FOGLIE n.16/2018

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

UVA DA TAVOLA: COMUNICARE LA QUALITà

L’iniziativa di Ortofrutta Italia per la campagna 2018 con Fanelli coordinatore

agricoltura

La mappa del “terrore”: xylella, nuove aree delimitate Vigneti, come ripristinare le aree degradate agroalimentare

Gdo, favorevoli e contrari alle chiusure domenicali

N° 16 • 15 settembre 2018



IL CONVEGNO IN FIERA DEL LEVANTE

Benefici d’impiego della fertilizzazione organica sulla qualità dei prodotti agroalimentari:

i risultati d’analisi restituiti dal software P.A.S.C.Qua. P.A.S.C.Q u a., l’i n n ovat i vo s i s t e m a i n g ra d o d i val u ta r e l’e f f e t to d e ll’i m p i e g o d e l co m p o s t d i q u al i tà s u ll e p ro d u z i o n i ag r i co l e s o s t e n i b i l i e valo r i z za r e l e ca rat t e r i s t i c h e d e i p ro d ot t i m e d i a n t e l’i n t e ll i g e n za a rt i f i c i al e.

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e Società Progeva Srl e Innovative Solutions Srl – Spin Off del Politecnico di Bari si sono unite in un costruttivo e sinergico lavoro di ricerca e sperimentazione, confluito nella realizzazione del progetto P.A.S.C.Qua., realizzato nell’ambito dell’avviso pubblico per la presentazione di “Proposte di ricerca e sperimentazione in agricoltura indetto con determinazione del dirigente del servizio agricoltura n.175/agr. del 15/04/2013”. Il progetto, ormai concluso nelle parti tecniche e scientifiche, ha permesso alle due aziende di indagare quali sono i benefici apportati dalla fertilizzazione organica sulla qualità dei prodotti agroalimentari e di mettere a punto P.A.S.C.Qua., un sistema informatico intelligente per il riconoscimento delle produzioni sostenibili. In particolare, P.A.S.C.Qua., sfrutta la risonanza magnetica e l’intelligenza artificiale per riconoscere le produzioni agroalimentari ottenute mediante l’impiego di compost di qualità della Progeva Srl. Il progetto è stato sviluppato considerando i prodotti agroalimentari maggiormente rappresentativi della Puglia, rispettivamente pomodoro, grano ed uva da tavola ed ha restituito rilevantissimi risultati derivanti dall’impiego del compost quali, ad esempio, l’incremento di zuccheri nobili, il miglioramento dell’omogeneità dei lotti di produzione e la possibilità di tracciare le produzioni in maniera analitica e non solo documentale. Le visione che ha Progeva sul progetto è l’adozione di pratiche agronomiche sostenibili e la valorizzazione dei prodotti della filiera agroalimentare.

Progeva basa invece la sua mission aziendale sul reinserimento delle matrici organiche rinnovabili di tipo vegetale ed animale nel ciclo vitale della natura, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle normative che ne regolamentano la gestione. L’a zienda svolge un’efficiente attività di compostaggio, contribuendo in modo significativo all’uso sostenibile delle risorse agricole e ambientali. Il processo di compostaggio dà origine ad un ciclo produttivo virtuoso, che realizza il ritorno ad un’agricoltura sostenibile e dall’elevato profilo qualitativo. Il compost prodotto da Progeva è un fertilizzante organico di qualità certificata, è consentito in agricoltura biologica, biodinamica e convenzionale e contribuisce a ripristinare la fertilità del suolo, configurandosi come prezioso alleato nella lotta alla desertificazione. Con la condivisione dei rispettivi know-how, Innovative Solutions e Progeva hanno dato vita al progetto P.A.S.C.Qua., che è stato presentato nel dettaglio assieme ai suoi risultati, venerdì 14 settembre presso la Fiera del Levante di Bari. Sono intervenuti il Prof. Vito Gallo (Innovative Solutions S.r.l. e Politecnico di Bari – DICATECh), la Dott.ssa Lella Miccolis (Progeva S.r.l.) e il Dott. Luigi Trotta (Dirigente Sezione Competitività Filiere Agroalimentari Regione Puglia). L’incontro è stato moderato dal Dott. Francesco Giannico (Università degli Studi di Bari – DISAAT).



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ditoriale

15 settembre 2018 - n.16 - Anno 13

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

Xylella, in vigore le nuove aree delimitate

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n vigore in Puglia la nuova delimitazione del territorio in base alle necessità di contrasto ed eradicazione della Xylella fastidiosa. Fermo restando che alle aree soggette a nuova demarcazione si applicano tutte le prescrizione per esse previste dalla legislazione in vigore, la determina regionale stabilisce che “tutti i procedimenti tecnico/ amministrativi avviati devono essere portati tempestivamente a compimento, al fine di non inficiare l’azione globale di contrasto al batterio”. Questo significa che le ordinanze di abbattimento già deliberate precedentemente al nuovo bollettino ufficiale devono essere eseguite. Tale specifica nel provvedimento regionale si è resa necessaria poiché sono molti i casi delle istanze di abbattimento insorte prima della entrata in vigore della nuova delimitazione - pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione il 23 agosto 2018 - che avanzando verso nord, trasforma molte aree da “contenimento” a “infette”. In pratica, la necessità di abbattere le piante infette e il relativo atto della Regione, restano fermi alla vecchia perimetrazione delle zone e restano quindi validi e produttivi di effetti. L’atto dirigenziale prevede all’interno del perimetro della zona infetta, oltre agli interi territori provinciali

di Lecce e Brindisi, anche il comune di Locorotondo (Ba) e 22 comuni in provincia di Taranto per l’intero territorio comunale. Zona di contenimento - Rientrano altresì nella zona di contenimento i comuni di Locorotondo , Fasano e Cisternino. Per i comuni brindisini di Ceglie Messapica e Ostuni, la localizzazione dei fondi in zona di contenimento o infetta varia a seconda del foglio di mappa su cui insiste e che va consultata sul provvedimento. Stessa cosa dicasi per comuni della Provincia di Taranto: Grottaglie, Monteiasi, San Giorgio Ionico, Faggiano, Martina Franca, Leporano e Taranto. Rientrano invece con l’intero territorio comunale in zona di contenimento i comuni tarantini di Crispiano, Montemesola e Statte. Zona cuscinetto - Per tenere sotto controllo l’area e il vettore, la nuova zona cuscinetto è stata così rideterminata: Massafra e Alberobello vi ricadono per l’intero territorio comunale. Vi ricadono parzialmente i comuni tarantini di Palagiano e Mottola e quelli baresi di Castellana Grotte, Monopoli, Putignano e Noci. Al momento la nuova zona è indenne ma c’è il divieto di movimentare piante specificate al di fuori dell’area delimitata, e l’obbligo di lavorazione dei terreni nel periodo marzo-aprile.



