FOGLIE N.04 / 2021

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Agricoltura - Agroalimentare - Turismo rurale

Numero 4 - 1 marzo 2021 www.foglie.tv

VACCINI ANTI CRISI Export, i distretti alimentari italiani raggiungono i 5 miliardi

Cassa depositi e prestiti, 680 milioni per il food

AGRICOLTURA Psr, Commissario agricoltura Ue: Puglia, c’è una questione strutturale Longevità imprese, quelle agricole durano di più

AGROALIMENTARE Focus su fragole, legumi, peperoncino, asparagi


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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR

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Sommario

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Copertina Numero 184--15 Ottobre 2020 Numero 1 Marzo 2021

QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952

Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo, Gabriele Romagnuolo Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

Partnership

Export: I distretti alimentari italiani raggiunono i 5 miliardi di euro

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Lazzàro: “Recovery Plan, costruiamolo insieme”

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CIA Capitanata: “ Bene la partenza, tutelare gli agricoltori

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Commissario agricoltura UE: c’è una “questione strutturale per la Puglia”

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Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura

Parte l’iter per la costituzione del Distretto Produttivo agroalimentare di qualità Uva da Tavola 11

Agricoltura

Le novità nell’approvazione del milleproroghe

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Partito il 7° censimento generale dell’agricoltura

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Agricoltura

Agroalimentare

Fragole: previsto un icremento del 9% delle superfici coltivate 15

Agroalimentare

Legumi: volano consumi di fagioli e ceci

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Peperoncino: import dalla cina schiaccia il Made in Italy

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Amazon Fresh sbarca anche a Roma

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L’asparago coe nuova risorsa, anche a livello hobbistico

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Le aziende più longevi si trovano nell’agricoltura

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I tre consorzi: Pronti alle barricate

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Pensionati CIA: “Pensioni a 515€ indegne di un paese Europe

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Agroalimentare Agricoltura

Agroalimentare Agricoltura

Agroalimentare Agricoltura

Rubriche

Approfondimento ( di P. Dileo )

Approfondimento ( di G. Romagnuolo )

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Agricoltura

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LAZZÀRO: “RECOVERY PLAN, COSTRUIAMOLO INSIEME”

“PUNTARE SU TRE PILASTRI IMPORTANTI: INFRASTRUTTURE, ACQUA E INNOVAZIONI VARIETALI” “Gli investimenti che saranno fatti in Puglia grazie al Recovery Plan sono troppo importanti e strategici per il futuro della regione e del Paese per essere discussi e costruiti solo in chiave politica e senza ascoltare il tessuto imprenditoriale locale”. Questo quanto sostiene Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia. “In agricoltura è necessario puntare su tre pilastri importanti: infrastrutture, acqua e innovazioni varietali” – prosegue – “Senza una visione di insieme di sviluppo, che comprenda l’agricoltura, potranno arrivare anche miliardi e miliardi di euro ma quelle somme, anche se enormi, non daranno i risultati che può fornire una progettazione che non consideri l’industria, i trasporti, l’agroalimentare dei compartimenti stagni ma, invece, un insieme”. La Puglia, secondo quanto sostiene la Regione, ha individuato come possibili candidati al finanziamento tramite il Recovery Plan 167 progetti per un valore di 17,9 miliardi. La Regione sostiene anche però che la lista delle opere trasmessa alla Cabina di regia di Palazzo Chigi non è definitiva, ma suscettibile di modifiche e integrazioni anche attraverso il confronto con il partenariato, e in questo si inserisce il contributo che Confagricoltura

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Puglia vuole dare. “Molti dei temi in agenda – evidenzia Lazzàro - sono stati al centro del contratto che a settembre scorso Confagricoltura Puglia ha stipulato con i candidati alla presidenza della Regione Puglia prima delle elezioni”. Il contratto sottoscritto, nello specifico, si articola in 5 punti che riguardano gli investimenti per il miglioramento e il potenziamento delle infrastrutture idriche, la Xyella, gli investimenti per l’innovazione del mondo rurale, il Piano di sviluppo rurale (Psr), e la Politica agricola comune (Pac). ll Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) riserva poco spazio all’agricoltura e più in generale a tutto il settore agroalimentare, dunque, per questo serve ottimizzare gli investimenti e non disperderli dove avrebbero ricadute ambientali, imprenditoriali e lavorative ridotte. I governi dovranno inviare alla Commissione europea i Piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021. Più in generale, l'Italia conterà su 65,456 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto: il 70% delle allocazioni delle risorse, cioè 44,724 miliardi, è riferito agli impegni per progetti 2021-2022, il resto, cioè 20,732 miliardi, è riferito agli impegni relativi al 2023. Nel complesso la “quota” italiana è di circa 209 miliardi ripartiti in 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti

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IL FUTURO DELL'AGRICOLTURA DI PRECISIONE È ORA

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Agricoltura

CIA CAPITANATA: “BENE LA PARTENZA, TUTELARE GLI AGRICOLTORI” “L’istituzione, in via sperimentale, della Commissione Unica Nazionale sul prezzo del grano duro è un punto di partenza positivo, fortemente auspicato e sostenuto in tutti questi anni da CIA Agricoltori Italiani. Adesso occorre che questo strumento sia calibrato su un obiettivo prioritario su tutti gli altri: garantire meccanismi di formazione del prezzo che diano giusto valore alla qualità del grano, al lavoro e alla funzione dei produttori di grano pugliesi e italiani”. Michele Ferrandino, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani Capitanata, esprime con queste parole la soddisfazione dell’organizzazione agricola.

www.foglie.tv ““La Puglia è la regione in cui si produce la maggior parte del grano duro italiano e Foggia è la provincia che detiene il primato della quantità e della qualità, oltre che del numero di imprese agricole produttrici e di trasformazione”, ha aggiunto Ferrandino.Negli ultimi anni, il valore riconosciuto al lavoro svolto dai produttori cerealicoli è stato ben al di sotto di un’equa valutazione. Le quotazioni riconosciute al nostro grano duro troppo spesso non sono state né eque né remunerative. I meccanismi di formazione del prezzo da riconoscere ai produttori non hanno garantito l’equilibrio necessario tra le parti interessate. Tutto questo ha avuto delle conseguenze dolorose, tra cui una diminuzione degli ettari coltivati a grano duro e un decremento della produzione. In termini assoluti questo significa un impoverimento del settore, con meno investimenti, meno redditività e meno lavoro. Dall’istituzione della CUN sperimentale ci aspettiamo un primo e importante passo per invertire la tendenza negativa”, ha spiegato Michele Ferrandino. Il 3 febbraio, la Borsa Merci della Camera di Commercio di Foggia ha confermato lo stallo delle quotazioni del grano duro delle ultime settimane: quotazioni invariate per il biologico (minimo 330 - massimo 340 euro a tonnellata), il fino (300-305), il buono mercantile (290-295) e il duro mercantile (280-285). “Sempre a proposito del settore cerealicolo, abbiamo apprezzato che dal Mipaaf, attraver-so le dichiarazioni del sottosegretario L’Abbate, sia arrivata l’apertura a una modifica del provvedimento che introduce il registro cereali. Per la nostra organizzazione restano in piedi alcune priorità a tal proposito: innanzitutto la necessità di un tavolo di confronto fra tutti gli attori della filiera con l'obiettivo di una maggiore trasparenza. Occorre evitare appesantimenti burocratici. Il percorso già in vigore per vino e olio ha dimostrato che, senza forzature e con un discorso condiviso, si possono raggiungere importanti risultati in termini di trasparenza, evitando però eccessivi carichi burocratici”. Michele Ferrandino, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani Capitanata

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Agricoltura

1 Marzo 2021

COMMISSARIO AGRICOLTURA UE: C’E’ UNA “QUESTIONE STRUTTURALE PER LA PUGLIA” DEROGA PSR PUGLIA, IN RISPOSTA A DE CASTRO E FITTO

Di seguito la risposta del commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, alla lettera inviata dagli europarlamentari Paolo De Castro e Raffaele Fitto con la quale è stata chiesta una deroga al fine evitare il disimpegno automatico di quasi 95 milioni di euro del PSR Puglia.

