo per tendere a ridurre ancora di più nei prossimi 5 anni l’impatto ambientale della ns. attività produttiva, indicando in maniera chiara obbiettivi e traguardi da raggiungere.

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www.foglie.tv 2)I film plastici, che si applicano a protezione dei vigneti di uva da tavola dalle calamità e dalle sempre più frequenti avversità climatiche, sono essenziali per la salvaguardia della produzione ed inoltre estremamente utili al fine di migliorare la qualità e la stagionalità del prodotto. Essi non hanno alcun effetto negativo sull’uomo e sull’ambiente, anzi consentono una sensibile riduzione degli interventi con trattamenti di difesa, proteggendo la coltura ed il prodotto. La ricerca costante e lo sviluppo di tecnologie avanzate, a fatto sì che tra i migliori produttori di film plastici ci siano coloro attenti allo sviluppo e alla fornitura di teli 100% riciclabili. Certo , sotto i teli talvolta può fare particolarmente caldo, come può accadere in molti altri ambienti di lavoro (per esempio in ambito industriale e metalmeccanico…), ma non per questo può verificarsi e dimostrarsi una stretta connessione e conseguenzialità, come inopinatamente sostenuto, con infortuni, malattie ed incidenti sul lavoro. Certo, i “tendoni” di uva da tavola non sono poetici e suggestivi da vedere , ma un programma amministrativo che abbia una visione dovrebbe consentire di conciliare in maniera armonica e sostenibile le vocazioni territoriali e pedoclimatiche delle aree produttive più importanti con gli insediamenti naturali e gli aspetti paesagistici , sapendo coniugare patrimonio rurale, servizi turistici e insediamenti produttivi. Solo così, nell’assoluto rispetto dell’ambiente, le nostre zone rimarranno attrattive, salubri, economicamente attive ed in grado di attirare interesse e di offrire opportunità e occupazione. Ci sono tuttavia indiscutibilmente importanti margini di crescita, che gravitano per grande parte intorno ai Distretti Produttivi che costituiscono e caratterizzano il tessuto economico. Il Distretto della produzione dell’uva da tavola è particolarmente significativo per i numeri che rappresenta su base nazionale. Certo talvolta è comunque necessario fare irrorazione di prodotti chimici anche sotto i tendoni dei vigneti, come per tutte le colture, ma con principi attivi sottoposti a controlli nazionali e regionali giustamente rigorosissimi relativi agli effetti dell’utilizzo per l’uomo e per l’ambiente e sottoposti ad autorizzazioni per la distribuzione e l’utilizzo da parte del Ministero dell’Ambiente, della Salute e dell’Agricoltura.

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Agricoltura Un problema vero, e su questo concordiamo su quanto - se pur in maniera imprecisa – è stato riportato dai media, è invece quello relativo allo smaltimento dei teli plastici utilizzati in campo per le coperture; Tuttavia, la filiera a tal riguardo versa i propri contributi ad un consorzio nazionale – il Polieco-, che offre servizio alla comunità sia per il recupero che per lo smaltimento dei teli utilizzati. Riteniamo opportuno e necessario che si attivino in modo efficace ed efficiente la politica e le amministrazioni locali e regionali, trattandosi di un aspetto di assoluta importanza sanitaria, ambientale ed economica, che non si puo’ certo prevedere di lasciare all’iniziativa dei singoli imprenditori agricoli, senza dare loro infrastrutture, servizi, coordinamento, regole e soluzioni sostenibili. 3)Proprio per l’assoluta, riconosciuta ed imprescindibile importanza che hanno l’ambiente ed il paesaggio per il ns. territorio, qualunque iniziativa, anche di natura agricola, come piantare uva da tavola, che “tocchi” uno dei tanti aspetti che a vario titolo possono avere le proprie ricadute su equilibri storico-paesagistico-ambientali, degni di tutela e garanzia da parte dell’uomo e delle istituzioni, è oggi assoggettata a controlli, valutazioni ed autorizzazioni, rilasciate secondo le normative comunitarie, nazionali, regionali e provinciali. E su questo non può esservi alcun dubbio; ma se dovesse esserci , allora la politica e i media farebbero bene ad interrogarsi sul merito e sull’efficienza del lavoro delle istituzioni, o 1 sulla opportunità ed adeguatezza di alcune normative, prima di imputare responsabilità ingiuste agli imprenditori agricoli, produttori di uva da tavola, che fanno il proprio lavoro

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1 Luglio 2021 utilizzando al meglio le innovazioni tecnologiche e le moderne tecniche colturali a loro disposizione, senza le quali la propria attività sarebbe destinata a fermarsi. L’intera filiera dell’uva da tavola oggi si impegna a continuare il suo sviluppo secondo le regole, perseguendo gli obiettivi preposti, con l’attenzione a realizzare prodotto frutto di natura, passione ed innovazione, alla quale non possiamo certo rinunciare in piena integrazione con l’ambiente circostante, creando i presupposti per un’agricoltura sempre più sostenibile. In conclusione, siamo perfettamente consapevoli che l’agricoltura, dagli esordi, rappresenta un settore primario, che garantisce forniture di cibo e generi agroalimentari per le popolazioni, sostentamento economico per i produttori, lavoro, benessere e ricchezza per le comunità, in armonia e rispetto per la natura e per l’ambiente Crediamo sia un grave errore immaginare di privare di questo sostentamento intere comunità rurali a tale sistema vocate, anche perché appare complesso, al momento e senza una visione programmatica politica, compensare a pieno l’eventuale perdita di occupazione, di tradizione e di attività prodotta dal Distretto dell’uva da tavola con l’economia derivante dal turismo, dall’ambiente e dal paesaggio, fini a se stessi. Disincentivare lo sviluppo dell’economia dell’uva da tavola, allontanare la produzione dall’innovazione, demonizzare produttori, imprenditori, metodi, strumenti e tecniche colturali utilizzati nei ns. vigneti, nel modo in cui è stato fatto da amministrazione e media in questi giorni, appare dunque, a ns. avviso, inutile e controproducente, e rappresenta un esempio di informazione incompleta ed una discutibile presa di posizione.