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ommario

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13 agroalimentare

editoriale

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XYLELLA In vigore le nuove aree delimitate

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M5STELLE Arriva il divieto che mette ko i vivai baresi?

18 coldiretti puglia

20 MIPAAF

Xylella malattia dilagante Al via raccolto etichettato “made in Italy”

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GDO Favorevoli e contrari alle chiusure domenicali

13 SINDACI AI FORNELLI

L’ edizione 2018 a Capurso

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Primato storico per agroalimentare italiano

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AGRICOLTURA

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COLDIRETTI Al Sud corsa alla terra per 18mila giovani COPAGRI I fondi per la calamità non ci sono

11 ORTOFRUTTA ITALIA

Uva da tavola: comunicare la qualità

25 AGRUMICOLTURA

Arptra organizza convegno a Turi

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grano Invertire “rotta” filiera pasta

RASSEGNA STAMPA

22 VIGNETI

Come ripristinare le aree degradate


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gricoltura

IN FIERA DEL LEVANTE

COLDIRETTI, AL SUD CORSA ALLA TERRA PER 18MILA GIOVANI

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n controtendenza alla fuga dei giovani al Sud si registra una storica corsa alla terra per 18mila under 40 che vedono nel ritorno nelle campagne del mezzogiorno una opportunità di lavoro e di realizzazione personale”. Lo ha detto il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, a Bari alla Fiera del Levante, dove è stata allestita la Fattoria Coldiretti sul piazzale 114/a per far vivere alle famiglie una giornata da contadino nella stalla, nell’orto, nell’agriasilo per i piu’ piccoli o nel mercato a km 0 di Campagna Amica. La prima risposta al necessario riequilibrio tra nord e sud sta nel fatto che – afferma Moncalvo - sui 30mila giovani under 40 che nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, ben il 61% è concentrato nel Meridione e nelle Isole. L’interesse delle nuove generazioni sottolinea Moncalvo - richiede alle Amministrazioni pubbliche un urgente impegno per velocizzare le istruttorie dei piani di sviluppo rurale per dar gambe ai progetti di insediamento e sviluppo di queste nuove imprese. Siamo infatti

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di fronte ad un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale, con il mestiere della terra che è la nuova strada del futuro. L’agricoltura nel Mezzogiorno – continua Moncalvo – è oggi capace di offrire prospettive di lavoro sia a chi vuole intraprendere con idee innovative sia a chi vuole trovare una occupazione anche temporanea. Il rilancio del Sud passa dunque dalla capacità di riuscire finalmente a sfruttare le risorse culturali e paesaggistiche e ambientali che offrono enormi opportunità all’agricoltura di qualità, all’enogastronomia e al turismo. Un nuovo modello di sviluppo che passa dalla valorizzazione della distintività del territorio come hanno dimostrato di saper fare le moltissime nuove impre-

se condotte da giovani nate nel settore agricolo”. “In Puglia sono 5mila i giovani ‘aspiranti’ agricoltori che sperano di poter partecipare lealmente ad una ‘gara’ per poter accedere ai finanziamenti del PSR che consentirebbero loro di investire, vivere e lavorare in agricoltura. Il loro sogno non può e non deve essere ostacolato da gap burocratici che possono essere superati con responsabilità e visioni strategiche per lo stesso futuro agricolo della Puglia”, aggiunge il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. In Puglia in 5 anni è aumentato del 6% il numero degli occupati in agricoltura, passati dal 2012 al 2017 da 626mila a 663mila unità, sono cresciute del 7 percento le giornate di lavoro, passate da 14,6 milioni del 2014 a 15,7 milioni del 2016, mentre il numero delle aziende assuntrici di manodopera è aumentato di 182 unità, secondo l elaborazione di Coldiretti Puglia sulla base di dati ISTAT e INPS. “Ciò dimostra che l’agricoltura pugliese è oggi capace di offrire prospettive di lavoro agli agricoltori del futuro in un comparto strategico per l’economia del Paese. In uno scenario reso sfavorevole da crisi di mercato, accordi internazionali negativi, clima impazzito con bruschi cambiamenti delle condizioni meteorologhe, il mondo economico e lavorativo nel suo complesso va accompagnato da azioni concrete e incentivanti”, conclude Moncalvo.

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groalimentare

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Aperture esercizi commerciali nei festivi: il mondo della distribuzione diviso

Chiusure domenicali, favorevoli e contrari

nnunciato un paio di mesi fa, il progetto della maggioranza di governo sulla reintroduzione delle chiusure domenicali degli esercizi commerciali procede. A livello di proposte di legge, si va da un’abrogazione di fatto – targata Lega – delle liberalizzazioni di orari e giorni varate dal governo Monti alle proposte più soft del movimento 5 Stelle, che prevedono una quota massima annuale di aperture festive: da 10 a 12. In attesa di una mediazione, che dovrebbe comunque portare ad una modifica della legislazione vigente entro dicembre, il mondo della distribuzione si divide fra favorevoli e contrari. Secondo Federdistribuzione “siamo di fronte all’ennesimo segnale preoccupante sulla crescita del Paese: in questo scenario, alterato in termini concorrenziali a favore delle vendite online che non sono sottoposte a vincoli su promozioni e sottocosto che invece limitano il dettaglio offline, si ricomincia a discutere su ulteriori freni al commercio fisico, come potrebbero essere le eventuali chiusure domenicali e festive dei negozi”. Ancora più dura Conad, che in una nota parla di “una proposta totalmente insensata e disancorata dalla realtà e dai bisogni reali dei consumatori e del mondo produttivo. Tale provvedimento, che limita fortemente la libertà di impresa, la concorrenza e la libertà di scelta dei consumatori riportando il Paese indietro di diversi anni, avrebbe ricadute negative sui consumi e sul PIL. Si stima che attualmente siano circa 19,5 milioni gli italiani che approfittano dei giorni festivi per

