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NOTIZIE DAI RIFUGI

La gola geologica del Bletterbach potrà essere visitata con l’aiuto della Realtà Virtuale indossando occhiali 3D, mentre l’escursione sul posto potrà essere arricchita da vari strumenti (Chatbot, un sistema di dialogo con un’intelligenza artificiale e «Geoparc Guide», una webapp) per ottenere informazioni approfondite adatte a tutte le età e disponibili in tedesco, inglese, italiano e nella lingua dei segni italiana Lis. La cooperativa sociale Independent L ha inoltre sviluppato un sistema di mappatura che permette di individuare i servizi senza barriere presenti nell’area. «La tecnologia è il mezzo che, quando usato con attenzione e intelligenza, permette di migliorare la qualità della vita di tutti. – commenta Enzo Dellantonio, presidente della cooperativa – È un progetto democratico, che non fa distinzioni tra le persone». Negli ultimi mesi del progetto, concluso nel dicembre del 2020, «le applicazioni di Gate sono state testate e implementate, ricevendo molti feedback da parte degli utenti — spiega Fabiana Polli, coordinatrice di progetto della Fondazione Dolomiti Unesco — e ciò ha permesso di perfezionarle ulteriormente, così da poterle sfruttare per la prossima stagione estiva». Si è aperta una porta nel turismo alpino, quella della reale e completa inclusione.

Corriere delle Alpi | 1 Maggio 2021

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I rifugisti sul piede di guerra «Montagna ancora penalizzata»

SELVA DI CADORE Dopo una giornata di pioggia, ieri al tramonto sono comparsi dei raggi di sole ad illuminare le Marmarole e Omar Canzan di Rifugio Chiggiato ha tirato un sospiro di sollievo. Mario Fiorentini, del Rifugio Città di Fiume, nonostante il maltempo ha provveduto ai primi carichi di legna per l'estate. Ieri doveva aprire Michela Torre, il suo ristoro Fertazza, ma ha desistito per la pioggia. Invece al Passo Pordoi Osvaldo Finazzer battezzerà stamani la nuova stagione dell'Hotel Savoia e del bar. «Io sono pronto», avverte Giorgio Scola dai 2180 metri del monte Rite. Ma in queste ore c'è malumore non solo per il maltempo, anche per le linee guida dei rifugi, quelle proposte dalle Regioni al Governo e specificatamente al Cts. «Per l'ennesima volta l'unica associazione in Veneto rappresentante i gestori dei rifugi alpini non è stata convocata per la discussione di eventuali aggiustamenti delle Linee guida precedenti», protestano Fiorentini e Canzan. «Non sono state prese in considerazione neanche le varie lettere inviate nella primavera del 2020 con le quali l'Agrav sottolineava le criticità delle stesse. Non sappiamo chi sia stato interpellato per la discussione delle regole ma sicuramente, dalle stesse, si intuisce la distanza dalla realtà che si trova sul campo. Bisogna sempre tenere conto della media delle situazioni più sfavorevoli quando si elaborano certe regole: il privilegiato, non è una colpa, troverà sempre la situazione a suo favore». I rifugi, in sostanza, sono equiparati ai ristoranti di città; vale l'asporto, al massimo si può mangiare all'esterno. Impossibile dormire nelle camerate, a meno che non si tratti di due o tre persone dove ne potrebbero stare 50. E via elencando. «Ricordiamo per l'ennesima volta che i rifugi alpini rappresentano un unicum nel panorama delle attività turistiche e ciascuno di essi rappresenta un unicum a sua volta. Non siamo delle attività ricettive con regole e fabbricati costruiti col copia-incolla», fanno notare i due rifugisti, peraltro condivisi dalla maggioranza dei loro colleghi. «Alcune strutture hanno 130 anni e tantissime risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale: mettere in atto delle regole decise senza conoscere la realtà vuol dire condannare anche nella prossima stagione molte strutture a bilanci in rosso. Quello che invece ci preme sottolineare è che anche in questa occasione non si è voluto dare il giusto riconoscimento al ruolo di presidio del rifugio e del suo gestore». Infatti, spiegano Fiorentini e Canzan, non è stata risolta la questione dell'obbligo, morale e di legge, all'accoglienza all'interno del rifugio degli escursionisti in difficoltà, anche solo per un temporale pomeridiano. «Ciò ci preme è sottolineare quello che succederà dal primo di giugno con la programmata riapertura della ristorazione interna a pranzo e il permanere dell'esterno per le cene. Nelle Alpi non esistono tre giorni in fila che consentono il mangiare all'esterno in una situazione di comfort nel mese di luglio, figuriamoci nel resto dell'estate. Quindi come a maggio la sera a Palermo si può mangiare all'esterno ma già a Bologna è difficile, così per l'estate la montagna e i suoi rifugi saranno penalizzati dimostrando l'ennesima scarsa attenzione del decisore alla peculiarità delle terre alte». --fdm © RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 1 Maggio 2021

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Si scioglie l'ansia di Paolo «Oggi c'è chi guarda ai rifugi come a potenziali business»

L'INTERVISTA

Tira un sospiro di sollievo Paolo De Lorenzo. L'imprenditore della montagna di famiglia comeliana dopo 25 anni ha rischiato di perdere la gestione del rifugio Padova. Un rischio lecito e calcolato, sia ben chiaro; ma l'aumento vertiginoso di partecipanti ai bandi di gestione dei rifugi d'alta quota è un elemento che non è passato inosservato neanche all'ombra degli Spalti di Toro.«Alla fine la differenza nel processo di assegnazione del bando è stata l'esperienza. I tanti anni di militanza mi hanno permesso di aggiudicarmi nuovamente il bando di quello che per 25 anni è stato non solo un luogo di lavoro, mio e di tutta la mia famiglia, ma anche una vera seconda casa».La tensione, inevitabile, ha accompagnato la vigilia dell'apertura delle buste. Poi la lieta novella a seguito della quale De Lorenzo ha voluto prendere la parola per dire la sua. Parole chiare, impossibili da equivocare.«Al bando hanno partecipato una cinquantina di persone, all'ultimo giro di ruota eravamo in sei mentre al momento dell'apertura delle buste c'ero solo io», racconta, «e cosa vuol dire questo? Che qualcuno, tanti a dire la verità, guardano ai rifugi di montagna come a un potenziale business da perseguire. A quel business io ho risposto con la solita passione, quella che mi ha contraddistinto per 25 anni, trasformando i tanti clienti del rifugio Padova prima di tutto in amici. Alla fine è stata proprio la passione ad aver fatto la differenza».Il "rischio" che il rifugio Padova finisse in mani poco avvezze alla vita di montagna, caratterizzata da rinunce, fatica e difficoltà, però c'era...« Se ho avuto paura di perdere il rifugio? Certo, sono onesto. Il bando era un atto dovuto, non c'è niente da dire in questo, c'era una scadenza da rispettare. Quel che preoccupa è il numero crescente di persone che si sta avvicinando, soprattutto in quest'ultimo periodo, alla montagna. Montagna intesa non solo come luogo salubre ma soprattutto come potenziale business. Perché, adesso si può dire, la gran parte dei partecipanti al bando non sapeva neanche dove si trovasse il rifugio Padova».Passata la paura, è già tempo di guardare avanti. Quali saranno i primi passi della rinnovata gestione?«Proseguiremo sulla strada della svolta green. Voglio un rifugio sempre più a misura d'uomo, limiteremo l'accesso in macchina favorendo passeggiate o pedalate in bici ed e-bike. Punteremo ancora su un servizio ed una cucina di qualità assoluta; l'avventore dei rifugi è sempre più esigente, non si accontenta più di quello che trova come avveniva vent'anni fa. A tal proposito sono già alla ricerca di un aiuto cuoco, personale di sala ed un lavapiatti. Se qualcuno vuole mettersi in gioco insieme a me ed alla mia famiglia è il benvenuto».Sono previsti lavori di ristrutturazione del rifugio Padova?«Nel recente passato abbiamo ottenuto un finanziamento regionale di 40mila euro. Adesso che abbiamo rinnovato la gestione (sei anni più ulteriori sei, ndr) utilizzeremo quei soldi per sostituire gli infissi ma, soprattutto, per migliorare la rete internet, un elemento che di questi tempi anche in un rifugio di montagna non può assolutamente mancare». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 5 Maggio 2021

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Rifugi, rivoluzione in vista La merce arriva con i droni

