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MUSEI DELLE DOLOMITI: AL VIA OFFICINA DI STORIE
Corriere delle Alpi | 7 Agosto 2020
p. 41
"Officina di storie" il racconto corale dei Musei delle Dolomiti
Gianluca Da Poian BELLUNO Inaugurato il nuovo spazio digitale dei Musei delle Dolomiti. "Officina di storie" vuole porsi l'obiettivo di dare ancora maggior visibilità ai tanti patrimoni presenti nella rete museale dolomitica. Un vero e proprio racconto corale che vede all'opera 35 istituzioni e 50 operatori museali, a coronamento del primo anno - tra l'altro con ottimi risultati raggiunti - del progetto della Fondazione Dolomiti Unesco. "Officina di storie" è già online sulla piattaforma Dolom.it. "Musei delle Dolomiti", lo ricordiamo, era stato lanciato nel 2019 dalla Fondazione Dolomiti Unesco affinché si potesse proporre una sperimentazione di attività in rete tra i musei delle Dolomiti.Ciò attraverso l'utilizzo di piattaforme digitali, così da valorizzare ogni singola collezione, e senza dimenticare l'inclusione di abitanti e visitatori, in un racconto corale del patrimonio dolomitico.La risposta è stata tanto entusiasta da raccogliere 500 storie e 700 risorse digitali provenienti da 35 istituzioni culturali del territorio e 50 operatori museali e appassionati. Un racconto corale nato dalla campagna tematica #DolomitesMuseum lanciata sui social network a febbraio, che in questi mesi ha continuato a crescere all'interno della piattaforma Dolom.it. Nell'Officina si trovano gallerie multimediali, mappe interattive, blog e memory game che arricchiscono la conoscenza sui riti montani, sulle rocce e i fossili dolomitici, sull'origine degli sport in montagna, sulle forme di adattamento alla pendenza, sui tempi che caratterizzano la nostra esperienza in alta quota. Un patrimonio in continua evoluzione, che ha dato vita ad una vera e propria comunità di valore dalla quale continuano a scaturire nuove narrazioni e contenuti digitali. «È stato bellissimo vedere le porte virtuali dei musei aprirsi anche quando quelle fisiche erano chiuse per il lockdown», dice Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. «Ed è stato ancora più bello vedere che rimanevano aperte anche dopo. Abbiamo avuto la grande gioia di vedere il mondo della cultura rispondere e appassionarsi al nostro invito a fare rete valorizzando il proprio, comune patrimonio Unesco. Lavorare insieme su un unico spazio digitale ha svelato ai musei dolomitici nuove opportunità per collegare le storie delle loro collezioni, scoprire nuovi patrimoni e arrivare a concepirsi una grande comunità che ha a cuore questo territorio unico al mondo». A presentare la serata inaugurale online è stato il direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, insieme ai coordinatori del progetto Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin che, nel 2016, hanno fondato la piattaforma Dolom.it sulla quale è ospitata Officina di Storie. «Abbiamo ospitato 15 curatori provenienti da diversi musei,
istituzioni e parchi delle Dolomiti, in rappresentanza dei più di 50 operatori, appassionati e cultori del paesaggio e della sua storia che, negli ultimi mesi, hanno unito le proprie forze per creare questo spazio unico». Per esplorare Officina di Storie basta collegarsi al sito di www.museodolom.it, ma è possibile accedere anche dal sito della Fondazione Dolomiti Unesco e dal portale Visitdolomites.com. –
NOTIZIE DAI PARCHI
Corriere delle Alpi | 5 Agosto 2020
p. 21
Sessantacinque candidati in corsa per il posto di direttore del Parco