Il commissario, nel garantire la disponibilità a prendere in esame la richiesta, sottolinea come la Regione Puglia si trovi a presentare tale richiesta per il secondo anno consecutivo, ravvisando quindi la necessità di risolvere al più presto la “questione più strutturale” del problema.

Onorevoli deputati, desidero ringraziarvi della Vostra lettera in cui affermate che circostanze particolari hanno impedito al programma di sviluppo rurale (PSR) Puglia 2014-2020 di raggiungere il cosidetto obbiettivo di spesa “n + 3” alla fine del 2020. Mi chiedete un particolare impegno per garantire i miei servizi concedendo un’eccezzione alla regola del disimpegno automatico. A gennaio le autorità italiane responsabili del PSR Puglia 2014-2020 hanno presentato una dichiarazione di spesa per i pagamenti effettuati ai beneficiari nell’ultimo trimestre del 2020 che indica un livello di spesa da imputare al bilancio dell’UE inferiore all’importo necessario per evitare il disimpegno automatico ai sensi della suddetta regola. Alla fine di gennaio le autorità italiane hanno presentato una richiesta basata sull’articolo 38, paragrafi 3-4, del regolamento (UE) n. 1306/2013, relativa a un’eccezzione allìapplicazione dela regola del disimpegno automatico, motivata da precedimenti giudiziari aventi effetti sospensivi e dall’impossibilità di erogare i pagamenti per causa di forza maggiore cons erie ripercussione sulla realizzazzione del PSR ( pandemia di COVID-19). Le autorità italiane hanno fornito motivazioni e chiesto alla Commissione di considerare la possibilità di non applicare il disimpegno automatico per il programma in questione alla fine del 2020. I miei servizi stanno ora verificando se le condizioni stabilite dalla normativa per la concessione di tale eccezzione sono soddisfatte e quale importo oggetto del disimpegno automatico possa essere esentato a causa di procedimenti giudiziari aventi effetto sospensivo e/o giustificati dall’impossibilità di erogare i apgamenti per causa di forza maggiore relativa alla pandemia di COVID-19, e informeranno le autorità italiane di conseguenza. Anche lo scorso anno le autorità italiane si sono trovate in una situazione analoga e hanno presentato una richiesta simile per il programma Puglia sulla base dell’articolo 38, paragrafo 3 (procediementi giudiziari). Comprendiamo le circostanze particolari connesse alla restrizione dovute alla COVID-19 nel 2020. Tuttavia ravvisiamo una questione più strutturale relativa alla realizzazzione del programma in questa regione, che richiede sforzi da parte delle autorità per evitare che questa situazione si ripeta nei prossimi anni. Vogliate gradire i migliori saluti Janusx WOJCIECHOSKI

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Agricoltura

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PARTE L’ITER PER LA COSTITUZIONE DEL DISTRETTO PRODUTTIVO AGROALIMENTARE DI QUALITÀ DELL’UVA DA TAVOLA Si è tenuto il 24 febbraio l’incontro online per la costituzione ed il riconoscimento del Distretto Produttivo Agroalimentare dell’Uva da Tavola. L’incontro ha visto la partecipazione dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Industria agroalimentare e Risorse agroalimentari Dott. Donato Pentassuglia, il quale ha sposato sia i principi, che gli obiettivi del costituendo Distretto, ponendo l’accento soprattutto sull’importanza di avere finalmente un interlocutore che rappresenti l’intera filiera dell’uva da tavola. Ha inoltre evidenziato la necessità di fare Rete, auspicando la collaborazione tra i Distretti e l’interazione tra i Distretti e il mondo della ricerca e delle università. Promotore della costituzione del Distretto Produttivo agroalimentare di qualità dell’Uva da Tavola è stata la Commissione Italiana Uva da Tavola (CUT). Infatti a coordinare l’incontro online è stato il suo presidente, Massimiliano Del Core, il quale, partendo dai numeri che

esprime il comparto dell’Uva da Tavola in Italia e in Puglia, ha sottolineato l’importanza strategica della filiera dal punto di vista economico e occupazionale e la assoluta necessità di aggregare gli operatori sul territorio, coinvolgere le O.P. e farsi promotori di iniziative per recuperare competitività e promuoverne lo sviluppo. Infine ha raccolto l’invito dell’assessore Pentassuglia verso una virtuosa collaborazione con il gli altri Distretti Agroalimentari, Tecnologici ed Informatici, al fine di creare importanti sinergie. La CUT è supportata per lo sviluppo tecnico del progetto del Distretto dell’uva da Tavola dal Dott. Manlio Cassandro, il quale ha evidenziato l’importanza per le aziende della filiera di aderire ad un Distretto riconosciuto e nel dettaglio ha spiegato quelle che saranno le aree d’intervento su cui il Distretto andrà ad orientare la propria azione a beneficio del comparto: -Mappatura produttiva e creazione del catasto varietale dell’Uva da Tavola; -Sviluppo commerciale, apertura a nuovi mercati ed internazionalizzazione; -Innovazione e ricerca, agricoltura 4.0, sostenibilità ambientale; -Promozione e comunicazione, valorizzazione del prodotto e del territorio, azioni di sostegno alla domanda ed ai consumi; -Formazione e condivisione delle conoscenze e dei processi; All’incontro hanno preso parte oltre 40 aziende della Filiera produttiva dell’Uva da Tavola, firmatarie del costituendo distretto, la Commissione Uva da Tavola (CUT), ed anche il consigliere regionale Filippo Caracciolo, molto vicino al settore e sensibile alle tematiche che il Distretto dovrà affrontare insieme alle istituzioni, il quale ha offerto un contribuito costruttivo all’incontro, rimarcando la disponibilità ad intraprendere azioni concrete per la crescita del settore agricolo regionale, ed allo stesso tempo l’importanza dell’ adoperarsi affinchè la Filiera produttiva dell’Uva da Tavola venga rappresentata nel suo complesso in modo efficace.

Massimiliano Del Core, Presidente del CUT

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Agricoltura

1 Marzo 2021

LE NOVITÀ NELL’APPROVAZIONE DEL MILLEPROROGHE INTRODOTTE ALLA CAMERA

Validità dei patentini per l’utilizzo di fitofarmaci, incentivi impianti biogas e finanziamenti agevolati per le aree colpite dal Sisma 2012: sono queste le principali novità introdotte alla Camera in tema di agricoltura nel corso della conversione in legge del Dl Milleproroghe. Gli interventi normativi si sommano a ciò già previsto dal testo: ovvero proroga dell’esonero degli obblighi di presentazione della documentazione antimafia per gli aiuti di Stato inferiori a 25mila euro; estensione al 2021 dei contratti a tempo determinato dell’Eipli; della sospensione delle procedure di recupero degli aiuti concessi agli zuccherifici e del termine per l’accreditamento degli organismi autorizzati a svolgere le funzioni di controllo e certificazione dei vini Dop e Igp. “Grazie ad un lavoro di concerto tra deputati e ministeri coinvolti, che ringrazio per la sensibilità e l’attenzione dimostrata, siamo riusciti ad ottenere importanti risultati per l’agricoltura italiana nonostante il delicato periodo politico – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate, componente M5S in Commissione Agricoltura alla Camera e già sottosegretario alle Politiche Agricole del Governo Conte II – La proroga dei certificati di abilitazione in scadenza nel 2021, già prevista per il 2020 dal Dl Rilancio, si è resa necessaria per assicurare l’effettivo espletamento dell’obbligo formativo per il rinnovo delle abilitazioni, reso praticamente impossibile dal perdurare della pandemia. A ciò si è aggiunta l’importante proroga in ottica di green e di transizione energeti-ca, ottenuta grazie ad un emendamento del collega Gianpaolo Cassese (M5S), degli incentivi alle imprese agricole per gli impianti di biogas con potenza inferiore a 300 KW alimentati con sottoprodotti provenienti da attività di allevamento, agricole, agroindustriali e della silvicoltura. Infine – conclude L’Abbate (M5S) – siamo riusciti ad ottenere la proroga per l’utilizzo dei finanziamenti agevolati per le imprese agricole e agroindustriali colpite dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012”.

