MAGAZINE
World social agenda 30 MAGGIO 2021
Prosperità dignità e futuro IL PERCORSO 2020-21
“T
rasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” è il titolo del programma d’azione dell’Onu lanciato nel 2015, composto da 17 obiettivi afferenti a cinque aree «di importanza cruciale per l’umanità» tra loro interconesse: partnership, planet, people, prosperity, peace (partecipazione, pianeta, persone, prosperità, pace). L’Agenda trova aderenza con le finalità di solidarietà sociale di Fondazione Fontana in ogni suo ambito: dalla cooperazione internazionale all’informazione (Unimondo), dalla mobilitazione della comunità all’educazione alla cittadinanza globale, in particolare con il progetto World social agenda, che dal 2017 sta esplorando queste aree. Lungo un cammino generato nella partecipazione, che è il metodo per costruire processi condivisi, passando attraverso un’assunzione di responsabilità verso il pianeta e la gestione delle sue risorse, e verso le persone, umanità ricca di differenze e fragilità il cui potenziale, se espresso nella relazione, porta a una società inclusiva, quest’anno si è giunti ad affrontare l’area della prosperità. «Assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in armonia con la natura»: non un metodo, un luogo, un attore; ma una condizione. La Wsa ha provato a darne una sua rilettura, che potesse
anche dar forma ai sentimenti di fiducia e sicurezza che la prosperità suggerisce. Due sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati per raggiungerla: l’obiettivo 8 per «incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti e per tutte»; l’obiettivo 10 che mira a «ridurre disuguaglianze tra gli Stati e al loro interno attraverso la promozione dell’inclusione sociale, economica e politica di tutti i cittadini, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia e religione». Si sono, quindi, generate le parole chiave dignità e futuro, con cui leggere la complessa questione del lavoro. Il percorso trova una sponda significativa nella legge 92 del 20 agosto 2019, e nelle linee guida del Miur per l’insegnamento dell’educazione civica, dove l’Agenda 2030 spicca tra le tematiche da affrontare, e si valorizza l’apporto di enti del terzo settore per la relazione tra gli attori della scuola e il territorio. Giovedì 3 giugno alle 18.30 per illustrare il percorso realizzato durante quest’anno scolastico, Fondazione Fontana, in collabrazione con la Difesa, organizza un webinar a cui sono invitati i docenti, i ragazzi e le loro famiglie.
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World social agenda
domenica 30 maggio 2021
LAVORO E DIRITTI Valore della Costituzione Oltre 30 docenti tra Padova e Trento si sono formati sul tema degli obiettivi 8 e 10 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
Il lavoro come fonte d’identità Sara Bin
I
WORLD SOCIAL AGENDA 2020/2021 *A causa delle limitazioni
La vita che si schiude e cresce La trasposizione grafica di ciascuno dei cinque temi proposti dalla Wsa si avvale di cinque forme geometriche semplici, ogni volta associate tra loro diversamente in forme più articolate e complesse. La prosperità così rappresentata vuole suggerire crescita, sviluppo, benessere: la vita che si schiude. Una tensione ambiziosa rivolta verso l’alto, una crescita graduale, ma costante, che garantisce una fase di maturazione e di realizzazione finale. (Matteo Dittadi, grafico)
nelle modalità di intervento e alle chiusure temporanee delle scuole per il contenimento della pandemia da Covid, in alcune scuole primarie e secondarie di I grado e in tutte le scuole secondarie di II grado, gli interventi si sono svolti a distanza.
TOTALE INSEGNANTI
71
TOTALE CLASSI
20
52
TOTALE ALUNNI E STUDENTI
1.116
SCUOLE PRIMARIE
8
4
11
247
SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO
11
4
20
424
SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO
20
12
21
445
17
INCONTRI DI FORMAZIONE CON INSEGNANTI ED EDUCATORI
17
DOCENTI E FORMATORI COINVOLTI
26
ORE DI ATTIVITÀ DI FORMAZIONE
128
INCONTRI IN CLASSE CON STUDENTI
SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO
12 1
SCUOLE 7 Padova e 5 Trento BLOG WORDPRESS
21 1
CLASSI 11 Padova e 10 Trento PIATTAFORMA DI STORYTELLING
IL LAVORO NON È UNA MERCE
Dignità del lavoro, da custodire con la partecipazione Gianni Belloni
TOTALE SCUOLE
105 7
GRUPPI DI LAVORO FORMATORI PROFESSIONISTI
14
EDUCATORI E FORMATORI COINVOLTI
2 3
260 ORE DI ATTIVITÀ IN CLASSE
PIATTAFORME DI VIDEOCONFERENZA Google Meet e Zoom PERCORSI TEMATICI DI RICERCA
«Labour is not a commodity», il lavoro non è una merce, è la proclamazione con cui si apriva la Dichiarazione di Filadelfia con cui veniva rifondata l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nel 1944. Era l’alba di un mondo nuovo. Ottant’anni dopo, sarcasticamente, si potrebbe dire che quell’obiettivo si è avverato: il lavoro sì, non è una merce, vale molto meno, e se i livelli di sfruttamento che percepiamo in alcuni settori – l’agricoltura, la cantieristica, alcuni comparti edili – definiscono, in negativo, il valore del lavoro, siamo ai livelli di uno straccio bagnato. Ma alla condizione para-schiavistica in cui si dibattono centinaia di migliaia di persone fa da pendant una condizione diffusa di spaesamento: profonde trasformazioni stanno attraversando il mondo del lavoro e portano con
l lavoro è un meccanismo di relazione con il mondo e fonte di identità; offre la possibilità di aspirare a un futuro in cui le differenze siano opportunità per l’affermarsi della giustizia sociale. Solo il lavoro degno però può essere considerato un diritto fondamentale; la dignità è lo strumento valoriale per leggere e analizzare le questioni che riguardano la vita lavorativa di ognuno. «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro» (art. 1, Costituzione della Repubblica Italiana). «Riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (art. 4 Cost). Liberamente scelto, il lavoro concorre al bene comune e il benessere collettivo è condizione necessaria per l’accesso a una cittadinanza piena. Il lavoro degno è un diritto: cercarlo, sceglierlo, accettarlo fa parte delle nostre libertà. Lo sancisce la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, ma soprattutto la Dichiarazione universale dei diritti umani che ribadisce come ognuno di noi abbia anche il diritto «a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione (…) senza discriminazione», «ad eguale retribuzione per eguale lavoro» e «ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a noi stessi e alle nostre famiglie una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata».
