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MARMOLADA

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DOLOMITI IN TV

DOLOMITI IN TV

75 centimetri, e nel fondovalle delle Dolomiti di neve ne manca circa mezzo metro». Questo i dati generali. Nel caso della Marmolada, a fine gennaio avevamo, a 2600 metri, quindi alla base del ghiacciaio, tra i 250 ed i 280 centimetri di neve, accumulata da ottobre, a fronte di una media di 400 cm. Non resta, dunque, che coprire la Marmolada (il Sorapis, l'Antelao, il Civetta) con dei teloni? Lo fa già la società Funivie Marmolada proteggendo alcune parti della pista da sci: «Non scherziamo, per favore. Raccontare la copertura dei ghiacciai come una soluzione agli effetti avversi del cambiamento climatico non è soltanto sbagliato - hanno documentato i glacioloci in una recente analisi, firmata anche dal sottoscritto - è anche un tentativo di greenwashing. Considerati gli effetti negativi sull'ambiente e i costi proibitivi, coprire i ghiacciai può avere senso solo localmente per tutelare gli interessi economici legati allo sfruttamento di specifici ghiacciai. Non ha invece nulla a che vedere con il contrasto al cambiamento climatico, che anzi contribuisce ad aggravare». Perché una così netta contrarietà? «Perché i ghiacciai sono ecosistemi dove vivono comunità ecologiche attive che svolgono fotosintesi e accumulano materia organica, contribuendo all'assorbimento di anidride carbonica atmosferica. Ricoprirli con i teli significa impedire questi processi ecologici e distruggere le comunità biologiche che trovano sulla superficie dei ghiacciai gli ambienti più adatti alla propria sopravvivenza». Allora addio ghiacciai. Quanto sta perdendo la Marmolada? Si parla di 2 metri di ritiro l'anno?«Non si può dire a metà dell'anno glaciologico che va dal primo ottobre al 30 settembre, cioè dalla prima nevicata d'autunno alla conclusione della stagione, perché le misurazioni avvengono in maggio e in settembre. Ma di sicuro quest'anno saremo in deficit. Abbiamo concluso bilanci positivi tra gli anni 60 e 80. Dal 1985 abbiamo registrato solo ghiacciai in ritirata, come dimostrano gli archi morenici ai piedi di queste superficie; di quelle della Marmolada ad esempio, cioè gli archi di destriti rilasciati». Il metereologo Luca Mercalli dice che probabilmente in primavera ritorneranno neve e pioggia, come spesso accade. La speranza è l'ultima a morire? «La neve che si compatta è quella che arriva in novembre e dicembre, anche quella, in parte, di gennaio e febbraio. Perché è nelle condizioni, appunto, di trasformarsi in ghiaccio. Quella primaverile si scioglie facilmente, rilascia calore termico più avanti si va con la stagione. Quindi anche se le precipitazioni nevose sono abbondanti, non fanno massa». Neppure se le temperature fanno scendere la colonnina del mercurio a meno 30 gradi? «Sono temperature sporadiche. E, comunque, se non c'è neve, a che cosa servono?». Come, dunque, si salvano i ghiacciai? «Si salvano soltanto stabilizzando il clima del pianeta. Lo abbiamo scritto, noi glaciologi, anche in quella nota che citavo: se saremo capaci di ridurre l'utilizzo dei combustibili fossili e contenere l'incremento delle temperature planetarie entro i 2 gradi rispetto al periodo preindustriale (accordo di Parigi), salveremo il 40 per cento del ghiaccio oggi presente sulle nostre Alpi». -- © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 6 Febbraio 2022

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Marmolada, la cabinovia “sospesa” Lo stop alla variante al Prg condiziona i piani impiantistici

