FOGLIE n. 19/2015

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

il ritorno dell’oro giallo olio: ottima qualità e quantità dopo un 2014 da dimenticare agrICOLTURA

“Igp” per la cipolla bianca di Margherita Oltre mille varietà in estinzione recuperate in Puglia tra fruttiferi, vite e olivo AGROALIMENTARE

Food Marketing: 6 passi per vincere sul mercato

N° 19 • 1 NOVEMBRE 2015





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ditoriale

Le previsioni per la campagna olearia 2015/16

1 NOVEmbre 2015 - n. 19 - Anno 10

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264

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er il secondo anno di fila la produzione mondiale sarà inferiore alla domanda di olio d’oliva, senza neanche le scorte a poter attutire il colpo. Spagna e Italia recuperano ma non brillano. La Tunisia farà i conti con una campagna dimezzata. Sorridono i greci. Possibili tensioni sul fronte dei prezzi. Dopo che il 2014/15 ci ha consegnato la campagna olearia più magra per l’Italia dal dopoguerra, con meno di 200 mila tonnellate prodotte, e la fine del mito della Spagna incrollabile, con la sua produzione che non ha toccato le 900 mila tonnellate, la campagna olearia 2015/16 doveva essere quella del riscatto e dell’abbondanza. Così non sarà. In ripresa, netta, le produzioni in Spagna e Italia ma senza fuochi d’artificio. Sarà un’annata di mezza carica in entrambe le nazioni. In Italia si prevede una produzione oscillante tra le 300 e le 330

mila tonnellate. A dominare la scena la nostra regione, la Puglia, con una produzione che dovrebbe attestarsi fra le 130 e le 135mila tonnellate (seguono Calabria e Sicilia, rispettivamente con 70 e 40 mila tonnellate stimate). Anno di carica, il quarto consecutivo, per il nord barese. Coratina e Ogliarola non mancheranno. Meno positiva la situazione nel Gargano. Qualche pioggia eccezionale e qualche grandinata ha falcidiato oliveti. Analoga situazione in alcune aree dell’alto Salento. Dopo l’anno di scarica e la paura Xylella, però, dovrebbe essere una buona annata per il tacco d’Italia. Dunque per i nostri olivicoltori, dopo l’annus horribilis 2014 che ha visto decimare a causa della mosca olearia quantità e qualità dell’extravergine made in Italy, una buona prospettiva per la raccolta appena iniziata sia per quanto concerne la quantità ma soprattutto dal punto di vista qualitativo.



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ommario

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editoriale

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AGROALIMENTARE

campagna olearia Le previsioni per l’annata 2015/16

8 AGRICOLTURA

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olio Dopo un 2014 da dimenticare inizio stagione olivicola Favorire il ritorno all’agricoltura biodiversità Tra fruttiferi,vite e olio fiera carciofo mediteranneo A San Ferdinando di Puglia

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PREMIO CARAMIA Didattica enogastronomica a Fasano dopo expo Aumentare presenza mercati esteri IL RISO Un viaggio attraverso arte,storia e cucina concorso nazionale vini rosati PugliaeVenetoleregionepiùmedagliate igp cipolla bianca di margherita Vialiberadefinitivoallatutelacomunitaria

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GAC Mare degli Ulivi I laboratori del gusto

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28 EVENTI

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DIPARTIMENTODISCIENZEAGRO-AMBIENTALI Giornata dimostrativa di raccolta olive

cipolla rossa Le proprietà antiallergeniche

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PESCA

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alimentazione

MONDO GAL

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DOP PANE DI ALTAMURA Il più grande mai sfornato prima all’Expo VIVAISMO

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ad expo Presentazione marchio Vivaifiori VIVAI MURCIANO Basta subire il ricatto di Brexelles


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gricoltura

Stop all’invasione di prodotto dall’estero

OLIO: OTTIMA QUALITA’ E QUANTITA’ DOPO UN 2014 DA DIMENTICARE

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a Puglia si lascia alle spalle un 2014 da dimenticare e saluta la campagna olivicola 2015/2016 con una stima produttiva che dovrebbe attestarsi sulle 130 135 mila tonnellate (- 8% rispetto alla media), quindi con un forte recupero rispetto alla campagna precedente (+30%) e una qualità pregevole. Nel dettaglio l’aumento produttivo rispetto al 2014 segnerà + 50% a Bari, + 20% nella BAT, + 40% a Brindisi, + 40% a Foggia e +35% a Taranto. In provincia di Lecce la produzione dovrebbe raddoppiarsi rispetto all’anno scorso con un anticipo della raccolta avviata già a fine settembre, nonostante la percentuale di erosione della capacità produttiva in un anno sia passata dal 3% all’8% a causa della xylella fastidiosa che, facendo seccare gli alberi, ha di fatto azzerato la produzione degli oliveti ricadenti nell’area colpita del Sud Salento.

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“Di qualità eccellente in particolare la produzione olivicola nelle aree di Bari. BAT e Foggia – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e una produzione del genere va assolutamente tutelata e messa in protezione rispetto al mercato parallelo di oli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, utilizzando il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori”. Per questo va applicata alla lettera la ‘legge salva-olio’, a supporto dell’attività degli organismi di controllo che hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni. Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione di 18 mesi dalla data di imbottigliamento, al riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, dalle sanzioni in caso di scorretta

presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali, sono solo alcune delle misure previste dal provvedimento. “Il caso dell’accesso supplementare di olio dalla Tunisia proposto dall’UE – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – è emblematico di un sistema distorto che non tutela le aree vocate e le imprese olivicole che hanno costi di produzione decisamente più alti di altri di Paesi. Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapida-

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mente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’otte-

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nimento di blend con oli regionali. La Puglia è crocevia di traffici e triangolazioni come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato. In Puglia la PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla com-

posizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia. Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati internazionali.


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gricoltura

Inizia la stagione olivicola

Franco Boeri: “Necessario favorire il ritorno al lavoro in agricoltura”

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niziamo la stagione olivicola 2015-2016 - spiega Franco Boeri Roi dell’omonimo frantoio di Badalucco (Imperia) - che durerà almeno fino a febbraio. Come ogni anno, il frantoio è a disposizione sia per chi vuole farsi il proprio olio che per chi vuole conferire a noi le olive e in questo modo contribuire alla nostra produzione di qualità, distribuita in tutto il mondo. Abbiamo come sempre aderito al Patto di filie-

ra per la DOP, di cui ai tempi siamo stati promotori, perché crediamo che sia necessario favorire il ritorno al lavoro in agricoltura: per questo motivo, da noi le migliore olive saranno sempre pagate ai migliori prezzi di mercato”. Quanti sono gli agricoltori che conferiscono il raccolto a Roi? “Oltre 200, alcuni da decenni, anche da più generazioni. Con molti abbiamo un accordo che vale da sempre e si tra-

manda di padre in figlio. Tantissimi sono amici”. Quale stagione si annuncia? “Per il momento la stagione sembra produttiva e la mosca non sembra molto diffusa - conclude Franco Boeri Roi - certo è che qualche nottata più fresca non guasterebbe. Bisogna seguire i protocolli regionali per i trattamenti onde evitare la diffusione della mosca olearia e, di conseguenza, la perdita di valore del raccolto”.

