8 minute read

MOBILITA’ LUNGO LE STRADE SILVOPASTORALI

COMELICO SUPERIORE Duro attacco all'ambientalismo da parte di Confindustria. È ormai un caso nazionale la vicenda del mancato collegamento sciistico tra la Val Grande ed il passo Monte Croce Comelico. Il direttore di Confindustria Dolomiti, Andrea Ferrazzi, l'ha infatti portata all'attenzione dell'assemblea dell'Uncem.«Il ricorso di Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness e Wwf contro le delibere del Comune di Comelico relative al progetto di collegamento sciistico tra Padola e Monte Croce Comelico, è puro accanimento», ha detto, «contro un territorio e contro le sue comunità, perpetrato da un ambientalismo radicale e fatalista, imbevuto di ideologia e di risentimento». Il direttore ha evidenziato che: «Purtroppo, questo, è un copione che si ripete e che rischia, ancora una volta, di rallentare un percorso di sviluppo sostenibile di cui il Comelico - come molte altre aree montane del Paese - ha una necessità urgente: parliamo di un progetto che ha avuto tutti i via libera tecnici necessari e che è sostenuto dalla stragrande maggioranza dei comeliani». Il docente di Harvard Steven Pinker definisce "verdismo" questo ambientalismo animato da un'ideologia quasi religiosa che ripudia la tecnologia e la crescita economica per fare ritorno a una vita più semplice e naturale. «Proprio questa ideologia trova un terreno culturale particolarmente fertile quando si parla di montagna, perché si intreccia e rafforza quella visione stereotipata e romantica che identifica le Terre Alte come luoghi di sacralità, naturalità, tradizione, purezza», ha aggiunto Ferrazzi. «Contro questi stereotipi è necessario attivarsi insieme. Perché la montagna può sopravvivere e conoscere una nuova fase di sviluppo solo se sapremo adottare un'interpretazione al positivo della montagna, vista come spazio dell'opportunità, ma sempre con un forte intreccio con i saperi, le competenze, i mercati, le innovazioni delle città». Se i territori di montagna vogliono essere attrattivi e competitivi, devono uscire dalla contrapposizione con gli spazi urbani e accogliere modernità e progresso. Vale a dire: innovazione tecnologica, impresa anche manifatturiera, infrastrutture, collegamenti. -- fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Dicembre 2021

p. 21

«Stop a quad e bici sulle silvopastorali» Il decreto fa paura ma decide la Regione

Alessia Forzin Belluno Stop ai fuoristrada, su due e quattro ruote, sulle strade forestali e silvo-pastorali? Ha alimentato un acceso dibattito, ieri, l'entrata in vigore del decreto del 28 ottobre con il quale il governo vieta il transito di tutti i mezzi che non siano quelli destinati alla cura del bosco sulle strade sterrate. Una legge che ha sollevato tante preoccupazioni, con un tam-tam che correva online su siti e riviste specializzate, anche fra gli amanti delle mountain bike, perché si temeva che la norma impedisse anche alle biciclette di percorrere questo genere di viabilità, con tutte le ripercussioni del caso sul fronte del turismo. Ma in realtà resta in capo alle Regioni il compito di disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione delle silvo-pastorali e delle strade forestali, "tenendo conto delle necessità correlate all'attività di gestione silvo-pastorale e alla tutela ambientale e paesaggistica", si legge all'articolo 2 del decreto. La Regione Veneto ha già disciplinato il transito su questo genere di viabilità con una legge che risale a quasi trent'anni fa (è la legge 14 del 31 marzo 1992), e vista la potestà lasciata dal governo con la nuova norma, di fatto nulla cambierà.IL DECRETO DEL GOVERNOAd alimentare le preoccupazioni nel mondo degli appassionati dell'off road è stata l'entrata in vigore, giovedì, del decreto del ministro delle politiche agricole, di concerto con il ministro della cultura e con quello della transizione ecologica, "Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico forestale". Oltre a definire cosa si intenda per viabilità forestale e silvo-pastorale, indicando anche le dimensioni minime delle strade, la norma assimila alla definizione di bosco queste strade e recita: "Indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse sono vietate al transito ordinario".Stop quindi a tutti i mezzi, come quad, fuoristrada, ciclo-cross, anche le mountain bike, scrivevano ieri le riviste specializzate, perché sarebbe consentito solo il passaggio di trattori e macchinari per effettuare lavori nei boschi.LA PRECISAZIONEMa lo stesso articolo dice anche che a disciplinare la fruizione di questa viabilità restano le Regioni. È arrivata anche una nota del ministro Patuanelli a chiarirlo.LA LEGGE REGIONALELa Regione Veneto ha normato la fruizione delle silvopastorali con la legge 14/1992 e alcuni interventi normativi successivi. Prevede che siano i Comuni a individuare questo genere di strade, e a girare l'elenco alla Regione. Nelle strade silvopastorali è vietata la circolazione dei veicoli a motore, fatta eccezione per i mezzi impiegati nei lavori agricoli e forestali, di vigilanza e antincendio, di assistenza sanitaria e veterinaria, per i mezzi dei proprietari dei fondi, dei titolari di altri diritti reali, degli affittuari e dei locatari di immobili situati nel territorio servito della strada, dei mezzi di chi debba transitare per motivi professionali. Possono transitarvi i regolieri (anche con mezzi a motore) e i velocipedi. I Comuni individuano negli strumenti urbanistici

