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STRUTTURE OBSOLTE: MARMOLADA

«Premetto che essendo stato un fautore da sempre impegnato allo sviluppo del passo Giau sia come sindaco di Colle nel periodo 1990-1999 sia come amministratore nell'allora Giau srl impianti di risalita - afferma Lezuo - non posso sottrarmi a dare un mio parere favorevole a questa struttura che è una vera opportunità di sviluppo per il passo Giau. Mi auguro veramente che l'attuale Amministrazione comunale capitanata dal sindaco Paolo Frena valuti con attenzione l'intervento proposto dall'investitore in quanto è pur vero che la zona è di notevole pregio ambientale, per cui si devono adottare tutti gli accorgimenti del caso, però esistono anche degli interessi economici per la nostra comunità, così come quelli di chi ha acquistando l'area. È evidente che chi ha investito non abbia alcuna intenzione di lasciare l'area ai soli animali selvatici a chi passa sul Giau forse una volta all'anno per godersi il panorama».

GIUNTA CON POCHE IDEE

Insomma, secondo Lezuo è necessario trovare un punto di sintesi tra le varie parti. «E' pur vero - prosegue Lezuo - che alle volte trincerarsi dietro un diniego è molto più facile, in quanto non comporta grandi assunzioni di responsabilità, però attenzione che fare l'amministratore comporta soprattutto fare scelte anche per gli anni a venire. Mi pare di capire inoltre che vista l'attuale situazione della zona, in termini di sviluppo turistico, non traspare un progetto chiaro dell'attuale Amministrazione. Forse dovrebbe schiarirsi un po' le idee in merito». In questo contesto Lezuo ha voluto sollevare anche il problema della mancanza del Pati (Piano di assetto territoriale) che da anni ormai si sta attendendo l'approvazione.

QUANDO C'ERA LA DC

«A proposito di Pati vorrei anche sottolineare - prosegue l'ex sindaco -, visto l'iter non riguarda solo l'Amministrazione comunale ma anche Provincia e Regione, con la Lega al comando di quest'ultima che parlava di sveltire tutta la macchina amministrativa, è bene suddividere le responsabilità di questa situazione. Almeno ai tempi della Democrazia Cristiana nel giro di 15 giorni, massimo un mese, le varianti al Piano regolare, arrivavano approvate da Venezia. Credo sia arrivata l'ora che il Governatore Zaia intervenga in modo risolutivo». Dario Fontanive © riproduzione riservata

L’Adige | 13 Maggio 2021

p. 32

Marmolada, via tutti i ruderi di funivie e cestovie dismesse

GIORGIA CARDINIMARMOLADA La storica cestovia Graffer da Passo Fedaia a Pian dei Fiacconi, chiusa per sempre il 15 settembre 2019 ma ancora in piedi; la linea di plinti in cemento di un impianto di risalita, cominciato negli anni '80 e mai terminato, da Passo Fedaia fino al manufatto di cemento sopra Pian dei Fiacconi; un'altra infilata di plinti del vecchio impianto di risalita, mai rimossi da quando nel 1974 fu realizzata la cestovia ora dismessa; una piattaforma di cemento armato del vecchio skilift, demolita ma anche questa mai rimossa e che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada"; i ruderi dell'impianto Sisem, demolito dal Comune di Rocca Pietore nel 1973.Sono questi gli "orrori" che deturpano i fianchi del ghiacciaio della Marmolada, per la cui rimozione 4.000 persone l'anno scorso firmarono una petizione promossa dal rifugista Guido Trevisan. Ebbene, ora possono brindare, i proponenti di quella raccolta firme, chi ha aderito e chi comunque ama quella montagna. Perché (sempre che poi, tra il dire e il fare, non ci si metta di mezzo il mare) i ruderi che per anni sono stati una spina nel fianco della Regina delle Dolomiti saranno rimossi. Lo ha assicurato l'assessore provinciale Mario Tonina, durante il dibattito sulla petizione che si è svolto nei mesi scorsi in Terza commissione permanente del Consiglio provinciale e che ha portato i membri della Commissione, il 4 maggio, ad approvare all'unanimità la relazione finale sull'argomento.La petizione chiede che i nuovi concessionari che hanno acquisito anche i vecchi ruderi abbandonati vengano obbligati a demolire e rimuovere tutti i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi realizzazione di nuovi impianti sia vincolata alla pulizia preventiva e completa dei ruderi presenti.L'assessore Tonina ha confermato anche nell'ultima seduta sull'argomento il sostegno della giunta provinciale alle esigenze espresse nella petizione. Una petizione che è condivisibile, «considerato l'obiettivo di riqualificazione anche paesaggistica del massiccio della Marmolada perseguito dal programma degli interventi» adottato con la delibera della giunta provinciale approvata nel 2015, e che è «in linea con la strategia di riqualificazione paesaggistica dei beni compresi nella rete del paesaggio Dolomiti Unesco e di impegni sottoscritti a livello territoriale». Con riferimento alla disciplina degli impianti a fune, la Commissione è stata poi informata dall'assessore che sulla concessione della linea funiviaria dell'impianto "Fedaia - Pian dei Fiacchi", scaduta il 3 dicembre 2019 per obsolescenza tecnica, è stata inoltrata al Servizio impianti a fune la domanda di modifica della concessione della linea funiviaria esistente, per la sostituzione con una cabinovia ad ammorsamento automatico, sostanzialmente sullo stesso tracciato dell'impianto preesistente ma con stazione più a monte, e che il procedimento è sospeso in attesa della sottoscrizione dell'accordo previsto per l'attuazione del programma. «Nel caso di riattivazione del procedimento - ha detto l'assessore - saranno valutati tutti gli aspetti connessi con il nuovo impianto, compresi gli impatti paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale impianto, oltre a quelli legati ai vecchi manufatti esistenti». Ma anche se un accordo non si dovesse trovare, o se il nuovo