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Tra fruttiferi, vite e olivo

Biodiversità: oltre mille varietà in estinzione recuperate in Puglia

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ell’ambito di un convegno sul tema “Strategie integrate per il recupero dell’agrobiodiversità” svoltosi a Roma presso l’Auditorium “Giuseppe Avolio”, la Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Puglia e la società Agricolturà è Vita Puglia srl, unitamente al Centro Ricerca, Sperimentazione e Formazione in agricoltura “Basile-Caramia” di Locorotondo e allo Spin Off Sinagri srl del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti della Università di Bari – questi ultimi due enti capofila dei progetti per il recupero del germoplasma frutticolo, viticolo ed olivicolo realizzanti in Puglia nell’ambito del Psr Feasr 2007/2013 – hanno presentato i risultati di tali progetti realizzati in Puglia dal marzo 2014 al settembre scorso. I risultati ottenuti sono stati ben

oltre le aspettative. In totale sono state recuperate oltre mille varietà in estinzione in Puglia tra fruttiferi, vite e olivo. In particolare sono state recuperate 228 varietà di vite, 181 di olivo e 680 di fruttiferi (mandorlo, pesco, ciliegio, susino, albicocco, pero, melo, fico e fruttiferi minori). Un lavoro enorme che ha visto all’opera 42 partner progettuali tra cui appunto la Cia Puglia e Agricoltura è Vita Puglia srl. In totale sono stati ritrovati, esaminati e digitalizzati oltre 1000 documenti storici reperiti attraverso ricerche effettuate presso 50 tra biblioteche e archivi notarili e attraverso la realizzazione di 70 incontri in tutta la Puglia con agricoltori, esperti, rappresentanti istituzionali, appassionati, interessati. La biodiversità è una delle più importanti risorse del pianeta. Negli ultimi decenni, a causa della crescente richiesta di produzione di cibo, si è

puntato su colture ad alta resa che sono andate a sostituire varietà locali, con conseguente erosione della biodiversità, il cui declino ha reso il sistema di produzione alimentare estremamente vulnerabile. Oggi c’è la necessità di invertire questa tendenza. Obiettivi dei tre progetti realizzati con successo in Puglia sono stati la raccolta di conoscenze e la raccolta di materiale vegetale a rischio di estinzione, la

sua individuazione sul territorio e reperimento, la sua caratterizzazione, moltiplicazione in condizioni di sanità, conservazione e catalogazione, ed il rafforzamento di un sistema di conoscenze basato su banche dati o inventari già esistenti o in via di definizione. Al convegno sono intervenuti Giuseppe Cornacchia, responsabile del Dipartimento Sviluppo agroalimentare e territorio della Cia nazionale,

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Vincenzo Fucilli, presidente di Sinagri srl, Giannicola D’Amico, in rappresentanza della Cia Puglia e di Agricoltura è Vita Puglia srl, Pasquale Venerito, del Crsfa “Basile-Caramia”, Costantino Silvio Pirolo e Cinzia Montemurro, dello Spin Off Sinagri srl che ha relazionato su “La biodiversità dell’olivo: i risultati del progetto Regerop”. Le conclusioni sono state tracciate da Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia.

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gricoltura

A San Ferdinando di Puglia

55^ fiera nazionale del Carciofo mediterraneo e del prodotto ortofrutticolo

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ervono i preparativi per la 55^ edizione della ‘Fiera nazionale del Carciofo mediterraneo e del Prodotto ortofrutticolo’, che quest’anno si svolgerà a San Ferdinando di Puglia, da giovedì 5 a domenica 8 novembre. Sulla scia del successo di espositori (oltre 100) e visitatori (oltre 20mila) provenienti da tutta la Puglia e dalle regioni limitrofe, registrato lo scorso anno, anche l’edizione 2015 sarà organizzata dal GAL (Gruppo di Azione Locale) Daunofantino, su delega del Comune di San Ferdinando di Puglia. Come da tradizione, la specializzata rappresenterà una straordinaria occasione per promuovere la filiera agro-alimentare del territorio del tavoliere meridionale e nord-barese-ofantino e

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mettere in evidenza le eccellenze gastronomiche ottenute con il sapiente utilizzo dei prodotti ortofrutticoli tipici del territorio. Nell’ampia (oltre 10.000 mq) e attrezzata area mercatale di via Gramsci, che ospiterà la Fiera, saranno allestite aree espositive, di degustazione e ludico-creative dedicate ai più piccoli. La lotta al caporalato, le prospettive imprenditoriali derivanti dal nuovo Programma di Sviluppo Rurale della Regione Puglia (PSR 2014-2020), l’accrescimento della commercializzazione all’estero dei prodotti ortofrutticoli di eccellenza e la salute e la bellezza saranno i temi principali sui quali si articolerà l’inteso programma di incontri - confronti, ormai in via di definizione al pari di quello degli eventi

di spettacolo. La presentazione ufficiale della Fiera, da anni ritenuta una tra le più importanti del settore nel Mezzogiorno d’Italia, si è tenuta a Bari nella sede dell’assessorato regionale alle Risorse agroalimentari. Anche quest’anno la fiera si concluderà con la cerimonia di consegna del prestigioso premio ‘Carciofo d’Oro’, giunto alla 46esima edizione (domenica 8 novembre dalle ore 20) e con la premiazione di un concorso dedicato al miglior allestimento degli stand e riservato ai visitatori che saranno invitati a compilare e imbucare in un bussolotto una scheda di preferenza. Gli organizzatori hanno deciso anche per quest’edizione di offrire ai visitatori la possibilità di accedere nel quartiere fieristico tutti i giorni gratuitamente.

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groalimentare

Alla Selva di Fasano

Primo premio di didattica enogastronomica “Vincenzo Caramia” di Paola Dileo

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n concorso a premi di didattica enogastronomica per un viaggio inedito, alla scoperta delle eccellenze agroalimentari italiane: la prima edizione di un progetto educativo, iniziativa di “Phain Promoter” di Giuseppe Caramia, in ricordo del padre Vincenzo, storico salumiere di Martina Franca , nonché lungimirante precursore del valore culturale ed economico della gastronomia tipica di qualità. L’ evento ospitato lo scorso 27 settembre al ristorante “Il Faggiano” alla Selva di Fasano e patrocinato dai Comuni di Martina Franca e Fasano, dall’ Osservatorio Europeo di Bioalimentazione e Processi Alimentari, ha trovato partner nella Camera di Commercio, in Confcommercio, Confindustria, nell’ Associazione Cuochi e maitre di Bari, nell’ Associazione Fare e volare Sud,nell’Accademia “In Cucina”, nella

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“Factory del Gusto”, nella Med Cooking School, nell’Istituto di Alta Formazione del Gusto Eccelsa. In bella vista non una sterile gara fra chef , ma sua maestà il cibo, quello buono, autentico, biodiverso, sostenibile, da preparare e raccontare, perché saldamente legato a un territorio e alla sua storia. “In un mondo in cui la globalizzazione delle grandi imprese alimentari , sta portando a un livellamento dei prodotti – ha osservato Pino Caramia – è il momento di far emergere le tipicità con le proprie caratteristiche intrinseche e supportare questi prodotti tradizionali con opportune strategie promozionali per poter essere maggiormente conosciuti ed apprezzati”. Ai partecipanti – 30 tra professionisti del settore, appassionati di gastronomia e studenti di scuole alberghiere, provenienti dalla Puglia e dalla Basilicata – il compito di elaborare e

presentare il piatto in modo creativo attingendo alla diverse specialità gastronomiche . L’Obiettivo? Contribuire a migliorare, valorizzare l’offerta e del servizio nel settore FOOD & WINE (ristoranti, hotel, salumerie, bar, pasticcerie, enoteche) con possibili vantaggi per l’economia turistica locale e le produzioni made in Valle d’Itria. In questa prima edizione si sono aggiudicati un posto sotto il cappello degli eccelsi, il Capocollo di Martina, il Pezzente della montagna materana, il Culatello di Zibello (Parma ) il Prosciutto di Faeto, (Foggia), il Lardo di Colonnata (Carrara), il Caciocavallo podoloco irpino, il Caciocavallo di Cimino (Calabria), il pecorino canestrato di Castel del Monte, il Pecorino di Filiano (Potenza), il Caprino di Forenza (Potenza) ,il Provolone del monaco (Sorrento), il Parmigiano reggiano, la Mozzarella di bufala campana,la pasta all’uovo di www.foglie.tv