FELTRE Da sessantacinque bisogna arrivare a tre e poi alla fine ne verrà scelto uno.Il percorso di selezione del nuovo direttore del Parco delle Dolomiti sta per stringersi attorno alla rosa ristretta di nomi che il direttivo dovrà presentare al ministero dell'Ambiente, a cui spetta la nomina della figura dirigenziale dell'ente di tutela dell'area protetta.«Contiamo di fare le selezioni nella prima metà di settembre», dice il presidente Ennio Vigne. «In questo periodo ci siamo concentrati sulla riapertura delle strutture e adesso ci dedichiamo a questa attività. Era inopportuno convocare le persone per i colloqui ad agosto». Sono sessantacinque le candidature ad assumere il ruolo di direttore del Parco delle Dolomiti, vacante da marzo 2019, quando è terminato il mandato di Antonio Andrich. Prima della scadenza era stato pubblicato un primo avviso di selezione, ma poi l'iter si era interrotto. Nel frattempo è cambiato il consiglio con l'ingresso alla presidenza di Ennio Vigne, che prima ha svolto il ruolo di commissario straordinario e poi (dal 7 agosto 2019) è stato nominato presidente. Una volta insediato il direttivo e ritrovata l'operatività, dopo le festività natalizie si è rimessa in moto la macchina per individuare il nuovo direttore, con l'approvazione a fine gennaio dell'avviso di selezione e la successiva pubblicazione del bando, che ha riaperto la procedura per raccogliere le candidature. Sono state tenute buone quelle presentate nel primo bando (con l'accortezza di confermare le disponibilità degli interessati, considerando che nel frattempo alcune persone possono aver fatto scelte di vita e lavorative diverse) e ne sono arrivate altre. In totale, sul tavolo c'erano 65 curriculum, da scremare per arrivare alla rosa ristretta di tre candidati.La partecipazione alla procedura è rivolta esclusivamente agli iscritti a un albo specifico degli idonei all'esercizio dell'attività di direttore di Parco. L'obiettivo del consiglio dell'ente di tutela dell'area protetta inizialmente era quello di indicare al ministero dell'Ambiente i tre papabili entro il mese di maggio, ma i temi si sono inevitabilmente allungati a causa dell'emergenza coronavirus. Adesso il cerchio si stringe. --sco
Corriere delle Alpi | 24 Agosto 2020
p. 13
La rinascita del Parco Dolomiti Bellunesi Mis, Candaten e poi tocca a Valle Imperina
Gianluca Da Poian BELLUNO «Il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi deve essere protagonista nel territorio. Parlo di progettualità riguardante temi specifici e capacità di saper promuovere le proprie bellezze. Il lavoro svolto in questi mesi va verso tale direzione». Ennio Vigne parla a ruota libera. E lo fa da presidente di un ente che negli ultimi tempi i cittadini avvertivano sempre più lontano. Al contrario di quanto avviene ora, parlando con gli stessi operatori commerciali e turistici legati a questa realtà. Che ci sia stato un importante risveglio delle attività del Parco sul territorio, è innegabile, da Candaten, alla valle del Mis. Trovare i gestori per le due zone è stato fondamentale. «Prima da commissario e ora da presidente sto vivendo un'esperienza nuova e divertente. Tra l'altro il direttivo e i dipendenti formano un bel gruppo di lavoro con il quale operare». Quali passaggi compiuti dalla sua elezione avvenuta a dicembre la rendono più felice? «L'aver sbloccato una serie di situazioni da tempo stagnanti. Alcune delle quali non sono visibili al pubblico, ma pesano molto. Mi riferisco in particolare agli aspetti formali, come ad esempio il nostro regolamento che sta ora seguendo l'iter di approvazione della Giunta regionale, e il Piano del Parco, ripartito dopo essere rimasto fermo in Regione dal 2016». L'ingresso nella Dmo come va letto? «Un passo strategico, affiliandoci a chi dà visibilità al territorio attraverso professionisti del settore. D'altronde la legge riguardante i parchi parla chiaro: ci dobbiamo occupare di tutela e promozione. In Provincia di Belluno, ma anche nel Veneto, possiamo davvero rappresentare il fiore all'occhiello nei confronti di chi viene da fuori».D'altronde, mai come quest'anno, i turisti hanno riscoperto cosa possiamo offrire loro. «Il Covid - 19 sta imponendo di pensare ad un turismo diverso da come lo pensavamo in precedenza. Se noi saremo capaci ed intelligenti nel mostrare quanto interessante può essere il bellunese, le persone torneranno volentieri anche una volta lasciata alle spalle la pandemia. Non dimentichiamo poi Mondiali 2021 e Olimpiadi 2026: due eventi in grado di cambiare per decenni il nostro futuro».Tra gli argomenti centrali della sua presidenza sappiamo esserci il tema della "porta 33
