World Social Agenda 2016-2017 Inserto Armi e Bagagli

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ARMI E BAGAGLI La nostra storia ci insegna ad accogliere l’altro come un tempo fummo accolti noi nel mondo

Migranti, gemme di futuro

Wsa 2 Ildipercorso quest’anno

Diritto al futuro

Il mondo ricco è vecchio, il mondo pove- col tempo le cose sono cambiate. Gli italiani si dei lavori che trovano. E questi lavori li fanno ro è giovane. America del Nord, Europa sono integrati in quelle società, fino a diven- gli immigrati. Cosa ne sarebbe del nostro sibenestante, Russia, Giappone, ma anche tarne parte fondamentale. La storia dell’emi- stema di assistenza agli anziani e alle persone Cina hanno sempre più anziani e sempre me- grazione italiana è dolorosa e gloriosa insie- non autosufficienti se le 5 mila assistenti famino bambini. America del Sud, Africa, Asia me. Così è la storia di ogni migrazione. liari, o badanti, straniere se ne andassero? Il meridionale, Europa non benestante hanno Anche l’Italia adesso, negli ultimi decenni, sistema di assistenza crollerebbe, questa è la tanti bambini e tanti giovani, ma anche tanta sperimenta cosa vuol dire accogliere immigra- verità. Nelle ditte di pulizia, senza i lavoratori povertà. E allora succede quello ti. Perché è un paese invecchiato, stranieri cosa accadrebbe? Ma gli stranieri li che è sempre successo nella storia La ricchezza e la forza dove sono arrivati tanti giovani troviamo in tanti altri ambiti. del mondo: le persone si spostano, di tanti paesi stranieri dai paesi più poveri. In Italia, ce Il migrante porta vita nuova e futuro dove i poveri vanno nei paesi più benelo ricordano anche gli ultimi dati va. Certo, anche problemi nuovi. Problemi di sono state costruite stanti a cercare futuro e a portare statistici, non sono nati mai così convivenza, di accettazione reciproca, perché anche dal lavoro futuro. Già: la chiave di tutto è pochi bambini. Il calo demografi- l’incontro tra diversità genera anche problemi. degli italiani, spesso qui. I migranti vanno a cercare fuco iniziato negli anni Settanta del Lingue diverse, culture e religioni diverse, tenuti in disparte, turo e a portare futuro. Portano fusecolo scorso continua e solo la modi di pensare e di vivere diversi. Ma questa ma che poi hanno turo a società vecchie e stanche. presenza dei figli degli immigrati diversità non è solo un problema. Essa espriPortano vita nuova là dove la vita mostrato il loro valore lo rende meno drammatico. Nelle me la ricchezza e la varietà inesauribili delnuova diminuisce. Questa è la vescuole italiane ci sono 800 mila l’umanità. Nessuno basta a se stesso. Noi non rità fondamentale delle migrazioni, da sempre. figli di stranieri. Senza questi nuovi scolari e siamo tutta l’umanità. Ciascun popolo ha tesoCe lo insegna anche la storia degli emi- studenti moltissime scuole dori di umanità che gli altri non hangranti italiani. Una storia dolorosa e gloriosa. vrebbero chiudere. no. Tesori anche di cultura e di Il migrante porta vita spiritualità. Tesori che magari noi Sono andati in tutto il mondo a cercare futuro Non solo. Come sempre è acperché non ce n’era qui, ma hanno anche do- caduto, gli immigrati fanno per lo nuova e futuro. abbiamo perduto. Dall’incontro di nato futuro all’America, all’Australia, alla più i lavori che i residenti non vo- Certo, anche problemi questi tesori diversi ne nascono di Germania, alla Svizzera, alla Francia, all’In- gliono più fare. I lavori più duri, nuovi. È la storia dell’umanità. di convivenza e ghilterra… Gli italiani avevano tanti figli e più precari, meno pagati, i lavori accettazione reciproca, Dobbiamo guardare alla realtà tanta povertà. Hanno portato figli e futuro là stagionali. Li troviamo a fare le dell’immigrazione con sguardo perchè l’incontro dove mancavano. Hanno ricevuto tanto dai badanti, le pulizie, le consegne a meno annebbiato dalle paure. tra diversità non è facile Guardare con fiducia a quello che paesi che li hanno accolti, ma hanno anche da- domicilio; li troviamo a raccoto tanto a quei paesi e a quei popoli. Il lavoro gliere mele e uva; li troviamo a sta accadendo. degli italiani all’estero ha lasciato segni pro- lavorare negli alberghi e nei ristoranti. Ai timori di un mondo vecchio che sta mofondi. Gli stranieri non rubano il lavoro agli ita- rendo dobbiamo sostituire la speranza per un La ricchezza e la forza di quei continenti e liani. Tutti i dati lo confermano. I giovani ita- mondo nuovo che nasce. E questo mondo di quelle nazioni sono state costruite anche liani preferiscono andare a lavorare all’estero nuovo che nasce ha bisogno non delle nostre grazie al lavoro degli italiani. Italiani che non piuttosto di accontentarsi qui da noi di certi la- maledizioni e dei nostri timori, ma del meglio erano sempre visti bene all’inizio, spesso era- vori. Anche in anni di crisi economica. Tanti di noi stessi. Di tutto quanto di positivo posno trattati male. Spesso erano bollati dai pre- giovani italiani e anche veneti tornano a emi- siamo dare. Vincenzo Passerini, giornalista giudizi. Spesso erano tenuti in disparte. Poi grare, piuttosto di rimanere qui e accontentarsi

dal vivo 4 Storie di migrazioni

Testimonianze

per oltre 5 Percorsi 3 mila studenti Nelle scuole


II

WorldSocialAgenda

Armi e bagagli

Un grazie particolare alle educatrici che con grande competenza e preparazione non solo hanno elaborato i percorsi differenziandoli per fasce d’età, ma sono state capaci di riadattarli a seconda delle storie dei ragazzi con cui hanno lavorato.

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

PROGRAMMA 2016-17 Il fenomeno ormai globale interroga la quotidianità di ciascuno, soprattutto dei più giovani

Siamo tutti migranti e abbiamo diritto al futuro Se la World social agenda ha tra i suoi obiettivi tenere alto l’interesse su tema-

gnano? Partire da me, dal mio vissuto mi permette di mettermi nei panni dell’altro tiche globali, incrociandole con i percorsi o, come avvenuto realmente nei percorsi personali e locali, il tema delle migrazioni proposti, di entrare nelle sue scarpe e speproposto quest’anno ha interpretato que- rimentare le sue sensazioni, la sua storia. st’obiettivo con particolare efficacia. Do- Ecco che allora i confini si assottigliano, veroso affrontarlo, far emergere domande, scopro che abbiamo in comune molto più dare informazioni e strumenti di lettura. di quanto immaginassi e che lo spazio che Necessario riportarlo alla storia perso- sento “mio” può essere condiviso. nale, familiare, locale per dare alla dimenDiritto al futuro: è questa l’intuizione sione globale una prospettiva “altra” ri- su cui abbiamo voluto lavorare quest’anspetto a quanto diffuso e no. Se la consapevolezza Nella formazione osteggiato dai media, che, anche siamo tutti parte di una con gli insegnanti cora e comunque, ne parlano storia di migrazione è stato come nell’incontro come di un fenomeno nuovo, il punto di partenza, la ricerun’emergenza da arginare. ca delle cause delle migracon i 3.100 studenti Dalle storie personali ab- dai 6 ai 20 anni, il punto zioni ha avviato una riflesbiamo scelto di partire: nella sione sui diritti a esse colledi partenza è stato formazione con educatori e gati. Si è intrapreso così un insegnanti come nell’incontro prendere consapevolezza percorso avviato grazie alla con i 3.100 studenti e studen- della loro “migrazione” collaborazione con il Centro tesse dai 6 ai 20 anni, il punto di ateneo per i diritti umani di partenza è stato quello di prendere con- dell’università di Padova e proseguito atsapevolezza della propria storia di migra- traverso i cinque incontri di formazione zione personale e familiare. Il metodo ha che hanno accompagnato i 230 insegnanti portato a guardare a questo tema da un coinvolti. Se ci spostiamo, se scegliamo o punto di vista differente accogliendo, a siamo costretti a migrare è perché cervolte con sorpresa, un dato di fatto che si chiamo una vita migliore, un futuro diverè reso evidente: siamo tutti e tutte frutto di so. È questo un diritto? migrazioni, vicine o lontane, piccole o La domanda è stata girata ai ragazzi e grandi. alle ragazze delle superiori che hanno laIl viaggio come esperienza nota e spe- vorato con noi: il loro lavoro di approfonrimentata è stato uno degli input da cui dimento, confronto, interviste a familiari, sono partiti i 110 laboratori proposti a ra- amici e conoscenti ha accolto la sfida e ci gazze e ragazzi della primaria e della se- ha indicato una strada: «Il diritto al futuro condaria di primo grado. Cosa porto con è il diritto di viaggiare nel mondo come me? Con chi parto? Che mezzo uso? Cosa viaggiamo con la mente». lo staff di fondazione Fontana mi aspetta? Quali emozioni mi accompa-

