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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE
COPERTA CORTA
Psr: recuperare le briciole dai Gal è davvero la soluzione per giovani ed imprese agricole?
agricoltura
Xylella, ora tocca a Governo e Ue agroalimentare
L’ olio a Trieste, il vino a Dusseldorf TURISMO RURALE
Selva di Fasano e Terra delle Gravine
N° 6 • 1 APRILE 2018
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ditoriale
Xylella, dopo Regione Puglia tocca a Governo ed Europa 1 aprile 2018 - n.6 - Anno 13
Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE
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n due mesi sono più che triplicati gli ulivi malati di Xylella in Puglia. Nella cosiddetta fascia di contenimento ad oggi sono 2.924 gli ulivi infetti. Già il 7 marzo scorso l’Osservatorio fitosanitario Xylella della Regione Puglia aveva rilevato un numero triplicato di ulivi colpiti dal batterio rispetto a due mesi prima. Si era passati da 735 a 2.251. Nelle ultime settimane è stata registrata un’ulteriore diffusione, mentre la presenza della fitopatia nella parte nord della zona cuscinetto si attesta nel brindisino, tra l’agro di Ostuni, Cisternino e Ceglie Messapica. Il batterio avanza quindi imperterrito e l’assessore regionale Leonardo Di Gioia fa un appello al governo ed a Bruxelles ed illustra in Regione le tre misure messe in campo con 47 milioni di euro (fondi del programma di sviluppo rurale, del bilancio autonomo della Regione e del Patto per il Sud) in favore delle aziende agricole colpite dalla Xylella fastidiosa. L’AREA A RISCHIO – Negli interventi nella zona di contenimento (dove ci sono gli ulivi infetti) e in quella cuscinetto (a meno di 100 metri dal focolaio) la Regione sta facendo i conti con la recente sentenza del Tar di Puglia. I giudici amministrativi hanno infatti stabilito che, prima di estirpare le piante di ulivo sane nella zona cuscinetto, la Regione deve verificare “se presentino il carattere di monumentalità”. Il Tar ha accolto il ricorso presentato dal proprietario di un fondo nel Comune di Ceglie Messapica (Brindisi) contro un provvedimento dell’Osser-
vatorio fitosanitario della Regione Puglia, che aveva ordinato l’estirpazione di una pianta infetta dal batterio della Xylella fastidiosa e di tutti gli ulivi nel raggio di 100 metri. Nella zona di contenimento e cuscinetto, una fascia complessivamente di circa 30 chilometri che taglia la Puglia dall’Adriatico allo Ionio, spicca in particolare l’area brindisina di Oria e Francavilla Fontana, dove il primo focolaio fu individuato nel 2015 e le sospensive per i ricorsi al Tar hanno impedito di effettuare le eradicazioni per lungo tempo. LA PREVENZIONE – Tra le misure fitosanitarie per l’eradicazione e il contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa ci sono poi quelle in atto per il controllo degli stati giovanili del vettore, con l’obbligo in tutti i terreni agricoli, extra agricoli e nelle aree urbane private e pubbliche di realizzare lavorazioni meccaniche superficiali del terreno per il controllo della vegetazione spontanea (aratura, trinciatura e fresatura) entro e non oltre il 30 aprile. PER LE AZIENDE AGRICOLE 47 MILIONI La Regione Puglia ha predisposto tre misure in favore dei territori colpiti dalla Xylella, impegnando 47 milioni di euro: 5 milioni per l’abbattimento degli interessi sui mutui delle imprese agricole, 10 milioni sul ripristino del potenziale produttivo nella zona delimitata come infetta e 32 milioni per gli investimenti delle aziende olivicole (con il reimpianto degli ulivi al via non appena il comitato fitosanitario nazionale indicherà quali cultivar possono essere utilizzate).
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ommario
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editoriale
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XYLELLA Dopo Regione Puglia, tocca a Governo e Ue
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agroalimentare
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
13 pistacchio di stigliano Alla conquista dei mercati
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AGRICOLTURA
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Straordinario il decennio 1965-’75
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AGRINSIEME Consiglio Regionale trovi nuovi fondi per Psr COLDIRETTI Psr: più risorse per i giovani, meno per i Gal
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GAL No Coldiretti, si acceleri avvio nostra attività
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Erogazione fondi Ue al 91% nel 2017
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Produzione alimentare e distribuzione
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A Trieste soffia il vento della Puglia
mondo gal
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Le azioni per lo sviluppo del territorio
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gricoltura
Psr, coinvolgere l’intera assise pugliese
Agrinsieme: “Ulteriori risorse vengano trovate da Consiglio regionale”
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ll’incontro tenutosi a Bari dall’Assessore Regionale all’Agricoltura, questa la posizione assunta da Agrinsieme - a cui aderiscono CIA – Confagricoltura - Copagri - e Alleanza delle Cooperative: “Agrinsieme ritiene che il ruolo di chi rappresenta le imprese agricole deve essere quello di fare proposte, di rivendicare le istanze del mondo agricolo, non di cavalcarne gli umori e il disagio. Questo oggi sempre più spesso richiede di abbassare i toni per consentire di trovare soluzioni possibili. La demagogia non ci appartiene, siamo consapevoli che il PSR è lo strumento più importante di cui dispone la Regione Puglia per avviare politiche di sviluppo per il settore. Il PSR oggi ha un grave criticità nella sua attuazione, possiamo pensare di trovare delle soluzioni. Ma la
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politica deve saper svolgere il proprio ruolo: “fare scelte”. Se saprà motivarle noi faremo la nostra parte. Non vogliamo nasconderci dietro le imprese come chi vuole fomentare la piazza nascondendosi dietro “slogan” (Basta Burocrazia) che vogliono dire tutto e niente. Il PSR è il più importante strumento di Programmazione per il settore agricolo e per le politiche ambientali e paesaggistiche nelle aree rurali. La sua riprogrammazione, la revisione del quadro finanziario se non limitata a operazioni di lieve entità, è un atto di competenza del Consiglio Regionale che deve assumersi la responsabilità di una revisione finanziaria assumendosi la responsabilità di individuare modi strumenti e risorse. Agrinsieme propone che l’assessore attraverso la Giunta avanzi una proposta di priorità e che
prenda in considerazione la possibilità di reperire nuove risorse finanziarie, di utilizzare altre forme di finanziamento valutando la possibilità di intervenire con un overbooking, attraverso la costituzione di un fondo di rotazione, coperto da aiuti di Stato (fondi nazionali o regionali). Fondo che potrà essere compensato in funzione dello stato di attuazione del Programma in chiusura di programmazione. Per Agrinsieme la priorità è il mondo agricolo pugliese rappresentato dalle imprese agricole, singole ed associate, dalle sue strutture economiche, dalle cooperative, dalle OP, dalle aziende di trasformazione che investono nello sviluppo del settore dove i giovani rappresentano un’opportunità perchè tutte le risorse sono essenziali per il rilancio dell’intero comparto”.