Bolzano È stato testato nei giorni scorsi il servizio di consegna merci con i droni. Insomma, l'impiego di velivoli telecomandati per le consegne settimanali di generi alimentari e di altre merci ai rifugi è un servizio che si potrebbe concretizzare grazie all'interessamento dell'assessore al patrimonio Massimo Bessone e al supporto dell'azienda locale "Flying Basket". La Ripartizione patrimonio, che fa capo all'assessore, si occupa dei 26 rifugi alpini di proprietà provinciale. «I rifugi alpini in Alto Adige - ricorda Bessone - sono un elemento che connota il territorio e hanno grande significato sia in termini di sicurezza e soccorso, che per il ruolo rilevante svolto in favore del settore turistico-economico come mete del tempo libero per molti cittadini appassionati della montagna».Una dimostrazione pratica di come potrebbe funzionare il servizio di consegna ai rifugi è stata organizzata a Naz-Sciaves e s'è tenuta alla presenza dell'assessore Bessone e del suo staff . Nella località pusterese, infatti, ha sede l'azienda Flying Basket, specializzata in aeromobili a pilotaggio remoto. Giù costi e inquinamento«Cerchiamo sempre di operare al meglio per i nostri rifugi, che sono il biglietto da visita dell'Alto Adige - fa presente l'assessore Massimo Bessone - studiando continuamente soluzioni innovative come il loro approvvigionamento con un nuovo sistema di trasporto merci con droni a batteria a pilotaggio remoto, che ci verrebbero messi a disposizione da una start up locale, l'unica ditta in Europa che può offrire questo servizio. Con il nostro progetto pilota intendiamo garantire zero emissioni di CO2, dannose per il clima, minor inquinamento acustico e nel tempo anche un risparmio di denaro pubblico». Solitamente, infatti, le consegne avvengono con l'impiego di elicotteri, con costi che sono elevati e con evidente inquinamento acustico. «Questa nuova possibilità - spiega Daniel Bedin, direttore della Ripartizione patrimonio - sarà valutata attentamente assieme ai gestori con i quali si cercherà la miglior collaborazione possibile». I vantaggi offerti dai droni sarebbero molteplici, anche in questo momento di particolare difficoltà. «Questo tipo di consegna, inoltre - sottolinea ancora Bessone , consentirebbe ai gestori dei rifugi di contenere i costi di avvio per la ripresa dell'attività stagionale, un aspetto importante per la ripartenza dopo le chiusure per la pandemia».Come funzionerebbeI droni impiegati dall'azienda pusterese per il trasporto alimentare e merci consentono la consegna fino a 100 chili di materiale a volo. I gestori dei rifugi di proprietà provinciale saranno informati delle possibilità offerte dal nuovo servizio al quale possono aderire. Per loro, fare la spesa diventerebbe semplice e rapido facendo pervenire alla Flying Basket la lista con i generi richiesti che verrebbe girata ad un grossista di fiducia, oppure consegnata ai negozianti indicati dal gestore del rifugio. La merce acquistata potrebbe essere poi trasportati su strada, fino ad un punto di raccolta convenuto e da lì consegnati in quota al rifugio attraverso i droni. Le consegne dovrebbero essere settimanali, con la possibilità di ulteriori ordini integrativi.