GIORGIA CARDINI MARMOLADA Che fine ha fatto il progetto di cabinovia Passo Fedaia - Pian dei Fiacconi promosso dai fratelli Mahlknecht di Ortisei? E' appeso, letteralmente, a un filo: quello della variante 2018 al Prg di Canazei, il cui esame è stato sospeso nei giorni scorsi dal Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio, in seguito agli esposti-ricorsi presentati dall'architetto Enzo Soraperra (l'Adige di martedì e mercoledì).Nell'approvazione di quella modifica al Piano regolatore generale, infatti, e nella successiva presentazione ai servizi provinciali del progetto affinché lo valutino, sta la possibilità di realizzare l'impianto come lo vogliono le Funivie Fedaia - Marmolada srl di cui sono soci con quote paritarie Walter, Ivo, Patrick Adolf e Alex Alois Mahlknecht.I Mahlknecht, che avevano comprato la ex cestovia da Filippo Graffer dismettendola nel settembre 2019, avevano annunciato a gennaio 2021 i dettagli tecnici del progetto che avrebbe dovuto sostituire l'ultimo impianto "romantico" delle Dolomiti, spostando la stazione di arrivo a monte di quella esistente di 70 metri e traslandola di circa 50. Il tutto, come aveva dichiarato Alex Mahlknecht, «per realizzare un impianto più sicuro e protetto dai fenomeni valanghivi». Un mese prima, tra il 5 e il 6 dicembre, una enorme valanga aveva distrutto il rifugio Pian dei Fiacconi e piegato fin quasi a terra i sostegni della vecchia cestovia, dismessa l'anno prima: nessun ferito né morto, per miracolo. Imperversava il maltempo, il gestore del rifugio Guido Trevisan aveva chiuso l'esercizio e portato a valle la famiglia.Ora sul progetto dei Mahlknecht si specula molto perché il "be surprised - new opening 2021" annunciato sulla home page del sito della società, è rimasto una promessa. Ivo Mahlknecht, raggiunto telefonicamente, dice che «tra due mesi potrebbero esserci delle novità: dipendiamo dall'ente pubblico», ammette a denti stretti. Ossia da come si risolverà la "grana" della variante al Prg di Canazei e da come in Provincia si vorrà affrontare il problema. Il sindaco di Canazei Giovanni Bernard, da parte sua, ricorda che nella variante al Prg è stato previsto «un piccolo ampliamento dell'area sciabile che consentirebbe ai Mahlknecht di arrivare su una cresta posta al riparo dalle valanghe». Ma l'intenzione di investire c'è ancora? «Sentendo loro, sono pronti a investire subito». E se la variante al Prg non venisse approvata? «Resterebbe valido il vecchio tracciato già approvato». Nonostante il rischio valanghe? «L'aspetto valanghivo è già stato analizzato in tutti i dettagli, tenendo presente gli eventi verificatisi nella storia, nell'adozione».Tra chi ha visto le carte delle modifiche 2018 al Prg c'è anche l'ex gestore del rifugio Pian dei Fiacconi. Guido Trevisan spiega che «la variante prevedeva, in prima battuta, l'ulteriore

spostamento a monte della stazione di arrivo del nuovo impianto, rispetto ai 70 metri di traslazione già previsti, ma l'area ricadeva in zona di tutela Unesco. Quindi si è aggiustata nuovamente la linea del tracciato, riabbassando la stazione di 10 metri circa».Per la stazione di arrivo a monte dell'ex cestovia, il progetto pare preveda una torre alta 11 metri, per annullare qualunque rischio. Ma, per la storia di Pian dei Fiacconi, forse neppure questo ingombrante accorgimento basterebbe a salvaguardare il resto della linea, per cui si dovrebbero realizzare anche altre costose (e impattanti) opere di difesa. Ivo Mahlknecht non conferma né smentisce queste ipotesi, limitandosi a dire che «il progetto è rimasto uguale a quello presentato a inizio 2021».Ma la scelta della cabinovia è molto discussa ed è contestata soprattutto da chi teme che la Marmolada diventi una tappa dell'ennesimo "carosello" alpino: da Pian dei Fiacconi il collegamento con le Funivie Marmolada di Mario Vascellari, che da Malga Ciapela portano a Punta Rocca, sarebbe a portata di mano; e viene considerato possibile da più parti anche un ulteriore collegamento dall'arrivo della Funifor Arabba - Porta Vescovo alla nuova partenza della cabinovia di passo Fedaia, completando l'area del Superski Dolomiti. Una possibilità che non dispiace certo agli impiantisti né a qualche rifugista, mentre preoccupa molto chi teme che la "Regina" sotto tutela Unesco venga omologata a un mondo basato sul numero dei "bip".