Campofilone (Fermo-Marche), la Pasta con farina di grano Senatore Cappelli, il Pane di Altamura, i pomodori regina di Torre Canne e fiaschetto di Torre Guaceto, la Cipolla rossa d’Acquaviva, il Cece nero della Murgia Carsica,il Tartufo nero estivo, il Peperone crusco di Senise, il Biscotto di Ceglie Messapica,i Sospiri di Bisceglie, l’Olio extravergine “Collina di Brindisi”, i vini primitivo di Manduria e di Gioia del Colle, il Rosé da Nero di Troia di Castel del Monte, la Verdeca della Valle d’Itria, il Durello spumante dei monti Lassini – Colli vicentini -. Una miscellanea di prodotti DOC , DOP, IGP o presidio Slow food a prevalente matrice pugliese e lucana che ha trovato una coreografica presentazione oggetto di valutazione insieme alla congruità dell’abbinamento e alla corretta esposizione delle caratteristiche organolettiche, tecniche – produttive. A giudicare i superbi piatti una commissione di esperti presieduta dal gastronomo Alessandro Romano , coadiuvato da Rudy Lazzaro degustatore A.I.S sezione Taranto, Antimo Savese excutive chef rist. Antimo Ceglie Messapica, Marco Pascazio excutive chef Istituto Eccelsa Alberobello , Pasquale Fatalino excutive chef L’antica Locanda Noci, Natale Laera maitre delegazione A.M.I.R.A Puglia. Per la sezione professionisti si è classificato primo il prof. Vito Consoli con la mozzarella di bufala campana e l’olio e.v.o DOP Collina di Brindisi; al secondo posto invece Pietro Semeraro con il provolone del monaco DOP e vino rosé da uva di Troia DOC Castel del Monte; al terzo Salvatore Renna con i maccheroncini di Campofilone IGP , tartufo nero estivum scorzone marchigiano ; per la sezione alunni dell’alberghiero primi classificati ex aequo Giampiero Semeraro dell’Ist. Elsa Morante Crispiano Taranto con il lardo di colonnata IGP e lo spumante Durello DOC Monti Lessini , e Marco Torsello sempre dell’Ist. Elsa Morante di Crispiano con Parmigiano Reggiano DOP e vino Verdeca DOC di Locorotondo. Phain Promoter da appuntamento alla edizione 2016 e a un nuovo tour fra i tesori gastronomici di casa nostra e non solo. N° 19 - 1 novembre 2015

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esca

Obiettivo? La valorizzazione del pescato locale e in particolare del pesce azzurro

I “Laboratori del Gusto – l’isola dei pescatori”: gli eventi del GAC “Mare degli Ulivi”

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ONOPOLI - Buon esordio per i ”Laboratori del Gusto – L’Isola dei pescatori” promossi dal GAC “Mare degli Ulivi” che ingloba i comuni costieri di Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli e Fasano. Il progetto che s’inserisce in un ventaglio di azioni mirate alla valorizzazione della risorsa ittica e del comparto pesca, ha visto il coinvolgimento delle marinerie locali, degli istituti alberghieri (“G. Salvemini” di Fasano e “A.Consoli” di Castellana Grotte e Polignano a Mare) e dell’ Associazione Italiana Cuochi (sezioni di Bari, Brindisi,e Trulli, Grotte e Mare). Protagonista dei laboratori replicati in 4 serate – il 16 ottobre a Mola di Bari, il 17 a Polignano a Mare, il 23 a Fasano e il 24 a Monopoli – è stato il pesce azzurro, anche noto come pesce povero perché particolarmente abbondante nel mare nostrum, requisito che incide sul valore commerciale , relativamente basso, con prezzi al consumo più o meno contenuti rispetto al pesce bianco. Ma se povero per il mercato , questo prodotto risulta eccezionalmente nobile per qualità nutrizionali: è ricco di omega 3, di calcio ed è molto digeribile. A suo favore anche il pregio di essere selvaggio e non di allevamento come accade per taluni pesci bianchi. Al rango degli azzurri, dimenticati anche dalla cucina indigena, appartengono la sardina, l’acciuga (o alice), l’aguglia, lo sgombro, il sauro (o sugarello), la vopa (o boga), il pesce spatola (o sciabola) il merluzzo e altri … Ai “Laboratori del Gusto”la missione di recupero dell’eredità culinaria tipica nel comprensorio GAC Mare degli Ulivi, al fine di valorizzare il prodotto a km zero delle nostre cooperative di pesca. Si perché, come ha evidenziato in conferenza stampa il comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Monopoli Salvatore De Crescenzo “il 70% del consumo di pesce in Italia è di origine straniera” con caratteristiche di salubrità pre-

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di Paola Dileo

sumibilmente intaccate. A conferma del triste dato la lucida riflessione di Pasquale Fatalino - presidente dell’Ass. Cuochi Trulli, Grotte e Mare - “pochissimi sono i ristoranti del nostro areale che propongono piatti a base di alici , sgombro e merluzzo, con le dovute eccezioni per il fritto di paranza. Ben vengano iniziative che danno valore al territorio, alla tradizione gastronomica e alle attività produttive”. Quasi un monito al GAC e alle istituzioni interessate, l’intervento del consigliere regionale Fabiano Amati – anche presidente della Commissione Bilancio e Programmazione – :“Il piatto non è un castello incantato e non possiamo soffermarci solo alla sua contemplazione o degustazione. In esso dobbiamo leggere le specificità del territorio e la fatica , il costo in termini di attività umana”. Auspica quindi un ordine nel settore pesca con risposte concrete in termini infrastrutturali, tecnologiche e prima ancora di salvaguardia del territorio. “La nostra sfida – ha ricordato Pierantonio Munno presidente GAC Mare degli Ulivi - è anche quella di

destagionalizzare il turismo con eventi di qualità che coinvolgano gli operatori ittici”. La formula dei Laboratori del Gusto inoltre ha trovato la piena adesione degli istituti formativi di settore che per questa serie di eventi ha spolverato e rivisitato vecchie ricette a base di pesce azzurro grazie al prezioso contributo delle mogli dei pescatori. Piatti poi realizzati da chef e alunni nei vari show cooking in programma nei quattro comuni marittimi. Il menù selezionato per Mola di Bari includeva “brodetto di pesce alla molese”, “sarde con spaghetti”, “sgombri con patate e carciofi alla molese”; a Polignano a Mare hanno preparato: “polpo verace con peperone cornaletto e cipolla rossa locale”, “cavatelli con tonnetto, capperi di portalga e pomodoro fiaschetto”, “filetto di ricciola con patate sieglinda e olive pasole”; a Fasano hanno presentato: “tegamino di aguglia”, “polpo in barchetta”,“zuppa di pesce alla marinara e gnocchetti di pane”, “pesce variegato”; infine a Monopoli hanno proposto : “alici impanate con taralli”,”orecchiette con il suro e melanzane”, “pesce gratinato”.

