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agroali mentare

Unico in salita di produzione L’AGROALIMENTARE E’ IL PRIMO SETTORE INDUSTRIALE ITALIANO dati Istat indicano che nel 2019 la produzione industriale italiana è calata dell’1,3%. Ma se due settori storici dell’industria manifatturiera italiana come la moda e l’automotive hanno registrato cali rispettivamente del 4,6% e 4,4% vi è anche un settore che ha aumentato la produzione del 3% ovvero l’agroalimentare. Il cibo, fa notare Coldiretti, è diventato la prima ricchezza del paese con una filiera dal campo alla tavola incluso l’horeca, che ha raggiunto la cifra di 538 miliardi, il 25% del PIL, con 3,8 milioni di occupati. Cresciuto considerevolmente anche l’export, con una crescita del 4% che fa segnare il nuovo record, dopo i 41,8 miliardi registrati nel 2018, con i due terzi delle esportazioni avvenute all’interno dell’Unione Europea. Chiaro che in questo 2020 il Made in Italy agroalimentare è chiamato a superare due durissime prove rappresentate dai dazi americani e dalla Brexit che potrebbero seriamente compromettere le esportazioni verso il terzo e quarto partner commerciale per l’industria agroalimentare italiana. Un’altra nota di Coldiretti va notare appunto come le esportazioni di Parmigiano reggiano siano già calate del 54% a Novembre e del 43% a Dicembre rispetto ai dati del 2018. Non bisogna ovviamente dimenticare i 100 milioni dell’Italian Sounding, vera e propria spina nel fianco per l’agrifood nostrano, con gli Stati Uniti in prima linea nelle false produzioni made in Italty seguiti da Canada, Australia e Sudamerica. Palese che l’assioma “-Italian Sounding = +PIL” sia tutto da dimostrare, ma è chiaro che protocolli d’intesa come quello firmato ad Anuga possano contribuire a tutelare le nostre eccellenze agroalimentari. Coldiretti fa poi notare che a tale crescita del cibo italiano nel mondo abbia senz’altro contribuito la diffusione della Dieta Mediterranea patrimonio Unesco così come i primati conquistati dal comparto agricolo nostano: 297 Dop/Igp, 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, la decisione di non coltivare ogm, 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione così come il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. E il nostro paese si conferma anche leader nella biodiversità, grazie alle 504 varietà iscritte al registro delle viti contro le 278 dei cugini francesi e 553 cultivar do olive contro le 70 spagnole. È proprio il caso di dire “Cibo italiano avanti tutta”. I Agroalimentare

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