le aree da destinare alla pratica degli sport fuoristrada.«Non abbiamo intenzione di modificare questa legge, che disciplina il transito sulle strade silvopastorali», spiega l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin. Né la Regione ha alcuna intenzione di vietare il transito su queste strade alle biciclette e al cicloturismo, settore di rilievo per l'economia di una larga porzione del territorio e sul quale Venezia sta investendo e lavorando da parecchi anni. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 18 Dicembre 2021

p. 21

Provincia e Dmo contro i divieti: il cicloturismo per noi è strategico

le reazioni Giù le mani dal cicloturismo. Provincia e Dmo stanno investendo energie e risorse in questo settore, strategico per lo sviluppo di un segmento importante del turismo, e pensare a delle limitazioni appare improponibile.«Non si vadano a mettere divieti per le mountain bike», afferma il presidente uscente (e ricandidato) della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. «Ho saputo della norma entrata in vigore nei giorni scorsi, ma credo che prima di tutto sarà da fare un confronto con la Regione per capire se ci sarà qualche tipo di modifica. Penso che il settore del cicloturismo sia strategico, sono d'accordo che il transito sulle silvo-pastorali e le strade forestali vada disciplinato, ma non si impongano limitazioni eccessive». Non è questa l'intenzione della Regione, anche perché la legge del 1992 indica che sono i Comuni, eventualmente, a definire eventuali divieto di transito su questo genere di viabilità.La Dmo, per parte sua, non si allarma. «Credo che la Regione sia la prima a non voler porre limitazioni al cicloturismo», commenta infatti la responsabile marketing e comunicazione, Elisa Calcamuggi. «Ha investito molto negli ultimi anni in questo settore e sta continuando a farlo. Se resta in capo alle Regione la potestà di disciplinare il transito sulle strade silvopastorali, penso che al limite bisognerà parlarne con la Regione». QUAD E CROSSE che dire invece dei veicoli a motore? Quad e moto da cross devono essere banditi per tutelare l'ambiente o si possono trovare delle forme di convivenza? Secondo Calcamuggi la soluzione migliore è sempre trovare una mediazione e una soluzione che permetta anche agli appassionati dell'off road di potersi divertire. «C'è una fetta di turismo anche qui», riflette. «Certo, bisognerebbe magari individuare delle aree specifiche, per evitare che mezzi a motore passino dove ci sono pedoni e bici». Un ragionamento si può aprire, con serenità e senza preconcetti, per individuare la miglior soluzione possibile.GLI IMPIANTILe mountain bike rappresentano un segmento importante per il turismo estivo. Ne sanno qualcosa gli impiantisti, che hanno investito parecchi soldi per attrezzare seggiovie e cabinovie per portare le bici in quota. Le strade forestali, poi, spesso sono l'unica possibilità per accedere agli impianti o alle zone dov'è necessario fare manutenzioni. Per questo dal Dolomiti Superski arriva un avvertimento: «Non è concepibile vietare il transito su queste strade, in generale», dice Andy Varallo. «In montagna questa viabilità è fondamentale per tanti motivi, spesso è l'unica presente in alcune zone: deve essere utilizzabile». --A.F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 20 Dicembre 2021

p. 21

Le Regole dicono "no" alle bici sui sentieri Salta il Cortina Trophy

CORTINA Brutte notizie per gli amanti della bicicletta: l'edizione 2022 della Cortina Trophy è stata cancellata. Dopo cinque edizioni, l'asd Cortina Experience ha reso nota la decisione, da rimandare alla mancata autorizzazione da parte delle Regole d'Ampezzo a percorrere in sella ad una mountain bike i sentieri di competenza territoriale.«La gara è sempre stata organizzata nel massimo rispetto del territorio, con grande impegno da parte dell'organizzazione nel ripristino e nell'accurata pulizia del tracciato, ma tutto questo non è stato reputato sufficiente per concedere le indispensabili autorizzazioni», si legge in una nota dei vertici dell'associazione specializzata in attività sportiva outdoor.Tutti ebbe inizio nel 2016 quando l'asd Cortina Experience organizzò il suo primo evento a due ruote, il Wilier Trophy Cortina che successivamente divenne Cortina Trophy. «Tutto questo purtroppo è finito, non ci sono più le condizioni per realizzare l'evento, di per sé già molto impegnativo», prosegue il sodalizio nella nota, «è venuta a mancare una delle condizioni primarie. Ringraziamo tutti coloro che in questi cinque anni si sono prodigati al nostro fianco, dall'amministrazione comunale di Cortina d'Ampezzo passando per la Seam e l'associazione albergatori senza dimenticare tutte le associazioni ed organizzazioni che operano sul territorio per il bene di Cortina e dei suoi grandi eventi, non solo sportivi».Detto della cancellazione della Cortina Trophy, gli organizzatori hanno fatto sapere che sono al lavoro per mettere in piedi un evento alternativo, sempre a due ruote e concentrato attorno alla pratica della mountain bike. «Si svolgerà il 23 luglio», annunciano, rimandando i dettagli al prossimo futuro. --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA

This article is from: