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NOTIZIE DAI RIFUGI

Gazzettino | 3 Agosto 2020

p. 3, edizione Belluno

Nubifragio da paura: “Mai visto siamo bloccati qui nel rifugio”

ROCCA PIETORE Rifugio Onorio Falier all'Ombretta quota 2.074 metri, sotto la stupenda parete sud della Regina Marmolada. Si odono i primi tuoni e si vedono in lontananza i primi lampi, poi tutto ad un tratto si scatena l'inferno. Dal cielo scende una grande quantità d'acqua che trasforma in un momento i piccoli canalini che arrivano dalla parete sud in veri e propri torrenti d'acqua, fango, sassi. In poco tempo sia il sentiero alto che quello basso che da Malga Ombretta portano al Falier sono ostruiti e il rifugio diventa irraggiungibile. «Purtroppo siamo isolati qui», spiega Dante Del Bon, che con la moglie Franca Busin gestisce ormai da molti anni questo importante e rinomato rifugio dolomitico. «Non ho mai visto una cosa del genere - prosegue - in tanti anni che sono qui». La sua auto è finita sepolta sotto una massa di detriti, e i 200 clienti che attendeva per ieri ovviamente non si sono presentati. LA PAURA «Non è stato un nubifragio qualsiasi - raccontava ieri il rifugista - quello della notte, l'intensità della pioggia caduta era veramente indescrivibile ma quello che più ha preoccupato è stato il prolungamento di questa pioggia intermittente. Dalle 21 di sabato sera, quando ha iniziato a piovere, ha continuato senza cessare fino alle due di notte, portando giù di tutto, tanto che la val Ombretta al mattino si presentava colma di colate di detriti che hanno anche ostruito il passaggio dei due sentieri: quello basso e quello alto che da Malga Ombretta risalgono la valle per arrivare al Rifugio. Fortunatamente l'altra sera oltre a noi non c'era nessuno al rifugio che pernottava perché attualmente siamo isolati». «Mi ha contattato il sindaco Andrea De Bernardin - prosegue Del Bon - che mi ha sottolineato la sua vicinanza e mettendosi a completa disposizione per ogni cosa che ci dovesse servire. Anche il geometra Antonio Palma dei Servizi forestali regionali mi ha assicurato che ci sarà subito un pronto intervento per almeno cercare di liberare i sentieri e renderli fruibili». Nel dramma, la fortuna ha voluto che già nei pressi della Malga Ombretta ci fossero due scavatori di una ditta privata che stavano ultimando un intervento per conto dei Servizi forestali regionali, che proprio oggi avrebbero dovuto lasciare la val Ombretta. «Sì - spiega il gestore del Rifugio- la fortuna è che ci sono già queste due macchine operatrici sul posto e quindi la speranza è che possano essere impiegate ad aprire il passaggio nei due sentieri ricoperti di detriti». IL DANNO Nella giornata di ieri erano attese al Rifugio Falier quasi 200 persone, cento di queste avevano prenotato. Ieri al Falier non è arrivato nessuno e Dante Del Bon ci ha rimesso anche una vettura, lasciata a fondo valle, e sepolta dai detriti. Da segnalare comunque che la mulattiera che sale in val Ombretta è percorribile e non ha riportato danni ingenti e se tutto va bene, una volta aperti due varchi nei sentieri dove sono stati ostruiti dal materiale di trasporto, il Rifugio O Falier sarà ancora nuovamente raggiungibile. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Corriere del Veneto | 14 Agosto 2020

p. 29, edizione Treviso -Belluno

Turisti nervosi, scarso rispetto delle regole. E l’abbigliamento non è certo montano L’estate cafona e i selfie «alla moda» al lago Sorapiss