dell'Agordino".«Esatto. Da alcune settimane siamo partiti con la valorizzazione di Candaten e l'area ristoro, gestita da Venice Dolomiti, è già decollata. Al tempo stesso, lì accanto, ha riaperto l'ufficio turistico gestito quest'anno solo dal Parco, in collaborazione con la Pro Loco di Agordo. Ma proprio in questi giorni stiamo valutando come allargare il coinvolgimento dell'intero territorio in questione. Il prossimo anno poi intendiamo riaprire Valle Imperina ed a breve presenteremo la scheda relativa alla realizzazione della tratta Castei - Valle Imperina». Altre novità? «Prosegue il ragionamento con il comune di Longarone per spostare il punto informativo - stazione dei carabinieri forestali, attualmente ospitata a Termine di Cadore. Stiamo inoltre lavorando in merito alla centralità del museo Rossi su Belluno capoluogo della montagna veneta. Infine, è alle battute iniziali il dialogo con Cesiomaggiore, orientato alla valorizzazione della Val Canzoi. Parliamo di un'area che può compiere lo stesso percorso, in termini di servizi, della Valle del Mis, pur partendo da alcuni passi più dietro». Chiudiamo con un tema "scottante": il lupo. «Secondo noi il giusto equilibrio lo si può trovare, partendo dal presupposto che si tratta di un animale che mancava sul territorio da ormai un secolo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'Adige | 28 Agosto 2020
p. 33
Parco Paneveggio, le acque celebrate sulla rivista "Water"
SAN MARTINO DI CASTROZZA In un periodo in cui le Pale di San Martino sono state prese d'assalto dai vacanzieri - con le relative polemiche - fa piacere leggere sulle pagine di una rivista scientifica internazionale, "Water", una sorta di pacata celebrazione delle acque e delle sue sorgenti che sgorgano dalle rocce Dolomitiche facenti parte del Parco di Paneveggio Pale di San Martino. Infatti, le sorgenti del gruppo sono state oggetto di uno studio idrogeologico pluriennale avviato nel 2014 grazie alla collaborazione tra Ente Parco e Università degli Studi Roma Tre. Lo studio è proseguito fino al 2020 grazie al supporto economico della Fondazione Caritro. Come si diceva, sulla rivista internazionale "Water" - l'articolo è consultabile al seguente link https://www.mdpi.com/2073-4441/12/8/2256 - è stato pubblicato un lavoro scientifico sulla tematica, a cura di Giorgia Lucianetti (ricercatrice dell'ente Parco Paneveggio Pale di San Martino), Daniele Penna (Università di Firenze), Lucia Mastrorillo e Roberto Mazza (Università degli Studi Roma Tre), riguardante in particolare il ruolo della neve nella ricarica delle sorgenti.Riportiamo una interessante sintesi dei contenuti dell'articolo stilata dai responsabili del Parco.«Grazie al confronto tra gli isotopi stabili misurati nelle acque sorgive e nelle precipitazioni è stato possibile quantificare il contributo della fusione della neve e della pioggia nell'alimentazione delle sorgenti principali del gruppo montuoso. Tale contributo risulta variabile nel tempo e nello spazio, con una prevalenza di fusione della neve nelle acque sotterranee nel periodo tardo primaverile ed estivo e un contributo prevalente delle piogge nel periodo autunnale. Le diverse sorgenti monitorate mostrano inoltre una diversa percentuale di pioggia e neve in funzione della quota di ricarica delle stesse. Sorgenti ricaricate a quote elevate, come le sorgenti del Travignolo, risultano alimentate prevalentemente dalla fusione della neve, al contrario di sorgenti ricaricate a quote inferiori ai 2000 m, come le sorgenti Acque Nere, che risultano alimentate in prevalenza dalla pioggia. Nel periodo di monitoraggio è stato riscontrato inoltre che la fusione della neve contribuisce più della pioggia a sostenere sia il flusso di base delle sorgenti che i periodi di alto flusso». R.B.