Corriere delle Alpi | 6 Maggio 2021

p. 29

Il bando conferma il gestore Nassivera resta al rifugio Baion

Gianluca De Rosa DOMEGGE Sarà ancora Dino Nassivera il gestore del rifugio Baion alle Marmarole. Come già avvenuto per il rifugio Padova solo pochi giorni fa, il bando emesso dal Comune di Domegge ha premiato l'esperienza di chi, quella struttura, l'ha gestita a lungo. Trentatré anni per la precisione, numero che fa del carnico di Forni di Sotto Dino Nassivera il gestore più longevo del Centro Cadore e non solo. Manca ancora l'ufficialità a dire il vero, ma le indicazioni convergono tutte verso la conferma della gestione uscente che a breve firmerà un nuovo contratto di sei anni più ulteriori sei. Tutto è bene quel che finisce bene si potrebbe dire, anche se, dopo Paolo De Lorenzo per quanto riguarda il rifugio Padova, pure Dino Nassivera coglie l'occasione per dire la sua: «Alla mia età, dopo aver trascorso più di trent'anni quassù, ritrovarmi a dover scrivere un curriculum vitae per sperare di restare ancora in quella che reputo la mia casa è stato quantomeno mortificante». «Non metto in dubbio la legge», dice Nassivera. «Quel bando bisognava farlo ed è giusto che sia stato fatto. L'amarezza che nutro in questo momento, mista alla soddisfazione di poter tornare presto nel luogo che più amo, è dettata dal fatto che mi sarebbe dispiaciuto dover dire addio al Baion non per mia volontà. Ho la mia età, succederà che lascerò quel rifugio in mano di altri ma voglio farlo seguendo i tempi naturali e non quelli freddi dettati dalla burocrazia. Mi piacerebbe essere coinvolto in prima persona nel futuro del rifugio Baion, al quale ho dato tanto oltre che aver ricevuto. Credo di essere stato un buon gestore in oltre trent'anni, ho sempre pagato gli affitti offrendo ai turisti il miglior servizio possibile. Essere sbattuto fuori dalla burocrazia sarebbe stato un affronto difficile da mandare giù». Anche per il Baion, come successo per il rifugio Padova, le partecipazioni al bando di gestione sono state numerose. Entrambi i rifugi, come il Cercenà, sono di proprietà comunale. «Non conosco il numero preciso, so che sono state decine e decine», conferma Nassivera. «Ne ho parlato anche con l'amico Paolo De Lorenzo, ritrovatosi nella mia identica situazione. Evidentemente di questi tempi parlare di rifugi fa notizia ma sono pochi quelli che realmente sanno cosa significa gestire un rifugio d'alta quota. Un esempio? Il Baion si trova a 1.800 metri d'altezza ed in questo momento è sommerso dalla neve, tanto da essere difficile se non impossibile riuscire solo a raggiungerlo. Figuriamoci riaprirlo e rimetterlo in funzione». Detto del bando, il cui esito nonostante le indicazioni già ben delineate verrà reso noto dall'ufficio tecnico del Comune di Domegge solo nei prossimi giorni, l'occasione è stata utile a Dino Nassivera per anticipare alcuni temi legati al futuro della struttura: «Detto della neve che al momento non permette di stabilire con certezza una data di riapertura, andranno valutate attentamente anche tutte le normative anti Covid a cui bisognerà inevitabilmente attenersi». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 12 Maggio 2021

p. 13, edizione Belluno

Rifugio Fiacconi: spola dell'elicottero per vuotarlo

ROCCA PIETORE Rifugio Pian dei Fiacconi, svuotamento in corso. Non sono passati inosservati in questi giorni i voli compiuti dall'elicottero tra passo Fedaia e Marmolada. Un via vai aereo per portare a valle tutto il materiale ancora ospitato dalla struttura, distrutta da una valanga lo scorso dicembre, per portarlo a valle in un posto riparato e asciutto. «Ringrazio chi mi ha dato un aiuto sia dal punto di vista morale che economico che in termini materiali nel recupero», sottolinea il gestore Guido Trevisan. E proprio in questi giorni per merito della raccolta fondi avviata da amici, clienti e simpatizzanti del Pian dei Fiacconi, «con 100mila euro ho chiuso uno dei due mutui con la banca. Grazie a tutti quanti hanno contribuito. Ora resta un secondo mutuo che con calma vedrò di sistemare», sottolinea l'ingegnere ambientale con la passione della montagna che conserva nel cuore il sogno di ricostruire il rifugio, in un'area un po' più sicura di quella dove sorgeva. Il progetto sarebbe già al vaglio degli organi competenti, ma, non nasconde Trevisan, «anche nella migliore delle ipotesi passerebbero almeno 6-8 anni prima della nuova realizzazione. Spero di trovare assieme a Provincia e Comune una soluzione, pratica ed economica, per tornare un giorno a festeggiare di nuovo ai piedi della Regina». Intanto, quest'estate, Trevisan gestirà il rifugio Caldenave, nella zona del Lagorai. Assieme a lui la moglie Alice e i loro piccoli figli Edoardo, Gilda e Achille. Proprio in questi giorni Trevisan ha ricevuto il simbolico passaggio di consegne dai precedenti storici gestori Elio ed Enrica. (RG)© riproduzione riservata