Katia Tafner Belluno Nell’epoca del distanziamento sociale e delle mascherine multicolor, sono in molti quelli che hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in montagna. Ma lungo i percorsi più gettonati, ci si trova spesso parte di una vera e propria processione, senza quindi mantenere le misure che il periodo richiede. Caso eclatante quello del famoso lago Sorapiss, meta ambitissima per la bellezza rara del colore delle sue acque e quindi, negli ultimi anni, sfondo perfetto per selfie mozzafiato da parte di molti turisti. Di fatto già lo scorso anno le Regole d’Ampezzo avevano dovuto intervenire apponendo dei cartelli per tutelarlo, in quanto il lago si era trasformato in una piccola spiaggia d’alta quota, con bagnanti addirittura muniti di gonfiabili, che vi sguazzavano dentro, compromettendo le caratteristiche di quel limo glaciale chegli conferisce quel colore color latte e menta. Metti poi una giornata di sole ad agosto e lo scenario si trasforma in quanto di più lontano dovrebbe poter trasmettere un posto incantato come quello. I gestori del vicino rifugio Vandelli si sono adoperati per cercare di soddisfare i loro avventori nel miglior modo possibile e nel rispetto delle regole, ma la fatica è evidente. La zona limitrofa è stata delimitata da corde e per consumare bisogna munirsi di un tagliandino numerato anche solo per un caffè. Di fronte la gente siammassa e spesso si innervosisce per l’attesa. Per chi lascia l’auto a Passo Tre Croci il dislivello è di 120 metri con tre tratti attrezzati con cordino metallico. Una gita che richiede attenzione anche per quanto riguarda l’abbigliamento da utilizzare, ma che in

realtà, lungo il percorso, fa incontrare persone di ogni età, in ciabatte da spiaggia, ragazze con scarpe da ginnastica e borsa alla moda portata a tracolla, che implorano il compagno di portargliela, pur di raggiungere la cima per quel famoso immancabile selfie.

Trentino| 15 Agosto 2020

p. 6

Ecco i nuovi turisti delle Dolomiti

andrea selva Mappe non ne hanno (usano il navigatore come se fossero in città: la prima a destra, poi sempre dritto) eper chiedere quanto manca alla vetta o al rifugio (che sul navigatore non c'è) si esprimono in chilometri, ignari del fatto che in montagna la distanza si misura in minuti. La loro speranza (segreta) è di tornare al più presto sulle spiagge, dove non è necessario camminare, e sono perfetti, quindi, nel gesto di stendere una coperta sul prato, meglio se in riva a un laghetto alpino, per organizzarsi come se fossero sotto l'ombrellone: radio accesa e -se il luogo non è troppo distante dal parcheggio --frigo bar. Curiosamente si tengono a distanza dalle mucche, animali che temono ma in realtà conoscono molto vagamente, al punto da spiegare ai loro figli che quelle bianche e nere fanno il latte mentre quelle marroni vengono allevate per la carne. L'altra grande paura (ahimé giustificata) è quella dei temporali, assieme a quella delle strade di montagna dove parcheggiano l'auto con un sasso sotto la ruota (come probabilmente hanno visto fare da bambini) anche quando l'area di sosta è in piano. Li riconosci dall'odore perché le loro auto sono quelle che puzzano di bruciato sia in discesa (i freni!) che in salita (la frizione!). Nei punti panoramici declamano a caso i nomi delle vette (sbagliando di gran lunga) e si emozionano moltissimo (scattando selfie a più non posso) quando gli confermi che quella laggiù in fondo ricoperta di bianco da un lato, è proprio lei: "Guarda amò, la Marmolada!".A gente così, tanti anni fa, in alcune valli dolomitiche dove non era ancora chiara l'importanza del turismo, bucavano le ruote della macchina, soprattutto quando i nuovi arrivati decidevano di avventurarsi nei boschi alla ricerca di funghi. Per me invece sono simpatici, se non altro per l'impegno e la passione che ci mettono. Mi ricordano un montanaro che al mare si scottava la schiena il primo giorno e gli restavano le bolle per tutto il resto della vacanza. Uno che gli veniva l'eritema anche se teneva addosso la maglietta e che in una settimana sola riuscì a riempirsi i piedi di spine di riccio sugli scogli e a forarsi due timpani per spingersi più in profondità alla ricerca di qualche pesce. Uno che sul pontile dissertava di barche e navigazione con la stessa competenza dei marinari nel settore "malghe & mucche". Uno che ostentava sicurezza: cosa vuoi che sia qualche medusa? Uno che a mezzogiorno doveva fuggire dalle spiagge (ustionandosi le piante dei piedi) per ripresentarsi verso sera, senza comprendere come facessero loro, la gente del posto, a resistere sotto al sole. Con un curriculum così non mi posso permettere di prendere in giro nessuno, nemmeno quelli che oggi salivano sul sentiero piantando una di quelle piccozze di legno che avevamo (anche noi montanari) da bambini e che probabilmente vendono ancora in qualche negozio di souvenir in cima ai passi.