MIGRAZIONI E DIRITTO AL FUTURO La linea dà forma al filo che connota l’avventura: racchiude i rischi e le opportunità

Due dita in bilico che vanno verso la speranza

Logo elaborato da Matteo Dittadi.

Ci si muove. Camminando o altro. Par- Descrive con la sua ombra l’incertezza dello tendo. Verso una meta non sempre nota. sguardo che vuole andare oltre, verso il domani. Si arriva, anche se non sempre. Si riparte, Lo sguardo è quello di chi si sta muovendo non sempre. Si resta. Si vive il presente sognan- lungo il filo. Un piede su, l’altro giù, in fuori. Il do il futuro. Questo accade tante volte nella vita piede che si appoggia è testardo, la sua preseno una sola: quella in cui viene voglia di andare. za pesa sul filo che cambia direzione. Accade o può accadere a molti di noi. È una stoQuel tratto di filo che sta dietro, è forse il ria che ci accomuna. La storia passato di chi si sta muovendo: è dell’umanità è fatta di partenze e ciò che è noto, è il vissuto che c’è di ritorni: discontinua nel tempo È il movimento in avanti, stato, che è anche molto presene nello spazio, è una storia di te. Il resto del filo, quello che corre o indietro, che fa spostamenti. cambiare la direzione. all’infinito verso est trova solo la liLe tracce lasciate da questi Ogni filo è una storia, nea dell’orizzonte fisico a interspostamenti sono differenti, individuale, solitaria, romperlo, ma dà l’impressione di spezzate, curve, miste, zigzaganandare verso la vita che nasce, anche se vissuta ti a seconda delle storie; non soverso la speranza. Due dita, incroinsieme ad altri no mai lineari. Anche il loro peso ciate come braccia dietro quella differisce; grossa o sottile, la liche potrebbe sembrare una nea è percorsa in avanti, viene tracciata a mano schiena, ci dicono che l’idea di quello spostaa mano che si avanza: voltarsi indietro potrebbe mento non è venuta per puro caso. A volte imfar perdere l’equilibrio. Tenersi in bilico qui e ora, provvisa, anche se non improvvisata; a volte metra un passato ancora vicinissimo e un futuro ditata, progettata; altre volte costruita passo docosì irraggiungibile, crea una tensione che fa vi- po passo senza preavvisi né previsioni. L’illusiobrare la linea e chi ci sta sopra. ne è che il filo si muova. La linea dà forma a quel filo che connota È il movimento in avanti, o indietro, che fa l’avventura: racchiude i rischi e le opportunità. cambiare la sua direzione. Ogni filo è una storia,

individuale, solitaria, anche se vissuta insieme ad altri: la migrazione è un movimento personale. Ogni esperienza ha la sua unicità, non è sovrapponibile né sostituibile con le altre. Camminare sul filo è un modo di stare e di essere. Ci richiama a tutte quelle situazioni di rischio, di instabilità e precarietà che potrebbero rivelarsi compromettenti, ma anche a quelle opportunità che non sempre ci vengono incontro se non le andiamo a cercare. Migrare, quindi, può essere un modo di stare e di essere descrivibile come un camminare su quel filo. La migrazione è un fenomeno controverso, plurale, globale, antico: sono tante storie le cui rotte tracciano linee sul planisfero che non corrispondono a meridiani e paralleli. La migrazione è un viaggio che più di ogni altro significa sradicamento: ha inizio nella mente ancora prima dell’effettiva partenza dal paese d’origine al quale forse il migrante farà ritorno, o forse no perché si tratta di uno spostamento, una volta intrapreso, che non si concluderà mai, fatto di grandi cambiamenti spaziali, temporali e psicologici. A spostarsi, infatti, non sono solo i piedi. Sara Bin fondazione Fontana

Sono nata a Bari 53 anni fa. Per me migrazione ha significato distacco consapevole, ricerca interiore, affinamento del disincanto, sfida, prudenza, curiosità, confronto. Quando sono arrivata a Padova ciò che potevo fare era affacciarmi al nuovo e continuare a essere me stessa. Luisa Mazzone, sec. primo grado A. Doria (Ponte San Nicolò)


FondazioneFontana 왗

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

왘 Armi e bagagli

Confini (foto di Giacomo Zandonini).

III

FENOMENO GLOBALE Nel 2015 in Europa gli immigrati regolari erano 3,8 milioni, ma sono le Americhe la meta più ambita

È l’Asia il paese più migrante al mondo 왘

Le migrazioni sono un fenome-

no globale. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2015 i migranti erano oltre 244 milioni. Di questi circa 65 milioni erano persone in fuga: oltre 21 milioni rifugiate in uno stato diverso da quello di nascita, 3 milioni i richiedenti asilo, oltre 40 milioni i profughi dentro i confini del proprio paese. Il 70 per cento di chi emigra lo fa con i documenti di viaggio in regola e soggiorna regolarmente nel paese di destinazione. Nelle Americhe, dal Canada all’Argentina, ci sono paesi che ricevono milioni di persone immigrate con regolari titoli di viaggio e di soggiorno, come gli Stati Uniti che nel 2015 hanno raggiunto quota 47 milioni, quasi il 15 per cento della popolazione residente. Asia, Cina, India, Filippine e Vietnam sono i paesi dai quali ci si

BANCA POPOLARE ETICA

Finanza etica per migranti

sposta di più, a tal punto da fare diventare l’Asia il primo continente per numero di emigranti a livello mondiale. Si stima che negli ultimi sessant’anni siano partiti oltre 65 milioni di persone. Le più grandi comunità asiatiche all’estero sono quella cinese (circa 35 milioni) e indiana; anche in Italia sono tra le cinque comunità straniere più numerose. L’Africa non è quindi il continente che produce il maggior numero di migranti. Secondo stime della Banca mondiale, gli africani nel mondo sono oltre 30 milioni, inclusi i migranti internazionali intracontinentali che rappresentano circa il 50 per cento. Tra gli africani emigrati fuori dal continente, il 30 per cento si trova in Europa, il 10 per cento in Asia (in particolare nel Medio Oriente), il 10 per cento nelle Americhe e in altre aree del mondo; l’area che produce il maggior numero di emigranti è l’Africa settentrionale. Il continente africano riceve anche numerosi immigrati asiatici ed europei, in particolare dalla Francia e dal Portogallo. I cinesi sono oltre un milione, mentre gli europei, in particolare giovani con buoni livelli d’istruzione, sono poco meno di 200 mila. Nel vecchio continente invece, al 1° gennaio 2015, risultavano immigrati regolarmente 3,8 milioni di persone: è la Germania ad avere accolto il maggior numero di immigra-