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fare acquisti, i quali verrebbero privati di un servizio di grande utilità. A questi effetti va sommato l’impatto non certamente positivo che la misura avrebbe sugli occupati della Grande distribuzione organizzata, settore che attualmente vede impiegati circa 450 mila addetti, a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto. Altro elemento di criticità – prosegue la nota di Conad – riguarda la possibilità, prevista nelle proposte di legge, di affidare alle Regioni il compito di regolamentare orari e giorni di chiusura, che avrebbe come diretta conseguenza quella di peggiorare un quadro normativo già frammentato, e che già oggi costituisce uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico del nostro Paese”. Contraria anche FederConsumatori: “E’ paradossale pensare alle chiusure domenicali soprattutto in un momento di crisi nera per il commercio. I consumi scendono sia su base mensile che annua. Un fallimento i saldi. Diventa una priorità per il Governo concentrare le poche risorse pubbliche per au-

mentare il reddito disponibile di chi fatica ad arrivare alla fine del mese, invece di voler ridurre le tasse anche a chi sta meglio”. L’eventuale ritorno alle chiusure domenicali incontra invece il gradimento delle organizzazioni che rappresentano il mondo del piccolo commercio al dettaglio. “Apprendiamo con soddisfazione la presentazione in Commissione Attività Produttive della proposta di legge della Lega che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Era tempo di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore”. Così Confesercenti, a cui fa eco Confcommercio che auspica “una fase di dialogo e di ascolto per affrontare il tema nel merito evitando gli errori del passatocon l’obiettivo di tenere insieme le esigenze di servizio dei consumatori, la libertà delle scelte imprenditoriali e la giusta tutela della qualità di vita di chi opera nel mondo della distribuzione commerciale”.

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gricoltura

DANNI MALTEMPO

COPAGRI PUGLIA: NON CREARE ILLUSIONI, I FONDI PER LA CALAMITA’ NON CI SONO

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ontinuare a invocare e annunciare la dichiarazione dello stato di calamità come soluzione ad ogni, puntuale, ondata di maltempo significa ancora una volta prendere in giro gli agricoltori: non ci sono possibilità di ristoro, da 10 anni ormai il fondo di solidarietà nazionale è talmente insufficiente che riesce a coprire solo il 5% dei danni accertati e spesso con anni di ritardo”. Così la Copagri Puglia interviene sui nubifragi che hanno compromesso gravemente le produzioni ortofrutticole, olivicole e vitivinicole nel foggiano e nelle province jonico-salentine ribadendo la richiesta presentata nel corso della manifestazione promossa da Agrinsieme il 4 giugno scorso a Montegrosso all’assessore Di Gioia, in qualità di coordinatore in sede di conferenza stato-regioni, di ottenere entro quest’anno un provve-

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dimento del governo per aumentare la dotazione del fondo. “Ancora di più oggi, alla luce di quanto accaduto, diventa fondamentale che il ministero delle politiche agricole rispetti gli impegni assunti con le organizzazioni di categoria per reperire risorse aggiuntive necessarie ad aumentare il fondo di solidarietà per fronteggiare le emergenze”, affermano il presidente e il direttore della confederazione dei produttori pugliesi, Tommaso Battista e Alfonso Guerra che chiedono alla giunta regionale di anticipare con risorse proprie le liquidazioni dei premi agroambientali del 2018 alle aziende che hanno presentato domanda: “sarebbe

– sostengono i dirigenti della Copagri Puglia – una misura rapida che consentirebbe una boccata di ossigeno alle imprese senza generare spesa a differenza dei contributi versati alle banche per lo slittamento dei mutui. Gli agricoltori pugliesi – proseguono Battista e Guerra – hanno già dovuto affrontare una grave crisi di liquidità che ha provocato pesanti sofferenze con il sistema creditizio e ora la nuova calamità ha ulteriormente compromesso i loro redditi”. Alla Regione, inoltre, la Copagri ribadisce un’altra richiesta già avanzata nella stessa manifestazione del 4 giugno: attivare uno specifico bando attraverso la misura 5.2 del Psr, anche individuando risorse extra Psr, per il risarcimento dei danni provocati dalla calamità. Insomma, “è necessario dare risposte serie ed immediate” secondo l’organizzazione delle imprese agricole che conclude con un appello al ministero affinchè assicuri alle aziende danneggiate dalle calamità atmosferiche contributi in conto capitale per compensare la produzione lorda vendibile persa, prestiti per il capitale di esercizio, proroga delle operazioni di credito agrario con abbattimento degli interessi, agevolazioni previdenziali.

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L’INIZIATIVA PER LA CAMPAGNA 2018 CON FANELLI COORDINATORE

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UVA DA TAVOLA: COMUNICARE LA QUALITA’

consumatori italiani hanno uno strumento in più a loro disposizione, per potersi orientare verso la migliore frutta e verdura di stagione. Da questo mese fino alla fine di ottobre, radicchio e uva da tavola saranno i protagonisti di una Campagna di comunicazione istituzionale di filiera – che poi si riaprirà a dicembre per l’uva e a gennaio per i radicchi tardivi - che ha un duplice obiettivo: aiutare i consumatori a indirizzarsi verso frutta e verdura di qualità e promuovere l’eccellenza dell’ortofrutta italiana in maniera trasversale, unendo agricoltori, confezionatori, distributori e dettaglianti. La Campagna - promossa da ORTOFRUTTA ITALIA con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo – è stata presentata in una conferenza stampa presso il MiPAAF: a fare gli onori di casa Pietro Gasparri, Dirigente Sviluppo imprese e cooperazione, della Direzione Generale per la Promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica. Con il coinvolgimento di oltre cinquemila punti vendita delle principali catene della Moderna Distribuzione, nonché di negozi specializzati e di “prossimità” e degli operatori Grossisti dei mercati agroalimentari, la Campagna prevede l’esposizione di poster informativi per i consumatori, con indicazio-

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ni sulle principali tipologie di uva da tavola e radicchio. “La promozione e comunicazione istituzionale di filiera, è per noi un progetto di utilità pubblica - dichiara il Presidente dell’Organizzazione Interprofessionale Ortofrutta Italia Nazario Battelli - utile a fornire informazioni ai consumatori nei punti vendita e con un più ampio e complessivo obiettivo di miglioramento qualitativo dei prodotti ortofrutticoli”. Così, la campagna dell’uva da tavola, sarà caratterizzata da un impegno da parte dei produttori a fornire ai punti vendita solo quei prodotti che rispondano ai parametri di un “capitolato di qualità”, che innalza alcuni criteri qualitativi dell’uva oggetto della promozione. “In una stagione in cui i consumi non sono partiti in maniera eccellente – commenta Donato Fanelli, Coordinatore del Comitato di Prodotto di Ortofrutta Italia per l’Uva da tavola – abbiamo voluto alzare l’asticella della qualità, cosicché insieme alla Grande Distribuzione, si possa offrire ai consumatori un’uva da tavola al 100% italiana che rispecchi finalmente le loro richieste”. Come succede per il radicchio, prodotto che per la prima volta entra a far parte della Campagna, e la cui divulgazione ai consumatori fa perno sulla garanzia di qualità e

territorialità delle cinque Identificazioni Geografiche Protette venete. “Si tratta di un segnale importante per i consumatori italiani – conclude il Presidente Battelli – che oggi hanno un’ulteriore occasione di conoscere le funzioni delle Organizzazioni Interprofessionali come Ortofrutta Italia, il cui primo obiettivo nel mettere insieme tutti gli anelli della filiera ortofrutticola, dal coltivatore al dettagliante, è la valorizzazione del prodotto, della sua origine e della sua stagionalità”.