IL MARCHIO DELLE SEMENTI DI FRUMENTO IBRIDO DEL FUTURO BASF LANCIA IDELTIS™

•l frumento ibrido è in grado di garantire produzioni più elevate e più stabili in termini di resa e qualità, aiutando gli agricoltori e l'intera filiera a soddisfare le esigenze di una popolazione in continua crescita •Una piattaforma di breeding globale, ma con una particolare attenzione alle esigenze locali, in grado di soddisfare i bisogni agronomici ed economici degli operatori della filiera •Il frumento ibrido Ideltis sarà disponibile a partire dalla seconda metà del decennio nelle principali aree di coltivazione Europee e Nord Americane BASF ha presentato Ideltis, il nuovo marchio di sementi per il frumento ibrido. Una novità, questa, che dimostra il continuo impegno dell'azienda per successo di lungo periodo di una coltura essenziale, quale il frumento, attraverso tecniche innovative di miglioramento genetico. Il frumento ibrido di BASF offre agli agricoltori prestazioni più elevate, più stabili in termini di rese e qualità, per far progredire una delle colture più importanti al mondo. "Il lancio di Ideltis conferma anco-ra una volta il nostro impegno a sostegno del frumento ibrido e della transizione dei sistemi di coltiva-zione del grano nel lungo periodo ", ha commentato Vincent Gros, presidente BASF Agricultural Solutions. “Con Ideltis, i terreni coltivati a grano potranno esprimere il proprio pieno potenziale. Attraverso la nostra piattaforma di ricerca globale, possiamo infatti fornire agli operatori del settore e all'intera filiera un frumento ibrido veramente specializzato in base alle specifiche esigenze locali, in grado di garantire rese sempre più elevate e più stabili". Nuove opportunità grazie al frumento ibrido “Gli ibridi sono da tempo utilizzati in molte le colture. La produzione di semi ibridi di grano tuttavia è un’operazione complessa. Per questa ragione lo sviluppo di tecnologie innovative che consentissero la commercializzazione su vasta scala di frumento ibrido ha richiesto tempo", ha aggiunto Jochen C. Reif, responsabile del dipartimento di Breeding Research presso il Leibniz Institute of Plant Genetics and Crop Plant Research, Gatersleben, Germania, una delle più importanti istituzioni a livello mondiale in questo campo. “Per nutrire una popolazione in continua crescita è necessario potenziare in maniera significativa le rese del grano. Iniziative di miglioramento genetico e selezione del frumento ibrido a carattere pubblico o privato, come quella avviata da BASF, sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo", ha commentato Stephen Baenziger, Professore Emerito di Agronomia presso l'Università del Nebraska-Lincoln, negli Stati Uniti, esperto di fama internazionale e specializzato in miglioramento genetico e nello sviluppo di cultivar del grano. "Grazie al frumento ibrido Ideltis, gli agricoltori avranno accesso ad una gamma di nuove sementi e dall’elevato potenziale". Il grano ibrido Ideltis sarà commercializzato nell'arco di qualche anno, a partire dalle aree di coltivazione del grano più importanti in Europa e Nord America.

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Agricoltura

1 Luglio 2021

AGRICOLTURA, MARZANA (M5S): “SOSTENERE IMPRESE PER PREVENIRE DANNI DA AVVERSITÀ ATMOSFERICHE “ “Troppo spesso assistiamo a danni alle coltivazioni causati da avversità atmosferiche straordinarie, come grandine, raffiche di vento o piogge abbondanti, con gravi conseguenze per la redditività degli imprenditori agricoli. Gli indennizzi, quando sono presenti i requisiti per essere riconosciuti, sono purtroppo tardivi e spesso insufficienti e, comunque, non rappresentano strumenti di difesa e prevenzione. Ecco perché, al netto dell’esortazione a sottoscrivere le polizze assicurative per le quali il Ministero delle Politiche agricole ricono-sce agevolazioni, ho presentato un emendamento al Decreto Sostegni Bis che mira ad incentivare gli investimenti in azioni di prevenzione, volte a ridurre le conseguenze delle calamità naturali”.

Lo dichiara la deputata Maria Marzana, esponente M5S in commissione Agricoltura. “Sono sempre maggiori e più evoluti gli strumenti presenti sul mercato per proteggere le colture – prosegue – Dare un supporto agli agricoltori ad adottare la soluzione migliore per difendersi dalle avversità significa sostenere la loro redditività e competitività nonché usare un approccio alla gestione del rischio che consente di agire preventivamente, riducendo di danni e limitando l’impiego di risorse per compensare le perdite” conclude.

AGRICOLTURA 4.0: IL FUTURO È GIÀ INIZIATO In occasione dell'inaugurazione della nuova sede di Foglie TV, la sezione Sud-Est dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, di cui è presidente il prof. Vittorio Marzi, e l'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Bari, presieduto dal dr.Giacomo Carreras, hanno organizzato un incontro sull'Agricoltura 4.0, con la sponsorizzazione delle Società Basf, Corteva, FMC, Gowan e Syngenta. I lavori moderati dal Prof. Vittorio Marzi, hanno visto i saluti del prof. Giovanni Sanesi, Direttore del DISAAT (Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali) dell'Università di Bari e del dr. Giacomo Carreras, in qualità di Presidente del sopra citato Ordine Professionale e le interessanti relazioni dei prof.ri Pasquale Montemurro, già Ordinario di Agronomia nell'Università di Bari ed Accademico dei Georgofili, Gaetano Vivaldi, Docente di Colture Arboree e Frutticoltura di Precisione del DISAAT e Michele Perniola, Presidente della Società Italiana di Agronomia, nonché Ordinario di Agronomia

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presso l'Università della Basilicata. L'incontro ha fatto conoscere alcuni dei presupposti di base di questo modernissimo sistema di Agricoltura, che l'UE ha già inserito come altamente prioritario nell'ambito dei vari finanziamenti destinati al settore agricolo. Nell'incontro, pur nella complessità dell'argomento, una particolare attenzione è stata rivolta al percorso storico e scientifico che è alla base di questo modello definibile come "Ultra sostenibile", come pure alle attrezzature molto sofisticate, specie in termini di sensoristica a tutto campo (condizioni fisiologiche delle piante, del terreno e climatiche, ecc.), che permettono la programmazione e la conduzione agronomica e di difesa delle colture in continua e velocissima interconnessione con le più recenti risultanze scientifiche, come pure con il mondo operativo e commerciale a cui le produzioni sonodestinate. Un altro interessante argomento trattato è stato quello relativo alle prospettive relativamente al Meridione.