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Cosa vuol dire garantire a tutti gli uomini e le donne un lavoro dignitoso e produttivo, in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana? Perché questo è quanto l’Organizzazione internazionale del lavoro sta portando avanti come obiettivo primario della
sé il rischio di inedite forme di esclusione basate sull’accessibilità ai saperi. In questo contesto è urgente, come ricordava Marcella Cini, «aiutare tutti a non rimanere esecutori e consumatori passivi e a diventare capaci di prendere delle decisioni». Nel prossimo futuro diventerà sempre più importante imparare a fare delle scelte, ciascuno dovrà sapersi orientare e prendere posizione nel mondo, assumersi responsabilità, lavorare con gli altri, consolidare lo spirito critico. Diviene perciò essenziale imparare a “pensare per relazioni”, a collegare tra loro informazioni derivanti da contesti diversi, a costruire reti di interpretazioni significative tra locale e globale. Così si preserverà la propria dignità nel lavoro, anche partecipando al conflitto tra interessi confliggenti.
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Globale e digitale sono il nostro presente; lo sarà anche il nostro futuro, mentre il lavoro lo è già: smart, “uberizzato”, free lance online, micro lavoro; alla base esiste una piattaforma digitale che fa da mediatrice tra domanda e offerta, mettendole in relazione tra loro. Click e like sono tra le attività principali di chi produce e di chi consuma. Uber, Amazon, Airb&b, … tra le pieghe della digitalizzazione si annidano i pericoli connessi a un sistema invisibile dove si fatica a capire se diritti umani e del lavoro vengano rispettati. sua azione istituzionale. Il concetto viene ripreso integralmente dall’obiettivo 8 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che punta a «incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti». La realtà ha un’altra faccia. Forti permangono le disuguaglianze nell’accesso a questi diritti e alle opportunità lavorative. Se si è donne, migranti, giovani, se si ha una disabilità o qualche tipo di fragilità, se si vive in una regione o area svantaggiata lavorare assume i colori della lotta ai pregiudizi, all’emarginazione e talvolta anche all’esclusione. Persiste lo svantaggio dei giovani, diminuisce il lavoro indipendente, aumenta l’instabilità del lavoro, che si associa a retribuzioni inferiori alla media. Insomma, la parola domani è sempre più confusa e incerta. Crescono demotivazione, frustrazione, demansionamento, espatrio alla ricerca di nuovi spazi entro cui aspirare al futuro. Nuove forme contrattuali flessibili, lavoro intermittente, ripartito, occasionale, contratti temporanei, part-time e di apprendistato aumentano le fragilità del lavoratore perché chi in queste forme di lavoro costruisce la propria identità non di rado ne associa la misurazione del proprio valore. Dalla fragilità allo sfruttamento il passo è breve. È un reato; ma troppo spesso si sorvola per pigrizia, negligenza o volontà incuranti che dietro la negazione del diritto di protezione c’è una persona, un adulto, ma in molti casi anche un minore. Il diritto al lavoro degno per tutte e tutti è ancora lontano dall’essere acquisito. Il filo rosso della Wsa 20/21 La ricerca del significato di dignità del lavoro è stato il filo rosso del corso di formazione proposto dal progetto World Social Agenda che si è svolto interamente a distanza da
settembre 2020 a gennaio 2021 e al quale hanno preso parte oltre trenta docenti di Padova e Trento. Insieme al giurista Andrea Sitzia (Università di Padova) si è riflettuto fin da subito sui processi di costruzione del diritto al lavoro e sulle criticità che pone la sua universalità anche in relazione al fatto che per una buona parte di umanità è ancora un diritto negato. Sono le disuguaglianze a caratterizzare il mondo del lavoro a tutte le latitudini e in particolare sono le donne a subire forti e persistenti discriminazioni. Ne abbiamo discusso con Alessandra Pescarolo, storica (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) e la sociologa Tania Toffanin (Università di Padova). Le disuguaglianze si riflettono anche in modo evidente sui giovani, le persone con disabilità e i migranti; in generale sono le persone più vulnerabili a pagarne le conseguenze, esposte alle forme contrattuali più fragili e precarie; su questo sono intervenuti Maurizio Rasera (ricercatore presso Veneto Lavoro, Regione Veneto) e Mirko Dallaserra (coordinatore del progetto Tutti nello stesso campo della Coop La Rete). Nei casi peggiori le disuguaglianze diventano forme di sfruttamento sia nei confronti degli adulti – e con il giornalista Stefano Liberti è stata affrontata la questione del lavoro non dignitoso, sfruttato, sommerso leggendo il caso del caporalato – che dei minori, riflessione condivisa con la psicologa Paula Benevene (Università Lumsa). È un mondo complesso quello in cui viviamo e anche quello del lavoro non è da meno. Come ci dicevano la giornalista Silvia Pochettino (Ong 2.0) ed Elinor Wahal (dottoranda, Ecole normale supérieure Paris Saclay) sempre più il lavoro si lega alle tecnologie; attraverso un pc, connessi al mondo, operanti attraverso piattaforme digitali che accorciano le distanze, ma aumentano i rischi di mancato rispetto dei
LA FORMAZIONE DEI DOCENTI
Il lavoro da diverse angolature deve entrare in classe ANDREA SIGNORI
Il fotogiornalista è l’autore degli scatti di queste due pagine e della foto di copertina. Laureato alla Scuola di fotografia e cinema di Roma, il suo lavoro si è evoluto nella documentazione del legame profondo tra l’uomo e il territorio con servizi in Italia, Africa ed Est Europa.