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4MILA GIOVANI ESCLUSI DA PSR
COLDIRETTI: “RISORSE DA GAL E DA MISURE IMPRODUTTIVE”
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igliaia di giovani provenienti da tutta la Puglia si sono dati appuntamento con l’hashtag #bandiallosbando sotto il ‘palazzo del potere’, l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, con cartelli, striscioni, già pronti a partire con valigie e zaini alla mano, perché costretti a cambiare Nazione e mestiere. L’iniziativa è stata di Coldiretti Puglia, perché dopo 2 anni dalla pubblicazione del bando per l’insediamento dei giovani in agricoltura, sono solo 1000 le domande finanziabili, un tradimento delle aspettative dell’esercito di giovani che vogliono investire in un settore considerato fino a pochi anni fa vecchio e senza prospettive, come si legge su cartelli e striscioni ‘giù le mani dal nostro futuro’, ‘Giovani in campo per il futuro della Puglia’, ‘AAA bando PSR cercasi’, ‘Emiliano aiutaci tu blocca la politica politicante’, ‘Emiliano blocca la fuga di cervelli’. “Sono 4mila i giovani esclusi dal PSR per la mancanza di risorse e la gestione delle misure – spiega il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che aspettano risposte concrete. Vanno imme-
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diatamente recuperate risorse da misure improduttive e soprattutto dai GAL (Gruppi di Azione Locale). In caso contrario la Regione dovrà assumersi la responsabilità di spiegare ai giovani che intendono investire in agricoltura perché a loro sono stati destinati solo 100 milioni di euro. Viceversa sono stati destinati 158 milioni ai 23 GAL, ossia in una misura in cui circa il 20% dell’importo totale - oltre 30 milioni di euro - può essere rendicontato per spese generali. Si finanziano così apparati burocratici e collaboratori di varia provenienza, superando tutte le distinzioni fra politica ed amministrazione e sottraendo risorse ai giovani agricoltori”. A seguito dell’apertura del bando e alla presentazione di diversi ricorsi al TAR, la Regione ha deciso di approvare tutti i 23 GAL presentati, ricorda ancora Coldiretti Puglia. “La Puglia è la regione con un numero spropositato di GAL, come abbiamo sempre denunciato – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – ben 23, contro 12 della Lombardia, 14 del Piemonte, 7 della Toscana, 6 dell’Emilia Romagna, solo per cita-
re alcuni esempi. Ai 23 GAL è stato destinato il 9,8% delle risorse del PSR, una scelta che ha causato il taglio di risorse sulle misure di cui gli agricoltori sono direttamente beneficiari, come le misure per investimenti, pacchetto giovani e misure ambientali. Se la Regione destinasse una percentuale massima di risorse pari al 5% (percentuale minima imposta dall’UE), come richiesto da Coldiretti Puglia, sarebbero liberati circa 80 milioni di euro, da poter destinare alla Misura giovani. Ciò consentirebbe l’ingresso in agricoltura di circa 1.500 giovani in più, dando risposte a parte dei 4mila giovani ad oggi esclusi dal PSR”. L’Unione Europea ha imposto il 5% delle risorse dei PSR ai GAL e la Puglia ha fatto la scelta politica di andare oltre assegnando alla misura dei GAL più risorse della misura giovani. Oggi l’esclusione di 4mila giovani dai finanziamenti – conclude Coldiretti Puglia – impone di rivedere la scelta, per fare in modo che le risorse comunitarie del PSR Puglia siano spesi in maniera coerente e corretta a beneficio del territorio, dell’imprenditoria agricola pugliese e dell’innovazione in atto.
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PSR, dopo le dichiarazioni di Coldiretti
L’ira dei presidenti dei GAL
seguito dell’ultima riunione sul Psr Puglia tenutasi a Bari, presso l’Assessorato delle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia alla presenza dell’assessore Leonardo di Gioia, l’Autorità di Gestione, Gianluca Nardone, e il partenariato socio-economico del PSR Puglia 2014-2020, nel corso della quale, Coldiretti Puglia, per voce dei suoi rappresentanti regionali, ha fortemente chiesto il trasferimento di risorse dalla Misura 19, destinata ai GAL, alle misure a favore dei giovani agricoltori che al momento vedono un numero di domande di finanziamento superiori rispetto alle risorse stanziate, il Coordinamento dei GAL pugliesi in rappresentanza dei 23 Gruppi di Azione Locali presenti in Puglia, specifica quanto segue: • I Gruppi di Azione Locale pugliesi hanno già subito una decurtazione di oltre il 50% delle risorse rispetto alla programmazione precedente; • Le richieste dei GAL sulla Misura 19 erano eccedenti di oltre 120 milioni di euro rispetto alla dotazione finanziaria assegnata e ripartita agli stessi; • I criteri di selezione del bando Misura 19 hanno previsto un nuovo assetto societario dei GAL, riconoscendo alle Associazioni Datoriali Agricole un ruolo di primaria importanza e che tale obbligo di adeguamento ha comporta-
to per i GAL un notevole impegno economico aggiuntivo di cui si sono fatti carico i singoli Consigli di Amministrazione, tramite richieste di anticipazione di tali somme ad Istituti bancari; • Nelle fase di confronto e discussione del partenariato socio-economico, che ha stabilito la riduzione della dotazione finanziaria della Misura 19, erano presenti tutti i rappresentanti delle Associazioni Datoriali Agricole, tra cui Coldiretti, che hanno partecipato a tale decisione. • In questa fase, è utile ricordare che le risorse destinate ai GAL a favore dei territori rurali pugliesi favoriscono la crescita di servizi essenziali per garantire una migliore qualità della vita delle comunità locali. L’occasione è utile per specificare, inoltre, che nei Piani di Azione Locale sono presenti azioni destinate alle aziende agricole pugliesi di piccole dimensioni, prive dei requisiti per accedere al PSR Puglia. Tali azioni, emerse dall’ascolto degli attori del mondo agricolo, sono finalizzate all’incremento del reddito, all’innovazione delle aziende e alla valorizzazione delle produzioni autoctone dei singoli territori. Infine, è necessario ricordare con forza che, a margine di un’attenta procedura di selezione, sono stati valutati e ammessi a finanziamento n. 23 GAL, ognuno dei quali, nel maggio 2017, ha sottoscritto
apposita Convenzione con la Regione Puglia per le Misure 19.2 e 19.4 con l’ assegnazione delle relative risorse. Per le motivazioni riportate, il Coordinamento dei GAL pugliesi richiama ogni singola parte al senso di responsabilità e auspica una risoluzione delle problematiche nel rispetto delle parti e del lavoro di ciascuno, consapevoli che un taglio in questa direzione sarebbe devastante oltreché inefficace per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo regionale e comunitario. Si invita, infine, l’assessore di Gioia, peraltro già impegnato responsabilmente in una fase di mediazione tra le diverse posizioni, a voler imprimere una decisiva accelerazione per permettere ai GAL di avviare le attività previste nei PAL già fortemente compromesse dai ritardi finora accumulati per i motivi più diversi, responsabilizzando oltremodo la Struttura tecnica regionale.