L’Adige | 8 Febbraio 2022

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Marmolada «Fedaia-Porta Vescovo collegamento nel Prg»

PASSO FEDAIA Il collegamento impiantistico Passo Fedaia - Porta Vescovo; una ridefinizione dell'area sciabile; una pista ciclabile da Penia al Passo; la possibile trasformazione in museo dell'ex rifugio Fedaia; la sistemazione e riqualificazione dei sistemi di sosta.Se finora la variante 2018 al Prg di Canazei (sospesa per verifiche sulla compatibilità del progettista) ha prodotto un risultato, è quello di essere riuscita a compattare gli operatori di Passo Fedaia. A firmare le osservazioni alla variante il 21 gennaio sono stati infatti i gestori di rifugio Castiglioni Marmolada, società Vernel, Bar Diga, Rifugio Dolomia, Rifugio Punta Penia, Ristorante Col de Cuc e società Funivie Fedaia Marmolada dei fratelli Mahlknecht, che punta a realizzare una cabinovia al posto della vecchia cestovia Graffer. Ma le note allo stesso piano redatte il 2 febbraio da Guido Trevisan, del rifugio Pian dei Fiacconi, sono sulla stessa linea. Tutti criticano la variante al Prg per la programmazione tutto sommato "povera" riguardo al possibile sviluppo di Passo Fedaia e della Marmolada. Ciò che viene chiesto è «una più precisa definizione, anche normativa, delle azioni possibili nell'ambito dell'area sciabile e una ripresa del Programma degli interventi già approvato dalla Giunta provinciale di Trento nel 2015» , rimasto finora sulla carta. La richiesta è quella di inserire nella variante un impianto di risalita in destra orografica dal lago di Fedaia a Porta Vescovo, con partenza a ridosso o a monte della strada statale. Impianto di arroccamento che non avrà una pista, ma che viene considerato «fondamentale per il sostentamento economico di qualsiasi programma di rilancio invernale della Marmolada» e viene proposto come «linea importante di mobilità alternativa nell'ottica di una riduzione del traffico veicolare estivo sui passi». Gli imprenditori che hanno firmato le osservazioni il 21 gennaio chiedono poi che l'area sciabile sulla Marmolada venga estesa a levante comprendendo l'intero canalone a ridosso di Cima Dodici, «che è una splendida pista per free ride naturalmente già configurata per questo tipo di attività sportiva»; zona che «potrebbe essere interessata da un tracciato alternativo di impianto di risalita, con la stazione di monte posta in una zona più sicura ai margini dell'area valanghiva nonché molto meno impattante sul piano ambientale perché defilata rispetto alla principale visuale sulla montagna».Trevisan, ancora scottato dalla valanga che ha distrutto il suo rifugio il 5 dicembre 2020, fa notare invece a questo proposito che l'ampliamento dell'area sciabile come previsto dalla variante «è un azzardo di dubbia legittimità» ed è «assolutamente criticabile in quanto ricade in area ad elevata pericolosità geologica» secondo le Carte approvate nel 2020 in Provincia. Ma, come i suoi colleghi, anche il rifugista di Pian dei Fiacconi chiede, per i nuovi parcheggi sotto la diga, una loro possibile estensione in rapporto a quella dell'area sciabile, e una loro migliore regolamentazione per contenere la sosta selvaggia dei camper (contati in oltre 100) «che durante la stagione estiva affollano indiscriminatamente le pendici della montagna». Tutti considerano poi importante la previsione di un tracciato ciclabile che, partendo da "Ruf de Penia" si dipani lungo la strada forestale e il "Viel dei Russi" fino al tornante numero 5 della statale per poi proseguire da qui al Fedaia; un percorso naturalistico con ponte tibetano alla scoperta delle sorgenti dell'Avisio; il recupero dell'ex rifugio Fedaia a sede museale Unesco. G.Car.