Corriere delle Alpi | 17 Agosto 2020

p. 18

Allarme dal Vandelli: «Al lago del Sorapis movida intollerabile. Mandate l'esercito»

Francesco Dal Mas AURONZO Assalto ferragostano alle Dolomiti. Dal Passo Pordoi alla Val Visdende, passando per i rifugi ein particolare per il lago Sorapis. Emilio Pais, gestore del Vandelli, lancia però un vero e proprio grido d'allarme. «Non ce lafacciamo più a controllare la "movida", che sembra essersi trasferita dalle spiagge di Jesolo alla spiaggia del Sorapis. Facciamo appello alle autorità perché inviino l'esercito per controllare 24 ore al giorno quello che accade». di giorno e di notteMigliaia di ragazzi, giovani ed escursionisti adulti salgono e scendono in continuazione, di giorno e di notte il sentiero che dal Passo Tre Croci porta all'acqua turchina su cui si affaccia il lago. I Forestali, i carabinieri, la polizia e le guardie del parco salgono ad ispezionare tutti i giorni, ma quando se ne vanno succede il "finimondo". «I più maleducati e i più cafoni -insiste il gestore del Vandelli, spazientito -non sono i ragazzini ma i trentenni. Abbandonano tende, scarponi, indumenti, rifiuti di ogni tipo. Arrivano nel tardo pomeriggio, magariquando c'è il temporale, si rifugiano sotto tendine da spiaggia, che la pioggia trapassa alla grande, e vengono a chiedere riparo in rifugio, svegliandoci magari in piena notte. La maleducazione regna sovrana. Qui in rifugio si rispettano severamente tutte le precauzioni dettate dalle normative anti-Covid ma loro se ne fanno un baffo, non hanno nessun rispetto per gli altri». Un terzo in piu'Le lunghe "processioni" senza mascherina di questi giorni, immortalate dalle foto che circolano sui social, risultano provocate da persone che non hanno nessuna esperienza di montagna, non sannodove mettere i piedi, calzano le infradito -ricorda il gestore del Vandelli -, non portano uno zaino e quindi non hanno neppure una bottiglia d'acqua. L'afflusso di escursionisti, quest'estate, è di gran lunga maggiore -forse un terzo in più -rispetto agli anni scorsi. In questi giorni, d'altra parte, all'uscita autostradale di Pian di Vedoia c'è sempre stata la coda, sia al mattino che al pomeriggio, e centinaia di migliaia di vacanzieri si sono riversati anche negli angoli più remoti della montagna bellunese. Solo ieri mattina, l'altopiano del Cansiglio, il bosco più vicino alla pianura, ospitava non meno di 10 mila presenze. «Tutto esaurito, in questi giorni, al lago di Misurina, ad Auronzo e, ovviamente, alle Tre Cime di Lavaredo -conferma il sindaco di Auronzo