impianto non venisse realizzato, per la struttura provinciale competente sugli impianti a fune è possibile, d'intesa con il Comune di Canazei, procedere all'ordine di ripristino dei luoghi a carico dell'ultimo concessionario: lo prevede la legge suglòi impianti del 1987.

Corriere delle Alpi | 15 Maggio 2021

p. 27

Ruderi di impianti in Marmolada «I concessionari devono demolirli»

Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Non è ancora detto che la storica cestovia Graffer da passo Fedaia a Pian dei Fiacchi, chiusa nel settembre 2019, venga sostituita da una moderna cabinovia. E, in ogni caso, i gestori dovranno bonificare la Marmolada dei plinti che hanno lasciato. Il ghiacciaio, infatti, dovrà essere tutto ripulito, come ha chiesto la petizione degli ambientalisti con migliaia di firme raccolte anche in provincia di Belluno e nel Veneto.Lo ha detto Mario Tonina, nella sua veste di vicepresidente e assessore all'ambiente della Provincia di Trento, oltre che presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, distrutto da una valanga, si era molto battuto sia per la pulizia generale della Marmolada da ogni rifiuto, specie se ingombrante, sia contro il nuovo impianto. Specie se fosse stato progettato nella prospettiva di collegarlo a Punta Rocca, in comune di Rocca Pietore. Tonina rassicura, su entrambi i versanti. Per quanto riguarda la concessione dell'impianto Fedaia - Pian dei Fiacchi, scaduta nel 2019 per obsolescenza tecnica - ha fatto sapere Tonina - è stata inoltrata al Servizio impianti a fune la domanda di modifica della concessione della linea funiviaria esistente, per la sostituzione con una cabinovia ad ammorsamento automatico. Sostanzialmente sullo stesso tracciato dell'impianto preesistente ma con stazione più a monte.Il procedimento è sospeso in attesa della sottoscrizione dell'accordo previsto per l'attuazione del programma, ha informato Tonina, che sensibile alle istanze ambientaliste, ha aggiunto: «Nel caso di riattivazione del procedimento saranno valutati tutti gli aspetti connessi con il nuovo impianto, compresi gli impatti paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale impianto, oltre a quelli legati ai vecchi manufatti esistenti». Affermazioni, quelle di Tonina, che risentono anche delle critiche mosse dagli stessi ambientalisti agli abusi che si consumerebbero nel territorio e contro i quali la Fondazione Unesco nel passato non sarebbe stata sufficientemente attiva.In Marmolada restano da rimuovere i plinti in cemento di un impianto iniziato negli anni Ottanta e mai concluso, da Passo Fedaia a sopra Pian dei Fiacconi. E poi i blocchi di cemento della vecchia struttura, mai rimossi da quando nel 1974 fu costruito l'impianto oggi dismesso. C'è poi da asportare una piattaforma, sempre cemento armato del vecchio skilift, che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada".Gli ambientalisti hanno sollecitato, con la loro petizione, di liberare il ghiacciaio anche dai ruderi dell'impianto Sisem, demolito dal Comune di Rocca

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