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Agricoltura

1 Marzo 2021

È PARTITO IL 7° CENSIMENTO GENERALE DELL’AGRICOLTURA: LE IMPRESE AGRICOLE ITALIANE SONO OBBLIGATE A COMPILARE IL QUESTIONARIO Cos'è il Censimento generale dell'Agricoltura? È una rilevazione censuaria che serve a fornire un quadro informativo completo sulla struttura del sistema agricolo e zootecnico a livello nazionale, regionale e locale. La riservatezza è tutelata? SÌ, tutte le risposte fornite sono protette dalla legge in materia di protezione dei dati personali (Reg. (UE) 2016/679 e d.lgs.n.196 del 30 giugno 2003). Tutti i soggetti coinvolti nelle attività previste dal Censimento sono tenuti al segreto d'ufficio di cui all'art. 9 del d.lgs. 322/1989. A chi posso rivolgermi in caso di difficoltà? Per ricevere assistenza e chiarimenti durante la rilevazione è possibile:

- Rivolgersi al Numero Verde Istat 800.961.985 - Il servizio è attivo dal lunedì al sabato (esclusi i festivi) dal 7 gennaio al 30 giugno dalle ore 09:00 alle ore 21:00 - scrivere alla casella di posta elettronica numeroverde-censagr@istat.it - consultare il sito dell'Istat all'indirizzo https://www.istat.it/it/censimenti/agricoltura/7-censimento-generale per informazioni sul Censimento e sul trattamento dei dati personali V- contattare i Centri di Assistenza Agricola (CAA) presso cui è stato depositato il proprio fascicolo aziendale per informazioni sulle finalità conoscitive e sull'organizzazione del Censimento.

ISMEA, IL BILANCIO DI UN ANNO DI COVID Crescita delle vendite al dettaglio del 7,4% e flessione della ristorazione del 42%. È tra queste percentuali che l'agroalimentare si è mosso durante la crisi. L'ultimo Rapporto Ismea analizza l'impatto sul settore agroalimentare del Covid-19 Non tutte le filiere dell'agroalimentare sono state toccate in egual misura dalla crisi innescata dalla pandemia. Secondo il IV Rapporto dedicato dall'Ismea alla domanda e offerta dei prodotti alimentari nell'emergenza Covid-19, ci sono stati comparti come l'ortofrutta fresca e trasformata, quello dell'olio di oliva, e della pasta, che hanno potuto contare su una compensazione del calo delle vendite Horeca (-42% stimato dall'Ismea), grazie all' incremento record degli acquisti tra le mura domestiche (+7,4% secondo l'osservatorio Ismea-Nielsen). Altri, come il vino, l'ittico e il florovivaismo, sono stati penalizzati oltre che dalle limitazioni imposte ai pubblici esercizi anche dalla

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riduzione dei flussi turistici e delle cerimonie. Il calo degli affari della ristorazione internazionale ha fatto sentire il suo peso anche sulle esportazioni agroalimentari che, dopo il +7% del 2019, nei primi undici mesi del 2020 hanno rallentato, fino a segnare un aumento dell'1,7% su base annua che, tuttavia, si confronta con quasi -10% dell'export totale nazionale. A contribuire a questa crescita, seppur contenuta, delle esportazioni sono stati prodotti come pasta, riso, olio d'oliva e conserve di pomodoro per i quali la domanda da parte dei Paesi esteri si è mantenuta sempre sostenuta. La contemporanea flessione delle importazioni in particolare per le materie prime, per i prodotti ittici, da forno e i formaggi, ha portato in attivo per oltre 3 miliardi di euro la bilancia commerciale agroalimentare italiana. Anche comparti in deficit strutturale come l'olio d'oliva e il lattiero-caseario hanno invertito il segno.


Agroalimentare

FRAGOLE: PREVISTO UN INCREMENTO DEL 9% DELLE SUPERFICI COLTIVATE La stima delle superfici a fragola in coltura specializzata a livello nazionale è una delle attività storiche di CSO Italy, che da molti anni fornisce indicazioni precise e utili agli operatori del settore. La stima si basa sui dati catastali dei soci a cui viene affiancato il prezioso contributo degli esperti della coltivazione della fragola nelle aree dove la base sociale CSO non è sufficientemente rappresentativa. La stima inoltre tiene conto delle vendite dei maggiori vivaisti operanti sul territorio nazionale. Per quest'anno, dopo la flessione registrata nel 2020, gli investimenti sembrano riprendere quota, con quasi 4.000 ettari a livello nazionale, registrando un +9% sull'anno precedente, ascrivibile sia agli impianti in coltura protetta che in pieno campo, anche se il peso della coltura protetta è preponderante: supera infatti l'85% del totale. Tutti i principali areali di produzione evidenziano aumenti ma la crescita è senza dubbio trainata dai maggiori investimenti nelle regioni del Meridione, principalmente Basilicata e Campania, le regioni oggi leader di questa coltivazione e che da sole coprono il 50% degli ettari in Italia, con circa 1.000 ettari ciascuna. In Basilicata l'incremento stimato è dell'ordine di 19 punti percentuali rispetto a quelli dell'anno scorso, e quasi il 70% degli impianti è concentrato sulla varietà Sabrosa Candonga®. La crescita in Campania sembra porsi attorno al 6%. In questa regione il 40% del totale degli impianti riguarda la varietà Melissa, seguita da Sabrina. La Sicilia registra un incremento degli ettari del 3% con il predominio della varietà Florida Fortuna. Nel Nord Italia, Veneto ed Emilia-Romagna manifestano lievi incrementi con una situazione varietale più diversificata: in Veneto Aprica e Antea insieme rappresentano oltre il 35% del totale mentre in Emilia-Romagna prevale Sibilla con circa il 20% del totale.

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UNA LINEA DI BIOSTIMOLANTI AD AZIONE SPECIFICA PER LE ESIGENZE DELLE DRUPACEE LE SOLUZIONI UPL PER LA BIOSTIMOLAZIONE DELLE DRUPACEE

A seguito delle importanti acquisizioni, per offrire una linea di soluzioni complete per le colture, all’interno del gruppo UPL confluiscono i Laboratori Goëmar, rendendo quindi UPL di fatto uno dei player di riferimento nel mercato mondiale dei biostimolanti. Goëmar infatti è stata la prima azienda a dedicarsi allo sviluppo di biostimolanti a base di filtrato di crema d’alga e l’unica a registrare la Laminarina, induttore di resistenza, come agrofarmaco. Il successo dei biostimolanti Goëmar nel corso degli anni è dovuto a tre fattori fondamentali: la qualità della materia prima, l’Ascophyllum nodosum, raccolto esclusivamente dalle coste della Bretagna, zona in cui si verificano maree di particolare importanza, che rendono le alghe particolarmente ricche di determinati principi attivi, oltre che il metodo estrattivo brevettato, rigorosamente a freddo, senza l’ausilio di solventi, che permette di mantenere inalterate le caratteristiche della materia prima da cui si ottiene il filtrato di crema di alga alla base dei prodotti della linea Goëmar, il GA142 . Altro fattore di successo è il posizionamento tecnico mirato dei prodotti, fornendo quindi quelle che sono tutte le informazioni relative alle modalità di applicazione, in quanti prodotti ad azione specifica per ottimizzare le singole fasi della coltura.