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ivaismo

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Presentato il nuovo marchio Vivaifiori

i è tenuta presso la sala lounge del Ministero delle Politiche Agricole Alimentare e Forestali a Milano Expo la conferenza stampa di presentazione della nuova costituita Associazione Nazionale di tutela del Marchio VivaiFiori. . “Una carta in più da giocare per il florovivaismo italiano sui mercati internazionali – commenta il vicepresidente di VivaiFiori Marco Cappellini – perché garantisce la qualità e la sostenibilità delle nostre produzioni”. “Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta dal Ministero delle Politiche Agricole – continua – per rilanciare l’attività di un settore. Anche in Italia esiste ora un marchio ufficiale, registrato e, tramite le organizzazione florovivaistiche che già aderiscono e che aderiranno all’Associazione di Tutela del Marchio VivaiFiori, di proprietà delle stesse aziende florovivaistiche. Un forte impulso al raggiungimento di questo importante traguardo è stato dato dall’ANVE che ha svolto un ruolo di cerniera tra il Mi-

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A Expo

nistero e le numerose organizzazioni florovivaistiche”. L’Associazione Nazionale di Tutela del Marchio VivaiFiori è stata composta dalle seguenti nove organizzazioni florovivaistiche dei produttori e del settore: di livello nazionale ci sono l’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori e l’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia; mentre di livello regionale e locale si trovano il Consorzio Campano de Florovivaismo SRL, la Cooperativa Floricoltori Riviera dei Fiori, il Distretto Florovivaistico Alto Lombardo, Fiori Tipici del Lago Maggiore, Associazione Florovivaisti Florveneto e Associazione Milazzoflora. Inoltre, hanno contribuito fattivamente alla stesura del Regolamento e del Disciplinare tutti i componenti del Tavolo di Filiera nazionale del Florovivaismo e le stesse Organizzazioni di categoria nazionali. La costituita Associazione è dunque proprietaria del marchio, del Disciplinare di certificazione e del Regolamento di utilizzo del marchio e si pone, tra le sue finalità, quelle di riu-

nire, rappresentare, assistere e tutelare a livello nazionale ed internazionale gli imprenditori agricoli florovivaisti che adottano il Disciplinare e utilizzano il Marchio, assicurare i rapporti con l’Ente di certificazione, promuovere il Marchio e le aziende aderenti, assicurare ogni possibile assistenza al fine di stimolare l’adesione, fornire servizi informativi e di consulenza ai Soci sugli aspetti legati al Disciplinare e sulle opportunità derivanti. Due aspetti di rilievo per gli utenti finali, ovvero i florovivaisti, la praticabilità del Disciplinare e l’economicità per la partecipazione: infatti, il Disciplinare è stato elaborato per renderlo paragonabile alle performance di altri sistemi di certificazione di processo mantenendo altresì i requisiti ad un livello accessibile da gran parte delle aziende italiane; sul lato dei costi invece, il calcolo per l’accesso e per la certificazione è stabilito sulla radice quadrata dei partecipanti di una organizzazione florovivaistica rendendolo dunque altamente competitivo.

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Abbiamo sentito l’opinione del titolare dei Vivai Murciano

“NON POSSIAMO SUBIRE IL RICATTO DI BRUXELLES!”

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bbiamo incontrato ad Agrilevante Valentino Murciano, ormai terza generazione di vivaisti nel salento precisamente ad Otranto. Realtà davvero dinamica, tanto che le piante sono il risultato di una selezione genetica e sanitaria molto accurata. L’ azienda Murciano, infatti, sceglie di ogni singola barbatella sia le gemme che il portainnesto valutando con estrema cura l’aspetto sanitario, varietale e genetico. Il tutto sotto controllo di organismi ed istituti pubblici che assicurano il buono stato sanitario delle piante madri e dei vivai. Abbiamo chiesto a Valentino un’opinione su tutto ciò che sta accedendo a Bruxelles sul vivaismo viticolo. La sua risposta è stata che non si può subire il ricatto di Bruxelles; il vivaismo viticolo non può e non vuole pagare il prezzo di un braccio di ferro che vede, contrapposti l’UE e la nostra Regione su come contrastare la diffusione del patogeno da quarantena Xylella f. ceppo Co.Di.Ro. Sappiamo che tale patogeno può interessare oltre all’olivo anche altre numerose specie vegetali del nostro territorio, ma, dal 31 luglio scorso, confortati dalle risultanze scientifiche dei test di patogenicità condotti per 12 mesi dal CNR di Bari, abbiamo la certezza che questo terribile flagello non attacca la vite! Abbiamo ascoltato e creduto, con pazienza e con estremo senso di responsabilità, quanti ci rassicuravano che al termine del test di patogenicità la Commissione avrebbe, senza indugio, provveduto ad escludere la vite dall’Allegato 1 della Decisione UE 789/2015, rimediando alla clamorosa svista. Ciò non è avvenuto! La Commissione, riunitasi il 17-18 settembre u.s., ha ritenuto di non esaminare il dossier scientifico inviato dal CNR, ed ha rinviato l’esame di 60gg. Abbiamo immediatamente chiesto informazioni sulle motivazioni di questo ritardo sia al mondo scientifico che a quello politico, e la risposta che ci è stata fornita in maniera non esplicita né ufficiale, ma comunque molto chiara, è sconcertante: noi vivaisti viticoli siamo vittima di un vero e proprio ricatto che la Comunità Europea sta attuando nei confronti della Regione Puglia perché non vengono poste in essere, dalla stessa e dal

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Commissario Straordinario, tutte le misure di contenimento della diffusione del batterio da quarantena indicate dall’Europa. In altre parole: se la Regione Puglia non si preoccupa di contenere l’avanzata del batterio rimanendo immobile, la Comunità Europea non ha nessun interesse ad accelerare i tempi per svincolare il vivaismo viticolo Salentino. Questa cosa per noi è assurda ed inaccettabile e non si posa su nessun principio di legalità, noi stiamo subendo una ingiustizia clamorosa. Non possiamo permettere di essere utilizzati come merce di scambio!!! Questo colpo di scena ha disorientato gli operatori, perché come sappiamo, l’inizio della campagna commerciale vitivivaistica è ormai alle porte, infatti, il periodo di fine vendemmia corrisponde al momento della sottoscrizione dei contratti di vendita delle barbatelle. Come sarà possibile per noi sottoscrivere tali contratti, con la paura di non poterli poi onorare e divenire così inadempienti, anche se per colpe non nostre? Questa incertezza ha causato numerose disdette di ordini in questi ultimi giorni, ed ha ulteriormente gettato nello sconforto noi vivaisti. Gli scenari che si aprono ora non sono per nulla incoraggianti: - le nostre aziende saranno costrette a chiudere le proprie attività condotte con tanta dedizione sul territorio di Terra d’Otranto e trasferirsi lontano da qui producendo le barbatelle in altre zone di Italia o della UE depauperando il Salento di una ricchezza pari a circa 20 milioni di euro annui che un settore trainante come il vivaismo viticolo produce e reinveste sullo stesso territorio; - verrà vanificato quel processo di ricambio generazionale che si sta realizzando nella categoria dei vivaisti, in grado di garantire continuità nel tempo in questo comparto produttivo, e quella necessaria innovazione che recupera un’esperienza ormai di oltre 100 anni; - perderemo sul nostro territorio le circa 70 mila giornate lavorative che noi vivaisti viticoli registriamo nelle nostre aziende ogni anno; - si disperderà definitivamente una storia imprenditoriale che nei decenni ha acquisito una tale specializzazione che ha fatto del vitivivaismo di Terra d’Otranto uno dei poli

di maggior produzione e riferimento per una quota notevole del mercato nazionale ed estero, essendo tra i maggiori d’Italia, dopo quello del Friuli; - notevoli ripercussioni negative si avranno anche sull’indotto, basti pensare ai numerosi fornitori, studi di professionisti, centri di ricerca, ecc., che con noi vivaisti lavorano costantemente; - i titolari delle aziende vivaistiche danneggiate si vedranno costretti a perseguire le vie legali per far valere i propri diritti e chiedere tutti i danni subiti ai colpevoli di questo disastro, perché ci sembra giusto che qualcuno debba pagare per questa clamorosa ingiustizia!!! Non chiediamo sussidi o assistenza, ma solo il diritto di continuare a svolgere la nostra attività. Pertanto, l’invito che rivolgiamo alle nostre Istituzioni politiche che hanno a cuore le sorti del nostro territorio, è di prendere seriamente coscienza della situazione e di impegnarsi con ogni mezzo nella ricerca di una soluzione immediata.