Tatiana Pais Becher -, con prevedibili code alla stazione d'ingresso della strada che sale al Rifugio Auronzo». Rifugio -informa Max Casagrande, del Cai di Auronzo -che è in ristrutturazione e ha aperto soltanto il ristorante, comunque sempre strapieno. Soprattutto al mattino, ma fino al primo pomeriggio, l'anello delle Tre Cime, e in particolare il tratto che sale fino alla forcella, è una colonna interminabile di passeggiatori. E in valle?in comelico«Qui in Comelico -riferisce Davide Zandonella Necca, referente Confcommercio -, da metà luglio stiamo recuperando in misura sempre più esponenziale, oltre le previsioni. Ha fatto centro la promozione della Dmo ed in questi giorni gli alberghi arrivano al 90% di copertura, se non oltre. Con difficoltà si trovano appartamenti liberi ma il fenomeno più interessante sono le prenotazioni in arrivo per le prime settimane di settembre. Ovviamente la maggioranza dei turisti sono italiani ma non mancano gli stranieri». agordinoDall'altra parte della montagna bellunese, gli alberghi del Passo Pordoi hanno il tutto esaurito, come informa Osvaldo Finazzer. Giù in valle, ad Arabba, «possiamo dire di essere almomento soddisfatti», conferma Leandro Grones, albergatore e sindaco di Livinallongo. «Speriamo nel traino, anche se vediamo riempirsi i nostri sentieri di giorno mentre di notte si ferma solo una percentuale ancora ridotta di villeggianti».Sulla strada del Falzarego opera con la sua "La Baita" il presidente di Federalberghi, Walter De Cassan. «Le due settimane di Ferragosto hanno registrato una copertura tra il 90 ed il 100% per gran parte dei nostri alberghi ma il bilancio dell'intero mese si giocherà tra il 60 ed il 70%. Con queste cifre è ovvio che non salveremo la stagione, perché giugno è andato male e il recupero in luglio è stato minimo». Stentano ad arrivare le prenotazioni per settembre e si guarda preoccupati alla stagione invernale. «Vedremo a fine mese e all'inizio di settembre come si muoveranno i tour operator», conclude, «se prenoteranno o meno. Ma io, che per natura sono un ottimista, in questi giorni ho l'umore opposto» . --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Agosto 2020

p. 19

«Ho fatto rispettare le norme e ho avuto cattive recensioni»

BELLUNO La "strana" estate dei rifugi bellunesi fa registrare un nuovo episodio ai limiti del paradosso. Protagonista Mario Fiorentini, titolare dello storico rifugio Città di Fiume, ai piedi del Pelmo, nonché presidente dell'associazione Agrav che raccoglie i rifugisti veneti. Fiorentini ha ricevuto una serie di contestazioni, alcune delle quali recensite su Tripadvisor, per il solo motivo di essersi attenuto scrupolosamente alle norme legate al Covid 19. «È inverosimile quanto accaduto» racconta il diretto interessato, «mi sono ritrovato alcune recensioni negative su Tripadvisor per il solo fatto di non aver permesso al fruitore di turno di muoversi liberamente all'interno del mio rifugio. Non certo per simpatia o antipatia, ma solo perché, se ci sono delle regole da seguire in merito a distanziamento e sicurezza sanitaria, sono il primo a pretendere che queste vengano rispettate». Per la serie: il danno oltre alla beffa. Perché Tripadvisor rappresenta oggi, per un viaggiatore, un punto di riferimento in grado di indirizzare la scelta su una determinata struttura ricettiva, qualunque essa sia, dall'albergo al bed and breakfast fino a bar e ristoranti. Una recensione negativa significa, tradotto in soldoni, cattiva pubblicità.Cosa che, di questi tempi, per un rifugista già alle prese con una serie insistente di difficoltà, rappresenta un ulteriore problema da gestire. «C'è il caso, a mio parere emblematico, di un ragazzino di 12 anni che ha inscenato una polemica sui social contro il sottoscritto perché non gli ho servito una bottiglietta d'acqua» racconta ancora Fiorentini, «per fortuna ho avuto la possibilità di rispondere alla sua disamina spiegando i motivi di quanto realmente accaduto. Se c'è una regola, ed in questo specifico caso è quella di non servire al banco ma solo ed esclusivamente al tavolo, io l'ho semplicemente fatta rispettare». L'amarezza di Mario Fiorentini, che di gestione di rifugi ne sa qualcosa per via della lunga esperienza maturata sul campo, si avverte in maniera evidente. «I gestori di un rifugio, insieme ai loro collaboratori, si stanno adoperando con sacrificio ed attenzione per garantire la consueta ospitalità a tutti coloro che, in questa particolare estate, frequentano la montagna. Per noi però risulta molto difficile trasformare il luogo di accoglienza e condivisione per eccellenza come è sempre stato il rifugio in qualcosa di completamente diverso come del resto è un rifugio, così come tutte le altre strutture ricettive, di questi tempi». «Evidentemente non tutti si stanno attenendo alle regole» sottolinea il presidente di Agrav, «per questo motivo quando qualcuno si trova la strada sbarrata dà in escandescenza. Tra tante persone educate e rispettose non mancano episodi in cui chi si ritrova a fare i conti con le limitazioni imposte dalle regole del momento, contesta minacciando di andare via proferendo frasi del tipo "perché da altre parti non è così" ». - - Gianluca De Rosa