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BM86 è una soluzione tecnica specifica per ottimizzare la fioritura delle drupacee consentendo quindi un’allegagione di qualità, fondamentale per una elevata qualità dei frutti. Grazie all’associazione sinergica del GA142 con il boro forniamo infatti alla pianta energia a pronto effetto, oltre che stimolarla al migliore assorbimento dei nutrienti dal terreno e ad ottimizzare la qualità del polline, tale da permettere un miglior passaggio da fiore a frutto e stimolando la moltiplicazione cellulare nelle prime fasi. Tra le soluzioni tecniche di UPL per la biostimolazione abbiamo CALIBRA®, biostimolante a base di filtrato di crema di alghe ad elevata concentrazione, formulato con Manganese e Zinco, prodotto ad azione specifica concepito per promuovere una fruttificazione di qualità ed un aumento delle classi di calibro superiori: applicato per via fogliare nella fase dell’allegagione CALIBRA® regola la competizione tra vegetazione e produzione promuovendo la moltiplicazione cellulare nelle prime fasi di sviluppo dei frutti. CALIBRA® risulta utile soprattutto su drupacee e uva da tavola nell’aumentare le classi medie di calibro e quindi la redditività della coltura, senza intaccare quelle che sono le caratteristiche qualitative dei frutti. Con Folical®, innovativa formulazione a base di GA142 associato con Calcio, favoriamo i processi di assorbimento e di traslocazione dell’elemento Calcio nella pianta, per garantire l’alta traslocazione dell’elemento all’interno dei frutti e quindi una maggiore efficacia di Folical® rispetto all’applicazione del singolo elemento nutritivo nel contrastare le fisiopatie legate alla carenza di calcio. Il prodotto aumenta la consistenza e la resistenza dei frutti, particolarmente utile su colture come le drupacee nelle fasi finali di maturazione senza lasciare residui sulle colture.

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Agroalimentare

1 Marzo 2021

LEGUMI: VOLANO CONSUMI DA FAGIOLI (+28%) A CECI (+12%)

PUGLIA AL TOP CON 159MILA Q.LI PRODUZIONE E 130MLN EURO PLV I consumi di legumi sono aumentati del 15% con valori che vanno dal +12% per i ceci al +28% per i fagioli che si classificano come i più amati dai consumatori nell’anno del Covid, con la Puglia che è patria dei legumi con una produzione annua di 260mila quintali per un valore di oltre 130 milioni di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile).E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia. A far crescere la domanda di legumi è stata la svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori con la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari, ma anche i lockdown che inducono a fare scorte di prodotti alimentari a lunga conservazione e la necessità di contenere i costi domestici con prodotti convenienti di alta qualità nutrizionale. Ad aumentare sono anche i prodotti trasformati a base di farina di legumi come biscotti, cracker, sostituti del pane e le modaiole alternative di pasta a base di farina di legumi, ceci, lenticchie e piselli.

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I legumi più diffusi sono fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave oltre alle cicerchie, ma la Puglia può contare anche su molte produzioni tipiche di qualità riconosciute dall’Unione Europea come la lenticchia di Altamura IGP e riconosciute tradizionali dal MIPAAF come le fave di Carpino e fave e piselli di Zollino, i piselli ricci di Sannicola, i piselli secchi di Vitigliano, il cece nero di Nardò e il fagiolo dei Monti Dauni meridionali. Fagioli, ceci, lenticchie e tutti le altre varietà di legumi consentono di seguire un'alimentazione più varia, basata su cibi naturali ed economici, che risultano al contempo molto nutrienti e gustosi. Occhi quindi puntati in Puglia sulla lenticchia, menzionata più volte persino nella Bibbia con il nome "adasah". Nella Genesi si legge che Giacobbe ottenne l'importantissimo diritto di primogenitura da Esaù dandogli in cambio proprio un piatto di lenticchie. La grande "popolarità" della lenticchia di Altamura, che vanta in Puglia il riconoscimento della IGP Altamura, ricco di fibre, vitamine e minerali è legato alla sua larga diffusione, alla sua ottima preservabilità, nonché al suo costo abbordabile, una caratteristica che le ha fatto assumere la denominazione di "carne dei poveri". A partire dagli anni '30 e fino agli anni '70 le lenticchie di Altamura conquistarono i mercati internazionali - e l'esportazione di questo legume in Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada e Australia ebbe una forte ripercussione nell'economia di Altamura che, da quel momento, divenne nota come la città delle tre "l", ovvero lino, lana, lenticchia". Intorno gli anni '70 la produzione di lenticchie conobbe una fase di declino dovuta a diversi fattori, ogg la riscoperta. Le lenticchie di Altamura rispondono, tra l'altro, alle esigenze delle donne che lavorano anche fuori casa, dato che il tempo di cottura è di appena 30 minuti per le 'lenti' definite da Gambero Rosso 'integre e compatte, di buona masticabilità e di giusta consistenza.


Agroalimentare Le lenticchie hanno un alto valore nutritivo e contengono circa il 25% di proteine, il 53% di carboidrati e il 2% di olii vegetali. Sono ricche, inoltre di fosforo, ferro e vitamine del gruppo B. Da un punto di vista nutrizionale, 100 gr di lenticchie corrispondono a 215 gr di carne. Il consumo di questo legume è indicato nella prevenzione dell'arteriosclerosi, visto il suo basso contenuto di grassi di tipo insaturo. Tra i suoi componenti spiccano i "soflavoni", sostanze in grado di "pulire" l'organismo. La grande quantità di fibre che le lenticchie possiedono le rende utili per il buon funzionamento dell'apparato intestinale, contribuendo a tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue. Gli esperti consigliano di consumarle soprattutto in virtù delle loro proprietà antiossidanti che agiscono positivamente sugli inquinanti ai quali siamo soggetti. Le lenticchie sono anche molto ricche di tiamina, una sostanza indispensabile per il buon funzionamento della memoria. Il loro contenuto di vitamina PP fa si che siano un potente equilibratore del sistema nervoso, dall'azione antidepressiva e antipsicotica. Il consumo di lenticchie è altamente controindicato per i soggetti affetti da iperuricemia. Con l’82% dei consumatori che secondo l’indagine Coldiretti/Ixè preferisce comprare prodotti italiani per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese è necessario arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy – conclude Coldiretti - è necessario privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta, come avviene per Dop e Igp.

“ A far crescere la domanda di legumi è

stata la svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori con la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari

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Agroalimentare

1 Marzo 2021

PEPERONCINO: IMPORT DALLA CINA SCHIACCIA IL MADE IN ITALY

GRANDE RICHIESTA DEI CONSUMATORI MA SCARSA PRODUZIONE NAZIONALE Grande richiesta dei consumatori ma scarsa produzione nazionale (30% del fabbisogno) determinano la sudditanza da mercati extra-Ue (2mila tonnellate annue da Cina, Egitto, Turchia) e schiaccia il Made in Italy con un prodotto dai bassi standard qualitativi, importato a prezzi stracciati (1/5 in meno). E’ questa, secondo Cia-Agricoltori Italiani, la fotografia del mercato del peperoncino, uno dei simboli gastronomici del nostro Paese, che per svilupparsi e competere ha bisogno di una filiera di qualità superiore, innovativa e integrata. Il peperoncino in Italia ha goduto in passato di scarsa attenzione, identificato come sottospecie del peperone e considerato come spezia e non prodotto agricolo a tutti gli effetti. Questo l’ha spesso confinato alla passione degli hobbisti negli orti o nelle terrazze condominiali, per il solo consumo familiare. Il problema maggiore di questa coltivazione, solo in rari casi specializzata, è legato, infatti, a prezzi non concorrenziali rispetto a quelli dei Paesi da cui viene importato. Se in Italia, da 10 kg di peperoncino fresco si ottiene 1 kg di prodotto essiccato, macinato in polvere pura al 100% e commerciabile a 15 euro, l’analogo prodotto dalla Cina ha un costo di soli 3 euro, ed è il risultato di tecniche di raccolta e