LE PRIME SEMENTI ORTICOLE PRODOTTE NEL NUOVO E AVANZATO IMPIANTO BASF IN ETIOPIA ARRIVANO SUL MERCATO GLOBALE

-I clienti di tutto il mondo potranno beneficiare della produzione di sementi per l’intero anno -Un investimento di circa 8 milioni di euro -Numerose le iniziative di responsabilità sociale a favore della comunità locale Le prime sementi orticole prodotte presso il nuovo impianto produttivo BASF in Etiopia fanno il loro ingresso sul mercato globale. Situato nella regione di Amhara del Paese africano, l’impianto offre le condizioni ideali per la produzione durante tutto l’anno di peperoni, pomodori e cetrioli. L’impianto all’avanguardia costituisce il primo complesso di serre high-tech di BASF in Africa. “Abbiamo investito circa 8 milioni di euro in questa nuova struttura che ci permetterà di essere ulteriormente flessibili e affidabili nelle produzioni, aiutandoci a servire i clienti in tutto il mondo,” ha dichiarato Vicente Navarro, Senior Vice President del business vegetable seed di BASF. “Per noi una produzione alimentare sostenibile è estremamente importante e vogliamo contribuire al raggiungimento di questo importante obiettivo. Siamo molto orgogliosi di questo nuovo e avanzato impianto: ci rende pionieri nell’aver realizzato il primo sito high-tech per la produzione sostenibile di sementi in Etiopia, una struttura dai processi completamente automatizzati per il controllo del clima, quali umidità, riscaldamento e irrigazione.” Il sito copre una superficie di 15 ettari: due dei quali sono occupati da serre all’avanguardia, mentre il resto è utilizzato da strutture e infrastrutture per la produzione di sementi in campo aperto. Ad oggi nel nuovo sito sono impiegati circa 70 dipendenti. BASF offre anche lavoro a più di 100 collaboratori stagionali. I dipendenti sono stati per la maggior parte assunti dalle zone limitrofe e sono stati formati internamente. Standard elevati di sostenibilità e impegno nella responsabilità sociale Il sito risponde agli standard BASF di salute, sicurezza e ambiente, andando ben oltre i requisiti di sostenibilità in vigore in Etiopia. Per ridurre le emissioni della struttura, nella produzione di energia elettricità sono utilizzate principalmente fonti di energia rinnovabili. Le serre sono riscaldate con pannelli solari. La struttura è inoltre dotata di un proprio impianto di trattamento delle acque reflue e tutti i rifiuti che produce possono essere riciclati nell’impianto stesso. BASF è inoltre impegnata in numerose iniziative di responsabilità sociale nelle aree circostanti il sito. “Sono molto orgoglioso di vedere che, oltre a offrire sementi ai piccoli agricoltori etiopi, siamo anche attivamente coinvolti in progetti per la riforestazione e il controllo dell’erosione del suolo nell’area,” ha sottolineato Ben Depraetere, Amministratore Delegato di Nunhems Ethiopia PLC e Country Head per il business vegetable seed di BASF in Etiopia. “Desideriamo contribuire al benessere delle comunità in cui operiamo. Per questo, ad esempio, offriamo acqua potabile sicura, abbiamo investito nella costruzione di nuove infrastrutture stradali e istituito un fondo per sviluppare progetti occupazionali per i giovani senza lavoro della zona.”

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Approfondimento

DECIMO COMPLEANNO PER IL CONCORSO “OLIO DI FAMIGLIA” “OLIVICOLTORI DILETTANTI” SEMPRE PIÙ PREPARATI

“X edizione per Olio di Famiglia – Oli preziosi da olivicoltori dilettanti” il concorso monopolitano che valorizza le produzioni olivicole di hobbisti, olivicoltori in erba, nuclei famigliari dediti alla coltivazione per autoconsumo. L’ambizioso progetto nato 10 anni fa da un’idea di Mimmo Lavacca dell’Associazione TerraSud, continua la sua incessante opera di “professionalizzazione” di una fetta, considerevole, di olivicoltori italiani, appunto quella di famiglia. ”Un sistema di produzione agricola incentrato sul lavoro e le capacità dei nuclei famigliari che vivono e lavorano la terra; un modello che più di altri può scegliere di assicurare un uso sostenibile delle risorse e delle energie, oltre a promuovere un’agricoltura e un’alimentazione legata alle specificità e varietà dei territori – spiega Lavacca per poi aggiungere – il 70% circa (dati ultimo censimento) della superficie coltivata in Italia è da agricoltura famigliare e, all’interno di questo modello s’inserisce l’olivicoltura di famiglia, produttori, agricoltori dilettanti che per piacere, passione e coltivano piante d’olivo per ricavarne olio da destinare prevalentemente o in via esclusiva all’autoconsumo”. Una peculiarità tutta italiana frutto di una tradizione durevole: le famiglie di fatto svolgono un importante ruolo economico, socio-culturale ed ambientale, perché questo “esercito di dilettanti” assicura anche un buon mantenimento dei terreni e degli alberi, preservandoli da avanzamenti boschivi e incendi. Sul modello di questo virtuoso sistema produttivo, il concorso

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“Olio di Famiglia” ha favorito il dialogo di cultivar e culture diverse, lo scambio di buone prassi, la conoscenza della cultura olivicola a vasto raggio, grazie ad un approccio multidisciplinare che negli anni ha inciso sulla qualità degli oli prodotti. Anche l’annata 2020-2021 nonostante le chiusure e le restrizioni anti COVID 19 “la scuola di Olio di Famiglia” ha lavorato da remoto è ha premiato come sempre i migliori di questa campagna: “La valutazione oggettiva sulla base di analisi chimiche e sensoriali ha interessato 182 campioni di olio – premette la dott.ssa Anna Neglia, presidente della commissione di esperti assaggiatori del concorso Olio di famiglia -. Abbiamo esaminato oli di cultivar diverse, con profumi nuovi, interessanti ed importanti”. Ad aggiudicarsi il podio è stato Antonio Cirenza (residente in Lombardia) con un olio di diverse varietà locali prodotto a Cisternino; al 2^ posto pari merito tra Angelo Ciurcina (Siracusa) e Agostino Piccolo (Provincia di Bari); al 3^ posto sempre a pari merito Gabriele