L’Adige | 9 Febbraio 2022

p. 30

«La Marmolada non deve diventare l'ennesimo luna park d'alta quota»

giorgia cardini MARMOLADA È un grandissimo conoscitore della Marmolada, Giorgio Daidola, e ne è innamorato: dopo essere salito a Punta Rocca e Punta Penia per la prima volta agli inizi degli anni Settanta, non ha più abbandonato il massiccio, tornandovi ogni anno, sempre con gli sci ai piedi. Torinese trapiantato in Trentino, docente al Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Trento, ha fatto del telemark il

proprio sport invernale preferito, salendo e scendendo le montagne di tutti i continenti. E da poco ha pubblicato «Marmolada Bianca» (Edizioni Del Faro) un volume che - alternando la riproduzione di articoli già usciti sui giornali locali, considerazioni socio-economiche sullo sviluppo dell'industria dello sci e la descrizione delle più belle discese "libere" del massiccio - si conclude con una serie di interviste ai rifugisti di Passo Fedaia. Il professore sostiene la tesi che la Marmolada potrebbe avere un futuro luminoso se fosse lasciata al fuoripista, al telemark e allo sci di nicchia perché il versante che si affaccia sul Fedaia ha le caratteristiche giuste per funzionare quando tutti gli altri sono fermi per mancanza di neve. Mentre costruire un impianto come la cabinovia progettata dalla società dei fratelli Mahlknecht potrebbe aprire la strada a ulteriori collegamenti con Porta Vescovo (effettivamente richiesto dagli stessi impiantisti) o con il versante di Arabba, facendo della "Regina delle Dolomiti" l'ennesimo "lunapark" in alta quota.«La mia non è una visione da ambientalista - spiega Giorgio Daidola -. Io gli impianti li prendo da sempre, ma c'è un'ansia da collegamento impiantistico che non ha senso. Ormai è tutto un carosello, con "piste autostrade" sempre più larghe e uguali, ovunque si vada». Mentre, fa notare il docente, c'è stata una ripresa dello scialpinismo tale per cui bisognerebbe salvaguardare alcune stazioni dall'omologazione per farne paradisi per i free rider: «La Marmolada è il territorio ideale per lo sviluppo di un modello alternativo a un turismo invernale maturo se non moribondo» scrive l'esperto, che definisce il progetto dei fratelli Mahlknecht come «frutto di una visione del turismo di montagna consumistica e obsoleta, che richiede grandi investimenti di cui anche la pandemia ha messo in evidenza tutti i limiti e tutti i rischi economici». Rischi «che si riflettono sulla comunità attraverso la pericolosa politica dei sussidi a pioggia e, nella normalità, nell'elargizione di continui contributi d'esercizio necessari per non generare crisi nel sistema».Daidola riconosce però che il sistema basato sul numero dei passaggi è difficile da fermare, perché ormai tutto gira intorno all'industria dei "bip" e perché, comunque, nell'ultimo decennio tra sci da discesa e snowboard c'è stata una crescita dell'11% di praticanti. Se sarà così difficile fermare anche i progetti riguardanti la Marmolada, il docente ha una speranza: che lo "Ski Spirit"(«la ricerca della bellezza, del profumo della neve, della curva sulla polvere e sul firn invernale») possa vivere ancora nella ricerca di angoli rimasti incontaminati e nello sci primaverile, che prospera a impianti chiusi. A meno che il riscaldamento globale non fermi tutto, senza appello.

L’Adige | 13 febbraio 2022

p. 29

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