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trasformazione molto grossolane, con le quali la piantina viene interamente triturata –compresi picciolo, foglie, radici-, con pochissime garanzie di qualità e requisiti fitosanitari ben diversi da quelli conformi ai regolamenti europei. La polvere stessa è per sua natura facilmente sofisticabile e anche quando il peperoncino viene importato fresco o semi-lavorato da Turchia o Egitto, la sua qualità viene compromessa dall’utilizzo di molti conservanti. L’elevato costo di produzione del peperoncino in Italia, sia fresco sia trasformato in polvere, è dato, soprattutto, dall’incidenza della manodopera e da procedure di trasformazione altamente professionali, compresi macchinari per l’ozono per una perfetta essiccazione. Secondo Cia, occorre, dunque, una maggiore valorizzazione e tutela del prodotto che, grazie al microclima e alle caratteristiche orografiche del terreno, trova nel nostro Paese l’ambiente ideale per la sua coltivazione. La creazione di denominazioni di origine territoriale darebbe al consumatore garanzia di qualità, tracciabilità e salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva, localizzata perlopiù in Calabria (100 ettari, con il 25% della produzione), Basilicata, Campania, Lazio e Abruzzo.



Agroalimentare

1 Marzo 2021

AMAZON FRESH SBARCA ANCHE A ROMA Amazon Fresh, il servizio di consegna della spesa in giornata, arriva anche a Roma. Dopo il lancio a Milano circa un mese fa, l’opzione di acquisto è ora disponibile per tutti i clienti Amazon Prime della capitale e nelle aree coperte.Amazon Fresh, secondo la compagnia, verrà esteso in altre città italiane entro la fine dell’anno. Amazon Fresh offre una selezione di oltre 10 mila prodotti, tra cui verdura, uova, pasta, carne, e ancora prodotti regionali e in scatola. La selezione di Amazon Fresh include inoltre proposte di startup italiane, principalmente focalizzate su piatti casalinghi e biologici locali, oppure a bassa lavorazione.

La particolarità del servizio è la consegna in giornata, in finestre di due ore a scelta, senza costi aggiuntivi per ordini superiori a 50 euro. “Oggi siamo felici di offrire anche ai clienti romani Amazon Fresh, la nuova e migliorata esperienza di acquisto della spesa – ha commentato Camille Bur, responsabile di Amazon Fresh per Italia, Spagna e Francia – I clienti Amazon Prime potranno ricevere la propria spesa con tutto quello di cui hanno bisogno, alimenti ma anche articoli per la cura della propria casa e persona”. Chiunque si trovi in una delle aree coperte dal servizio può acquistare su Amazon Fresh iscrivendosi ad Amazon Prime, con un canone annuale, o iniziando un periodo di prova gratuito di 30 giorni.

LINEE GUIDA RISANAMENTO IMPRESE AGRICOLE Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili (CNDCEC) ha pubblicato un interessante documento, “Linee guida per il risanamento delle imprese agricole”, contenente utili indicazioni per la redazione della situazione patrimoniale e finanziaria delle imprese agricole che intendono accedere alle procedure di ristrutturazione dei debiti e di risanamento delle crisi da sovraindebitamento. In particolare, ferma restando la non fallibilità delle imprese agricole e la possibilità di accedere: - agli accordi di ristrutturazione del debito di cui all’art. 182-bis, R.D. n. 267/1942; - alla transazione fiscale di cui all’art. 182-ter, R.D. n. 267/1942; - alle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento di cui alla Legge n. 3/2012.

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Il documento predisposto dal CNDCEC fornisce utili indicazioni per la ricostruzione della situazione patrimoniale e finanziaria delle imprese agricole che, nella gran parte dei casi, non sono obbligate alla tenuta delle scritture contabili e alla presentazione del bilancio d’esercizio. A tal fine, le linee guida suggeriscono i criteri per la redazione: - di una situazione patrimoniale e finanziaria aggiornata dell’impresa agricola, cui allegare un’asseverazione della veridicità e attendibilità delle informazioni rilasciata da un professionista iscritto all’Albo dei commercialisti e al Registro dei revisori legali; - di un business plan contenente l’indicazione degli obiettivi e delle relative tempistiche del progetto dell’impresa risanata. Tale documentazione dovrà essere esibita agli organi della procedura e ai soggetti in essa coinvolti (istituti bancari, creditori, ecc.).


Agroalimentare

L’ASPARAGO COME NUOVA RISORSA, ANCHE A LIVELLO HOBBISTICO DI FACILE GESTIONE, A BASSO CONSUMO, È IDEALE PER AGRICOLTORI E PRIVATI In un settore come quello agricolo, la continuità lavorativa è sempre più determinante per gli operatori e l’economia gestionale degli appezzamenti. L’asparago si presenta come una risorsa individuata e promossa da Geoplant Vivai – azienda specializzata nella vendita di piante da fragola e da frutto. “Abbiamo deciso di lavorare con l’asparago perché a livello vivaistico la fragola e l’asparago sono due colture affini – spiega Lucilla Danesi, Responsabile Commerciale fragola dell'azienda ravennate e player di riferimento a livello europeo - perché al termine di una stagionalità si può iniziare con l’altra. Non c’è un crossing lavorativo, la pianta di fragola si estirpa tra dicembre e febbraio e si può immediatamente proseguire con l’’asparago”. In Europa, infatti, la categoria vivaistica, associa spesso la lavorazione di queste due colture. L’analisi dei mercati esteri da parte di Geoplant, unitamente alla crescente richiesta della clientela italiana, sempre più attratta da questa formula d’oltralpe, ha spinto l’azienda a introdurre nella sua offerta anche questa pianta. “Con 40 anni di esperienza – continua la Danesi – abbiamo maturato una certa capacità di interpretare le istanze del mondo agricolo. L’idea non nasce solo da un’opportunità di carattere economico, ma anche dal desiderio di supportare le

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www.foglie.tv aziende che hanno sempre più bisogno di una stabilità lavorativa. In questo modo si può garantire una continuità alle maestranze, aiutando contestualmente sia i lavoratori agricoli che le aziende che possono in tal modo calendarizzare meglio l’attività in campo e coglierne una miglioria gestionale nell’ottica di un risparmio e di una fidelizzazione degli operatori”. Con queste motivazioni, Geoplant vivai ha creato un sito informativo https://zampediasparago.it/ in cui sono esposte sia le varietà tradizionali che quelle un po’ più all’avanguardia. Si spazia così dalle classiche Franco, Giove, Eros al Selvatico, dal Violetto, a Ercole fino alle più innovative come Vegalim, Grolim e altre ancora. L’asparago risulta quindi una coltura interessante, anche per le sue stesse caratteristiche. Si adatta, infatti, molto bene a tutto il territorio nazionale, suddiviso com’è nelle due macro categorie, quelle a clima freddo e quelle a clima caldo, con varietà più vocate a climi del Sud Italia e altre ideali per il Nord Italia. Altro fattore chiave è il favore di cui l’asparago gode presso il grande pubblico. Nel Bel Paese è quello verde a spopolare, a differenza dei Paesi d’Oltralpe dove è quello bianco a conquistare le tavole e il gusto. Non solo: in Italia questo prodotto è apprezzato sia a livello agricolo che hobbistico e amatoriale, per l’ampiezza del mercato e per la sua fortissima versatilità in cucina, dove viene impiegato in un gran numero di piatti. Senza dimenticare, oltre alle peculiarità organolettiche, anche quelle nutrizionali: l’asparago è, infatti, molto ricco di fibre e di vitamina A, di vitamina C di potassio, nonché di caroteni, per cui con grandi proprietà antiossidanti. A rendere l’asparago una risorsa è anche la sua semplicità di coltivazione: non necessità di tanta acqua, né di molta terra e trattamenti. Si raccoglie nei mesi primaverili e un’asparagiaia può durare anche dieci anni, se non di più. Nel giro di un paio di anni l’impianto va a raccolta ed è quindi un investimento semplice da ammortizzare. “L’asparago è una coltura annuale che sta conquistando anche l’hobbista - conferma Lucilla Danesi – che di solito mette a coltura non meno di 60 zampe, ma se ne possono piantare anche solo 10. In questo caso non si raccolgono troppi asparagi per zampa, ma del resto questa coltura si presta bene anche per gli appassionati che amano coltivare la terra, contadini che vogliono realizzare una piccola produzione in proprio o cittadini con un orticello. Del resto, basta poco per portare nei propri piatti un tocco di bontà domestica”.