Corriere delle Alpi | 15 Maggio 2021

p. 27

Via al bando di gara per trovare un gestore al rifugio Aquileia

SELVA DI CADORE

Il Comune di Selva, guidato dal sindaco Silvia Cestaro, ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento in affitto del rifugio Aquileia. Un provvedimento che si è reso necessario dopo che il precedente gestore il 5 gennaio aveva comunicato il recesso dal contratto e lo aveva confermato il 4 marzo. Il rifugio è costituito da dehors esterno, area bar con superficie di circa 45 mq, area ristorante con superficie di circa 82 mq, servizi igienici a servizio del bar e ristorante, cucina, dispensa, locale di servizio, 10 camere con servizi privati con 25 posti letto totali. Il contratto avrà durata di anni sei anni con automatico rinnovo per uguale periodo in mancanza di disdetta almeno sei mesi prima della scadenza. Il canone minimo annuale stabilito a base d'asta è di 24 mila euro (Iva esclusa), da rivalutarsi automaticamente in misura pari al 75% della variazione dei prezzi al consumo rilevati dall'Istat. Le rate dovranno essere pagate anticipatamente con cadenza trimestrale entro il giorno 10 del primo mese, eccetto la prima rata che potrà essere pagata entro il giorno 10 del terzo mese. Il bando prevede anche una clausola per eventi come la pandemia o un'alluvione: nelle ipotesi di cause di forza maggiore che impediscano la regolare apertura, le rate verranno dimezzate in proporzione al periodo di chiusura. Il fabbricato, situato a 1.580 metri in località Peronaz, ha già gli arredi di base e parte delle suppellettili.Il concessionario dovrà provvedere alle ulteriori suppellettili e di quanto necessario per lo svolgimento dell'attività. Il bando scade il 31 maggio alle 12. --G. San.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 17 Maggio 2021

p. 7 segue dalla prima, edizione Belluno

Rifugi, troppa neve in quota: rinviate molte aperture

C'è ancora molta neve in montagna, per le escursioni in quota bisognerà attendere, soprattutto per quelle con tracciati esposti a nord fermo restando che il pericolo valanghe è dato in aumento in considerazioni delle ultime precipitazione: grado di rischio 3, moderato. Per i rifugi l'inizio stagione potrebbe dunque slittare soprattutto per quelli i cui accessi sono verso settentrione come il Vandelli al Sorapiss. I gestori del rifugio più frequentato delle Dolomiti, per il richiamo esercitato dal laghetto nelle vicinanze, hanno avvisato per tempo sui social che la situazione non è da prendere con leggerezza.

C'è ancora molta neve in montagna, per le escursioni in quota bisognerà attendere, soprattutto per gli itinerari esposte a nord fermo restando che il pericolo valanghe è dato in aumento in considerazione delle ultime precipitazioni: grado di rischio 3, moderato.

ESORDIO IN BILICO

Per i rifugi l'inizio stagione potrebbe dunque slittare soprattutto per quelli i cui accessi sono totalmente a settentrione come il Vandelli al Sorapiss. I gestori del rifugio più frequentato delle Dolomiti, per il richiamo esercitato dal laghetto nelle vicinanze, hanno avvisato per tempo che la situazione non è da prendere con leggerezza. E così hanno affidato ai social questo messaggio: «Volevamo informarvi, viste le molte richieste di questi giorni, che i sentieri per raggiungerci non sono ancora in sicurezza per la molta neve e ghiaccio ancora presenti». Non solo neve, anche ghiaccio lungo il sentiero che dal passo Tre Croci sale fino al Vandelli, la titolare ipotizza l'apertura solo dal 20 giugno, «la nostra è l'ultima zona alla quale si accede, il sentiero è a nord e il pericolo è grande per la tanta neve e per i numerosi tratti ghiacciati, scivolare è un attimo -assicura Sabrina Pais - e poi che senso ha rischiare per salire e non vedere nulla, il lago è sommerso dalla neve».