Inviate dimissioni
COLDIRETTI PUGLIA: “MENO SOLDI AI GAL ATTO DOVUTO” “E’ necessario che la Regione Puglia si svegli – dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e che l’Assessorato all’Agricoltura regionale esca fuori dal ‘pantano PSR’, mettendo mani alle istruttorie delle domande sulla misura degli investimenti 4.1.a. Coldiretti in blocco ha rassegnato le dimissioni da tutti i GAL in cui era presente a vario titolo. Pensare ad una rimodulazione che passi nuovamente sulla testa dell’imprenditoria agricola è inaccettabile, perché il PSR è e deve rimanere uno strumento economico a disposizione delle aziende agrico-
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le”. “Coldiretti ha da sempre ritenuto che il numero dei GAL in Puglia fosse eccessivo – gli fa eco il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - linea condivisa dalla stessa Regione Puglia, tant’è che alcuni tra i 23 Gruppi di Azione Locale hanno dovuto fare ricorso al TAR per poter continuare ad esistere, nelle citate riunioni di partenariato Coldiretti Puglia ha chiesto che ai GAL fosse assegnato solo il 5% delle risorse totali del PSR, minimo imposto da Bruxelles. Invece, la somma è stata quasi raddoppiata. E’ utile ricordare che il partenariato ha solo
un ruolo di consultazione e non di decisione. Da rilevare che gli interventi dei GAL sono scarsamente rivolti al settore agricolo con risorse che nella maggior parte dei casi sono utilizzate dal Pubblico, come per esempio per piccoli interventi comunali. Su questi e su seminari, workshop e altre attività di promozione spesso inutili, le risorse ai giovani che vogliono lavorare in agricoltura, agli investimenti delle imprese agricole e alle attività da avviare nei territori colpiti dalla Xylella devono avere assoluta priorità e prevalenza”. www.foglie.tv
SI CONCLUDERÀ A GIUGNO
M5S: “L’EROGAZIONE DEI FONDI UE PER IL 2017 HA RAGGIUNTO IL 91%”
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l Movimento 5 Stelle ha incontrato il direttore di Agea Gabriele Papa Pagliardini per monitorare lo stato dei pagamenti in agricoltura. Resta il nodo dei fondi PSR, ancora al 10% in alcune Regioni. La domanda unica 2017 per l’erogazione dei fondi europei agli agricoltori ha raggiunto, a campagna non terminata, il 91% dei pagamenti che dovrebbero concludersi entro giugno. Il prossimo 15 maggio, senza nessuna deroga, va presentata la nuova domanda e i sistemi sono aperti fin da oggi. Lo rendono noto i deputati 5 Stelle della Commissione Agricoltura della Camera a margine dell’incontro con il direttore di Agea, Gabriele Papa Pagliardini. “La questione diventa più complicata se
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consideriamo il capitolo dei fondi sullo Sviluppo Rurale. Quest’anno, infatti, si dovrà raggiungere una domanda grafica del 100% anche per i Psr. I numeri non danno alibi: la quota di pagamento nazionale è sotto la media europea e ci sono Regioni particolarmente indietro come Campania, Puglia, Liguria dove la quota è sotto il 10%. In questo caso – sottolinea Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura a Montecitorio – bisogna constatare un concorso di colpa tra Agea e Regioni, perché se da un lato le procedure informatiche non sono del tutto completate (99% nel 2015 e 90% nel 2016), dall’altro vi è una produzione tale di misure che non ha uniformità. Il 20% delle anomalie sono dovute a Iban non più
attivi che dovrebbero essere aggiornati dall’agricoltore. Per quanto riguarda il capitolo assicurazioni la buona notizia è che non si rischia il disimpegno automatico, ma entro la fine dell’anno andranno pagati oltre 250 milioni di euro. Inoltre, chiediamo ad Agea di accelerare e magari guadagnare anche il premio di performance, mentre alle Regioni spetta il compito di monitorare le ‘misure investimento’ poiché, se non risultassero appetibili, nel 2019 si potrebbero avere criticità. Continueremo a monitorare la situazione – conclude L’Abbate (M5S) – aggiornando gli interessati, a lavorare per snellire le procedure e rendere omogenee le misure in modo da semplificare il sistema e garantire pagamenti più rapidi”.
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Zeolite Cubana Bioagrotech la migliore tra le polveri di roccia per l’agricoltura La zeolite è una roccia sedimentaria d’origine vulcanica che si è formata milioni d’anni fa dall’incontro della lava incandescente con l’acqua di mare. In natura ne esistono numerose varietà e si possono trovare in commercio anche zeoliti di sintesi: opportunamente micronizzate, queste sostanze vengono utilizzate in agricoltura e il mercato delle polveri di roccia è ormai molto sviluppato. Tuttavia non tutte le zeoliti hanno le stesse proprietà e non tutte possono essere utilizzate in agricoltura biologica. In base alla composizione mineralogica e a quella chimica cambiano completamente le caratteristiche delle rocce e con esse anche la loro efficacia in campo. Bioagrotech Srl, azienda della Repubblica di San Marino specializzata nello studio, nella realizzazione e nella commercializzazione di soluzioni sostenibili per l’agricoltura biologica, è stata la realtà che ha posto le basi del mercato delle polveri di roccia in Italia, introducendo nell’offerta la zeolite quando ancora pochi sapevano cosa fosse e quali vantaggi potesse portare alla filiera produttiva. La Zeolite Cubana di Bioagrotech è l’unica zeolite in commercio pura al 100%, costituita da clinoptilolite-heulandite al 67,5% e mordenite al 32,5%; è un prodotto completamente naturale ed ecologico che può essere applicato direttamente in polvere o in miscela il cui utilizzo è consentito nell’agricoltura biologica. Questo corroborante permette di fortificare le difese immunitarie naturali delle piante, regolare l’umidità residua, favorire la cicatrizzazione di eventuali ferite. Inoltre abbassa i residui di antiparassitari, aumenta l’efficacia dei fitosanitari e forma una vera e propria barriera protettiva contro i microrganismi dannosi. Zeolite Cubana è un prodotto unico e Bioagrotech studia da anni l’efficacia del suo utilizzo attraverso numerose prove in campo e la collaborazione con enti di ricerca e centri di saggio: tutti i risultati di queste sperimentazioni hanno comprovato il valore di questo corroborante naturale, dimostrato anche dai brevetti sviluppati e dalle certificazioni ottenute. Questo prodotto naturale dona realtà concreta alla mission di Bioagrotech: studiare e sviluppare soluzioni biologiche, ecocompatibili e dall’efficacia certificata dalla ricerca. Bioagrotech dal 15 al 18 aprile sarà presente a Vinitaly presso il salone Enolitech.
Bioagrotech www.bioagrotech.com Strada del Bargello, 111 - 47891 Dogana (RSM) - SM23402
“struttura della zeolite cubana”
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A Stigliano in provincia di Matera
Il pistacchio lucano alla conquista dei mercati
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n’ idea inedita per la Basilicata: quella di creare una piantagione di pistacchi finalizzata alla valorizzazione di un frutto che nell’immaginario collettivo è strettamente collegato a Bronte (CT), piccola cittadina ai piedi dell’Etna. A Stigliano , in un’area della collina materana, un tempo centro cerealicolo di primaria importanza, oggi si coltivano pistacchi grazie alle famiglie Colangelo e Ricciuti che commercializzano pistacchio a marchio Pistacchio di Stigliano nei 30 ettari già in produzione. La continua volontà di apportare migliorie e innovarsi, l’assenza di una tradizione locale ma anche nazionale e scientifica per questo tipo di coltura portarono i produttori a girare e visitare luoghi e aziende in tutto il mondo con l’obiettivo di conoscere tecniche di coltivazione dove questo tipo di coltura è ben radicata. Quindi non solo Bronte, unica area produttiva di pistacchio in Italia, ma Spagna e California: zone in forte fermento e all’avanguardia tecnologica per tecniche innovative di coltivazione, lavorazione e trasformazione di questo frutto a guscio. Le innovazioni future riguarderanno soprattutto le tecnica di raccolto e conservazione del prodotto. Con l’acquisto di macchine sgusciatrici il pistacchio – che precedentemente veniva lavorato a Bronte - viene sgusciato nel centro
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aziendale, stoccato e commercializzato in loco. In questi ultimi anni il pistacchio di Stigliano è diventato un prodotto riconoscibile e apprezzato soprattutto sul mercato nazionale, in particolare da Maestri gelatai, chef stellati, Maestri pasticceri. Adesso l’obiettivo è promuovere e far conoscere la qualità dei pistacchi di Stigliano al di fuori dei confini regionali / nazionali anche in considerazione delle capacità produttive: infatti, a differenza del pistacchio biennale di Bronte, a Stigliano il raccolto avviene ogni anno. Attualmente la maggior parte del pro-
dotto viene venduto In Italia e solo un 3-4% in Europa, tra la Germania e la Svezia. I volumi, negli anni, sono andati sempre crescendo e per accrescerli ulteriormente entreranno presto in produzione dei nuovi impianti. Il prezzo del pistacchio di Stigliano è leggermente più alto di quello iraniano, con quotazioni che variano dai 27-28 euro al Kg. Non è possibile fare un rapporto con il pistacchio di Bronte perché quest’ultimo subisce l’andamento del mercato in relazione alle quantità di raccolto che avviene ogni due anni, in un ciclo di annate di carica e di scarica.