Grossi e Domenico Scuteri (Regione Puglia). Invece il primo premio della sezione “Bacino del Mediterraneo” è andato all’Associazione “Productores Ecologicos Segura Ecologica (Spagna). Mentre per le menzioni speciali si sono distinti nella sezione “Territorio e Monocultivar” Rizzi Mario (Montalbano –Fasano); per la categoria Scuola l’lI.SS Gigante di Alberobello; per la categoria Sociale la COOP Borgo Ajeni. Altre menzioni sono andate a Margherita Loy, Paola Sposi, Paolo Guelfi e Tonio Ruggieri, espressione delle cultivar regionali, in particolare Toscana, Lazio, Umbria e Campania. Le attività di “Olio di Famiglia” non finiscono qui, proseguono con la Scuola Agricola e gli appuntamenti in modalità remota, rivolta ai produttori che hanno partecipato al concorso; in programma gli assaggi amatoriali all’interno del Locus Festival (Locorotondo) e la rituale festa di fine concorso presso l’Agriturismo dell’Az. Agricola delle Sorelle Barnaba”. Paola Dileo


Agricoltura

www.foglie.tv

AGRICOLTURA BIOLOGICA: LA SCADENZA PER I PROGRAMMI DI PRODUZIONE SI ALLUNGA AL 20 LUGLIO Il Dipartimento della Qualità del Ministero ha risposto positivamente alle richieste, emanando il Decreto dipartimentale del 18/06/202, che concede una proroga della scadenza per i Pap (programma annuale di produzione) addirittura al 20 luglio. Il Pap è il documento che annualmente le imprese agricole biologiche devono presentare secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale n. 18321 del 2012. Si tratta di un documento che definisce la programmazione colturale, nel quale viene definita la produzione potenziale delle singole colture e la loro disposizione nei singoli appezzamenti aziendali. Il documento, utile in particolar modo per le attività di certificazione per il biologico, contiene le medesime informazioni di base del Piano colturale, che viene annualmente

presentato per le domande Pac, con alcune informazioni aggiuntive specifiche per il biologico. L’obbligo della compilazione del doppio documento costituisce un appesantimento dell’onere amministrativo, che potrebbe essere facilmente superato attraverso un semplice adeguamento degli applicativi informatici dell’amministrazione. Inoltre il disallineamento delle date di scadenza dei due documenti comporta inevitabili successivi aggiornamenti, per documenti compilati in momenti diversi e quindi spesso non coerenti tra loro. Anche per evitare continue proroghe e incertezza nei tempi, è necessario quindi un atto normativo definitivo che uniformi il Programma Annuale di Produzione per il biologico con il Piano colturale del fascicolo aziendale.

GREEN DEAL EUROPEO, INNOVAZIONE E TUTELA DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE IN AGRICOLTURA Mercoledì 23 giugno si è svolto presso l’Agriturismo Lama san Giorgio a Rutigliano, in Puglia, l’incontro organizzato dalla Commissione Italiana Uva da Tavola e dedicato ai suoi associati, la cui tematica è stata: Green New Deal, sviluppo dell’innovazione e tutela del diritto intellettuale nella filiera dell’uva da tavola. Sono intervenuti, in qualità di relatori, il Prof. Claudio Cocozza ed il Prof. Matteo Spagnuolo, coordinatori dei lavori del Comitato Tecnico Scientifico, composto da tecnici ed agronomi del settore, che, in sinergia con la CUT, si occupa di studio e divulgazione di innovazione, modernizzazione delle tecniche agronomiche e diffusione della sostenibilità ambientale nel comparto dell’uva da tavola e l’Avv. Vincenzo Acquafredda , dello studio Trevisan & Cuonzo, in qualità di esperto di diritto intellettuale e tutela delle privative vegetali.

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Ad aprire i lavori c’è stato per altro il saluto dell’On. Prof. Paolo De Castro, Vice-Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale della UE, il quale con il Suo prestigioso contributo ha augurato buon lavoro ai partecipanti, richiamando l’attenzione sulla assoluta necessità di fare comparto ed affrontare insieme, facendo sistema, le sfide della nuova strategia ambientale della politica europea, che comporta ricadute imprescindibili sulla attività agricola e dunque anche sulla produzione di uva da tavola. De Castro ha precisato che il Green Deal non va percepito dal settore agricolo come uno spauracchio per il reddito delle imprese e per il futuro della produzione, ma , anzi, come una opportunità per rendere ancora più virtuoso il modo di fare agricoltura del nostro territorio, e valorizzare ancor più la qualità delle produzioni di uva da tavola Made in Italy in Europa e nel mondo.

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Agricoltura

1 Luglio 2021

GESTIONE DELLE ACQUE: CON IL PROGETTO CROSS WATER NOVITÀ ANCHE IN PUGLIA

PER INFRASTRUTTURE, TECNOLOGIE, SISTEMI DI CONTROLLO E MISURAZIONE Cross Water è un progetto tematico importante che si occupa di un elemento strategico come l’acqua e che, grazie ad un finanziamento di oltre 5,5 mln di euro, costituisce un’occasione importante per la Puglia e per tutto il partenariato (Albania, Montenegro e Molise) di cui è capofila”. Così Andrea Zotti (project manager del progetto per Regione Puglia - Dipartimento Bilancio, Affari Generali e Infrastrutture, Sezione Risorse Idriche) alla conferenza stampa di lancio: “Alla fine di questo progetto puntiamo ad avere un sistema di gestione delle acque efficiente ed efficace. Un obiettivo al quale stiamo già lavorando attraverso lo sviluppo congiunto di nuove infrastrutture e tecnologie, nonché di nuovi sistemi di controllo e misurazione” ha detto Zotti. Una conferenza alla quale ha portato i saluti istituzionali Crescenzo Antonio Marino (Regione Puglia - Autorità di Gestione Programma Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro) che ha sottolineato come il tema dell’acqua sia cruciale anche nella nuova programmazione: “La Puglia è riuscita in questi anni ad essere protagonista di buone pratiche tenute ad esempio anche dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ndr). In questa scia si inserisce adesso anche il progetto Cross Water che porterà benefici sia dal punto di vista della sensibilizzazione alla lotta allo spreco dell’acqua, sia alle tecnologie utilizzate per monitorarne la qualità”.