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La specialità: la carbonara pugliese con alici, peperoni, fiori di zucca e mandorle

Capurso :“Sindaci ai Fornelli” 2018 fa l’ein plein di Paola DILEO

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ieci sindaci cuochi testimonial per promuovere il meglio della gastronomia pugliese: il riferimento va senza indugi a “Sindaci ai Fornelli”, l’accattivante format nato da un’idea di Sandro Romano, gastronomo, giornalista e “felice ambasciatore” della cucina pugliese nel mondo. Un evento organizzato col Comune di Capurso, l’Ass. Culturale La Compagnia della Lunga Tavola, il network Mordi la Puglia e L’Accademia Italiana di Gastronomia e Gastrosofia. Lo scorso 3 settembre, per il 6 anno consecutivo, il comune barese ha ospitato la fortunata kermesse, attestandosi per un giorno, tempio della culinaria regionale, grazie alla mobilitazione di attivissimi chef provenienti da ogni provincia, testimonial come i sindaci di un territorio ,delle sue eccellenze agroalimentari e professionali. Ad animare le gesta di “Sindaci ai fornelli” 2018 ,cinque squadre evocative nel nome l’appartenenza territoriale dei “cuochi tutor”, quindi “Bari Centrale” con gli chef Antonio Bufi del ristorante “Le Giare”(Bari) e il pastry chef Fa-

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bio Quaranta dell’”Antica Pasticceria Fraddosio”sempre di Bari, insieme ai sindaci Michele Abbaticchio (Bitonto) e Alessio Pascucci (Cervetri -anche primo comune extra regionale in gara in nome di un sodalizio culinario , sulle orme dei gemellaggi politici, rivelatosi strategicamente vincente); la “Dolmen Team Culinary” di Bisceglie con gli chef Pantaleo Dell’Olio di “Villa S. Elia” (Trani ) e Vito Losciale di “Tenute S. Lorenzo”( Cerignola) a supporto dei sindaci Costanzo Cascavilla (S. Giovanni Rotondo) e Fabrizio Quarto di (Massafra); la “Svevia Alliance Gourmet “con i cuochi Mario Musci del “Gallo Restaurant” (Trani) e Giuseppe Boccassini di “ Le Memorie di Felix Lo Basso”(Trani) con i sindaci Michele Longo (Alberobello) e Domenico Vitto (Polignano a Mare); la “Daunia Experience” e cuochi Roberto Pepe dell’Agriturismo La Campagnola “(Foggia) e Giuseppe Scarlato “dell’Artesian Grill”(Foggia) e i sindaci Franco Landella(Foggia) e Angelo Annese(Monopoli); infine “Lu Salentu” con i cuochi Alessandro Pascali della “Tenuta Furnirussi” a

Serrano(Carpignano Salentino) e Stefano Valente del “Valente - Ristorante del Salento”(Casarano) con i sindaci Gianni Stefano (Casarano) e Domenico Conte (S. Vito dei Normanni) . Una degna compagine che con grande fair play ha accettato la sfida, all’insegna del dialogo tra prodotti e gusti diversi, sempre alla scoperta della tradizione ma esplorando nuovi saperi. E non è un caso se a convincere la giuria d’esperti sia stato un piatto “melting pot” battezzato “carbonara alla pugliese”, una rivisitazione riuscita del mitico piatto laziale, a suggello di un sodalizio possibile, già concretizzato con la partecipazione del sindaco di Cervetri.

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Sindaci ai Fornelli: una sfida nella sfida

I progetti futuri e forse Matera 2019

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Sandro Romano artefice di “Sindaci ai Fornelli”, animatore instancabile di incontri e scambi sull’avvincente mondo della gastronomia chiediamo: Anche l’ edizione 2018 di “Sindaci ai Fornelli” si è confermata un successone, qual è la ricetta vincente? Vero, un successo ogni anno in crescita. La ricetta vincente credo sia il connubio tra i 2 settori più popolari alla pari del calcio, e cioè la politica e la cucina. In realtà, poi, di politica non c’è nulla se non il fatto che in campo scendano effettivamente i sindaci, che , però, abbandonano per quella sera il ruolo istituzionale e si mettono in gioco in un’attività di cui sanno poco o nulla. E poi, è necessario avere un gruppo di lavoro fortis-

di Paola DILEO simo che sia in grado di trasformare l’idea in pratica e tenere d’occhio tutti i complessi meccanismi, perché, non dimentichiamolo, sul palco ci sono 20 concorrenti da coordinare. E da questo punto di vista consentimi di ringraziare i conduttori Antonio Stornaiolo e Claudia Cesaroni, il nostro addetto stampa Annamaria Natalicchio, e Giovanni Ventrelli il leader della società che si è occupata di tutta l’organizzazione. Hanno fatto un lavoro pazzesco e senza di loro non sarebbe andata così bene. Il connubio gastronomia - politica piace, perché? Proprio perché si trasforma tutto in un gioco. E’ molto bello vedere i cuochi che abbandonano ogni rivalità e la trasformano in una diverten-

te competizione alla quale tengono soprattutto a partecipare, ma con grande voglia di vincere. Allo stesso tempo è molto divertente vedere i sindaci in grande difficoltà tra padelle, mestoli e coltelli, che, però, riescono a cavarsela grazie all’aiuto dei grandi professionisti della cucina che hanno alle spalle. Come è nata l’idea di un gara culinaria con i sindaci ai fornelli? E’ un’idea che mi frullava in testa già una decina d’anni fa, ma che sembrava molto difficile da realizzare. Finalmente, parlandone con il sindaco di Capurso in occasione di un caffè al bar, decidemmo di provarci. Io sapevo di poter contare sui cuochi amici, ma non sapevo come arrivare ai sindaci. Così, nella prima edizione invitammo solo i sindaci di Casamassima e Ruvo di Puglia e riuscimmo ad avere anche Michele Emiliano, allora sindaco di Bari ma già popolarissimo. Fu una gara a 4 ma ebbe già un bel successo tanto che l’anno successivo passammo a 8 sindaci per arrivare all’attuale formula dei 10 sindaci e 10 cuochi. Un evento all’insegna dell’aurea cucina regionale con eccellenze gastronomiche, professionali al seguito e forse un invito fra le righe, uscire dalle logiche campanilistiche in nome di una Puglia unita, plurale e competitiva? Guarda, uscire dalle logiche campanilistiche, secondo me, è l’approccio migliore ad ogni tipo di argomento e, ancor più, in cucina.E’molto im-