I Nats per il lavoro degno dei minori Sono 152 milioni i minori (5-17 anni) che lavorano. Oil e Unicef combattono il lavoro minorile in quanto reato. I movimenti Nats (bambini/e e adolescenti lavoratori) lo sostengono ritenendo che, se adeguatamente protetto e nel rispetto di tutti i diritti, anche il lavoro degno di un minore può rappresentare una possibilità di riscatto e di responsabilizzazione nei confronti della famiglia e della società.
Il lavoro ha subìto stravolgimenti e mai come in questo lungo periodo di emergenza sanitaria si è rivelato essere uno degli ambiti più complessi e suscettibili a continui cambiamenti. La formazione che Fondazione Fontana ha riservato a insegnanti e docenti ha intrecciato nuove modalità e riflessioni: «Sono stata coinvolta dai dati presentati e dalle esperienze – racconta Simonetta Terrin del liceo Nievo di Padova – e mi sono resa conto che non si trattava tanto di capire un argomento, piuttosto è stata un’immersione nel mondo reale, che tanto è globalizzato e interconnesso che qualsiasi azione ha ricadute sugli altri». Durante le ore di formazione, apprezzate per l’opportunità di ritrovarsi collegati online come «se ci trovassimo attorno a un unico tavolo» (è il pensiero di Alessandra
diritti umani e del lavoro uomini e donne si trovano a confrontarsi con opportunità e contraddizioni di un digitale imperante. È attraverso le riflessioni dello psicoterapeuta Domenico Barillà sul senso comunitario del lavoro, ma soprattutto i racconti di esperienze che hanno fatto del lavoro un motore di riscatto come quelle di Angie Diaz (antropologa, Nat’s per…), Silvano Deavi (cooperativa Alpi) e Ornella Favero (Ristretti orizzonti) che il diritto a un lavoro dignitoso per tutti e tutte è apparso come condizione imprescindibile per lo sviluppo dell’identità dei singoli e di una comunità consapevole in continua trasformazione.
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Ma quali implicazioni può avere per un docente un percorso formativo centrato sul lavoro all’interno della programmazione disciplinare? L’educazione civica considera il diritto al lavoro uno dei temi centrali per lo sviluppo delle competenze e il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento. Un chiaro segnale del ruolo strategico di un lavoro formativo sugli obiettivi 8 e 10 dell’Agenda 2030.
Bernardi dell’istituto Pietro d’Abano di Abano Terme), le insegnanti hanno poi ascoltato gli interventi di chi lavora nei rami della sociologia, psicologia, statistica, presentando angolature diverse, come ha raccontato Monica Dario del liceo Duca d’Aosta, e hanno “toccato” il tema seguendo prospettive differenti. «Penso all’incontro in cui si presentava in chiave positiva – rivela Chiara Tedeschi del liceo Curiel – l’esperienza di bambini e delle bambine inseriti in precoci esperienze lavorative, quando la narrazione dominante è pensare l’infanzia come del tutto lontana dal lavoro. Un tale giudizio, senza essere calato di volta in volta in riflessioni più ampie, com’è stato fatto nei laboratori Wsa, porta a storture che eliminano qualsiasi presenza del “mondo del lavoro” a scuola». (G.Sg.)
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PRIMARIE E SECONDARIE
Pagina di Giovanni Sgobba
Il lavoro si costruisce a piccoli passi Un impiego non discriminatorio e dignitoso è la sfida che coinvolge anche i cittadini del domani. Ma bisogna educarli ora.
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l futuro inizia oggi” recita, come slogan, il titolo delle attività con gli alunni e le alunne delle scuole primarie. Il domani veste i panni dei piccoli studenti, passa attraverso l’autodeterminazione in ambito lavorativo che ricade sul benessere della collettività. Prospettive nel loro universo ancora distanti, ma nei due incontri in classe, le educatrici Carolina Guzman e Arianna De Monte, rispettivamente di Amici dei Popoli e della cooperativa Fare il Mappamondo, hanno introdotto il tema sotto diverse sfumature: esistono mestieri
di serie A o di serie B? È giusto che uomo e donna abbiamo le stesse opportunità di realizzarsi? «Man mano che crescono c’è maggiore apertura sulla parità di opportunità di genere – spiegano le educatrici – I più piccolini, invece, hanno come unica immagine di riferimento le loro madri e per questo le proteggono o vorrebbero non vederle faticare. Loro associano il lavoro principalmente al guadagno o a qualcosa di materiale: ad esempio nel gioco in cui erano chiamati a valutare l’utilità o meno di determinati mestieri, alcuni hanno escluso il giornalista
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perché non serve raccontare fatti da posti lontani, oppure il musicista perché crea qualcosa di non “tangibile”». In un’altra attività, i bambini e le bambine hanno vestito i panni di aspiranti lavoratori e sognatori, ognuno con carte d’identità differenti: c’è la ragazza pakistana che vorrebbe insegnare, una bambina africana il cui sogno è fare il medico come il suo coetaneo americano, e poi ci sono due meccanici, uno inglese e l’altra sarda: «Immedesimandosi – raccontano Carolina e Arianna – hanno colto le difficoltà di accesso prima all’istruzione e poi all’impiego a causa di società senza servizi o che limitano le opportunità alle donne. Gli ostacoli rendono imprevedibili e in salita i nostri cammini, ma quando hanno visto che i loro alter ego in realtà erano uomini e donne reali che poi nella vita hanno avuto successo, questo li motivati a credere in loro stessi».