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Gianfredi Mazzolani (project manager del progetto per Acquedotto Pugliese - Struttura Coordinamento e Sviluppo Tecnico Progetti / COSSV) ha parlato dell’iniziativa pilota pugliese in capo ad AQP: “Grazie al progetto Cross Water potremo acquisire strumenti per il monitoraggio continuo della qualità dell’acqua presso gli impianti di depurazione di Monopoli e di Sammichele di Bari. Ottimizzeremo così i processi di trattamento delle acque reflue e dei fanghi ed identificheremo il sistema di monitoraggio ed informazione più performante. In generale, ridurremo il consumo energetico (cioè eseguiremo gli stessi processi utilizzando una quantità inferiore di energia) e l’impatto ambientale in termini di CO2 rilasciata in atmosfera, quantità di fanghi da smaltire e quantità di reagenti defosfatanti”. Cross Water, di cui Regione Puglia è lead partner, conta su un partenariato composto, nel dettaglio, da Acquedotto Pugliese, Regione Molise, Comune di Tirana, società Tirana Water and Wastewater Utility (UKT) ed Acquedotto Regionale Montenegrino (PE RWMC). Il progetto porterà allo sviluppo di un piano integrato transfrontaliero e di un documento di politica comune. Prevede inoltre la realizzazione di quattro iniziative pilota (di cui una in Puglia, appunto) nei territori partners, incentrate sulla protezione delle risorse idriche e sull’ottimizzazione della gestione dell’approvvigionamento idrico.


Agricoltura

1 Luglio 2021

In Albania sarà portata la rete di distribuzione dell’acqua nel villaggio di Kasalla, in Montenegro si lavorerà a monitoraggio, controllo e protezione della sorgente di Bolje Sestre, ed in Molise all’ottimizzazione della gestione dell’approvvigionamento idrico attraverso la sperimentazione di un sistema di monitoraggio della filiera idrica. E’ prevista, inoltre, la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione transfrontaliera sull’uso e il riutilizzo dell’acqua indirizzata ai cittadini ed una serie di eventi di piazza chiamati “Villaggi dell’Acqua”, con lo scopo di informare e distribuire materiali promozionali sul buon uso dell’acqua evitando gli sprechi, e coinvolgere la cittadinanza in flash mob interattivi e scenografici, stimolandone l’attenzione sul tema del corretto uso della risorsa idrica. La campagna coinvolgerà anche i bambini, i loro docenti e le loro famiglie, attraverso la realizzazione di un breve ciclo di seminari informativi a cura di comunicatori ed esperti del settore nelle scuole elementari e medie sulle buone pratiche e lo spreco idrico nelle abitudini quotidiane. Durante i seminari verranno distribuiti ai bambini e lasciati in dotazione alle scuole, “educational kits” con gadget e materiali sul tema acqua.

“Grazie al progetto Cross Water potremo acquisire strumenti per il monitoraggio continuo della qualità dell’acqua presso gli impianti di depurazione di Monopoli e di Sammichele di Bari. Ottimizzeremo così i processi di trattamento delle acque reflue e dei fanghi ed identificheremo il sistema di monitoraggio ed informazione più performante.”

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Agroalimentare

1 Luglio 2021

UNIMI INNOVA PREMIA TRE PROGETTI DEDICATI ALL’AMBITO AGRICOLO

L’HUB DELL’INNOVAZIONE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

UniMi Innova, il primo hub dell’innovazione targato Università degli Studi di Milano, ha premiato tre progetti nell’ambito dell’agricoltura nel corso dell’evento “Dalla conoscenza al futuro”, che si è svolto mercoledì 16 giugno. Nello specifico, i progetti sono stati presentati nell’ambito del programma di scouting della Statale Seed4Innovation, uno strumento per individuare progetti di innovazione all’interno della comunità accademica, organizzato da Fondazione UNIMI in collaborazione con la Direzione Innovazione e Valorizzazione delle Conoscenze dell’Università degli Studi di Milano. Il programma si propone di seguire tutto l’iter del progetto, dalle fasi di implementazione all’incontro con possibili partner industriali fino alla copertura di parte dei costi per sostenere le prime sperimentazioni. La rete dei mentor di Fondazione Unimi permette di favorire lo scambio e l’acquisizione di competenze al fine di accompagnare i progetti alla maturazione fino e al mercato

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Ecco i progetti vincitori: •MoWi è una piattaforma digitale per l’agricoltura di precisione ideata e coordinata da Caterina La Porta docente della Statale e CEO di Complexdata start up innovativa e spin off di UniMI. Mowi trasla le competenze della medicina di precisione del gruppo di ricerca Oncolab all’agricoltura nella direzione di una agricoltura di precisione 4.0 e di un approccio sostenibile. La piattaforma usa una strategia innovativa che grazie all’uso di sensori intelligenti e intelligenza artificiale consente di prevedere il rischio di infezione da funghi in piante di vite. Il progetto vede il coinvolgimento interdisciplinare di Stefano Zapperi, Stefano Gomarrasca, Stefano Bocchi, Paolo Boldi, Luigi Orsi, Franco Faoro dell’Università degli Studi di Milano e le collaboratrici del gruppo di ricerca Oncolab Maria Chiara Lionetti e Maria Rita Fumagalli e in collaborazione con il prof Maurizio David Baroni dell’Università degli Studi di Padova. Mowi farà parte del programma di incubazione ed è uno dei 5 progetti finanziati per l’anno 2020 con un fondo complessivo di 200.000,00€.