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china, le uova di galline allevate all’aperto e un favoloso olio extravergine d’oliva. A tutto questo aggiungerei la bravura di due straordinari cuochi come Antonio Bufi e Fabio Quaranta. Da gastronomo e appassionato gourmet quale sindaco arruolerebbe subito e perché?

portante conoscere gli altri per comprendere meglio se stessi. Mi spiego meglio. Io, da ragazzo, non riuscivo a comprendere fino in fondo quanta bellezza ci fosse nella nostra regione. Conoscevo solo la Puglia e sentivo solo quello che mi veniva raccontato da coloro che si recavano all’estero, e tutto mi sembrava più bello e più importante di quello che avevo a portata di mano. I viaggi che ho fatto negli anni 80/90 mi hanno aperto la mente proprio perché li ho vissuti, grazie a questa visione non campanilistica, davvero “dal di dentro”. Ricordo il mio primo viaggio in Estremo Oriente in cui gli italiani del nostro gruppo cercavano disperatamente gli spaghetti, la pizza e il caffè espresso, trovandosi, ovviamente, malissimo. Così cominciai ad apprezzare il profumo del curry, del pepe verde, delle spezie in genere, ma anche di altre carni e di pesci allora a me sconosciuti. Attraverso il cibo compresi con più facilità la cultura, la storia, le tradizioni dei popoli e apprezzai i viaggi come se fossi stato uno di loro e non un semplice turista. E così cominciai anche a raccogliere documentazioni e libri di cucina.

Se intendi in cucina devo risponderti che, fino ad oggi, nessuno mi ha dato l’impressione di saper davvero cucinare. Ma non è richiesta loro questa capacità, molto meglio, invece, che sappiano svolgere con bravura e coscienza il loro ruolo istituzionale. La cucina pugliese sta vivendo un periodo meritamente felice, come si raggiunge questo risultato? E come mantenerlo? Non sono d’accordo. La cucina pugliese è straordinaria, perché fatta di ingredienti meravigliosi e di tradizioni contadine e marinare che la rendono particolarmente varia e gustosa. Ma quella è la cucina tradizionale, che funziona perché va a braccetto con il turismo, in grande incremento nella nostra regione. La Puglia, però, non è considerata terra di alta cucina, quella che oggi sembra essere, sbagliando, l’unica degna di considerazione. Chi ne parla, dai giornalisti ai bloggers, sembrano essere interessati solo a quella. Mai leggerai di un ristorante che fa una straordinaria cucina della tradizione, mentre tutti sembrano capire (ma in realtà la capiscono in pochissimi) solo la cucina creativa e parlano solo di quella, senza sapere neppure cosa sia davvero. E da questo punto di vista pochi sono i ristoranti e

i cuochi di Puglia che portano avanti questo tipo di cucina, per cui ti devo rispondere che, contrariamente a quanto sostieni, siamo poco considerati dai giornali e, ancor più, dalle guide. Anche se, in Puglia, mangiare male è davvero difficile, basta un piatto di fave e cicorie per sentirsi in Paradiso. Quali sono i programmi futuri per questa manifestazione? Stiamo già lavorando ad un ulteriore crescita, trasformandola in un percorso che si snodi in 3 o 4 appuntamenti in tutta la Puglia. Mi piacerebbe anche portarla a Matera nel 2019 e perché no? – riuscire a far partecipare importanti sindaci di fuori regione.

Ad aggiudicarsi il favour della giuria di esperti è stata la “carbonara pugliese”, quali gli ingredienti di questa invitante rivisitazione? è stata concepita per “Sindaci ai Fornelli”? è stata concepita al momento dai cuochi utilizzando gli ingredienti della mistery box a loro disposizione. Come pasta sono stati usati dei troccoli, gli altri ingredienti sono stati i pomodori datterini gialli, le acciughe, i peperoni , le mandorle, i fiori di zuc-

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La divisione Agricultural Solutions di BASF annuncia l’ingresso di Nunhems Italy L’ operazione rafforza il portafoglio di soluzioni per l’ agricoltura di BASF L’ acquisizione del business semi particolarmente significativa per il mercato italiano 80 nuovi collaboratori entrano a far parte del Gruppo in Italia

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ASF, con la recente acquisizione di attività e beni da Bayer, continua ad arricchire l’offerta della propria divisione Agricultural Solutions. L’operazione ha un impatto significativo anche in Italia: Nunhems Italy entra a far parte del Gruppo rafforzando con i propri prodotti ed expertise nel segmento delle sementi orticole il portafoglio di soluzioni per la difesa delle colture di BASF. Nunhems, che a livello internazionale vanta un business di successo nell’industria delle sementi con 24 colture e circa 2.600 varietà, in Italia opera da più di trent’anni e oggi ha un’organizzazione di 80 collaboratori, di cui oltre 40 impegnati in R&D. Il sito di Sant’Agata Bolognese (Bologna), sede amministrativa e produttiva dell’azienda, ospita infatti un centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo di specie orticole d’importanza a livello mondiale, supportata da un laboratorio di fitopatologia che svolge le analisi sui diversi patogeni. Nunhems Italy continuerà a operare sul mercato italiano con il proprio marchio e proseguirà nelle attività di lavorazione delle sementi, con l’obiettivo di ottenere sementi pregiate anche con l’ausilio di tecnologie avanzate, nel rispetto degli standard richiesti dal mercato .

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Alberto Ancora, Head of Business Management Agricultural Solutions South Europe e responsabile della divisione per l’Italia, ha dichiarato: “Siamo davvero orgogliosi di poter dare il benvenuto ai nuovi colleghi di Nunhems all’interno del nostro team. Questa operazione ha un valore particolarmente significativo per il mercato italiano, dove le colture orticole costituiscono un’eccellenza e ci offre nuove opportunità di crescita e sviluppo. L’ingresso di una realtà di comprovato successo e innovazione amplia l’offerta di soluzioni BASF per l’agricoltore: con oggi i nostri clienti avranno accesso ad un numero ancora maggiore di strumenti e competenze professionali per incrementare resa, qualità e redditività del raccolto.” Jose Antonio Salinas Reyes Country Head di

Nunhems Italy ha dichiarato “Siamo veramente felici di esser parte di BASF perché condividiamo i valori e la passione per l’agricoltura e l’innovazione. È motivo di orgoglio e di grande responsabilità esser parte di questo grande Gruppo. Le sinergie all’interno della divisione Agricultural Solutions saranno una grande opportunità di crescita per i due business che ci consentirà di essere un punto di riferimento ancora più forte nel panorama italiano.”