IL PERICOLO

Neve che non permette, al momento, di predisporre i raccordi per l'acqua fra la sorgente e il rifugio, neve che sconsiglia anche ai pur esperti gestori, sono lassù da 21 anni, di salire in sicurezza. Quando le condizioni lo permetteranno lo faranno, ma per i lavori necessari alla riapertura e poi saranno pronti ad accogliere gli escursionisti. Annuncia l'apertura al 15 giugno Rodolfo Molin gestore del Città di Carpi, nel cuore dei Cadini di Misurina, con la famiglia è alla guida del rifugio dal 1992. Il sito è adatto anche per le aperture invernali che sono state segnate dalla pandemia, si spera nell'estate magari con il ritorno dei turisti stranieri. «Saliremo i primi di giugno e dopo i lavori riapriremo -parola di Bepi Monti del Carducci in alta val Giralba- la neve è ancora tanta, ad inizio marzo il rifugio era sommerso completamente, fortunatamente non ci sono stati danni. Lo scorso anno abbiamo aperto per primi, contiamo di fare lo stesso quest'anno».

SCENARIO SELVAGGIO

Il Carducci è uno di quei rifugi che si raggiunge solo a piedi, e dopo una lunga ed impegnativa camminata, ma il panorama e l'accoglienza premiano anche la fatica più dura, la scorsa estate non è andata come di consueto, «abbiamo lavorato meno, abbiamo ridotto i posti letto del 50% per attenerci ai protocolli, ma non mi lamento», assicura Monti. La situazione neve è stata favorevole in Centro Cadore, il rifugio Cercenà in territorio di Domegge ha riaperto dal primo di maggio. «C'è meno movimento, mangiare all'esterno in montagna non è piacevole, le temperature non aiutano -spiega Emilio Fundone il giovane gestore che non si perde d'animo- noi siamo ottimisti, se si riesce a tenere aperte le attività e a far entrare gli ospiti pensiamo di poter lavorare, nel frattempo abbiamo sistemato la terrazza e anche il bar». Emilio e Sara non si sono lasciati abbattere dalla situazione, ma hanno pensato a come migliorare l'offerta guardando al bicchiere mezzo pieno e pensando al futuro. Poco sopra, il rifugio Padova è ancora chiuso.

L'APPELLO

In questi giorni il Soccorso alpino ha fatto più appelli alla prudenza proprio per le condizioni dei sentieri. La neve è un pericolo ancora di più in questa stagione, le insidie sono tante; e anche oggi sono previste altre nevicate per 30, 35 centimetri oltre i 2000 metri. Sui sentieri ci sono anche tanti schianti, alberi crollati nel corso dell'inverno per le pesanti ed abbondanti nevicate, tutti elementi da non sottovalutare in attesa dell'estate. Giuditta Bolzonello