Tutti in classe - Un momento del laboratorio n
Tecnologia e pazienza: il rimedio alla distanza
S Coinvolgere le famiglie con ulteriori spunti Per dar seguito alle riflessioni sulle tematiche dei laboratori, svariate sono state le proposte di approfondimento rivolti a insegnanti e famiglie che spaziano dalle campagne di sensibilizzazione contro lo sfruttamento lavorativo all’orientamento scolastico fino al lavoro minorile.
olo qualche mese fa, al più un anno, era impensabile progettare di sostituire la fisicità e la presenza delle attività con gli studenti con un’immagine parlante sulla Lim incasellando i volti in tante finestrelle di uno schermo. Invece per oltre la metà delle scuole questa è stata l’unica strada percorribile, l’unico modo per offrire un percorso laboratoriale valido. Semplicemente a distanza. E durante il breve lockdown di quest’anno scolastico, sulla scia già di un 2020 segnato dalle restrizioni, la soluzione è stata quella di entrare nelle case di ciascun ragazzo e ragazza, provando a coinvolgere anche chi si nascondeva dietro a schermi quasi sempre spenti. E poi video “frizzati”, audio balbettanti e metallici che ne hanno complicato la comunicazione, facendo emergere impotenza e frustrazione: «Ma ce l’abbiamo fatta nonostante fossimo quasi completamente privi di esperienza e di conoscenze sugli strumenti didattici digitali – racconta l’educatrice Marianna de Rènoche – Ci siamo formati e attrezzati, e abbiamo rimodulato i nostri programmi con attività fruibili sia in presenza
che a distanza, chiedendo la collaborazione degli insegnanti. Quindi noi, come loro, ci siamo armati di pazienza e intrapreso insieme una nuova esperienza, provando a offrire in poche ore spunti di riflessione su un tema all’apparenza distante dal loro quotidiano, eppure così urgente nella sua fragilità».
Partendo dalla loro personale percezione del lavoro, basato sulle aspirazioni ma anche sul vissuto, le attività, con l’ausilio di nuovi strumenti digitali online, hanno permesso di giocare con immagini, proporre quiz e mappe concettuali. Ciò ha consentito a tutti di partecipare e riflettere sulla percezione e
Google Jamboard, una lavagna digitale per la collaborazione da remoto tra studenti, docenti e formatori
sul riconoscimento sociale del lavoratore, sui cambiamenti avvenuti nel corso della storia, sulle disuguaglianze che trovano riscontro anche nel mondo professionale, sul significato di lavoro degno e sostenibile, per arrivare a ragionare sul futuro e sulla consapevolezza dei propri ruoli come cittadini attivi della società. Soprattutto con i ragazzi di terza che si troveranno davanti alla scelta del cammino di studio da intraprendere, proiettandosi anche oltre. In alcuni laboratori è stato letto il discorso dell’ex presidente americano Barack Obama che esorta i giovani a studiare per autodeterminarsi nella vita: «I ragazzi ci hanno ringraziato al termine dei laboratori perché nonostante tutto abbiamo voluto ritagliare una finestra di normalità, dimostrando che la scuola non è una scatola chiusa e vuota, ma aperta agli stimoli esterni – è il commento della prof.ssa Laura Toscani della scuola Mameli all’interno dell’istituto Ardigò di Padova – Certo, gli studenti di prima media hanno fatto più fatica, io stessa da distante mi sento meno coinvolta, ma quest’anno era fondamentale non interrompere il percorso».
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LO SGUARDO DELL’INSEGNANTE
Il lavoro svuotato da sogni e ambizioni di cambiamento ACQUERELLI
Dipingi il futuro
nella scuola primaria Boschetti Alberti di Cadoneghe.
LE ESPERIENZE IN PRESENZA
I laboratori come semine, gli alunni sono il frutto
In futuro vivremo su un altro pianeta?
Come sarò da grande? Che lavoro avrò? Come sarà la mia vita? Con queste domande guida, l’iniziativa “Dipingi il tuo futuro” ha offerto alle alunne e agli alunni delle classi partecipanti alla Wsa la possibilità di tradurre graficamente alcune riflessioni proposte durante il laboratorio, e di immaginarsi in un domani in cui aspirazioni e passioni siano realizzate. Grazie al contributo del partner storico Morocolor Italia spa., azienda produttrice di colori e prodotti per uso didattico e artistico a marchio Primo, ciascun bambino ha ricevuto in dono un kit di acquerelli e si è cimentato nella propria rappresentazione da adulto. Le opere sono raccolte in una mostra virtuale visitabile nel sito della World Social Agenda e attraverso i canali di comunicazione social di Morocolor e della Fondazione.