Agroalimentare •ZanzaRaft. Gli approcci tradizionali per il controllo delle zanzare, che comprendono anche l’utilizzo di quantità elevate di (bio)insetticidi attivi sugli stadi larvali acquatici delle zanzare, presentano diversi svantaggi dovuti all’insorgenza di resistenze e all’impatto negativo che possono avere su specie non target e sull’ambiente. Al fine di scioglier tali problemi, ZanzaRaft si presenta come una zattera altamente eco-compatibile, dalle componenti biodegradabili, in grado di attirare le larve e ucciderle tramite rilascio mirato dell’insetticida a livello della superficie dell’acqua. La sua efficacia è dovuta all’attrazione fatale: i lieviti contenuti, il colore scuro e il galleggiamento le attira, mentre il bioinsetticida (Bti) a dosi ridotte, ma protetto dalla matrice e altamente concentrato nel sito di rilascio, ha un’azione immediata e altamente selettiva nei confronti delle larve di zanzara. A ciò si associa una praticità di utilizzo in ambito domestico ed un consistente risparmio economico. Il team di ricerca è formato dai docenti dell’Università degli Studi di Milano Sara Epis, Claudio Bandi, Agata Negri, Paolo Gabrieli, Simone Pitton, Cristina Lenardi, Silvia Locarno, Marco Piazzoni Gian Vincenzo Zuccotti, Dario Pistone e da Silvia Caccia dell’Università degli Studi di Napoli. Il progetto farà parte del programma di incubazione.

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www.foglie.tv •EVO – HAND Lo Smart-hand per il settore olivicolo, messo a punto dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, è il primo risultato (patent pending) del progetto EVO-HAND. Il progetto mira a realizzare diversi Smart-hand per l’analisi rapida, in pochi secondi, e non distruttiva di prodotti agro-alimentari basandosi su algoritmi di intelligenza artificiale. Smart-hand nasce per stimare il contenuto in olio e l’umidità dell’oliva in pochi secondi e risolve tre problemi principali del settore: l’identificazione del momento ideale della raccolta in campo e la definizione del prezzo delle olive in frantoio; la selezione delle olive per migliorare la logistica interna al frantoio, evitando soste in bin accatastati per lunghi tempi e quindi il deperimento del prodotto; la classificazione delle olive per ottimizzare la resa in olio. Smart-hand premette di portare il laboratorio in campo evitando l’utilizzo di prodotti chimici. Grazie al prossimo lancio dello spinoff FIND, Smart-hand sarà disponibile per tutti gli operatori del settore olivicolo che vogliono usare un approccio sostenibile in un’ottica di olivicoltura 4.0. Il team di ricerca è formato da: Riccardo Guidetti, Valentina Giovenzana, Roberto Beghi, Alessia Pampuri, Andrea Casson, Alessio Tugnolo dell’Università degli Studi di Milano e Fabio Torta, Federico Molteni e Michelino Bonino di Officina delle Soluzioni s.r.l. Il progetto farà parte del programma di incubazione.

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Agricoltura

1 Luglio 2021

INNOVAZIONE E TUTELA DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE IN AGRICOLTURA GREEN DEAL EUROPEO

Mercoledì 23 giugno si è svolto presso l’Agriturismo Lama san Giorgio a Rutigliano, in Puglia, l’incontro organizzato dalla Commissione Italiana Uva da Tavola e dedicato ai suoi associati, la cui tematica è stata: Green New Deal, sviluppo dell’innovazione e tutela del diritto intellettuale nella filiera dell’uva da tavola. Sono intervenuti, in qualità di relatori, il Prof. Claudio Cocozza ed il Prof. Matteo Spagnuolo, coordinatori dei lavori del Comitato Tecnico Scientifico, composto da tecnici ed agronomi del set-tore, che, in sinergia con la CUT, si occupa di studio e divulgazione di innovazione, modernizzazione delle tecniche agronomiche e diffusione della sostenibilità ambientale nel comparto dell’uva da tavola e l’Avv. Vincenzo Acquafredda , dello studio Trevisan & Cuonzo, in qualità di esperto di diritto intellettuale e tutela delle privative vegetali. Ad aprire i lavori c’è stato per altro il saluto dell’On. Prof. Paolo De Castro, Vice-Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale della UE, il quale con il Suo prestigioso contributo ha au-gurato buon lavoro ai partecipanti, richiamando l’attenzione sulla assoluta necessità di fare comparto ed affrontare insieme, facendo sistema, le sfide della nuova strategia ambientale della politica europea, che comporta ricadute imprescindibili sulla attività agricola e dunque anche sulla produzione di uva da tavola. De Castro ha precisato che il Green Deal non va percepito dal settore agricolo come uno spauracchio per il reddito delle imprese e per il futuro della produzione, ma , anzi, come una opportunità per rendere ancora più virtuoso il modo di fare agricoltura del nostro territorio, e valorizzare ancor più la qualità delle produzioni di uva da tavola Made in Italy in Europa e nel mondo. In questa direzione, coerentemente con le indicazioni proposte dalle strategie comunitarie, il sistema dell’uva da tavola si è dimostrato subito reattivo, stilando un Protocollo di Intesa, tra i tecnici del CTS e i rappresentanti della filiera produttiva dell’uva da tavola, che vede la condivisione di obbiettivi misurabili,

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concreti e raggiungibili per il comparto, nell’ottica di esaltare la salubrità delle tecniche produttive, la sostenibilità ambientale delle produzioni di uva da tavola, la salvaguardia del territorio e delle risorse naturali, la biodiversità (vedi all.to). Si tratta di propositi importanti per la realizzazione dei processi di modernizzazione del comparto che difatti trovano ampio spazio negli ambiziosi progetti del costituendo Distretto dell’’Uva da Tavola, nell’ambito della transizione culturale verso l’obbiettivo Agricoltura 4.0. Per quanto attiene poi la ricerca e lo sviluppo dell’innovazione per le produzioni di uva d tavola, di particolare importanza ed efficacia è stato l’intervento dell’Avv. Acquafredda, il quale, ha commentato per primo il recentissimo provvedimento (n. 29679 del bollettino del 24 giugno) dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: l’avvocato ha chiaramente rimarcato l’assoluta ne-cessità di evitare passi falsi come quello che alcuni produttori hanno fatto in quella sede, ricorrendo all’autorità garante ed invocando l’applicazione di pratiche sleali da parte delle società di breeding e di alcuni importanti operatori commerciali del territorio. Il parere dell’ AGCM infatti è stato lapidario, rispedendo di fatto al mittente le argomentazioni portate a sostegno del proprio ricorso in quanto ritenute prive di fondamento e rilevanza. L’Autorità ha inoltre rilevato l’assenza dei requisiti necessari per l’applicazione della normativa di cui all’art. 62 del D.L. 1/2012 ed ha verificato nel merito l’esistenza di un quadro documentale che non conferma le condotte ipotizzate a carico delle Parti. Questo episodio ha purtroppo senz’altro contribuito a indebolire la Filiera dell’Uva da Tavola. Molto meglio per il settore, ha puntualizzato Acquafredda, è dedicare le proprie energie a fare ricerca, lavorare in partnership con le società di breeding, accogliere le innovazioni essenziali per il recupero della competitività del sistema produttivo italiano dell’uva ad tavola e programmarne il futuro. Leggi l’articolo completo su www.foglie.tv