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Approfondimento

“EX DEPOSITO CARBURANTI” DA AREA DISMESSA A POLO STRATEGICO TERRITORIALE

MONOPOLI CANDIDA IL SITO A CENTRO NEVRALGICO PER I COMUNI DELLA “COSTA DEI TRULLI” L’Ex Deposito Carburanti da area militare dismessa, in disuso da tempo, a fulcro di relazioni tra la costa del sudest barese, il nord brindisino e la Valle d’Itria. L’immobile sito nell’immediata periferia, a ridosso del centro urbano precisamente in Via Arenazza (confina con la stazione ferroviaria, prossimo alla strada statale 16 e alle arterie provinciali, equidistante dagli aeroporti di Bari e Brindisi) si candida a diventare per la posizione logistica un potenziale strategico unico. L’area oggi di proprietà comunale, estesa 3.5 ettari si presta ad essere convertita in HUB di catalizzazione economica, culturale e sociale, non solo per la città di Monopoli, ma per tutto il territorio che s’identifica nel brand turistico “Costa dei Trulli”. La vocazione del luogo è tale che l’Amministrazione Comunale ha promosso un percorso partecipativo di idee, appunto “Think- Tank”, durato sei mesi, sul futuro dell’Ex Deposito Carburanti, con lo scopo di disegnare una rete di relazioni strategiche pubbliche e private. Il dibattito innescato sulla destinazione di questo contenitore, ha definito una serie di scenari possibili circa il suo riuso. L’idea progetto “Ex Casermette” rappresentano sicuramente una grande opportunità di sviluppo per l’intero territorio pugliese, che vede la conversione di spazi abbondanti in centro propulsivo di carattere economico, sociale e culturale. Il percorso partecipato che si è avvalso del contributo di esperti di rigenerazione urbana, stakeholders,

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cittadini, istituzioni, associazioni di categoria e altro, ha delineato una forma di sviluppo che si articola lungo tre direttrici principali: turistica, culturale ed economica/commerciale. Delle tre quella turistica è trainante se si considera che nel 2019 i soli comuni di Polignano a Mare, Monopoli, Fasano, Ostuni e Carovigno hanno registrato presenze pari a 2.366.563. Un trend positivo che negli ultimi cinque anni ha interessato anche la città di Monopoli dove il turismo è esploso con un più 97,40% di arrivi e un più 72,62 di presenze, un risultato evidentemente non strettamente riconducibile al solo Comune di Monopoli ma leggibile in un contesto territoriale favorevole e competitivo, quello appunto della “Costa dei trulli”. Perché all’interno la Valle d’Itria con i suoi trulli, quindi Alberobello (sito Unesco) offrono performance turistiche importanti e già consolidate. Ma se i comuni costieri “la fanno da padrone” nei mesi estivi con il cosiddetto turismo balneare, nel corso dell’anno si registra un calo drastico di presenze. Realtà come Alberobello e San Giovanni Rotondo si confermano come mete preferite alternative a quelle balneari. Di qui l’idea di connettere due territori attigui, ma paesaggistica-

-mente diversi, la costa con la Valle d’Itria e i suoi trulli, per una proposta di offerta turistica che duri 12 mesi, in linea con le direttive regionali di destagionalizzazione dei flussi turistici. Con il progetto di riqualificazione urbana delle “Ex Casermette” si vuole dare valore al brand “Costa dei trulli”, un territorio già in rete non solo per meriti paesaggistici ma anche per identità comune di tipo culturale e valoriale. Da potenziare invece la rete infrastrutturale (su ferrovia, gomma) e con una di tipo sostenibile e leggera, come quella ciclopedonale, un ulteriore anello di collegamento tra la costa e il suo entroterra. Per il suo carattere intermodale il sito “Ex Deposito Carburanti” si predispone ad accogliere macro funzioni di respiro regionale, nazionale ed internazionale. Tra le proposte raccolte per la definizione del progetto esecutivo da realizzare con il sostegno della Regione Puglia vi sono: uno spazio museale, un centro d’innovazione tecnologica, uno spazio coworking, un punto di riferimento per la mobilità sostenibile, un’area hospitality, un’altra per eventi e concerti, uno spazio creativo per le arti visive, un’area fieristica e per mercato gastronomico. Paola Dileo


AGASSIST LA NUOVA APP DELLA DIVISIONE AGRICULTURAL SOLUTIONS DI BASF •Un nuovo strumento digitale che si integra in un portafoglio sempre più completo di prodotti e soluzioni per l’agricoltura •Tutte le funzionalità, come meteo e catalogo prodotti, consultabili anche offline •L’app AgAssist è disponibile gratuitamente su App Store e Google Play La Divisione Agricultural Solutions di BASF lancia sul mercato AgAssist, la nuova app dedicata a tutti gli operatori della filiera agricola che raccoglie in un unico ambiente digitale diversi servizi e funzionalità, come quella del catalogo prodotti e delle previsioni meteo, personalizzabili a seconda delle proprie esigenze. Oggi, infatti, AgAssist offre una panoramica completa e sempre aggiornata delle soluzioni BASF, con la descrizione delle loro caratteristiche, le modalità di utilizzo e la documentazione tecnica, come schede di sicurezza ed etichette. Intuitiva e facile da utilizzare, AgAssist integra infatti il catalogo prodotti BASF che da quest’anno viene quindi reso completamente digitale, in ottica green. Grazie alla geolocalizzazione, l’app permette di consultare le previsioni metereologiche, fornendo ad agricoltori e tecnici informazioni puntuali con previsioni fino a 10 giorni e mappe dettagliate, relative, ad esempio, a precipitazioni e piogge, temperature del suolo e vento. Un vero e proprio assistente tascabile che fornisce tutte le informazioni necessarie per proteggere il campo, e contribuire ad aumentare le rese e ottenere un raccolto di qualità. Disponibile per smartphone e tablet, AgAssist è scaricabile gratuitamente sugli store Google Play e Apple e funziona anche in modalità offline, per venire incontro alle esigenze di agricoltori e tecnici che possono così avere accesso alle informazioni ovunque si trovino, in campo, a casa o per strada. Non solo, l’app AgAssist continuerà a essere implementata e ad arricchirsi di nuove funzionalità. “Come parte della nostra strategia, l’innovazione digitale ci permette di integrare l’offerta con nuove soluzioni e servizi e ci aiuta a far evolvere la nostra customer journey” - commenta Simone Cerutti, Commercial & Digital Excellence Manager - “Strumenti come AgAssist ci consentono di essere ancora più vicini al territorio rendendo sempre disponibili informazioni e contenuti e aggiungendo valore all’esperienza di acquisto e di utilizzo”. Il lancio di AgAssist segue quello recente di Agrigenius, il sistema di supporto alle decisioni che la divisione ha distribuito per ora al comparto vitivinicolo italiano per gestire tutti gli aspetti della coltivazione del vigneto, anche da remoto. Soluzioni di digital farming che integrano l’offerta di prodotti per la difesa delle colture e sementi BASF e si inseriscono nella strategia più ampia della Divisione Agricultural Solutions di aumentare del 7% annuo la quota di fatturato costituita dalla vendita di servizi digital, per contribuire in modo sostanziale alla sostenibilità lungo tutta la value chain.

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Agricoltura

LE AZIENDE PIÙ LONGEVE SI TROVANO NELL’AGRICOLTURA STUDIO SULLA LONGEVITÀ DELLE IMPRESE NELLE PROVINCE PUGLIESI Le aziende con più di 50 anni si trovano soprattutto nel commercio. Mediamente, però, risultano più longeve quelle agricole, mentre è più breve l’aspettativa di vita delle imprese di costruzioni e delle società di servizi, che comprendono anche le attività turistiche. È quanto emerge dal primo studio sulla longevità delle aziende, condotto da Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma. «La ricerca, l’elaborazione dei dati e la relativa analisi – spiega Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio – dovrebbero essere alla base delle strategie e delle politiche da adottare per lo sviluppo del sistema economico locale e nazionale. Quanto più è organico e preciso questo lavoro, tanto più si potranno osservare meglio le tendenze socioeconomiche. Lo studio dei trend, infatti, fornisce un importante supporto conoscitivo per formulare gli interventi di sostegno, promozione e valorizzazione delle imprese, nell’interesse degli operatori economici, potendo interpretare, in maniera più nitida, la “fotografia” del territorio, con vantaggi anche sul fronte dell’impiego delle risorse pubbliche perché, nelle fasi di programmazione economica, si potranno adottare provvedimenti più puntuali ed efficaci.

1 Marzo 2021 Una delle ultime ricerche ha acceso i riflettori sulla longevità delle imprese suddivise per anno di iscrizione, purché ancora attive, cioè quelle iscritte in Camera di Commercio, che esercitano l’attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto. Si tratta, quindi, di un sottoinsieme dello stock totale delle imprese presenti nel Registro delle imprese. Quest’ultimo era previsto dal Codice civile del 1942, ma venne completamente attuato con la legge numero 580 del 29 dicembre 1993 (“Riordinamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura”) e reso operativo con il decreto del Presidente della Repubblica numero 581 del 7 dicembre 1995». Il Registro delle imprese è pubblico ed unifica quelli che, un tempo, erano il Registro delle società (tenuto dalle cancellerie commerciali dei tribunali) e il Registro delle ditte (tenuto dalle camere di commercio). «Per una corretta lettura dei dati – sottolinea Stasi – occorre tenere presente che l’obbligo di iscrizione per le aziende agricole (non iscritte al Registro delle ditte, in base al regio decreto 2011 del 1934) decorre soltanto dal 1996. Dall’analisi delle forme giuridiche, emerge che le società di capitali hanno, mediamente, una vita più lunga rispetto alle ditte individuali e alle società di persone. Riguardo ai settori produttivi – aggiunge Stasi – l’agricoltura è il settore dove si concentrano le imprese più longeve. Più breve l’aspettativa di vita delle aziende attive nelle costruzioni e nei servizi, al cui interno ricadono le attività turistiche. In generale, un’impresa su cinque ha meno di cinque anni, essendo stata costituita dal 2016 in poi». In base all’anno di iscrizione, in Puglia, si contano 562 imprese con più di cinquant’anni ancora attive nel commercio all’ingrosso e al dettaglio; 268 nelle attività manifatturiere, sempre con più di cinquant’anni; 184 nell’agricoltura; 123 nelle costruzioni; 73 nel trasporto e magazzinaggio; 57 attività dei servizi alloggio e ristorazione e a seguire gli altri settori con quote marginali. Attualmente, in Puglia, le imprese attive da più di cinquant’anni sono, dunque, 1.452, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,4 per cento del totale delle imprese attive pugliesi (328.672). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 43.729 e corrispondono al 13,3 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 139.483, vale a dire il 42,4 per

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Agricoltura cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 61.783 aziende, pari al 18,8 per cento. Ci sono, poi, 82.205 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 25 per cento. In provincia di Bari, le imprese attive da più di cinquant’anni sono 572, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,5 per cento del totale delle imprese attive baresi (125.428). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 18.161 e corrispondono al 14,5 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 52.256, vale a dire il 41,7 per cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 23.280 aziende, pari al 18,6 per cento. Ci sono, poi, 31.152 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 24,8 per cento. In provincia di Brindisi, le imprese attive da più di cinquant’anni sono 130, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,4 per cento del totale delle imprese attive brindisine (31.982). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 4.498 e corrispondono al 14,1 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 14.049, vale a dire il 43,9 per cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 5.608 aziende, pari al 17,5 per cento. Ci sono, poi, 7.694 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 24,1 per cento. In provincia di Foggia, le imprese attive da più di cinquant’anni sono 277, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,4 per cento del totale delle imprese attive foggiane (64.161). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 7.424 e corrispondono all’11,6 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 29.027, vale a dire il 45,2 per cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 11.990 aziende, pari al 18,7 per cento. Ci sono, poi, 15.436 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 24,1 per cento.

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www.foglie.tv In provincia di Lecce, le imprese attive da più di cinquant’anni sono 270, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,4 per cento del totale delle imprese attive leccesi (64.691). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 8.016 e corrispondono al 12,4 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 25.227, vale a dire il 39 per cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 13.311 aziende, pari al 20,6 per cento. Ci sono, poi, 17.864 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 27,6 per cento. In provincia di Taranto, le imprese attive da più di cinquant’anni sono 203, in quanto costituite prima del 1970. Rappresentano lo 0,5 per cento del totale delle imprese attive tarantine (42.410). Quelle con una longevità tra i 25 e i 50 anni, perché nate tra il 1970 e il 1995, sono 5.630 e corrispondono al 13,3 per cento del dato complessivo. Quelle con una longevità tra i 10 e i 25 anni, sorte tra il 1996 e il 2010, sono le più numerose: 18.924, vale a dire il 44,6 per cento del totale. Quelle con una longevità tra i 5 e i 10 anni, costituite tra il 2011 e il 2015, sono 7.594 aziende, pari al 17,9 per cento. Ci sono, poi, 10.059 attività, con meno di cinque anni. Sono nate dal 2016 in poi e corrispondono al 23,7 per cento.

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Approfondimento

ORDINI PROFESSIONALI – AGEA: UDIENZA IL 27 APRILE LA VICENDA COINVOLGE CIRCA 2500 PROFESSIONISTI

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La nuova convenzione prevede che, entro il 31 marzo 2021, “almeno il 50 per cento degli operatori abilitati ad accedere nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore dovranno essere lavoratori dipendenti dei CAA o delle società di servizi ad essi convenzionati; dal 30 settembre, invece, tutti gli operatori dovranno essere dipendenti dei CAA.