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DALLA REGIONE

XYLELLA: ARRIVA IL DIVIETO CHE METTE KO I VIVAI DELLA TERRA DI BARI?

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ietare la produzione di piantine di cavoli, pomodori e melanzane nei vivai della nuova fascia cuscinetto che include Monopoli e Fasano è la decisione degli uffici regionali contro cui si schiera il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) bollandola come vessatoria, inutile e senza basi scientifiche. Cavoli e forse anche pomodori e melanzane “nati e cresciuti” nella Terra di Bari potrebbero essere presto un lontano ricordo. Con il recepimento della decisione comunitaria di spostare verso nord i confini pugliesi della zona infetta da Xylella, l’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia ha provveduto il 9 agosto ad aggiornare la delimitazione della “zona cuscinetto”, della “zona di contenimento” e della “zona infetta” con l’elenco dei comuni interessati. Tra questi sono stati inclusi i territori di Monopoli e Fasano, dove hanno sede imprese vivaistiche fondamentali per tutto il comparto agricolo delle orticole, diffuso e fiorente nel sudest barese. Fatturati da milioni di euro che subiranno già un forte arresto dovuto alla mancata possibilità di movimentazione di piante ornamentali ma che potrebbero subire una ulteriore misura vessatoria da parte della Regione Puglia. “Una decisione che rischia di mettere in ginocchio un intero comparto, come quello vivaistico, già messo a dura prova dall’avvento del batterio da quarantena sul territorio pugliese – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, N° 16 -15 settembre 2018

esponente del Movimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura, dove da giovedì prenderà il via l’indagine conoscitiva sul fenomeno della Xylella fastidiosa in Puglia – In pratica, pare che l’inspiegabile decisione della Regione guidata da Michele Emiliano sia di non permettere più la coltivazione in loco di queste piantine propedeutiche alla messa in dimora nei campi pugliesi e soprattutto del sudest barese. Eppure non vi è alcuna rilevazione del batterio in Puglia su piante come le brassicaceae. Peraltro la Xylella attecchisce sulle piante e non sui semi quando è proprio dai semi che i vivaisti partono per far crescere le loro piante. Ora la Regione Puglia vuole costringerli a importare piantine, magari anche dall’estero, per poi commercializzarle nel nostro territorio. E chi ci assi-

cura che quelle importate non siano invece infette? Sappiamo benissimo tutti come il batterio è arrivato in Puglia e che non è mica nato qui! E cosa dovrebbe scongiurare l’attecchimento della Xylella nelle piante importate rispetto a quelle nate in loco? Abbiamo per caso un batterio selettivo che decide di avercela solo con le nostre piantine pugliesi? Questa decisione – continua il parlamentare 5 Stelle – non sembra avere alcuna base scientifica nota a meno che la Regione Puglia non detenga studi che, però, tiene nei cassetti senza pubblicarli. Un accanimento verso le brassicaceae che non trova motivo di esistere né sembra essere consono alle scelte fatte sinora visto che nella fascia di contenimento non una pianta di ulivo infetta è stata toccata”.

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COLDIRETTI PUGLIA

XYLELLA: MALATTIA DILAGANTE DA 8MILA A 770MILA ETTARI IN 5 ANNI

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la peggior fitopatia che l’Italia potesse conoscere e che colpito da 8000 ettari a 770.000 di oliveti pugliesi e non solo, in 5 anni. Sta cambiando la faccia della Puglia agricola, con gravissimi danni a carico del mondo olivicolo, di frantoi, cooperative e vivaisti, un impatto drammatico sul paesaggio ed evidenti ripercussioni di immagine per il turismo”, ha detto il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, partecipando all’audizione della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, in merito all’indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia. “Bene una commissione per fare chiarezza e che ascolti le esigenze reali degli agricoltori. Servono comunicazione istituzionale chiara e indiscutibile, sistema di interventi che non sia messo in discussione da nessuno, anche dalla giustizia amministrativa, per dare corso alle indispensabili misure di contenimento, perché la tutela di interessi privati non può ledere interessi della collettività e del bene comune. Va costruito un solido cordone di difesa delle aree indenni – ha aggiunto il Presidente Cantele - oltre a stanziare risorse opportune per monitoraggi e ricerca, per dare respiro alle imprese agricole, a cooperative, frantoi e vivaisti che da anni sono senza reddito e non vedono alcuna prospettiva di futuro”. “La sperimentazione e gli innesti per salvare gli olivi monumentali e lo studio della biodiversità rappresentata dalle piante selvatiche nate da incroci spontanei – ha continuato il Presidente Cantele - sono temi di sicuro interesse e di concreta speranza, sviluppati fino ad oggi grazie all’impegno volontario di iniziativa privata e ricercatori che vanno supportati in modo tangibile, così come i progetti di rinaturalizzazione”.

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Ora il pericolo più incombente – aggiunge Coldiretti Puglia - riguarda la piana degli olivi e le distese di mandorleti e ciliegeti tra le province di Bari e Brindisi e gli oliveti produttivi delle province di Bari e BAT. E’ vitale in questa fase una dialettica chiara tra il Governo italiano e l’UE per scongiurare certamente la procedura di infrazione ma, soprattutto, per mettere in atto una strategia compatta e condivisa contro una batteriosi che corre veloce e che porti risorse. “Forse finalmente ci si è resi conto che la Xylella è un problema nazionale e che se dovesse continuare a ‘camminare’, non ci sarà più olio da commercializzare. La zona di contenimento si è allargata pericolosamente a nord – ha concluso Cantele – e il fronte della malattia è molto ampio, le ‘era-

dicazioni chirurgiche’ vanno attuate senza se e senza ma, perché come diciamo ormai da 5 anni attirandoci gli strali di pochi irresponsabili, se fossero stati eradicati pochi alberi nel 2014, oggi la situazione non sarebbe così drammatica”.

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CON ORIGINE OBBLIGATORIA

AL VIA PRIMO RACCOLTO POMODORO ETICHETTATO ‘MADE IN ITALY”

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accolta del pomodoro targata 2018 al via, con l’importante elemento di novità e trasparenza dell’etichettatura Made in Italy dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata. La provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita. Quest’anno grazie alla nuova normativa nazionale non sarà più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero. Il decreto approvato prevede infatti che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto

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di Rino PAVONE che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che ne consumano circa 35 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate,

con i primi dati che evidenziano una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. L’obbligo dell’etichetta d’origine consente di valorizzare il prodotto italiano in una filiera, quella dei derivati, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’export Made in Italy.

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Ripristino della funzionalità ottimale dei suoli

COME RIPRISTINARE LE AREE DEGRADATE NEI VIGNETI di Lorenzo D’Avino

Si è concluso a fine giugno il Progetto europeo ReSolVe, che ha: - selezionato 19 vigneti biologici in Italia, Francia, Spagna, Slovenia e Turchia; - individuato per ciascun vigneto le aree con una ridotta crescita della vite, bassa resistenza alle malattie e/o scarsa produzione di uva; - testato per 3 anni in modo interdisciplinare gli effetti della concimazione con compost, sovescio e pacciamatura secca con leguminose; - evidenziato vantaggi, criticità e alcuni suggerimenti pratici nell’adozione di ciascuna strategia.

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l Progetto ReSolVe (Ripristino della funzionalità ottimale dei suoli nelle aree degradate dei vigneti tramite metodi biologici, www.resolve-organic.eu,) è stato cofinanziato dal consorzio ERA-Net CORE organic plus della Commissione europea, sotto la responsabilità del CREA-AA di Firenze (dott. Edoardo Costantini coordinatore, dott. Simone Priori vicecoordinatore) ed ha coinvolto oltre 30 ricercatori di Italia, Spagna, Francia, Slovenia, Turchia e Svezia. Il progetto ha testato tre diverse strategie di gestione dell’interfila dei vigneti per incrementarne la fertilità dei suoli coltivati con il metodo biologico. Sono stati analizzati 19 vigneti in 8 diverse località site in 5 paesi, rappresentative di celebri distretti vinicoli

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come Bordeaux e Languedoc (Francia), Primorska (Slovenia) o La Rioja (Spagna) oltre a Celebi e Evran (Turchia), inserite per l’importante produzione di uva da tavola. In Italia sono stati selezionati tre vigneti nel Chianti classico e tre in Maremma. Per ciascun vigneto è stata identificata un’area degradata e una non degradata, caratterizzate mediante rilevamento pedologico di alto dettaglio tramite sensori prossimali, escavazione del profilo e monitoraggi annuali. Le principali cause di degradazione erano dovute ad errori nella preparazione del terreno in pre-impianto (scassi e sbancamenti), erosione idrica eccessiva e/o compattazione, scarsa profondità del suolo e disponibilità idrica, perdita di sostanza organica e sostanze nutriti-

ve. Le aree degradate hanno prodotto quantità significativamente inferiori di uva con concentrazioni eccessive di zuccheri (ad eccezione delle aree di produzione dell’uva da tavola che erano irrigate), si è riscontrata una minore disponibilità di acqua e nutrienti, generalmente una minore capacità di sequestro di carbonio e trasformazione della sostanza organica. La valutazione della biodiversità si è rivelata complessa perché dipendente da molti fattori specifici, tuttavia alcuni gruppi decompositori (collemboli e acari oribatei) hanno mostrato una minore abbondanza nelle aree degradate. I risultati sono stati dettagliati in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista internazionale Journal of environmental management . www.foglie.tv


Nelle aree degradate le strategie scelte per il ripristino del suolo sono state: • COMP(compost ): elevati apporti (30-50 t/ha l’anno) di ammendanti organici prodotti in genere compostando letame di vacca o pecora con potature; • GM (green manure): semina annuale di cover crop, un mix di cereali e leguminose scelto per ciascun sito e sovesciato in tarda primavera, durante la fioritura; • DM (dry mulching): utilizzo di leguminose perenni e/o riseminanti falciate in tarda primavera in modo da lasciare una pacciamatura secca durante il periodo estivo

Le strategie di ripristino sono state confrontate con i risultati ottenuti in un’area con interfila inerbita e lavorata annualmente con erpice rotante o estirpatore. Al temine del progetto i risultati interdisciplinari sono stati pubblicati in numerosi articoli anche open access, quali i due volumi (vol. 30 e 31) dell’International Journal of Environmental Quality(http:// eqa.unibo.it/issue/archive). Le strategie sono state confrontate mediante dati produttivi viticoli, rilievi sulla pianta con sensori prossimali, erosione potenziale, densità apparente e stabilità degli aggregati del suolo, attività enzimatica, dinamica della comunità batterica, di nematotodi e microartropodi, dinamica e stima dello stock di carbonio e azoto. Dopo tre anni di prova, COMP sembra essere il trattamento più rapido per migliorare sia la salute e il vigore della vite, che la sostanza organica e l’azoto nel suolo. Tuttavia la riduzione del rischio di erosione risulta inferiore rispetto a GM e DM. Quest’ultima strategia, riducendo la lavorazione del terreno è

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quella che maggiormente aumenta l’attività biologica. Esistono tuttavia notevoli differenze rispetto al livello e al tipo di degradazione. Per aiutare agricoltori e tecnici a scegliere la tecnica di ripristino più idonea sono state preparate delle linee guida tradotte in 5 lingue: descrivono graficamente gli effetti delle diverse colture da sovescio e inerbimento permanente testate, ed un confronto tra gli effetti e le criticità delle strategie adottate, indicando anche alcuni suggerimenti pratici per la semina delle colture di copertura e i tempi di sfalcio o interramento (http://www.resolve-organic.eu/images/

Guidelines_Resolve_soil_restoration_ techniques_ITALIAN.pdf). Occorre tuttavia sottolineare che, sebbene il degrado dei suoli possa essere molto rapido, il ripristino della loro funzionalità richiede competenza e tempi lunghi. Le strategie confrontate, pur aiutando il ripristino della fertilità del suolo superficiale, possono non essere sufficienti al ripristino degli orizzonti di suolo più profondi. In prospettiva verranno ricercati metodi che consentano un recupero di funzionalità del suolo anche in profondità, almeno per l’intero spessore interessato dall’attività radicale della vite.