ORCHIDEE PIÙ FORTI E RIGOGLIOSE GRAZIE AL MICROMA DI BIOAGROTECH Il formulato dell’azienda di San Marino rappresenta un alleato fondamentale per gli hobbisti alle prese con la cura di uno dei fiori più incantevoli e, allo stesso tempo, più fragili del pianeta Con i suoi fiori incantevoli l’orchidea incarna da sempre un’ideale di perfezione e bellezza e rappresenta una delle piante decorative più amate. Allo stesso tempo rimane una delle più fragili e di difficile gestione, soprattutto per chi la coltiva in casa, ambiente e habitat piuttosto lontano da quelli di origine. Una distanza che però può essere azzerata grazie a BioBob Orchidea Bio, nuovo prodotto di Bioagrotech Srl che va ad arricchire ulteriormente la linea di hobbistica BioBob dedicata agli appassionati di orto e giardinaggio e che comprende già i kit BioBob Orto e BioBob Flora, e ancora le fialette monouso Evergreen, Succulents e Flowers rispettivamente dedicate alla cura delle piante verdi e aromatiche, delle piante grasse e delle piante da fiore. Biobob Orchidea Bio è un formulato che consente alla pianta di vivere sana, nutrendo il terreno del vaso in modo equilibrato e naturale. Il suo segreto consiste nel Microma, un consorzio di microrganismi (funghi e batteri) che sono normalmente presenti in terreni ricchi di humus e contribuiscono allo sviluppo della pianta, conferendole un importante apporto nutritivo. Il fertilizzante biologico, concentrato in BioBob, ricrea le condizioni di un terreno fertile e ricco di humus aiutando i coltivatori in una delle principali difficoltà che spesso si trovano a fronteggiare, ovvero mantenere in salute la pianta e farla crescere rigogliosa. Dopo la prima fioritura, occorre fertilizzare, innaffiare una volta ogni 14 giorni ed esporre in primavera la pianta a sbalzi di temperatura mettendola durante la sera all’aperto. Infine, in linea con gli altri articoli di BioBob, il prodotto, concentrato e salvaspazio, coniuga qualità e facilità d’uso adeguandosi a un contesto domestico, caratterizzato da ambienti ridotti e piante prettamente in vaso. Con il lancio di BioBob Orchidea, Bioagrotech Srl continua a veicolare l’esperienza decennale nel campo dell’agricoltura biologica a servizio del consumatore, presentando al pubblico degli hobbisti una valida alternativa all’utilizzo di fitofarmaci e allo stesso tempo trasmettendo una filosofia e un approccio green basato sulla necessità di ricercare la sostenibilità ambientale a tutti i livelli: dalle produzioni su larga scala alle singole situazioni domestiche. https://www.bio-bob.com/

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Agroalimentare

IL LUNGO VIAGGIO DEL POMODORO DAI MAYA ALLA COLTIVAZIONE CON DRONE E SOFTWARE

Le qualità nutrizionali del pomodoro, i numeri del mercato in Italia e i racconti sto-rici sull’arrivo del pomodoro in Europa durante il Cinquecento sono stati gli argomenti trattati nel terzo incontro de “I Mercoledì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”. Durante la conferenza è stato presentato anche l’innovativo sistema di produzione industriale che vede il pomodoro coltivato con i più recenti metodi della agricoltura di precisione. Si è svolto in modalità online mercoledì 16 giugno, il terzo incontro del ciclo 2021 de “I Mercoledì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” dedicato al pomodoro. I relatori dell’incontro sono stati il Dott. Gianluca Vertuani, Presidente di Confagricoltura Ferrara, la Prof.ssa Cecilia Prata, Docente di Biochimica Applicata e Biochimica della Nutrizione Università di Bologna, il Dott. Giovanni Ballarini, Delegato Bologna dei Bentivoglio A.I.C. e Simone Gatto, Imprenditore agricolo. Il ciclo di conferenze “I Mercoledì dell’Archiginnasio.

1 Luglio 2021 L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, che si tengono una volta al mese da aprile a novembre al link https://meet.jit.si/MERCOLEDIARCHIGINNASIO, vede insieme Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna per divulgare la buona comunicazione in campo alimentare favorendo la conoscenza al pubblico delle fasi di produzione, qualità salutistiche e storia in cucina delle eccellenze agroalimentari italiane. Di seguito quanto emerso durante l’incontro. I numeri della produzione di pomodoro “Attualmente il pomodoro, insieme alla patata, è la specie orticola più coltivata al mondo con circa 4,6 milioni di ettari – ha esordito il Dott. Gianluca Vertuani - e Cina, Turchia, Stati Uniti hanno da tempo acquisito il primato nella produzione a scapito di Spagna e Italia. Nel nord Italia si coltivano circa 39.000 ettari di pomodoro e 100 milioni di tonnellate trovano destinazione nella produzione industriale (passati, concentrati, polveri, polpa, succhi, ecc...). Dal punto di vista climatico servono temperature fra i 22-26 gradi di giorno e 13-14 di notte; sopra i 35 gradi il pomodoro tende a bloccarsi. La coltura del pomodoro si presenta alquanto complessa nella gestione fitosanitaria per le numerose e variabili avversità parassitarie che la interessano e molti sono i fattori che hanno appesantito la pressione parassitaria e verso i quali sono diminuiti in maniera drastica i mezzi di difesa. L’ultimo rapporto ISTAT (2016) evidenzia come ben il 70,3% delle miscele di prodotti usati rientra nella categoria dei prodotti «non classificabili», quindi con minor rischio, i prodotti classificati come «nocivi» sono il 25,7%, ammessi e regolarmente classificati, mentre solo il 4% come «molto tossici», comunque ammessi e regolamentati”. I benefici salutistici “Il pomodoro è un frutto della terra coltivato e consumato in tutto il mondo. E’ caratterizzato da un basso potere calorico e da un basso indice glicemico – ha continuato la Prof.ssa Cecilia Prata - , ciononostante è ricco di importanti nutrienti e nutraceutici, alcuni dei quali hanno dimostrato esercitare attività preventiva nei confronti di patologie cronico degenerative. In particolare, la molecola bioattiva tipica del