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Convegni, seminari e talks alla 19° edizione di Cibus 2018
PRODUZIONE ALIMENTARE E DISTRIBUZIONE: IL FUTURO E’ INIZIATO
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arma è sempre più la Capitale del Cibo italiano con tutta la filiera della produzione agroalimentare e del retail che si è data appuntamento dal 7 al 10 maggio per la 19° edizione di Cibus, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare. La fiera servirà non solo a proporre i nuovi prodotti per il mercato, ma anche ad analizzare gli scenari futuri di produzione e distribuzione nel corso di convegni e talks. Il primo incontro sarà il World Food Research and Innovation Forum del 7 maggio, organizzato da ASTER, la società consortile tra la Regione Emilia-Romagna, le Università, gli Enti pubblici nazionali di ricerca CNR, ENEA, INFN e il sistema regionale delle Camere di Commercio. Giunto alla sua seconda edizione il Forum sarà dedicato al tema delle sfide tecnologiche ed il loro impatto sul sistema agro-alimentare (le BioTecnologie e le nuove frontiere della ricerca).
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di Rino PAVONE
Federalimentare organizza diversi eventi all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, tra cui: la tavola rotonda “Il circolo virtuoso del food: la valorizzazione delle risorse di filiera in filiera”, un viaggio virtuale nelle filiere produttive che, attraverso le testimonianze di imprese ad alto grado di innovazione e di soggetti scientifici impegnati nella ricerca al fianco delle aziende, dimostreranno il potenziale di circolarità della filiera agroalimentare e la necessità di favorire la piena valorizzazione delle risorse nei diversi ambiti, alimentari e non. Seguendo il filo dell’innovazione, una nuova edizione di Ecotrophelia, il concorso nazionale rivolto agli studenti delle facoltà universitarie e degli ITS afferenti al settore alimentare volto a favorire l’eco-innovazione nei prodotti agroalimentari; verranno premiati i primi tre prodotti alimentari sostenibili e innovativi. Verrà anche presentato Life-Food.Waste. StandUp un progetto che riguarda la
comunicazione e la sensibilizzazione delle imprese e dei consumatori in tema di prevenzione degli sprechi alimentari e gestione delle eccedenze lungo la filiera. Il seminario “Meno spreco alimentare, più solidarietà” costituirà un’interessante occasione per il partenariato composto da Federalimentare (capofila), Federdistribuzione, Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori per presentare gli straordinari risultati delle iniziative a due anni dal loro inizio. Infine, l’evento “Progetti europei smart - risultati sostenibili nell’agroalimentare”, sull’attività dell’Area Progetti Europei di Federalimentare in tema d’innovazione di processo e di prodotto con la partecipazione dei Coordinatori scientifici dei centri di ricerca europei coinvolti. “Il food italiano sui mercati esteri: l’esperienza di True Italian Taste” è il titolo del convegno promosso da Assocamerestero. Gian Domenico Auricchio, Presidente di Assocamerestero e Presidente di Fiere di Parma,
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ed altri relatori riferiranno sui risultati raggiunti dal progetto promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico per valorizzare e salvaguardare il valore del prodotto agroalimentare autentico italiano. L’istituto di ricerca IRI, quest’anno partner di Cibus, propone un convegno dal titolo “Le nuove frontiere del Food: cosa chiede il consumatore e dove si muove il mercato”, con una relazione del suo Direttore Generale, Angelo Massaro, e gli interventi di rappresentanti dell’industria di marca e della Grande distribuzione. Al mondo del retail sono dedicati diversi incontri. GdoWeek/MarkUp ha organizzato, in collaborazione con Cibus, il convegno “Cibo 2038, come compreremo, come prepareremo, come mangeremo”, che ha l’obiettivo di approfondire i modelli attuali e futuri del commercio e dei cambiamenti degli stili di consumo delle persone in ambito food. Questo evento ha avuto una sorta di anticipazione il 16 marzo a Milano, nella sede di Deloitte, con #Retail2038, dedicata agli scenari futuri della distribuzione. Come hanno confermato tutti i relatori - tra cui Francesco Avanzini (Conad), Mario Gasbarrino (Unes), Mariangela Marseglia (Amazon), Fabio Sordi (Selex) - l’attuale fase di discontinuità porterà a nuovi format multivariati senza separazione tra punto vendita fisico, vendite on line, ristorazione. Il tutto in un continuum esperienziale costruito attraverso relazioni personali e digitali, degustazioni e informazioni. Il Gruppo Food presenta tre incontri nella nuova area della fiera, Cibus Innovation Corner, dedicata ad una selezione di 100 tra i prodotti più innovativi esposti. I “Coffee break innovation”, brevi talks quotidia-
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ni, saranno dedicati a: I top trend dell’innovazione nel food&beverage (in collaborazione con IRI); Innovare nella marca privata della Grande distribuzione; Le nuove frontiere del packaging. “Come i modelli, i posizionamenti delle insegne e la soddisfazione dei clienti determinano i risultati finanziari della GDO italiana” è il seminario organizzato da Retail Watch: modelli e i posizionamenti delle insegne; Il grado di soddisfazione dei clienti; I risultati economico-finanziari delle aziende GDO. Il marketing In Store è il focus del seminario proposto da Università di Parma e IPSOS: nuove tecnologie di riconoscimento facciale del consumatore che entra nel punto vendita per promozioni personalizzate; scaffali lineari sperimentali con minore profondità di scelta ma inalterato spazio espositivo e ulteriori tematiche di attualità in ambito retail marketing. Al di là del retail, saranno toccate tutte le tematiche del comparto alimentare. Sul ruolo degli chef che diventano anche “figure di riferimento”
in grado di dettare le nuove abitudini di consumo a tavola si parlerà in “NEXT GENERATION CHEF Formazione e impresa: l’identità della Cucina Italiana nello scenario internazionale” organizzato da ALMA La Scuola Internazionale di Cucina Italiana; tra i relatori Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. Confconsumatori presenta l’evento “Nuovi cibi & nuovi consumatori, uno sguardo al futuro: come cambieranno le nostre tavole e le nostre abitudini, tra sostenibilità e salute”; parte del convegno sarà dedicato ai novel foods: alimenti a base di insetti, carne coltivata ed altro. Tecnoalimenti ha organizzato un seminario sulla “food defense”, cioè l’insieme delle azioni di prevenzione e di difesa contro le contaminazioni volontarie di un prodotto alimentare, e la normativa specifica richiesta a tutte le aziende che esportano negli Stati Uniti, a partire da luglio 2019. Numerosi anche le conferenze ed i seminari delle aziende espositrici. Il programma completo dei convegni ufficiali e degli espositori è consultabile su: http://www.cibus.it/convegni/.