C’ è spazio nella quotidianità dei bambini per sognare il lavoro che si vuole fare da grandi? È una domanda che si è posta l’insegnante Chiara Benciolini della scuola primaria Don Bosco di Vigodarzere, osservando le sue classi partecipare ai laboratori della Wsa. “Il futuro inizia oggi” è il titolo del percorso a cui hanno aderito. Ma per loro che sono così giovani e ancora così lontani dall’accesso al mondo del lavoro, quali riflessioni hanno elaborato approcciando questo tema? «Mi ha colpito che alcuni alunni e alunne di dieci anni non hanno nessuna idea di cosa vogliono fare da grandi – racconta Chiara Benciolini – eppure è una domanda classica, semplice. Ho avuto l’impressione che non vogliono pensarci, non riescono a immaginarsi in un futuro non immediato nemmeno nei loro sogni più genuini, ed è una tendenza singolare che non avevamo osservato altre volte». Quanto può aver inciso l’incertezza della pandemia? Quanto ereditano dalle angosce
e perplessità legittime dei loro genitori in difficoltà lavorativa? «L’idea del lavoro come scelta per contribuire a migliorare il mondo era praticamente assente – racconta ancora l’insegnante Benciolini – Ho percepito uno sgretolamento dell’affermazione propria della costituzione italiana fondata sul lavoro: al momento per loro è visto come una necessità e nulla. Lavorare è un modo per realizzarsi o sviluppare la propria personalità e per dar senso alla vita, alcuni l’hanno capito o quantomeno lo farebbero per mantere la famiglia o per stare con gli altri». Ma c’è uno sguardo che li proietta più avanti rispetto al mondo degli adulti ed è la loro visione oltre lo stereotipo di genere. Attraverso i laboratori che hanno favorito il confronto sulla questione, è emerso che bambini e bambine non avvertono la presenza di limitazioni nell’accesso al lavoro in base al sesso. Essere uomo o donna, per loro, non può rappresentare un ostacolo alla realizzazione delle personali ambizioni.
«N
elle mie classi ci sono studenti con genitori disoccupati e quando si è parlato di salario, dignità e precarietà li ho visti coinvolti. C’è in loro riservatezza, sono portatori dell’esperienza dei loro papà e mamme, non si esprimono, ma nella loro mente hanno elaborato il percorso». Luisa Mazzone, insegnante di italiano, storia e geografia all’interno della scuola Andrea Doria di Ponte San Nicolò, ha osservato i suoi alunni interagire e prendere attivamente parte durante i laboratori in presenza proposti da Fondazione Fontana e coordinati dalla cooperativa Cemea. Con i ragazzi di prima, nel primo incontro sono state tracciate linee guida generali sull’Agenda 2030 e sul tema “Prosperity” attivando poi la manualità e la fantasia degli alunni con un’attività pratica: a loro è stato chiesto di realizzare tre tarocchi – carte così iconiche e visivamente avvolgenti che permettono di raccontare e rappresentare sia aspetti concreti che concetti astratti – disegnando prima un personaggio che svolge un mestiere ispirandosi alle indicazioni raccolte a casa parlando con i genitori o parenti; una carta rappresentativa di una parola concettuale estrapolata dagli Obiettivi 8 e 10 dell’Agenda 2030 e, infine, l’interpretazione personale del futuro, senza troppi vincoli, ma sul quale è stato necessario sforzarsi proiettandosi in una dimensione a lungo termine.
Un elaborato durante un incontro organizzato dalla cooperativa Cemea.
«Sono rimasta colpita da come i ragazzi sono riusciti a fare proprie queste parole che per un adulto risultano difficili da spiegare – racconta l’educatrice Irene Ferrara di Cemea che ha coordinato i laboratori assieme ai colleghi Chiara Candeo e Fabio Tiso – Non si sono “spaventati”, c’è sicuramente difficoltà nel rappresentare parole inusuali, ma è interessante vedere che hanno comunque un’idea e riescono a veicolarla attraverso le immagini. Con molta facilità e agilità prendono queste parole, le fanno proprie e le portano all’esterno attraverso la loro visione con aspetti interessanti e sottili». Nel secondo incontro, il laboratorio ha introdotto le otto competenze chiave di cittadinanza stabilite dall’Unione europea per avere equo diritto a una
formazione e istruzione continue. Competenze acquisite in vari ambiti e che di fatto costituiscono il personale bagaglio di esperienze: così, gli alunni hanno recuperato una scatola e, scrivendoci sopra il lavoro che sognano di fare da grandi, hanno poi scelto quattro competenze spiegando, in un colloquio a coppie, la selezione. «Abbiamo prestato molta attenzione al lessico e alla polisemia delle parole – conclude l’insegnante Luisa Mazzone – Quando parliamo di dignità nel mondo del lavoro, noi la caliamo nel loro impegno quotidiano di studenti, capiscono i sacrifici e la necessità di formarsi: questi laboratori sono semine e nella speranza che vengano tutelati anche nei successivi percorsi scolastici, solo il futuro ci mostrerà i frutti raccolti».
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I LABORATORI ALLE SUPERIORI Scrittura, video e fotografia Gli studenti delle superiori hanno indagato il tema del lavoro e dei diritti con linguaggi multimediali e digitali
Ora c’è molta più consapevolezza «F
pagina di Giovanni Sgobba
Istituti e licei di Padova e Trento Le province di Padova e Trento quest’anno hanno intrapreso lo stesso percorso: si sono messe in gioco alcune classi, dalla prima alla quarta, dei licei scientifici padovani Curiel, Fermi, Nievo e Cornaro, degli istituti agrario Duca degli Abruzzi e alberghiero Pietro d’Abano (Abano Terme), dello sportivo Ferrari di Este; dei licei classico Prati e linguistico Scholl di Trento; scientifico, linguistico e classico Maffei di Riva del Garda; delle scienze umane Filzi e classico, linguistico e sportivo Rosmini di Rovereto.
Foto di Gabriel Ferraresi - Studente del liceo Maffei di riva del Garda (Trento).
LA VOCE DEI RAGAZZI
Il lavoro sfregiato da sfruttamento e disuguaglianze
RIVA DEL GARDA
La foto è di Cecilia Cozzio, quella a destra è di Gabriel Ferraresi, entrambi studenti del liceo Maffei di Riva del Garda (Trento).