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Agroalimentare pomodoro è il licopene, che a differenza delle vitamine aumenta la propria biodisponibilità in seguito a cottura.” Dai Maya alla salsa di pomodoro “Originario del Sud America furono i Maja i primi ad iniziare la coltivazione, seguiti dagli Aztechi che la produssero nelle regioni del Sud del Messico. Il pomodoro giunse in Europa nel 1540 grazie a Cortès e in Italia fece la sua comparsa nel 1596 inizialmente come pianta ornamentale e poi da coltivazione, ma solo alla fine del ‘700 prese grande impulso la sua coltivazione in Francia e nell’Italia meridionale anche per effetto delle carestie esistenti. Per trovare la prima codificazione dell’utilizzo del sugo di pomodoro – ha sottolineato il Dott. Giorgio Palmeri - si deve far riferimento a Ippolito Cavalcanti, ritenuto il padre della gastronomia napoletana il quale, nell’opera “Cucina teorica pratica” edita nel 1839, indicava dettagliatamente la preparazione dei “Vermicelli incaciati al sugo di pomodoro” facendo così nascere ufficialmente la “salsa”. Basti pensare all’impiego della salsa di pomodoro nella preparazione dei sughi a base di carne come il ragù, sia quello divenuto il più famoso “alla bolognese”, e nondimeno quello “alla napoletana” e “alla pugliese”, senza considerare l’utilizzo della salsa impiegata nel piatto simbolo della italianità: la pizza. Giova segnalare che l’utilizzo del pomodoro fu altresì incentivato dalle tecniche di conservazione che nel 1762 vennero definite in seguito agli studi di Lazzaro Spallanzani, che per primo notò come gli estratti di pomodoro fatti bollire e posti in contenitori ermeticamente chiusi non si alterassero, e fu poi nel XX secolo che lo sviluppo della produzione industriale per la trasformazione dei prodotti agricoli consentì una vasta diffusione in tutto il territorio nazionale”. Il pomodoro controllato dal drone e coltivato dai software “Le nuove tecnologie per l’agricoltura di precisone permettono la coltivazione del pomodoro da industria migliorando le produzioni dal punto di vista quantitativo e qualitativo, aumentando l’efficienza di fertilizzanti, fitofarmaci, acqua, e consentendo la massima rintracciabilità di tutte le fasi operative per una maggior sostenibilità ambientale.” Leggi l’articolo completo su www.foglie.tv

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Approfondimento

LE TRASFORMAZIONI IN AGRICOLTURA, SANNO SORPRENDERE L’agricoltura (dal latino agricultura, ager campi, e cultura coltivazione) è l’attività umana che consi-ste nella coltivazione di specie vegetali. Lo scopo basilare dell’agricoltura è ottenere prodotti dalle piante, da utilizzare soprattutto a scopo alimentare. In economia, l’agricoltura rientra nel settore pri-mario. Il coaching lavora sulle convinzioni e gli atteggiamenti limitanti per affrontare al meglio il nuovo e trasformare in energia la paura del cambiamento. … Il cliente è responsabile di ogni suo passo, il Coach lo aiuta a diventare consapevole dei suoi obiettivi e a realizzarli al meglio. La parola chiave che accomuna l’agricoltura e il coaching è trasformazione! Per giungere ad un risultato soddisfacente e inerente alle proprie aspettative e bisogni, è indispen-sabile aver chiaro un obiettivo. Il primo elemento è quello delle immagini in noi. Da un albero spoglio di frutti, il quale inizia a deco-rare i rami con i fiori, immaginiamo come si trasformeranno in ciliegie o pesche o mele. Secondo elemento è studiare la natura di quella precisa pianta che necessita di precise azioni da parte dell’agricoltore, perché si nutra correttamente e possa dar vita ai frutti attesi. Così come un cliente che voglia ottenere precisi risultati nella propria vita o ambito professionale, dichiara al coach il proprio obiettivo ben formato. Cosa significa “ben formato” È essenziale che l’obiettivo sia formulato correttamente e che risponda a determinati criteri

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che, se rispettati, fanno aumentare la probabilità di raggiungere l’obiettivo stesso. In agricoltura, ogni pianta ha l’obiettivo innato di distribuire equamente al suo interno la linfa vitale, capace di nutrire ogni sua parte per contribuire alla nascita di germogli che si trasformeranno in frutti. Le fasi di trasformazione sono spesso difficoltose e fatte di ostacoli che pur percependoli insormon-tabili a primo acchito, possiamo imparare ad accoglierli per cercare strategie e nuovi punti di vista per superarli. Certo ci sono situazioni che non sono sotto la nostra responsabilità, come le intemperie climatiche o le malattie che si abbattono sulla crescita. Tutto ciò che invece è sotto la nostra responsabilità, richiede consapevolezza e tenacia per poter trasformare problemi in opportunità.

Un altro aspetto importante da considerare è l’energia, che permette di attivarsi, mettendosi in gio-co, rischiando e studiando un piano d’azione il più possibile efficace. In agricoltura come nel coaching impariamo a far emergere ed affinare risorse che scopriamo es-sere presenti in noi e nella natura, ma che utilizziamo poco. Cambiare per migliorare è l’allenamento quotidiano che ci insegna a trasformarci e crescere. Questi elementi sono preziosi per il raggiungimento di un obiettivo ben formato che immaginiamo e poi realizziamo concretamente.

Nica Ruospo




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