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Già 95 aziende iscritte in Puglia
AGRIWELFARE: NASCE RETE AGRICOLTURA SOCIALE CAMPAGNA AMICA
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asce la rete di agricoltura sociale di Campagna Amica con già 95 aziende iscritte in Puglia con servizi che vanno dal reinserimento socio lavorativo di soggetti disagiati, disabili o problematici all’educazione ambientale, dalle attività terapeutiche ai servizi alle comunità locali, con un’attività oggi codificata grazia all’approvazione in Consiglio regionale della legge sull’agricoltura sociale. Al primo focus group operativo con le imprese agricole di Campagna Amica, le cooperative sociali di UeCoop e le associazioni che collaborano con Coldiretti, hanno partecipato il relatore della legge in Consiglio, il consigliere Domenico Damascelli e il dirigente dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, Luigi Trotta. “L’agriwelfare vede l’agricoltura protagonista di progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili – ha spiegato il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona, utili all’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa, inseriti in progetti di riabilitazione sociale mediante le risorse materiali e immateriali dell’agricoltura, attraverso le opportunità della multifunzionalità e il grande spirito innovativo e di inclusione sociale dimostrato anche dai giovani imprenditori agricoli. C’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) oppure chi si dedica a ortoterapia, ippoterapia e altre attività con disabili fisici e psichi-
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ci di diversa gravità, ma ci sono realtà che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) oppure che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.)”. Secondo la mappa dell’agricoltura sociale di Campagna Amica in Italia la metà delle aziende ha sede nel nord con Piemonte ed Emilia Romagna come regioni con più esperienze, il 16 % è collocato nelle regioni centrali con Lazio, Marche e Abruzzo come capofila e il restante 34% nelle regioni meridionali con la Puglia protagonista nel Mezzogiorno. “In Puglia già in prima battuta – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - sono già state censite 95 aziende agricole che operano nel sociale e svolgono un ruolo importante nell’ambito della multifunzionalità, accogliendo le fasce più deboli della società nelle aree rurali, una svolta epocale con la quale
si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona. Un’azienda su 3 si occupa di reinserimento socio lavorativo mentre il 15% di chi si occupa di percorsi riabilitativi o di sostegno a disabili o minori lo fa anche puntando sulla grande capacità di stimolo affettivo di animali come cani, cavalli e asinelli realizzando una vera e propria pet therapy sociale secondo il Rapporto sull’ Agricoltura Sociale del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali”. Ma esiste anche una fetta del 6% che struttura progetti sociali sulla produzione di miele con i “pastori delle api”. Per l’avvio delle attività 1 azienda su 4 ha utilizzato anche finanziamenti esterni che sono arrivati nel 30% dei casi da fondi pubblici europei oppure da enti e istituzioni locali e nazionali (ministero, regioni e comuni), ma esiste anche un canale di finanziamento è di origine privata che comprende i fondi raccolti tramite operazioni di crowdfunding e con le donazioni. L’agriwelfare italiano – evidenzia la Coldiretti – nasce quindi dall’innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale in attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e anche le vendite dirette che con il 60,2% sono anche il canale più utilizzato per l’offerta dei prodotti, seguito dai gruppi di acquisto (35,1%) e dai mercati contadini e rionali (32,2%), dalla ristorazione (22,3%) e da altri negozi del proprio territorio (19,9%), senza trascurare neppure le vendite on line (11,4%).
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La Puglia Olivicola immancabilmente presente
Olio Capitale XII edizione: Trieste piazza privilegiata per l’olio di qualità di Paola DILEO
Olio Capitale 2018 si conferma vetrina esclusiva per il lancio della nuova produzione olearia di qualità. Giunta alla XII edizione, la strategica fiera triestina, ha richiamato 222 produttori di olio extravergine d’oliva dall’intero territorio nazionale, oltre che da Croazia e Grecia. La quattro giorni olivicola - dal 3 al 6 marzo - svoltasi nei confortevoli ambienti della stazione marittima, ha fatto segnare un record di presenze, oltre 12.000 visitatori. Un risultato che premia il salone delle eccellenze olivicole italiane con il variegato patrimonio delle cultivar tipiche. Una tappa obbligata anche per i produttori pugliesi, reduci di una olivagione abbondante, risparmiata dagli attacchi di mosca per l’estate siccitosa. Al dott. Benedetto Miscioscia coordinatore Puglia e vice presidente Ass. Nazionale “Città dell’Olio” chiediamo:
Un bilancio sulla Puglia a Olio Capitale 2018 …
da sempre rappresentato un valore aggiunto per il territorio e viceversa.
Un bilancio positivo, sia per l’entità di aziende presenti, sia per i riscontri avuti in termini di visibilità, contatti commerciali e vendita diretta. Come nelle scorse edizioni le realtà produttive sono state integrate con il territorio e le sue peculiarità storico culturali, paesaggistiche, gastronomiche, giacché l’olio d’oliva ha
Per le aziende olivicole pugliesi Olio Capitale si conferma una tappa obbligata? Quest’anno vi hanno aderito più aziende. Naturalmente con esigenze differenti. Chi negli scorsi anni ha consolidato il trend produttivo ha ritenuto superfluo parteciparvi, diversamente da chi deve
ancora rafforzare il proprio marketing. Quante città dell’olio pugliesi erano presenti? Quante le aziende? Le città erano 11, mentre le aziende in totale 23, provenienti dalla provincie di Foggia, Barletta, Andria, Trani e Brindisi per Fasano. Mentre il Comune di Caprarica (Lecce) ha rinunciato , puntando per il 24 aprile prossimo come tappa regionale GirOlio d’Italia. Qual è il ruolo dell’Ass. Nazionale Città dell’Olio alla fiera olearia di Trieste? L’associazione è un partner attivo che s’interfeccia con l’ente fiera e assicura coordinamento, assistenza , contatti ai comuni soci e ai produttori. Anche quest’anno la Puglia ha usufruito di uno stand di 153 mq, finanziato per il 50% dalla regione e per il restante 50% dai comuni unitamente ai produttori. Come sarà ricordata la campagna olivicola 2017 dagli olivicoltori pugliesi? Un’annata buona sia per quantità che qualità. Sebbene la siccità ha compromesso le caratteristiche sensoriali di alcuni vergini, laddove non è stato garantito un supporto idrico.
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Con l’esperto monopolitano Paolo Leoci
“La Puglia è servita” : focus sull’enogastronomia tipica di qualità di Paola DILEO
Alla XII edizione di Olio Capitale la Puglia si è fatta notare con un percorso gastronomico degno della prestigiosa kermesse olearia. Al timone de “la Puglia è servita” il direttore “dell’Accademia dei Tipici: enogastronomia e oli evo di qualità” Paolo Leoci, anche coordinatore regionale del Club “Città dell’Olio”. olio accompagnato da pane di semola rimacinata e farina 1 di Torre Maggiore. Quanto i visitatori hanno apprezzato il brand Puglia?