«Ho imparato la differenza tra lavoro e sfruttamento. Molte volte questi due aspetti si confondono». Gli studenti delle classi superiori coinvolti nelle inchieste commentano il loro lavoro con occhi sorpresi, meravigliati e anche sinceramente dispiaciuti: i temi delle diseguaglianze e del caporalato, i cui echi arrivano alle loro orecchie, li hanno toccati perché riguardano il territorio o le abitudini d’acquisto. «Ho approfondito tematiche sociali ed economiche anche sullo sfruttamento e sono soddisfatto di aver capito certe cose dal punto di vista lavorativo, e non solo come consumatore». «Ho imparato che il mondo del lavoro spesso risulta un mondo ingiusto, pieno di discriminazione, tuttavia ho scoperto che la gente non si rassegna, ma cerca di battere il sistema a qualunque costo: ho imparato a
atecelo fare!». Diretto e schietto. Un appello corale che gonfia i polmoni di alcuni studenti perché questo messaggio va scandito e affermato per farlo arrivare agli adulti. Partendo dai banchi di scuola e andando oltre la scuola, aprendosi al mondo lavorativo sempre più distante in Italia quando un adolescente vuole fare un primo passo per entrarci. È uno dei lavori d’inchiesta realizzato al termine dei laboratori di Fondazione Fontana dagli studenti delle scuole superiori coinvolte nella World social agenda 2021, una sfumatura che nasce approfondendo il tema della disuguaglianze giovanili e intervistando alcuni amici sulle difficoltà riscontrate nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Dall’ossimoro “cercasi apprendista con esperienza” passando per una convinta opposizione allo sfruttamento del lavoro minorile, fino a una richiesta rivolta ai grandi: «Non prendeteci in giro, noi vogliamo imparare e possiamo farlo anche prima dei 18 anni». Diseguaglianze, sfruttamento e fragilità in ambito lavorativo sono stati i tre filoni narrativi all’interno dei quali gli studenti dei licei e degli istituti superiori di Padova e di Trento, coordinati da tre professionisti, si sono immersi per realizzare inchieste e reportage: «Non è un tema che mangiano a colazione – racconta la coordinatrice del progetto Sara Bin – Pensare al lavoro è una preoccupazione lontana, ma hanno iniziato a interrogarsi sui diritti, se tutti ne hanno in eguale misura. All’inizio è stato complicato portarli a fare questi ragionamenti: “Perché mi devo interessare alle sorti di un rider se io non lo farò mai?”. Eppure proprio la pandemia ci ha fatto capire che la vita è imprevedibile e fatta di percorsi non così evidenti. Questo pensiero è scattato in loro dinanzi ad alcune questioni che li toccava da vicino, seppur indirettamente, come lo sfruttamento legato all’e-commerce: hanno sbarrato gli
osservare il punto di vista di chi è vittima». La curiosità verso i “dettagli delle storie delle altre persone”, la responsabilità dell’indagine e del “fare domande a persone sconosciute”, dell’andare fino in fondo “prima di riuscire a trovare un’informazione veritiera” ha smosso le loro coscienze: «La determinazione nel cercare informazioni ripaga con sorprese inaspettate», dicono nonostante sentimenti contrastanti come lo scoramento per non aver potuto rivolgere domande di persona a causa della pandemia. È il manifesto di una sofferenza figlia di questi tempi e che dimostra la volontà di esserci, nelle strade, nella vita: «Abbiamo capito che se mai dovessimo sentirci soli in questa battaglia per la parità, soli non lo saremo mai perché tantissime altre persone stanno lottando per una giusta causa».
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WORLD SOCIAL AGENDA 2020/2021 MAG 2020
avvio progettazione
LUG/ SET 2020
9 e 16 SET 2020
30 SET 2020
16 OTT 2020
06 NOV 2020
25 NOV 2020
NOV/ DIC 2020
09 DIC 2020
15 DIC 2020
17 DIC 2020
13 GEN 2021
Formazione staff educatori/trici
Presentazione progetto ai docenti
Avvio percorso formazione docenti con Andrea Sitzia
Incontro di formazione docenti con Tania Toffanin e Alessandra Pescarolo
Incontro di formazione docenti con Maurizio Rasera e Mirko Dallaserra
Incontro di formazione docenti con Paula Benevene e Stefano Liberti
Avvio percorso (ciclo di tre incontri) Secondarie Secondo Grado
Incontro di formazione docenti con Elinor Wahal e Silvia Pochettino
Incontro di formazione docenti con Domenico Barrilà
Incontro di formazione docenti con Piergiorgio Silvestri
Incontro di formazione docenti con Ornella Favero, Silvano Deavi e Angie Rocio Diaz
occhi quando abbiamo mostrato dati e fatto vedere immagini delle condizioni a cui sono sottoposti alcuni lavoratori per tenere il passo delle forsennate richieste d’acquisto che si celano dietro a un click. Ecco, questo li ha spronati a essere megafono, avendo raccolto dati e testimonianze: gli studenti vogliono essere portavoce per raccontare ai loro amici o familiari quello che succede nel mondo, ma soprattutto attorno a loro, si sentono responsabilizzati». Con la metodologia della ricerca, gli studenti – nella possibilità “concessa” dal Covid-19 – sono usciti dalle aule per conoscere il territorio o per guardare con occhi più critici i loro universi di svago, hobby o divertimento, cercando fonti, interpretando dati e calandosi nelle viscere degli argomenti. Lo sfruttamento minorile e il caporalato, le diseguaglianze di genere, la dicotomia giovane-adulto e il confronto tra i migranti di oggi e quelli del passato, mossi dal desiderio di realizzarsi attraverso uno stipendio e condizioni lavorative dignitose. Ciascuna classe si è suddivisa in piccoli gruppi con l’impalcatura standard di una redazione: c’era l’addetto alla fotografia e alle riprese, chi specializzato nelle interviste e nella scrittura del canovaccio dell’inchiesta, chi aveva il ruolo di coordinare e fare da collante. Fondamentale è stato far dialogare tre media differenti come scrittura, fotografia e video all’interno di un elaborato sinergico, un web doc pubblicato sulla piattaforma Shorthand, al quale ogni classe è giunta dopo aver scritto diversi articoli ora disponibili sul blog worldsocialagenda2021prosperity.wordpress. com/ «Li ho visti molto tenaci nel cercare i dati e nel fare le interviste malgrado il periodaccio e l’obbligo di stare a casa – è lo sguardo del giornalista Gianni Belloni, uno dei tre esperti coinvolti – Hanno imparato a lavorare assieme e a fare le opportune domande: lo studente si pone, così, sullo stesso piano dell’adulto, si