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NEL PADIGLIONE CIBUS E’ ITALIA

IL DOPO EXPO: AUMENTARE LA PRESENZA DELL’ALIMENTARE SUI MERCATI ESTERI

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a straordinaria esperienza di Expo2015 sarà importante per raggiungere l’obiettivo definito dal Governo di rispondere alla grande domanda di food Made in Italy che cresce nel mondo raddoppiando, in pochi anni, l’export agroalimentare italiano. L’agorà creativa su queste tematiche in Expo è stata la Sala Convegni del padiglione “Cibus è Italia – Federalimentare” che ha riunito gli esponenti dell’industria, dell’agricoltura e della distribuzione in 250 incontri tra workshop, convegni, conferenze stampa e degustazioni guidate. L’unico padiglione a presentare in esposizione la globalità delle 13 filiere alimentari italiane, mille marchi e migliaia di prodotti di 420 aziende, struttura che verrà recuperata integralmente diventando il nuovo ingresso ovest del quartiere fieristico di Fiere di Parma. Il contributo del padiglione sarà proiettato anche nell’immediato dopo Expo con vari progetti in gestazione, tra cui: la replica del format del padiglione in

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altre fiere, in Italia e all’estero; la creazione di un Osservatorio permanente sull’Italian sounding; la creazione di un team permanente per favorire le sinergie di tutti gli attori nella attività di incoming dei buyer stranieri; la promozioni di nuovi format di corner espositivi “shop-in-shop” per i retailer esteri. La caratteristica peculiare di “Cibus è Italia” è stato il mix di esposizione e degustazione dei prodotti (con quasi 300 mila visitatori, per lo più esteri), convegnistica, incontri business con i buyer esteri ed italiani. Cibus è Italia ha significato soprattutto matching tra aziende e buyer esteri: 15 sessioni con top buyer provenienti da ogni continente, 5mila incontri dentro il padiglione e 200 visite negli stabilimenti sul territorio, grazie alla collaborazione tra Fiere di Parma, ICE e Federalimentare. Oltre a circa mille incontri tra aziende espositrici e buyer italiani. Un modello che si vuole perfezionare ed espandere con la creazione di un team di coordinamento per tutte le mis-

sioni sul territorio italiano di buyer esteri . “L’immagine dell’alimentare italiano che abbiamo dato al mondo – ha dichiarato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare - è quella di una filiera unita in tutte le sue componenti agricoltori, industria di trasformazione e distribuzione, capace di superare antiche rivalità. Un modello di cooperazione che ci permetterà di essere più competitivi nello scenario nazionale e internazionale, grazie anche al sostegno del Governo che ha dato un supporto inedito all’alimentare mettendolo al centro della sua politica di rilancio del Paese”.

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UN VIAGGIO APPASSIONANTE ATTRAVERSO ARTE, STORIA E CUCINA

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IL RISO TRA COLTURA E CULTURA

saltazione della cucina più autentica ed antica, celebrazione del riso per raccontarne tutte le sfumature del sapore e del gusto, valorizzandone l’eccellenza 100% made in Italy. Una celebrazione che ha spaziato dal cinema all’arte, dalla cucina dello Chef Andrea Ridaldone alla musica. Con un unico comune denominatore: il riso italiano. Con questa serata, l’Ente Nazionale Risi ha raccontato al pubblico di “Expo 2015” come la coltura del riso sia importante anche dal punto di vista culturale e di

quanto sia stretto il legame tra il riso ed i territori coltivati. La serata, condotta da Patrizio Roversi, ha illustrato come il panorama artistico italiano è stato condizionato dal riso, e di come tutt’ora l’arte celebri l’importanza di questo cereale. Un prodotto agroalimentare celebrato nella storia e nell’arte. Il Riso è da diversi secoli, sin dalla metà del 1400, protagonista dell’agricoltura italiana, da quando la risicoltura è stata costantemente praticata grazie alle innovazioni apportate da Leonardo da Vinci. La coltivazione risicola è divenuta tradizione ed ha condizionato stili di vita, usi, abi-

tudini delle popolazioni residenti. Non solo, anche l’arte è stata influenzata dal forte legame tra riso e territorio: poeti, scrittori, pittori, registi e musicisti hanno preso spunto dalla realtà del territorio per tradurre in “arte” le mille virtù del riso italiano. La coltura del riso si è fatta quindi cultura, tramandando la storia e le tradizioni risicole di generazione in generazione. La serata ha spaziato dall’aspetto cinematografico a quello artistico, da quello musicale a quello enogastronomico. Lo Chef Andrea Ribaldone, con la complicità di Patrizio Roversi, ha mostrato - attraverso uno show cooking - come sia possibile preparare il risotto che piaceva a Giovanni Pascoli. L’attore Roberto Sbaratto ha letto brani di letteratura e di poesia ispirati dal paesaggio risico-

lo. La curatrice del museo Borgogna di Vercelli, Cinzia Lacchia, ha raccontato come l’arte figurativa abbia tramandato ai posteri dettagli artistici legati alla coltivazione del riso. La cantante Maria Grazia De Micheli, accompagnata da un chitarrista e da un fisarmonicista, ha interpretato brani dei canti della mondariso spiegando l’importanza dei testi e la metodologia dell’esecuzione del canto e l’esperto cinematografico Giorgio Simonelli ha illustrato al pubblico come il cinema sia stato conquistato dal fascino della risaia, illustrando delle scene della storica opera cinematografica “Riso amaro” di Giuseppe De Santis, presentato al 3° festival di Cannes nel 1949 e candidato agli Oscar 1951 per il miglior soggetto. Una serata tra coltura e cultura che ha raccontato il profondo

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e storico legame tra l’arte, in tutte le sue forme, e il riso e la sua coltivazione. “Siamo quasi giunti al termine di questo percorso in Expo – ha dichiarato Paolo Carrà Presidente dell’Ente Nazionale Risi - che ci ha visti impegnati per sei mesi a divulgare la conoscenza della risicoltura italiana ai visitatori provenienti da tutto il mondo e a circa 850 selezionati operatori della comunicazione. Abbiamo raccontato la storia del riso e le eccellenze dei singoli territori. Abbiamo anche voluto permettere alle aziende trasformatrici, che hanno creduto nel progetto, di incontrare buyers internazionali – ha proseguito Carrà – Ora dovremo continuare a lavorare insieme per far si che il nostro riso ed il risotto entrino a pieni voti tra le eccellenze agroalimentari italiane”.