“L’ Accademia dei Tipici: enogastronomia e oli evo di qualità” a Olio Capitale 2018 con “La Puglia è servita”, uno show cooking a tema. Obiettivi raggiunti? Abbiamo dato alla gastronomia pugliese un palcoscenico importante, su cui erano puntati i riflettori di giornalisti, aziende e buyers nazionali ed esteri, tra cui due nipponici in prima fila. Se questo può essere ritenuto un obbiettivo, credo sia stato perseguito, attraverso la presentazione di prodotti di eccellenza, con una storia da raccontare insieme a tecniche di produzione. Un pacchetto completo in cui si è mostrato le fasi di preparazione dei piatti ed i relativi abbinamenti con la Carta degli Oli Evo di eccellenza pugliese selezionati dall’Accademia. Quale Puglia è stata servita al salone fieristico di Trieste? Nel paniere degli illustri, la mandorla Filippo Cea di Toritto (Az. De Palma),i Taralli Pugliesi (Az. Masseria Anna Lisi di Monopoli con farina tipo1 e 0 di grano antico tenero Maiorca – Tipico del Sud Italia - , olio evo di Peranzana (Az. Scisci - Monopoli) e Vino Primitivo di Mandu-
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ria (Az. Monsignore di Pezze di Greco) in abbinamento alla marmellata di Carota di S. Vito di Polignano a Mare- Presidio Slow Food (Az. Scisci), frisellina da semola rimacinata grano duro Senatore Capppelli (Az. Anna Lisi) con olio blend di Peranzana e Pescioline, categoria medio fruttati profumati e carciofo brindisino sott’olio (Az. Scisci – Monopoli), la bruschetta di pane DOP d’Altamura con Pomodoro Regina alla ramasola – ecotipo d’eccellenza - (Az. Ortoegnathia, Miss Freschezza di Monopoli) con olio da Cima di Mola (Az. Intini Alberobello), caciocavallo da Innesto Siero di Noci(Az. masseria Scapizzo in terracotta al forno e sublimato con gocce di olio di Coratina (Az. Tre Colonne di Giovinazzo – fruttato intenso ad alto contenuto di polifenoli). Il piatto principe , “la tiella, riso, patate e cozze”, realizzato con patate cultivar “Elvira” di Polignano a Mare,frullato di ciliegiono fresco, bardato con solarino fresco ( Az. F.lli La Pietra di Monopoli) e olio evo Elitè da Coratina denocciolata (Oro di Rufolo Giovinazzo). Il tutto accompagnato da un calice di vino Particulare blend Primitivo e Negromaro (Az. Monsignore Pezze di Greco Fasano. Su palco era presente anche una delegazione del Consorzio “Olio di Peranzana”,
A giudicare dalle presenze allo spettacolo gastronomico, direi tanto; c’è stato il tutto esaurito già dal giorno prima con grande partecipazione di pubblico e richiesta di contatti. Quale appeal ha utilizzato l’olio pugliese? Quest’anno, rispetto al passato, la Puglia non ha espresso primi classificati al Concorso Oli. Si sono imposti la Croazia con la varietà Itrana e la Sardegna con la varietà Bosana. Sebbene tre aziende pugliesi sono giunte in semifinale ( Intini, Mimì anche con una menzione d’onore della giuria e Oro di Rufolo)con oli da Cima di Mola, Peranzana e Coratina. La nostra regione continua la sua corsa verso qualità ed eccellenza: non a caso le bottiglie di olio più vendute sono risultate quelle ad alto contenuto di polifenoli (mille mg/L) e denocciolato, a conferma che l’utenza è sempre più esigente, attenta e attratta dalla nutraceutica dell’olio evo.
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All’Oasi WWF di Monte Sant’Elia
Inaugurato il Centro visite del Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine” di Rino PAVONE
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’Oasi WWF di Monte Sant’Elia, in agro di Massafra, grazie all’azione di tutela e protezione del WWF è un santuario della biodiversità, un’area di circa cento ettari che comprende un bosco di leccio, macchia mediterranea, pascoli, seminativi e una masseria storica. L’Oasi WWF di Monte Sant’Elia rientra nel Parco Naturale Regionale “Terra delle “Gravine”, con i suoi 25.000 ettari la più estesa area protetta regionale, un autentico paradiso naturale, scelto per nidificare da una delle poche coppie italiane di capovaccaio, un piccolo avvoltoio che un tempo era numerosissimo, e da una delle dieci coppie di cicogna nera censite del nostro Paese. Adesso tutti quel-
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li che vorranno visitare l’Oasi WWF di Monte Sant’Elia, i cittadini e i turisti che vorranno visitare la zona percorrendone i sentieri, a piedi o in bici, nonché avere informazioni sulle belle naturalistiche dell’intero Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”, hanno a disposizione un Centro Visite (contatti trulliegravine@ wwf.it – cell. 3206067922). È stato realizzato in una antica masseria dell’Ottocento ubicata all’interno dell’Oasi, una infrastruttura che, dopo essere stata abbandonata per anni e anni, in circa nove mesi di lavori è stata restaurata per farla ritornare al suo antico splendore. La struttura sarà, oltre che Centro per accogliere i visitatori, anche location per workshop e convegni inerenti tematiche ambientali,
ed attività di divulgazione ed educazione ambientale. È una delle azioni del progetto “Uppark! Strategie di rete per il Parco Terra delle Gravine”, sostenuto da Fondazione con il Sud, con il cui finanziamento è stato possibile progettare le opere di ristrutturazione e di restauro conservativo della masseria e della stalla. Il Centro Visite del Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine” è stato inaugurato alla presenza Sebastiano Stano, Consigliere provinciale con Delega al Parco, Fabrizio Quarto, Sindaco di Massafra, Giovanni Piero Barulli, Sindaco di Mottola, Carmine Annicchiarico, WWF Oasi, Nicolò Carnimeo, delegato WWF Puglia, e Gianni Grassi, presidente WWF Trulli e Gravine.
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Il Vigneto Puglia nella più importante fiera enoica nordeuropea
La Puglia a ProWein 2018
ono stati Nero di Troia, Primitivo, Negroamaro - principali vitigni autoctoni a bacca rossa - i tre assi vincenti che la Puglia ha messo in campo, in occasione della 23esima edizione di ProWein, per consolidare la propria presenza in Germania che con i circa 14 milioni di ettolitri esportati nel 2017 (fonte WineNews.it da dati Ice) rappresenta il primo mercato per il vino italiano. L’evento fieristico, svoltosi a Düsseldorf dal 18 al 20 marzo scorsi, è la manifestazione di punta nello scenario enoico internazionale. Con oltre 6.500 espositori da 130 paesi e 58.500 visitatori (+5% rispetto al 2016) registrati nel 2017, la fiera attira tutti gli anni buyers, operatori del settore e stampa internazionale da tutto il mondo. ProWein si conferma un’occasione alla quale non mancare per la promozione dell’enologia di qualità di Puglia, per rafforzare la propria presenza nel mercato dell’est e del nord europeo cogliendo le opportunità anche provenienti da altri mercati esteri. “La Puglia delle eccellenze enologiche anche quest’anno è stata presente massicciamente al Prowein – commenta l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia -, una delle più importanti esposizioni internazionali dedicate al vino. Un’occasione per le cantine di consolidare la conoscenza delle nostre produzioni, le cui qualità e peculiarità sono indiscusse e oramai conosciute anche fuori confini nazionali. La stretta collaborazione dell’Assessorato regionale Agricoltu-
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ra con Unioncamere Puglia consente ai nostri produttori di presenziare ad eventi fieristici, come il Prowein, che sono chance strategiche per le imprese. Deteniamo un patrimonio vitivinicolo eccellente da un punto di vista qualitativo, ma abbiamo bisogno di crescere in termini di posizionamento sul mercato e conquistare nuovi sbocchi. E le fiere di settore sono vetrine essenziali in questo senso e luoghi di confronto e scambio con operatori e buyer provenienti da tutto il mondo. Il legame tra i vini pugliesi, il territorio, la storia e l’identità delle nostre comunità è fortissimo ed è una chiave del successo dei nostri prodotti”. Ognuno dei tre giorni della Fiera è stato dedicato alla Puglia con focus su Nero di Troia, Negroamaro e Primitivo: - giornata dedicata al Nero di Troia con le aziende Alberto Longo - Lucera (Fg); Cantine Le Grotte - Apricena (Fg); D’Alfonso del Sordo - San Severo (Fg); Conte Spa-
gnoletti Zeuli, Vignuolo - La Cantina di Andria, Rivera di Andria; Ognissole - Canosa di Puglia (Bt); La Cantina di Ruvo di Puglia - Ruvo di Puglia (Ba); Torrevento Corato (Ba). - giornata Negroamaro con Cantine Due Palme e Le Vigne di Sammarco di Cellino San Marco (Br); Apollonio - Monteroni di Lecce (Le); Bonsegna e Schola Sarmenti di Nardò (Le); Cantina Fiorentino - Galatina (Le); Castel di Salve - Depressa (Le); Garofano Vigneti e Cantine - Copertino (Le); Mottura - Tuglie (Le); Vecchia Torre - Leverano (Le). - giornata Primitivo con la degustazione delle etichette di Cardone - Locorotondo (Ba); Coppi - Turi (Ba); Pietraventosa Gioia del Colle (Ba); Terrecarsiche 1939 Castellana Grotte (Ba); Calitro - Martina Franca; Produttori Vini Manduria e Felline di Manduria (Ta); Gianfranco Fino Sava (Ta); Varvaglione 1921 - Leporano (Ta); Vetrère - Taranto.