FEB 2021
GIU 2021
Avvio laboratori Primarie e Secondarie Primo Grado
Incontri finali di Valutazione
fa rispettare, e l’adulto stesso a quel punto lo deve prendere sul serio. Questo ai ragazzi non succede spesso e penso sia servita questa esperienza, è la conferma per loro che possono misurarsi con il mondo. Questo è lo spirito con cui si fanno le inchieste, anche nella loro semplicità è un modo di stare dentro le cose: quando seguo questi tipi di lavoro intravedo il giovane cittadino e non una ragazza o un ragazzo a cui trasmettere nozioni o dare voti. Ecco, intravedo un compagno di strada». Con i loro occhi ancora acerbi e per questo liberi da impalcature e schemi precostituiti, gli studenti delle superiori hanno osservato le realtà in cui gravitano ogni giorno e da qui hanno impugnato lenti d’ingrandimento con la determinazione di vederci chiaro: in una classe, per esempio, in cui ci sono due giocatrici di calcio femminile, le inchieste sul mondo professionistico sono partite proprio dalla loro amarezza continua causata dalla disparità di trattamento rispetto ai colleghi maschi. E poi, sul percorso ancora tanto inerpicato delle donne nel mondo del lavoro, alcune redazioni hanno portato le testimonianze di chi è riuscita ad affermarsi entrando in luoghi di potere maschile come l’avvocatura, l’università o la politica sentendosi chiamare “signorina” oppure con gli ostacoli continui dei genitori che avrebbero orientato le figlie verso mestieri a giudizio loro più “femminili”: «Alcune classi mi hanno impressionato perché hanno lavorato sulla loro percezione del lavoro a partire dalla propria scuola: le studentesse di un istituto agrario, per esempio, erano molto agguerrite e coinvolte perché la percentuale di donne in un ambiente rurale di stampo maschile è ancora bassa – racconta il regista Marco Zuin – Avere delle esperienze più vicine è servito anche per parlare di sfruttamento: la percezione è che avvenga sempre in Paesi lontani da noi, fuori confine, ma hanno capito che anche la nostra realtà è lontana dall’essere perfetta, pensiamo
LA VOCE DEI DOCENTI
Indagare la realtà smontando verità date per sicure
Foto di Valerio Lonardoni - Studente del liceo Rosmini (Rovereto).
Il blog dei ragazzi sul lavoro degno Il blog Prosperity è stato uno strumento di studio, ricerca, scrittura e confronto. Le indagini sulle storie di disuguaglianza e sfruttamento nel lavoro sono state avviate dalle classi a partire da informazioni ed esperienze come quelle messe a disposizione da Banca Etica che raccontano lavoro degno e riconoscimento dei diritti: worldsocial agenda2021 prosperity. wordpress.com
Penetrare la realtà, smontando all’occorrenza anche “verità” apparentemente (generalmente) assodate. Il tutto, muovendosi in prima persona. Ne è la prova il lavoro svolto dai ragazzi e dalle ragazze dell’istituto superiore agrario Duca degli Abruzzi: «Eravamo partiti dall’assunto che ci fosse un’impalcatura maschilista nel mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare – spiega la docente Claudia Belleffi – ma grazie alle interviste degli studenti, abbiamo scoperto statistiche interessanti perché nel giro di dieci anni sempre più ragazze si iscrivono qui: prima c’era una studentessa ogni due sezioni, adesso anche cinque o sei ragazze per classe. E sull’impiego futuro, molte donne sono ricercate in ambito enologico». Per la prima volta la World social agenda è entrata
alle differenze retributive tra stipendio maschile e femminile o chi proprio non ha un contratto». In questa direzione, per esempio, un gruppo ha approfondito le condizioni lavorative di un ristorante di sushi da loro frequentato dopo che la magistratura ha posto i sigilli al locale al termine di un’inchiesta dalla quale erano emerse irregolarità sui contratti dei camerieri e dei cuochi. Andrea Signori, fotogiornalista e terzo professionista coinvolto, ha suggerito loro di verificare le fonti, li ha esortati a ricercare numeri e dati per irrobustire i loro reportage e dare credibilità e fondamenta alla struttura stessa. Dei passaggi mentali che, inevitabilmente, sfuggono così come il maneggiare professionalmente strumenti quotidiani come lo smartphone e internet: «Un aspetto che ho riscontrato è che a differenza della mia generazione, loro hanno più possibilità di attingere alle fonti, ma questo bombardamento di informazione crea difficoltà di scrematura e di riflessione perché la velocità di consumo è altissima e quindi devono imparare a riconoscere l’importanza di una scelta invece di un’altra».
in una classe di questo istituto, un’esperienza che l’insegnante riproporrà perché li ha stimolati a realizzare articoli e inchieste, scoprendo di essere in grado di farlo scovando anche racconti del passato. «Hanno capito l’importanza della documentazione, del citare le fonti e di utilizzare materiale fotografico realizzato con le proprie mani senza attingere esclusivamente dal web – commenta Paola Sabato del liceo Maffei di Riva del Garda in provincia di Trento – Abbiamo ragionato tanto sui temi discriminazione e caporalato partendo da fatti avvenuti nella nostra area, purtroppo essendo ragazzi di prima con un metodo non ancora acquisito da tutti, lavorare a distanza ha creato un po’ di difficoltà organizzative e d’interazione. Vuol dire che insisteremo anche l’anno prossimo».
