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Con la Marina Militare faremo fronte comune contro la xylella

Le condizioni climatiche ideali per la coltivazione del pesco si aggirano entro ampi range che vanno dalle minime invernali di -15/-18°C fino a temperature tipiche di climi subtropicali, caratteristica che rende il pesco una specie che si adatta ai climi più svariati e quindi prodotto in tutto il mondo dagli Stati Uniti, a nazioni come Italia, Spagna, Cina, Francia e Argentina. Nell’ambito delle specie fruttifere maggiormente diffuse nel nostro paese, il pesco registra una vasta gamma di nuove cultivar che annualmente vengono poste all’attenzione dei frutticoltori. L’offerta commerciale di nuove cultivar di pesco riguarda le diverse tipologie di epidermide, che sono di un rosso più intenso, il sapore della polpa, che nelle nuove cultivar è meno deciso, e la consistenza del frutto. Ma a prescindere dalle nuove “tendenze”, si distinguono in cultivar da consumo fresco come Early Maycrest, Queencrest e Maycrest, nettarine tra cui May Glo, Lavinia e Maria Emilia, e percoche come Federica, Tirrenia e Villa Adriana. La raccolta delle pesche viene generalmente effettuata in più battute e per determinare il momento ottimale si può ricorrere all’uso di penetrometri, strumenti utili per misurare la fermezza o durezza di ogni tipo di frutta grazie alla presenza di puntali di superficie nota. Un altro metodo utilizzato per la raccolta del pesco è il controllo della colorazione dell’epidermide. La produttività degli impianti peschicoli risulta minore per le cultivar precoci, e più consistente per quelle tardive le quali possono raggiungere i 400 q/ha. Dalla raccolta, passando per i magazzini di lavorazione dove viene effettuata la selezione, spazzolatura e confezionamento, questo prodotto arriva alla tavola del consumatore dove viene consumato fresco o come prodotto da conserva, della quale l’Italia ne detiene il primato.

Tiziana Luciano Dott.ssa in Scienze Tecnologie Alimentari

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