Corriere delle Alpi | 18 Agosto 2020

p. 19

Rifugio Coldai: sul meteo serve meno allarmismo

ZOLDO ALTO Le previsioni meteo errate non vanno giù a Luca De Zordo, gestore del rifugio Coldai che nei giorni scorsi, di fronte all'ennesima giornata di sole in barba a quanto originariamente previsto, ha scelto i social per riversare tutto il proprio malcontento del momento. Un concetto ribadito senza tentennamenti nei giorni scorsi, concentrato attorno a previsioni catastrofiche, molto spesso risultate sbagliate, che hanno come unica conseguenza l'allontanamento dei turisti dai rifugi d'alta montagna, già alle prese con la difficile

estate post Covid 19. «Siamo umani e sbagliamo tutti, noi ed anche i meteorologi di Arpav» spiega De Zordo, «il problema è che una previsione errata per noi rappresenta un danno di natura economica grave, ancor di più di questi tempi. Se si parla di pioggia e poi invece la giornata è caratterizzata da sole e solo sole, c'è qualcosa che non va. All'Arpav chiedo di evitare allarmismi, una pioggia in alta montagna non ha mai creato danni o problemi gravi. Personalmente, mi sento di invitare i fruitori della montagna ad organizzarsi autonomamente, senza prendere troppo in considerazione le previsioni meteo. In montagna, soprattutto ad alta quota, non deve mancare mai il giusto abbigliamento. Vedo gente arrivare a duemila metri con maglietta e pantaloncini quando già solo un kway risolverebbe gran parte dei problemi se piove. Tanti anni fa avevamo una stanza dedicata al cambio di vestiario con relativa asciugatura dei panni bagnati. Questo significa che il maltempo in montagna c'è sempre stato ma prima ci si attrezzava diversamente. Oggi, di fronte ad una previsione meteorologica allarmistica, il turismo giornaliero, soprattutto nei weekend, viene azzerato. E questo per noi è un problema gravissimo. Chiediamo maggiore attenzione e rispetto».L'occasione è utile a De Zordo per tracciare un primo bilancio della "strana" estate post Covid 19. «Negli ultimi giorni le cose sono migliorate e questo ci rende più felici ma tra giugno e luglio rispetto al passato abbiamo perso fino al 70% dei clienti. Purtroppo manca il turista straniero così come le gite organizzate dalle varie sezioni del Cai. Agosto si sta rivelando molto positivo, stiamo recuperando bene, ma le preoccupazioni maggiori adesso sono concentrate su quello che succederà a settembre». --DIERRE

Trentino | 31 Agosto 2020

p. 13

Primiero, l’acqua devasta la teleferica di val Pradidali

La pioggia di ieri mattina ha provocato grossi danni alla zona delle teleferica che è adibita a trasportare rifornimenti e materiali al Rifugio Pradidali, uno dei più frequentati del gruppo Dolomitico della Pale di San Martino. Il gestore Duilio Boninsegna lo ha segnalato su Facebook aggiungendo sconsolato: «Sapevamo che sarebbe stata una stagione difficile al Pradidali ma l'ultimo colpo di pioggia di questa mattina ci ha dato una sorta di colpo di grazia. Ma non mi arrendo e cercheremo di fare di tutto per arrivare almeno al 20 settembre». Il precedente crollo sul massiccio del Cimerlo, a fine maggio scorso, con i suoi voluminosi detriti aveva deviato un canalone che andava verso nord, interessando marginalmente la teleferica. Erano stati fatti dei lavori, compresa una apposita passerella in legno che permetteva di trasportare provviste e quant’altro alla teleferica. Nella mattinata di ieri un forte colpo di pioggia ha deviato l’acqua verso sud interessando direttamente la capanna della teleferica, distruggendo tutto all’intorno e scavando un grande solco. «Vedremo come fare per rifornire il rifugio –dice Duilio Boninsegna –però ora dobbiamo pensare ad un intervento risolutivo che permetta al rifugio una tranquillità nelle sue prossime aperture stagionali». R.B.

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