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World social agenda
domenica 30 maggio 2021
IL PROSSIMO PERCORSO World social agenda 21/22. L’ultimo tema del lavoro quinquennale Tutte le informazione su Wsa 21/22 Anche per l’anno scolastico 2021/22 la Wsa propone percorsi di formazione per docenti e di educazione per le scuole primarie e secondarie di I e II grado, per indagare da più prospettive i temi legati alla pace. Per informazioni su programmi, iscrizioni, scadenze e altro, è possibile consultare il sito worldsocialagenda. org o contattare sara.bin@ fondazionefontana. org (formazione docenti e scuole secondarie di secondo grado), e marianna. derenoche@ fondazionefontana. org (scuole primarie e secondarie di primo grado).
La pace al centro per promuovere società più giuste e inclusive
L’
anno scolastico che partirà a settembre sarà l’ultimo della programmazione quinquennale (2017-2022) della World social agenda. È la pace la direzione verso la quale punta il progetto. Tema trasversale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, troverà la sua traduzione educativa all’interno di un percorso specifico che mira a far conoscere e attivare sensibilità e azioni a livello locale e globale finalizzate alla promozione di società pacifiche, giuste e inclusive. Scuole primarie e secondarie, insegnanti, dirigenti scolastici, amministratori, istituzioni ed organizzazioni sensibili ai temi della pace e attive nel riconoscimento e difesa dei diritti umani per tutti saranno i principali attori del progetto. È nell’obiettivo di sostenibilità numero 16 dell’Agenda 2030 che trova ispirazione il percorso Wsa; tre le parole chiave – pace,
Foto di Andrea Signori.
giustizia, istituzioni solide – da mettere in pratica attraverso azioni volte a «promuovere società pacifiche e solidali per lo sviluppo sostenibile, garantire l’accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e solidali a tutti i livelli». Si tratterà di mettere testa e cuore sulle situazioni conflittuali che infiammano il pianeta, interrogarsi su cause ed effetti come ingovernabilità,
BANCA ETICA E MOROCOLOR SPA
Protagonisti convinti dello sviluppo sostenibile Il coinvolgimento delle imprese ha un duplice scopo: la ricerca della sostenibilità del progetto e il riconoscimento del loro ruolo di attori di sviluppo sostenibile. Educazione alla cittadinanza globale, finanza etica, sostenibilità ambientale, economica e sociale… sono le parole chiave che condividono Fondazione Fontana e gli sponsor storici Banca Etica e Morocolor
Italia spa. «Sentiamo una profonda sintonia sui concetti di giustizia sociale e inclusione – spiega Daniela Callegaro, responsabile relazioni associative di Banca Etica – perchè prima di tutto la finanza etica, su cui si fonda la nostra banca, massimizza i benefici per persone e pianeta». «Con l’attenzione verso i più piccoli, tangibile nei prodotti ecosostenibili a loro dedicati –
perdita di democrazia, corruzione, violenza. Si proverà a tenere alta l’attenzione sulla Costituzione e sulla questione della legalità, a interrogarsi e sperimentare le opportunità date da una vivace e capillare diffusione della consapevolezza che i diritti umani sono di tutti e di tutte. Ricercata sarà l’attenzione sui percorsi di pace, quelli di ieri, di oggi, ma soprattutto quelli che vogliamo scrivere per un domani
sostenibile nei nostri territori, aperto alle differenze, capace di riconoscere e legittimare il pensiero altrui, non ostile e pronto a combattere ogni forma d’odio. È alla crescita della consapevolezza culturale sui valori della legalità, della nonviolenza, del rispetto di ogni forma di differenze e del contrasto alle discriminazioni che punta il progetto. Calzante con quelle che sono le direttive della legge del 20 agosto 2019, n. 92 sull’insegnamento scolastico dell’educazione civica che mette al centro non solo l’Agenda 2030, ma anche i principi di legalità, responsabilità e solidarietà, il progetto Wsa accompagna le scuole all’interno di percorsi di educazione alla cittadinanza attiva globale, adeguati all’età dei partecipanti e rispondenti ai bisogni dei docenti. La pace è un diritto. Vale la pena ricordarlo per essere sempre pronti a verificarne e difenderne l’effettivo esercizio.
aggiunge Marianna Menegus, responsabile marketing di Morocolor – vogliamo contribuire a perseguire un’istruzione di qualità». Quest’anno, con il tema del lavoro al centro, inteso come realizzazione della persona e non solo funzione produttiva volta al profitto, queste realtà sono una dimostrazione concreta che si può prosperare, senza pagare il prezzo dell’esclusione sociale, economica o politica di cittadini. «Nel totale rispetto dei diritti del lavoro e dei lavoratori», «grazie a un’intermediazione finanziaria che generi bene comune e giustizia sociale» concludono Marianna e Daniela. (Pierino Martinelli, direttore di Fondazione Fontana)
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