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Vincitori da otto diverse regioni; per la prima volta premiate cantine di Sicilia e Calabria

Veneto e Puglia le regioni più medagliate al Concorso nazionale dei vini Rosati

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eneto e Puglia si confermano con cinque medaglie ciascuna, esattamente come l’anno scorso, le regioni più rosate d’Italia. E’ questo il verdetto principale del Concorso enologico nazionale dei vini Rosati d’Italia promosso dall’assessorato alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia che ha visto andare a medaglie cantine di ben otto diverse regioni, un record. Dietro Veneto (due ori, due argenti e un bronzo) e Puglia (un oro, due argenti e due bronzi) è l’Emilia Romagna con le sue cantine a conquistare le tre medaglie di un intero podio (quello dei frizzanti DOC – DOP’) mentre l’Abruzzo brinda a un oro e un bronzo. Dopo anni di predominio delle regioni del Centro-Nord Italia e della Puglia, la grande novità della quarta edizione del Concorso, realizzato in partenariato con Assoenologi, Accademia Italiana

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della Vite e del Vino, Unioncamere Puglia e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, è l’ingresso nel palmares di cantine di due regioni del Sud: la Sicilia con un oro e la Calabria con un bronzo. Completano il medagliere l’argento della Campania e il bronzo della Lombardia. «Il Concorso nazionale dei Rosati – spiega l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo Di Gioia – è, prima di tutto, un’azione di promozione e valorizzazione di un prodotto importante, quale è il vino rosato, che sta crescendo esponenzialmente negli ultimi anni. Il Concorso, in particolare, ha confermato la straordinaria capacità di attrarre esperienze imprenditoriali e territoriali diversificate, da Nord a Sud del nostro Paese. Ha confermato la qualità e il valore dei produttori di regioni, quali Puglia e Veneto, già pluripremiate nelle scorse edizioni, e dato merito e riconoscimento a nuove,

come Sicilia e Calabria. Un segnale significativo che ci fa capire come il rosato, per troppo tempo rimasto in ombra, stia diventando, a livello nazionale, prodotto strategico di qualità, tanto da poter competere anche sui mercati internazionali». I risultati seguono le valutazioni tenutesi lo scorso 19 e 20 settembre a cura di sei commissioni composte ognuna da quattro esperti enologi e un giornalista enogastronomico che, sotto la presidenza di Assoenologi, hanno passato al vaglio 221 campioni presentati da 176 aziende in rappresentanza di 16 regioni italiane. Al termine delle valutazioni sono stati selezionati 159 vini (pari al 68% dei 235 partecipanti) che hanno conseguito il punteggio complessivo di almeno 80 centesimi, corrispondente a un giudizio ‘ottimo’. A tutti questi vini è stato assegnato un ‘diploma di merito’ mentre le medaglie di oro, argento e bronzo – che

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saranno consegnate ai vincitori entro la fine dell’anno in un evento di rilevanza nazionale - sono state aggiudicate ai primi tre vini delle sei categorie (quest’anno, per via di un bronzo ex-aequo, sono 19 le medaglie assegnate). Il IV Concorso Nazionale dei Vini Rosati d’Italia è un’attività del progetto “Apulia Felix in masseria – Il Tratturo dell’olio e del Rosato”, una delle due proposte con cui la Regione Puglia partecipa all’iniziativa “Expo e Territori”, l’intervento dedicato alla scoperta delle eccellenze agroalimentari italiane, coordinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche di Coesione.

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AGRILEVANTE 2015 Edizione record per la fiera dell’agricoltura

AGRILEVANTE 2015 Trattori stretti, tema tecnico e politico

AGRILEVANTE 2015

Confronto su filiera ortofrutticola

Chiusura più che positiva per l’edizione 2015 di Agrilevante, la rassegna internazionale delle macchine e delle attrezzature per l’agricoltura che dal 15 al 18 ottobre ha animato lo spazio fieristico di Bari.

Novità importanti sulla questione dei trattori stretti da Agrilevante, a Bari, nel corso del seminario dal titolo “Trattori stretti, tema tecnico e politico” promosso dalla Federazione italiana dei costruttori di macchine agricole FederUnacoma.

Confronto tecnico-scientifico tra gli operatori nel settore della ricerca applicata alle macchine e agli impianti, nonché uno specifico aggiornamento professionale per gli operatori del settore..

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Via libera definitivo alla tutela comunitaria

‘IGP’ PER LA ‘CIPOLLA BIANCA DI MARGHERITA

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ia libera definitivo della Commissione Europea alla tutela comunitaria ‘IGP’ (Indicazione Geografica Protetta) per “Cipolla bianca di Margherita”. E’ ufficialmente iscritta nel Registro europeo delle denominazioni d’origine (Dop) e delle Indicazioni geografiche (Igp) tutelate dall’Unione europea contro imitazioni e falsi. Si tratta della quinta ‘IGP’ alla Puglia, assegnata alla cipolla bianca prodotta esclusivamente nei territori dei comuni di Margherita di Savoia, Zapponeta e Manfredonia. “E’ un riconoscimento importante al lavoro che si svolge in campagna – commenta il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – perché la tecnica di coltivazione utilizzata fa ricorso in tutte le fasi del ciclo, dal trapianto alla raccolta, al lavoro manuale. Dopo la raccolta il prodotto non subisce alcun trattamento particolare se non quello di favorire l’asciugatura dei bulbi, lasciandoli in campo per alcune

ore. Grande lo sforzo profuso dai nostri imprenditori per orientarsi su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riescono a soddisfare positivamente il mercato”. Importante la produzione di cipolle in Puglia, estesa su una superficie di 1710 ettari per una raccolta di oltre 370mila quintali. Da un panel test condotto dal gruppo di orticoltura dell’Università di Foggia ed eseguito confrontando la cipolla bianca di Margherita con altre cipolle “bianche” di diversa origine reperite sul mercato, quali Francia, Emilia Romagna, Molise, il prodotto pugliese è risultato nettamente vincente sui parametri di dolcezza, succulenza e consistenza (croccante) raggiungendo score significativamente maggiori rispetto agli altri genotipi a confronto. “Ci auguriamo che il riconoscimento comunitario – dice Angelo Corsetti, Direttore Coldiretti Puglia – serva a rilanciare l’appetibilità della cipolla bianca che ha sofferto maggiormente negli ultimi anni, con una progressiva riduzione della penetrazione

sui mercati, perché circa la metà del venduto riguarda la cipolla gialla e la restante parte quella rossa. Fortunatamente la distribuzione continua a preferire, almeno per la cipolla, il prodotto italiano a quello straniero”,. Ricco il paniere pugliese dei prodotti d’eccellenza: 8 DOP al ‘Pane di Altamura’, al formaggio ‘Canestrato pugliese’, alle olive ‘Bella della Daunia’ e agli oli ‘Collina di Brindisi’, ‘Dauno’, ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’ e ‘Terre Tarentine’, 29 DOC e 6 IGT ai vini, e le IGP per le “Clementine del Golfo di Taranto” (riconoscimento nel settembre 2003) ed il limone ‘Femminello del Gargano’ (riconoscimento nel dicembre 2005), al

‘Carciofo Brindisino’ (riconoscimento nel gennaio 2011), oltre ai 233 prodotti agroalimentari regionali riconosciuti ‘tradizionali’ dal Ministero delle Politiche Agricole. La cipolla di Margherita ha caratteristiche uniche: •bulbi particolarmente teneri e succulenti e con basso contenuto di sostanza secca. Questa caratteristica, molto apprezzata in cucina, rende però il prodotto poco conservabile e di conseguenza è disponibile sul mercato solo per alcuni mesi (marzoluglio); • presenza di una elevata quantità di zuccheri che rendono i bulbi particolarmente dolci; questa peculiarità è molto apprezzata in cucina dove questa cipolla

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viene utilizzata anche cruda in svariatissime pietanze; •scarsa presenza di composti solforati che ne limita la pungenza; •buon contenuto in vitamina C (≈12 mg/100g di prodotto fresco); •contenuto estremamente basso di nitrati; •perfetta forma del prodotto in quanto il terreno sabbioso non oppone alcuna resistenza alla crescita dei bulbi; •scarsa percentuale di bulbi inverditi, in quanto il trapianto manuale consente l’inserimento delle piantine ad una profondità tale da favorire il completo imbianchimento dei bulbi.