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La Gazzetta del Mezzogiorno – Gigi De Santis
Tradizioni: notti d’agosto al lavoro per fare la salsa
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e il ragù (il misto di carne al sugo) è uno dei simboli-chiave della baresità, un momento importantissimo che era alla base di questa pietanza tipicamente domenicale era la «catena di montaggio» familiare che nelle notti di agosto lavorava per preparare «conserve» e salse di pomodoro da poter utilizzare tutto l’anno. Strumenti, procedure e motti popolari condivano un momento anche di gioia collettiva. In agosto due usi del popolino barese e pugliese sono la preparazione della «chenzèrve» (conserva di pomodoro) e della «salze iìnd’a le bottìglie» (salsa nelle bottiglie), anche se oggi molto affievoliti. La salsa rimane un elemento base della dieta mediterranea, prodotto genuino fatto in casa di antica tradizione conservato per affrontare la stagione invernale in diversi usi gastronomici e, soprattutto, nell’arte di condire il ragù. Oggi si comprano passata di pomodori, barattoli di polpa o di pomodori pelati negli ipermercati, con la certezza che il prodotto industriale è presente tutto l’anno e si può procurare una buona scorta a un prezzo ragionevole evitando la faticosa impresa. Ma nei tempi andati, le nostre nonne erano abili nella preparazione della «chenzèrve». La scelta dei pomodori: dovevano essere ben maturi, polposi, dal gusto dolce. La preparazione, molto elaborata, incominciava dalle prime luci dell’alba. In una grossa caldaia, detta in dialetto «belzenètte» (vocabolo esclusivamente barese), si dava la cottura giusta ai pomodori. Dopo venivano svuotati «iìnd’a nu galettòne» (nella tinozza) e inserendo «la chiànghe» (asse di legno duro scanalata trasversalmente), il frut-
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to era strofinato sull’asse fino al punto di consumarlo totalmente riducendo in mille pezzetti. Subito dopo lo strofinamento, si passava al setaccio, i pezzetti di pomodori venivano inseriti «iìnd’o farnàre» (vaglio) o in una «fassechesscìne» (federa) per separare ed eliminare il succo da «la semènze e da le scagghie» (dai semi e dalle scaglie). Il succo fatto colare «iìnd’a nu quandre» (catino di media e grossa grandezza di terra cotta verniciato internamente), condito col sale, si versava in piatti larghi o in piccole tielle di creta, sistemati sui parapetti «du u-àscre» (del terrazzo) o sul balcone sopra una tavola lunga appoggiata sulla ringhiera o a terra «a seccà o sole» (ad essiccare al sole). Calcolando con minuziosa attenzione, durante la giornata, «la patròne» (la padrona di casa, la massaia) doveva salire più volte sul terrazzo o uscire sul balcone avendo l’accortezza di rimestare la salsa «che la checchiàre de tàuue» (con il cucchiaio di legno) fin quando la maggior parte dell’acqua evaporava e il sugo diventava più consistente notando un colore rosso-scuro. Se non si avevano la
cautela e la delicatezza nel rimestare, per evitare vampate di calore di sole, c’era il pericolo che l’estratto di pomodoro risultava amaro dal sapore insipido. La massaia, calcolato il tempo sufficiente nell’identificare la giusta maturazione, a essiccazione conclusa, dopo 6-7 giorni (la sera, piatti e tielle erano portati in casa e, soprattutto, quando il cielo era nuvoloso), «la chenzèrve» veniva posta «iìnd’a le capasìdde» (vasi di terra cotta) con l’aggiunta di un po’ di sale, «fogghie de llore» (foglie di alloro) o «vasenecòle» (basilico), un sottile strato di olio d’oliva e si chiudevano, a forma di coperchio, con carta oliata e filo. I vasetti si conservavano «iìnd’o stipe» (nello stipo), o in un luogo come deposito per essere consumati nel periodo invernale. L’aggiunta di una «nosce de chenzèrve» (un cucchiaio di conserva), conferiva al ragù un gradevole sapore e un odore inconfondibile e penetrante. Detto popolare: «Na nosce de chenzèrve iìnd’o ragù, sìinde u-addòre de le brasciòle angòre de cchiù» (Un cucchiaio di conserva nel ragù, senti l’odore delle “brasciole” che hanno un profumo in più).
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Straordinario il decennio 1965-’75
La Selva di Fasano, gioiello di Puglia
a Selva di Fasano (a circa 8 km dal Comune di appartenenza) rimane uno dei “gioielli” più apprezzati dai pugliesi e dai turisti di ogni razza e stagione anche se sono lontani i tempi d’oro del decennio 1965-75 quando la Selva era frequentata dai grandi nomi della musica e dello spettacolo (ad esempio il famoso sassofonista Fausto Papetti suonò con la sua orchestra presso la Casina Municipale per l’intero decennio durante le intere stagioni estive, un vero e proprio dj resident come diremmo oggi). La quota naturale della Selva di Fasano è di circa 420 metri di altezza sul livello del mare, altitudine massima della provincia di Brindisi. La località si trova sulle pre Murgia, una zona di alta collina che prelude all’altopiano pugliese: il nome di Selva deriva proprio dall’aspetto ancora naturale di questi luoghi. Dalla sua altitudine la Selva si affaccia sul territorio dei trulli, le tipiche abitazioni pugliesi, ma anche l’abitato della frazione presenta numerose di queste costruzioni, unite a eleganti ville. Dall’alto delle sue colline, ricoperte da flora naturale, costituita, nella parte boschiva, da querce, lecci, pini, castagni, cipressi, nonchè da da abeti, ulivi, alberi di fico, di carrubo, e di noce, salvaguardata da un clima temperato, e da un’aria particolarmente salubre , tutt’oggi la Selva è considerato luogo ideale per relax e distensione. La Selva ospita anche lo Zoo Safari Fasanolandia uno dei più grandi zoo in Europa,
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che offre la particolarità di osservare gli animali fuori dalle gabbie e dalla propria automobile. Mitica un tempo era la Casina Municipale, sede di mostre, eventi culturali e incontri per la consegna di premi letterari, soprattutto durante l’estate; ora purtroppo non ha più lo stesso fascino di una volta. Come di diceva presso la Casina Municipale di Selva di Fasano, nei mitici anni ‘60 e ‘70 , si sono esibiti grandi nomi della musica leggera e dello spettacolo come Mina, Johnny Dorelli, Lucio Battisti (all’epoca, chitarrista del gruppo gli Svitati del pianista Leo di Sanfelice), Peppino Di Capri, Ornella Vanoni, Massimo Ranieri, Caterina Caselli, Nada, Peppino Gagliardi, Iva Zanicchi, Orietta Berti, Achille Togliani, Rosanna Fratello, Albano, Mia Martini, Drupi, Patti Pravo, Franco Califano, I Ricchi e Poveri, John Foster (Paolo Occhipinti), Antoine, Lara Saint Paul, Fred Bongusto, Teddy Reno, Gina Lollobrigida, le gemelle Kessler, Aba Cercato, Alighiero Noschese,
Renzo Arbore,Santo & Johnny, I Cugini di Campagna, ecc.,) e dal 1965 al ‘75 per tutta la durata delle stagioni estive, ha suonato, con la sua orchestra e il suo cantante Jimmy Roty, il sassofonista Fausto Papetti: anni di massima visibilità nazionale molto rimpianti da chi ha una certa età.. Anche l’attività sportiva era in auge in particolare con la cronoscalata automobilistica in salita Fasano – Selva, un rally che assunse contorni importanti ancora oggi parzialmente conservati ed un torneo di tennis presso i tre campi comunali, di cui uno coperto, ubicati alle spalle della Casina municipale che invece ha perso decisamente la valenza “nazionale” che aveva raggiunto in passato. Siamo nel 2018 e speriamo che la Selva di Fasano abbia un futuro importante sognando il mitico decennio. Alberto Nardi (romano di nascita, dal 1967 cittadino della Selva di Fasano)