ti (884.900), seguita da Regno Unito, Francia, Spagna, Italia. Le persone emigrate da uno degli stati dell’Unione erano circa 2,8 milioni; la Spagna il paese con il più importante numero di partenze (400.400), seguita da Germania, Regno Unito, Francia e Polonia. Nel 2015, l’immigrazione irregolare in Europa aveva superato la quota del milione; mentre nel 2016 il numero di arrivi irregolari è notevolmente diminuito. Si arriva soprattutto attraversando il Mediterraneo: nel 2016, 173.450 persone sono sbarcate in Grecia e 181.436 in Italia; 5.096 è stato il numero delle persone morte e disperse. Se si guarda all’Italia, gli arrivi irregolari sono stati 170 mila circa nel 2014, quasi 160 mila nel 2015 e poco più di 180 mila nel 2016. Di questi, oltre la metà ha fatto richiesta di asilo nel nostro paese e ha un permesso di soggiorno temporaneo; gli altri sono andati alla ricerca di fortuna altrove. Si arriva anche con il visto: nel 2015 hanno fatto ingresso 238.936 cittadini non comunitari. Famiglia, studio e lavoro sono, nell’ordine, i principali motivi del rilascio del permesso di soggiorno. Nel 2016, oltre 5 milioni di persone di duecento nazionalità, tra le quali domina quella rumena, erano stabilmente presenti in Italia con permessi di soggiorno di lunga durata. 왘 S. B.

Sulla mia identità di docente, la migrazione le appartiene. Casa a Padova e lavoro a Belluno. In settimana ero figlia, insegnante e madre. Nel weekend, tornata a Padova, ridiventavo moglie e casalinga. Anche uscire ed entrare di continuo da un ruolo all’altro è un po’ migrare! Livia Tiazzoldi, sec. primo grado Vittorino da Feltre (Abano Terme)

DON LUCA FACCO Il direttore della Caritas diocesana è stato tra i formatori degli insegnanti della Wsa 2016-17

Accoglienza: servono risposte internazionali partirono più di 24 milioni tra il 1861 e il 1915, poco più di 왘 Ne cinquant’anni. Ne partirono da tutta Italia, di cui l’80 per cento

왘 Per Banca Etica è naturale interrogarsi sul rapporto finanza e migranti, al fine di capire come una finanza che si pone al servizio dell’uomo possa contribuire sia a una dignitosa accoglienza sia a quell’inclusione finanziaria di cui hanno bisogno tutte le persone per sentirsi ed essere considerate cittadini, con relativi diritti e doveri. Oltre al microcredito la banca, sul fronte dell’emergenza migranti, si è mossa su due livelli. Il primo dando credito a molti enti del terzo settore che garantiscono prassi di accoglienza trasparenti e rispettose della persona. Nel 2016 sono stati erogati circa 50 milioni di euro di credito a enti non profit che, all’interno di progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), hanno garantito accoglienza a oltre 9 mila persone. Il secondo livello è stata la realizzazione di strumenti di inclusione finanziaria, come ad esempio un conto corrente (con bancomat) destinato ai migranti inseriti in progetti di accoglienza. Grazie al conto si favorisce la tracciabilità dei flussi di “pocket money”, eliminando molti rischi e abusi generati da un’erogazione del contributo in contanti. Nel 2016 la sperimentazione è stata allargata a un nucleo ristretto di realtà associative con le quali l’istituto di credito già collabora nella gestione economica di progetti Sprar. Circa 200 migranti hanno utilizzato il conto corrente dedicato. Banca Etica, oltre a sostenere la cooperazione internazionale, nel 2016 ha contribuito alla nascita di CoopMed, istituzione di microfinanza fondata da alcuni enti europei di finanza etica. Il progetto di social impact finance, destinato a sostenere lo sviluppo dell’economia sociale del Mediterraneo, promuove attività economiche finalizzate alla lotta ai cambiamenti climatici, alla crescita dell’imprenditoria femminile e all’integrazione delle fasce fragili della popolazione.

soltanto da quel Nord paludoso, povero, sottosviluppato, dove la fame uccideva quanto la pellagra e la tisi. Erano giovani, uomini e donne, che rischiavano tutto quel poco che avevano per un futuro migliore per sé, per i propri figli, ma anche per le famiglie che lasciavano a casa. Furono accolti, rispediti indietro, sfruttati nelle miniere e nelle fabbriche oltreoceano. Molti persero ciò che di più caro avevano: la vita. La loro non è molto diversa dalla storia che si ripete oggi. Eppure, troppo spesso, quel senso di solidarietà, nutrito dalla storia e che dovrebbe animare il popolo italiano verso l’accoglienza di chi fugge dalla fame e dalla guerra, sembra azzerato. La migrazione non è più un’emergenza da far rientrare: oggi è un fenomeno complesso, ormai strutturale nelle società occidentali, anche nella nostra. È un dato di fatto che ci accompagnerà per i prossimi 15-20 anni e a cui «dobbiamo adeguarci in fretta, modificando le leggi nazionali ed europee e la cultura, perché sottrarci all’accoglienza non è una soluzione plausibile» precisa don Luca Facco, direttore di Caritas Padova e formatore degli insegnanti delle scuole che hanno aderito al Wsa nell’anno scolastico 2016-17. 왘 Qual è lo scenario che abbiamo di fronte? «La tragedia siriana è la più bruciante e in assoluto la più grave perché in poco più di sei anni ha generato 10 milioni di sfollati; il paese, oltre alle proprie divisioni interne, è tirato dall’esterno come un elastico da pesanti contrapposizioni internazionali dove da una parte c’è la Cina e dall’altra gli Stati Uniti. Qui l’Isis, il terrorismo, trova un terreno fertilissimo per attecchire. Poi c’è la questione libica che rischia di esploderci tra le mani, poiché se fin’ora quel territorio ha rappresentato un fattore di stabilità per il Maghreb, ora crea ulteriore incertezza con le sue divisioni tribali. E non dimentichiamoci dell’Etiopia, ormai pesantemente militarizzata con il servizio militare permanente dopo i 18 anni; della Nigeria dove si annida il gruppo terroristico Boko Haram (letteralmente “educazione occidentale proibita”, ndr); del Sud Sudan, di nuovo nella morsa della guerra civile… E così le famiglie africane investono sui figli migliori, fanno partire con pesanti sacrifici economici i più intelligenti e i più forti, perché con le rimesse ottenute dal lavoro all’estero possano sostenere chi resta a casa». 왘 Come andrebbe affrontato questo complesso panorama internazionale? «La situazione mette in luce che la risposta non può essere solo da parte del nostro paese. C’è un profondo desiderio che sia l’Europa a dare risposte biunivoche soprattutto a Grecia, Italia e Germania che stanno affrontando i numeri più alti legati alle migrazioni. Vanno modificati gli accordi internazionali come Maastricht, che stabilisce che

nessuno può entrare legalmente in Europa e che i richiedenti asilo devono restare esclusivamente nel paese d’ingresso». 왘 Quale soluzione potrebbe essere già percorribile? «I corridoi umanitari che prevedono la richiesta di espatrio direttamente all’ambasciata del paese dove s’intende emigrare; dopo le opportune verifiche in patria, con il visto in mano si può partire. Questa procedura, che la Cei, Caritas italiana, Sant’Egidio e la chiesa valdese stanno già attuando in alcuni paesi come l’Etiopia, inabisserebbe definitivamente il mercato nero degli scafisti. Le persone entrerebbero legalmente in Europa e la maggior parte dei migranti non rischierebbe più la vita in mare o lungo la pericolosa rotta dei Balcani. Altra azione indispensabile è passare dai Centri di accoglienza straordinaria allo Sprar, che è un metodo più trasparente ed evita le grandi concentrazioni». 왘 La politica italiana come dovrebbe intervenire? «La prima regola sarebbe la distribuzione obbligatoria di 2,5 migranti ogni mille abitanti per “spalmare” l’accoglienza su tutto il territorio nazionale; la seconda è dare la possibilità alle persone di rendersi utili nelle comunità locali ospitanti con lavori di pubblica utilità; la terza norma necessaria è un controllo più stringente sull’attuazione dei bandi per le cooperative che gestiscono operatori, alloggi, ore d’italiano…». 왘 Le parrocchie stanno maturando il senso dell’accoglienza? «Piano piano lo stanno facendo. Il lavoro culturale ed evangelico dentro alle comunità prosegue e, dove si accoglie, l’esperienza è sempre positiva e fa scaturire l’umanità della gente. Sono piccole gocce, ma ognuno sta facendo la propria parte». 왘 Tatiana Mario

Nella foto, formazione degli insegnanti con don Luca Facco e Tiziana Baretta.


IV

WorldSocialAgenda

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

TESTIMONI Due diritti e otto risposte raccolte dagli studenti di altrettante scuole superiori

Liberi di andare, liberi di crescere DIRITTO A MIGRARE

Storie di migranti

DIRITTO AL FUTURO

HAMED Dall’Afghanistan

IVONI Da El Val Grande (Brasile)

in Italia dal 1° settem Sono bre 2006, dunque da circa

72 anni. Ho lasciato il mio paese perché mio marito, Ho che è italiano, lavorava là, ci siamo conosciuti là, poi ci

10 anni e mezzo, e subito ho fatto la domanda di protezione internazionale, che è un diritto per chi scappa come me da una situazione non “piacevole”. Questa norma riconosce dei diritti garantiti dalla convenzione di Ginevra, che è stata fatta con un accordo internazionale dopo la seconda guerra mondiale per proteggere chi fuggiva dalla guerra. Io avevo questa possibilità e sono venuto in Italia e ho fatto domanda di asilo: l’hanno approvata e ho cominciato a vivere una vita nuova in Italia. […] Quando viaggi, quando hai la possibilità di viaggiare ovviamente la mente si sviluppa in un altro modo e sei più aperto anche a una cosa che non è tua e che è diversa da te. Quindi con questo concetto ero molto fiducioso […] Abbiamo cominciato, abbiamo aperto il primo locale a Venezia ad inizio 2012 che si chiama Orient experience e ha funzionato. classe IV B, istituto Pietro d’Abano (Abano Terme)

siamo sposati e venuti in Italia. Abbiamo viaggiato solo io e mio marito assieme. Sono in Italia da 42 anni. In Brasile ci sono alti e bassi. Quando sono venuta via si stava bene, successivamente si stava male e poi quando siamo ritornati sette anni fa si stava meglio perché non c’era la crisi. Adesso il governo è andato giù e si sta male ancora. Non sono stata obbligata a migrare; sono stata libera di andare. Cambiare paese è stato un po’ difficile, ma per il clima e per il resto no perché conoscevo già la lingua. classe II ASA, istituto Ferrari (Este)

TONY Dalla Nigeria

VERONICA Dalla Colombia

arrivato in Italia nel Sono 2000. Sono venuto in

16 anni. Sono stata adottata all’età di sei anni. In Co Ho lombia non ho avuto una vita molto facile, ero felice di

questo paese per curiosità, perché è il paese della cristianità: io sono cattolico, volevo vedere come è. Il viaggio è stato bello. Sono otto ore in aereo. La mia famiglia abita a Londra. Prima stavo meglio, ora così così, ma cerco di dare il massimo. Sarebbe meglio andare a Londra con mia moglie. Non ho avuto nessun problema a separami da casa. Io volevo andarmene, ma non avevo nessun problema con il mio paese. Ognuno può pensare come vuole, ma per me gli italiani non sono tutti uguali, dipende: non tutti stanno male, non tutti sono bravi; inizio a capirlo quando li incontro, da come mi trattano. Gli immigrati moderni, sono diversi da quelli che io conosco. Spesso scappano dalla guerra o da questioni politiche… Sono diversi dagli immigrati di una volta. classe I E, liceo Curiel (Padova)

cambiare però ho avuto un po’ di paura perché era un’esperienza nuova. […] Sono partita insieme a mio fratello più piccolo e ai miei genitori attuali. Sono venuti a prenderci e siamo rimasti per un mese in una casa dove ci siamo conosciuti meglio e in questo tempo abbiamo imparato a parlare l’italiano. […] Mi sono trovata bene durante i primi mesi e anche alle elementari perché, secondo me, i bambini dai sei ai dieci anni non vedono differenze tra un bambino di colore e un bambino bianco, per loro basta avere qualcuno con cui giocare. Alle medie ho avuto più difficoltà perché i ragazzi più grandi facevano battutine non molto simpatiche sul colore della mia pelle. […] Mi manca la Colombia, ma sono comunque felice di essere in Italia, un giorno però vorrei tornare a viverci per qualche tempo. classe II A, liceo Duca d’Aosta (Padova)

GHEORGHE dalla Moldavia

ANDREA MARIA IONITA da Targoviste (Romania)

in Italia dal 1999. Il motivo è stato un po’ po Sono litico e un po’ economico. Sono arrivato clandesti-

17 anni. Sono in Italia da 13 anni, perché mi sono trasferita quando ero Ho molto piccola e avevo 4 anni quando sono arrivata qui. Mi sono ambientata

namente. L’ambasciata italiana non rilasciava i visti. […] Ho attraversato Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Germania, Belgio, Francia… per arrivare in Italia. Io ho studiato in Moldavia e ho ottenuto una laurea in storia ed economia quindi, quando sono arrivato qui, pensavo di lavorare per quello che avevo studiato. Invece purtroppo la nostra laurea non è riconosciuta in Italia e ho dovuto cercare un lavoro, ho cominciato a lavorare e sto facendo ancora quello che ho trovato: il macellaio. […] La prima abitazione è stata una casa abbandonata; ho cominciato proprio da zero e dopo, un po’ alla volta, ho conosciuto alcune persone che mi hanno dato una mano sempre e hanno creduto in me e piano piano siamo riusciti… Adesso sono anche cittadino italiano. Ho fatto un percorso da zero. classe I DT, istituto Einaudi Gramsci (Padova)

molto bene con la cultura italiana. […] I miei genitori hanno scelto questo paese perché pensavano potesse offrire delle opportunità migliori sia per me che per mio fratello. Prima è arrivato mio papà, poi dopo alcuni anni è arrivata mia mamma con me e mio fratello. Penso che l’Italia sia un bellissimo paese in cui vivere e che offra anche diverse opportunità che magari in Romania non potrebbero esserci, quindi penso che sia veramente un bel paese. Sono un sacco di anni che vivo qua, penso di rimanere a vivere in Italia, poi non si sa come andrà... In Romania ho tutta la mia famiglia, i nonni, gli zii, tutti quanti là. classe III F, istituto Mattei (Conselve)

ANSH da Lucknow (India settentrionale)

MARY dall’Italia alla Gran Bretagna

nato nel 1995. Poco dopo, quando ave Sono vo solo 39 giorni, ci siamo trasferiti a Dubai.

deciso di andare a Londra a fare questa Ho esperienza, prima di tutto perché volevo impara-

Essenzialmente hanno offerto un buon lavoro a mio papà, che è un ingegnere meccanico specializzato in commercio. In poche parole ci siamo spostati per avere più soldi e per vivere in un paese che offriva molte più opportunità rispetto all’India. Quando avevo precisamente 17 anni, 10 mesi e 15 giorni mi sono trasferito in Virginia, negli Stati Uniti, per studiare ingegneria meccanica all’università Virginia Tech. Inoltre ho recentemente fatto uno stage in Italia, durante il quale ho conosciuto Stella. […] Non ho programmi precisi. Sicuramente spero di trovare lavoro negli Stati Uniti. In alternativa mirerei a spostarmi in Europa. Di una cosa però sono certo: non voglio tornare a Dubai. […] I cambiamenti non mi spaventano affatto, anzi, mi piacciono e spesso ne vado in cerca: è stata una mia decisione andare a studiare in America. classe IV CS, liceo Cornaro (Padova)

re l’inglese e fare un’esperienza all’estero per diventare più indipendente ed essere sicura di me stessa. […] Mi è dispiaciuto un po’ ovviamente staccarmi dai miei amici, però avevo un obiettivo davanti da raggiungere e volevo raggiungerlo, e questo mi portava forza e coraggio. […] Quando sono arrivata la prima cosa è stata la desolazione, ero un po’ impaurita perché in questa città grandissima, dove tutti corrono, ti senti lì sola, non conosci nessuno, non conosci la lingua. Parlano e non capisci cosa dicono. Ti guardano, ti chiedono e tu stai zitta e ti dici: «Oddio e adesso cosa mi hanno detto?» È difficile. […] essendo la città grande, però, incontri delle persone con le quali leghi tantissimo, assieme ti dai coraggio. Persone straniere che anche loro sono lì per esperienze come la tua, quindi ti lega una cosa unica, ti aiuti tantissimo. classe II M, liceo Galilei (Selvazzano Dentro)

Chi si trova catapultato in una prospettiva completamente diversa dalla propria, in un mondo in cui a prima vista tutto può sembrare alieno, deve vivere una situazione paradossale. Ci vuole tempo per riacquistare stabilità ed equilibrio se si sta esplorando un territorio estraneo e privo di punti di riferimento, ma, una volta superato lo shock iniziale, tutto ciò che prima trasmetteva paura e repulsione, porterà con sé una nuova stimolante luce. Patrizia Ometto, primaria San Camillo (Padova)

Nelle foto, produzioni e materiali usati dai ragazzi durante i laboratori Wsa.


FondazioneFontana 왗

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

왘 percorsi nelle scuole Laboratori nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

V

SCUOLA PRIMARIA SAN CAMILLO I 23 alunni hanno costruito bagagli di cartone con dentro le loro storie

Nei panni dei compagni arrivati da lontano 왘

Bianca prende in mano la sua

valigia di cartone realizzata assieme a Manuel, Marta e Divine, arrivato da poco dalla Nigeria la cui timidezza è compensata dagli abbracci vispi della sua compagna di banco Carla. Partendo dalle foto e dalle informazioni date dall’educatrice, i 23 alunni della 2A della scuola primaria San Camillo di Padova hanno realizzato bagagli che racchiudono le storie di coetanei che, sparsi per il mondo, sono costretti ad abbandonare la loro casa e mettersi in viaggio a causa della guerra o della povertà o alla ricerca di un futuro migliore. Bianca e i suoi tre compagni si sono immedesimati nella storia di Maria, una bambina di sette anni

dell’Est Europa: ha lasciato la sua casa per seguire il papà che aveva trovato un lavoro in Italia. Guardando le immagini, hanno descritto la casa “scolorita” in cui viveva, hanno provato a immaginare cosa si è portata con sé tra peluche, cibo, dentifricio e spazzolino e hanno raccontato il suo viaggio in treno. Mentre di sfuggita guardava il paesaggio, provava un po’ di tristezza per l’allontanamento dalla sua terra. Manuel confida di aver provato la stessa cosa: «Quando sono andato via ho sentito alcune mancanze, come le tartarughe che ho dovuto lasciare». Nei due incontri all’interno del programma World social agenda, realizzati dall’educatrice Carolina Guzman di Amici dei popoli, gli alunni hanno preso consapevolezza del viaggio, una costante scalfita nell’esistenza umana che ci spinge, in un moto perpetuo, a essere sempre in cammino: «Inizialmente abbiamo ricostruito la storia genealogica della nostra famiglia, assieme ai nostri genitori», spiega Anna che siede nel banco in seconda fila, mentre Carla, dietro di lei, alza la mano per aggiungere: «Poi abbiamo messo al centro dell’aula un planisfero e l’educatrice Carolina, con i pennarelli, ha tracciato prima la sua storia e i suoi spostamenti e poi il percorso che abbiamo fatto noi o i nostri genitori o i nostri nonni».

Le strade del mondo si sono così colorate: chi ha il papà nato in Palestina, chi in Israele, chi ha traslocato da Piacenza o dalle Marche, chi ha la bisnonna tedesca. Come in un entusiasmante scambio di figurine, hanno fatto a gara a chi ha visto più nazioni: Sam, per esempio, è nato in Irlanda da genitori italiani, per poi spostarsi in Inghilterra, Ruanda, Guatemala e Messico. Gli studenti, seguiti dalla maestra Patrizia Ometto, hanno imparato, inoltre, a riconoscere i passaporti e in un’altra attività si sono scambiati le scarpe in un esercizio metaforico che li ha av-

vicinati ulteriormente al concetto di vestire i panni di qualcun altro, per capire più profondamente le storie e vicissitudini vissute. «Abbiamo fatto un gioco con alcuni tappi sui quali erano disegnati oggetti, balli o gesti tipici di altri paesi e noi dovevamo indovinare la provenienza – racconta Luca – Come il segno “okay” diffuso prima in America. Anche se viviamo in una certa nazione, usiamo oggetti inventati in altri continenti. Alla fine di questo percorso abbiamo capito che siamo cittadini di tutto il mondo». 왘 pagina di Giovanni Sgobba

SCUOLA MEDIA VALGIMIGLI Insegnanti e ragazzi di 3E e di 3F si sono messi in gioco e ora nutrono più consapevolezze

«La scuola è il ponte che ci unisce»

dire di avere più certezza sui dati, sape왘 «Posso re dove cercare informazioni esatte, fonti attendi-

bili e, se voglio approfondire il tema dell’immigrazione, so che all’interno del sito (www.worldsocialagen da.org) trovo documenti e bibliografie». È quello che si porta con sé Carla Bertolin, docente della scuola Valgimigli di Albignasego, al termine della formazione riservata agli insegnanti e organizzata dalla fondazione Fontana all’interno del programma World social agenda. Lei, assieme ai colleghi Chiara Vergnano e Stefano Carli, hanno accolto con positività l’esperienza trasmessa successivamente nelle loro classi 3E e 3F. Una maggior consapevolezza che – nel percorso portato avanti dalla fondazione – ha interessato docenti, ma anche alunni: seguendo i laboratori dell’educatrice Marianna De Renoche dell’Associazione di cooperazione e solidarietà, i ragazzi stimolati da giochi e attività di gruppo, si sono lasciati trascinare in

una serie di considerazioni. «In un gioco ci immedesimavamo in un migrante con un budget di 2.000 dollari per affrontare il viaggio – racconta Martina – Ogni decisione influenzava il resto della storia: ci sono stati ostacoli come assistere la sorella malata o abbandonarla per continuare il cammino». Francesca, accanto

a Martina, aggiunge: «Bisogna essere lì per capire veramente. Noi possiamo solo immaginare in modo astratto». Perché, allora, non coinvolgere i ragazzi stranieri che frequentano la terza media, durante il pomeriggio, seguiti dalla docente Elena D’Antoni? Così, nonostante differenze di età, i ragazzi hanno superato barriere e timori e ognuno si è presentato spiegando il significato del nome o mostrando un oggetto rappresentativo: un brano musicale, una borraccia o una pianta di fragole. Manika che viene dal Marocco, ma vive in Italia da 17 anni, ha deciso di andare a scuola per avere un titolo di studio e poter migliorare l’italiano imparato vedendo la televisione. C’è stata sintonia e curiosità, hanno parlato di futuro, indipendenza e speranza e hanno realizzato un cartellone: due sponde con i loro nomi tagliate da un fiume e un ponte con sopra scritto “scuola”.

ISTITUTO COMPRENSIVO DI VIGONZA La sintesi della dirigente Francesca Mazzocco

Con la Wsa approfondimenti multidisciplinari in classe i corridoi tra i rintocchi 왘 Lungo della campanella che scandiscono i cambi d’ora, i docenti si fermano per scambiarsi idee e opinioni. Pensano a come poter realizzare un percorso assieme senza che una materia sia predominante, ma al contrario realizzando un programma eterogeneo e completo. E, soprattutto, coinvolgendo i docenti di religione. È uno dei valori che Francesca Mazzocco, dirigente della direzione didattica di Vigonza, ha più a cuore al termine del percorso World social agenda al quale hanno partecipato le classi quarte primarie. Un lavoro sinergico, in cui competenze e saperi si sono mescolati proficuamente: «La nostra volontà era quella di trovare un progetto che sensibilizzasse i bambini non attraverso qualcosa di già fatto come co-

noscere tradizioni, usi e costumi di paesi stranieri – spiega Francesca Mazzocco – Inoltre volevamo inserire anche i nostri cinque insegnanti di religione: conosco le loro capacità organizzative e il loro saper trascinare gli alunni. Così in estate, in pieno agosto, ho insistito comunicandogli la mia idea. Chissà sotto l’ombrellone cosa avranno pensato!». Il percorso ha offerto ai bambini una visione dell’immigrazione non come fenomeno d’emergenza legato all’aiuto immediato, ma ha restituito identità e umanità a chi, al centro di flussi migratori, è alla ricerca di un futuro, di una progettualità esistenziale. I 177 alunni si sono fatti coinvolgere dai laboratori proposti dall’educatrice Arianna De Monte della cooperativa Fare il mappamondo: «Quando una figura

esterna si dimostra preparata, per i ragazzi è una novità che cattura subito l’attenzione – continua la dirigente Mazzocco – Inoltre le relazioni create tra i docenti hanno permesso di spaziare dalla geografia alla storia, con approfondimenti multidisciplinari fatti in classe». Tra le sfumature positive, la dirigente sottolinea l’intuizione delle maestre di religione che, durante le loro ore, hanno invitato a partecipare anche i ragazzi che normalmente non frequentano e, tra un laboratorio e un altro, anche le famiglie si sono messe in gioco raccontando, attraverso le interviste, le loro storie di migrazione ai figli. Un arricchimento anche per gli stessi insegnanti che, con trasporto, hanno preso parte ai cinque incontri di forma-

zione del programma Wsa, riconosciuti dall’ufficio scolastico regionale e dall’ufficio scuola della diocesi di Padova con relativi crediti formativi. «I docenti di religione, nelle assemblee con i genitori, hanno avuto la possibilità di illustrare il progetto – conclude Francesca Mazzocco – È una valorizzazione della loro presenza nelle scuole perché altrimenti i genitori pensano ingenuamente che si faccia solo catechismo, invece loro hanno portato avanti un impegno civile e culturale significativo». Hanno infuso nei ragazzi una responsabilità: essere i cittadini accoglienti del domani.

L’inizio è duro, non facciamo che scrivere lettere e tornare a casa, cioè a Livorno, per ogni festa comandata, macinando continuamente, avanti e indietro, quei 320 Km a gran velocità. Quando arriviamo in vista del cartello di Livorno, cantiamo l’inno di Mameli! Annamaria Matteucci, liceo Cornaro (Padova)


왘 WorldSocialAgenda

VI

LICEO DUCA D’AOSTA I ragazzi della 2A e della 2G hanno raccolto le storie di chi è migrato

Dopo il percorso, ora semi da coltivare

percorsi nelle scuole Mattinata finale Wsa al liceo Duca d’Aosta.

Suleman è un ragazzo di 19 anni che

viene dal Ghana e vive in Italia da 18 mesi. Charlotte, studentessa della 2G del liceo Duca d’Aosta di Padova, l’ha conosciuto durante una festa del comune di Rubano e, curiosa di conoscere la sua storia, assieme a un gruppo di compagni di classe, l’ha intervistato per il programma World social agenda. Preparare le domande, conoscere nuove persone, strutturare un’intervista lavorando assieme è stata una delle attività sulla quale la fondazione Fontana ha voluto puntare per dare ai ragazzi la possibilità di confrontarsi direttamente e in prima persona con il tema delicato delle migrazioni. Coordinati dalle docenti Monica Dario e Daniela Favretto, i ragazzi della 2A e 2G hanno raccolto testimonianze di chi ha ancora ben nitidi i ricordi e i sentimenti legati al proprio viaggio. Come Suleman, incarcerato in Libia solo perché non risultava essere cittadino libico e costretto a lavorare come muratore per pagarsi il “viaggio della speranza” su una barca fatiscente, sulla quale ha visto morire persone. Testimonianze differenti racchiuse nel blog armiebagagli2017.wor dpress.com che la fondazione, dopo un lun-

PER APPROFONDIRE LIBRI Gabriele Del Grande, Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo, edizioni Infinito, 2007. Erminia Dell’Oro, Il mare davanti, Piemme, 2016. Daniele Biella, Nawal. L’angelo dei profughi, Paoline, 2015. Alessandro Leogrande, La frontiera, Feltrinelli, 2015. Paolo Castaldi, Etenesh, BeccoGiallo, 2011. Enzo Bianchi, Ero straniero e mi avete ospitato, Rizzoli, 2006. Jacopo Storni, L’Italia siamo noi. Storie di immigrati di successo, Castelvecchi, 2016. Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, Laterza, 2016. Giuseppe Caliceti, Italiani, per esempio. L’Italia e gli italiani visti dai bambini immigrati, Feltrinelli, 2009. Per i più piccoli Max Velthuijs, Ranocchio e lo straniero, Bohem press Italia, 2014. Dubois C. K., Akim corre, Babalibri, 2014. Autori vari, A braccia aperte, storie di bambini migranti, Mondadori 2016. Armin Greder, L’isola, Orecchioacerbo, 2008. Paola Formica, Orizzonti, Carthusia, 2015. Francesca Ghirardelli e Maxima, Solo la luna ci ha visti passare, Mondadori, 2016. Luca Cognolato e Silvia Del Francia, Il magico museo delle scarpe, EL edizioni, 2016.

FILM Wallah, je te jure di Marcello Merletto; Iom Niger, 2016) – Come il peso dell’acqua (di Andrea Segre, Italia, 2014) – Io sto con la sposa (registi vari, Italia/Palestina, 2014) – Per un figlio (di Suranga Deshapriya Katugampala, Italia, 2016) – L’ospite inatteso (di Thomas McCarthy, Usa, 2007). Per i più piccoli Fievel sbarca in America di Don Bluth; Usa, 1986) – Il traguardo di Patrizia (di AA. VV., Italia, 2014)

go lavoro fatto di sbobinature, trascrizioni e tessitura, ha voluto raccogliere per documentare il percorso fatto assieme, consegnando un materiale prezioso e unico. Il percorso dei ragazzi delle due classi, invece, si è concluso con l’ultimo incontro del programma Wsa. Oltre a vedere il documentario che il regista Marco Zuin ha realizzato assemblando tutte le loro interviste, si è parlato dei recenti flussi migratori, quelli che a giorni alterni vengono raccontati sui giornali tra una “emergenza sbarchi” e qualche dato inesatto. Tra i presenti è intervenuto Davide Zagni che si occupa della parte legale della cooperativa Populus e che ha illustrato l’iter farraginoso e burocratico che deve seguire l’immigrato una volta giunto in Italia. Accanto a lui c’era il 28enne Djibril, maestro di arabo scappato dal Mali, che, ben contento, ha risposto alle domande fatte dagli studenti. Sara Bin di fondazione Fontana, conosce bene la sua storia: «Vivono una vita in attesa, quando si sentono dire di “no” il loro umore cambia, subiscono un trauma da stress. Ma non sempre nulla è perso: quando sono seguiti in un certo modo e sono coinvolti nel realizzarsi, allora l’idea di futuro è davvero possibile». Tra i ragazzi c’era anche Suleman. Ha accettato l’invito, nonostante un po’ di imbarazzo e timidezza: «È la dimostrazione che il percorso ha dato i suoi frutti – ha spiegato Francesca Benciolini della fondazione Fontana – Una volta terminato il percorso, nei ragazzi rimane un seme che, alimentato e supportato, può portare alla creazione di nuove strade e nuovi legami». 왘 G. S.

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

PARTECIPAZIONE E TERRITORI Con il Saint Martin in Kenya

Educazione alla cittadinanza e territori è un programma di educa왘 Partecipazioni zione alla cittadinanza globale nato nel 2006 dalla cooperazione tra fondazione Fontana e il Saint Martin CSA (Kenya) e si rivolge ai trienni delle scuole secondarie di secondo grado. L’edizione 2017 ha raggiunto tre classi dei licei padovani Cornaro, Curiel e Duca d’Aosta; in totale 74 studenti. Per condividere e fare esperienze di migrazioni proprie e altrui, di stereotipi, di accoglienza di chi chiede rifugio o solo opportunità di futuro si è utilizzato l’inglese. Sei ore per diffondere l’idea che le migrazioni fanno parte della vita dell’umanità da sempre, che gli attuali arrivi non sono un’eccezione, che l’Italia è solo un piccolo approdo sulla carta dei flussi migratori mondiali, che ovunque nel mondo i migranti pongono sfide legate a sicurezza, gestione, intercultura. Primo incontro. Attraverso il racconto delle storie di migrazione delle famiglie di appartenenza si è scoperto che “siamo tutti migranti”. Secondo incontro. Provocati da immagini di persone “migranti”, gli studenti si sono resi conto di quanto stereotipata sia la visione dell’altro; leggendo poi le storie personali, si è scoperto che anche i “bianchi”, compresi gli italiani, emigrano, anche in Africa, che partono da regioni ricche come il Veneto e hanno alti livelli di istruzione, che i “neri” arrivano anche con l’aereo, ecc.. La realtà, dunque, è sempre molto diversa da come la immaginiamo. Terzo incontro. Gli studenti si sono trasformati in attori: il luogo del gioco di ruolo è stato il campo profughi più grande al mondo, Daadab, che il governo keniano vuole chiudere. Obiettivo: trovare una soluzione. Il Kenya ospita un numero molto maggiore di richiedenti asilo e di rifugiati rispetto all’Italia. In un solo campo ce ne sono il doppio di quelli presenti su tutto il territorio italiano. Allora, quali scelte vogliamo fare? Quali sono le forme di accoglienza che ci consentirebbero di vivere un futuro aperto e inclusivo? La convivenza diffusa e di prossimità è possibile anche se tutta da costruire. 왘 S. B.

ISTITUTO EINAUDI GRAMSCI Giornalisti “per un giorno” alla caccia del perché si parte lasciando la propria terra

Salti nel buio per costruire il proprio futuro Giorgia e Maddalena sono amiche 왘 Giulia, di Mirela, chiacchierano, si scambiano confi-

fare un salto nell’incertezza, tra mille difficoltà. Ma con la spinta e la determinazione di sognare un fudenze e appunti. Ruotano spesso di banco e capita turo migliore: «Vedendo le reazioni degli intervistati di trovarsi accanto, gomito a gomito. Ma non si so- – racconta Edoardo che ha intervistato la signora no mai soffermate nel conoscere l’infanzia della lo- Enkeleida, albanese – Ricevi emozioni differenti da ro compagna di classe, nel capire perché i genitori come si parla di immigrazione leggendo un giornadi Mirela, dieci anni fa quando lei ne aveva solo sei, le, dove le notizie spesso sono generalizzate. Lei è hanno deciso di lasciare la Moldavia venuta in Italia con suo marito, prima per venire in Italia. in Sicilia e poi a Padova. Si sono Per la prima volta, L’hanno fatto quest’anno indos- anche i compagni migrati reinventati una nuova vita, un nuovo sando i panni di giornaliste. È una si sono aperti e hanno lavoro. All’inizio non avevano nemdelle esperienze dei ragazzi della meno le posate per mangiare». raccontato le proprie 1CA e 1DT dell’istituto Einaudi I ragazzi hanno prima visto il dopartenze, svelando Gramsci di Padova, coordinati dalla cumentario di Andrea Segre, Come il peso dell’acqua, poi hanno partecidocente Giorgia Varotto, all’interno emozioni e sentimenti in precedenza celati pato a un gioco nel quale hanno del percorso World social agenda confrontato dati ufficiali scoprendo promosso dalla fondazione Fontana. Hanno impugnato penna, registratore, taccuino una realtà diversa da come la immaginavano: «Abcome provetti reporter e, in gruppi di cinque, hanno biamo discusso in aula – racconta Gianluca – cerrivolto alcune domande ai compagni di classe o ai cando di cogliere i sentimenti degli immigrati che loro genitori che si portano alle spalle storie di mi- vengono in Italia su un barcone o con altri mezzi. grazione. Dai racconti emerge il tema della nostal- Alcuni decidono di restare qui, altri provano ad angia, della difficoltà di lasciare le proprie radici per dare in Germania o nei paesi del Nord Europa». Non

è mancata un po’ di timidezza, ma superata l’impasse iniziale, hanno messo a proprio agio gli intervistati e hanno raccolto preziose testimonianze. Un gioco di sguardi costruttivo tra coetanei, un incrocio di stati d’animo e punti di vista tra chi è ancora acerbo perché a 14 anni non pensa a un futuro lontano dalla propria città e chi, invece, è cresciuto troppo in fretta e ha chiuso nei bagagli i ricordi portandoli in viaggio: «All’inizio mi sono trovata male in Italia ed ero contraria alla scelta dei miei genitori – confessa Mirela – Ma è stato giusto così: adesso non riuscirei a tornare indietro e vivere quella vita». Le storie di Enkeleida, dei genitori di Mirela o di Kazan che ha lasciato Aleppo negli anni Novanta per venire a studiare a Padova, sono tutte accomunate dal desiderio di creare un futuro. Per se stessi e per i loro figli. Con la spontaneità e la naturalezza che li contraddistingue, riflettendo su cosa possa significare “diritto al futuro”, gli alunni hanno risposto: «Essere liberi di scegliere la propria strada», afferma convinto Simone, mentre Giovanna aggiunge: «E la speranza di una vita migliore». 왘 G. S.


FondazioneFontana 왗 VII

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

왘 percorsi nelle scuole

IL BLOG Hanno partecipato più di seicento studenti di 29 classi di 8 scuole

Oltre 60 interviste riportate 왘

All’indirizzo blog armieba

gagli2017.wordpress.com è possibile trovare parte dei lavori scritti che studenti e studentesse delle scuole secondarie di Padova e provincia hanno pubblicato nel corso dell’anno scolastico 2016-17 sul tema delle migrazioni e del diritto al futuro. I post, cioè gli articoli del blog, sono la trascrizione delle interviste fatte dagli studenti stessi a persone da loro individuate in quanto portatrici di una storia significativa di migrazione. Ne sono state pubblicate oltre sessanta, ma le interviste fat-

te sono molte di più e sono tutte videoregistrate. All’attività hanno preso parte ventinove classi di otto scuole per un totale di oltre seicento studenti. L’attività di intervista fa parte di una metodologia di ricerca e di lavoro, oltre che di apprendimento diretto. Necessita di competenze non solo linguistiche e comunicative, ma anche relazionali; aiuta a interagire nel confronto; necessita della costruzione di un campo di fiducia reciproca, presupposto fondamentale per la raccolta delle informazioni. L’intervista è stata preparata in piccoli gruppi, dopo

un lavoro di riflessione in classe sul tema delle migrazioni, la progettazione del lavoro, la suddivisione dei compiti perché c’è chi ha somministrato l’intervista, chi l’ha videoregistrata e chi l’ha trascritta. Il blog, quindi, ha rappresentato lo spazio in cui si è potuta esercitare tutta una serie di competenze di cittadinanza, quali progettare, comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, individuare collegamenti, acquisire e interpretare informazioni, nonché risolvere dei problemi. Sono state raccolte storie di migrazione verso l’Italia dall’Africa (Marocco, Somalia, Eritrea, Ghana, Senegal, Guinea, Nigeria, Ruanda), dall’Asia (Sri Lanka, Libano, Iran, Afghanistan, Siria, India, Cina, Filippine), dalle Americhe (Colombia, Argentina e Brasile) e dall’Europa orientale (Russia, Moldavia, Romania, Albania, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia) e viceversa dall’Italia verso l’Africa (Sud Sudan e Libia) e verso gli Stati Uniti. Ci sono delle costanti: la voglia di futuro, la speranza di una vita migliore; il desiderio di rimanere, ma più frequentemente il desiderio di tornare a casa. 왘 S. B.

So di non essere nomade. Per me le radici, i legami, la conoscenza A destra, lavoro di gruppo di persone, luoghi, a scuola sul blog. In basso, mattinata Wsa tradizioni sono al liceo Galileo Galilei. una rassicurazione importante. Poi un giorno anch’io sono migrata. Mio marito e io abbiamo dovuto arrenderci e spostarci dalla nostra città. Eravamo preoccupati, convinti che non ci saremmo mai abituati nel nuovo ambiente. Oggi, dopo 25 anni, IL DOCUMENTARIO Il regista Marco Zuin ha cucito insieme le testimonianze raccolte dagli studenti delle superiori mi sembra di essere sempre stata qui. I ragazzi hanno intervistato amici, vicini di casa, conoscenti... So che non tornerei è stato costretto a scappare perché di- partire?”, “Com’è stato il viaggio?”, “Cosa ti blato, veicola un messaggio chiaro e preciso: il a vivere nella mia città, 왘 Chi ventato scomodo nel proprio paese, chi è aspettavi una volta arrivato in Italia?” e “Diritto diritto inalienabile al futuro non conosce nazioandato via alla ricerca di un lavoro e di una se- al futuro” sono le riflessioni in cui è suddiviso nalità o colore della pelle. Nei volti che si sus- anche se mi piace farci conda possibilità. E poi c’è chi è arrivato in Ita- il documentario: sono le domande che i ragazzi seguono all’interno del documentario, infatti, qualche capatina lia con un traghetto di linea, chi con l’aereo o hanno rivolto agli intervistati che, messi a pro- troviamo anche italiani che hanno chiuso la chi dalla Moldavia ha dovuto attraversare tutta prio agio, si sono aperti in racconti intimi e propria valigia colma di incertezze per lavorare quando posso. l’Europa. Viaggi differenti, cammini di corag- personali. in Svizzera qualche decennio fa o, coinvolti Dimenticavo di dire giosa umanità che si intrecciano e che portano Le riprese e le interviste sono state curate nelle dinamiche politiche post seconda guerra con sé sentimenti contrastanti: dal sospiro di dagli stessi ragazzi che, a gruppi e in diverse mondiale, si sono ritrovati al centro di una dia- qual è stata la meta sollievo per essere fuggiti dalla minaccia di modalità, dopo aver approfondito il tema in spora dolorosa durante il cosiddetto esodo della mia migrazione: morte all’incertezza di quello che li aspetta, classe e preparato le domande, hanno raccolto istriano. passando per i ricordi della propria casa, dei i vissuti di compagni di banco, vicini di casa o Ma paure ed esitazioni lasciano spazio alla Vigodarzere, comune propri affetti che sfumano e si diluiscono con ragazzi conosciuti grazie all’ausilio delle coo- volontà di garantire ai propri figli un’esistenza lo scorrere del tempo e della vita. perative. In piena autonomia e calati nei panni migliore. In chiusura di documentario, gli stu- limitrofo di Padova, Sono le testimonianze raccolte dagli stu- di giornalisti, tra timidezza e sfrontatezza, du- denti hanno svestito i panni di reporter e, guardenti e dalle studentesse delle scuole superiori rante il percorso hanno associato uno sguardo dando in camera, hanno detto la loro sul futu- la città in cui sono nata. di Padova e provincia che hanno partecipato alla World social agenda 2016-17, racchiuse all’interno del documentario collettivo cucito dal regista Marco Zuin. “Perché hai deciso di

o una voce al tema delle migrazioni. Marco Zuin ha sapientemente modellato il materiale, muovendosi tra i variopinti tasselli di un puzzle complesso che, una volta assem-

ro. Schiettezza e consapevolezza. Un ragazzo dice: «È andare a letto la sera con la sicurezza di potersi svegliare il giorno dopo». 왘 G. S.

Chiara Benciolini, primaria Don Bosco (Vigodarzere)

GLI EVENTI Dalle riflessioni sulle migrazioni insieme a Leogrande, Segre e Zandonini fino alla serata sullo Sprar a Cadoneghe

Alessandro Leogrande, Andrea Segre e Giacomo Zandonini sono gli ospiti che hanno avviato la riflessione sulle migrazioni con le classi delle superiori, incontrando quasi 700 ragazzi tra ottobre e dicembre 2016.

Dalle storie di Wallah, je te jure allo Sprar di Cadoneghe: la serata del 20 aprile ha aperto la Wsa alla dimensione territoriale grazie alla consolidata collaborazione tra fondazione Fontana e il comune di Cadoneghe, che proseguirà il 27 maggio con il “Consigliamoci”.

Cinque mattinate hanno concluso il percorso delle scuole superiori: la visione del documentario collettivo, il confronto con giovani migranti, anche attraverso il teatro, sono stati l’occasione per proseguire la riflessione sul diritto al futuro.


VIII 왘 WorldSocialAgenda

LA DIFESA DEL POPOLO 14 MAGGIO 2017

WORLD SOCIAL AGENDA World social agenda è un percorso culturale di educazione, sensibilizzazione e informazione che ha come obiettivo principale la promozione nella comunità di una cittadinanza globale, attiva, responsabile, partecipativa. La Wsa propone ogni anno nelle province di Padova e Trento un percorso di approfondimento su un tema di interesse globale attraverso un approccio fondato sui valori e sui diritti, centrato sull’educazione allo sviluppo e sulle differenze. Il progetto coinvolge ogni anno le scuole di ogni ordine e grado con attività e laboratori che coinvolgono oltre 3 mila studenti tra Padova e Trento, i territori, con la promozione di reti di organizzazioni della società civile ed enti pubblici. worldsocialagenda.org

FONDAZIONE FONTANA Chi siamo 왘 Crediamo in un mondo più giusto e solidale, dove ogni persona possa contribuire a un futuro di dignità e libertà per tutti nell’uguaglianza, nel dialogo e nella pace. 왘 Operiamo in Trentino e nel Veneto dal 1998 per la realizzazione di progetti di pace, cooperazione, solidarietà internazionale ed educazione alla mondialità con l’obiettivo di valorizzare le risorse del territorio e la promozione di reti e collaborazioni tra soggetti diversi. 왘 Sosteniamo progetti di solidarietà interna-

zionale basati sulla comunità in Kenya, Ecuador, Bosnia e Israele. 왘 Investiamo per statuto, un terzo del patrimonio in programmi di microcredito presso associazioni terze. I nostri progetti in Italia sono World Social Agenda, Partecipazione e territori, il portale Unimondo www.unimondo.org e le piattaforme a esso collegate (News, Guide, Oggi). Per ulteriori informazioni: www.fondazione fontana.org

I PROSSIMI 5 ANNI SVILUPPO SOSTENIBILE FOCUS SUGLI OBIETTIVI ONU

왘 Con l’anno scolastico 2017-18 la World social agenda torna alla agenda dell’Onu. Gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile saranno al centro dei prossimi cinque anni che si soffermeranno su altrettante parole chiave: partecipazione, pianeta, persone, pace, prosperità.


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