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Nuovo appuntamento con l’Associazione NEDA

Proprietà antiallergiche della Cipolla Rossa Tra gli alimenti capaci di fronteggiare l’asma allergica troviamo la cipolla. Alimento antico, citato anche nella Bibbia (libro dei Numeri) insieme ad aglio e porri che ca. 3500 anni fa rappresentavano una parte importante dell’alimentazione degli schiavi d’Egitto. Cipolle come aglio e porri infatti erano alimenti-medicinali per prevenire o curare malattie respiratorie degli schiavi. Oggi ancora la cipolla è un alimento con tantissime proprietà curative.

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e cipolle hanno un apporto calorico modesto e vengono spesso consumate sia crude che bollite o al forno. Sono bulbi, scientificamente noti come Allium cepa, appartenenti alla famiglia delle Liliacee. Il bulbo non è la radice della pianta ma costituisce un ispessimento dello stelo. Le radici infatti sono filamenti posti sotto il bulbo. Si conoscono tante proprietà legate ai bulbi appartenenti a questa famiglia, come ad esempio l’ aglio, di cui è nota l’ allicina, molecola dalle proprietà benefiche per il sistema immunitario. Pochi collegano però la cipolla all’ asma ed alle malattie respiratorie solitamente di natura allergica. Dalla composizione della

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cipolla non emerge nessun nutriente particolare. Alimento da apporto calorico modesto, 38 Kcal/100gr, provenienti da carboidrati (6,8%) tra cui gli zuccheri glucosio e saccarosio, abbiamo poche proteine (1,2%) e grassi (0,2%) trascurabili. Notiamo comunque che nella cipolla sono contenute tutte le vitamine (eccetto la B12) seppur in tracce. Stessa cosa per i minerali, tra i quali il potassio raggiunge livelli di 157 mg/100gr, per cui vale la pena menzionarlo. Tra gli oligoelementi troviamo lo zolfo, responsabile dell’essenza volatile della cipolla. I sali minerali si convertono in carbonati una volta assorbiti e passati nel torrente sanguigno, determinando l’azione alcalinizzante della cipolla. Nella

cipolla sono contenuti anche altre sostanze, definite non nutrienti ma con grandi proprietà fisiologiche: oli essenziali e flavonoidi. L’ olio essenziale della cipolla è responsabile del suo tipico odore, altamente volatile e costituito da cento diverse sostanze tra le quale disolfuro di allile e tiosulfinato quest’ ultimo, studiato dall’Università Ludwig-Maximilian di Monaco, è stato visto che è in grado di bloccare la reazione allergica in caso di asma provocando anche bronco-dilatazione. I flavonoidi sono molecole, presenti anche nel vino rosso, che migliorano la circolazione, prevengono coauguli con la loro azione antiaggregante piastrinica, bloccano l’ossidazione delle lipoproteine che causano l’aterosclerosi

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ed hanno ancora altri effetti benefici. Le cipolle sono ricche di quercetina, un flavonoide tra i più attivi. Uno studio dell’Università di Wageningen, in Olanda, ha dimostrato che la quercetina è ugualmente assorbita dall’intestino sia se da cipolle crude che cotte. Ai flavonoidi ed all’olio essenziale si devono le proprietà della cipolla antibiotica, decongestionante, antiasmatica, cardioprotettiva, diuretica ed anticancerogena. Le cipolle contengono anche enzimi, tra cui ossidasi e diastasi che aiutano la digestione, un ormone vegetale chiamato glicochina che riduce il livello di glucosio nel sangue con buon effetto sulla glicemia e che quindi rende la cipolla un alimento da consigliare ai diabetici. Anche le fibre contenute nella cipolla sono notevoli, fino a ca.

2%, ed hanno la capacità di diminuire l’assorbimento dei lipidi e degli zuccheri contenuti in altri cibi, con azione sul colesterolo e sul diabete. Lo zolfo che forma l’olio essenziale della cipolla viene rapidamente assorbito dallo stomaco entrando in circolo e viene rilasciato nei polmoni e quindi nell’alito che assume il caratteristico odore. Insieme allo zolfo vengono assorbiti tutte le molecole viste, con azioni varie tra cui quelle mucolitiche, antibiotiche (per i gram-positivi) ed espettoranti che determinando un miglioramento dello stato quando si consumano cipolle in corso di patologie respiratorie (dalla sinusite alla polmonite) e gli effetti vengono avvertiti pochi minuti dopo l’ingestione.

Secondo l’ex marketing e commerciale di Chiquita e Del Monte

Food Marketing: 6 passi per vincere sul mercato

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di Maurizio Pisani ( ex Dir. Marketing “Chiquita” e Dir. Commerciale “Del Monte”)

iuseppe è un piccolo imprenditore ortofrutticolo. Giuseppe è bravissimo a produrre e vendere – ma non sa nulla di marketing. Ogni anno trova sempre più difficile riuscire a portare a casa qualche utile. Come può Giuseppe utilizzare i principi del marketing agroalimentare per aumentare i suoi profitti? Quali sono i passi che dovrebbe seguire? Ecco qui: 1. Focalizzati. Trova una nicchia e concentra tutte le tue forze lì. Inutile cercare di competere in un mercato grande, non vincerai mai. Focalizzati su un prodotto, o una piccola linea di prodotti, una specifica varietà di prodotti. Trova la tua specialità e i tuoi punti di forza. Non disperdere le tue forze! 2. Conosci i tuoi clienti. Individuata la tua nicchia, indaga più che puoi su chi compra i tuoi prodotti. Parla con conoscenti, rivenditori, buyer. Scopri abitudini, gusti, preferenze. Devi sapere che cosa pensano il trade e i consumatori della tua offerta e di quella dei concorrenti e quali sono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza.

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3. Costruisci una marca forte. La tua marca ha una parte verbale (il nome, il claim) e una parte visiva (i colori, il logo). Sulla base di quanto hai scoperto finora, sforzati di creare una marca che si differenzi da quelle dei concorrenti: cioè, che prometta ai consumatori qualcosa di diverso dagli altri. In più, fai in modo che la tua marca si distingua dalle altre: con colori diversi, un logo speciale. Non imitare quello che c’è già sul mercato: devi fare qualcosa di diverso. In maniera tale da offrire a chi deve acquistare dei benefici interessanti e che non trova negli altri prodotti. 4. Definisci la tua offerta. Sviluppa buoni prodotti, che mantengano quanto prometti. Se puoi, utilizza un packaging insolito, comunicativo. Crea qualcosa che possa interessare i consumatori e il trade. Ricorda: marca e offerta devono essere coordinate e integrate. Se la tua marca promette qualità non puoi accontentarti di un prodotto medio e di un packaging normale. 5. Distribuisci i tuoi prodotti. Adesso devi fare in modo che i tuoi prodotti arrivino sugli scaffali dei punti vendita. Scegli bene i canali di vendita idea-

li e prepara una buona presentazione dei tuoi prodotti. Metti in risalto quali sono i vantaggi per il negoziante nel trattare i tuoi prodotti: allargare l’assortimento? Aumentare il suo margine di contribuzione? Offrire ai suoi clienti qualcosa di particolarmente innovativo? Ricorda: al buyer non importa di te, ma solo del suo business. 6. Crea spazio nella mente di chi compra. Ora devi convincere chi va a fare la spesa a scegliere proprio i tuoi prodotti. Inizia dai punti vendita in cui sei presente: con promozioni, degustazioni, espositori speciali. Solo quanto i tuoi prodotti saranno presenti in un numero elevato di punti vendita potrai pensare alla pubblicità, sia con mezzi classici (radio, stampa, tv) sia più moderni (social media e quant’altro). Ecco, questi sono i 6 passi che Giuseppe (e ogni azienda agroalimentare) dovrebbe seguire per aumentare i suoi profitti e vincere sul mercato. Facili? No di certo , ma metterli in pratica bene può significare riuscire finalmente a evitare la guerra di prezzo che distrugge la redditività di molte aziende agroalimentari.