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Presentato il Piano di Azione Locale che interesserà 11 comuni tra Taranto e Brindisi
SVILUPPO DEL TERRITORIO: L’AZIONE DEL GAL TERRE DEL PRIMITIVO
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al 2003 ad oggi, per il GAL Terre del Primitivo, un impegno concreto come agenzia di sviluppo per la crescita del territorio e, con la nuova programmazione, tanti progetti in cantiere (soprattutto in chiave turistica) possibili grazie ad una dotazione finanziaria di 6.620.000 euro. Tutti i dettagli sono stati illustrati nel corso dell’incontro pubblico “Il Museo diffuso delle Terre del Primitivo: un territorio da condividere” ospitato a Manduria, alla presenza tra gli altri dell’assessore regionale all’Agricoltura Leonardo Di Gioia e del Responsabile di Raccordo della misura 19 Cosimo Roberto Sallustio. Al centro il nuovo Piano di Azione Locale, che ruota attorno al “Museo diffuso delle Terre del Primitivo”, inteso come un sistema locale di punti di interesse, centri visita e di esperienza, laboratori (artigianali, artistici, del gusto), aziende agricole. Un territorio variegato, connesso attraverso percorsi materiali (come sentieri e itinerari dei prodotti tipici) e immateriali (tour virtuali, portale dedicato, ecc). Indiscusso protagonista è il vino Primitivo di Manduria DOC., declinato in tutti i suoi aspetti: dall’enologia all’enogastronomia, dalla vita rurale alle tradizioni. “Il Piano- ha spiegato il presidente del GAL Terre del Primitivo Dario Daggiano- punta su due azioni: restauro, riqualificazione e sensibilizzazione del patrimonio e del paesaggio delle Terre del Primitivo e creazione di un sistema turistico integrato e sostenibile, strettamente legate tra loro”. Della pri-
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di Rino PAVONE
ma fanno parte il laboratorio permanente sull’identità locale e sviluppo delle azioni di sensibilizzazione e il restauro e riqualificazione del patrimonio culturale e naturale con il recupero di immobili pubblici. La seconda azione punta a rendere il territorio appetibile dal punto di vista turistico, attraverso l’accessibilità dei punti di interesse, la creazione di nuove imprese innovative nei servizi e interventi di commercializzazione dei prodotti tipici. Senza dimenticare interventi per la diversificazione delle aziende agricole e quelli a favore dei ristoratori locali intesi come promotori della cucina tradizionale, che saranno destinatari di attività informative e di formazione. Ma non finisce qui.“Il GAL- spiega il direttore Rita Mazzolani- sempre più agenzia di sviluppo del territorio, nell’ultimo anno ha lavorato per intercettare nuovi finanziamenti, complementari rispetto al PAL, da mettere al servizio della comunità”. Nello specifico: il progetto “Primitivo Wine Network Experience” (finanziato con Misura 16.3.2 del PSR
Puglia 20014/2020) che tende alla creazione di una rete di imprese (18 totali, con capofila il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria). Una piattaforma innovativa sarà a disposizione degli operatori del settore turistico e sono previsti anche masterclass, social tours ed educational. Il progetto “PrimitivoLAB - Laboratorio sull’identità territoriale “Terre del Primitivo”, che ha partecipato all’Avviso Pubblico sulle attività culturali, per la condivisione degli elementi identitari attraverso eventi nei luoghi della memoria: vendemmia in masseria, mattina al mercato, festa in paese. Infine, è stato presentato- ed è in corso di valutazione- il progetto “Il fico: dal passato un’opportunità per il futuro” (nell’ambito della Sottomisura 1.2 “Sostegno ad attività dimostrative e azioni informative del PSR Puglia 2014/2020), finalizzato alla diffusione tra gli imprenditori agricoli e in particolare giovani, delle opportunità offerte dalla reintroduzione della coltura del fico e dalla produzione di fichi secchi e altri prodotti.
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Vini frizzanti, + 240% negli ultimi anni
rescono e piacciono, soprattutto nei mercati esteri, i vini frizzanti d’Italia, trainati dal re Lambrusco. Con l’Emilia Romagna regione leader per la produzione seguita da Veneto, Piemonte e Lombardia. ‘’Parliamo di produzioni di serie A, soprattutto agli occhi degli enoappassionati nei quattro angoli del pianeta. E di vini versatili. Sia bianchi che rossi sono sempre freschi, giovani, profumati, fruttati, poco alcolici, briosi’’ commenta il presidente dell’Osservatorio economico Ovse-Ceves Giampietro Comolli nello stimare nel 2017 una produzione pari a 410 milioni di bottiglie, di cui 220 milioni all’export, per un fatturato totale alla produzione di 790 milioni di euro. ‘’Rappresentano - precisa Ovse-Ceves - l’8% del valore e il 14% dei volumi esportati. Cresce peraltro il valore medio alla dogana a 3,09 euro alla bottiglia. E sono vendite perlopiù legate a produzioni di qualità certificata: l’86% del valore esportato è dato da Dop e Igp. La Germania è il primo importatore, seguita da Usa e Russia’’. Differiscono dagli spumanti solo per una pressione atmosferica più bassa, massimo 2,5 atmosfere. Questi vini hanno origine dai vitigni autoctoni italiani e sono perciò portabandiera della biodiversità varietale del Vigneto Italia. L’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte e la Lombardia, precisa ancora Comolli,‘’sono le regioni più antiche nella produzione, più produttive e anche quelle dove si consumano di più. Era il vino fatto in casa sia dai viticoltori che dai consumatori che imbottigliavano a
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Crescono rosati e bianchi
inizio primavera il vino acquistato in damigiane. Sono vini di cultura territoriale. Così il Lambrusco in tutte le versioni e la Glera (oggi, una volta il Prosecco), Garganega e
Verduzzo, Moscatello e Malvasia, Gutturnio e Fortana, Brachetto e Sangiovese, Trebbiano e Ortrugo, Bonarda e Cortese tanto per citare i più antichi. Ma oggi anche il Riesling, Montepulciano, Controguerra, Erice, Salento, Vermentino in nuove aree produttive’’. Molto in crescita i rosati con la Puglia in pole position (fatta registrare una crescita dei consumi superiore al 13%) e avanti tutta anche per i bianchi: i frizzanti bianchi secchi aromatici sono ideali, i più usati, dai barman per gli Spritz e altri aperitivi. E il ritorno in auge è legato anche al successo crescente del bere miscelato. Una bottiglia di vino frizzante italiano di ottima qualità oggi è sullo scaffale del supermarket, che rappresenta il primo canale di vendita per questa tipologia di vini, a prezzi variabili da 4 a 25 euro, segno di un rapporto identità/valore differenziato in base a denominazione, tipologia, uvaggio , caratteristiche.
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