Abbiamo già raccontato del duro scontro tra gli ordini professionali degli agronomi e l’Agea in relazione al nuovo schema di convenzione tra l’organismo pagatore ed i caa che, nei fatti, esclude i liberi professionisti dalla lavorazione delle pratiche pac. La nuova convenzione prevede che, entro il 31 marzo 2021, almeno il 50 per cento degli operatori abilitati ad accedere nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore dovranno essere lavoratori dipendenti dei CAA o delle società di servizi ad essi convenzionati; dal 30 settembre, invece, tutti gli operatori dovranno essere dipendenti dei CAA. L’inosservanza della convenzione, al termine del 31 marzo 2021, determinerebbe la riduzione dei compensi nella misura del 20% spettanti ai CAA ed, al termine del 30 settembre 2021, la disabilitazione delle credenziali di accesso al Sian. Le reazioni degli ordini professionali di riferimento, ovviamente, sono state immediate. Agea, trincerandosi dietro il rispetto del principio dell’imparzialità, efficienza e migliore organizzazione della pubblica amministrazione, trattandosi di gestione di grandi flussi di denaro pubblico gestito dagli operatori abilitati, ha sostanzialmente confermato la decisione e quindi lo schema di convenzione. Come avevamo ampiamente previsto e discusso in webinar la vicenda, che ricordiamo coinvolge circa 2.500 professionisti, è finita dinanzi al Tar dopo che i diversi ordini professionali hanno cercato di trovare un accordo

con il direttore di Agea Gabriele Papa Pagliardini e con la ex ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova. Non avendo avuto esito alcuno tale fase concertativa, il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati ha proposto ricorso dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale di Roma chiedendo l’annullamento della convenzione o, quanto meno, di quella parte che escluderebbe questa platea di professionisti dalla lavorazione delle domande uniche. Abbiamo appreso dalle colonne dei giornali che l’udienza è stata rinviata al 27 aprile, con rinuncia alla fase cautelare, per discutere direttamente il merito e cercare di avere un provvedimento di accoglimento che possa velocemente riscattare gli interessi di una

categoria lesa. Dal mio punto di vista lo schema di convenzione può disciplinare, come peraltro disciplina, un meccanismo in forza del quale regoli il numero di professionisti delegati non dipendenti dei diversi CAA; non può, invece, escludere totalmente i predetti dalla lavorazione delle predette pratiche perché causerebbe una serie di violazioni normative, perfino di rango costituzionale. L’esito, per come la vedo, pare abbastanza scontato. Staremo a vedere….

Avv. Gabriele Romagnuolo Avvocato Civilista Studio Legale in sede Cerignola Via Curiel 4 gabrieleromagnuolo84@libero.it


Agroalimentare

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I TRE CONSORZI: “PRONTI ALLE BARRICATE”

FOTOVOLTAICO SELVAGGIO, NUOVA MINACCIA NELLA TERRA DEI VINI SALENTINI

“Stop alla colonizzazione selvaggia del nostro territorio da parte dei giganti del fotovoltaico. Questa volta siamo pronti alle barricate contro un nuovo impianto che minaccia di divorare una vasta fetta di terra del Parco del Negroamaro, tra Campi Salentina, Cellino San Marco e Squinzano, proprio dove inizia la murgia salentina e i vigneti esprimono la parte migliore di sé, dando vita a vini importanti per grandi marchi di numerose cantine italiane. Daremo battaglia per difendere la nostra terra”. “Dobbiamo fermare l’avanzata delle lobby delle finte energie pulite, che stanno approfittando del disastro xylella per accaparrarsi i nostri terreni. E vogliamo smascherare la farsa dell’agro fotovoltaico, perché i nostri vigneti non possono produrre sotto le strutture fotovoltaiche”, sottolineano Mauro di Maggio, presidente del Consorzio del Primitivo di Manduria dop, Damiano Reale, presidente del Consorzio Salice Salentino e ad Angelo Maci, presidente del Consorzio dei vini doc Brindisi e Squinzano. “Le nostre terre – aggiungono – sono ricche di storia vitivinicola e hanno nel lungo tempo portato avanti la tradizione della vigna con amore e dedizione, invitando clienti ed esportatori esteri a guardare dal vivo le lunghe distese di terra coltivate e lavorate con fatica e sudore e mantenendo viva la storicità del territorio”. Pe la promozione del territorio salentino colpito dalla xylella sono stati stanziati con un progetto del MIPAF presentato dal Distretto Agroalimentare Jonico Salentino ben 98 milioni di euro, di cui 62 a fondo perduto. Di questi, 3 milioni sono stati affidati ai consorzi di tutela per promuovere il territorio salentino. “Con una mano si punta a riqualificare l’immagine del territorio del vino e dell’olio, con l’altra si autorizzano le lobby del fotovoltaico a distruggere il Salento. Questa volta faremo le barricate e inviteremo i produttori a scendere in campo” concludono i tre presidenti dei Consorzi.

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Agricoltura

1 Marzo 2021

PENSIONATI CIA: “PENSIONI A 515 EURO INDEGNE DI UN PAESE EUROPEO” D’AMBROSIO (CIA DUE MARI): “APPLICARE LA CARTA SOCIALE EUROPEA E I 650 EURO MINIMI”

“Una pensione minima per un agricoltore è pari a 515 euro: nel 2021 tutto questo non è accettabile”. E’ Michele D’Ambrosio, presidente ANP-CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), l’Associazione Nazionale dei Pensionati CIA, a intervenire su un tema importante che sembra essere stato dimenticato in tempi di pandemia e di Recovery Plan. “Da tempo tutti i partiti e i vari esponenti politici riconoscono che la gran parte delle pensioni degli agricoltori sono al di sotto del limite di povertà, ma questa consapevolezza non ha portato a nessuna azione concreta oltre che alle solite promesse”. I dati parlano chiaro: la media dell’assegno pensionistico percepito mensilmente da un agricoltore è pari a 687 euro, mentre si attesta a 1003 euro per gli artigiani, 1021 per i commercianti e 1998 euro per i dipendenti pubblici. “Le pensioni degli agricoltori non sono dignitose. Lavoratori che hanno contribuito in maniera decisiva a sostenere il Paese si ritrovano con pensioni al minimo ancora ferme a 515 euro. Persone che hanno trascorso una vita a lavorare sotto il sole e sotto le intemperie, tutti i giorni dell’anno, impegnati nella coltivazione dei terreni per assicurare prodotti agroalimentari alle comunità insieme alla tutela del territorio e la cura del paesaggio, si vedono accordate pensioni da fame. Al contrario degli altri pensionati, che in molti casi riescono a dare un sostegno economico a figli e nipoti, per il pensionato agricolo sono i figli a dover integrare il reddito da fame dei loro padri. Senza aiuti, infatti, i pensionati dell’agricoltura non possono far fronte nemmeno alle più elementari

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necessità della vita quotidiana”, ha aggiunto Franco Tinelli, presidente regionale di ANP-CIA, che si è soffermato anche sulla questione dei vaccini anti-Covid agli anziani. “Speriamo che le difficoltà incontrate in questi giorni dagli anziani pugliesi, nel sistema di prenotazione per vaccinarsi, siano presto superate e che si provveda in tempi ragionevoli a vaccinare tutti gli ultra 65enni della Puglia. Gli anziani, anche in questo caso, sono stati quelli che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane a un’emergenza epocale capace di mettere ancora più in evidenza la loro fragilità e la mancanza di tutele nei riguardi della terza età”. “Ci sono pensionati che, dopo 40 anni di lavoro, sono costretti a restare nei campi anche dopo i 70 e gli 80 anni con buona pace del ricambio generazionale. I pensionati CIA Due Mari sperano, ancora una volta, che nel piano di ripresa del nuovo governo in procinto di vedere la luce in questi giorni, ci sia qualcosa per l’agricoltura e in particolare per i pensionati al minimo. Al nuovo governo in gestazione guidato da Mario Draghi, a cui auguriamo buon lavoro, spetterà il compito di predisporre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Chiediamo che il nuovo governo prenda in seria considerazione le pensioni al minimo del settore agricoltura e intervenga dando seguito alle tante, troppe parole spese vanamente in questi anni da tutti i precedenti governi. Si faccia in modo che i pensionati agricoltori Italiani possano sentirsi europei a tutti gli effetti, fate in modo che le pensioni minime siano pari ad almeno il 40% del reddito medio nazionale, come indicato dalla Carta Sociale Europea (650 euro mensili)”.




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