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Presso il Centro Didattico-Sperimentale «P. Martucci» Valenzano (Bari)

GIORNATA DIMOSTRATIVA DI RACCOLTA IN CONTINUO DELLE OLIVE

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a Giornata, giunta alla X edizione, si propone di illustrare le attività di sperimentazione condotte sulla olivicoltura superintensiva dai ricercatori del DiSAAT dell’Università di Bari. Questo innovativo sistema colturale, che ormai affianca l’olivicoltura tradizionale ed intensiva in tutta Italia, consente un drastico abbattimento del fabbisogno della sempre più rara e costosa manodopera e, quindi, di ridurre notevolmente i costi di produzione dell’olio extravergine di oliva. Nel corso della Giornata si potranno osservare portamento, vigoria,

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produttività e risposta alla raccolta meccanica in continuo di olivi di dieci anni di età appartenenti a ben 12 differenti cultivar italiane: Coratina, Leccino, Frantoio, Cima di Bitonto, Carolea, Maurino, Nociara, Peranzana, Fs-17, I/77, Don Carlo e Urano, a confronto con quelle di riferimento estere: Arbequina, Arbosana e Koroneiki. L’oliveto sperimentale è stato realizzato nel 2006 con sesto di impianto di 4,0 m x 1,5 m (1.667 alberi per ettaro) ed è entrato in produzione nel 2008, al terzo anno dalla messa a dimora; la raccolta 2015 è l’ottava consecutiva. La raccoglitrice-scavallatrice è una Gregoire modello G167.

Programma Ore 9,00 Interventi Giacomo Scarascia Mugnozza Direttore del DiSAAT - Università di Bari

Salvatore Camposeo Docente di Arboricoltura generale-Università di Bari

Simone Pascuzzi Docente di Meccanica agraria - Università di Bari

Vanni Ferrari Product Manager - Gregoire

Giuseppe Rutigliano Manager Italia – Agromillora Iberia S.L. Ore 10,00 Prova dimostrativa di raccolta in continuo delle olive con macchina scavallatrice

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Originario di Castellana Grotte

Nicola Netti trionfa al Gelato Festival di Firenze

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nche la Puglia con la provincia di Bari protagonista alla competizione internazionale Gelato Festival conclusasi a Firenze dopo una anno di iniziative in giro per l’Europa. Per la provincia di Bari era in gara Nicola Netti di Castellana Grotte. Una vita per il gelato, una vita sulla strada della promozione del gelato artigianale per il quale è presidente del Comitato Nazionale che ne valorizza bontà e caratteristiche. Nicola Netti ha ottenuto il primo premio assegnato dai giornalisti ed il premio speciale in memoria di Alberto Pica compianto presidente dell’Associazione Italiana Gelatieri recentemente scomparso. Ottima comunque la sua posizione in classifica generale 4° posto su 20 partecipanti da tutta Europa. Successi che si aggiungo a quelli otte-

nuti quest’anno: premio Speciale Medaglia d’Oro alla carriera,“Vita da Gelatiere” e “Gelatiere dell’Anno” al Sigep di Rimini. Il “nostro” Nicola a Firenze era in gara con il Gusto “Mandorlato del Conte”, una vera bontà a base di: mandorla, croccante di pistacchi e filetti di mandorle, pepite di mandorle caramellate, variegato con crema di pistacchio di Bronte. La Mandorla Nicola l’ha portata direttamente da casa: “non potevo non portare con me le nostre gustose mandorle” dice Nicola Netti “la differenza nel gusto e nella resa è sempre evidente. Sono molto contento del successo ottenuto e voglio dedicarlo alla mia terra ed ai miei conterranei. Anche se oggi per motivi lavorativi sono fuori regione porto sempre con me ricordi e passione di Puglia, quella passione che metto in tutto quello che faccio ogni giorno”.

NUMEROSE ASSOCIAZIONI SONO CONTRO IL DILAGANTE USO DELL’ERBICIDA

CRESCE L’AVVERSIONE AL GLIFOSATO

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e recenti dichiarazioni dello IARC (International Agency for Research on Cancer) che definiscono il “glifosate potenziale cancerogeno per l’uomo” continuano a generare attenzione. In una nota congiunta numerose associazioni hanno chiesto ai Ministeri competenti (Politiche Agricole, Ambiente e Salute) ed alle Regioni, di applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e permanentemente la produzione, la commercializzazione e l’uso dei prodotti fitosanitari a base di glifosato. In particolare, Michele Monetta, Presidente UPBIO Unione Produttori Biologici e Biodinamici (www. upbio.it), evidenzia che molte Regioni, nonostante queste recenti notizie ed il travolgente interesse

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dei cittadini italiani verso l’Agricoltura Biologica, testimoniata da un incremento dei consumi a doppia cifra da oltre un decennio e dalle importazioni dei prodotti biologici di circa il 21%, si accingono ad approvare bandi per il finanziamento dell’Agricoltura Conservativa (o semina su sodo) che prevede largo uso di diserbanti, nonostante le vibrate proteste ai vari tavoli di partenariato. Tali bandi, a parere di Monetta, ledono lo spirito delle normative e degli incentivi europei erogati per avere un’agricoltura sana e realmente sostenibile, ledono la volontà popolare e gli interessi dei produttori bio. Infatti, sostiene Monetta, “Non si possono elargire premi ad agricoltori per l’acquisto dell’insostenibile pesticida glisofato, prelevati, tra l’altro, da misure agro – clima - ambientali!”.

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IL PANE DI ALTAMURA PIU GRANDE MAI SFORNATO PRIMA

i è aperto con l’esposizione dell’esemplare più grande mai sfornato prima di pane di Altamura DOP l’ultima settimana di Coldiretti ad EXPO Milano, presso Palazzo Coldiretti ‘No Farmers No Party’. Il pane di Altamura DOP è considerato di qualità «unica», perché derivato da ottimi grani duri, ottenuti in un ambiente con specifici fattori geograficoambientali, da cui è caratterizzato il territorio della Murgia nord-occidentale e dall’impiego di acqua potabile normalmente utilizzata sul territorio. La settimana dal 26 al 31 ottobre 2015 è proseguita con degustazioni e approfondimenti, come l’incontro organizzato dal Corpo Forestale dello Stato di Puglia su ‘La tracciabilità

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DURANTE L’ULTIMA SETTIMANA DI EXPO

dei prodotti e tutela dei consumatori’. La Commissione Parlamentare di inchiesta sulla contraffazione e sui fenomeni di pirateria commerciale, nell’ultima edizione disponibile, afferma che ogni anno arrivano in Italia 500.000 container dalla Cina, principalmente nei porti di Napoli (70%), di Gioia Tauro (15%) e di Taranto (10%). In collaborazione con il GAL Terre di Murgia spazio poi all’Ars creandi, con le quattro comari che hanno fatto le orecchiette in diretta. Nell’area ‘Hortus’ di Palazzo Coldiretti spazio a show cooking di ristoratori e pasticceri che hanno allietato il palato dei visitatori, mentre le imprese agricole pugliesi di Campagna Amica hanno animato la simpatica e colorata mostra-mercato dei Cibi di Puglia.

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