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La sfida dell’innovazione

Agrumicoltura: l’arptra organizza convegno a Turi

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ttenere reddito dalla coltivazione di agrumi va di pari passo con la capacità di innovazione. Nel corso degli ultimi anni tanto è cambiato per quanto riguarda il parco varietale in agrumicoltura: la ricerca si è evoluta, con la costituzione di cultivar brevettate in grado di rispondere alle esigenze del mercato, e si è dimostrato che c’è ancora molto spazio per fare impresa in questo settore, purché si sia disposti a investire in competenza. Per illustrare la situazione attuale oltre che gli aspetti legati alla sostenibilità e ai rapporti di filiera, l’Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (ARPTRA) presieduta da Vittorio Filì ha organizzato, con il patrocinio dell’ordine dei dottori Agronomi e Forestali della provincia di Bari e la media partnership di FoglieTv un evento che si svolgerà a Turi il 20 settembre 2018, presso la sede della OP Giuliano, tra i protagonisti attivi in questo percorso di miglioramento in agrumicoltura. Nel convegno saranno illustrate, oltre alle evoluzioni varietali in atto nel settore, le indicazioni sulla corretta gestione e conduzione degli impianti, le strategie per la qualità e le tendenze di mercato. Fra i partecipanti il presidente Agronomi Bari Giacomo Carreras, la bioeticista Anna Lauria, l’agronomo Francesco Perri, Maria Saponari del CNR di Bari, il managing director della SG Maketing Agroalimentare Claudio Scalise. N° 16 - 15 settembre 2018

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GRANO: AZZERATO IMPORT GRANO CANADESE

INVERTITA ‘ROTTA’ FILIERA PASTA

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raticamente azzerato l’import di grano canadese nei primi 5 mesi del 2018 e le battaglie per la valorizzazione del grano italiano - secondo Coldiretti Puglia - hanno invertito la rotta della filiera cerealicola, dando grande risalto alla pasta 100% made in Italy e da grani antichi. La Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ed è paradossalmente - denuncia Coldiretti Puglia - anche quello che ne importava di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione. “La guerra del grano di Coldiretti e il generale riposizionamento dell’industria pastaia hanno invertito la rotta delle navi provenienti dal Canada. E’ letteralmente crollata l’importazione del grano, ridotta a 220mila chili, contro i 301mila chili dello stesso periodo del 2017. Il Canada è stato a lungo il principale fornitore di grano duro dell’Italia per un quantitativo che nel 2017 è stato pari a 720milioni di chili a fronte di 4,3 miliardi di chili prodotti sul territorio nazionale. In altre parole un pacco di pasta su sei prodotto nel nostro Paese era ottenuto con grano canadese”, fanno sapere da Coldiretti. A determinare il drastico cambiamento è stato il fatto che in Canada il grano duro viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia, come denunciato più volte dalla Coldiretti. “Va sfruttato al massimo lo strumento dei contratti di filiera che possono riportare in trasparenza i passaggi dal grano alla pasta, supportati oggi dall’etichettatura dell’origine obbligatoria del grano per la pasta. Al

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contempo sta riscuotendo molto successo in Puglia – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - la coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nella campagna 2017-2018 ha quintuplicato le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità, grazie al lavoro di selezione e promozione svolto da CNR e SIS”. In questo contesto è stato siglato il più grande accordo sul grano biologico mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici coinvolte tra Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e il Gruppo Casillo, la più grande trading company italiana del grano duro, che prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione per tre anni, con la possibilità di una proroga per altri due, per un totale di 5 anni. Leader indiscussa in Puglia nella produzione

di grano duro è la provincia di Foggia, con 240.000 ettari coltivati e 7.000.000 quintali di produzione, seguita da Bari con 36mila ettari e 695.000 quintali di grano prodotto. Coldiretti Puglia, S.I.S. e Divella hanno aderito al progetto di Apulian Life Style della Regione Puglia che, partendo dal segmento pilota della filiera cerealicola, si propone di tracciare,attraverso la tecnologia blockchain, dati utili a imprese della produzione e della distribuzione, alle Istituzioni e soprattutto ai consumatori. Grazie alla creazione della piattaforma digitale e al data entry di tracciabilità delle produzioni agroalimentari dal campo alla tavola – spiega Coldiretti Puglia - i benefici dal lato utente saranno legati alla possibilità di promuovere i prodotti locali dopo aver compreso gli stili di vita e le scelte alimentari dei consumatori, diffondere la potenzialità della soluzione sviluppata ad un vasto pubblico di stakeholder e la sua applicabilità in campi con problematiche affini.

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Valagro firma l’accordo sul Patent Box Valagro, azienda leader nella produzione e commercializzazione di biostimolanti e altre specialità nutrizionali, ha sottoscritto l’ accordo preventivo con l’ Agenzia delle Entrate, Direzione regionale Abruzzo, per l ’accesso all’ agevolazione fiscale del Patent Box.

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l regime fiscale opzionale della Patent Box consente agevolazioni fiscali per cinque anni

(2015-2019). Introdotto dal Governo Italiano con la Legge di Stabilità 2015, il Patent Box è un regime fiscale opzionale che consente l’esclusione dalla tassazione di una quota del reddito derivante dall’utilizzo di opere dell’ingegno, da brevetti industriali, da marchi d’impresa, da disegni e modelli, nonché da processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili. Il Patent Box è un incentivo di detassazione per chi investe in ricerca e sviluppo e fa crescere gli investimenti innovativi. L’accordo siglato è un ulteriore dimostrazione di riconoscimento del valore del marchio Valagro. Lo Studio professionale Bozza & Associati ha accompagnato Valagro nel percorso che ha portato l’azienda a siglare l’accordo sul Patent Box.

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Rapporto Ismea

L’AGROALIMENTARE ITALIANO CORRE PIÙ DI QUELLO EUROPEO

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’Italia ha raggiunto il suo primato storico con un valore di 41 miliardi di euro a fine 2017, e detiene una quota pari all’8%sulle esportazioni agroalimentari dell’UE (quasi 525 miliardi di euro). Negli ultimi cinque anni le esportazioni italiane del settore sono aumentate del 23%, più di quelle dell’UE ( 16%). E’ uno degli aspetti emersi dal rapporto ISMEA sulla competitività dell’agroalimentare italiano. Il ruolo del Made in Italy nelle esportazioni del settore primario europeo emerge chiaramente analizzando le prime voci, per le quali siamo leader: il 35%36% dell’export europeo sono mele e di uva, il 47% kiwi, il 61% nocciole sgusciate, il 35% prodotti vivaistici.

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Anche sulle esportazioni comunitarie di prodotti alimentari trasformati l’Italia gioca un ruolo di primissimo piano. E’ infatti il primo paese esportatore di pasta e di conserve di pomodoro con una quota del 65% circa del valore dell’export UE. Per vino e olio d’oliva siamo in seconda posizione, incidendo rispettivamente per il 27% e per il 23% delle esportazioni europee; infine, con una quota del 13%, l’Italia è il quarto esportatore UE di formaggi e latticini. Il successo del nostro Paese arriva anche ai mercati di sbocco, si evidenzia, in particolare, il successo competitivo su paesi a domanda più dinamica come Bulgaria, Lettonia e Romania. Progressi importanti si sono registrati in Ucraina, Brasile, Marocco;

positivi, ma meno significativi, gli aumenti della quota italiana in Australia, Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina.

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