Corriere delle Alpi | 21 Maggio 2021

p. 17

Al lavoro lungo i sentieri, riapre il Dal Piaz

Francesco Dal Mas BELLUNO I volontari del Cai sono al lavoro per liberare i sentieri dalla neve. Ma dopo la precipitazione dell'altra notte, fioccherà anche domani pomeriggio e domenica, dai 2mila in su. Ecco, dunque che il Club alpino italiano - come anticipa Renato Frigo, il presidente veneto si incontrerà martedì in Regione per capire come ripristinare la rete più in quota, probabilmente danneggiata. E con quali linee guida - precisa Frigo - procedere alle riaperture: «Varranno le stesse dell'estate scorsa, pur in presenza di minore contagio».Di sicuro nel fine settimana darà il benvenuto alla nuova stagione il rifugio Dal Piaz, ai 1993 del Passo delle Vette Grandi, in comune di Sovramonte. «È da due settimane che siamo al lavoro per "spalare" la neve», racconta Andrea Marchetti, il gestore, «alta anche 4 metri nei punti di slavina. Siamo attrezzati per ricevere gli ospiti in condizioni di massima sicurezza».Fino al 1° giugno si pranzerà all'aperto, poi anche al chiuso. «Oltre all'eliminazione di alcuni posti a sedere, abbiamo deciso di inserire dei telai divisori, laddove non fosse possibile rispettare il metro di distanza. I turni per pranzare saranno tre. Il primo va dalle 11 alle 12.15, il secondo dalle 12.30 alle 13.45 e il terzo dalle 14 alle 15.15. Come si potrà notare, c'è sempre un quarto d'ora di vuoto. Ebbene, in quei 15 minuti io e lo staff diamo il via all'opera di sanificazione: dagli appoggia-schiena alle porte, passando per le maniglie, tiriamo tutto a lucido».È sostanzialmente quanto accadrà anche negli altri rifugi, come assicura Mario Fiorentini, presidente dell'Associazione di categoria e gestore del "Città di Fiume", dove peraltro, ci sono dei lavori in corso e, quindi, per l'apertura bisognerà attendere ai primi di maggio. «È evidente che ci aspettiamo dalla contrattazione tra Cai e Regione», afferma Fiorentini, «nuove opportunità anche per i pernottamenti, in considerazione di tanti ospiti che arriveranno col certificato vaccinale».Approfittando della giornata di bel sole, Modesto Alverà, il gestore, ha preso il trattore e insieme ai figli è salito a liberare il sentiero principale che porta al rifugio Palmieri, alla croda da Lago. «Stanno trovando», dice la moglie, «anche muri di neve alti 4 metri. Non riusciremo pertanto ad aprire per fine maggio, come avremmo desiderato, ma sicuramente per il 7 giugno».Il Comune di Cibiana ha sgomberato dalla neve i tornanti che portano sul monte Rite, per cui Giorgio Scola ha ripreso l'attività al rifugio Dolomites, dove è ritornata anche l'acqua che si era congelata nelle tubazioni. Il 5 giugno incominceranno a salire anche le navette in servizio da passo Cibiana, infatti per quella data sarà visitabile anche il museo di Reinhold Messner. «I nostri sentieri sono in parte ancora innevati, ma battuti, quindi percorribili», fa sapere Oscar Canzan, che al rifugio Chiggiato attende gruppi di escursionisti sia sabato che domenica. Sul Pian dei Buoi è già accogliente il rifugio Cercenà, con sentieri liberi. Giovanni De Francesch ha trascorso l'inverno al rifugio Bosi, sul monte Piana. Con metri di neve anche sulla strada, scendeva a Misurina con la motoslitta. Solo recentemente è riuscito a scavare una trincea col trattore e adesso transita col fuoristrada. «Ma quassù c'è ancora troppa neve e sconsiglio di arrivarci, per motivi di sicurezza. Le trincee della grande guerra sono tutte sepolte. Cominceremo dopo metà giugno». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 23 maggio 2021

p. 18

Nei rifugi senza Green Pass L'appello del Cai: vaccinatevi

Di Antonella Mattioli BOLZANO «Per andare a dormire e mangiare (all'interno) nei rifugi, non servirà il Green Pass. Nel primo caso da subito; nel secondo dal primo giugno. Ma il mio appello, anche agli appassionati di montagna, è a farsi vaccinare. Sono sicuro che lo faranno coloro che nei rifugi ci lavorano e mi aspetto un comportamento altrettanto responsabile da parte della clientela. In ogni caso, nei rifugi si potranno fare anche i tamponi nasali autosomministrati al personale ed eventualmente ai clienti: anche questo serve a minimizzare i rischi». È l'appello di Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, dopo la riunione, svoltasi venerdì sera, con i gestori dei dodici rifugi, metà del Cai Bolzano e altrettanti del Cai provinciale, in vista dell'avvio della stagione che dovrà essere caratterizzata dalla prudenza. Anche se - a differenza dell'estate 2020 - stavolta a dare maggiore tranquillità e qualche libertà in più ci sono i vaccini. Stesse regole degli alberghi In linea di massima i rifugi aprono il 15 giugno, anche se il "Chiusa" apre già il fine settimana; a breve dovrebbero partire anche l'Oltradige e il Corno del Renon. Mentre per altri l'avvio della stagione potrebbe essere rinviato di qualche giorno, perché in quota c'è ancora parecchia neve. «Stiamo aspettando - assicura l'assessore Arnold Schuler - il via libera dell'Asl alle linee guida sulla sicurezza. Nei rifugi comunque ci saranno le stesse regole che valgono nei ristoranti e negli alberghi in città. Non serve Green Pass dal primo giugno per mangiare anche all'interno; mentre da subito si può pernottare senza certificazione verde. Al momento ci sono ancora limitazioni sui pernottamenti, in quanto ci sarebbe la possibilità di occupare solo metà dei letti, ma sono fiducioso che questo limite possa cadere, se non del tutto almeno in parte. Resta il numero massimo di quattro persone per tavolo che, al chiuso, possono rappresentare un problema, soprattutto nelle strutture piccole. Ma anche questa è una misura che potrebbe essere alleggerita, se si riesce a vaccinare una fetta importante della popolazione». Per la montagna, come e più dell'anno scorso, si annuncia una grande

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